Linguistica |
"Premio Armenti
Maddalena 2002"
Introduzione
Fino a sei anni non avevo mai
visto una macchina, un treno, solo la funivia che partiva dal mio monte che
mi vide nascere, e che col suo silenzioso dondolio arrivava alla pianura.
Ogni giorno ci si recava alla stazione della funivia che distanziava circa
sei chilometri dalla nostra abitazione, per vedere se ci fosse posta, o qualche
altra cosa, giornali, pacchetto ecc. d'estate ci si andava a piedi lungo la
strada di terra battuta, che poi era quasi solo un sentiero in mezzo ai boschi,
d'inverno era bellissimo...
Oh... che bello! si usava la
slitta, bene incappucciati, e via... papà davanti alla guida, io dietro,
mi ricordo un giorno nell'ebbrezza della corsa mi perse, caddi dalla slitta
e lui non se ne accorse, quando arrivò alla stazione della funivia
vide che io non c'ero più. Non si scompose più di tanto, perche’
sapeva che mi avrebbe trovata nel punto in cui mi aveva persa. Infatti dopo
la mia caduta mi misi ad aspettarlo, senza inutili pianti, sono sempre stata
coraggiosa, sapevo che le lacrime lavavano solo la faccia, ma non mi davano
niente.
Com'era bello quel tempo! Quante volte anche oggi ci penso, ora mi ricordo
di un altro fatto, era d'estate, mia madre mi aveva confezionato una bambola,
fatta di stracci e imbottita di segatura, e mio padre la carrozzina con mezzi
di fortuna, le ruote erano fatte con quattro cerchi ricavati da dei tronchi
d'albero, avevo anche un cagnolino Lilli, e la carrozzina serviva più
a lui che alla bambola, e così con il cane in carrozzina, la bambola
sul braccio, io facevo la felice mammina.
Mentre passeggiavo con la mia
un pò strana ma simpatica prole, mi vide una signora che mi chiese
come si chiamassero i miei bambini, facemmo amicizia e essa fino alla fine
delle sue vacanze ogni giorno veniva a trovarmi. Una mattina mi fece delle
fotografie inginocchiandosi davanti a me, quando le ebbe finite si alzò
e mi mise in mano il suo biglietto da visita, (mi ricordo che era verdino)
dicendomi: Lisele, ricordati che davanti a te si è inginocchiata una
principessa.
Quando compii sei anni tutto
ebbe fine, un brutto giorno mamma raccolse le nostre "baratelle" papà
chiuse la casetta, e prendemmo la via della stazione, che questa volta non
ci avrebbe portati più di ritorno.
Inutili erano le mie lacrime,
dovevo iniziare a frequentare la scuola.
Merano: grandi occhi, ma che
forse non colsero… i miei, cui si aprivano per la prima volta le porte della
città.
Non era, la mia, meraviglia
di una bimba che vede per la prima volta un mondo sconosciuto che la rendeva
curiosa e felice… No, io ero triste.
Tutte queste cose non mi interessavano,
non mi piacevano, io volevo il mio praticello, il mio bosco, i miei giocattoli
primitivi. Ogni giorno pensavo... pensavo... il mio cuore era rimasto lì
su quel monte, dove d'inverno una slitta correva nella carezza del vento...
***
Analfabetismo
L'analfabetismo in Alto Adige non
è conosciuto. Le persone 80 - 90enni affermano che nella loro vita
non ne hanno mai sentito parlare. Non e’ da escludere comunque che molti anni
addietro qualche esempio sporadico ci sia stato.
Questo perche’, in passato, pur
se ogni gruppo di case isolate aveva una scuola, i bambini dei casolari piu’
lontani, abbandonati tra i monti, dovevano scendere a valle per frequentarla.
Non era impresa facile d'inverno.
Se la neve era molto alta si adoprava la slitta, unico mezzo di trasporto
non solo di persone ma anche di merci; consisteva in due pattini ricurvi davanti,
collegati fra loro da un telaio rialzato.
Nel raro caso che un bambino fosse
stato costretto a rimanere in casa per la neve troppo alta, allora era il
papa’, o la mamma, che lo istruiva, per quel che gli era possibile, fino a
quando non ci rifosse stato il modo per tornare a scuola.
Si dice che uno dei motivi per
cui l'analfabetismo non abbia colpito questo territorio, possa essere stato
anche l'orgoglio della gente, la sua caparbietà, la sua tenacia, si,
perche’ no, anche la superbia! E questo pur essendo una popolazione povera
e rude. Che sia proprio cosi’ lo dimostra già il fatto che -in questi
posti abbandonati- non sempre era un maestro diplomato ad insegnare a leggere,
scrivere e far di conto ma un contadino volonteroso che aveva finito la quinta
elementare!
Va sottolineato che la chiesa e
la scuola furono -da sempre- i primi due edifici costruiti in qualsiasi centro
abitato, sia grande che piccolo.
Credo che possano esserci solo
rarissimi casi di analfabetismo di ritorno, persone che hanno frequentato
la scuola ma che col passare degli anni poi, non essendogli primariamente
necessaria non hanno più coltivato la scrittura e lettura. Potrebbe
essere il caso di qualche pastore, qualche boscaiolo.
Ormai quei posti un tempo tanto
abbandonati oggi sono divenuti centri turistici con bellissimi Alberghi, campi
da tennis, piscine. Sono collegati da bellissime strade panoramiche e funivie.
