PROFESSIONE SPEAKER
di Alberto Lori - Edizioni ERI - Roma anno 2000

prodotto indivisibile libro+CD

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IL LIBRO

Si dice guàina o guaina, regime o regìme, alàcre o àlacre, sàlubre o salùbre, ìnfido o infido?  In nessuna delle lingue del mondo esiste tanta confusione sulla pronuncia quanto nell'italiano. Purtroppo, proprio coloro che avrebbero per contratto Rai il compito di tutelare la lingua, i  professionisti del
microfono - giornalisti, conduttori, presentatori- sembrano essere i più fieri oppositori di una uniformità di pronuncia.  Con il risultato di confondere la massa degli ascoltatori che, proprio da essi, si attendono il modello linguistico cui attenersi.  Parlare bene è, invece, indispensabile in televisione, in radio, nella pubblicità, nei documentari, nei cd multimediali, nella comunicazione aziendale, commerciale, politica.  Lo scopo di questo manuale di Alberto Lori - una delle voci più note della televisione - è molto pratico, diretto a chi dell'italiano fa uso professionale sul campo, sia che legga o che parli.  L'obiettivo è una maggiore professionalità nell'ambito specifico della radio telecomunicazione.  L'utilità di questo libro non si esaurisce qui.  Non dimentichiamo che l'uso corretto dell'italiano rappresenta un elemento in più in qualsiasi professione e in qualsiasi circostanza, perché aiuta a farsi capire.

Il CD
Nel CD sono esposte le regole generali per una pronuncia corretta ed una buona impostazione della voce. Attraverso la lettura di gustosi brani di prosa, per lo più inediti, sono offerti inoltre numerosi esempi pratici.
 

Diamo un esempio di uno degli argomenti del corso. Il brano è tratto dal volume

L'ARTICOLAZIONE

        Senza dubbio la lezione che state per affrontare è quella più importante dell'intero corso. Non importa che abbiate una padronanza perfetta della pronuncia di ogni parola del vocabolario italiano, se non sapete articolare più che corretto le sillabe di una parola, conviene che mutiate idea circa il vostro futuro, sia che vogliate fare il presentatore tivù o l'attore, il conduttore di tigì o lo speaker, ma anche il prete o l'avvocato, l'insegnante o il politico, lo psicologo o il piazzista. Se un giorno doveste servirvi di uno di questi professionisti, fate attenzione a chi scegliete.

        A mio parere, possedere una padronanza dell'articolazione supera persino l'obbligo morale che ciascun radio e telecomunicatore dovrebbe avere circa la pronuncia esatta dei vocaboli della propria lingua. Ricordate Ruggero Orlando, il corrispondente RAI da New York degli anni settanta? Malgrado la sua terribile R e il timbro di voce non proprio fonogenico, era piacevole ascoltare le sue corrispondenze dagli USA perché la sua personalità unita all'ottima articolazione delle parole rendeva il suo eloquio a braccio assai godibile. Altrettanto si può dire di Antonio Lubrano, malgrado il marcato accento partenopeo (anzi, di Procida) o di Maurizio Costanzo. Il fatto è che sto riferendomi a commentatori, ad ottimi professionisti del microfono che lavorano a braccio (termine tecnico che indica la loro capacità d'improvvisazione), rivelando una padronanza assoluta dei loro argomenti. A professionisti di questo calibro è concessa una libertà di espressione che non è consentita ad altri, lettori di radio e telegiornali compresi, soprattutto ai conduttori di tigì che fingono di parlarvi guardandovi negli occhi, quando invece non perdono di vista il filo della lettura sul "gobbo" che scorre sotto i loro occhi ad altezza di obiettivo di telecamera.

        A questo proposito, concedetemi una breve digressione tecnica. Se doveste essere ripresi da una telecamera, guardate sempre nell'obiettivo (il contrario di ciò che dovreste fare se siete un attore): soltanto in questo modo darete l'impressione al telespettatore di guardarlo direttamente negli occhi. Si sentirà seguito da voi in qualsiasi punto si trovi nella sfera d'influenza dello schermo.

