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Nota Critica al romanzo di Alberto Lori:
-L'ombra della sera-
di  Enzo Cicchino
 
 

     Il racconto -concreto materializzarsi dell'onirico- ci trascina in un percorso di esperienze -tempo- e -luogo- ignoti eppure tali che ci appartengono! Fanno parte della nostra pelle. Della nostra carne. C'è del socratico nella provocazione letteraria di Alberto Lori. Una maieutica di sensazioni. Spazi recuperati attraverso l'architettura del meraviglioso.
Vi emergono squarci lapidari 'del sognatore diurno', gli stessi a cui appartiene la materia del narrare. Dell'onirico che struttura le emozioni con le sue parole a cuneo. La forza di urla capaci di sorreggere le capriate dell'immaginario. Proprio per questa geometrica architettura di tensioni l'opera è di una rara qualità, è oltre la consapevolezza del semplice sogno di un qualunque scrittore. Anzi, sottolinea come proprio l'essere schiavi della sintassi del sogno possa divenire talvolta limite al progetto di un racconto! Infatti la letteratura di Alberto Lori è l'oltrepassamento di tutti gli universi sognati! Ed il suo creare è un processo libero da ogni sintassi subordinata alla ragione... fosse pure la logica dell'onirico! Sa bene, il nostro detectiv della parola, che in letteratura è appunto questo pregiudizio -seguire le dinamiche dell'inconscio- a mettere in scacco i narratori, obbligandoli a sviluppi che non solo non sono loro congeniali, ma che fanno diventare le opere stesse un artificio della storia. Ciò accade a molti, ma in Lori, la sua veggenza ideativa è rimasta completamente libera dalla volubile intemperanza del sogno.
Per la sua originalità: il nostro argomentare di critici è purtroppo insufficiente, inadeguato all'analisi dell'opera! Bisognerebbe inventar nuovi bisturi, più forbite indagini! e tuttavia dinanzi alla sua impronta letteraria risulteremmo comunque inadatti. Perché le cose trattate in questo romanzo non sono fatti non veri -come ci si aspetterebbe- alieni dal concreto, no! fanno parte del quotidiano e dell'impossibile. Del materiale contatto con le cose e con l'infinito struggente! E' l'irrealtà e l'antirealtà del pensiero che vi prende forma. Si è come dinanzi a segmenti di vita di cui non siamo stati mai consapevoli e su cui all'improvviso scopriamo alberi di carne emersi dalle nostre braccia. O spine di cactus ficcate nel letto, sulla fronte, negli occhi. Serpenti cobra in cucina, a tavola. Tartarughe ciclopiche nel bagno.
-Crediamo di non saperne- ed invece questi colpi di coltello suggeriti con stile freudiano è parte vissuta del nostro ricordo, anzi: -è il nostro essere vivi- per questo ci aprono la mente, ci accolgono stretti nel guscio corneo delle origini.
Quindi gli Etruschi, riflessi medianicamente in questo libro, ma anche l'alto miedioevo ne L'ASCIA DI PIETRA, un'altra delle recenti opere dell'autore. O quei romanzi di fantascienza che hanno costellato la sua prima gioventù: la sua esistenza virtuale di uomo voce.

     L'incredibile di questo romanzo è che il mostruoso, l'assurdo, l'inconcepibile è di una pregnanza istintiva così assoluta che ci fa pensare all'identico concatenarsi degli eventi carezzati dal grande Kafka! Il castello degli occhi sacerdote, è una tomba. L'urna, le ciglia. La cenere che non fu polvere: Dio.
     E che l'opera di Alberto Lori identifichi poi quel panorama di fisicità -di cui parlano le moderne teorie quantistiche- e lo identifichi come parte di noi, è un'altra delle ipotesi, forse la più complessa che possiamo fare sulla sua letteratura. Perché gli episodi del romanzo hanno leggi straordinarie, inconsuete, doppie, come quelle della meccanica quantistica, eppur vere! Sono inconcepibili eppur logicamente possibili! Pur normali e assurde... ma quanto di assurdo c'è in noi a mettere in crisi la normalità! Ed anche Lori ci avverte come, del normale, è così difficile essere artefici!
Dalla pagina scritta le parole paiono elevarsi per fotogrammi... come fossero da uno schermo; e gli avverbi -unghiuti- lanciano occhiate a forbice sul prono conformismo di consumistica assuefazione: almeno per un attimo -di tutto il vuoto- che è in noi, proviamo finalmente un sano imbarazzo. Diveniamo consapevoli dei nostri squilibri. Del corpo con il vizio del video: specchio del nostro tempo, ma per fortuna ancora malato di oblio.
     "C'era una volta..."
"-Un re!- diranno i miei piccoli lettori!"
"No. C'era un pezzo di legno...!"
Da sempre, da quando si è inventata l'arte del racconto, da quando si era bambini si è creata una sfida sottile fra ascoltatore e affabulatore, tra quell'uno -bimbo- che cerca di scoprire i sogni... anticipando. Tra quel molti: l'artista, che cerca di catturare l'attenzione, sorprendendo.
     E l'ingegno è appunto nel gusto di far rovente l'interlocutore, stimolandone il gioco, il senso di avventura, scardinandone le rigidezze. Violandone l'intraprendenza. Il capolavoro è un corpo d'ariete che abbatte le barriere che la coscienza frammette alle emozioni.
E' in questa lotta fra le diverse componenti dell'anima che si sublima il tutto. Dal vocabolario vengono tratte le alabarde -contro-, le armi dell'angoscia per creare la sintesi, per redimere la paura. A fil di spada il linguaggio penetra lo spazio innestandogli la metafora grottesca della vita... e che Lori ricompone attraverso i propri personaggi...
     -La bocca a salvadanaio. I peli ispidi che fuoriuscivano come tentacoli... dal colletto della camicia-
Uno dei passi più 'umaneschi' del racconto.

