A settanta anni dalla loro redazione ecco per la
prima volta in rete i documenti che Galeazzo Ciano
allegava al suo DIARIO

 

 

RICHIESTE INGLESI SUL PATTO ITALO-BRITANNICO

 

 

Roma, 11 luglio 1938 - XVI


Ho ricevuto Lord Perth. Egli mi ha detto che per evitare una lunga esposizione ed in virtù della cordialità e buona fede in cui si erano sempre svolte le trattative tra me e lui, anziché farmi un lungo discorso preferiva farmi leggere le istruzioni venutegli dal suo Governo. Tali istruzioni, contenute in un lungo messaggio, comprendevano sette punti. Sulla base delle note da me prese durante la lettura esse possono venire così riassunte:
1. Il Governo britannico esprime la sua sorpresa per quanto è detto nel promemoria consegnato a Lord Perth nel precedente colloquio, nonché per le dichiarazioni verbali fatte all'atto della consegna dal Conte Ciano. Comunque i1 Governo britannico non intende polemizzare in merito né rendere più difficile la situazione: concorda col Governo italiano nell'esprimere il proprio dispiacere per il ritardo che si verifica nella messa in vigore dell'Accordo italo-britannico, nonché nel riaffermare la buona volontà di trovare una accettabile via di uscita.
2. È stato chiaramente stabilito nei documenti scambiati il 16 aprile, che il Governo britannico considera la sistemazione della questione spagnola come la condizione sine qua non per l'entrata in vigore del Patto italo-britannico. Il Patto è stato salutato in Inghilterra con calma simpatia e con ancora più calda simpatia sarà salutata la sua messa in opera. Ma il Governo italiano deve ricordarsi quali sono gli impegni presi dal Governo britannico, anche al Parlamento, nei confronti dei volontari per i quali si richiede una effettiva evacuazione. (A questo proposito Lord Perth mi ha riaffermato che la tesi italiana di considerare settlement della questione spagnola la nostra adesione al piano britannico di evacuazione non può venire accolta dal Governo inglese il quale riafferma il punto di vista della evacuazione effettiva dei volontari).
Il Governo britannico, desideroso di accelerare la messa in vigore dell'Accordo, ha avanzato alcune proposte: è spiacente di rilevare che queste proposte sono state respinte dal Signor Mussolini.
3. I1 Governo britannico non può condividere il punto di vista espresso dal Governo italiano nel senso che niente è stato dato da Londra quale contropartita delle effettive concessioni già fatte dall'Italia. L'azione svolta a Ginevra dall'Inghilterra deve venire considerata una importante contropartita. D'altra parte il Governo inglese ritiene che gli impegni per la riduzione delle forze italiane in Libia, per il regolamento della questione spagnola, per l'iniziativa da prendersi a Ginevra ai fini di rimuovere gli ostacoli che si opponevano al riconoscimento dell'Impero e l'adesione del Trattato navale entravano in vigore fino dalla data della firma. (Ho sollevato le più formali riserve su una tale affermazione, poiché il ritiro delle forze dalla Libia è una concessione unilaterale fatta dal Duce in virtù delle buone relazioni ristabilite dall'Accordo e, naturalmente, condizionata a questo, concessione che il Duce può sospendere o ritirare in qualsiasi momento. Per quanto concerne il Trattato navale risulta chiaramente dal testo stesso che l'interpretazione britannica è errata).
4. Il Governo britannico crede che non sia stata bene interpretata la sua dichiarazione per quanto concerne la Francia e riafferma che l'entrata in vigore dell'Accordo italo-britannico non è connessa con l'eventuale stipulazione di un Accordo franco-italiano. Però deve ancora una volta far rilevare che la decisione del Duce di rinviare le conversazioni tra Italia e Francia a dopo la messa in vigore del Patto italo-britannico, è motivo di serie preoccupazioni per il Governo di Londra. Quest'ultimo fa rilevare che se il Patto dovesse entrare in vigore mentre perdura uno stato di tensione fra Roma e Parigi, l'Accordo perderebbe molto del suo effetto né potrebbe rappresentare, come si è sperato, un così rilevante contributo alla pace del mondo. Se d'altra parte la decisione del Signor Mussolini diventasse di pubblica ragione, non si potrebbe impedire a molti settori della opinione pubblica di vedere in essa il tentativo di disgiungere Parigi da Londra. Poiché certamente ciò non è nelle intenzioni del Signor Mussolini e "dato che niente del genere è possibile", è inutile e dannoso compiere qualsiasi gesto che possa avvalorare una tale supposizione.
5. Poiché dunque non rimangono altre alternative possibili, il Governo britannico arriva alla conclusione che niente potrà venir fatto se non attendere che il piano di evacuazione venga tradotto in atto. Il Governo britannico riafferma in pari tempo la buona volontà di stringere per quanto possibile i tempi ed a questo proposito fa rilevare l'opportunità di non compiere gesti che comunque possano determinare nuovi ritardi. Il discorso di Aprilia, nonché il tono della stampa italiana e particolarmente di alcuni articoli di Gayda, non sono destinati a migliorare l'atmosfera e a facilitare una soluzione del problema.
6. Il Governo britannico non crede che il ritardo nel mettere in esecuzione il Patto italo-britannico possa diminuire o annullarne il valore. Si preoccupava invece dell'idea avanzata dal Governo italiano di pubblicare i documenti confidenziali scambiati nel corso degli ultimi colloqui Ciano-Perth. Questi documenti hanno avuto il carattere di promemoria diplomatici destinati ad uso interno di Cancelleria, così come i colloqui ed i contatti sono sempre stati ispirati ad una assoluta franchezza che diventerebbe impossibile se si sapesse a priori che tutto ciò è destinato alla pubblicità. Una particolare difficoltà sarebbe rappresentata dai rapporti con i terzi e particolarmente con la Francia, della quale è stata così spesso questione nel corso delle ultime trattative.
7. Il Governo inglese desidera far sapere al Governo italiano che qualora quest'ultimo avesse nuovi suggerimenti da avanzare, sarebbe ben lieto di esaminarli e possibilmente accoglierli. Il problema è così importante che il Governo britannico non intende perdersi in questioni minori e riafferma l'intera decisione di risolverlo non appena ne abbia la materiale possibilità.
Mi sono limitato, durante la lettura del telegramma, a fare a Perth le osservazioni e le riserve già annotate nell'appunto. Alla fine ho detto che avrei informato il Duce di quanto precede e, a titolo personale, ho aggiunto che ritenevo non potesse esserne in alcun modo soddisfatto.



webmaster Fabio D'Alfonso