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Capitolo 5°

LE RICERCHE PIU' RECENTI
IN CAMPO PSICHIATRICO E PSICOLOGICO

di Alessandra dott. Signorini

-una tesi di laurea-

 

Indice
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6


CAPITOLO V

LE RICERCHE PIU' RECENTI IN CAMPO PSICHIATRICO E PSICOLOGICO


1.1 INTRODUZIONE.

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, le teorie riguardo allo svilupparsi della dipendenza da nicotina e all'instaurarsi del consumo di sigarette sono molte e le ricerche effettuate mostrano la multifattorialità degli elementi che entrano in gioco nell'iniziazione al fumo di tabacco, tra gli adolescenti: fisico - chimici, psicologici, di personalità, ambientali, genetici, comportamentali.
Esamineremo, dunque, in questo capitolo, i diversi fattori di rischio, uno ad uno, cercando di capire quali caratteristiche o fattori potrebbero essere maggiormente incisive negli adolescenti.
Ovviamente tale ricerca non si ripromette di essere risolutiva né esaustiva, visto che ricerche in corso non sono ancora molte e, nella consapevolezza che i fattori di rischio sono molti e "concausali"; faremo quindi, un quadro analitico dei dati ottenuti finora e delle ricerche più interessanti.
Fattori comportamentali, biologici influenzano la relazione giovani-fumo come per esempio aspetti sociali, storia psichiatrica, il "background genetico", le caratteristiche di genere, gli effetti della droga e altri fattori regolatori.


