Roma, 23 agosto 1937 - XV
L'Incaricato d'Affari della Gran Bretagna, signor Ingram,
premesso che quanto stava per dirmi non rappresentava comunque un passo formale,
ha voluto richiamare la mia attenzione sugli avvenimenti che in questi ultimi
tempi si erano prodotti e si stavano producendo nel Mediterraneo.
In primo luogo l'attacco aereo contro un piroscafo britannico, attacco che,
secondo informazioni pervenute al Governo britannico, sarebbe stato effettuato
da aerei che hanno la loro base a Palma e che qualcuno vorrebbe anzi identificare
con aerei italiani.
In secondo luogo da qualche giorno si ripetevano azioni di siluramento e di
cannoneggiamento contro navi di differenti nazionalità. Navi britanniche
non erano state in realtà disturbate, ma qualche capitano aveva segnalato
di venir seguito e osservato con particolare insistenza da naviglio di superficie
italiano. Il Governo britannico si guardava bene dal mettere in relazione
le due cose, ma non poteva fare a meno di preoccuparsi dei continui incidenti
che si verificavano nel Mare Mediterraneo. Anche il luogo, molto distante
dalle basi spagnole, in cui i due piroscafi erano stati silurati e affondati
recentemente, induceva a riflettere sulla situazione.
Il signor Ingram teneva a dirmi che il Governo inglese non voleva, attraverso
questa sua comunicazione, elevare una minima protesta presso di noi. Voleva
soltanto far conoscere il suo vivissimo desiderio che l'atmosfera cosí
felicemente schiarita tra la Gran Bretagna e l'Italia non dovesse venire turbata
da imprevedibili e deprecabili complicazioni.
Ho risposto al signor Ingram che, per parte nostra, intendevamo, esattamente
come il Governo inglese, mantenere la favorevole atmosfera esistente tra i
due Paesi in seguito alle recenti chiarificazioni diplomatiche.
Per quanto concerne gli incidenti di cui Ingram mi ha parlato, non ero in
grado di dargli alcuna spiegazione. Nello stesso giorno in cui il loro piroscafo
fu attaccato, anche il Mongioia fu oggetto di un bombardamento da parte di
velivoli non identificati, bombardamento che fu, per i suoi effetti, ben piú
grave di quello subito dal British Corporal. Poiché il Mongioia, oltre
ad inalberare la bandiera nazionale, aveva anche dipinti sulle murate due
tricolori visibili a grandissima distanza, non potevo ammettere che si fosse
trattato di un equivoco e dovevo quindi confermarmi nell'idea che l'aggressore
fosse un velivolo rosso. Dato che l'attacco al piroscafo inglese si era verificato
piú o meno alla stessa ora e in condizioni analoghe, tutto lasciava
supporre che gli autori fossero dalla stessa parte.
Per quanto concerneva poi i siluramenti delle navi nel Mediterraneo, ero lieto
di constatare che fino ad ora l'Inghilterra e l'Italia non potevano comunque
essere chiamate in causa, dato che nessuna nave dei due Paesi era stata oggetto
di attacco da parte delle navi nazionali spagnuole.
Pur non essendo assolutamente in grado di dare alcuna informazione ad Ingram
circa la intensificata attività svolta dalla Marina franchista, dovevo
rispondere, per quanto riguardava gli attacchi alle bocche dei Dardanelli,
che i sottomarini moderni possono benissimo operare a distanza anche maggiore
dalle loro basi. Per quanto concerneva poi gli incontri delle navi britanniche
con navi da guerra italiane, mi limitavo a far presente che nel Mediterraneo
è molto facile di imbattersi in unità della nostra flotta che,
particolarmente in questa stagione, sono in frequente movimento per le loro
esercitazioni.
Prendevo atto ed ero lieto che quanto egli mi aveva comunicato non avesse
nessun carattere di passo ufficiale. Anzi in questo scambio di vedute, diretto
a conservare una favorevole atmosfera tra i due Paesi, riconoscevo una nuova
prova della buona volontà di collaborazione. Ingram si è dichiarato
ampiamente soddisfatto delle mie risposte.