Non di rado pero’ puo’ accadere che qualche bimbo di allora, oggi padrone
di un Albergo, lo si odi raccontare ai suoi clienti la storia della sua infanzia,
i suoi difficili anni di quando andava a scuola.
Bilinguismo
L'Alto Adige, una zona molto bella,
ricca di verde, e circondata da maestose montagne. Vive quasi esclusivamente
di turismo, per il quale essa è attrezzata nei minimi particolari.
Si vive in una rigorosa disciplina
affinche’ tutto sia perfetto, naturalmente per questo ci vuole anche la collaborazione
della popolazione. Che effettivamente da il massimo.
Siamo una popolazione mista italiani
e tedeschi, la convivenza è ottima, il rispetto reciproco. Naturalmente
vedendo la situazione è più che logico esserci anche il bilinguismo,
che consiste in un obbligo presso tutti gli enti pubblici, scuole, ospedali,
uffici, negozi, ristoranti, ecc.
Vi sono scuole italiane con l'obbligo
dell’insegnamento della lingua tedesca, e a sua volta scuole tedesche con
l'obbligo della lingua italiana. Le insegnanti che insegnano nelle scuole
tedesche l'italiano, devono essere di madre lingua italiana, mentre le insegnanti
che insegnano il tedesco nelle scuole italiane devono essere di madre lingua
tedesca, questo affinchè la lingua venga imparata correttamente.
Anche l'assegnazione di appartamenti
o case per famiglie bisognose, vengono consegnati a pari numero sia agli abitanti
italiani che tedeschi.
Riti religiosi, S.Messe, dottrine,
ecc. vengono recitate e parlate in due lingue.
In tutti i locali pubblici è
obbligatorio rispondere nella stessa lingua con la quale uno viene interpellato.
Insegne, indicazioni, e targhe,
qualsiasi scritta può essere letta da ambo i gruppi linguistici.
(E visto che il bilinguismo non
è facoltativo, ma d'obbligo per tutti e due i gruppi linguistici, io
personalmente lo trovo giusto e utile).
Un altra cosa, se uno desidera
un qualsiasi impiego, deve esibire il "patentino" che viene rilasciato dopo
aver fatto un esame presso il Commissariato del Governo, e chi ne è
sprovvisto non ha possibilità di essere assunto, (sono esclusi gli
enti che non fanno parte della provincia.)
L'esame consiste: per la popolazione
italiana in tedesco, e i tedeschi in italiano. L'esame è uno come tanti,
niente di speciale, e in più accessibile a tutti.
Non fu sempre così, nel
passato non esistevano regole, ognuno faceva come meglio gli garbava. E qualche
ineducata o ignorante persona ne approfittava della situazione per mettere
in atto delle piccole rivincite, o vendette.
Mi ricordo un giorno mia madre
che parlava pochissimo l'italiano essendo nata in Austria, si rivolse per
un informazione all'impiegata di un ufficio, e gli fu risposto: "non capisco
deve parlare italiano". Ora con l'obbligo del bilinguismo queste angherie
si sono tolte.
Io stessa ebbi grosse difficoltà
con la lingua italiana, cresciuta in una famiglia dove si è sempre
parlato il tedesco, e premetto che sono nata su un monte dove non ebbi occasione
di frequentare altri bambini. Quando a sei anni venni trasferita a Merano
per frequentare la scuola era logico che non capivo niente, e come solo i
bambini a volte sanno essere cattivi, venni derisa da tutti, con il risultato
che non volevo più frequentare la scuola.
Non ebbi aiuto alcuno, tra lacrime
e grande volontà riuscii a farcela, finalmente ero anch'io come gli
altri bambini, e volli la mia piccola rivincita, finche’ divenni la migliore
di tutte, e i miei temi, diari, ecc. venivano esposti per essere sempre i
più belli.
Anche questo con il bilinguismo
si è tolto, nessun bambino dovrà più piangere e vergognarsi
per non saper parlare.
Dialetto
Oltre le razze e le religioni un
altro elemento che differenzia gli abitanti della terra è la lingua.
Credo sia impossibile stabilire
la distinzione fra lingue e dialetti. Il dialetto, questo linguaggio caratteristico
di una regione, rispetto alla comune lingua della nazione, a volte ci porta
a conoscere certi dialetti che sono quasi delle vere e proprie lingue. Se
poi vogliamo tornare indietro scopriremo che grande interesse hanno i dialetti
dell'antica Grecia, in quanto compaiono nella letteratura. Ma è un
argomento molto profondo, perche’ ci porta dal III° secolo a. C. al Greco
Moderno.
Io non desidero parlare di questo,
ma di una cosa molto meno complicata, uno squarcio del dialetto, e le reazioni
degli alto atesini.
Si parla dei dialetti nell'Alto
Adige.
Premetto che la nostra lingua in
prevalenza è il tedesco, questo perche’ questa terra è zona
di confine anche con l'Austria, e Svizzera, e non solo ma fu sotto l'impero
austriaco fino al 1919.
Il nostro tedesco è unicamente
parlato in dialetto, che però non ha alcuna somiglianza con il dialetto
austriaco o svizzero; chi parla in lingua non è certamente alto atesino.
