di EnzoCicchino
***
Mussolini viene informato dell’Operazione Barbarossa
la notte sul 22 giugno 1941, neanche mezz’ora prima dell’attacco. Tuttavia
la sua adesione all’iniziativa tedesca è immediata e totale, anche
se Hitler ne farebbe volentieri a meno. Il Duce vuole intervenire a ogni costo.
Il 26 giugno scrive la nota lettera al Fuhrer che è una vera preghiera
per essergli al fianco. Il 30 giugno l’amico gli risponde manifestandogli
subito le sue perplessità, soprattutto gli rende noto lo sgradito incontro
nelle steppe dell’Ucraina con il famoso carro sovieto T 34, un vero gioiello
dell’Armata Rossa che con la corazzatura di 75 mm ed il peso di 52 tonnellate
spazza via qualunque Panzer tedesco. Questa informazione dovrebbe essere un
monito ma il Duce proprio non intende. E decide di mandare su quel fronte
il CSIR - "Corpo di Spedizione Italiano in Russia" al comando del generale
Francesco Zingales.
10 luglio
Dalla stazione di Verona, a mezzanotte, parte il primo convoglio, giunge in
Romania, poi prosegue a piedi sino alla linea del fronte.
Il Corpo di spedizione e’ costituito dalle due divisioni di fanteria Pasubio
e Torino, dalla 3° divisione celere Principe Amedeo D'Aosta , dal gruppo
camicie nere Tagliamento, dal 30° raggr. artiglieria. Complessivamente
2.900 ufficiali, 58.800 uomini di truppa, 4.600 quadrupedi, 5.500 automezzi,
51 caccia, 22 aerei da ricognizione, 10 aerei da trasporto. Primo comandante
è il generale Francesco Zingales che poi, ammalandosi, viene sostituito
dal generale Giovanni Messe. Per la fanteria il CSIR e’ quanto di piu’ moderno
possieda l’Italia anche se l'artiglieria campale risale alla prima guerra
mondiale e la contraerea e’ quasi inesistente. I pochi carri armati sono di
solo tre tonnellate, un nulla! rispetto ai corazzati T 34.
11 agosto
E’ la Pasubio ad avere il primo scontro con l'Armata Rossa.
27 agosto
I reparti aerei italiani partecipano ai combattimenti.
22 settembre
Il Corpo di Spedizione Italiano nel suo insieme è impegnato nella battaglia
di Petrikova. Si rilevano i primi 87 morti e 190 feriti.
2 ottobre
La divisione celere Amedeo D’Aosta, la Pasubio e la Torino, attraversano il
fiume Dniepr; comincia il tormento della neve, l’assenza di strade lascia
spazio solo a scie di fango.
11 ottobre
Gli Italiani sono a Pavlograd.
17 ottobre
La cavalleria italiana attacca l'Armata Rossa, vi partecipano i battaglioni
Savoia e Lancieri Novara.
23 ottobre
Durante la battaglia di Gorlokowa e Rikovo eroismo dei battaglioni di cavalleria,
che effettuano diverse cariche.
5 novembre
I Russi contrattaccano per sei giorni, costringendo gli italiani alla ritirata;
i morti salgono a migliaia.
5 dicembre
Vittoria italiana nella battaglia di Chazepetovka.
25 dicembre
All'alba, un attacco dell'Armata Rossa per cinque giorni costringe i nostri
a ripiegare. Oltre a morti e feriti in battaglia se ne cominciano a rilevare
molte centinaia per congelamento.
1942
15 febbraio
Giungono rinforzi dall'Italia: 6° reggimento bersaglieri, 120°
reggimento di artiglieria motorizzato.
21 febbraio
Si aggiunge il battaglione sciatori Monte Cervino.
4 giugno
Sul Mar Nero azione di sommergibili e Mas contro navi russe.
9 giugno
Viene creata l'ARMIR - Armata italiana in Russia. Formata da 220.000 soldati
e 7000 ufficiali.
25 luglio
Arrivano la Cuneense, Julia e Tridentina. La zona d'impiego prevista è
il Caucaso, luogo piu’ che naturale per divisioni da montagna. Invece, all’improvviso,
contrordine! non piu’ sul Caucaso ma in pianura! sul Don, impiegate come fanteria.
Con questo impegno ci si accorge subito che hanno troppi muli e troppo pochi
autocarri. Tant’è devono rimandare indietro moltissimi quadrupedi e
durante la marcia sostituire il someggio con le carrette.
