racconti - stories

 

La Principessa e il Re
Di Sabrina Ginepri

 


Presentazione
"Sabrina Ginepri nasce a Bologna il 30 aprile 1960.
In età adolescenziale scrive poesie che tiene custodite in un vecchio diario, ma non partecipa ad alcun concorso letterario.
Scrive la "Principessa e il Re" nel febbraio del 1996 con lo pseudonimo di Valentina De Prizzi (nome ed iniziali della nonna materna) in un periodo allegro e felice della sua vita.
Lavora come assistente contabile presso Università degli Studi di Bologna"
 


oOo

 

C'era una volta una Principessa che viveva sola in un grande castello.
A volte viandanti e principi provavano a fermarsi e chiedevano ospitalità alla Principessa, ma lei non apriva ad alcuno, viveva serena nel suo castello e non voleva avere contatti con il mondo esterno.
Un giorno bussò alla sua porta un Re baldanzoso ed irruento, che voleva entrare a tutti i costi, ma la Principessa impaurita non aprì.
Il Re non si diede per vinto, tornò tutti i giorni e cominciò a parlare alla Principessa da dietro la porta e lei ascoltandolo si rendeva conto che lui era molto simpatico e che la faceva ridere.
La Principessa si abituò alla presenza del Re ed un bel giorno decise che era arrivato il momento di farlo entrare nel castello.
Il Re iniziò così a frequentare la Principessa; le portava doni e la rendeva felice.
Le visite del  Re diventarono sempre più assidue.
La Principessa ed il Re passavano bellissimi momenti assieme. Lui era molto dolce e pieno di attenzioni per lei, ed era sempre allegro.
Lei volta per volta si scioglieva sempre più,  lasciando trasparire il sentimento che stava nascendo.
Un giorno,  dopo la visita del Re,  la Principessa, rimasta sola, cominciò a pensare che forse lei era importante per il Re solo dentro al suo castello e che forse non sarebbe mai uscita da lì, ora che si sentiva pronta a farlo. Al contempo sentiva la presenza del Re anche quando lui se ne era già andato.
Ciò che provava per il Re la spaventò ed ebbe paura di perdere quella tranquillità e serenità che si era a fatica conquistata vivendo sola nel castello.
Non le piaqque la paura che sentì, ed allora la Principessa decise che doveva fare qualcosa.
Di corsa si precipitò verso la porta del castello, la chiuse a chiave e con la chiave chiusa nel pugno della sua mano salì in cima alla torre, nel punto più alto.
Era una serata stupenda ed il cielo era completamente stellato.
La Principessa con il viso rivolto alle stelle lanciò la chiave verso il cielo e alle stelle si rivolse dicendo queste parole:
"Stelle del cielo, voi che mi vedete e sapete, che  mi fate compagnia, voi che mi siete amiche, vi prego trattenete la chiave del mio castello e fatela ritrovare al Re solo quando lui guardando il Sole lo vedrà".
Le stelle capirono e presero la chiave e come segno di assenso e a dimostrazione della loro presenza, una di loro dal cielo cadde e finì ai piedi della Principessa.
Lei la raccolse e la mise sotto il guaciale.