Non vi e’ alcuna differenza tra il dialetto meranese e bolzanino, mentre è
molto marcata la differenza dialettale delle varie valli dalle quali siamo
circondati.
Le "valli" sono un solco della
superficie terrestre fra due catene di monti, normalmente percorso da un fiume
o torrente, come nel nostro caso.
Val Passiria - Val Venosta - Val
d'Ultimo - Val Martello ecc. quattro valli e quattro diversi dialetti, a volte
anche difficile da capirsi dagli abitanti dell'una, o dell'altra valle. Naturalmente
vi prevale sempre il tedesco perche’ in queste valli di italiani credo ci
siano solo un paio di carabinieri e il loro maresciallo, o forse anche il
capostazione.
A fare in modo che l'italiano prendesse
piede ci pensò Mussolini che nel suo periodo fascista fece imigrare
in Alto Adige molti italiani, in prevalenza veneti e meridionali, dando loro
case e lavoro.
Arrivati gli "immigrati" l'aria
si rabbuiò come all'inizio di un temporale, ma poi piano piano e non
avendo altra soluzione cominciarono a convivere nel miglior modo possibile,
anche se nell'aria regnava sempre un velo di razzismo. Rimaneva sempre il
fatto che i tedeschi erano i "Cruchi" gli italiani erano i "Walschn".
Ed ecco che arriva il dialetto
Veneto, Mantovano, Modenese, Napoletano, Calabrese, e via via da tutte le
parti d'italia e i dialetti divennero sempre di più. Oggi l'Alto Adige
non è più una terra di un solo dialetto tedesco, ma è
diventata un miscuglio di diversi dialetti italiani, che nell'insieme è
simpatico da sentire, ognuno esibisce il proprio, e credo che questo nessuna
regione d'Italia lo possa vantare.
Emigrazione
"Emigrazione" è una parola
che mi mette tristezza, questa parola mi ricorda il triste periodo quando
tanti dei nostri italiani per trovare lavoro col cuore pesante, dovettero
salire su grandi bastimenti che li avrebbero portati in terre molto lontane.
E come su uno schermo vedo una
nave che si allontanava nella notte, portando con se quel carico di dolore
e di speranza...
No, sono gli "immigrati" di coloro
di cui vi voglio parlare. Non che per loro fosse stato facile. Anche loro
dovettero abbandonare la loro terra per trasferirsi in un altra, ma sempre
in terra italiana. L'Alto Adige è la regione che ospita molti immigrati
e di varie regioni d'Italia.
Andai a trovare alcune di queste
famiglie e raccolsi i loro ricordi dei primi mesi di convivenza con un popolo
molto diverso per la lingua, il carattere, le usanze, e le idee.
Ho frugato un pò nell'intimità di alcune persone.
Quello che volevo sapere era un pò... confidenziale, desideravo sapere
cosa succede tra le coppie mistilingue cioè quando l'amore sboccia
tra una Südtirolerin (altoatesina) e un meridionale, e viceversa. Però
non tutti sono disposti ad aprirti il cuore, ma un sorriso e uno sguardo di
simpatia, sono state la strada che mi hanno condotta alle loro "confidenze".
Per la gentilezza concessami ho trovato doveroso sostituire i nomi; ringrazio
per la comprensione.
Il signor Giuseppe venne da un
paese della provincia di Rovigo a Merano con una famiglia abbastanza numerosa,
moglie e sei figli. Una famiglia molto cordiale e affettuosa, ma nonostante
questo non fu loro facile comunicare con i meranesi che si dimostrarono subito
molto restii nei loro confronti. Ma il signor Beppe (così lo chiamavano
in famiglia) che era un uomo intelligente cominciò a giocare d'astuzia
e sempre allegro e scherzoso nei loro confronti, fingendo una spiccata simpatia
anche se forse più di una volta dovette digerire amaro, riuscì
a conquistare i meranesi.
Fu così che in breve tempo
furono circondati da vera simpatia e il signor Giuseppe divenne "Beppe" per
tutti. Anche i figli frequentarono i ragazzi tedeschi e così impararono
a parlare il tedesco, allora bisognava arrangiarsi il bilinguismo obbligatorio
nelle scuole ancora non era nato.
Il signor Giuseppe ebbe un posto nell'edilizia e la moglie signora Rosa fece
dei bellissimi lavori a uncinetto, i figli più piccoli frequentavano
la scuola, mentre dei più grandi qualcuno aveva già trovato
lavoro.
Ecco scendiamo a Napoli, meravigliosa
città per chi ama sognare, il romanticismo, le canzoni che entrano
nel cuore. Merano non è così, ma i napoletani vennero ugualmente.
La mia ammirazione per Tonino (Antonio)
e la sua famiglia è grande. Tanti anni fa vennero quì da noi,
con un unico bagaglio una valigia di sogni, e nel cuore la speranza.
Mmmm, non fu molto facile per loro,
che nella loro terra dai balconi e dalle finestre erano abituati a chiamare:
Cateriiiiiiii, con la loro spontaneità, con la loro semplicità,
cantare lungo le strade "O surdato nnammurato" e con i loro carrettini nei
vicoli che offrivano la loro merce fresca e buona, gridando a squarciagola
le qualità del prodotto.