     Eppoi la seduzione ti accoglie come lunghi capelli sciolti e nudi fra quelle righe brune che si dileguano al nostro voltarle. Pagine al sole dei ricordi mosse da una spiaggia d'onde. Qui la sabbia vi infittisce le sue urla con acuti colpi di vento.
Boato cristallino senza nebbia invece si dilegua nelle ville degli uomini... poco onorevoli. Mentre nel cervello s'alza il sipario sulle caverne di Velthur, le cui tombe celano antica infanzia. Per ricordare. Per farne sacrificio.
E' vero, per i meandri di quei penetrali bui ci nascondemmo un tempo, bambini, rincorsi dalle voci di dentro, come se l'alfabeto interiore delle parole fosse uno gnomo gigantesco e noi correndo cercassimo una maschera viva dietro cui potessimo -divenire uccelli- e sottrarci alle sue grinfie... di Charun.
Certo, fin da piccoli, ogni pagina scritta è stata spesso l'anfratto in cui si è adombrato il nostro primo desiderio di assoluto, la torre in cui si è dischiuso il primo vigore delle membra. Il cadere. E poi quel senso di morte lambito da fotogrammi di piacere oscuro dentro le cui acque si è dato fondo alle parole ed al verbo che le parole stesse celano.
Morbidi, calde, improvvise nella fragranza, le sensazioni: un venticello fresco di voci marzoline che ci rovesciano sul cuore gli etruschi del romanzo. Poi... le violenti cupidige dei contemporanei.
Ma ecco gli aggettivi, acquistano anch'essi lo loro qualifica marziale di oggetti forzuti, aggetti guerreschi! soggetti bellicosi con le loro orchestre di voluttà. E poi  le forme sintattiche... divengono, sotto l'occhio divertito dello scrittore, una frizzante pioggerellina di puzzle sinuosi. Ma è -il tutto-  che la mente ricompone: per dedurne figure tragiche di uomo. Certezze profumo... donna.  Femminili archetipi della congiunzione.
     E dunque l'ironia con cui vengono tratteggiate le goffe esigenze della carne, che -liberando l'uomo dai suoi falsi pudori- lo riconducono sanamente al suo specifico animale. Uno scherzo! fatto da linguaggio lieve, spontaneo, seducente, un pò come se la grammatica stessa fosse in minigonna.
     - Ne aveva percepito tangibilmente il desiderio... non si era meravigliata più di tanto, ma era credibile... che il corpo esigesse una risposta diversa da quella data dalla ragione? ...E per tentare di recuperare la razionalità dei pensieri... Giorgia decise di fare una doccia.
Quando più tardi emerse dal bagno con il solo asciugamani stretto intorno ai seni e con i lunghi capelli bruni sciolti sulle spalle, si sentiva più sollevata... -
E' un brano -Giorgia- dei meglio delineati dallo scrittore: un'archeologa dagli incontri piuttosto... Beh, possiamo immaginare con un sorriso benevolo quale malessere attenagliasse la giovane signora sotto la doccia.
     Dunque caratteri ben delineati, soprattutto femminili. Quelli maschili invece identificano sovente il grottesco, l'assurdo, con un taglio sanguigno. Ma le donne le ama di più: frizzanti come un bicchiere d'alcool con tante bollicine. Tiziana Faletti guizza di una vitalità così ristorante, che val la pena seguirla per mano perfino in quei meandri oscuri pieni di 'cose' promettenti in cui -ahimé!- si immischia; ci mette sì, paura! ma dopo qualche passo verrebbe voglia di trovarcela fra le braccia, forti della sua stessa stravagante medianica suggestione.
     -Il volto dell'ovale perfetto, incorniciato dai capelli color fiamma, gli occhi verdi di una profondità remota, la bocca generosa dalle labbra carnose e il corpo sinuoso che ben risultava sotto l'abito scuro sembrava fatto apposta per eccitare gli appetiti mascolini...
E quando, non potendone far a meno, Alberto Lori si vede costretto a far percepire, descrivere, le situazioni sessuali concrete in cui si immischiano le sue protagoniste...
     -Sergio l'afferrò per la vita, costringendola a girarsi. La strinse fra le braccia, con le mani che vagavano impazzite sulla sua carne. La bocca si chiuse con violenza su quella della donna. Melania si lasciò andare contro di lui, rispondendo al bacio in modo quasi altrettanto brutale.
Percepiva la selvaggia animalità dell'uomo e ne era come travolta.-

