Archiviopoesia - poetry

 

Cristalli
di Annibale Vacca
-1987-

A Silvano Gori

 
 

BERNADOTTE

Il re di Svezia Bernadotte, ex generale di Napoleone, obbligato -secondo l'antica tradizione- a far la sauna con i suoi ministri, si vergognava di mostrare il braccio nudo su cui era tatuato il giovanile motto 'Viva la repubblic'. Deciré -la moglie- (ed ex promessa sposa di Napoleone) l'aveva lasciato solo, tornatasene al buon clima di Francia.

Non voleva far sauna
Bernadotte
nella Svezia rinata
a febbrili furori.
Nell'Europa ammaliata
dal genio
dall'armi,
dal Corso
nella Svezia saùna
mandato tu fosti
Bernadotte,
e la Francia avevi lasciato.
Stoccolma era fredda,
il tuo regno;
avevi forse
 il pudor di cantare
Bernadotte!
Urlare la Marsigliese
con i tuoi ministri?
Perché il vino di Francia
ancora sognavi
su le slitte
trainato fra i boschi:
...la tua Deciré?

Cos'è il timore
di scoprirti
le braccia,
il freddo?
O il nudo amore
per la bianca bellezza di Svezia
ti rende geloso?
No... è
la giovinezza ferita dell'89.
Nostalgia
folle,
rivoluzioni
in rapida corsa;
fosti tra gli eroi:
ed ora tutto è finito.
Scopriva il cuore nudo
il vecchio Bernadotte,
un re.
-Viva la repubblic-
e quanta vergogna
gridava il nudo braccio in ascolto.
Poi caduto
il tuo corpo agitatore,
lasciasti ad Oscar
al figlio svedese dal ciglio d'argento;
il blù azzurro vichingo che tu non bevesti.

-Viva la repubblic-
inchiodato, graffiato, tatuato
sull'omero di Svezia
dalle orchestre bianche.
Era un re
Bernadotte
ed il braccio
ironia della corte
dopo anni moriva:
scandinavo sconosciuto
in armi, su slitte senza coccarda,
senza la Valmy dei nostri amori.

Bernadotte su -la mer- di Stock Holm
contro il cuore di Francia
sugli omeri azzurri.
Nel delirio.
Cavalcando
cannoni...
tu rifosti a Marengo,
abbandonando
regine addormentate
e lontane.

Repubblicano che fosti
della Svezia sei re
Bernadotte,
il nudo braccio ti lacera il cuore.

oOo

CHILDREN

Bambino che hai sete
che passi giù per la strada
sotto la screpolata luna,
e corri e corri; e gridi e corri;
Children, magic band of amour.
Occhi bendati attraversano
profumi di limpidi giorni.
Ich bin war. Ich bin welt.
Bambini che vedo riflessi
nei muri asciutti
delle tue lacrime.
Bambini sui campi
schiacciati
dalle tombe
di guerre non lievi
che annebbiano i fiori.
Bambini fermati
sulla spiaggia
dalle orme di trombe
di valve
e di nebbia
minata.
Je sentis vous ne la mer.
Bambini feriti sulla neve
di pietre scolpite,
dalla mano
di chi non è stato padre.
Assorto,
la terra non basterà per coprirvi
soli
piccoli
eterni.
Tu
bambino che hai sete dove vai
non c'è strada che ti porta alla fonte
non c'è strada su cui ti confondi
non c'è cuore sbiadito per te.
My lord don't sing for me
I am only a blind for thee.
Correte bambini sik sik and hungry bad
nemmeno gli uccelli voleranno per te.
Sognerai la farina che il grano maturo
abbandona alle strade,
sognerai la terra bruna che gli aranci
aggruma e ci dona.
Sognerai lenzuola stese tra le erbe
mature d'inverno e col sole
come una lunga spiaggia.
Qui non c'è spazio per te bambino che corri
sotto l'occhio di una macchina
da presa, corri non farti prendere,
il telegiornale ha fretta
 e cerca di chiudere sulla tua corsa il tempo.
Cecchino e palazzi caduti,
bombe vuote e solenni tamburi
un bambino lo scorgo è caduto
sotto il sole che non piange per te.
Maledetti signori che in sella
ad un jet voi godete la guerra
e lanciate spietati dolori
sui bambini caduti per terra
sotto il cielo già cieco perché,
Dio non c'è, Dio non c'è qui per terra
la morte bambina qui è scesa per te.
Non sarà la grande falce con il grande
scheletro femmina
ad oltraggiare la tua vita bambina
ma soltanto un falcetto bambino
animato da uno scheletrino di re.
Sulla croce non salvasti tuo figlio
lui che pianse con amaro consiglio
salva almeno questo nostro bebè
che una madre la vita gli dié.
Bambino che hai sete
passeggero viandante
ti sparano addosso senza tregua
come tu fossi un santo,
eppure il tuo sguardo sorride
come anima di piccolo tigre
ti vedo con lo sguardo ardente
affrontare la bomba sul pié.
Perché Dio non vincesti? Mi dico
tu tremendo e tremante sei re
tu che ardito 'restassi' ferito
tu non farlo morire per te.
Children, magic band of amour;
Children, je sentis vous ne la mer;
Children, ich bin welt.
Children, sei morto caduto da re.