*   *   *

Passarono tre giorni, ed il Re decise che quel giorno avrebbe fatto visita alla Principessa.
Si recò al castello di lei e bussò dicendo allegramente ad alta voce: "Sono il Principe Azzurro", era un modo di dire scherzoso con il quale egli si faceva riconoscere dalla Principessa. Ma quel giorno la Principessa non gli aprì. Il Re continuò a bussare avendo come unica risposta un silenzio assoluto.
La Principessa chiusa nella sua camera sentiva il Re, ma non si mosse, rimase distesa sul letto mentre due grosse lacrime le rigavano il viso.
Il Re era un uomo intelligente e capì che la Principessa aveva deciso di interrompere quelle visite, così piacevoli ma che non avevano un seguito. Egli rimase a pensare qualche istante e poi risalì sul suo cavallo e fece ritorno al suo regno.
Il giorno successivo, ripensando all'atteggiamento della Principessa, il Re disse fra sé e sé  che lui in fondo era l'unico re, che di principesse ce ne erano tante, pronte a soddisfare ogni sua voglia, a parlare se lui voleva parlare; a tacere se lui voleva tacere; a ridere se lui voleva ridere e a far l'amore quando lui ne avesse avuto voglia e che quindi non era il caso di mettersi pene per quella Principessina così schiva, così complicata.
Tornò alle sue vecchie abitudini allegramente: feste, grandi banchetti, giochi, donne, e naturalmente a tutti gli affari del suo regno.
Si buttò a capofitto negli affari di giorno e nei bagordi la sera, evitando così di pensare a lei.
La Principessa, a sua volta, chiusa nel suo castello, era triste, ma era comunque convinta di aver fatto la cosa giusta.
Passò il tempo e una sera dopo una fastosa festa a palazzo reale, il Re decise di fare una cavalcata nel cuore della notte in mezzo alla foresta, per digerire un  po' di tutto ciò che aveva mangiato e bevuto.
Mentre cavalcava cominciò a riflettere e giunse alla conclusione che non si sentiva più tanto allegro, che le cose che prima gli davano tanta soddisfazione ora stavano perdendo importanza, ma poi pensò che fosse solo lo stato d'animo di un momento.
Arrivò al ruscello, scese da cavallo e bevve l'acqua fresca, poi si sdraiò sull'erba umida e fissò il cielo.
Era una notte limpida e il cielo era pieno di stelle.
Il suo sguardo si fissò su di una piccola stella, e in quella stella vide riflesso il volto di lei, lei che gli sorrideva; lei che lo guardava in quel modo che a lui piaceva tanto.
Gli sembrava di sentire il profumo della sua pelle ed il dolce sapore dei suoi baci.
Ricordò tutti gli istanti passati insieme, e lei gli sembrò sempre più irraggiungibile, chiusa nel suo castello.
Decise che quella notte il sonno non lo avrebbe colto, voleva rimanere a fissare quella stella e il volto della Principessa e voleva rivivere tutte le sensazioni che lei gli aveva dato.
E così fece.
Rimase disteso come cullato da una dolce nenia che gli infondeva tranquillità mentre la notte scorreva lenta.
Poi il cielo si rischiarò, le stelle piano piano si allontanarono, la luna si abbassò sempre più, per poi scomparire.
Il cielo si tinse di un tenue colore azzurro e subito dopo rosa.
Il Re si sentiva calmo e completamente lucido.
Lentamente il Sole sorse e cominciò ad intiepidire il corpo del Re. Lui continuava a guardarlo.
Il Sole divenne più intenso e lui sentì il suo calore e contemporaneamente un calore dentro al suo cuore.
Continuò a fissare il Sole, gli occhi cominciavano a bruciargli, ma non voleva chiuderli, voleva veder nascere quel nuovo giorno.
E d'improvviso quando tutto il paesaggio attorno a lui era ormai dorato dai raggi del Sole, gli salirono alla bocca, senza quasi rendersene conto, queste parole: "IO TI AMO".
In quel preciso istante un piccolo pettirosso si posò sulla testa del cavallo del Re, teneva tra il becco qualcosa che luccicava.
Il Re gli si avvicinò, allungò la mano ed il piccolo uccellino lasciò cadere una chiave d'oro.
Il Re capì immediatamente che quella chiave d'oro altro non poteva essere che la chiave del castello della Principessa e con un balzo montò a cavallo e si diresse velocemente nell'unico luogo che aveva capito poteva egli essere felice.
Con il respiro affannato arrivò al castello della Principessa e senza mai fermarsi aprì la porta, entrò nel castello e corse, corse verso di lei.
La vide, era bellissima, il suo viso era solare e felice. Lei, e solamente lei, era tutto ciò che lui voleva.
Le disse "IO TI AMO" e lei gli volò tra le braccia come una farfalla e tremante dalla gioia lo baciò.
Lui aveva capito, lui ora sapeva, così doveva essere e così era stato, nulla li avrebbe più separati.
Aprirono tutte le porte.
Spalancarono tutte le finestre e fecero entrare il Sole.
Ridendo buttarono via la chiave e vissero felici e contenti.


 
Home E-mail Indice