     La doppiezza semantica di questo universo narrativo -fatto di mondo ed antimondo, luce e tenebra, energie del bene eforza nerboruta del male- si raccorda alla realtà così abilmente, che par di assistere al glissato jazz dell'istinto! un vortice di suoni -identico a colpi di frusta sugli omeri di una bella fanciulla bionda-.
Non si chiuderanno mai le porte del cuore in questo labirinto in cui vaga il tempo assoluto, salvo che le leggi con cui il raziocinio si sforza di ottenere l'unità di luogo e di azione non prendano il sopravvento sulla creatività. Ma questa debolezza non accade in Lori, in lui è diverso, si è trascinati per i turbinii eterni: gli stessi del vortice che rende impossibile la quiete. Il lettore si sente traghettato con tutta la sua poltrona dal mondo dei propri occhi -a cui crede per un attimo di appartenere- all'antimondo della totale non-coscienza: dall'umano al vero, da un quotidiano astratto, all'unico: il tempo tangibile che -della vita- ne è doppiezza.
Dal mondo dell'amore euclideo all'antimondo della realtà quantistica: ecco, questo è il vascello intuitivo con cui si muove Alberto Lori e sul quale non è avaro di traghettarci, assumendo il ruolo di un novello Caronte.
L'incredibile è che -nonostante il vissuto interiore- nella sua antirealtà letteraria noi giureremmo comunque di non esservi mai giunti, di non avervi mai fatto parte! inchiodati alla misera alba del nostro salotto televisivo. E invece lui, lo scrittore, ci ha già condotti sull'altra riva, sulla sponda di quel che fummo o che non saremo mai! senza accorgercene; lasciandoci godere solo della nostra incompiutezza.
Eppure quando, a sera, chiudiamo il libro, soltanto allora ci rendiamo conto di far parte del più esclusivo harem: il suo immaginario.
     -Un'idea inquietante la gelò. "E se altri non frattempo scoprissero la tomba e la saccheggiassero?"
Schizzò a sedere sul letto con lo sguardo sbarrato nel buio. Il pensiero era tanto angoscioso da farla star male. Accese la lampada sul comodino. Ormai in preda ad una vera ossessione, Giorgia abbandonò il letto per rivestirsi in fretta e furia. Qualsiasi cosa avesse detto o pensato il professor Aldobrandi l'indomani mattina, era decisa a tornare alla Guerruccia per cominciare a catalogare i pezzi-.
La protagonista è a letto, sta dormendo. La prima impressione che abbiamo è che il risveglio sia del tutto normale, invece...
     -Quando, più tardi, nel cuore della notte, si trovò da sola a percorrere, alla luce della torcia, lo stretto passaggio che conduceva all'ipogeo, l'ansia che la pervadeva era addirittura superiore allo stato di paura che provava dinanzi alle visioni spaventose, proposte dall'immaginazione.
Sfiorò il simulacro di Charun senza guardarlo e s'intrufolò nello strettissimo varco tra i blocchi di tufo. Penetrata nella tomba, corse ad accendere le lampade che avevano lasciato sul sarcofago. Dopo la prima visione d'insieme, Giorgia respirò di sollievo: nulla sembrava essere stato toccato-.
     Ricapitolando, la tensione narrativa si esprime attraverso la sintesi di due irrealtà, quella suggerita dalla concatenazione dei fatti e quella ben più incredibile dell'antimondo fisico intorno a cui si coagula la struttura.
L'azione drammatica procede con la stessa efficace -sintesi- di un motore termico: maggiore la differenza di potenziale tra le fonti! maggiore il rendimento ideativo. Più grande lo squilibrio, più efficace l'illusione. E' la termodinamica del cervello che si esprime attraverso le creazioni della sua mente.
Alberto Lori si identifica nella contrapposta natura dei suoi universi, dunque l'euclideo e il quantistico, il reale e l'iperreale, l'assurdo e il logico in cui si sviluppa la geometrica impalcatura del suo racconto.