Quì con la nostra disciplina
tutto questo per loro divenne solo un ricordo. Misero da parte la nostalgia
e le malinconie e l'ingenuo del meridionale che non si perde mai d'animo si
incanalò nel commercio; con la loro tenace volontà di riuscire
non passò molto tempo che bellissimi negozi come per magia spuntarono
in vari punti della città.
E anche gli abitanti di "O sole
mio..." ebbero grande successo, per il tedesco nessun problema, Tonino in
persona al cliente tedesco dice: "Guten Morgen, was Wünschen Sie?" E'
proprio il caso di dire: niente è impossibile!
Da Mantova arrivano Franca e Alberto
con due figli, lei casalinga lui geometra, lavora presso una affermata ditta
edile non hanno difficoltà economiche, e nemmeno nella lingua anche
se non sanno pronunciare una parola di tedesco, riguardo a questo devo dire
una cosa, questo non è stato mai un problema per (chiamiamoli sempre
ancora "immigrati") perchè quì in Alto Adige quasi tutti parlano
l'italiano e così capirsi non fu difficile.
Fu Franca che non riusciva ad abituarsi
al nostro sistema di vita, però è comprensibilissimo, il primo
periodo abitavano a Silandro, un paese della val Venosta, che allora era veramente
poco ospitale specialmente per una persona come Franca tanto dolce e timida.
Non riusciva a fare amicizia, ovunque si trovava un muro davanti, gli abitanti
di allora erano gente scontrosa, non davano confidenza, e Franca ne soffrì
molto.
Oggi abitiamo nello stesso condominio
e nello stesso piano, ci vogliamo tanto bene, e a volte ci scambiamo i tegamini
con le nostre capacità culinarie, è fantastico!
Per Natale Franca mi fa i tortellini
quelli mantovani che sono molto, molto buoni, a volte i tortelli con gli amaretti
e la zucca beh... questi non è che mi piacciano molto, però
apprezzo la sua gentilezza, il suo pensiero, e i suoi tortelli diventano i
migliori del mondo!
Il futuro è sempre incerto, chi può dire cosa ci riserva?
Simpatica, gentile, sempre allegra,
questa è la vera Marisa.
Marisa non fa parte degli "immigrati"
però il suo caso mi sta a cuore perchè il suo problema è
molto vicino a me, e credo sia meritevole di essere tenuto in considerazione.
Sposò un Trentino residente
a Merano e dovette trasferirsi da Piacenza.
Anche lei doveva abituarsi al nostro
tenore di vita, al nostro modo di vivere, lei volle amicizie, calore umano,
e in principio trovò indifferenza e poca simpatia.
Un giorno mi venne presentata da
mia cognata, quattro occhi si guardarono... due mani si strinsero e fu amicizia!
Un giorno andai da lei, vidi la malinconia nei suoi occhi, e capii che aveva
pianto, uno sfogo gli avrebbe fatto bene, così prendendole una mano
gli dissi: "Marisa vuoi parlarmene?"
Il suo viso cambiò espressione, e venni a sapere che le sue sofferenze
non erano solo la difficoltà di inserirsi in un posto nuovo, e la nostalgia
della sua casa che aveva dovuto abbandonare, ma la questione era familiare,
(a tutela della privacy chiedo scusa se non desidero pronunciarmi). Tra Marisa
e me non ci sono più segreti, un destino quasi ci accomuna. E abbiamo
capito che, a volte è più facile mettere insieme i pezzi...
se un amico ti aiuta a raccoglierli.
Lei è sempre due metri
davanti a lui, non li ho mai visti camminare a fianco a fianco.
Ci conosciamo più di vista
che altro, ma se volevo scrivere queste righe ho dovuto decidermi.
…Mi piazzai davanti a loro
e con un simpatico sorriso dissi: noi ci conosciamo, però non ci siamo
mai parlati, se avete un pò di tempo vogliamo farlo ora?
Come era logico immaginare mi guardarono
come se mi fossero spuntate due teste!
Ehh? chiesi, si, fu la risposta,
e entrammo in un ristorante-bar che io sono solita frequentare, e dove si
può parlare indisturbati.
Nicola è operaio specializzato
presso un'officina meccanica, e Anna continua a fare la barista, come da ragazza.
Alle mie domande rispondeva sempre
Anna, Nicola viene da un paesino in provincia di Catanzaro, e mi dava la netta
impressione essere sottomesso e che quasi si sentisse a disagio su quella
sedia di fronte a noi. Ai suoi pochi tentativi di partecipare al discorso,
Anna lo fece zittire con la frase: "Certo si si". Così tutto quello
che seppi lo seppi da lei. Nicola fece il militare a Merano e Anna che è
di Merano la barista, si conobbero al bar dove lei lavorava. Lei rimase incinta
e si sposarono. Ma si vedeva chiaramente che fra loro e l'amore c'era un'incolmabile
distanza, e che si sono sposati per dare un nome al nascituro. A volte la
nascita di un bimbo può portare la comprensione, la serenità,
la felicità, ma da loro non è stato così, uno è
sempre davanti, e uno deve rimanere sempre indietro... peccato!
Era il 15 marzo quando andai da
Rosa e Franz, e la prima cosa che vidi come si aprì la porta fu un
immenso mazzo di rose rosse. Accipicchia! pensai, quì si che è
di casa l'amore!
Lei viene da Messina, lui è
di Merano, e lavora come camionista per una grossa ditta di trasporti, lei
è casalinga.
