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MARZO 1940
COLLOQUIO DEL DUCE COL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH
Roma, 10 marzo 1940 - XVIII
I1 Ministro degli Affari Esteri del Reich ha consegnato, accompagnandola con
i saluti piú cordiali del Führer, la lettera di risposta di quest'ultimo
al messaggio, che il Duce gli aveva tempo fa diretto. Ha dovuto passare del
tempo prima che la risposta potesse essere redatta, perché il Führer
- come già aveva qui fatto sapere a mezzo dell'Ambasciatore Attolico
- intendeva farsi egli stesso un esatto quadro della situazione, prima di stendere
la propria risposta. Ciò si è avverato soltanto nelle ultime settimane,
ed il punto di vista tedesco è stato esaurientemente esposto nella lettera
del Führer, che contiene tutto quello che sulle importanti questioni si
possa dire nell'attuale momento. Il Führer ha incaricato il Ministro degli
Affari Esteri del Reich di dare chiarimenti, nei riguardi della lettera, ove
il Duce avesse da fare domande in proposito, e di metterne in rilievo i punti
principali.
In ordine ai punti meritevoli di particolare menzione, il Ministro degli Affari
Esteri del Reich è venuto a parlare della questione del carbone. Il Führer
è rimasto grandemente indignato delle misure recentemente adottate dall'Inghilterra
per impedire il trasporto via mare del carbone tedesco in Italia. Egli considera
tali misure come un tentativo inaudito degli Stati plutocratico-democratici
inteso a jugulare economicamente l'Italia. La Germania è naturalmente
in grado ed è disposta a coprire tutto il fabbisogno italiano di carbone.
Il Ministro Clodius, che ha accompagnato il Ministro degli Affari Esteri del
Reich, può dare ai propri colleghi italiani tutte le necessarie informazioni
sui particolari del piano progettato da parte tedesca per il regolamento di
tale questione. Egli reca con sé proposte di soluzione anche per la questione
assai difficile dei trasporti.
Il Duce ha accennato a tale riguardo ad un fabbisogno mensile da 500 fino a
700.000 tonnellate.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto che il Ministro Clodias
può fare proposte per la copertura dell'intero fabbisogno di un milione
di tonnellate al mese. Rispondendo ad un accenno del Duce alla difficile questione
dei carri ferroviari, il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato
che il Ministro Clodius, a seguito dei negoziati avuti con le autorità
militari, è ora nella possibilità di ottener carri supplementari
e di assicurare in comune collaborazione fra Italia e Germania il completo trasporto
del carbone.
Avendo il Duce obiettato che la questione del carbone rappresenta un'assoluta
necessità per i piani militari dell'Italia, osservando che "senza
carbone non vi sono cannoni", il Ministro degli Affari Esteri del Reich
ha risposto che il Führer è dell'avviso che due uomini, quali il
Duce ed egli stesso, sono sempre in grado di venire a capo anche di tale questione.
Del resto, le difficoltà di carbone in Germania si sono attenuate col
terminare della stagione fredda. Il duro inverno è stato una splendida
prova dell'unità del popolo tedesco. Quantunque la popolazione in Germania
abbia sofferto molto il freddo (traduzione letterale: "si sia gelata come
tanti sarti"), non vi è stato alcun segno di malcontento ed ognuno
si è dato volenterosamente ragione delle difficoltà.
Il Duce ha dichiarato a tale proposito che è stata una prova della disciplina
del popolo tedesco. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha soggiunto che,
nel caso si dovessero manifestare da parte italiana ancora altri desideri di
natura economica, il Ministro Clodius sarebbe volentieri disposto a discutere
in proposito con i funzionari competenti italiani. Sono noti ai tedeschi i relativi
desideri italiani, ed il Führer ha incaricato lui, Ministro degli Affari
Esteri del Reich, di dichiarare al Duce che a tale riguardo la Germania farà
tutto il possibile per soddisfare i desideri italiani.