5.2 FATTORI SOCIALI

I fattori di rischio di tipo sociale e dello sviluppo nell'adolescente, sono legati a questi aree:
a) Costituzione dell'indipendenza e dell'autonomia;
b) Formazione di una coerente personalità(ricordiamo che gli studi sull' evoluzione del concetto di sé nell'adolescenza mettono in risalto l'interdipendenza dei diversi aspetti del sé nel quadro di un sistema unificato: in esso trovano posto gli aspetti evolutivi del sé, come i vari aspetti del sé modificatasi nel tempo, gli aspetti relazionali del sé, articolati con la stima di sé e il sentimento di valere, di potere in un certo modo incidere sulla realtà e modificarla. Tutte componenti di quello che viene chiamato "sentimento di identità"; in tale chiave possiamo considerare il sentimento di identità come una qualità dell'esperienza globale di sé. Tale qualità diventa centrale nell' esperienza del soggetto in alcuni passaggi-chiave come l'adolescenza.)1
c) Aggiustamenti associati a cambiamenti psicosociali e a maturazione fisica (Schonfeld parla di disturbi dell' immagine corporea, che possono determinare disturbi di personalità e del comportamento sociale: diverse ricerche mostrano che l'immagine corporea ha un'influenza positiva o negativa sul concetto di sé e in particolare sulla stima di sé; anche le relazioni interpersonali risentono di ciò in termini di più o meno autostima e dialogo con il gruppo dei pari.)2
Fumare, come sappiamo, per gli adolescenti può diventare una via per sentirsi istantaneamente indipendenti e maturi mentre imitano gli amici che fumano.
Il rilassamento e il piacere che ne deriva, la pressione dei pari, l'autostima, la curiosità, lo stress, l'autoaffermazione e la spinta alla ribellione sono tutti stati notati come fattori di rischio rispetto all'iniziazione al tabacco nei giovani. In aggiunta, poi, si è notato che i genitori giocano un ruolo molto importante; infatti tra gli adolescenti che fumano ben il 75% ha uno o entrambi i genitori che fumano!
Numerosi studi, infatti, confermano l'influenza del comportamento dei genitori nei confronti del fumo; per esempio la ricerca di Richter e Daniel eseguita dal " National Center on Addiction and sub Abuse di New York" mette in evidenza come l'uso di alcool e tabacco da parte dei genitori compromette la salute fisica e mentale dei figli, soprattutto da tre punti di vista:
1) Perché sono esposti direttamente al fumo di tabacco,
2) Perché vivono con persone che potrebbero ammalarsi o morire a causa del fumo o dell'alcool;
3) Perché insegnano stili di comportamento nei confronti del fumo e dell'alcool negativi per la salute loro e dei propri figli.
Queste influenze costituiscono dei fattori notevoli di rischio fin da piccoli per i ragazzi.
Wynn e Renee3 hanno invece esaminato le influenze dei genitori in relazione anche alle caratteristiche del giovane stesso; hanno cercato di capire, al contrario, quali atteggiamenti dei genitori potrebbero prevenire l'uso di tabacco nei loro figli, in diversi contesti sociali. Essi usarono come campione di 5700 studenti sottoposti a questionario.
I risultati indicano che in questi ragazzi c'è una notevole implicazione di fattori di rischio di tipo indiretto o sociale rispetto al fumare, come per esempio avere comportamenti rischiosi, la più o meno religiosità dei ragazzi, il grado di delinquenza.
Costoro, inoltre, trovarono che i genitori avevano un "impatto" o influenza (riguardo al fumo) solo indiretta, e cioè come stile di comportamento o di vita che non sotto forma di più o meno controllo da parte dei genitori nei confronti del ragazzo.
Un altro studio invece, di Mulhall e Stone4 dell'università dell'Illinois ha trovato, studiando la relazione tra lo stato di sorveglianza degli studenti dopo la scuola e l'uso di alcool, tabacco e altre droghe, che i giovani che restavano soli a casa (dopo la scuola) per 2 /3 volte alla settimana erano quattro volte più a bere o fumare (e lo avevano fatto!) o usare marijuana o inalanti rispetto a quelli che avevano un parente o un genitore che li controllava per cinque o più volte alla settimana!.
Inoltre una tendenza all'aumento dei bambini che vengono lasciati soli a casa creano un ulteriore " fattore di rischio" per questi ragazzi fin dalla più tenera età.
E' infatti già ben documentato, e lo vedremo confermato da altre ricerche, che chi fa uso molto presto nella vita di droghe ha più probabilità di diventarne dipendente e di aver conseguenze sulla sua salute e sulla sua qualità di vita nel futuro.
Quindi, altri studi hanno suggerito che anche alcuni tipi di problemi comportamentali in precoce età potrebbero essere associati in parte con il tempo che questi ragazzi passano da soli a casa, senza un adulto presente.
A questo riguardo Ricarson suggerisce che le variabili da cercare siano
1. Presenza di un adulto supervisore nelle ore cruciali del dopo-scuola;
2. Il fatto che molti di questi bambini soli a casa vivono in zone economicamente depresse, dove le droghe, l'alcool e le sigarette sono facilmente reperibili;
3. Il fatto di offrire alcool e sigarette da parte di amici o parenti ha maggiore influenza nei bambini che rimangono soli a casa.
4. Anche il fatto che non sono controllati mentre fanno i compiti e quindi problemi nel rendimento scolastico e le assenze da scuola. Tutte queste situazioni potrebbero quindi avere un impatto negativo anche sulla formazione della loro autostima, e sulla creazione di altri comportamenti negativi o a rischio.
5. Giovani che sono tristi e sentono la mancanza di una figura di riferimento proprio nell'età dello sviluppo potrebbe essere più propensi all'uso di droghe o di alcool rispetto ai bambini che non sono lasciati da soli a casa!
Ne risente, infatti, anche la qualità della relazione genitore-figlio così importante nell'adolescenza sotto molti punti di vista (sviluppo emotivo - sociale).
Questo studio è anche molto importante dal punto di vista educativo, perché le tendenze demografiche indicano un'escalation" del numero dei ragazzi lasciati da soli a casa, o che vivono da nonni o altri parenti e un aumento dei genitori che lavorano tutto il giorno.
Quindi sia l'analisi di Wynn e Renee che quella di Mulham e Stone suggeriscono che l'influenza dei genitori ha effetti sia diretti (più o meno controllo dei bambini) che indiretti nei confronti dei ragazzi che fumano o che potrebbero iniziare.
Anche l'età in cui si trovano a dover affrontare situazioni a rischio alcool, tabacco, droghe influisce (attraverso un coinvolgimento indiretto dei genitori)sull'uso di tabacco degli adolescenti.
Stone suggerisce alcune implicazioni educative: programmi di ricerca su questa particolare fascia di ragazzi indicano che un arricchimento culturale o progetti di servizio per la comunità potrebbero servire nel prevenire l'uso di droghe in tutti i bambini, ma in particolare in questi. Altre ricerche statistiche suggeriscono l'opportunità per scuole e comunità di creare spazi nel doposcuola specifici per i giovani.
Questi progetti infatti potrebbero portare a lungo termine alla possibilità per questi giovani di apprendere o interiorizzare modelli positivi e contribuire ad aiutare la comunità nel complesso.
Ovviamente, essendo il fattore " soli a casa" solo una delle variabili in gioco nella correlazione dì uso di droghe, sono necessari altri studi per capire più a fondo l'influenza del rapporto genitori - figli e altri fenomeni correlati come la delinquenza giovanile e i comportamenti criminali.
Differenze nello stile parentale.
La premessa base della teoria del controllo sociale è che gli uomini intraprendono comportamenti devianti perché sono attrattivi ed eccitanti, così i giovani intraprendono questi comportamenti quando il controllo sociale su di loro è carente o assente. Secondo questa teoria ci sono molti modi con cui la famiglia può controllare i comportamenti devianti: Umberson ritiene che l'assenza della famiglia implichi la probabilità per i giovani di avviare "comportamenti di compromesso"; i ragazzi che diventano delinquenti sembrano essere poco seguiti (vedi ricerca sui bambini lasciati soli a casa dopo la scuola di Stone).
Secondo l'ipotesi la struttura familiare e la qualità del legame con i genitori determina la probabilità di avviare i giovani ad un comportamento deviante. I tipi di struttura familiare secondo Angel (1982) sono due, il primo consiste in due genitori i cui ruoli domestici ed economici sono suddivisi tra entrambi, il secondo consiste in un capofamiglia sul quale tutte le responsabilità sono caricate. Questo secondo tipo di struttura familiare è carente di supporto psicologico e sociale perché è più difficile monitorare i comportamenti dei figli. Fallace e Bachman (1991) affermano l'importanza della famiglia con due genitori come deterrente per l'uso di droghe nei giovani.
Flewelling e Bauman5(1990),inoltre, affermano che la struttura familiare è un fattore predittivo rispetto all'uso di droghe negli adolescenti; infatti trovarono livelli più alti di uso di droghe in famiglie divise; Wells trovò che in questi casi il rischio di delinquenza dei figli era del 10-15% più alto che nelle famiglie intatte.
I risultati della ricerca indicano che la struttura familiare ha un effetto indiretto sulla devianza, perché ha un effetto diretto sull'attaccamento la famiglia, che a sua volta ha un effetto diretto sulla delinquenza, sull'uso di sigarette, alcol e altre droghe.
Nelle famiglie intatte infatti risulta meno alto il livello di delinquenza. Secondo questi studiosi l'attaccamento alla famiglia è più importante della struttura familiare, anche se proprio quest'ultima ha effetto sull'attaccamento la famiglia. Infatti l'ambiente familiare positivo è un legame che aiuta il controllo e insegna ai bambini costumi socialmente accettabili; mentre l'instabilità familiare, la disorganizzazione, la mancanza di coesione, il rifiuto dell'autorità dei genitori sono fattori di rischio per l'uso di alcol e droga tra le adolescenti. Spesso infatti proprio la famiglia "coesa" permette ai figli di godere dell'affetto di entrambi i genitori , i quali hanno più possibilità di controllare e di parlare con i propri figli.
Si è trovato inoltre che l'attaccamento alla famiglia ha significativi effetti sul credere nelle leggi, e ciò è la dimostrazione che l'attaccamento alla famiglia influisce sui comportamenti devianti attraverso questa variabile (Wiatrowsh1981,Hirschi1969). Risulta anche una connessione tra attaccamento agli altri e il credere nell' utilità dei ruoli sociali e della morale. Possiamo dire quindi che la chiave della socializzazione del ragazzo per prevenire le devianza sia più che la composizione familiare il clima familiare in cui vive.
Un altro fattore sociale di rischio molto importante nell'età dello sviluppo è l'influenza dei coetanei, esaminata da Stanley e Jonhston6; Essi propongono nella loro ricerca il concetto di "pressione incrociata", un concetto creato per spiegare i tipi di comportamenti dei ragazzi, e prevedere la frequenza dell'uso da parte degli adolescenti di alcool, sigarette e droghe.
Essi esaminarono una popolazione di studenti, i quali riportarono sul questionario, loro dato, la frequenza con cui usavano alcool e altre droghe, la loro opinione sull'approvazione o disapprovazione sull'uso di tali sostanze da parte di amici, la pressione che ricevevano dai coetanei a far uso di alcool e droghe, il loro comportamento di fronte alla possibilità/rischio di usarle.
Si vengono così a creare schemi di "pressione incrociata" creati da queste varianti, i quali vengono usati per predire la frequenza d'uso di queste sostanze.
I risultati indicano che gli schemi e le relazioni della "pressione incrociata" sono altamente predittivi della frequenza d'uso di tutte le droghe eccetto che per l'alcool.
Infatti i fattori in gioco nell'uso di tabacco sono molteplici; quando esaminiamo i comportamenti d'uso di droghe, un singolo indice non è sufficiente.
Gli studenti generalmente percepiscono se i loro amici più vicini disapprovano l'uso di droga. Per molte droghe il grado di disapprovazione varia con l'età, per altri, particolarmente rispetto alle droghe pesanti, non c'è differenza nelle diverse età.
I rischi percepiti sono più differenti e selettivi per droghe diverse. Sono alti per le sigarette e basse per tutte le altre, ma il più alto livello c'è per uso di alcool e marijuana. Si trovarono moderate associazioni tra i soggetti stessi, la loro predisposizione mentale e la pressione dei pari su di loro.
I risultati trovati da Johnson e Robin sulla pressione incrociata si sono dimostrati di una consistente significatività statistica e sono quindi importanti per possibili applicazioni: infatti Bell ed Ellickson promuovono l'uso dell'influenza dei coetanei nei programmi di educazione antidroga (vedi risultati di Stonuto sui ragazzi che intervengono in aiuto di coetanei che hanno fatto uso di alcol o droghe).
Susan Ennett e Norton7 (1997) hanno invece studiato le caratteristiche tipiche di una scuola o di un quartiere in relazione al tasso percentuale d'uso di alcool, sigarette e altre droghe.
Si è notato infatti che la percentuale di prevalenza di uso di droga varia a seconda delle scuole: dai dati sono risultate delle correlazioni statistiche tra la variabilità delle scuole elementari e la percentuale di uso di sostanze nei ragazzi.
Si è notato poi, che le caratteristiche del quartiere e delle scuole sono potenzialmente collegate alla percentuale di uso di sostanze nelle scuole stesse.
Si è studiato, inoltre, se queste caratteristiche avessero effetti indipendenti o se, invece, le caratteristiche del vicinato fossero mediate dalle caratteristiche della scuola.
I risultati della ricerca indicano molte correlazioni statistiche significative tra le caratteristiche delle diverse scuole e la percentuale di uso di sostanze negli studenti mentre poche significanti correlazioni tra le caratteristiche (vicinato più coeso, più piccolo) e la grandezza del vicinato e la percentuale di uso di sostanze a scuola .
Per quanto riguarda invece le scuole medie e superiori, contrariamente alle aspettative, la percentuale di uso di alcool e sigarette (per tutta la vita) era più alto nelle scuole collocate in quartieri che avevano migliori vantaggi sociali (più servizi, più aiuto reciproco tra i vicini, più coesi tra di loro).
Possiamo concludere quindi che gli effetti del quartiere si esprimono sia direttamente (scuole superiori) che indirettamente attraverso le caratteristiche della scuola.
Il livello di sperimentazione di " gateway drugs", la percentuale di uso di alcool e sigarette mostrava grande omogeneità all'interno della singola scuola e tra le diverse scuole eterogeneità rispetto alla percentuale d'uso di tali sostanze.
Secondo il modello sociologico "del contagio" il fatto che la prevalenza di forti bevitori e fumatori abituali fosse più alta nelle scuole dove gli indicatori sociali mostravano un'alta accettazione di tali sostanze per gli studenti, era dovuto al fatto che c'era una "norma di uso" manifesta tra i ragazzi e vi erano molti ragazzi che usavano alcool e sigarette.
Invece, in contrasto con la teoria della disorganizzazione sociale di Bursich (1988) queste stesse scuole erano collocate nei quartieri che sembravano meno problematici e con più vantaggi sociali, anche come riferito dai suoi stessi abitanti .
Tali risultati suggeriscono che i giovani adolescenti in scuole situate in quartieri piccoli e con un alto livello di integrazione - attaccamento, sperimentavano alcool e sigarette più spesso in percentuale di studenti che studiavano in scuole situate in quartieri con deprivazione culturale, sociale-organizzativa, probabilmente perché nel primo caso c'era più tendenza all'omologazione di comportamenti.
Questi risultati suggeriscono la necessità di un primo programma di prevenzione proprio nelle scuole o nelle aree che tipicamente non sono considerate ad alto rischio.
La teoria della disorganizzazione sociale dà spiegazione delle differenze fra le scuole, sostenendo che il vicinato e le istituzioni che sono relativamente stabili, sicure e coesive nei comportamenti, sono un deterrente per i problemi di comportamento nei giovani; ma non riesce a spiegare il perché, per lo stesso motivo, i giovani che vivono in quartieri più stabili e coesivi hanno un più alto accesso all'alcool e sigarette e più opportunità di usare tali sostanze.
Sono necessarie perciò ulteriori ricerche che analizzino tali caratteristiche separatamente le une dalle altre.
A dispetto dell'abbondante letteratura la relazione tra alcune caratteristiche come stato psicosomatico, personalità, percezione della salute, comportamenti familiari e attività sportiva nell'uso di droghe lecite ed illecite non è ben conosciuto. Challier & Legras8 analizzarono infatti la relazione tra questi ipotizzabili fattori predisponenti e l'uso di alcol e tabacco.
Un questionario standardizzato fu dato a studenti teenagers sotto la supervisione degli insegnanti: essi trovarono forti associazioni tra uso di uso di tabacco, alcool e uso di droga. La prevalenza di uso di alcool e di droghe illecite era rispettivamente 7 e 10 volte più alto nei fumatori rispetto ai non - fumatori.
D'altro canto, altri potenziali fattori di rischio per tabacco, alcool e uso di droghe illecite erano l'età, lo stato psicosomatico e il consumo di droghe psicotrope, atmosfera familiare fredda, non vivere con entrambi i genitori, e la percezione di salute.
La madre casalinga risultò un fattore protettivo. D'altro lato non furono notati ruoli fondamentali rispetto alla categoria socio-occupazionale.
Un tipo di personalità forte potrebbe essere un indicatore dell'abilità di auto-controllo (e più autostima).
Infine, alcune caratteristiche di personalità auto riportate (serio, attento, calmo, organizzato) risultarono un fattore protettivo laddove alcune altre (facile irritabilità, aggressività, tristezza, solitario,) erano fattori di rischio (rischi presi - o comportamenti devianti).
Alcune attività sportive, si scoprirono essere negativamente correlate, ma altre correlate positivamente con l'uso di droghe, probabilmente dovuto al fatto che i ripetuti incontri per le partite o gli allenamenti creavano la possibilità di stare insieme tra ragazzi e fare uso insieme di tabacco o altro(fattore di rischio).
Dai dati analizzati in alcune scuole superiori francesi si trovò:
per il tabacco la prevalenza di uso all'età di 16-17-18 anni era 6,5%, - 24,2% - e 35,8% nei ragazzi e 13,8% - 30,8% - 47,4% nelle ragazze.
Per quanto riguarda l'uso di alcool, il 40% aveva bevuto occasionalmente o frequentemente alcolici, ma solo il 5,5% e lo 0,4% di loro beve ogni giorno.
La percentuale di soggetti che avevano avuto esperienze con droghe illecite era il 3% per i quindicenni e più del 10% per i sedicenni.
In questo studio, l'uso di alcool e di droghe illecite era più comune nei ragazzi.
Anche questo studio, quindi, conferma le forti relazioni dell'uso di alcool e droga con il fumo di tabacco stabilito da molti autori.
La prevalenza di uso di alcool e di droghe illegali era 7 e 10 volte più alto nei fumatori rispetto ai non fumatori.
Simili risultati simili erano stati trovati in ragazzi di 15 e 16 anni della Gran Bretagna. Invece rispetto ai fattori familiari, significative correlazioni furono trovate tra "atmosfera familiare fredda", "non vivere con entrambi i genitori" e il fumare. Tra "madre - casalinga" e uso di alcool e tra "atmosfera familiare fredda" e uso di droghe illecite.
Non si trovò come fattore predisponente la categoria socio-occupazionale bassa dei genitori. Due studiosi come Kokkeny e Stefans ritengono che il fumare, bere e drogarsi regolarmente sia associato con il livello di urbanizzazione, ma non con lo status socio - economico.
In aggiunta molti bambini avevano insoddisfacenti condizioni di vita. Questi fattori potrebbero favorire l'uso di droghe lecite ed illecite.
Questi problemi riguardano molte categorie socio-occupazionali e non solo famiglie svantaggiate.
Queste analisi portarono gli autori a ipotizzare che gli adolescenti con problemi in famiglia frequentassero più spesso amici nella loro stessa situazione. L'uso di droga infatti è collegato ad un cerchio chiuso di amici .
Legras e altri trovarono che l'uso di tabacco e di alcool era associato con alcuni membri della famiglia o con i genitori che ne facevano già uso. La presenza di membri della famiglia che usano tabacco e alcool era dunque un fattore di rischio rispetto all'uso di droghe. Questo è un problema sociale perché c'è un'alta percentuale di bambini che vivono con dei genitori che usano sostanze illecite.
Boyle e Offor trovarono una associazione tra uso di sostanze a basso status socio-economico, ma queste differenze non sono state trovate da altri studi sopra citati.
Si trovò anche che i tratti di personalità auto-riportati erano correlati con il fumo, uso di alcool e droga, e gli adolescenti che dichiaravano di essere seri, attenti, calmi o di avere capacità organizzative avevano una più bassa prevalenza d'uso, rispetto a quelli che avevano dichiarato di essere spesso in contrasto con gli altri, aggressivi, solitari, ambiziosi, tristi, disordinati, malinconici, dinamici, di avere molti progetti.
Non ci sono, quindi, discrepanze tra questi risultati e il ruolo nell'uso di droghe di comportamenti devianti riportato da Calafat et al., nell'uso di tabacco , alcool e droga e problemi di condotta riportato da Linskey e Fergusson, sia del ruolo dell'aggressività riportato da Choquet, e nelle prime esperienze di comportamenti a rischio di Byrd.
Jackson & al. delineano invece un'associazione tra debole competenza e uso di tabacco e alcool. Miller e Plant trovarono una relazione tra più basso rendimento scolastico e alti livelli di fumo di tabacco.
In contrasto con gli studi che indagavano tratti di personalità deviante, questo lavoro vuole provare che alcune caratteristiche di personalità potrebbero essere fattori predittivi. Per quanto riguarda la percezione della salute, una significativa associazione fu trovata solo con il fumo e l'alcool.
Le persone che attribuivano un buon stato di salute alla fortuna avevano 1,94 possibilità in più di cominciare a fumare rispetto agli altri,
mentre una bassa prevalenza di uso di alcool nelle persone che pensavano che "uno stato di buona salute" fosse l'equilibrio tra un buon fisico e una buona mente, e cioè con una buona qualità di vita.
Associazioni, poi, furono trovate tra lo stato psicosomatico (analizzati con il THT) o consumo di psicofarmaci e uso di fumo, alcool droga. Il THT valuta la vulnerabilità psicologica: forti correlazioni trovate sia nei ragazzi sia nelle ragazze.
Il consumo di psicofarmaci era circa il doppio nelle ragazze rispetto ai ragazzi: gli psicofarmaci più usati erano quelli per il mal di testa, nervosismo o angoscia o per dormire. Queste osservazioni sono in accordo con la correlazione tra "depressione e tabacco" trovata solo nelle ragazze della ricerca di Choquet.
La correlazione tra "stati depressivi" o disturbi d'ansia generalizzati e uso di droghe lecite o illecite fu trovato da Stefanis e Kokkevi - Breslau e Kaplan (analizzati più avanti nel capitolo), e tra "uso di psicofarmaci e uso di alcool" di Choquet.
Per quanto riguarda le attività sportive, significativi collegamenti furono trovati tra " fumo e SCP in entrambi i sessi e tra fumo e SCP nei ragazzi. Questo suggerisce che i non fumatori potrebbero essere più interessati alla lotta libera (wrestling), alla pallavolo, al rugby, alla bicicletta e al pattinaggio.
In contrasto, gli altri sport reclutano i fumatori, e i ripetitivi incontri di adolescenti a rischio potrebbero favorire l'uso di droghe lecite ed illecite. Per quanto riguarda l'uso di alcool, SCP gioca un ruolo nelle ragazze, e SFN in entrambi i sessi. Notate che SCP e SFP compromettono le stesse attività sportive, e succede la stessa cosa per SCN e SFN.
Questi risultati presentano alcune similarità con i risultati da Choquet e Hassler9: un incremento dell'uso di alcool fu visto negli adolescenti in Francia che avevano un'intensa attività sportiva fuori dalla scuola comparata con quelli che ne avevano una più moderata: però questi autori trovarono che questa correlazione non era lineare.
Notiamo che la classe potrebbe essere un'interessante fattore in gioco, che però qui non è preso in considerazione.