Persone simpaticissime, lui parla
in tedesco e lei risponde in italiano, lei parla in italiano e lui risponde
in tedesco, per il troppo baciarsi sono diventati bilingue, scherzano in continuo
e si prendono in giro a vicenda.
Parlano senza indugiare, non devo
nemmeno fare domande.
Rosa mi dice che hanno 60anni e
Franz risponde: "nein mein Schatz (no mio tesoro) 60anni gli hai tu, io ne
ho 59".
Parliamo un pò in tedesco
un pò in italiano, se mi avessero adottata sarei rimasta con loro!
Un settembre di tanti anni fa Franz
con il padre si recarono a Messina con un carico di tubi per la costruzione
di un acquedotto. Il padre di Rosa era l'ingegnere di questa ditta, e trovandosi
Franz con il padre per ragioni di lavoro a casa dell'ingegnere, ci fu l'occasione
che Rosa e Franz si videro e... presero fuoco!
Non hanno figli, ma tra loro c'è
un immenso mazzo di rose rosse!
Erika è di Merano, molto
bella, sposata da trent'anni con Raffaele nato a Caserta, hanno un figlio
di 26 anni Maurizio e sono in attesa del divorzio.
Trovai Erika sola con Maurizio, capii subito che non volevano la presenza
di Raffaele.
Fino a cinque anni fa tutto procedeva
bene, poi purtroppo la sorella single di Raffaele imparò la strada
per Merano presentandosi sempre più spesso e soggiornando per lunghi
periodi, e comportandosi in modo alquanto ineducato. Da allora le cose non
andarono più bene. Inutili furono le richieste, gli esempi di Erika,
nemmeno le minacce di Maurizio servirono anzi con questo sistema Raffaele
si esasperò di più, e una volta picchiò il figlio per
difendere la sorella. A Anche il figlio che vive da solo è d'accordo
con la madre e desidera che il padre con la sorella lascino per sempre la
casa. Certo la legge obbligherebbe il marito a mandare via la sorella immediatamente,
e a non farla più tornare, ma come dice Erika se questo accadesse lei
avrebbe l'inferno, a questo punto conviene il divorzio.
Ma perchè, perchè
mio Dio? Chi è egoista non sa cos'è il rimorso e neppure cos'è
l'amore.
Chissà se lo sa Raffaele?
Presi la mano di Erika era fredda,
come freddo sarà stato il suo cuore, non conoscevo Erika ma ci guardammo,
e in quel momento qualche cosa le disse cha aveva trovato chi la comprendeva.
In un condominio al terzo piano
abitano Lisa e Carmelo. Lisa è nata a Lagundo (Merano), Carmelo viene
da Palermo. Scarseggiano un pò i soldi, la loro vita è piuttosto
modesta, lui lavora in una pizzeria, lei casalinga, ma attaccata alla parete
dell'entrata c'è un cuore con la scritta: "Oggi come ieri, domani come
oggi". Mi guardano mentre leggo queste righe e mi sorridono, io mi giro verso
di loro e dico: "ho già capito tutto, non c'è bisogno di altro,
ma ditemi solo come vi siete conosciuti"
Fanno a gara per spiegarmelo. Lisa
aveva appena ricevuto la patente e con una vecchia cinquecento stava facendo
retromarcia quando va a sbattere contro qualche cosa. Scesa dalla macchina
si trova davanti a: due braccia alzate... un uomo... e una voce irrata: "m...
dove sta guardando ment..." ma non potè finire la frase perchè
quello che vide era così carino e due occhi così limpidi e dispiaciuti
che lo guardarono... che Carmelo abbassò le braccia, le si avvicinò
con la mano tesa e con il più bel sorriso possibile disse: "mi perdoni
lo sfogo, posso scusarmi offrendole un caffè?". Quel sorriso era così
irresistibile, che oggi su una parete della loro abitazione c'è un
cuore che dice: "Oggi come ieri, domani come oggi".
"Amore" una parola come tante,
eppure quanta gioia e quanto dolore nel suo significato.
Paura di perdere l'uomo che si
ama? o preferire non averlo mai conosciuto?
La differenza tra "NORD" o "SUD"
non ha molta importanza, quando il sentimento è profondo, l'amore trionferà
sempre.
Come si aprì la porta sei
occhi e un cane mi fecero festa, chiesi: “C'è la mamma?”
"Si si sono quì! vengo subito".
Guardai verso la voce ma non vidi
niente, sentii solo dire: "bambini fate accomodare la Elsa" e sei braccine
mi tirarono in casa.
Un'accoglienza così non
mi era mai capitata, in confidenza ero un pò delusa, il cane mi saltava
adosso, i rampolli mi portavano quaderni, libretti e giocattoli da guardare
con un continuo incrocio di strilli!
Finalmente sentii nuovamente la
voce della "mamma" e ebbi anche l'onore di vedere la sua persona! Un affarino
minuto ma tutta peperoncino. “Lei è Elsa vero? Beh... si! Io sono Concettina”
mi prende sottobraccio dicendo: “Adesso chiamiamo Luis”.
“Luuuuis... vieni c'è la
Elsa”, rimasi sempre più stupita però Concettina mi piacque.
Luis arrivò dal giardino (era grosso quanto lei minuta) con guanti
di gomma e una paletta in mano, si tolse i guanti e mi strinse la mano, era
simpatico e allegro.