Passando alla situazione generale il Ministro degli Affari Esteri del Reich
ha osservato che il Führer non crede ad alcuna possibilità di pace,
e che è deciso già in quest'anno ad attaccare l'Inghilterra e
la Francia, nella sicura convinzione di poter sconfiggere l'esercito francese
nel corso dell'estate e di poter ancor prima dell'autunno scacciare gli inglesi
dalla Francia. Il Führer ha preso tale sua ferma decisione, perché
non crede in alcuna altra possibilità di soluzione, data la mentalità
dei francesi e degli inglesi. È una questione di principio, è
la lotta di un sistema contro un altro. A migliore chiarimento della mentalità
che regna presso gli avversari, il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha
consegnato al Duce, nell'originale polacco e traduzione tedesca, alcuni rapporti
degli Ambasciatori polacchi a Washington, Parigi e Londra, diretti al Colonnello
Beck, che sono stati dai tedeschi rinvenuti negli archivi polacchi. Da tali
rapporti risultano anzitutto due fatti: 1) l'enorme responsabilità degli
Stati Uniti nei riguardi della guerra e 2) l'odio profondo contro il nazionalsocialismo
ed il fascismo e la spietata volontà di distruzione ai danni dei due
Regimi. Si tratta qui di un atteggiamento che determina l'azione e l'inazione
della plutocrazia inglese, francese e purtroppo anche americana.
Il Duce ha obiettato che i documenti sono certamente assai interessanti ma non
contengono sostanzialmente alcun che di nuovo, in quanto che si sapeva già
da prima che Francia, Inghilterra e Stati Uniti sono ostili ai regimi autoritari.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato che anzitutto dai documenti
appare chiara la sinistra parte giocata dagli Ambasciatori americani Bullitt,
Kennedy e Drexel-Biddle i quali hanno in modo speciale influenzato anche l'atteggiamento
inglese. Si risente in ciò l'azione della consorteria giudaico-plutocratica
la cui influenza attraverso i Morgan ed i Rockefeller arriva fino a Roosevelt.
Il Duce ha a questo punto osservato che si tratta effettivamente del gruppo
dei trecento che reggono il mondo e dei quali già Rathenau aveva parlato.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha continuato dicendo che in Germania
nessuno si fa illusione che la volontà di annientamento di tali circoli
non sia una cosa reale e che tutto quello che avviene serve soltanto a mascherare
tale volontà.
Come il Führer ebbe già ad informarne il Duce, la visita di Sumner
Welles a Berlino non ha portato alcun nuovo fatto. In Germania ci si domanda
cosa effettivamente Roosevelt si sia proposto con tale iniziativa. Il Duce ha
osservato che debba principalmente trattarsi di questione interna americana.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich, a conferma di quanto da lui prima
addotto, ha letto la relazione dell'Ambasciatore Potocki a Washington del gennaio
1939.
Dopo che il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha finito di parlare, il
Duce ha osservato che Roosevelt ha modificato in molti punti le proprie idee
in quanto che il popolo americano è contrario alla guerra ed è
difficile fargli cambiare tale stato d'animo. Il Ministro degli Affari Esteri
del Reich annuiva riferendosi di nuovo alle interessanti rivelazioni contenute
nella predetta relazione da lui letta.
Egli ha poi indirizzato il discorso sul problema russo. Il Führer ha esposto
nella sua lettera a Mussolini tutto quanto vi era da osservare in argomento.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich aggiunse di aver ritratto, dalle esperienze
avute nel corso del suo duplice soggiorno a Mosca, la ferma convinzione che
Stalin ha rinunciato ai propositi di una rivoluzione mondiale.
"Lo credete Voi veramente?" ha chiesto allora il Duce.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto affermativamente e dichiarato
che l'avventura di Spagna è stato l'ultimo tentativo della rivoluzione
mondiale. Alla domanda del Duce se anche la Terza Internazionale avesse smesso
ogni idea rivoluzionaria, il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto
che a suo avviso la Terza Internazionale svolge esclusivamente attività
di propaganda e di informazione diplomatica. Egli ha l'impressione che la Russia
non solo si stia orientando, ma che è anche abbastanza avanti sulla via
di divenire uno Stato nazionale e normale. Nelle amministrazioni centrali non
vi sono piú ebrei ed anche Kaganovic, del quale sempre si sostiene -
quantunque egli non lo abbia potuto controllare - che sia di sangue ebraico,
è tutt'al più un georgiano. Con l'allontanamento di Litvinov tutti
gli ebrei hanno lasciato i posti direttivi. Nel suo secondo soggiorno a Mosca
egli ha avuto occasione di intrattenersi con tutti i membri dell'Ufficio Politico
(Polit-Büro), durante un pranzo offerto da Stalin. Da parte tedesca erano
presenti anche vecchi membri del Partito, come il Gauleiter Forster, il quale
alla fine della manifestazione ha dichiarato che tutto si era svolto come se
si fosse parlato con antichi camerati. Tale dev'essere stata anche la sua impressione.