        Se doveste fare una promozione pubblicitaria (per es. nell'ambito di uno spettacolo di varietà), non fate il bionico né tanto meno lo zombi che fissa il vuoto con sguardo vitreo senza un battito di ciglia, mentre si vede benissimo che state leggendo le battute su un cartellone. In simili frangenti, se non siete in possesso di un gobbo elettronico, è molto meglio che impariate a memoria le vostre battute.

        Se vi capita di leggere in video un dispaccio di agenzia o una qualsiasi notizia passatavi all'ultimo momento, non date l'impressione di leggere pedissequamente il testo, ma cogliete con gli occhi (che sono in grado di leggere più velocemente della vostra voce) quelle parole facilmente memorizzabili, che vi consentono di alzare lo sguardo e fissare l'obiettivo della telecamera mentre le pronunciate.

        N.B. Attenzione. Non è mai consigliabile, se non nel caso appena citato, leggere un testo all'impronta, a meno di non essere un esperto professionista con un notevole potere di concentrazione. Vi ho appena detto che l'occhio nella lettura corre più velocemente della voce e questo può trasformarsi per voi in un trabocchetto. Immaginate di dovere leggere un brano nel quale fra l'altro ci sia scritto: non guardare la paglia nell'occhio di tuo fratello. Se non siete più che concentrati, potrà succedere che mentre state per pronunciare paglia, l'occhio sia andato sulla parola occhio e quindi finiate per leggere, come è già successo in una trasmissione radio: non guardare la pacchia nel loglio di tuo fratello.

        Riprendiamo per un attimo il discorso sulla respirazione e sulla voce. Ve ne ricordate? La voce è quel complesso di suoni che vengono prodotti dalla laringe grazie al concorso della respirazione e delle cavità nasali e boccali. Tradotto in pratica, ciò vuol dire che durante l'espirazione la corrente d'aria che risale lungo la trachea fa vibrare le corde vocali producendo suoni che diventano articolati con il contributo degli organi della bocca: labbra, denti, lingua, palato, ugola.
        Il rumore dell'articolazione è dato dalle consonanti, i cui suoni si creano in bocca. Di conseguenza, una buona  pronuncia deriva dalla corretta articolazione dei suoni all'interno della bocca, resa possibile dal movimento e dall'elasticità dei muscoli facciali.
        Abbiamo ammesso di avere sempre utilizzato male l'apparato respiratorio, figuriamoci quindi, se siamo allenati ad usare i muscoli facciali per ottenere la migliore articolazione delle parole.
 

        La divisione della parola in sillabe

        Gli esercizi che più avanti vi proporrò per allenarvi ad una corretta articolazione delle parole non possono prescindere dalla scansione in sillabe dei vocaboli.
        La sillaba, ve lo ricordo, è la più piccola unità fonetica che possa essere articolata e udita e nella quale una parola può essere divisa. Le norme che regolano la sillabazione non sono più di quattro.

        Fa sillaba la vocale iniziale di parola, seguita da una consonante:
            a-so-la, a-ra-re, o-bo-lo, o-do-re, o-no-re, u-mo-re

        Le consonanti semplici fanno sillaba con la vocale successiva:
            ba-na-na, ca-na-le, te-no-re, ru-mo-re, to-re-ro.

        Le consonanti doppie si dividono, la prima in una sillaba, la seconda in quella successiva:
            pif-fe-ro, noz-ze, pas-se-ro, ro-tel-la, ter-re-stre.

        I gruppi consonantici disuguali vanno uniti alla vocale che segue:
            cra-vat-ta, cro-sta-ta, stre-pi-to, spa-sti-co, tro-glo-di-ta.

        Sento già qualcuno che brontola: "Cos'è questa storia della sillabazione? Non siamo mica in prima elementare".
        No, non lo siamo, ma è come se ci fossimo in materia di articolazione. Mettetevi bene in mente che una buona sillabazione è la prima regola per una altrettanto buona articolazione delle parole.
 

