A settanta anni dalla loro redazione ecco per la
prima volta in rete i documenti che Galeazzo Ciano
allegava al suo DIARIO



 

COLLOQUIO COL MINISTRO VON RIBBENTROP

 

 

Palazzo Chigi, 28 ottobre 1938 - XVII

I due Ministri degli Esteri hanno preso in esame la vertenza ungaro-ceca. Il Conte Ciano ha voluto chiarire a von Ribbentrop il valore e l'influenza in Europa di un arbitrato italo-tedesco della questione. Egli ha fatto presente che mentre si poteva pensare che il Governo inglese non dovesse essere favorevole a tal arbitrato, da una comunicazione fattagli ieri da Lord Perth risultava che invece Londra avrebbe visto non solo senza preconcetti ma con soddisfazione un intervento diretto, in qualità di arbitre, delle due Potenze dell'Asse. Stando cosí le cose - ha proseguito il Conte Ciano - non vi è nessun dubbio che una affermazione di questo genere consacrerebbe un diritto della Germania e dell'Italia di dirimere le questioni dell'Europa centrale mentre affermerebbe presso le popolazioni tanto ceche che magiare l'influenza esclusiva dell'Asse. Von Ribbentrop che già in un precedente colloquio aveva prospettato al Conte Ciano la sua esitazione ad aderire all'idea dell'arbitrato, si è lasciato guadagnare dalle argomentazioni del Conte Ciano e vi ha scorto tanto l'interesse germanico che la possibilità di conciliare divergenze ungaro-ceche nel nome dell'Asse. Ha aggiunto che in base ai chiarimenti del Conte Ciano egli avrebbe in giornata avanzato nuove proposte al Führer - il quale non era finora propenso all'idea dell'arbitrato - e sperava di ottenerne il di lui assenso. Per quanto si riferiva alle richieste ungheresi e alle resistenze ceche, il Conte Ciano, dopo aver tracciato cronologicamente le varie fasi delle richieste magiare e dei rispettivi interventi italiano e tedesco a Praga e a Budapest e dopo aver chiarito i punti essenziali dei desiderata ungheresi, proponeva a von Ribbentrop di stabilire intanto un accordo di massima italo-tedesco da servire di intesa per il futuro arbitrato. Il Conte Ciano riteneva, dall'esame dei documenti e dai colloqui avuti con gli ungheresi, che l'Ungheria e lo stesso Governo ungherese potevano essere accontentati - assicurando con questo la riconoscenza del Paese magiaro all'Asse - inducendo la Cecoslovacchia a cedere loro tre delle città per cui erano in corso contestazioni e precisamente quelle dei distretti orientali: Kassa, Munkàcs e Ungvàr. Per Pozsony e Nyitra il Conte Ciano riteneva che effettivamente non sarebbe stato possibile dar corso alle domande magiare. Ma alla rinuncia a tali due città sembrava al Conte Ciano che i magiari si fossero già adattati ed è perciò nella cessione dei tre centri anzidetti - specie di Kassa a cui gli ungheresi tenevano in modo particolare - che egli vedeva la possibilità di dirimere la vertenza. In cambio di tale cessione gli ungheresi avrebbero dovuto rinunciare alle loro pretese sulla Slovacchia e sulla Rutenia. Obiettava von Ribbentrop che una simile soluzione avrebbe provocato una reazione da parte slovacca e possibilmente dei movimenti a fondo separatista che la Germania e l'Italia come arbitre e garanti avrebbero dovuto fronteggiare con le armi. A tale obiezione ribatteva il Conte Ciano che un'ipotesi del genere si sarebbe difficilmente verificata in quanto, a parte l'accordo contingente degli slovacchi con Praga, non vedeva l'interesse slovacco a giungere a tali estremi.
Il signor von Ribbentrop, dopo aver accennato a quelle che erano state le richieste di Darànyi e che hanno provocato un fondamentale equivoco che è durato fino ad ora, finiva per prendere in attenta considerazione la tesi esposta dal Conte Ciano e, abbinandola alla possibilità dell'arbitrato e ripetendo che tale possibilità veniva dentro oggi deferita al Führer, concludeva dicendo che il piano di arbitrato, insieme alla linea generale del soddisfacimento delle richieste ungheresi tracciata dal Conte Ciano, potrebbe costituire la piú seria base per la soluzione della vertenza ceco-magiara.



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