Più forte è l'abisso fra i canyon narrativi, più la letteratura dà conforto al ciò che vorremmo accadesse. Al necessario. Al perpetuo!
     -Restò per qualche attimo in ascolto, ma il suono non si ripeté. "Devo aver sognato" si disse squotendo il capo, prima di rituffarsi nello studio dell'epigrafe.
Tutto calmo? No.
     -Trascorsero pochi secondi e, di nuovo, l'atmosfera senza tempo della camera sepolcrale rimandò l'eco di un frullare di ali. Giorgia rabbrividì. Si levò lentamente in piedi. Questa volta non aveva dubbi: quel suono inquietante proveniva da dietro il pilastro centrale, una zona ancora inesplorata.
Afferrata la lampada portatile, l'archeologa, benché intimorita dalla prospettiva d'imbattersi in qualche pipistrello, decise che era meglio sincerarsi su chi o che cosa avesse provocato quel rumore, se voleva proseguire nel suo lavoro indisturbata-.
Un uomo che di brivido se ne intende, Alfred Hitchcock, avrebbe apprezzato di certo! per i canoni del suo cinema infatti, L'OMBRA DELLA SERA è una storia che possiede gli stessi meccanismi ideativi che lui articolava nei suoi film, un concatenarsi di azioni intense, impulsive, a rischio, analoghe a quelle che un genitore selvatico adotta per tener buono un bimbo eccitandone la paura. -Un'altra volta! un'altra volta!- fa questi quando il papà lo fa voltolare in aria. Ed il gioco continua.
Che brivido!
Una tecnica, -l'eccitare per trattenere, l'eccitare per convincere, l'eccitare per andar oltre e poi rassicurare- che è efficace non solo nel cinema ma anche nella letteratura. Perché
il ritorno alla meravigliosa primordialità dell'infanzia resta comunque e sempre la più antica trappola dell'immaginazione.
     -Riaprendo gli occhi si rimproverò della propria stupidità. Che sciocca a lasciarsi spaventare da una statua. Pur non del tutto tranquillizzata, Giorgia si avvicinò con cautela al simulacro per esaminarlo meglio. Giunta ad un passo da esso, fece una scoperta sconcertante. L'orrido becco di avvoltoio, sormontato dagli occhi rossi sprizzanti malignità, la chioma serpeggiante di vipere, le orecchie d'asino, il volto intero, insomma, era una maschera, autentico capolavoro di oreficeria, una maschera d'oro e d'argento, tempestata di pietre preziose, di valore incalcolabile.
Afferrò la maschera con l'intento di strapparla dal simulacro, quando colse distintamente il rumore di una porta che si apriva.
E finalmente l'ORRIDO nell'attimo in cui è meno atteso...
     -Con il cuore stretto nella morsa del terrore, Giorgia girò lentamente il capo in direzione della nicchia. La smorfia che le distorceva il viso si tramutò in un irrefrenabile urlo di raccapriccio, quando indovinò nelle tenebre dell'antro i contorni di un essere da incubo, che sembrava scaturire dall'inferno. Sentì le gambe cederle di schianto. Nel breve attimo che passò tra questa sensazione e quella di vedere il terreno venirle addosso, ebbe chiara la percezione di una mano artigliante, protesa verso di lei. Una mano orrenda, dalla quale gocciolava un nauseante limo verdastro.
L'acme delle sorprese lo credereste finito? invece...
     -Il silenzio si protrasse per qualche istante prima che l'archeologo si decidesse a rispondere.
"Giorgia è morta per collasso cardiaco nel suo letto".
Riecco L'INATTESO...
     "Giorgia non era malata di cuore. E' morta di paura!"
Non solo è tutto questo il romanzo ma anche... buona lettura!
 

Nota Critica al romanzo di Alberto Lori: -L'ombra della sera-(lorien.zip, Winword 6.0, dimensione 12.2 K)


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