ALTRI DATI

* Vivere in una zona in cui c'è traffico di droghe non è necessariamente un fattore di rischio (Harrison e Kennedy)-
* Byrd ritiene che l'età e la classe frequentata è un importante fattore per comportamenti legati all'uso di droghe. la prevenzione dev'essere condotta ad ogni età, specialmente per i più giovani e specialmente per alcool e sigarette (gateway drugs) che sono le droghe più fortemente associate all'uso di droghe illecite!
Misure preventive dovrebbero essere ricercate con gli stessi ragazzi, con i loro genitori, con i loro insegnanti e tutti coloro che hanno un'influenza su di essi, inoltre avere una cadenza giornaliera e comprendere tutte le attività come lo sport e gli incontri tra ragazzi.
Sarebbe opportuno dire loro che non è bene associare il tabacco con concetti come " dinamismo o performance" come fa credere la pubblicità; al contrario, l'uso di tabacco è spesso associato con difficoltà nella vita, disturbi psichici e fisici e personalità debole.
La ricerca di Piko10 invece estende la letteratura sul " supporto sociale " e l'uso di droga negli adolescenti, cercando informazioni relative al ruolo del supporto percepito dai figli da parte del padre, madre e amici, insieme fattori socio demografici e di salute psicosociale, ritenendoli per ipotesi predittori di uso di sostanze nei giovani.
I fattori "genere, età il tipo di scuola" infatti sembrano essere una chiave per predire l'abuso di droghe negli adolescenti.
Piko e altri studiarono quindi l'influenza del supporto sociale percepito dai genitori e amici come fattore predittivo dell'uso di sostanze negli adolescenti. Essi analizzarono alcuni fattori come per esempio quelli socio-demografici (genere, età, tipo di scuola frequentata ) salute psicosociale e influenza dei genitori e amici.
I risultati indicano che i fattori socio-anagrafici sono una chiave di predizione rispetto all'uso di droghe; mentre né i coetanei né l'influenza della madre sembrano essere invece un forte di predittore, (in contrasto con la ricerca di Stonuto riguardante l'influenza del vicinato e della scuola frequentata). Si trovò inaspettatamente che un basso livello di supporto da parte del padre aumenta la possibilità di uso ogni tipo di droga nei figli (come trovato da Cleary e Ashbly) .
Le associazioni tra genere e fumo di tabacco non erano statisticamente rilevanti, anche se i maschi della ricerca erano più propensi a dire di aver bevuto e usato droghe. Molte altre ricerche hanno trovato che tra fumo di sigaretta e genere non vi erano differenze statisticamente rilevanti nei giovani rispetto agli adulti. L'età (Robbins & Martin), al contrario, è un forte fattore predittivo di uso di sostanze nella loro ricerca.
Studenti di 17-19 anni erano più favorevoli all'uso di sigaretta, alcol e droghe illecite: la relazione è ancora più forte tra età e solo droghe illecite. Frydemberg e Lewis (1993) trovarono che adolescenti più vecchi riportavano un relativamente più grande uso di strategie di coping per ridurre le tensioni, come appunto prendere droga, bere, fumare.
Dato molto interessante, in questa ricerca il fattore" tipo di scuola frequentata" si è scoperta un rilevante predittore rispetto all'uso di sostanze: i giovani che andavano a una scuola secondaria di indirizzo tecnico, come quelli dell'esperimento da me riportato nel prossimo capitolo, avevano una più alta probabilità di uso di sostanze; ciò potrebbe essere importante per l'organizzazione di progetti di promozione della salute in scuole ritenute particolarmente a rischio.
La scuola e le classi, poi, sono importanti anche per la formazione di gruppi di coetanei e le relazioni di amicizia (Brown, 1989)11 , ed entrambe influiscono sia nell'iniziazione che nel mantenimento di comportamenti devianti.
Il supporto degli amici, secondo queste ricerche, è significante ma solo debolmente o indirettamente. Il tipo di scuola invece sembra essere un fattore predittore: infatti il tipo di scuola, la struttura di organizzazione, e le attività svolte hanno influenze di vario genere sulle attitudini e le motivazioni dello studente.
Questi studi, inoltre, indicano che studenti con disturbi psicosomatici, basso livello di salute, sono più propensi a fumare; i sintomi psicosomatici quindi aumentano la preferenza verso di tabacco. Ma un grande risultato di queste ricerche è stato quello di capire quale tipo di supporto sociale sia più fortemente predittore: amici , padre o madre? Si trovò che un basso livello di soddisfazione nell'ambiente familiare è un forte predittore rispetto all'uso di sostanze anche se vi era un alto livello di supporto da parte di amici.
Questo risultato è confermato anche da una ricerca di Smart e Stonuto 12(interventi da parte di amici studenti nell'uso di alcol tabacco e altre droghe): essi avevano analizzato di interventi raccontati da amici studenti nell'aiutare i loro coetanei quando avevano bevuto o fumato o guidato ubriachi. Circa un terzo degli studenti(n=1184) è intervenuto nei confronti di amici che guidavano ubriachi e la metà è intervenuto per fumo. Questi studenti che erano intervenuti erano più grandi, stavano meno casa, erano meno propensi a fumare "cannabis" ma avevano più amici che bevevano e fumavano.
In sintesi, erano esposti di più alla cultura della droga, ma erano anche più diffidenti nei confronti di essa. Gli amici, quindi, come trovato da Piko, hanno sì un'influenza sui ragazzi, ma forse solo in forma indiretta. Una riflessione sorge da questa analisi: gli amici potranno essere una risorsa nella lotta alla droga nei giovani?
Ritornando all'esperimento di Piko , sembra che il supporto familiare in generale sia più importante per i figli in relazione all'uso di sostanze. L'associazione però era più forte quando il supporto era percepito dal padre rispetto a quello della madre. Sembra quindi , inaspettatamente, che l'attaccamento al padre abbia virtualmente effetti sull'uso di marijuana o di altri problemi di comportamento; nel processo di influenza familiare il supporto paterno potrebbe avere una componente critica rispetto all'uso di sostanze stupefacenti negli adolescenti.
Probabilmente l'attaccamento al padre avrebbero ruolo importante nella socializzazione delle adolescenti. Come sappiamo infatti, le teorie sociologiche riportano che padre e madre hanno ruoli di genere diversi nella vita familiare: i ruoli all'interno di una famiglia sono divisi a seconda del genere sessuale; in generale infatti le madri sono descritte, rispetto ai padri, come più aperte nell'ascoltare problemi e nell'aiutare a chiarire sentimenti, mentre il padre è visto come una figura più distante sia fisicamente che emotivamente (inespressività maschile).
Spesso infatti la relazione padre-figlio è in genere asimmetrica, fredda e rispettosa, mentre la relazione madre-figlio è più emotiva e si occupa più delle aree dell'intimità e delle confidenze(self disclosure).
Molto importante invece, è il fatto che il padre abbia un ruolo nella scelte sociali future del figlio (scuola, carriera, progetti), perché ciò ha importanti implicazioni sulla formazione della sua identità personale e dell'immagine del suo sé (Rice e Mulkeen,1995).
Ricordiamo il concetto di sè riguarda quella dimensione dell'esperienza di sè che il soggetto riesce a elaborare sul piano conoscitivo razionale ed esattamente, come dice Mead, " l'insieme dei concetti che l'individuo ha di se stesso e di cui è cosciente ", o come dice Gerden " il sistema di concetti di cui la persona dispone quando tenta di definire se stesso " .
Neisser specifica che, come tutti concetti, il concetto di sé trae il proprio significato dalla rete di assunzioni e teorie in cui è interconnesso. Si costituisce, di fatto, una sorta di teoria che il soggetto elabora su se stesso : concerne perciò il suo aspetto fisico, le sue relazioni interpersonali, le cose fatte in passato e quelle da fare in futuro, quello che il soggetto stesso si aspetta, sogna ho tenta di dover diventare (il sè ideale,), il significato che attribuisce propri pensieri e ai propri sentimenti.
In conclusione, possiamo dire che il supporto paterno potrebbe essere una componente critica nella relazione supporto sociale-uso di sostanze stupefacenti nei giovani.

L'influenza di diversi stili di coping
Frone e Windle13 esaminarono la relazione tra uso di sostanze stupefacenti e stile di coping negli adolescenti in un contesto di ricerca. In particolare presero in esame la relazione tra non soddisfazione nel lavoro e uso di droghe, in più la potenziale influenza moderatrice di uno stile di coping attivo o evitativo.
I risultati indicano che la non soddisfazione nel lavoro è positivamente correlata all'uso di alcol e sigarette, ma non all'uso di droghe illecite.
Lo stile di coping ha significativi effetti in relazione all'uso di sostanze: "l'active coping" è negativamente correlato all'uso di sostanze, mentre il "coping di evitamento" è positivamente correlato con uso sia di sigarette che di alcol, mentre nessuna dei due stili sono correlati all'uso di droghe illecite. Si capisce quindi come le soddisfazione lavorativa sia positivamente correlata a uso di sigarette e alcol nei giovani delle"high schools" dai due studiosi esaminati. I fattori come la motivazione a lavorare, il lavorare insieme, l'essere o no supervisori, le caratteristiche intrinseche del lavoro(work performance, work load) potrebbero essere direttamente o indirettamente correlata all'uso di sostanze negli adolescenti.
Le precedenti ricerche consideravano come fattori predittivi solo la famiglia, i coetanei, il contesto scolastico, dimenticando di considerare i fattori derivanti dal contesto sociale. In questo caso sarebbero necessarie ricerche più ampie per analizzare il ruolo del lavoro e gli adolescenti.
In questa ricerca non vi sono dati che giustifichino una moderata influenza dello stile di coping sulla relazione soddisfacimento lavorativo-uso di sostanze stupefacenti. Future ricerche potrebbero considerare un altro potenziale moderatore di variabili.
Patricia, Harrison e Park studiarono invece il modo in cui i giovani si procuravano alcol, tabacco e altre droghe. Il risultato più evidente e facilmente deducibile è la relativa rarità con cui i giovani si procurano tali sostanze solo in un modo; essi principalmente infatti usano due canali di accesso, che sono da un lato amici, conoscenti, spacciatori, e dall'altro la via ufficiale - commerciale, cioè negozi, tabacchini etc. subito chiara la grande importanza del canale sociale per quanto riguarda uso di alcol, mentre per quanto riguarda le sigarette si intende usare una combinazione di canale sociale e commerciale, anche se più della metà dei fumatori occasionali utilizza canale sociale.
Per quanto riguarda le droghe illecite è chiaro che il canale preferito sia quella sociale o quello degli spacciatori. Questo è un punto particolarmente critico per chi vorrebbe prevenire sul nascere il consumo di droghe: infatti poiché pochi studenti usano esclusivamente il canale commerciale per comprare sigarette, sarebbe opportuno capire se aumentare il controllo avrebbe un sostanziale impatto sull'uso di tali droghe; infatti anche se l'accesso ad alcolici e tabacco venisse ristretto, gli studenti spesso usano metodi alternativi per procurarseli. Trovano zone della città in cui poter comprare le sostanze stupefacenti o trovano persone che possono comprarle per loro .
Ci sono poi anche le influenze di genere: le ragazze per esempio sono due volte più propense dei ragazzi a usare esclusivamente il canale sociale per ottenere sigarette o alcol o altre droghe, suggerendo l'idea che ragazzi potrebbero essere più propensi a correre rischi per procurarsi tali sostanze.
Un altro punto importante è l'accessibilità delle fonti sociali: infatti trovare alcol e sigarette è molto facile in qualsiasi famiglia ,come è altrettanto facile trovare alcol, sigarette, marijuana e altre droghe alle feste a cui partecipano i ragazzi. Gli amici spesso sono una fonte fondamentale per ottenere tali sostanze.
Queste riflessioni ci fanno capire che le politiche di controllo non sono sufficienti per bloccare o limitare l'accesso a tali sostanze nei giovani: bisogna prima di tutto educare i genitori e altri adulti con funzione educativa alle implicazioni legali e ai danni fisici e sociali del rifornimento a minori di alcol e sigarette.
L'impatto della comunicazione dei genitori e della loro supervisione sull'uso di droghe da parte degli adolescenti è ben documentata. Inoltre molto lavoro è ancora necessario per identificare le strade più appropriate per prevenire l'uso di tali sostanze ancor prima che essi le abbiano provate.