Ciò appare forse alquanto singolare, ma a suo modo di vedere l'atteggiamento
dei russi - che è naturalmente comunista e come tale non può formare
oggetto di discussione da parte di un nazionalsocialista - non ha piú
nulla a che fare con la rivoluzione mondiale. Stalin si era proposto di organizzare
l'Impero russo su basi centralistiche e tale scopo egli lo ha anche largamente
raggiunto, dato che nulla piú avviene in Russia fuori della sua volontà.
A tale fine egli ha applicato metodi che in Russia erano in corso fino dai tempi
antichi. E nel guardare il ritratto dello zar Alessandro, che sta ancora esposto
nel Cremlino si ha - per quanto concerne tali aspirazioni - ancora l'impressione
di andare a trovare uno zar e non Stalin.
Il Duce osserva allora che effettivamente Stalin pensa di essere il successore
di Alessandro. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich continua dicendo che
l'Ufficio Politico (Polit-Büro) è costituito da autentici elementi
moscoviti i quali non si interessano più ad altri Paesi ed anzi avrebbero
la tendenza di separare la Russia dal resto del mondo.
La Russia non rappresenta alcun pericolo, sia dal punto di vista della politica
interna sia estera, per il nazionalsocialismo od il fascismo. Effettivamente
non si è riscontrato più in Germania, dopo la conclusione del
patto russo, alcun tentativo di ingerenza sovietica nelle questioni interne
tedesche. Il Führer parte dal punto di vista che esiste naturalmente una
netta distinzione fra il bolscevismo ed il nazionalsocialismo, ma che non di
meno è possibile concludere un favorevole accordo commerciale con la
Russia, ed avere libere in Occidente molte divisioni le quali in altre condizioni
si sarebbero dovute impiegare come copertura verso la Russia. In virtú
dell'intesa con la Russia la Germania ha libere le proprie spalle. La Russia
sta attraversando una grande trasformazione storica. Essa ha rinunciato alla
rivoluzione mondiale. I suoi rapporti con la Terza Internazionale - secondo
quanto consta in Germania - si sono rilassati ed i rappresentanti russi in seno
alla Terza Internazionale sono trattati freddamente. Nel campo della politica
estera la Russia non pensa ad alcuna azione, essendo i suoi sguardi rivolti
esclusivamente verso l'interno del Paese a motivo della trasformazione organizzativa
subita dal Regime bolscevico.
Nel conflitto finnico la Russia - e ciò si sa in Germania con tutta precisione
- sarebbe stata trascinata. Il Ministro degli Esteri finnico Tanner, un menscevico,
è stato un cattivo consigliere del suo Paese e da ultimo l'ingerenza
inglese ha creato una situazione che ha impegnato il prestigio della Russia,
costringendo questa ad entrare in guerra nel cuore dell'inverno. In origine
essa si proponeva di concludere con la Finlandia accordi simili a quelli stipulati
con gli Stati Baltici.
In tale stato di cose, i russi non rappresenterebbero alcun pericolo nemmeno
per i Balcani. Stalin sarebbe naturalmente disposto a concludere in qualunque
momento un accordo con la Romania, che gli assicurasse in parte o per intero
la Bessarabia. Non si lascerebbe però sicuramente coinvolgere in un conflitto
con la Romania, in vista delle ripercussioni incalcolabili che ciò avrebbe
negli altri Paesi e dell'allargamento del conflitto che certamente ne seguirebbe
a tutto l'Oriente.