24 agosto
Eroico attacco del reggimento Savoia Cavalleria contro i sovietici a Isbuscensky,
nel bacino del Don.
7 novembre
Anniversario della Rivoluzione di Ottobre, i sovietici scatenarono la tremenda
offensiva per accerchiare Stalingrado. I primi a subire il peso dell’attacco
sono i più deboli, fra questi gli italiani.
15 novembre
Il ghiaccio blocca l’attivita’ dei nostri mezzi navali sul Mar Nero. I sommergibili
ed i Mas vengono ceduti alla marina tedesca, mentre gli equipaggi rientrano
in Italia.
19 novembre
I russi rompono il fronte della terza Armata Romena e della quarta Armata
tedesca; per il fronte del Don è la crisi.
11 dicembre
Intervengono i poderosi T 34; anche le linee di difesa tenute dall’Armir scricchiolano.
Dopo lunghe sanguinose battaglie difensive, investiti dalla controffensiva
sovietica gli italiani, insieme ai romeni, sono costretti a ripiegare.
19 dicembre
Le prime compagnie ad invertire la marcia sono le divisioni Ravenna, Pasubio,
Torino, Celere e Sforzesca. Il Corpo d'Armata Alpino invece rimane ancora
schierato sulla linea del Don. Efficace è la manovra di aggiramento
dell'Armata Rossa che tallona le forze italiane con una sicura strategia di
vincere.
1943
15 gennaio
Le forze corazzate russe attaccano Rossosch, sede del comando del Corpo d'Armata
Alpino.
17 gennaio
La temperatura media e’ di -30° sotto zero. Quando alle 10 del mattino
il generale Gariboldi dà l'ordine di ripiegare si rende conto che il
Corpo d'Armata Alpino è totalmente imbottigliato dai russi.
18 gennaio
La situazione è tragica, colonne interminabili di uomini ripiegano
disordinatamente. Ma le divisioni alpine "Julia" e "Cuneense", esposte sui
fianchi, resistono fino alla distruzione.
26 gennaio
All'alba gli italiani perdono ogni speranza di passare lo sbarramento russo
che impedisce la ritirata. Gli alpini pero’, inflessibili, dopo dieci ore
di incredibile lotta riescono a sfondare e uscire dalla sacca. I sovietici
restano increduli. Il bollettino n. 630 - 8 febbraio 1943 del Comando Supremo,
da Radio Mosca, dichiara: "L'unico corpo che può ritenersi imbattuto
è il Corpo d'Armata alpino italiano!"
L'attacco decisivo a Nikolajevska (oggi Malenka Aleksandovka), che permetterà
a 14.000 uomini di ripiegare è diretto dal generale Reverberi comandante
della Divisione Tridentina. E' una azione disperata. Durante la battaglia
tanti sono gli atti eroici. E vi perdono la vita quaranta ufficiali. Tra questi
un generale, il valdese Giulio Martinat, medaglia d'Oro alla memoria.
Il successo però non porta fortuna a tutti. La "Julia" che accorre
a Sud di Nikolajevska per chiudere la falla che i sovietici hanno aperto per
il crollo delle Divisioni "Cosseria" e "Ravenna", soddisfatto l'impegno si
lancia verso Waluiki. E' l'unica ad avere l'esercito sovietico 'solo' alle
spalle e non davanti: perciò pensa di farcela.
...Ahimé, nessuno la avverte... a Waluiki. troverà - i russi
- anche contro! con i loro T34. La Julia è costretta ad arrendersi
con l’intero Stato Maggiore.
Gli alpini della Julia e quelli della Cuneense, si rendono conto
di essere stati sacrificati -a loro insaputa- per la salvezza dell’ARMIR in
fuga.
I superstiti dell'armata italiana in dodici giorni e undici notti dovranno
percorrere 250 chilometri, su neve e fango, sedici ore di marcia filate al
giorno. Fame, freddo, termometro sino a -40 gradi. L'attacco dei partigiani
costante.
Dalla sacca fuggono solo 6.500 uomini della Tridentina, 3.200 della Julia
e 1.300 della Cuneense. Il resto fu oblio di morte, stenti e campi di concentramento,
prigionieri dell'Armata Rossa. Torneranno nel 45/46. Altri vi rimarranno per
sempre.