5.3 FATTORI PSICHIATRICI

Studi epidemiologici negli adulti hanno mostrato un'associazione tra fumo di sigarette e disordini psichiatrici come schizofrenia, depressione maggiore, disturbi d'ansia, abuso di sostanze stupefacenti (Breslau ,1995 ;Covey ,199814). Associazione tra fumo di tabacco e depressione, ansietà è stata dimostrata anche negli adolescenti.
I giovani che fumano, infatti, riportano più sintomi di depressione rispetto ad adolescenti che non fumano (Kandel e Davies,198215).
Fumare sigarette è associato con un aumentato tasso di depressione maggiore e abuso di droga anche in altri studi epidemiologici di ragazzi tra i 14 e i 18 anni(Brown,1996).
In aggiunta adolescenti con sintomi depressivi o disturbi d'ansia mostrano un più alto rischio di iniziazione al fumo rispetto ad adolescenti asintomatici (Patton,1998).
Tuttavia, l'associazione tra depressione e fumo di tabacco non è stata provata consistentemente. Per esempio, in uno studio incrociato di tipo epidemiologico di individui tra 9 e 18 anni, si trovò che l'uso giornaliero di sigarette era associato con l'aumento di disordini legati all'uso di droghe, disordini del comportamento distruttivo e disturbi d'ansia, ma non disturbi dell'umore (Kandel,1997).
Di particolare rilevanza è l'associazione tra uso di tabacco e disordini del comportamento distruttivo. Gli adulti con deficit dell'attenzione, iperattività (ADHD) mostrano un elevato tasso di uso di tabacco - 40% - rispetto alla popolazione generale - 26%- (Pomerlau,1995).In accordo con queste percentuali negli adulti, i bambini con ADHD erano due volte più propensi a sviluppare un primo approccio con le droghe, incluso tabacco, rispetto ai bambini senza diagnosi di ADHD nella ricerca di Breslau e Chicolat (199916). Questo studio però non esamina il contributo di altri disturbi psichiatrici in comorbidità con ADHD, uso di droga, nè esplicitamente separa la dipendenza da nicotina dall'uso di alcol e marijuana.
Milberg e colleghi(1997) riportano che ADHD , particolarmente in comorbidità con altri disturbi predice un'iniziazione al fumo di sigaretta precoce (studio longitudinale di 4 anni). Infine in uno studio su soggetti devianti con disturbi legati all'uso di sostanze stupefacenti, la presenza di ADHD e depressione maggiore prediceva la severità di dipendenza da nicotina (Riggs, 1999).
.Si discute tutt'oggi sulla natura primaria(causale) o secondaria (consequenziale) dell'associazione tra uso di tabacco e morbidità psichiatrica. Per ora l'automedicazione sembra essere l'ipotesi prevalente (Patton e al.1999).

ALCUNE SPIEGAZIONI MEDICHE
L'azione della nicotina sul sistema monoaminergico è stato proposto come base per questa ipotesi; per esempio l'incrementato rilascio di dopamina dovuto alla nicotina o l'inibizione delle monoamine ossidate A e B 'dovuto ai componenti del tabacco non nicotinici (Fowler e al. 1996 a,b), può' mimare l'azione degli stimolanti che sono il trattamento di scelta per ADHD.
Infatti le ricerche hanno suggerito che gli effetti della nicotina rilasciati dai cerotti transdermici sono comparabili con quelli del methilphelidate per il sollievo dei sintomi dell'ADHD (Conners et al. 1996; Lewin et al. 1996). Sintomi psichiatrici possono anche emergere durante la sospensione della terapia nicotinica (e.g. ansietà distraibilità e depressione) che potrebbero spiegare le aumentate difficoltà nello smettere per la popolazione psichiatrica, seppur con l'eccezione dell'abuso di sostanze e depressione (Hanna e Grant 1999). Infatti molti disturbi psichiatrici che sembrano essere associati al fumo in realtà risultavano essere presenti prima dell'iniziazione al fumo (Costello et al. 1999).
Le strade per l'iniziazione al fumo di tabacco ed al suo persistere risultano diverse per femmine e maschi (Costello et al. 1999; Kandel et al. 1997; Martin et al. 1997). Ancora dibattuto è se il trattamento farmacologico, come il trattamento stimolante nell'ADHD, possa aumentare la vulnerabilità all'uso successivo di droghe, incluso il tabacco. Questa questione è difficile da esaminare in modo controllato perché il trattamento farmacologico è offerto ai bambini che si presentano con le più severe forme di ADHD.

LA RELAZIONE TRA USO DI TABACCO E DISTURBI LEGATI AD USO DI DROGHE O ALTRI DISTURBI PSICHIATRICI
Secondo recentissimi studi condotti da numerosi studiosi vi è una forte associazione tra uso di sigarette nell'adolescenza e un aumento della possibilità di uso futuro di altre sostanze stupefacenti di questi ragazzi (Breslau, Kilbey e Andresky,1991;Bailey 1992, Blaze-Temple,1992; Kandel e Yamaguchi,1993; Brown,1996; Kandel,1997).
Lo scopo della ricerca di Brown &Rohde17 è quello di replicare ed estendere questi risultati. Facendo uso di un insieme di dati longitudinali (Il progetto della depressione negli adolescenti dell'Oregon, OADP; Lewinshon et al., 1993) nei quali i partecipanti erano prima valutati durante la scuola superiore(T1), poi (T2) un anno dopo e una terza volta (T3) all'età di 24 anni, si esaminò la percentuale di disordini da uso di sostanze stupefacenti (come cioè abuso e dipendenza) durante la giovinezza (età 19-24) come una funzione del livello del fumo dell'adolescente. Il fumo di sigarette nell'adolescente fu classificato in base ai fattori uso di tabacco per tutta la vita, caratteristiche del consumo (attuale vs. passato al tempo della valutazione T2) e frequenza d'uso (giornaliera vs. non-giornaliera).
Data la precedente ricerca, la prima ipotesi (H1) è che l'uso di sigaretta durante l'adolescenza è un fattore di rischio rispetto ad un successivo uso problematico di sostanze durante l'età adulta. Sapendo che smettere di fumare con successo riduce i rischi legati al fumo di sigarette, la seconda ipotesi (H2-esposizione) è che il rischio associato con il fumo di sigarette è minore negli adolescenti che hanno smesso di fumare comparati con quelli che stanno ancora fumando. Il grado di rischio in base a un passato di fumatore sembra essere inversamente proporzionale al tempo in cui rimane senza fumare (H2a- durata della cessazione).
La terza ipotesi (H3-frequenza) è che il quotidiano uso di sigarette(passato o presente) è un fattore di rischio aggiuntivo rispetto all'uso di altre droghe nel futuro confrontato con l'uso saltuario di sigarette.
Il quarto argomento esaminato riguarda l'impatto del fumo di sigarette sull'età d'inizio. Basata su precedenti ricerche (Clayton & Ritter,1985) la quarta ipotesi (H4-età d'inizio) è che un'iniziazione precoce al fumo di sigarette sarebbe associato al rischio più alto di disordini legati all'uso delle sostanze stesse. Infine, sono stati esaminate le differenze di genere, poiché sono state riconosciute dagli studiosi come un importante fattore relazionato al fumo di sigarette (Grunberg,1991). L'impatto del genere è importante anche perché altri studi suggeriscono che il fumo di sigarette giochi un ruolo diverso nelle giovani donne rispetto ai giovani uomini in relazione al successivo uso di altre droghe (Welte & Barnes,1985).
Questo studio fa parte di un grande insieme di ricerche sulla "gateway theory" (Kandel & Faust,197518; Miller,1994) che ipotizza una progressione nell'uso di sostanze stupefacenti da parte degli adolescenti: la teoria sostiene che l'uso nei giovani di almeno una classe di droghe che sono lecite per gli adulti (cioè come alcol o sigarette) predice un successivo uso di marijuana, la quale predice a sua volta l'uso di altre droghe illecite.
Focalizzandosi sul fatto che l'uso di tali sostanze è legato ad alcuni disordini da uso di sostanze, il presente studio arricchisce le precedenti ricerche sulla teoria delle "gateway drugs" di un aspetto importante. Per la maggior parte infatti, le precedenti ricerche in quest'area si sono focalizzate sulla predizione di una progressione nell'uso di sostanze, e non allo sviluppo di comportamenti problematici legati all'uso di droghe, esaminando criteri di diagnostica per l'abuso di sostanze psicoattive o la dipendenza come e attraverso DSM-IV (Associazione Psichiatrica Americana, 1994).
Si trovò che adulti che usavano droga differivano dagli utilizzatori problematici di sostanze (Mackesy) , poiché raramente seguivano la sequenza tipica dell'uso di sostanze (cioè spesso usavano marijuana prima dell'alcol e più probabilmente usavano altre droghe illecite prima di usare la marijuana).Data quella piccola ricerca, si esaminò il livello al quale il fumo di sigarette predice lo sviluppo di disordini da uso di sostanze multiple (Brown & Rohde).
I partecipanti furono valutati mentre erano alla scuola superiore (T1), circa un anno dopo (T2) e dopo aver compiuto i 24 anni di età (T3). Gli adolescenti furono scelti al T1 da nove studenti anziani nell'Oregon del ovest; un sottoinsieme (n = 684) di 1709 adolescenti, che erano stati valutati sul fumo da sigaretta durante la scuola superiore, furono valutati per l'uso/abuso di alcol, cannabis e altre droghe fino all'età di 24. Interviste semi strutturate dettero informazioni riguardanti l'uso di sigarette durante l'arco della vita e del masticare tabacco, età dell'inizio al fumo, frequenza e quantità di sigarette fumate e gli sforzi per smettere nell'adolescenza.
Le diagnosi sull'abuso e la dipendenza da sostanze nella giovane età adulta furono fatte da e tramite DSM-IV. Risultati. Il fumo durante tutto il corso della vita tra gli adolescenti più vecchi incrementò significativamente la probabilità di disordini futuri nell'uso di alcol , cannabis, droghe pesanti e droghe multiple durante l'età adulta.
Essere stato prima un fumatore non riduce il rischio di disordini nell'uso futuro di sostanze, a meno che di non aver continuano l'astinenza (la cessazione) da fumo per più di 12 mesi fu associata con una percentuale significativamente più bassa di futuri disordini da uso di alcol. Il fumo giornaliero fu associato a rischi futuri di disordini da uso di cannabis, droghe pesanti e droghe multiple.
Tra i fumatori giornalieri, l'età di iniziazione precoce predisse il futuro disordine da uso di sostanze. I risultati estesero la conoscenza sulla relazione tra il fumo di sigarette durante l'adolescenza e lo sviluppo dei disordini dell'uso di sostanze durante la giovane età adulta, illustrando rischi addizionali associati con l'inizio precoce al fumo. Le ricerche future dovranno esaminare le potenziali associazioni casuali.
Quindi i precedenti risultati che trovarono che il fumare sigarette negli adolescenti è significativamente associato con il futuro sviluppo di disordini da uso di sostanze furono confermati. Essere stato un fumatore di sigarette nell'adolescenza (H1) incrementava sostanzialmente il rischio di sviluppare una diagnosi di abuso/dipendenza da alcol, cannabis e droga pesante nell'età adulta. Inoltre, tra quelli che sviluppavano un disordine da uso di sostanze, non aver mai fumato incrementava ugualmente la possibilità di sviluppare disordini da uso multiplo di sostanze. Interessante è che la cessazione dal fumo nell'adolescenza (H2), di per sè, non riduceva il rischio futuro da disordini dell'uso di sostanze.
Comunque, come secondo l'ipotesi H1 gli adolescenti fumatori giornalieri che smisero per un anno o più avevano una significativa bassa percentuale di sviluppare futuri disordini da uso di alcol comparati con persone che avevano smesso più di recente. Anche se non era molto significativo, lo stesso risultato fu evidente riguardo ai disordini da uso di cannabis e droghe pesanti. Colpisce ancora di più che i fumatori adolescenti che mantennero questa cessazione a lungo termine non avevano meno probabilità di sviluppare disordini futuri da uso di alcol, cannabis o droghe pesanti all'età di 24 anni di quegli adolescenti che non avevano mai fumato. La difficoltà di smettere di fumare è ben documentata (Browell, 1996; USDHHS,1994) e mantenere l'astinenza per un anno o più rappresenta un traguardo significativo. Forse gli adolescenti che riescono ad mantenere la loro astinenza hanno anche altri cambiamenti costruttivi nella vita, cambiamenti che non solo supportano la loro astinenza continuata dal fumo, ma che servono anche a diminuire il rischio per un futuro abuso o dipendenza da sostanze.
I risultati supportano l'ipotesi (H3) che il fumare frequentemente negli adolescenti era associato con il maggior rischio di disordini da uso di droga nella giovane età adulta. Comparati con gli adolescenti che non fumavano frequentemente, i fumatori giornalieri erano significativamente più a rischio, crescente, di disordini da uso di cannabis , droghe pesanti e disordini da uso multiplo di sostanze. I nostri risultati suggeriscono che la relazione tra fumare sigarette e rischio di problemi collegati a uso di droghe illecite potrebbero essere dosi- dipendenti, anche se il supporto di questa ipotesi avrebbe bisogno di un ricerca più raffinata nel futuro.
E' da notarsi anche che la maggior frequenza nel fumare non era significativamente associata con il rischio crescente di sviluppare un disordine futuro da uso di alcol. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che l'uso di alcol tende a essere considerato più normale dell'uso di cannabis e droghe pesanti.
Si potrebbe dire che gli adolescenti che sono fumatori giornalieri siano lungo la via del comportamento deviante, come suggerito dalla" Problem Behavior Theory " di Jessor (Jessor& Jessor,199719; Donovan & Jessor,1995) e perciò potrebbero essere a maggior rischio di abuso di sostanze illegali, comparati con gli adolescenti che fumano meno frequentemente. Una seconda possibilità è che i giovani imparino comportamenti devianti: il fumo da sigaretta potrebbe avere una più forte associazione con la marijuana perché insegna loro come inalare una sostanza psicoattiva.
Le ultime analisi portano a pensare che l'associazione prospettiva tra il tabacco e l'alcol potrebbe essere più debole, o non-significante, perché le due sostanze non hanno un chiaro ordine temporale. Qualsiasi sia la spiegazione, questo insieme di risultati è in accordo con altre ricerche(Newcomb & Bentler,1986) e con il risultato di Brown & Rohde ,prospettivo, precedente al OADP che , dopo aver controllato, per quanto riguarda gli altri disordini psichiatrici, che lo stato del fumare al T1 era associato con l'avere un disordine da uso di droga, ma non un disordine da uso di alcol, un anno dopo il T2 (Brown et al.,1996)
Infine, Brown & Rohde dimostrano che l'inizio precoce al fumo è un rischio per il futuro disordine da uso di sostanze. Tra gli adolescenti che fumavano giornalmente, iniziare a fumare precocemente era significativamente associato ad un incremento di un futuro disordine da uso di alcol e droghe pesanti; lo stesso insieme di risultati fu notato (ma non-significante) per i futuri disordini da uso di cannabis.
Questa conclusione dovrebbe essere giustificata, comunque, dal fatto che l'età d'inizio precoce in un campione di adolescenti come questo è altamente correlata con il tempo totale (anni) in cui si fuma. Perciò, potrebbe essere il lungo arco di tempo in cui si fuma, piuttosto che l'inizio precoce, a costituire il fattore di rischio.
Questo è un argomento importante che si spera di sviluppare negli studi futuri basati sui dati del fumo T3, poiché l'intervallo di tempo dall'età di iniziazione al fumo (tipicamente 12 anni d'età) al T3 (24 anni d'età) si allunga sempre più e quindi entrambi i fattori "tarda iniziazione" e il fattore "smettere di fumare" diventano importanti (come analizza Breslau in" Smoking cessation in young adults: age at initiation of sigarette smoking and other suspected influences").