Dunque che si vogliono bene l'ho
capito da tante cose: prima di tutto Luis è entrato dal giardino senza
pulirsi le scarpe, secondo: Concettina è più tranquilla di un
mare d'agosto! terzo: i loro figli fanno un casino senza che nessuno alzi
un dito, e il cane dorme tranquillo sul divano!
Concettina abitava da un anno a
Merano e veniva da un paese in provincia di Cosenza, Luis di Lana (Merano)
è giardiniere e per Natale vende alberi di Natale.
Siamo a Natale e Concettina va
a comprare l'albero, li guarda tutti, ma Luis guarda solo lei. Finalmente
si decide quale prendere e chiede che le venga portato a casa.
Luis suona il campanello e si trova
Concettina davanti, le consegna l'albero e una scatoletta... come la apre
vi trova un piccolo Babbo Natale. Concettina chiude gli occhi e vede il grande
albero sulla quale cima è appeso un piccolo Babbo Natale col viso di
Luis.
Sono passati gli anni, oggi sei
manine appendono all'albero un piccolo Babbo Natale, mentre un cane scodinzola
felice!
Appena suonai il campanello mi
venne aperto e mi trovai davanti i visi sorridenti di Natalie e Gianni, mi
fecero entrare in salotto e vidi che Natalie era in dolce attesa, mi raccontò
che sarebbe stata una bimba.
Gianni arrivò con i caffè,
e si sedette sul divano a fianco di Natalie, sono sposati da quattro anni
e mi dissero che quel bimbo lo avevano progettato un lontano giorno su un
treno che gli aveva portati entrambi in Germania.
Le cinque del mattino, una piccola
stazione deserta, solo Natalie aspettava il treno col suo borsone in terra
vicino a lei.
"Buon giorno... parte?"
Natalie si girò, guardò
quel mattiniero passeggero come lei e rispose: "Perchè si vede?"
Gianni un pò confuso non
seppe che altro dire: Ehm... sì!” Risero e Natalie e Gianni salirono
insieme sul treno.
Natalie, di Merano, allora al secondo
anno di lingue, viaggiava verso una città della Germania come interprete
per una ditta che esponeva alla fiera campionaria. Gianni nato a Brindisi,
al terzo anno di medicina, dovette interrompere gli studi per ristrettezze
economiche e trovato un lavoro come rappresentante di medicinali accettò
subito. Quella mattina ebbe la macchina in panne e perciò fu costretto
a prendere il treno che lo avrebbe portato a Trento, ma Gianni non arrivò
mai a Trento, ma in Germania. Mmmmm....
Chissà se quel progetto
espresso su un treno quattro anni fa, avrà gli occhi azzurri della
madre?
La prima cosa che notai fu la
bellissima recinzione di rose selvatiche attorno al giardino.
Doris e Lorenzo dicono che sono
passati tanti anni, ma il ricordo è sempre vivo, perchè quello
che il cuore conserva vive in eterno. Li guardo sorridendo e Doris mi prende
una mano mentre racconta...
Doris è nata vicino a Merano
infermiera diplomata (ma non esercitava) lavorava come dama di compagnia presso
un anziana contessa. Un giorno la contessa le disse che sarebbe arrivato ospite
un suo nipote convalescente da un forte esaurimento.
Fu così che un mattino scendendo
dalla sua stanza si trovò davanti un giovane che la degnò a
malapena di uno sguardo e di un buon giorno.
Lorenzo veniva da Napoli dove frequentava
l'università e sarebbe rimasto un mese con la zia, (sorella del padre).
Al pranzo l'unica animatrice era
la contessa, Doris era assente e mangiava poco, Lorenzo guardava di nascosto
Doris e non parlava.
Quella mattina Doris decise di
scendere prestissimo in giardino e camminare in mezzo a quella natura imperiosa
e bellissima, dormiva male e poco, il suo pensiero era Lorenzo.
Il sole cominciava a salire dietro
le montagne, e un nuovo giorno era iniziato. Doris riprese la strada di casa,
era triste, il suo sogno non si è avverato, Lorenzo sarebbe partito
oggi.
Mentre passò davanti a una
siepe di rose selvatiche, una mano sul suo braccio la fece girare, un'altra
mano colse una rosa bianca dalla siepe e gliela donò...
Lorenzo è architetto e Doris
casalinga, vivono in una bella casetta con un grande giardino circondato da
una siepe di rose bianche.
Sopra alla porta
una lanterna dondola nel vento e io spero tanto non mi caschi in testa.
La porta si apre e un uomo con
occhi azzurri e capelli biondi mi guarda.
"Io sono Elsa...”
“Ah si! Prego si accomodi”.
Sento sbattere una porta e subito
dopo davanti a me si presenta una donna molto bella con capelli nerissimi
che dice chiamarsi Lucia, mi indica l'uomo che mi ha aperto la porta dicendo:
“Questo è Ernst mio marito”.
“Bene ora che ci conosciamo volete
raccontarmi qualche cosa di voi? Ad esempio come vi siete conosciuti…”
Era una calda sera di fine agosto,
Ernst che è agricoltore e lavora la sua campagna tornava stanco col
suo trattore verso casa, quando si imbattè in una quindicina di ragazze
che gli chiesero un passaggio sul trattore, da prima sospettoso le guardò
in malo modo, quando una del gruppo le si avvicinò guardò nei
suoi occhi azzurri e disse: "Veniamo da Siracusa e siamo ospiti di una specie
di convitto, è tardi ci vorrebbe dare un passaggio?"