Il punto decisivo è che gli uomini dell'Ufficio Politico (Polit-Büro)
quale ad esempio il Capo della Ghepeu, con cui il Ministro degli Affari Esteri
del Reich si era a lungo intrattenuto, sono elementi moscoviti i quali non vogliono
minimamente sapere di Parigi, Londra e Washington, e che, orientati verso un
nazionalismo russo - ma non panslavo - vorrebbero in ogni modo ottenere talune
revisioni territoriali.
Il Duce ha ammesso che la Terza Internazionale non può effettivamente
intraprendere una rivoluzione mondiale perché in seguito all'accordo
russo-tedesco si è ingenerata una grande confusione nei partiti comunisti
degli Stati occidentali, che egli definisce come la fine del movimento comunista
nel mondo. I comunisti di Occidente riterrebbero anche che "sia stato Stalin
ad andare a Berlino" e non viceversa.
Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha sottolineato a tale riguardo il
fermo atteggiamento dei membri del Partito in Germania i quali, ispirati al
pensiero realistico fortemente sviluppato dagli insegnamenti nazionalsocialisti,
hanno approvato senza riserve il Patto russo-tedesco.
In nesso a ciò il Duce ha osservato aver già scritto al Führer
che riconosceva pienamente la necessità politica di tale accordo, che
risparmia alla Germania un fronte di guerra e le lascia libere le spalle. Sebbene
la Russia non sia completamente all'altezza dal lato militare, può tuttavia
operare con grandi masse e la massa è sempre una forza. È semplicemente
pazzesco che la stampa occidentale cerchi di far passare l'Armata russa per
una "mandria", come si sarebbe espresso Herriot. Ciò è
propaganda completamente falsa. Il Ministro degli Esteri del Reich approva e
rileva come il Führer nella sua lettera al Duce abbia qualificata di idiota
la propaganda inglese. Gli inglesi orienterebbero sempre falsamente la propria
propaganda. Con gli scopi di distruzione da ultimo avanzati essi hanno condotto
l'ultimo tedesco al seguito del Führer.
Il Duce ha definito l'attività del Ministero di Informazioni inglesi
come una vera catastrofe. Questa propaganda inglese - ha proseguito il Ministro
degli Esteri del Reich - rende piú difficile la conclusione della pace.
Anche nel conflitto finlandese l'Inghilterra si è mostrata straordinariamente
sdegnata subito dopo l'inizio delle ostilità, ma adesso è altrettanto
ostinata contro la conclusione della pace.
Il Duce ha rilevato che l'Inghilterra è molto mal disposta verso un eventuale
trattato di pace tra Finlandia e Russia, ma che la Finlandia non può
scegliere altra soluzione perché diversamente non potrà ricevere
alcun soccorso.
Il Ministro degli Esteri del Reich è d'accordo: Svezia e Norvegia farebbero
tutto il possibile per restare neutrali se sapessero che in caso di intervento
anglo-francese in Scandinavia anche la Germania interverrebbe.
Ad una domanda del Duce, se il Ministro degli Esteri del Reich creda che esistano
possibilità di pace, questi ha risposto che è difficile dare una
risposta a tale quesito. Se i finlandesi fossero abili, concluderebbero ora
la pace con i russi. I finlandesi hanno innanzi tutto condotta una cattiva politica.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha fatto dire loro, prima dello scoppio del
conflitto, che avrebbero dovuto cercare una soluzione pacifica. Egli ricorda
bene, che un certo giorno sia da Helsinki sia da Mosca erano giunte notizie,
che si era vicini ad un'intesa.