Entrambi i fattori (età d'inizio e durata) potrebbero essere significanti e contribuire, indipendentemente o insieme, all'abuso di uso di sostanze nell'età adulta. Potrebbe anche essere che l'età d'inizio è più predittiva di un successivo disordine da uso si sostanze a una certa età comparato con altri(e.g. iniziare a fumare all'età di 10 è peggio che a 14, ma 18 non è peggio che a 22).
Un'importante risultato negativo è che il genere non moderava significativamente le associazioni tra adolescenti fumatori e abuso/dipendenza da sostanze durante la giovane età. Questi risultati sono in disaccordo con i precedenti risultati incrociati, e suggeriscono che l'associazione tra fumare giornalmente sigarette e il concorrente disordine da uso di sostanze è più forte per le donne che per gli uomini (Kandel et al.,1992,1997). Le differenze di genere nelle associazioni concorrenti e prospettive tra il fumo di sigaretta e i disordini d'uso richiedono continua attenzione.
Gli attuali risultati suggeriscono che a qualsiasi livello il fumo di sigaretta nell'adolescente è un predittore negativo. D'altra parte, il fumare pesantemente e quindi una diagnosi di dipendenza da nicotina potrebbe agire come un importante moderatore..
Però anche se il campione era ampio, alcune delle analisi risultano in forma di piccola cellula, perciò il potere statistico potrebbe essere inferiore in lacune analisi e i risultati negativi dovrebbero essere interpretati attentamente .Dovrebbe anche essere notato che i partecipanti all'OADP che avevano avuto una precedente diagnosi di disordine psichiatrico, includenti abuso e dipendenza da sostanze psicoattive, al T2 erano sovrarappresentati nelle interviste del T3. Perciò, la percentuale dei disordini da uso si sostanze tra T2 e T3 ci si aspetta fosse elevata. Però, la presenza di disordini psichiatrici al T2 fu statisticamente controllata per l'analisi principale e sembrava aver poco effetto sull'associazione tra T2 fuma e l'età d'inizio dei futuri disordini da uso di sostanze.
Per finire, il campione fu selezionato da una regione degli Stati Uniti e una valutazione incrociata dei risultati, specialmente con campioni di altre nazionalità, incrementerebbe di molto la possibilità di una generalizzazione dei risultati.
In conclusione, questi risultati suggeriscono diverse importanti relazioni tra l'iniziazione, progressione e cessazione del fumo da sigarette e lo sviluppo dei disordini da uso di sostanze da parte dei giovani adulti. I presenti risultati suggeriscono un'altra associazione negativa del fumo di sigarette negli adolescenti: la possibilità di uno svilupparsi di disordini da suo di sostanze.
Anche se questo studio è prospettivo e longitudinale, non c'è una connessione casuale tra il fumo degli adolescenti e il successivo disordine da uso si sostanze.
Potrebbe essere che le associazioni tra il fumo da sigaretta negli adolescenti e il più tardo disordine da suo di sostanze sia dovuto alla comune terza variabile che crea una predisposizione per entrambi i fattori di fumo e uso problematico di altre sostanze.
Non possiamo dire che la prevenzione del fumo e la cessazione nell'adolescenza proteggerebbero i giovani dall'uso/abuso si sostanze durante la giovinezza. Le ricerche future esamineranno se modificare i livelli di fumo da sigaretta cambierà il susseguente sviluppo di disordine da uso di sostanze.
Se queste associazioni si dimostreranno di tipo causale, la prevenzione al fumo e gli sforzi alla cessazione dovranno essere iniziati fin da bambini. Anche se prevenire il fumo è chiaramente una scelta, anche solo ritardare l'età di iniziazione al fumo per un periodo di tempo potrebbe essere benefico. Mentre gli sforzi della Sanità Pubblica devono iniziare con l'obiettivo di prevenire l'età d'iniziazione al fumo o raggiungere la cessazione totale, nello specifico, prevenire il ritardo nell'età di inizio al fumo giornaliero potrebbe essere importante e utile per quelli che sono incapaci o non cercano di smettere. Infine, gli sforzi nell'aiutare gli adolescenti a smettere di fumare potrebbero essere fortemente collegati al fatto che, i risultati della ricerca indicano l'importanza di rimanere senza fumare per un anno o più.
Lynskey ,Fergusson e John20 hanno invece esaminato la correlazione o comorbidità tra uso di tabacco, alcol, e cannabis nell'adolescenza e durante la giovinezza:
nella loro ricerca Lynskey ,Fergusson e Horwood introducono un modello di equazione strutturale ai dati sui fattori " uso di tabacco, alcol, e cannabis all'età di 16 anni" e una serie di fattori di rischio ricercati prospettivamente per esaminare:
a) Se l'ampiezza delle correlazioni tra uso di tabacco, alcol, cannabis durante l'adolescenza può essere spiegata da una vulnerabilità comune all'uso di tali sostanze; e
b) Se l'ampiezza di tale vulnerabilità può, a turno, essere spiegata dai fattori di rischio osservati.

I risultati di questa analisi indicano che:
1. Variazioni nell'uso di tabacco, alcol e cannabis erano determinati, almeno in parte, da una comune vulnerabilità ai comportamenti d'uso di sostanza;
2. Le correlazioni osservate tra i fattori di uso di sostanza erano adeguatamente spiegati dalle loro correlazioni con questo fattore di vulnerabilità comune;
3. che i predittori significativi di questa vulnerabilità erano:
3.1. la frequenza con cui era in compagnia di persone devianti o di coetanei che usano di sostanze,
3.2. i loro punteggi sulla scala di Cloninger's (1987)
3.3. il fattore "ricerca della novità", e "uso illecito di droga dei genitori".

La correlazione multipla tra questi fattori e la vulnerabilità del fattore d'uso di sostanze fu 73 (54% della variante nella vulnerabilità) indicando che l'uso di una sostanza poteva venir predetta da questi fattori di rischio osservati. Una caratteristica importante dei risultati indicò che le associazioni tra i fattori di rischio osservati e la predisposizione individuale ai tre tipi di sostanze stupefacenti erano mediati dagli effetti della vulnerabilità latente al fattore d'uso di sostanza.
I risultati riportati in questo studio sono in accordo con gli studi riportati da Newcomb & Bentler i quali hanno esaminato i fattori associati con un maggior rischio d'uso di sostanza nell'adolescenza. In particolare, questi autori hanno usato metodi di equazione strutturale modellante per unire i fattori associati con fattori latenti dell'uso di sostanza.
Queste analisi hanno mostrato l'uso di alcol, cannabis e altre droghe illecite sono indicatori di un fattore comune, il quale è stato semplicemente etichettato uso di sostanza. In comune con i risultati della presente ricerca, queste analisi hanno identificato una gamma di fattori di rischio che sono associati con il rischio crescente d'uso di sostanze da parte degli adolescenti e hanno riportato che le associazioni tra questi fattori di rischio e il comportamento individuale di uso di sostanza (alcol, cannabis e uso di altra droga illecita) sono mediate tramite le loro associazioni con il fattore comune, uso di sostanza.
I risultati hanno chiaramente un numero di implicazioni importanti per capire le cause del fenomeno e creare programmi per la prevenzione dell'uso di droghe durante l'adolescenza. In particolare, il risultato che gli effetti dei fattori di rischio sul comportamento individuale era mediata attraverso la vulnerabilità indica che questi predittori non sono unici a nessuna classe di sostanza e perciò la focalizzazione del programma di prevenzione dell'uso di sostanze dovrebbe essere sull'uso di sostanze in generale piuttosto che su una sola specifica classe di droghe.
I risultati del presente studio mostrano come il 54% della variante nel fattore di vulnerabilità latente potrebbe essere predetta osservando i fattori di rischio. Al contrario, questo implica che il 54% delle correlazioni tra uso di tabacco, alcol e cannabis può essere attribuita agli effetti comuni o correlati dei fattori di rischio osservati mentre la correlazione rimanente rappresenta gli effetti di fonti non osservate di vulnerabilità.
Le fonti non osservate di vulnerabilità potrebbero rappresentare i fattori di rischio comuni o correlati ai comportamenti di uso di sostanze che non furono inclusi nel modello. Questi fattori omessi potrebbero includere fattori genetici che potrebbero essere comuni a una gamma di comportamenti d'uso di sostanze (Grove et al., 1990) e fonti di variazione ambientale che non sono adeguatamente rappresentate dai fattori di rischio studiati. Inoltre, il modello presentato in questa ricerca, a causa dell'età e della storia tipica di uso di droghe del campione, si è focalizzata solo sul tabacco, alcol e cannabis e non si sa se tale modello possa applicarsi anche a droghe come cocaina, eroina che hanno caratteristiche diverse nel consumo e negli effetti. Un altro punto di vista è quello della teoria delle "gateway drugs", la quale ha enfatizzato connessioni casuali tra comportamenti d'uso di sostanze come alcol e tabacco nei quali l'uso ne incoraggia la sperimentazione e l'uso di altre sostanze più "pesanti" come eroina e cocaina (Kandel & Faust,1975; Kandel &Chen, 1992).
Il presente studio chiaramente supporta il punto di vista che le correlazioni tra uso di tabacco, alcol e cannabis durante l'adolescenza sono in gran parte non casuali, e invece i fattori di rischio e i passi della vita che incoraggiano l'uso di una droga incoraggiano anche l'uso di altre sostanze stupefacenti.
Naomi Breslau21, invece, indaga la relazione tra uso di tabacco e disturbi psichiatrici. Infatti recenti studi epidemiologici hanno rilevato che la comorbidità a disturbi psichiatrici è molto più ampia delle previsioni sospettate.
Forti associazioni sono state riportate tra specifici disturbi da uso di sostanze e alcuni disordini mentali e disordini da uso di sostanze stupefacenti. L'analisi di Breslau si focalizza sulla comorbidità psichiatrica all'uso di tabacco e dipendenza da nicotina, un disordine da uso di sostanze stupefacenti sul quale poca formazione è ancora disponibile.
I dati provengono da campione di circa 1000 giovani adulti. La prevalenza di soggetti con dipendenza nicotina da tutta la vita era del 20%. Maschi e femmine con dipendenza da nicotina avevano diversi disordini legati all'uso di tabacco e altre droghe (come depressione maggiore e disturbi d'ansia), rispetto ai fumatori non dipendenti da nicotina e ai non fumatori.
La depressione maggiore e alcuni disturbi d'ansia erano associati specificatamente con dipendenza nicotina . Vi erano differenze legate ai disordini da uso di droga anche nei fumatori non dipendenti, rispetto ai non fumatori. Inoltre una storia di precoci problemi di condotta nei soggetti aumentava le diversità nella dipendenza nicotina nei fumatori.
Una serie di ricerche sul campo riguardanti l'uso di sostanze stupefacenti hanno suggerito che, per molti consumatori, sigarette alcol gioco non ruolo di primo piano nel processo di avvicinamento all'uso ed abuso di droghe illecite (Kandel & Lagon,1984).
I risultati trovati, e cioè che il tabacco e alcol giocano un ruolo primario nella progressione verso l'uso di sostanze più pesanti e disordini dovuti all'uso di tali droghe, hanno portato gli studiosi a chiamare le droghe come la alcol e il tabacco "gateway drugs".
Il loro uso è socialmente accettato negli adulti, ma è ampiamente disponibile anche per bambini e adolescenti. Tale modello che postula una progressione da droga illecita droga illecita, ipotizza associazioni tra lui tabacco e disordini legati all'uso di droghe illecite. Si ipotizza anche un qualche tipo di associazione più forte tra persone con dipendenza nicotina e successiva dipendenza da sostanze stupefacenti illecite. In aggiunta, le associazioni osservate tra dipendenza nicotina e dipendenza da alcol sono in accordo con un ipotetico modello che caratterizza i primi stadi del processo da " un provare inizialmente di ciascuna sostanza ", seguita da un "provare inizialmente di altre", seguita da un'esperienza con droghe pesanti e infine un più avanzato uso di entrambi i tipi di sostanze (Collins e al.,1994).
Nonostante tutte queste correlazioni trovate non si è ancora riusciti a trovare delle relazioni causali tra di esse. Una delle possibili spiegazioni è degli adolescenti che hanno bisogno di cercare nuove sensazioni cominciano la loro esperienza con la droga con sostanze che sono facilmente disponibili, come appunto la alcol e il tabacco.
Una seconda spiegazione potrebbe essere che il primario uso di tabacco nei giovani sia legato ad un inadeguato controllo da parte dei genitori, un fattore, quest'ultimo, associato anche con la sperimentazione di droghe pesanti (Chicolat e al.,1995).
Anche una correlazione tra i fattori familiari o genetici e uso di tabacco , alcol e altre droghe potrebbe dare spiegazioni di questa associazione tra dipendenza da nicotina e uso di droghe pesanti e disordini legati al loro uso.
Da notarsi anche, che persone con una storia di dipendenza da nicotina avevano un incremento dell'incidenza di depressione maggiore durante il periodo di osservazione. L'associazione bidirezionale tra dipendenza nicotina e depressione maggiore con quei disordini che aumentano la probabilità di un uso di droghe pesanti, suggerisce la possibilità che tali meccanismi non siano causali, e che ci sia anche un fattore di predisposizione.
I risultati osservati dal doppio studio Kendler (1993) suggeriscono che l'associazione tra fumo e depressione maggiore è dovuta largamente fattori genetici. Si ipotizza infatti che tratti di personalità ,geneticamente influenzati, potrebbero contribuire all'associazione tra uso di tabacco e una depressione maggiore. Evidenze di questo neuroticismo si possono trovare anche sulla base di i dati retrospettivi di Breslau(1994). Sono tra necessari ulteriori test per confermare quest'ipotesi.
Shari & Johnson22 esaminarono invece la comorbidità a problemi di condotta e depressivi e l'uso di sostanze stupefacenti in un campione di 340 africani - americani, maschi e femmine. L'uso di alcol, tabacco e marijuana fu esaminato in questo gruppo di persone che frequentavano il sesto grado delle scuole americane. In particolare fu esaminato:
1. comorbidità a problemi di condotta e depressione;
2. solo problemi di condotta;
3. solo problemi depressivi;
4. né problemi di condotta né problemi depressivi.