Nel ringraziarlo Lucia gli strinse
nella mano un minuscolo biglietto con un numero telefonico.
Oggi vivono in un "Bauernhof" la
loro vita è felice, in fondo al grande giardino un vecchio trattore
al quale è stato appeso un cartello, dice: "Da quì iniziò
il nostro amore"
Da allora sono passati vent'anni
e nel frattempo sono nati Stefano e Thomas, Stefano vuole inscriversi in agraria
e Thomas per ora si diverte a correre in fondo al giardino e salire sul trattore
dell'amore come ha fatto sua madre tanti anni fa.
***
ITALIANO | TEDESCO | DIALETTO TIROLESE |
albero | Baum | Bahm |
lontano | entfernt | weit |
letto | Bett | Bettstott |
dovere | müssen | miassn |
fatica | mühe | plog |
emigrare | auswandern | auswondarn |
caraffa |
Krug | Kriagl |
studiare | studieren | studirn |
piangere | weinen | rechrn |
meglio | besser | besser |
commestibile | essbar | essbor |
ubriaco | betrunken | psoffen |
letto | Bett | Bettstott |
separato | getrennt | getrennt |
colazione | Frühstück | Frühstück |
pane | Brot | Broat |
rabbia | Wut | Zoarn |
settimana | Woche | Wochn |
giorno | Tag | Tog |
efficiente | tüchtig | tüchtig |
gomito | Ellbogen | Ellebogn |
padella | Pfanne | Pfonn |
scappare | weglaufen | dafunlafn |
percorso | Strecke | Streckn |
innocente | unschuldig | unschuldig |
viaggio | Fahrt | Fohrt |
buono | gut | guat |
padre | Vater | Votar |
sigaro | Zigarre | Zigarn |
occasione | gelegenheit | gleghnheit |
sicurezza | sicherheit |
sicharheit |
Mi ritorna in mente un lontano e sbiadito ricordo, ma così bello che
non vorrei che il tempo me lo portasse via. Ero sempre felice quando arrivava
la sera, finalmente la famiglia era tutta unita per la cena, non era una gran
cena ma una cena in una bella famiglia. Quasi ogni sera si mangiava la minestra
d'orzo quando ci trovavamo tutti attorno al tavolo, anche perchè piaceva
a tutti, mio padre che d'estate aveva una bancarella davanti casa e vendeva
dolci,bibite e frutta e anche cestini fatti con ramoscelli di abete e riempiti
con genziane che confezionava mia mamma e la gente gli comprava molto, ma
d'inverno che non c'era turismo allora mio padre andava a lavorare con altri
nei fienili lontano da casa e tornava solo la sera.
Rivedo la nostra "Stube" in parole povere era la sala da pranzo
di noi in montagna. Una stanza tutta rivestita in legno, anche il soffitto
in legno e così il pavimento che ci proteggeva dal freddo. In un angolo
il tavolo circondato da tre lati da una panca in legno e da un lato due sedie
con nel schienale un piccolo lavoro a traforo, che raffigurava un cuore, nell'angolo
sopra il tavolo un crocifisso in legno al quale generalmente venivano appese
due pannocchie e fiori secchi. Nell'altro angolo opposto al tavolo trovava
posto una stufa in maiolica fatta tipo cupola, e una panca tutt'intorno, nei
freddi pomeriggi d'inverno quando dietro il vetro delle finestre scendevano
grossi fiocchi di neve, mia nonna si sedeva su quella panca e lavorava a maglia,
e ai piedi il cestino con la lana. E non molto distante la culla in legno
con mia sorella, mi ricordo il piumino e cuscino in tessuto a quadretti bianchi
e rossi. Nella nostra Stube c'era pure un arcolaio che nessuno usava più,
che parlava di malinconia e ci ricordava quanto il tempo è veloce.
Non c'erano tappeti e niente di superficiale, solo una brocca con dei fiori
di campo d'estate e d'inverno dei ramoscelli di abete per le due finestre.
Col calar del giorno e quando le prime ombre entravano nella stanza ci si
ritrovava tutti attorno al tavolo sotto le tenue luce del lampadario per la
cena. Però nessuno si sedeva, se non dopo aver detto le preghiere in
ringraziamento per la giornata passata e per il cibo che ci è stato
dato.
abitudine | gewohnheit | gwohnheit |
veicolo | Fahrzeug | Fahrzaig |
ricevere | bekommen | kriagsch |
borsa | Tasche | Tasch |
mano | Hand | Hond |
piccolo | klein | kloans |
sogno | Traum | Traam |
correre | laufen | rennen |
latte | Milch | Milch |
porta | Tür | Tir |
furbo | schlau | schlau |
paese | Land | Lond |
culla | Wiege | Wiag |
scala | Treppe | Stiag |
circo | Zirkus | Zirkus |
tuorlo | Eigelb | Totar |
istantaneo | augenblicklich | |
capire | verstehen | verstianhn |
perchè | warum | weil brum |
ragazzo | Knabe | Bua |
rimanere/stare | bleiben | bleim |
piacere | gefallen | gfolln |
disturbare | stören | störn |
piega | Falte | Foltn |
domandare | fragen | frogn |
cucire | nähen | nahnen |
parapetto | Geländer | Glandar |
guardiano | Wächter | Wächter |
tentare | versuchen | versuachn |
ragazza | Mädchen | Gitsch |
mai | niemals | niamols |
storia | Geschichte | Gschicht |
costringere | zwingen | zwingn |
ponte | Brücke | Bruggn |
vicolo | Gasse | Goßn |
scaldare | erwärmen | warmen |
Lo vedo ancora davanti a me, alto, ben piazzato, capelli bianchi, con baffi
bianchi e bellissimi occhi blù.