Allora entrò in azione l'influenza anglo-francese per contrastare l'opera
dell'ex-Ministro degli Esteri di Finlandia, Tanner, ciò che condusse
alla guerra. Ventiquattr'ore dopo lo scoppio del conflitto il Ministro plenipotenziario
di Finlandia a Berlino ha dichiarato al Ministro degli Esteri del Reich che
i finlandesi erano pronti ad accettare tutte le richieste russe. Questo mostra
quanto la politica finlandese sia stata mal condotta.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha portato allora il discorso sulle condizioni
dell'esercito tedesco. Ha ripetuto che il Führer non crede a possibilità
di pace. L'iniziativa di Sumner Welles può perfettamente spiegarsi dal
punto di vista della politica interna americana. Secondo altre versioni si spiegherebbe
quell'iniziativa come un tentativo, condotto d'accordo con l'Inghilterra, per
far sì che certe intenzioni tedesche siano procrastinate. Ma anche se,
tenuto conto dell'atteggiamento antibellicista del popolo americano, non si
vuol contestare all'iniziativa di Sumner Welles il carattere di un tentativo
leale, tuttavia gli avversari della Germania sono troppo impegnati per poter
transigere sui loro scopi di guerra tante volte proclamati e che si fondano
sull'annientamento della Germania. Data questa situazione il Führer è
deciso a spezzare la volontà di distruzione degli avversari, e pertanto
attaccherà la Francia e l'Inghilterra al momento che gli sembrerà
opportuno. È sempre difficile essere profeta; tuttavia egli, il Ministro
degli Esteri del Reich, può dichiarare che da parte tedesca si spera
che prima dell'autunno l'esercito francese sarà sconfitto e che nessun
inglese piú si troverà sul continente, se non come prigioniero
di guerra.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha quindi ricordato che effettivamente a
Salisburgo egli aveva dichiarato al Conte Ciano di non credere che l'Inghilterra
e la Francia avrebbero senz'altro appoggiato la Polonia; ma che tuttavia egli
aveva sempre calcolato la possibilità di un attacco da parte delle Potenze
occidentali. Egli è ora soddisfatto del corso degli avvenimenti, in primo
luogo perché è sempre stato chiaro che prima o poi il cozzo doveva
avvenire, ed era inevitabile. Per quanto concerne il momento, da parte tedesca
- tenuto conto anche dello stato della preparazione italiana - si era pensato
che il conflitto sarebbe scoppiato fra due o tre anni. Questo era stato anche
il punto di vista del Führer. D'altra parte però si era osservato
che sarebbe stato meglio condurre a termine il conflitto mentre il Duce ed il
Führer sono in vita. Che la vita di un uomo di Stato sia talvolta legata
ad un filo, lo ha provato l'attentato di Monaco, e quindi il Führer si
è indotto a portare il problema a soluzione in un momento nel quale egli
può contare sulla pienezza delle sue facoltà.
In secondo luogo, il Ministro degli Esteri del Reich è soddisfatto degli
avvenimenti, perché dal momento in cui l'Inghilterra aveva istituito
la coscrizione, era evidente che la proporzione delle forze non avrebbe subito
un'evoluzione a favore dell'Italia e della Germania. Questo è stato un
elemento decisivo per la deliberazione del Führer di risolvere il problema
polacco, anche a rischio di un intervento delle Potenze occidentali. Il fattore
piú essenziale della decisione, però, è stato che una grande
Potenza non può tollerare certo modo d'agire.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha porto a Mussolini il volume sulle atrocità
polacche, con riserva di farGli pervenire la traduzione in italiano. Il corso
degli avvenimenti che erano sempre stati gravi - ha soggiunto - aveva preso
una piega tale che lo "sciovinismo" polacco negli ultimi mesi aveva
quasi superato sé stesso con la sciocca bravata della marcia su Berlino,
mentre il terrorismo contro le minoranze tedesche continuava. Nell'agosto i
polacchi avevano diretto alla Germania note cosí impudenti, che se fossero
state pubblicate, i cannoni avrebbero sparato da sé, tanta sarebbe stata
l'indignazione del popolo tedesco. Oltre un certo grado di pazienza non si può
andare. L'accordo tedesco-polacco del 1934 poté essere concluso solo
grazie al Führer e fin da allora fu impopolare in Germania. Ma invece di
giovarsi di quell'accordo per appianare le controversie fra i due Paesi, i polacchi
hanno approfittato dell'occasione per agire a danno dei tedeschi in maniera
incredibile. Questo naturalmente era noto in Germania, e l'opinione pubblica
era cosí eccitata che nell'estate il Führer si trovava di fronte
al dilemma, o di accettare una lunga campagna d'inverno in Polonia, ovvero colpire
in maniera fulminea. Date le circostanze, il Führer non poteva che adottare
la seconda soluzione. "In questo caso, gli eventi hanno dato ragione al
Führer" ha notato il Duce.
