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NOVEMBRE 1938
COLLOQUIO CON FRANÇOIS-PONCET
Roma, 9 novembre 1938 - XVII
Ho ricevuto l'Ambasciatore di Francia François-Poncet. Egli ha senz'altro
cominciato il suo dire dichiarando che la sua presenza a Roma deve essere considerata
alla luce dell'incontro di Monaco: si deve nella sua nomina riconoscere la volontà
della Francia di contribuire a schiarire definitivamente l'atmosfera europea,
migliorando le relazioni tra l'Italia e la Francia. Dopo avermi ripetuto le
tappe della sua carriera personale e della sua attività politica, François-Poncet
ha continuato affermando che egli intende svolgere un'attività basata
su criteri essenzialmente realistici: l'Asse RomaBerlino è una realtà
effettiva e solida ed egli si guarderà bene nel corso della sua missione
dal fare qualsiasi tentativo diretto ad indebolire i legami che esistono tra
i due Paesi totalitari. Però l'amicizia verso Berlino non deve essere
considerata esclusiva. L'Italia può riprendere le relazioni cordiali
con la Francia, contribuendo cosí al riavvicinamento tra i due sistemi
politici esistenti in Europa, riavvicinamento che è da tutti desiderato,
poiché solo dall'accordo tra l'Italia, la Germania, la Francia e 1'Inghilterra
deriverà la distensione generale del Continente. A tale fine egli si
propone di esaminare a fondo con il Governo italiano i problemi che hanno reso
difficili le relazioni tra Roma e Parigi, allo scopo di arrivare al piú
presto ad una chiarificazione.
Ho preso atto di quanto mi ha comunicato François-Poncet e gli ho risposto
confermando la buona volontà italiana di facilitare una distensione in
Europa. L'azione svolta dal Duce al momento della crisi è stata decisiva
ed ormai universalmente riconosciuta come tale. Per quanto concerne le relazioni
tra l'Italia e la Francia, ho riassunto brevemente quanto si è passato
negli ultimi tempi. Ma, a scanso di equivoci, ho fatto subito presente all'Ambasciatore
che fra l'Italia e la Francia esiste tuttora un grosso problema insoluto: la
questione di Spagna. Per quanto concerne il problema spagnolo la posizione rispettiva
di Roma e Parigi è ancora quella fissata nel discorso di Genova: ai lati
opposti della barricata. L'Italia anche in questo settore ha recentemente dato
prova di buona volontà e sopratutto della vera natura delle sue intenzioni
in Spagna. Ma si sbaglierebbe chi credesse di scorgere nella nostra politica
un qualsiasi cambiamento di indirizzo: l'Italia fascista è stata, è
e sarà solidale con Franco fino alla di lui completa vittoria, la quale
si sarebbe già realizzata se alcuni Paesi non avessero continuato a tenere
artificiosamente in piedi attraverso aiuti di ogni specie la repubblica rossa
di Barcellona. L'Italia ha preso degli impegni al Comitato di Non Intervento.
Questi impegni li manterrà scrupolosamente ed anzi ha già prevenuto
in parte la possibile decisione del Comitato ritirando unilateralmente diecimila
volontari. Adesso sorgerà il problema del riconoscimento della belligeranza
a Franco. È evidente che egli ha diritto a tale riconoscimento. L'Italia
si attende che tale riconoscimento venga dato. Riassumendo, ho detto a Poncet
che sarebbe stato difficile inizi conversazioni di fondo circa le nostre relazioni
con la Francia fino a quando il terreno non fosse stato sgombrato dall'affare
spagnolo. François-Poncet Poncet ha detto che si aspettava di incontrare
tale ostacolo. Egli non si nasconde che la soluzione della questione spagnola
è ancora molto difficile dato che forti correnti di opinione pubblica
francese propendono per la difesa ad oltranza della repubblica di Barcellona.
D'altra parte è noto che invece il Governo, e particolarmente Daladier
e Bonnet, sarebbe favorevole all'invio di un Agente diplomatico a Burgos. Avrebbero
forse potuto farlo subito dopo l'incontro di Monaco. Non ne ebbero il coraggio.
Adesso la cosa appare piú difficile. Comunque, François-Poncet
era lieto che io gli avessi fatto una cosí franca dichiarazione poiché
ciò gli avrebbe dato modo di far pressioni sul suo Governo per addivenire
ad una rapida soluzione del problema spagnolo. François-Poncet mi ha
chiesto inoltre cosa pensassi dell'eventualità di una mediazione o di
un armistizio.
Ho risposto che Franco si era già nettamente pronunciato contro tale
soluzione e che il punto di vista di Franco era completamente accolto da noi.
Un eventuale armistizio potrebbe aver luogo solo dopo la resa dei rossi e il
riconoscimento a Franco della sua indiscussa posizione di vincitore della guerra.
L'Ambasciatore François-Poncet ha ripetuto la sua buona volontà
di svolgere opera utile e vantaggiosa ai fini del riavvicinamento dei due Paesi.
Mi ha chiesto di essere aiutato a prendere contatto con istituzioni e uomini
che gli possano permettere di conoscere quanto meglio possibile le realizzazioni
del Regime. Gli ho risposto che lo avrei fatto. Avendo però egli detto
che in Germania aveva stretto particolari amicizie con gli uomini del Partito
e che ciò gli era valso per poter sviluppare meglio la sua azione diplomatica,
ho trovato modo di fargli capire che in Italia è bene che non cerchi
di seguire un tale sistema poiché la politica estera è fatta soltanto
dal Duce ed eseguita sotto i suoi ordini dal Ministro degli Affari esteri.
webmaster Fabio D'Alfonso