oOo

SERVO DI SCENA

Chi è questo suono
che picchia
e queste voci?

Ti sento
chitarra
perduta.
E sento
che parla d'amore.
l'odo stormire.

Si trattenga
quel mostro
la cui nostalgia
mi corrode.
Il sughero
finalmente
mi toglie dal petto
rumori,
passanti.

Coro di voci
non è mezzanotte.
Fino a quando?
Ticchettii...
Non dormono ancora?
Via!
Subito lasciate
la vostra bellezza:
il ritratto stampato
marmoreo nel vapore
latteo.
S'alzi!
E' l'ordine di un servo di scena!

Che sono questi graffi
che turbano orecchi
muti?
Sulla scena ragazzi,
sulla scena!

Le vesti fruscianti
i passi:
comprendere
la mezzanotte
che si dirada.

oOo

MIA MADRE

Esisté quella volta
che nacqui;
polvere e segno
su labbra
che tesi
con alito e amore
che appiglia
che ira
che scuote
la mia eburnea
preghiera
e la terra violenta.
Di me annodasti
la vita
con fremito amore
madre.
Ora
graffio
le mani
le creste
l'infanzia
il tuo collo ammaccato
le grosse bigonce
dal pozzo
portate
e la gobba,
o madre,
bambina,
rivedo
i tuoi giorni.
Ricordo il profumo
che punge di pino
di mirto
dove crebbi
con labbra bagnate di miele.

Riascolto
le ultime gocce
d'acqua e preghiera
ardore.
Profonda la voglia
del liquido
amaro di rame,
ne sento
ancora il rapestro
sapore di ferrose fontane.
Le tue vertebre
madre
già vedo
le ossa coagulate
nel dolore ch'è sangue
e la bocca;
I don't love you
per i tuoi occhi miopi
che disordine sguardo
conduce
sul laccio di perle
di fuoco, e rospo
il cuore.

I don't love you
perché tu sei
nelle dita tozze
confitta di dolore.
Perché sei brutta,
perché il babbo ti picchiava,
senza che tu ne avessi colpa.
Madre
ingannata
da chiunque tradisce,
invecchi perdio!
E non voglio,
senza che tu ne avessi colpa.
Detesto i tuoi anni
perché passano,
detesto la tua luce
perché si perde,
detesto tuo figlio
perché impotente
verso la tua ombra.
Non sai scrivere
madre
e le tue dita
analfabete hanno gridato aiuto,
e mio padre ti picchiava
perché pallida,
brutta
pazza
asociale
impotente;
ma vedo nei tuoi occhi neri
selvatici carboni accesi,
io?
Basso
come lo sgabello di un principe,
basso.
Detesto la tua altezza
madre
perché,
cadendo,
-quelle gambe storte-
hanno posseduto la mia vita.
Madre
madre
madre.

oOo

CANZONE

Ti ho visto negli occhi padre
acqua e amore azzurro chiaro della morte.
Ti ho visto nella sera
acqua e amore azzurro chiaro della morte
le mani schiacciate dal gelo,
ed il cuore lebbroso
alle spalle ferito
che te capovolse.

Ti ho amato più del mare
che ci copre il dolore di sale,
padre. Assassino!
coi passi ascoltati nel buio
col respiro di bambino
mentre la tua voce calda
aveva bruciato i miei orrori.
Tradito. T'immolasti a correnti!
a tracce di morte
a braccia incarnate
di faticoso furore.

Nacqui. E fui terrore
dei tuoi lombi.
Devo ancora scorgere
felici allegrie sulle tue labbra
azzurre di pietra ramata
e gli occhi sgranati
dalla calce, che ammassi
per costruire case vuote
inabitate.
Io non ho che te, padre
mare bianco in cui si flette
la mia ombra.