A questo punto il Ministro degli Esteri del Reich ha accennato alla profonda
fiducia del popolo tedesco nella vittoria. Non v'è soldato tedesco che
non creda di giungere alla vittoria in questo anno: circostanza che il Duce
ha notato come molto interessante. Il patriottismo dei tedeschi non è
un patriottismo di schiamazzatori, ma si basa su una decisione fermissima. La
situazione della Germania è favorevole. Il blocco si manifesta inefficace.
Con l'aiuto delle antiche provincie del Reich riconquistate, il fabbisogno in
fatto di alimenti è garantito. Solo per i grassi il popolo tedesco è
costretto a limitarsi, ciò che tuttavia non può che essere favorevole
alla salute. In base al trattato di commercio, la Germania riceve dalla Russia,
nel primo anno, un milione di tonnellate di cereali, quantità che potrà
in seguito essere aumentata fino ad un milione e mezzo e due milioni. In via
confidenziale, il Ministro degli Esteri del Reich può annunziare che
per ciò che concerne le forniture di materie prime, la Russia è
molto generosa e dedica in parte il suo proprio oro all'acquisto delle materie
prime necessarie per la Germania. A parte questo, è di grande aiuto il
transito: forti quantità di derrate importanti sono in viaggio dal Manciukuò
attraverso la Russia. Anche i Paesi balcanici, come la Romania, collaborano
al rifornimento della Germania, ed è anche molto importante l'aiuto economico
dell'Italia, per il quale il Ministro degli Esteri del Reich, dietro incarico
del Führer, porge al Duce un particolare ringraziamento. In conclusione,
i rifornimenti in viveri e materie prime non possono preoccupare la Germania,
nemmeno nel caso di una lunga guerra.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha quindi accennato che in Inghilterra egli
è molto screditato, perché gli inglesi pretendono che egli avrebbe
dichiarato che non sarebbe mai giunto ad una guerra contro gli inglesi. Di fatto,
egli nel 1937 aveva pregato il Führer di mandarlo come Ambasciatore a Londra,
annullando un'altra decisione presa da poco. In quell'occasione egli dichiarò
al Führer che riteneva certa la guerra contro gli inglesi e vedeva solo
nel re Edoardo una modesta, unica possibilità di evitarla, quantunque
avesse subito aggiunto che riteneva che Edoardo non sarebbe intervenuto. In
tale stato di cose, egli appunto nel 1937 definí al Führer le possibilità
di guerra nel rapporto di 10 a 1. Se allora gli fosse stato chiesto, sotto quali
auspici poteva desiderare di condurre quel conflitto, la sua piú sfrenata
fantasia non avrebbe potuto suggerirgli una situazione cosí favorevole
come quella in cui si trova la Germania oggi.
Alla domanda del Duce: "Quale programma avete per il vostro soggiorno a
Roma, camerata Ribbentrop?", il Ministro degli Esteri del Reich ha risposto
che si teneva a completa disposizione del Duce. Questi allora ha proposto di
predisporre un altro colloquio per lunedí nel pomeriggio alle ore 17.
Egli, il Duce, esporrebbe allora la situazione dal punto di vista italiano esaminando
anche il futuro e mostrerebbe alcuni documenti.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha informato il Duce, in via riservata, che
la Germania attaccherebbe con 205 divisioni perfettamente agguerrite e addestrate.
Ha accennato ai risultati delle esperienze fatte finora dalla Germania sul fronte
occidentale, ed in particolare al fulmineo attacco di sorpresa ad un posto avanzato
britannico, durante il quale 16 inglesi vennero presi prigionieri. Questi sono
risultati assai male armati e malissimo istruiti. La superiorità della
fanteria tedesca su quella inglese si può riassumere nel rapporto 3 a
1. Per una guerra moderna come questa a base di fortificazioni, gli inglesi
non sono pronti in alcun modo. Non è possibile vestire i civili con uniformi
e pretendere di mandarli al fronte come soldati dopo un'istruzione insufficiente.