I due gruppi con problemi di condotta mostravano i due più alti livelli di uso di sostanze stupefacenti, sebbene nello stesso tempo la comorbidità a problemi di condotta depressione(1) mostrava alti livelli di uso di droghe. Inoltre soggetti con problemi depressivi mostravano solamente un livello di uso di sostanza stupefacente che era equivalente a quello dei soggetti del gruppo senza problemi(4). I risultati dunque mettono in luce importanza del controllo dei sintomi di comorbidità, i possibili effetti interattivi tra problemi di condotta depressione e le implicazioni riguardanti i trattamenti e la prevenzione di uso di droghe.
Il proposito nello studio era quella di esaminare i risultati di soggetti che facevano uso di droghe attraverso gli anni dell'adolescenza e avevano una doppia diagnosi di problemi depressivi e problemi di condotta. Molti dei risultati ottenuti in sopportano i risultati ottenuti nei primi studi di Capaldi nel 1991-92 e mostrano che i due gruppi con problemi di condotta esibivano i più alti livelli di uso di sostanze ad ogni età.
Il fattore comorbidità (1) mostrava elevati livelli di uso di sostanze stupefacenti, che erano rispettivamente sotto o sopra al livello di ciascuno dei gruppi con un singolo problema. I livelli di uso di sostanze per i giovani depressi senza comorbidità a problemi di condotta, erano pochi e generalmente mai come i livelli dei giovani del gruppo senza problemi. Giovani che mostravano alti livelli di problemi di condotta durante la prima adolescenza erano a rischio per aumentati livelli riguardo all'uso di sostanze stupefacenti(dal sesto fino al decimo grado delle scuole americane), con una tendenza similare anche per uso di tabacco alcol e marijuana.
Questa conclusione sopportata anche dal fatto che sono trovati livelli totali più alti di uso di droghe nei due gruppi con problemi di condotta in tutto l'arco temporale esaminato (cioè dal sesto al decimo grado delle scuole americane). Sono significanti anche la gran parte dei dati ottenuti comparando i due gruppi con problemi di condotta ai rimanenti soggetti; una prima conclusione, circa il ruolo dei comportamenti antisociali come predittore di uso di sostanze stupefacenti degli adolescenti (Boyle, Winde,1990), è sopportata proprio da questo campione di ragazzi/e afroamericani.
Possiamo dire quindi che l'uso di sostanze stupefacenti sembra essere parte di un complesso scenario dei comportamenti antisociali, che includono aggressività, " infrangere le regole ", con violazione dei diritti base degli altri.(Jessor & Jessor). L'uso di tali sostanze potrebbe non essere un risultato di percorsi problemi di condotta, no una manifestazione dello sviluppo di questa sindrome più generale che emerge durante gli anni dell'adolescenza. In aggiunta, come ci si aspettava, un primo uso saltuario di tabacco e alcol è una forte predittore di un uso successivo di altre droghe.
Per quanto riguarda un possibile meccanismo di correlazione tra problemi di condotta nei giovani e aumenta del rischio di uso di sostanze successivo, si ritiene sia dovuto alla prima iniziazione di tali sostanze. Alcune analisi rivelano significativi alti livelli di uso di sostanze per giovani con comorbidità a problemi di un condotta e depressione. In particolare l'uso di tabacco al sesto grado, l'uso di alcool al settimo e ottavo grado delle scuole americane, e l'uso di marijuana al sesto e all'ottavo grado aveva livelli più alti per soggetti con notevole problemi di condotta e depressivi (comparati con ciascuno dei gruppi con un singolo problema). Differenze di genere: al decimo grado l'uso di sostanze stupefacenti per i maschi rimaneva più alta dei due gruppi con problemi di condotta, mentre per le femmine i livelli di uso di sostanze erano sempre più alti in tutti i gruppi. Ma dato il campione abbastanza piccolo i risultati devono essere interpretate con cautela. In sintesi gli questo studio già delle linee direttive per lo studio della comorbidità a problemi di condotta depressivi e il i risultati trovati mettere in evidenza l'importanza di una valutazione multipla dei sintomi chiedevano includere anche un fattore fisiologico relativo uso di sostanze stupefacenti durante l'adolescenza.
Anche Lynskey e Fergusson hanno analizzato la relazione tra problemi di condotta e uso di droghe illecite, in particolare tra problemi di condotta nei bambini, comportamenti del deficit dell'attenzione e uso illecito di tabacco, alcol e altre droghe di questi bambini una volta entrati nel periodo adolescenziale.
Furono quindi esaminati 900 bambini neozelandesi all'età di otto anni con problemi di condotta e comportamenti da deficit dell'attenzione e l'uso di tabacco e altre droghe all'età di quindici.
L'analisi mostrò che mentre i problemi di condotta erano significativamente associati con il successivo uso di tabacco e altre droghe, non vi erano associazioni significative tra i primi comportamenti del deficit dell'attenzione e il successivo uso di sostanze una volta che le correlazioni tra i problemi di condotta e i comportamenti del deficit dell'attenzione erano stati considerati separatamente. Le associazioni persistevano dopo controllo di un gruppo di covarianti potenzialmente confondenti. I bambini che mostravano tendenze a problemi di condotta all'età di 8 anni consumavano da 1.5 a 1.9 volte di più alcol e avevano un livello di problemi relativi all'alcol, uso quotidiano di sigarette e uso illecito di droghe che era da 1.9 a 2.0 volte più alto che nei bambini con minor problemi di condotta.
Si è concluso che i comportamenti dovuti a deficit dell'attenzione, in assenza di problemi di condotta, non era associato con un uso successivo (15 anni) di droghe. Comunque, anche quando erano associati fattori contestuali- sociali e altri due fattori (problemi di condotta e uso di droghe) i problemi di condotta a otto anni erano fattori di rischio per il successivo uso di sostanze stupefacenti (a 15 anni).
Ci sono stati numerosi studi che hanno esaminato la relazione tra i disturbi del comportamento e comportamenti dovuti a deficit dell'attenzione, e il successivo uso di sostanze stupefacenti.
I generale questi studi hanno trovato che i comportamenti distruttivi, problematici o passivi nei bambini sono positivamente associati con l'uso successivo e l'abuso di tabacco e altre sostanze. Comunque, mentre numerosi studi hanno dimostrato associazioni tra comportamenti distruttivi e passivi prima e successivo uso di sostanze, ci sono almeno due caratteristiche di queste associazioni che richiedono ulteriori ricerche. Primo, come i deficit dell'attenzione e disturbi del comportamento abbiano più correlazione e comorbidità (Fergusson ,1991; Hinnshaw, 1997) a uso di sostanze stupefacenti, e poi come queste associazioni apparenti tra tali comportamenti e uso di sostanze poi possono aumentare in due modi differenti.
E' possibile che ci siano relazioni molteplici tra i disturbi del comportamento e i comportamenti di deficit da attenzione cosi che i bambini che mostrano tendenze ad disordini del comportamento o del deficit dell'attenzione sono ad alto rischio di conseguente uso di sostanze; alternativamente è possibile che ci siano specifiche relazioni tra determinati tipi del disturbo del comportamento esibiti dai bambini e successivo uso di sostanze.
Mentre numerosi studi tendevano a suggerire la presenza di molteplici relazioni tra problemi di comportamento nella media infanzia e il successivo uso di tabacco e altre droghe (Windle, 1990), questi studi erano limitati per diversi motivi. In particolare codesti studi fallivano nel misurare/analizzare i disturbi del comportamento e i comportamenti di deficit da attenzione o sbagliavano nel tenere in considerazione entrambi i fattori.
Ci sono, comunque, altri studi recenti che hanno suggerito la possibilità di specifiche relazioni tra prima tendenze comportamentali e dopo uso di sostanze. Per esempio, Manuzza e (1991) e Barkley (1990) trovarono che il deficit dell'attenzione, in assenza di disordini del comportamento, non erano associati con il successivo uso di sostanze. Halikas (1990) trovò invece trovò che mentre l'aggressività è associata con l'abuso di sostanze, non ci sono associazioni tra deficit dell'attenzione e uso di sostanze quando i fattori aggressività e deficit del comportamento dell'attenzione erano presi in considerazione insieme. Ugualmente Fergusson nel 1993 trovò che, mentre i problemi di condotta nei bambini erano associati ad un successivo uso di cannabis, non c'erano associazioni tra a.d.b. e successivo uso di cannabis una volta che la relazione tra comportamenti del deficit dell'attenzione e problemi di condotta erano presi in considerazione insieme.
Questi risultati suggeriscono che ci sono due potenziali ruoli attraverso i quali i problemi di condotta a otto anni potrebbero essere associati con il successivo uso di tabacco e altre droghe: primo che i comportamenti legati all'uso di sostanze nell'adolescenza sono un riflesso di tendenze comportamentali che iniziano da piccoli; secondo, sembra che alcune di queste associazioni studiate (tra precoci disturbi del comportamento e successivo uso di droghe) potrebbero essere spurie e presentarsi insieme ad altri fattori confondenti che potrebbero essere causalmente antecedenti ai problemi di condotta fino ad ora esaminati.
Questi fattori includono le caratteristiche socioeconomiche della famiglia di provenienza, i comportamenti legati all'uso di sostanze dei genitori, la predisposizione all'uso di tabacco e altre droghe dei genitori e i conflitti tra coniugi (da me trattati nel capitolo sui fattori sociali e comportamentali)
.D'altra parte , è anche possibile che molti bambini che sono predisposti all'uso di alcol , tabacco e altre droghe non esprimano questa tendenza fino ai 15 anni, e di conseguenza, l'associazione tra precoci disturbi del comportamento e successivo uso di droghe potrebbe essere diventato più forte del campione esaminato di 15 anni con un incremento dei giovani che usano droghe.