A denti stretti sorrido
pur tu sorridi, ma dov' l'astro
che m'arde e che un tempo
sognammo sotto la luna
di sorprendere! o quei viaggi
col somaro carico di grano
che sprigionavano passioni,
ricchezze; denaro, paradiso
per me giovane uomo e tu
avaro della tua infelicità.
Si, t'ho amato con rabbia,
acqua e amore azzurro
chiaro della morte.

La sera, annebbiato
ancor vaghi nel crudo
incalzare di stelle ingiuriose
a cui nulla puo' il vento.
Su, bora, portale via!
La neve or è sciolta,
della colpa non ho più le spine
ma il manto copre ancora
il tuo pane, padre amaro.

Ed io t'amo.
Più della scheggia
che ti accese
il capestro degli anni !
C'è donna? C'è persona
che ho amato e odiato?
Soltanto tu.
Certo, un dì seguirò
i tuoi passi canuti!
Anch'io morrò.
Poss'anche il mio corpo
resistere, ma l'anima?
Baratro! Grido.
Bestemmio e grido.
Al cielo protesto
e m'appresto.

Rivedo
formicolante
la zappa
nelle tue mani
come croce sconfitta,
ne trarrai fiori?
...pesco acerbo?
Fiele? Qui è l'antro
della mia giovinezza:
acqua e amore
azzurro e chiaro
della morte!

Mandarti solo? No,
non abbandonarti!
ma ...vorrei lasciarti
un sasso,
inchiodartelo con ira
sullo stomaco e le urla
che non potrai partorire
diverranno altro figlio:
perché nudo e vuoto
oramai è colui che ti aspetta.

T'ho odiato un tempo!
quando la gioventù
fremeva col morso di cagna
Ma ora!? in questo giorno?!
è solo infelicità
che ti porto in dono
padre, con queste
unghia infuocate di rabbia.
E non... "Perdono"
ti chiedo per la sconfitta
che adonta la mia carne
ma soltanto pace!
e che la morte
ad entrambi ci sia dono
di un altr'attimo.

Tu, però... non morire,
padre! l'eterno ancora
ci appartenga. Pari siamo,
ora, finalmente: vecchi,
entrambi!
Antichi
nelle ore che trafiggono
ogni certezza.
Carezzami, padre,
inquieta pallida voce
della mia umanità.

oOo

IDOLO CIECO

Ha amato, ha ucciso
il toro
che ha sottratto
corde
funeste
al patibolo.

Cupidige avventure
attratte
dalla musa,
avvezze alla sbornia
dell'abbandono.
E quei pungiglioni spezzati?
Sulla strada,
accanto
ad un corpo.

Frettolosa
nei mantelli mendicati,
la punizione
versale
incide:
-coltiverete chiodi
là dove nessuno li avrà seminati,
e guai alle mani vuote!-

Alla porta!
Ché il paradiso scorreggia
puritana memoria,
co' scintille di fuoco.
E la vergine
è in odore
di santità!
La turgida veste
ha i capelli ricciuti
fra i boschi.

Ha udito amore?
Ha tradito
nel sonno?
Oh! Madonna
è caduta nelle fiamme
tra -i lamenti- .

Odia ed ama
cecità
del ritorno.
Perché imbizzarrita
ecco... ferisce la strada
e sobbalza
nelle curve
senza trattenere
l'incanto.
Odia ed ama,
il pedestre languore.

Muffiti ricordi
s'attaccano addosso
alla cenere.
Gli unguenti
impazienti
alle tue lacrime.
Potrà sorgere
l'unghiato mattino?
Aspetta.

Il minuto è già attimo
insidia del giorno:
il corpo
rabbrividisce
nel vuoto
amplesso delle braccia.

oOo

STRUMENTI

Le voci passano
per la cacchiatora
di fanfare
inebriate
dagli scoppi;
nel fuoco
di proiettili
soffiati
in dolci cannule
di zinco.

E' zoppa questa tarantella.
Trombe
di cannoni schizzano
per feroci orchestre
di popoli ruttanti:
palle nitro accelerate.
La bellezza
pazziante dell'attacco
splende sugli occhi
contorti dalle esplosioni.

Granate color frisia
crollano sui reticolati.
Mentre, sul cacciafumo,
zampilli di vernecchie
raccolgono i langusci
di una vecchia
con memoria sderinata
per la lontananza.

E' antica
la nostalgia
luccicante
sugli elmi.


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