Il Duce ha stimato le truppe inglesi che si trovano al fronte dai 50 ai 60 mila
uomini (su un totale di 200 mila) mentre il rimanente è occupato nelle
retrovie.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha parlato delle esperienze della guerra
mondiale. Gli inglesi, nell'ultima guerra, sono stati comandati assai male.
Alcune truppe scelte potevano essere buone, ma il livello medio era assai inferiore
a quello dell'esercito tedesco. L'esercito francese - secondo quanto risulta
dai contatti avuti sul fronte occidentale - non è piú nelle condizioni
del 1914.
Il Duce ha notato a questo punto che i francesi hanno una mentalità puramente
difensiva. Fino a tanto che si trovano nei loro rifugi tutto va bene, ma non
appena devono uscire all'aria aperta anche nelle truppe francesi si fanno sentire
gli effetti della demoralizzazione. Quando il Duce ha accennato al movimento
comunista in Francia ed al fatto che vi si pubblicano tuttora giornali comunisti,
il Ministro degli Esteri del Reich ha osservato ridendo che taluni di quei giornali
sono stampati in Germania.
Nello stesso tempo, il Duce ha accennato anche al morale poco elevato dell'Inghilterra,
dove di recente si è tenuta una riunione pacifista alla presenza di una
grande folla, e dove d'altra parte il numero di coloro che dichiarano di avere
"obiezioni di coscienza" contro la guerra è salito a 24.000.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha soggiunto che in una recente elezione
la maggioranza è stata ottenuta dal candidato che aveva preso posizione
contro la guerra.
Il Führer gode oggi - ha proseguito il Ministro degli Esteri del Reich
- un'eccellente salute, ed è entusiasta di battersi. Il Duce allora ha
soggiunto che il Führer ha ragione quando afferma che le sorti della Nazione
tedesca ed italiana sono legate l'una all'altra. Le democrazie occidentali non
fanno alcuna distinzione nella loro ostilità contro i due Paesi.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha osservato che l'atteggiamento delle plutocrazie,
nelle sue cause piú remote, deriva dalla preoccupazione che le concezioni
tedesche ed italiane potrebbero diffondersi in altri Paesi, e preparare la fine
delle classi plutocratiche dominanti negli Stati Uniti, in Inghilterra ed in
Francia. Dai documenti polacchi mostrati al Duce risulta che i plutocrati odiano
profondamente il Duce ed il Führer. Questo è dovuto in parte alla
loro cattiva coscienza ed in parte al timore che le idee fasciste e nazionalsocialiste
facciano scuola.
Il Duce ha ancora osservato, che la Germania e l'Italia rappresentano i proletari,
mentre in un certo senso gli altri Paesi sono i conservatori, e non si deve
dimenticare che questi ultimi faranno di tutto per difendere il loro sistema
fino all'estremo. Tuttavia il loro stato d'animo è pessimo ed essi non
hanno ufficiali.
Il Ministro degli Esteri del Reich ha risposto di essere profondamente convinto
che gli eserciti francese ed inglese vanno incontro alla piú grande catastrofe
della loro storia. In Germania si capisce bene che la campagna non sarà
cosí facile come in Polonia, ma il Führer calcola con grande prudenza
e dopo un accurato paragone del valore degli eserciti contrapposti ed un profondo
esame della situazione generale, si è definitivamente convinto che Francia
ed Inghilterra saranno battute ed annientate.
Ad una domanda del Duce, se la Germania crede di poter sfondare la "Linea
Maginot", il Ministro degli Esteri del Reich ha risposto che lo Stato Maggiore
tedesco ha compiuto in merito uno studio che ha durato forse un po' a lungo,
ma è risultato piú che mai esauriente, ed è giunto alla
conclusione che la "Linea Maginot" non costituisce piú un ostacolo
insormontabile. I metodi di combattimento ai quali negli ultimi mesi si sono
addestrate le truppe tedesche e le armi speciali sapranno aver ragione anche
della "Linea Maginot".
Alla fine del colloquio il Duce ha detto che Egli intende riflettere su tutti
i problemi e ha concluso, mostrando la lettera del Führer: "Io credo
che il Führer abbia ragione".
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