5.4 FATTORI ETNICI E DI GENERE

Inaspettatamente negli ultimi anni si è assistito a un aumento delle ragazze che fumano abitualmente. E ragazze fumatrici riportano di essere autosufficienti, ribelli, in confronto ai maschi fumatori, che sono socialmente sicuri (Clayton,1991). Inoltre è iniziato circa vent'anni fa una pressione socioculturale che proponeva alle donne un ideale di corpo femminile tendente alla magrezza (Field,1993; Hill &Robinson,1991;), che induce un aumento di donne che cercano di essere magre. Le pubblicità di sigarette che hanno come target le donne enfatizzano la capacità del tabacco di farle restare magre, associando idealmente tabacco e magrezza.
Non è sorprendente quindi, che in un ampio studio su ragazze adolescenti non fumatrici, risultò che stare a dieta ed essere magre fossero associati prospettivamente con un aumento della percentuale di iniziazione al fumo di tabacco nelle ragazze (French,1994). Il ruolo di questi fattori nell'aumento della percentuale di adolescenti fumatrici dovrebbe essere tenuta in conto né gli interventi terapeutici riguardanti la cessazione del fumo.
Pochi studi longitudinali, invece, sono disponibili per quanto riguarda la relazione tra iniziazione al fumo e differenze tra i gruppi etnici. Le percentuali indicano livelli di uso di tabacco più alti nei bianchi e negli americani autoctoni e più bassi negli africani americani e asiatici. Inoltre alcuni studi suggeriscono che ci sia una differenza nell'emivita della nicotina e della cotinina tra fumatori adulti africani americani e i bianchi(Perez-Stable,1998). Questo potrebbe parzialmente spiegare alcune delle differenze riguardanti i rischi di malattie collegati al fumo di tabacco tra i vari gruppi etnici.
Sherry e Kann23 hanno esaminato le relazioni tra l'uso di tabacco e di altre sostanze tra gli studenti di una scuola superiore degli Stati Uniti, attraverso sottogruppi genere ed etnico.
I dati riguardo l'uso di tabacco e di altre sostanze fu analizzato dal "Nationl Youth Risk Behaviour Survey, 1995" in collaborazione con il CDC. Confrontati ai non fumatori, i fumatori erano significativamente più propensi a riferire l'uso di tutte le sostanze stupefacenti, inclusi uso di cocaina, inalanti, e sostanze multiple e saltuario uso di alcol, episodi di forti bevute, uso di marijuana.
Tra i fumatori di tabacco, una forte relazione di dipendenza fu trovata per tutte le sostanze esaminate con l'eccezione dell'uso attuale di cocaina. Infine, emerse un fattore di rischio suggerendo che la predisposizione all'uso di altre sostanze incrementava quando gli studenti si spostavano da" nessun uso" di tabacco all'uso di tabacco senza fumo solamente, al fumo di sigaretta soltanto e all'uso di entrambe sia tabacco senza fumo sia sigarette.
L'uso di tabacco, alcol e altre sostanze è associato a mortalità, come scontri di automobili, omicidio, suicidio, malattie cardiovascolari e cancro.
Perciò, un incremento della conoscenza della materia riguardo l'uso di tabacco, alcol e altre sostanze è importante per prevenire il loro uso e la morbilità e mortalità associata al loro uso. Alcune ricerche con campioni rappresentativi nazionali hanno esplorato questo argomento, ma le prove suggeriscono che un'associazione positiva esiste tra l'uso di tabacco (sia fumo di sigarette che l'uso di tabacco senza fumo) e l'uso di altre sostanze (alcol, marijuana, etc.).
Questo studio è l'unico che ha usato dati del "National Youth Risk Behaviour Survey" (YRBS) per esaminare le relazioni tra tabacco (sia fumo di sigarette che l'uso di tabacco senza fumo) e l'uso di altre sostanze tra sottogruppi di genere ed etnici. E' anche esaminata la relazione di dipendenza tra l'uso di tabacco e l'uso di altre sostanze, così come la relazione tra il tipo di tabacco usato (solo l'uso di tabacco senza fumo, solo l'uso di sigarette o entrambi) e l'uso di altre sostanze.
In accordo con le ricerche sopra citate, questi dati suggeriscono una forte associazione tra l'uso di tabacco e l'uso di altre sostanze. Questa associazione vale per la maggior parte per i sottogruppi genere ed etnico. In più, si trovò una forte relazione di dipendenza tra uso di tabacco e uso si altre sostanze . L'uso per la vita di cocaina, inalanti, altre sostanze illegali e uso multiplo di queste, uso di alcol, marijuana e cocaina ed episodi di forti bevute erano associati al fumo quotidiano e attuale di sigarette.
Susan Feilgman e Stanton hanno quindi analizzato come i giovani adolescenti (maschi e femmine) e l'ambiente sociale siano fattori importanti in relazione all'uso di sigarette, alcol e droghe specialmente tra le minoranze giovanili urbane.
Centocinquantuno giovani di bassa estrazione sociale ed economica africani-americani abitanti in città, dai 9 ai 15 anni di età, completarono un questionario, risultò che il 25% aveva fatto uso negli scorsi i sei mesi di droghe illecite e/o di alcol, sigarette; il 19% si aspettava di usare una di queste sostanze nei prossimi sei mesi. L'esposizione della famiglia alla cultura della droga incrementò la possibilità che questi giovani si aspettassero di usare droghe nella percentuale di 4. 5 (ragazzi) e 2. 5 (ragazze). Altri fattori (sentimenti riguardo all'uso di droghe nella comunità, droghe, aspettative a lungo termine) distinguevano gli utilizzatori ben o utilizzatori o aveva differenti associazioni con l'uso nei ragazzi e nelle ragazze.
Un quarto degli adolescenti , esaminati, della comunità urbana di bassa provenienza socio-economica hanno iniziato a usare sigarette, alcol o droghe illecite. Sia i ragazzi che le ragazze avevano iniziato precocemente a usare droghe ed erano anche coinvolte in altri comportamenti devianti o ad alto rischio. Le percezioni sull'ambiente sociale dei giovani differiscono tra ragazzi e ragazze. Le percezioni variano tra giovani con o senza una storia di droga nel passato e possono anche variare a seconda delle intenzioni rispetto all'uso di droga dei loro coetanei. Le associazioni tra uso di droga e credenze riguardo alle sensazioni date dalle diverse droghe, l'uso di droga in famiglia e l'esposizione nella comunità alla droga danno ulteriori motivi di ricerca per capire l'eziologia dell'uso di droga da parte degli adolescenti minori.
Questo studio da una nuova visione dell'influenza del contesto sociale nel coinvolgimento nella droga degli adolescenti. La letteratura ha enfatizzato l'importanza del fattore sociale dei coetanei. Clasen e Brown trovarono che la natura della pressione dei coetanei varia per livello: la pressione a conformarsi e alta nella prima adolescenza ma può essere indirizzata anche verso comportamenti sociali e non devianti. Questa tesi è sopportata dal fatto che il 75 % del campione presente si asteneva da qualsiasi uso di droga. Il desiderio di conformarsi può anche scoraggiare l'uso di tabacco, alcol o droga.
La mancanza generale di sentimenti positivi circa la droga tra giovani adolescenti è stato mostrato in altri campioni. Comunque, una percezione positiva riguardo all'uso di droga è un importante indicatore dell'uso corrente o intenzionale.
La forte relazione tra l'esposizione all'alcol o ad altre droghe in famiglia e il susseguente uso tra le adolescenti è stato riconosciuto e spiegato interamente. Dishion e colleghi hanno suggerito che l'effetto potrebbe essere sia diretto (attraverso l'incremento di comportamenti di modellamento) sia indiretto (attraverso un mancato controllo dei genitori e alla frequentazione di coetanei devianti).
Il risultato dello studio concorda con i risultati di altre ricerche. La correlazione tra l'uso di droga e altri comportamenti ad alto rischio negli adolescenti è comunque supportato da un'ampia letteratura. Diverse caratteristiche personali sono state trovate per predire l'uso di sostanze nell'adolescente.
Le percezioni riguardo alla droga, specialmente tra i giovani residenti nella comunità dell'interno della città, mancano nella letteratura.. L'uso di un campione della comunità elimina i problemi inerenti il target "school-based". Sono state accumulate numerose prove a riguardo della validità di questo strumento di "self-report"; risultati simili sono stati ottenuti riguardo ad altri comportamenti ad alto rischio in altri campioni percentuali simili di prevalenza di comportamenti ad alto rischio tra una popolazione di giovani urbani africani- americani è stato trovato anche da altri studi.
L'esposizione all'uso di droga, sia in famiglia che in una comunità, è un indicatore persistente di rischio in questo studio. Implicazioni per lo sviluppo di programmi di intervento sono chiare: i programmi devono riconoscere la prevalenza dell'uso di droga nella comunità, e creare strategie adatte ai giovani per sviluppare comportamenti alternativi ed eliminare la cultura della droga piano piano nella comunità, le famiglie devono essere coinvolte nei programmi di prevenzione. In più, gli interventi devono prendere in considerazione le differenze di genere nelle percezioni della droga, individuare differenti fattori chiave per ragazzi e ragazze.
La letteratura suggerisce che più è giovane l'età alla quale si inizia a usare la droga, più facilmente l'individuo sarà successivamente un utilizzatore di droghe illegali. Focalizzandosi sia sulla tarda adolescenza sia sulla prima adolescenza, si possono identificare i giovani che saranno in breve coinvolti nell'uso di sostanze stupefacenti (quelli con una predisposizione all'uso di droga) e creare strategie preventive.


5.5 INTERVENTI E TRATTAMENTI PER GLI ADOLESCENTI FUMATORI: ALCUNE RIFLESSIONI

Ricerche precedenti hanno suggerito che chi inizia a fumare presto probabilmente fumerà più a lungo, il consumo giornaliero sarà più pesante e le possibilità di dipendenza da nicotina saranno incrementate. Questa studio di Naomi Breslau & Peterson comincia a stimare la relazione tra la cessazione del fumo e l'età di iniziazione, il livello di dipendenza da nicotina.
I due autori della ricerca esaminarono un campione di 1007 giovani adulti selezionato a caso nel Michigan del sud est. I risultati evidenziarono che la probabilità di cessazione era significativamente alta in fumatori che avevano iniziato fumare all'età di tredici anni. Ma se la probabilità di cessazione era associata con l'iniziazione al fumo dalle età di 14 all'età di 16 anni, si notava per esempio che a 16 anni vi era 1, 6 probabilità in più di smettere e con l'iniziazione 17 anni o più la probabilità era il doppio ,comparata con l'iniziazione a o prima di tredici anni. Altri fattori che abbassavano la probabilità di cessazione erano un'alta dipendenza da nicotina e la bassa cultura.
Quindi scoraggiare i fumatori giovanissimi da un lato, se ha successo anche nel ritardare l'iniziazione al fumo di altri giovani, può contribuire a ridurre la mortalità relativa al fumo incrementando la potenzialità di smettere.
Riassumendo i dati risultanti dalla ricerca possiamo dire che:
1. la probabilità di smettere di fumare era più grande nei fumatori che avevano iniziato a fumare sigarette dopo l'età di tredici anni rispetto a quelli che avevano iniziato prima. I fumatori che iniziarono dai 14 ai 16 anni avevano 1.6 volte più probabilità di smettere, e quelli che avevano iniziato l'età di 17 anni o più tardi avevano il doppio della possibilità di smettere.
2. i fumatori dipendenti da nicotina avevano il 40% in meno di possibilità di smettere con successo di fumare rispetto ai fumatori non dipendenti;
3. la relazione tra il ritardo nella iniziazione al fumo (uptake of smoking) e lo smettere era indipendente dagli affetti inibitori della dipendenza da nicotina.
C'erano due altri risultati interessanti: il più forte predittore di cessazione del fumo era il livello di educazione, per esempio fumatori che finivano il college avevano 2,5 possibilità in più di smettere rispetto a quelli che non avevano un'educazione collegiale; mentre le differenze all'interno della stessa razza nella cessazione al fumo erano insignificanti. Inoltre il campione di giovane età permette una interpretazione più chiara della relazione tra l'età di iniziazione al fumo e quella di cessazione rispetto ad un campione di età più alta. In più per definizione i fumatori dipendenti da nicotina hanno più difficoltà a smettere e sono quindi meno propensi a smettere con successo che i fumatori non dipendenti. Studi precedenti su un campione di comunità e programmi di cessazione al fumo avevano usato il numero di sigarette fumate al giorno come indicatore della dipendenza; molti (ma non tutti) hanno trovato che questo numero è indice di una cessazione definitiva.
Un'altra misura comunemente usata per indicare dipendenza da nicotina è il Fagerstrom Tolerance Questionnaire il quale misura i livelli di nicotina a e cortina e probabilmente altri fattori comportamentali quali sintomi da ritrattazione e abilità alla cessazione. Questo è il primo studio a esaminare da cessazione al fumo usando l'attuale definizione di dipendenza da nicotina come è formulata nei sistemi di classificazione psichiatrica principali, il DSM-III-R e l'International Classification of Deseases, 9ª revisione (ICD-9). Mentre il livello del consumo di sigarette e il Fagestrom Questionnaire danno spiegazioni di tipo psicologico, le definizioni del DSM-III-R e la definizione ICD-9 è un grappolo cognitivo comportamentale e psicologico che caratterizza l'uso compulsivo di tutte le sostanze.
Controllando le variabili precedentemente osservate per predire la cessazione, si trova che i fumatori dipendenti da nicotina hanno meno chance di smettere che i fumatori non dipendenti. Altri risultati di questo studio suggeriscono che la cessazione potrebbe variare anche al livello di livello da dipendenza da nicotina, con fumatori moderatamente dipendenti con meno probabilità di smettere che quelli moderatamente dipendenti. I precedenti rapporti sull'associazione di dipendenza da nicotina con disordini psichiatrici, includendo altre disordini da uso di sostanza, depressione, disturbi d'ansia supportano la validità costruttiva della definizione. Tali associazioni potrebbero esserci sulla base dei risultati precedenti sulla comorbidità fra disordini all'uso di altra sostanza (come alcol e droghe illecite) e disordini mentali specifici.
Anche se i fumatori dipendenti smettevano meno di fumatori non dipendenti, i fumatori dipendenti che aveva ritardato l'iniziazione al fumo smettevano più facilmente di quelli che avevano iniziato a fumare ad un'età precedente. Mentre le precedenti ricerche hanno riportato che l'età di inizio al fumo predice la durata o livello di fumo, questo è il primo studio che parla dell'associazione tra età iniziazione al fumo e cessazione., Questo studio ,comunque, non permette un'interpretazione casuale dell'associazione. L'iniziazione precoce al fumo potrebbe essere uno solo tra i fattori che influenzano la probabilità di cessazione .
Il risultato che la percentuale di coloro che smettevano era significativamente più alta nei fumatori con una istruzione superiore rispetto ai fumatori senza educazione superiore è in accordo con le prove precedenti che la cessazione al fumo varia a seconda dell'indicatore di classe sociale. Un risultato ben stabilito è la relazione inversa tra la prevalenza del fumo e il livello di educazione, con individui con istruzione superiore che mostrano una minor prevalenza. Mentre sarebbe seducente attribuire al gap tra la popolazione non istruita e quella istruita per gli effetti illuminanti dell'educazione, la spiegazione sembra essere altrove.
I dati nazionali dallo studio "Monitoring the Future", radunati in un periodo di oltre vent'anni, indicano che il gap ha le sue origini della scuola superiore, e che la valutazione del fumare è molto più bassa al college che nei ragazzi degli ultimi anni della scuola superiore. Che gli stili di consumo acquisiti alla scuola superiore continuino nell'età adulta è ampiamente supportata da altri studi. I risultanti che i fumatori che avevano istruzione superiore smettevano più facilmente di fumatori con una istruzione inferiore superiore è un aspetto addizionale dell'associazione sociale classe-fumo.
Potrebbe essere che a causa del basso livello di consumo tra gli adolescenti della scuola superiore (in predominanza ragazzi della classe media, genitori con istruzione superiore) i fumatori con istruzione superiore si trovavano in un ambiente sociale nel quale pochi dei loro coetanei fumavano, una condizione che aiuta la cessazione. Differenze relative alla classe sociale nella prevalenza nel fumare, relazionata alla successiva cessazione, sono state trovate anche in studi degli USA, Canada, Gran Bretagna, Norvegia e Svizzera.