ESERCIZI PER UNA BUONA ARTICOLAZIONE
        Fate attenzione ai prossimi esercizi, alcuni di essi si riveleranno particolarmente utili soprattutto per coloro che, abituati ad una pronuncia dialettale, non articolano correttamente talune consonanti e taluni gruppi di consonanti. Mentre vi esercitate davanti allo specchio, osservate con attenzione il movimento dei vostri muscoli facciali. Non abbiate paura di esagerare nel metterli in funzione.

        Esercizio che coinvolge il movimento delle labbra:

pa pé pè pi pó pò pu
ba bé bè bi bó bò bu

        Esercizio che coinvolge labbra e denti:

va vé vè vi vó vò vu
fa fé fè fi fó fò fu

        Esercizio che coinvolge labbra e risonanza nasale:

ma mé mè mi mó mò mu

        Esercizio che coinvolge la punta della lingua e i denti:

na né né ni nó nò nu

        Esercizio che coinvolge la punta della lingua e il palato:

la lé lè li ló lò lu
ra ré rè ri ró rò ru

        Esercizio che coinvolge il dorso della lingua e il palato:

ca ché chè chi có cò cu
ga ghé ghè ghi gó gò gu

        Esercizio che coinvolge il dorso della lingua, il palato, il naso e i denti:

gna gné gnè gni gnó gnò gnu

        Infine, eccovi un esercizio specifico per l'articolazione di determinati gruppi consonantici:

bra bré brè bri bró brò bru
cla clé clè cli cló clò clu
gra gré grè gri gró grò gru
psa psé psè psi psó psò psu
pta pté ptè pti ptó ptò ptu
gla glé glè gli gló glò glu
sca scé scè sci scó scò scu
spa spé spè spi spó spò spu
spra spré sprè spri spró sprò spru
tra tré trè tri tró trò tru

        Continuate ad esercitarvi scandendo le sillabe di ciascuna parola di questo breve brano. Sarà noioso, come e più degli altri esercizi precedenti, non lo nego, ma, vi assicuro, è un esercizio utile per scaldare e muovere i vostri muscoli facciali altrimenti inattivi.

        Brigida non ebbe alcun timore di scavalcare il muretto, ormai disgregato dai secoli e di entrare nel cortile del castello diroccato, che si ergeva minaccioso sul costone della montagna. Il tempo stava rapidamente mutando. Le chiazze azzurre del cielo erano state cancellate e grosse nuvole piombigne avevano oscurato il sole. D'improvviso: ZAC! Una saetta zigzagò tra i nembi carichi di pioggia, caricando di luce livida le vestigia del castello. BRRUUM! Il rombo cupo del tuono non si fece attendere. Si ripercosse cavernoso nei meandri di pietra. VUUMM! Il vento si alzò impetuoso, prendendo d'infilata la montagna e i suoi anfratti rocciosi. DAN, DAN, DAN! Rintoccò la campana fessa della torre, sbattuta dal vento. CRA, CRA, CRA! Protestarono i corvi rifugiandosi negli interstizi delle mura sgretolate. Brigida non si perse d'animo. Nel vedere lo scatenarsi degli elementi, soprattutto il violento acquazzone, corse a ripararsi nel sotterraneo dell'antico maniero, l'unica parte della costruzione che avesse ancora un tetto. La tenebrosità del luogo dava i brividi. Malgrado ciò, la fanciulla mosse i primi passi nell'ambiente. La luce di una saetta illuminò il sotterraneo. D'improvviso, nel silenzio sepolcrale della cripta si alzò uno scricchiolio: SCRIIITCH! Brigida si portò una mano alla bocca, ma non riuscì a trattenere lo strillo che le era salito in gola. L'aria si riempì del frullare d'ala di decine di pipistrelli urlanti. SQUITCH, SQUITCH! Brigida e la torma di pipistrelli spaventati si precipitarono all'aperto. Meglio la pioggia che dover guardare quella figura d'incubo che aveva intuito, piuttosto che veduto, nell'angolo più buio della cripta. Giuseppe, il barbone, non si mosse dalla sua amaca di fortuna. HAAUGH! Sbadigliando, si chiese cosa avesse visto quella ragazzina per scappare così a gambe levate.

