A settanta anni dalla loro redazione ecco per
la |
GIUGNO 1938
PATTI ITALO-BRITANNICI
Roma, 3 giugno 1938 - XVI
Ho ricevuto Lord Perth il quale mi ha ringraziato per le parole pronunciate
a Milano nei confronti del Governo britannico e del suo Paese. Ho risposto che
le dichiarazioni erano state fatte da me per ordine del Duce, il quale intendeva
ancora una volta sottolineare l'importanza che attribuisce agli Accordi del
16 aprile.
Lord Perth mi ha parlato quindi dei bombardamenti eseguiti dagli aerei di Franco
sulle città e sui villaggi e, ricordando quanto fu fatto da noi per interrompere
i bombardamenti su Barcellona, ha pregato di usare la nostra influenza per indurre
Franco a sospendere tale genere di attività bellica, che gli suscita
ostilità in Gran Bretagna.
Ho risposto a Lord Perth che noi non avevamo notizie dirette di tali bombardamenti,
ma comunque mi pareva difficile poter muovere un appunto a Franco il quale si
trova a dover fronteggiare la situazione creata dalla Francia con l'invio di
continui rinforzi in uomini e materiale ai rossi. Ancora una volta la responsabilità
di qualsiasi eccesso da parte dei nazionali ricade sul Governo francese che
determina un giusto risentimento nel Governo nazionalista, Ho assicurato Lord
Perth che comunque avrei preso informazioni ed avrei riferito al Duce quanto
egli aveva detto.
Poiché Lord Perth non aveva altre comunicazioni da farmi ho preso a parlare
della questione relativa all'entrata in vigore degli Accordi italo-britannici.
Ho premesso che parlavo per incarico ufficiale del Duce e lo pregavo di voler
richiamare la particolare attenzione del suo Governo su quanto stavo per comunicargli.
A giudizio del Duce, è ormai giunto il momento di mettere in vigore gli
Accordi del 16 aprile. L'Italia per parte sua ha già dato leale e completa
esecuzione agli impegni presi. Ha ritirato numerosissime forze dalla Libia,
come risultava da uno specchietto che ho mostrato all'Ambasciatore britannico.
Ha sospeso ogni attività di propaganda antibritannica. Ha dato la sua
ferma adesione al Piano britannico per il ritiro dei volontari dalla Spagna:
ormai è questione di tempo per arrivare alla definitiva evacuazione,
tempo però che non può venire da noi abbreviato. Quanto era in
nostro potere è stato fatto.
L'altra condizione che determinava un rinvio della messa in vigore dei Patti
era quella dello svincolamento da Ginevra. Ormai ciò è avvenuto
da parecchie settimane. L'Inghilterra è libera di agire. Ogni giorno
riceviamo copiosi riconoscimenti dell'Impero. È evidente che ogni ritardo
da parte britannica viene a togliere valore alla cosa. Da parte di qualcuno
si comincia ad avanzare l'ipotesi che una condizione non dichiarata, ma esistente,
per l'entrata in vigore dei Patti sarebbe quella del raggiungimento di un accordo
similare con la Francia. Personalmente non credevo ad una tale possibilità,
anche perché ricordavo che precisamente Lord Perth, durante i lunghi
negoziati, ha sempre tenuto a mantenere dissociate le due questioni e che anche
recentemente egli mi aveva dato conferma di un tale punto di vista. Ma una tale
ipotesi non poteva comunque mancare di produrre una profonda impressione nell'opinione
pubblica. Tenevo a dichiarare comunque che le conversazioni con la Francia dovevano
essere considerate interrotte per un lungo periodo di tempo. In primo luogo
per le ragioni già esposte a Lord Perth nei precedenti colloqui, relative
alle richieste francesi in merito al Mar Rosso e alla Spagna, e poi per la costante
malafede della stampa francese, e non soltanto della stampa, tendente a far
credere che qualsiasi accordo tra Roma e Parigi aveva un significato anti-germanico
e che l'Asse ne sarebbe stato minato. Il Duce non intende riprendere le conversazioni
con i francesi fino a quando siano adottati tali scorretti modi di agire.
Lord Perth, che ha seguito con vivo interesse le dichiarazioni da me fatte,
ha risposto che non era in grado di farmi conoscere le intenzioni del suo Governo
circa il momento della messa in vigore degli Accordi del 16 aprile, ma che teneva
a darmi atto che l'Italia aveva completamente assolto le condizioni e mantenuto
gli impegni risultanti dagli Accordi stessi.
A titolo personale ha aggiunto anche che concordava nel giudicare falsa la linea
di condotta adottata dai francesi sia nel modo di condurre i negoziati sia da
parte della stampa. Sempre a titolo personale ha detto che anche Chamberlain
è desideroso di mettere in vigore gli Accordi, ma che naturalmente, per
quanto concerne la Spagna, deve trovare un punto fermo per dichiarare il problema
avviato a soluzione definitiva. Forse questo punto fermo potrebbe essere rappresentato
dalla partenza per la Spagna della Commissione nominata dal Comitato di Non
Intervento. Comunque Lord Perth rappresenterà e sosterrà presso
il suo Governo il punto di vista del Duce e si riserva di farci conoscere al
più presto le intenzioni del signor Chamberlain.
webmaster Fabio D'Alfonso