UNO STUDIO SU UN PROGRAMMA DI INTERVENTO SU RAGAZZE DELLE SCUOLE MEDIE
In questo studio si esamina l'efficacia di un programma di prevenzione relativo all'abuso di droga , che ha come obbiettivi ridurre il consumo di tabacco e la sua diffusione in un campione di ragazze della scuola media.
I metodi usati da questo programma, diviso in quindici sessioni, consistono nell'insegnare l'abilità alla resistenza sociale in un contesto più ampio di intervento fatto apposta per promuovere l'abilità di competenza sociale e personale generale. La percentuale di ragazze che fumavano in una scuola pubblica a New York che hanno seguito il programma fu comparata alla percentuale di fumatrici in un gruppo controllato di ragazze che non seguivano il programma.
Le ragazze che parteciparono il programma erano meno propense a iniziare a fumare, influenzate in parte dagli effetti del programma sulla intenzione a iniziare a fumare, conoscenza dei danni provocati dal fumo, percezioni della pressione dei coetanei, sviluppo delle abilità di rifiuto della droga e della percezione del rischio . I fumatori nel gruppo di intervento erano meno propensi ad aumentare il numero di sigarette fumate mensilmente grazie allo sviluppo di capacità di auto-controllo, dovuti in parte all'effetto di significativo del programma.
In conclusione possiamo dire che i metodi usati per la prevenzione dell'uso di droghe nelle scuole ebbero un effettivo risultato tra le ragazze sottoposte al programma: si ridusse significativamente il consumo di tabacco e l'escalation tra ragazze.
Questo studio dà anche importante nuove informazioni riguardo ai meccanismi attraverso i quali questo tipo di approccio preventivo lavora. Secondo questi risultati, questo approccio alla prevenzione previene l'iniziazione al fumo diminuendo il rischio di fumare e l'intenzione al fumo, correggendo le norme percepite riguardo agli adulti e riguardo al fumo di sigarette dei coetanei, e incrementando le abilità di rifiuto e la conoscenza delle conseguenze del fumo. Il solo mediatore del decremento dell'escalation nel fumare fu la terapia comportamentale.
Precedenti ricerche hanno dimostrato l'efficacia degli approcci alla prevenzione che avevano come target le influenze sociali sul fumo, includendo le abilità di rifiuto e l'educazione a una cultura della salute. Una serie di studi anche provveduto a supportare l'efficacia di un approccio più ampio fatto apposta per via sociale che l'abilità della vita in genere.
Il campione in questo studio consisteva largamente di studenti poveri dell'interno città, 97% di questi erano una minoranza. Prima di questo studio, sono prove limitate mostravano che un approccio di prevenzione basato sulle scuole era effettivo con i giovani della minoranza urbana.
Tutto ciò da prova che questo approccio è moderatamente efficace con le ragazze adolescenti, a dispetto delle differenze di genere osservate nell'eziologia del fumo. Maggiore enfasi sul fattore di influenza sociale, abilità media analisi e l'immagine di se stessi o a rendere più forte l'efficacia di questo approccio con le ragazze. Ancora, questi risultati sono rassicuranti nel fatto che indicano che un approccio generico è capace di prevenire il fumo nelle ragazze.
Altri studi hanno trovato che le componenti educative erano importanti Questo studio sottolinea l'importanza dei componenti della prevenzione che possono insegnare le informazioni e abilità per capire l'influenza sociale al fumo, così come ridurre la tendenza a rischio di prendere, incrementare le abilità di rifiuto.
I risultati del presente studio danno un importante contributo alla letteratura esistente sulla prevenzione e sull'area più ampia della salute della donna. Ulteriori ricerche sono necessarie per determinare la debolezza di questi effetti di prevenzione, l'impatto di questi approccio prevenzione sul fumo pesante e sull'efficacia di questo approccio alla prevenzione con diversi gruppi etnici. Ricerche future sono necessarie anche per determinare l'efficacia di questo approccio alla prevenzione sulle sostanze diverse dal tabacco, per esplorare variabili che migliorerebbero l'efficacia di questo approccio con le ragazze adolescenti.
Finora, i programmi per smettere di fumare focalizzati solo sugli adolescenti hanno avuto una bassa percentuale di successi.
Si sta cercando di cambiare la situazione mantenendo e aumentando i progetti per la cessazione del vizio del fumo nei giovani (Mc.Cormick & al.,1999): vari tipi di cambiamenti sono stati attuati ai progetti , come diversi stili metodologici, teoretici, nuovi adattamenti, durata degli interventi, età dei gruppi, e follow-up dei trattamenti (Sussmann & al.,1998). Il punto debole di questi studi si trova nei progetti inefficaci , nella mancanza di validazioni biochimiche, una sottodenuncia della mancanza di mezzi economici per questi programmi e una generale insufficienza di appropriati gruppi di controllo (Sussmann,1999).
La povertà di dati generalizzabili che arrivino da studi controllati, costituiscono una barriera aggiuntiva alla creazione di specifiche modalità di trattamento per gli adolescenti fumatori.
Inoltre dati recenti indicano che la tentazione di ricominciare è collegata allo stato affettivo del soggetto e alla dipendenza da nicotina (Sussmann, 1999).
Per cercare di capire più a fondo i fattori che potrebbero facilitare una cessazione dell'uso di tabacco il National Teenage Attitudes and Practices Survey ha eseguito una ricerca su 633 fumatori tra i 12 e i 19 anni e ha trovato che la percentuale di cessazione (15.6%) dopo quattro anni non era determinata né dall'età, né dal genere, etnicità, ma da una bassa frequenza nel fumare, dalla quantità di tentativi passati di smettere, e da sintomi depressivi.
In uno studio su 321 diciottenni si trovò che i principali motivi per smettere di fumare includevano: il costo (52%), la salute (52%), il sentirsi bene (27%), una cattiva/inaccettata immagine di sé(16%), la pressione sociale (11%), rompere l'abitudine (10%), nessun motivo (5%). (Stanton,1993)
I principali approcci per smettere di fumare sono :
* Interventi di tipo psicosociale,
* Approccio farmacologico,
* Approcci combinati (biopsicosociali), che hanno avuto successo negli adulti e potrebbero essere indicati per gli adolescenti. Il supporto comportamentale, che ha circa il doppio della percentuale di efficacia di quello farmacologico negli adulti (Richmond & al.,1997), negli adolescenti è stato usato solo in studi preliminari che riguardavano gli interventi farmacologici (USDHHS, Public Health Service, 1994).
Inoltre, la terapia nicotinica per via transdermale è associata a una riduzione del 70% (auto-riportata) del consumo di sigarette in quattro settimane in uno studio di Hurt del 1999. Un secondo studio dello stesso gruppo rivelò una simile percentuale di efficacia (11%) del cerotto nicotinico (Hurt & al., 1999)
Possiamo quindi concludere che un'alta dipendenza da tabacco e di disturbi legati ad questo (Breslau & Peterson, 1996) sottolineano l'importanza del procedere lento ma progressivo da un uso occasionale del tabacco alla dipendenza. Inoltre, fumatori leggeri sono più favorevoli a smettere (CDC, 1994; Sargent & al., 1998), il fatto di aver avuto il vizio del fumo per breve tempo (come lo è per i giovani) contribuisce a estinguere più facilmente questo comportamento(Kviz & al., 1994).
Molte forze sociali rimangono sfavorevoli ai progetti di cessazione del vizio del fumo nei giovani. Mentre i programmi per gli adulti sono in aumento, i progetti per una salute a lungo termine dei bambini dovrebbe comprendere interventi sui giovani, come quelli di prevenzione dell'iniziazione al fumo.
A parte ciò, sono ancora necessari ulteriori ricerche di tipo epidemiologico e clinico collegate all'uso di tabacco negli adolescenti. Per quelli che seguono un trattamento sono necessarie modalità appropriate e specifiche rispetto all'età, tenendo in considerazione l'influenza socio-comportamentale dei mass-media, dei pari, della famiglia.

 

Note

1 A. Polmonari,Psicologia dell' adolescenza,Il Mulino,1997,pag.73 - 74

2 Ibidem

3 Wynn e Renee, Parental and contexual effects on adolescent conventionality and cigarette use, The Sciences and Eng., February 2000.

4 Mulhall & Stone, Home Alone: Is it a Risk Factor For Middle School, Youth and Drug Use?, J. D. E. ,1996

5 Flewelling & Bauman, 1990

6 Stanley & Jonhson, Attitude and Peer Cross Pressure, J. Drug Education,1996

7 Ennet & Norton, School and Neighborhood Characteristics Associated with School Rates of alcohol, cigarette, and marijuana use, J.of Health and Social Behavior, 1997

8 Challier & Legras, Association of family environment and individual factor with tobacco, alcohol, and illecit drug use in Adolescents, European J. of Epidemology, 2000.

9 Choquet & Hassler, 1999

10 Piko, Perceived social support from parents and peers: which is the stronger predictor of adolescent substance use?, J. Substance Use & Misuse, 1997

11 Brown, Addiction, vol. 94 (6), 913-921, June 1989

12 Smart & Stonuto, Interventions by students in friends' alcohol, tobacco, and drug use, J. Drug Education, 1997

13 Frone & Windle, Job Dissatisfaction and Substance use among emplayed High School students: the moderating influence of active and avoidant coping styles, J. Substance Use & Misuse, 1997.

14 Breslau, 1995, Covey, 1998

15 Kandel & Davies, 1982

16 Breslau & Chicolat, 1999.

17 Brown & Rohde,, Level of current and past adolescent cigarette smoking as predictors of future substance use, J. Drug Education, 1997.

18 Kandel & Faust, 1975,; Miller, 1994

19 Jessor & jessor, 1997; Donovan & Jessor, 19954.

20 Lynnskey, Fergusson, Chilhood conduct problems, attention deficit behaviors, and adolescent alcohol, tobacco, and illecit drug use, J. of Abnormal Child Psycology, 1995.

21 N. Breslau, Psychiatric comorbidity of smoking and nicotine dependence, Behavior Genetics, 1995.

22 Shari & Johnson, J. of Abnormal Child Psycology, vol. 26 (3), 221-232, June 1998.

23 Sherry & Kann, Vital Health Statistic 10, vol. 192, 1-51, June 1995



 
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