        Un altro esercizio utile per sgranchire l'articolazione è l'odiosissimo scioglilingua.
        Anche in questo caso, provatevi a scandire le parole sillaba per sillaba. Poi, velocizzate la lettura.

        Eccovi un classico:

        Sopra la panca la capra campa. Sotto la panca la capra crepa.

        Questo non è male, è utile soprattutto per l'articolazione delle r:
        Una rana nera e rara sulla rena errò una sera.

        Questo lo conoscete?
        Oggi seren non è, doman seren sarà, se non sarà seren si rasserenerà.

        Questo, invece, è uno dei più famosi:

Se l'arcivescovo di Costantinopoli
si disarcivescovizzasse,
ti disarcivescovizzeresti tu?

        E, dulcis in fundo, eccovi al completo lo scioglilingua più difficile in assoluto:

Se l'arcivescovo di Costantinopoli
si disarcivescovicostantinopolizzasse
ti disarcivescovicostantinopolizzeresti tu
come si è disarcivescovicostantinopolizzato
l'arcivescovo di Costantinopoli?

        Qualcuno potrebbe chiedermi se il refuso, la mitica papera, possa essere in fondo un difetto di articolazione.La papera è un imponderabile che può dipendere anche dalla pressione atmosferica. I lettori meteoropatici sostengono che quando piove è più facile incorrere in errori che non quando splende il sole. In realtà, la papera dipende soprattutto da un calo di concentrazione. La concentrazione è fondamentale per chi legge. Non solo per comprendere il senso di ciò che si legge, e quindi per renderlo comprensibile a chi ascolta, ma anche per non commettere errori marchiani.
        Anche l'alimentazione può essere nemica di una buona articolazione. Intanto, è meglio non leggere in fase di digestione, specie se si è divorato un pasto pesante del tipo: tonnarelli alla carbonara, cotoletta, patatine fritte, dolce di mimosa. Non avreste il fiato per leggere. Ma attenzione! Anche i carciofi sono nemici della lettura. Vi allapperebbero la bocca e addio articolazione. Alcuni affermano che anche gli affettati non sono da meno: farebbero sibilare le S. Potrebbe essere, però, solo una superstizione. In questo caso c'è un solo modo per evitare i fastidiosi fischiamenti: non mettersi direzionali al microfono, ma di taglio. Le S fischieranno di meno.
        La papera, tuttavia, può essere un campanello d'allarme dell'inconscio. Vi faccio un esempio pratico del tutto personale: stavo leggendo un lungo documentario scientifico nel quale ad un certo punto c'era scritto:

        Se calcoliamo la velocità e la massa di un elettrone, troveremo che quanto è più veloce, tanto maggiore diviene la sua massa. Cifre alla mano, vediamo che se l'elettrone avesse la velocità della luce, la sua massa diverrebbe infinita. La massa dell'elettrone non può evidentemente superare l'infinito, per cui la sua velocità non può essere superiore ai trecentomila metri al secondo.

        Avrò letto questo periodo non meno di tre volte incagliandomi ora in una parola ora in un'altra. Finalmente ho preso coscienza che nel brano c'era un errore. La velocità della luce è di trecentomila km al secondo, non metri. Il mio inconscio se ne era accorto e tentava di avvertirmi facendomi impaperare. Naturalmente, la quarta volta la lettura è andata liscia.

        Adesso tocca a voi. Il prossimo brano che dovrete esercitarvi a leggere per allenarvi nella corretta articolazione delle parole è piuttosto difficile. E' un pezzo tratto da un documentario medico. Rappresenta uno scoglio anche per i lettori più bravi. Certamente è solo un brano, non sono dieci pagine da leggere tutte filate. Però, un giorno potrebbe capitarvi.

        Un consiglio pratico: per una migliore articolazione delle parole più difficili nel contesto di una frase, dividetele in sillabe e ripetetele finché non ne diventate padroni. Ricordatevi che è l'allenamento che produce le migliori prestazioni.