A settanta anni dalla loro redazione ecco per
la |
IPOTESI DI RIFORMA DEL COVENANT
Roma, 29 giugno 1936 -XIV
È venuto a vedermi Chambrun, il quale mi ha chiesto particolari ulteriori
sulla nota da noi indirizzata a Ginevra.
Gli ho dato lettura degli ultimi due capoversi.
Egli ha dichiarato che il tono della nostra nota e quanto in essa avevamo
esposto, avrebbe determinato un'impressione molto favorevole a Ginevra.
Mi ha parlato poi dal punto di vista francese circa l'eventualità di
una riforma del Covenant. In breve, il criterio di Chambrun, che espone a
titolo personale e non per incarico ufficiale avuto dal suo Governo, sarebbe
quello di limitare la riforma ad un'azione interpretativa di alcuni articoli.
In pratica si tratterebbe di stabilire Patti regionali di assistenza militare,
col concorso di una applicazione generale di sanzioni economiche e finanziarie.
Per parte mia gli ho detto che noi non avevamo ancora proceduto ad uno studio
circa la riforma del Patto, ma ci eravamo limitati ad osservare, sulla base
delle notizie apparse, i diversi punti di vista dei Governi che avevano già
parlato in merito. Il criterio espresso dal Governo cileno e già sostenuto
da altri Governi della localizzazione del conflitto, non ci appariva privo
di interesse.
Il signor Chambrun ha continuato la conversazione chiedendomi insistentemente
se in questi ultimi tempi accordi politici e militari fossero intervenuti
tra noi e la Germania. L'ho escluso, pur non nascondendo che la situazione
come si era sviluppata particolarmente per l'azione svolta dall'Inghilterra
e dalla Francia, aveva determinato molti elementi di mutua comprensione fra
i due popoli.
Chambrun ha vivamente insistito con me sulla necessità di trovare un
mezzo per riannodare in forma ancora piú stretta i rapporti italo-francesi,
ripetendo piú volte un suo concetto personale, secondo il quale in
Europa gli accordi "orizzontali" portano alla pace, mentre quelli
"verticali" condurrebbero inevitabilmente a una guerra.
webmaster a.d.c.