Era il padre di mia mamma. Orgoglioso di essere un autentico Viennese e per
non smentirsi amava il walzer, il vino, e... sì anche le donne! Era
un ottimo falegname ed era molto ricercato perciò guadagnava molto
bene, mi ricordo mio papà che non era ricco lo chiamava "il conte".
Alla domenica quando non lavorava amava vestire con molta ricercatezza, le
scarpe se le puliva lui e erano sempre lucidissime. Mio nonno: il suo nome
era Peter Winkler ma io lo chiamavo semplicemente "Peter" mi voleva
tanto tanto bene e io a lui, però altrettanto bene voleva anche al
vino, e questo era il guaio, così succedeva che ogni domenica sera
a casa ci fosse "l'operetta". Non c'era domenica che si dimenticasse
di salutare i suoi osti preferiti e barcolando lungo il marciapiede, tornava
a casa! Mia nonna una donna molto dolce e precisa, la vedo ancora con quanta
tensione aspettava il ritorno di mio nonno perche' sapeva che sarebbe tornato
poco presentabile, e non voleva che mio padre che era completamente astemio
e odiava gli ubriachi, lo vedesse.
E quando rimproverava mio nonno per il suo vizio di bere dicendogli: "ma
non ti vergogni conciarti in questo modo per colpa del vino" allora lui
tutto giulivo gli rispondeva: "ohhhh... Fritzile (mia nonna si chiamava
Frieda) "devi sapere che Noà ha piantato la vigna perche' si faccia
il buon vino per il tuo Peter!" allora mia nonna lo cacciava al piano
di sopra dove era la loro stanza e lo faceva andare a letto. Ho sempre pensato
che gli ubriachi avessero qualche protettore, forse Bacco, perche' le scale
che conducevano al piano superiore erano in legno e abbastanza ripide, ma
mio nonno non era mai caduto, solo una volta gli è caduto in testa
il crocifisso che stava appeso nel giroscale e era di legno e abbastanza grande,
perchè aveva perso l'equilibro e lo aveva urtato talmente forte da
farlo cadere. La mattina dopo lo vidi con un cerotto in fronte e un bernoccolo
in testa e quando gli chiesi cosa fosse successo mi rispose: "ohh niente!
nel aprire lo sportello dell'armadio sono andato a sbattere contro!"
Mio nonno era molto cattolico (però non poteva soffrire i preti) e
spesso mi portava con lui a messa ai frati "Cappuccini" e io ero
felicissima perche' dopo la messa andavamo in un bar dove non vendevano vino,
e posso capire ora il sacrificio di mio nonno davanti a una tazzina di caffè!
Mentre a me prendeva una fetta di torta e un bicchiere di cioccolato, invece
d'estate ricevevo un gelatone e una brioche che mangiavo col gelato. In quel
momento gli volevo ancora più bene perche' capivo che tutto questo
lo faceva esclusivamente per me.
Con tutto il suo brutto vizio del bere io gli ero sempre vicina. Noi in giardino
avevamo un pergolato dove cresceva l'uva fragola e sotto c'era un tavolo lungo
piazzato in terra con due panche della stessa lunghezza, era un pomeriggio
di luglio faceva molto caldo e noi eravamo seduti lì perche' c'era
bello fresco, e visto che eravamo soli ne approfittai e dissi: "Peter
perche' continui a ubriacarti la domenica? è così bello quando
sei normale mentre quando bevi io mi vergogno di te". Non sarò
mai sicura però mi pareva di aver scorto come una lacrima repressa
nei suoi occhi blù mentre mi diceva: "Elsele è già
troppo tardi non posso più farne a meno, ho già provato"
in quelli istanti quell'uomo anziano era diventato più piccolo di me.
Compresi troppo tardi che non avrei dovuto dire quella frase che lo ha ferito
così profondamente. Arrivato l'autunno mio nonno partì per Innsbruk,
dove divenne capo falegname in una grande falegnameria, (mia nonna era rimasta
con noi).
Una volta al mese veniva a trovarci per due giorni, io non l'ho più
visto ubriaco, aveva smesso di bere.
L'anno successivo ha passato la Pasqua con noi, è stato con noi otto
giorni, e un pomeriggio mi disse "vieni" e mi fece sedere sotto
il pergolato con lui e accasrezzandomi una mano disse: "E' bello fresco
quì" poi mi guardò negli occhi e continuò, "Elsele
tu hai i miei occhi e mi diede un bacio sulla fronte sussurrandomi "grazie"
Questo era mio nonno Peter, il mio Peter un bell'uomo con capelli e baffi
bianchi...
occhi | Augen | Augn |
chiaro | klar | klor |
linguaggio | Sprache | Sproch |
coperta | Decke | Deckn |
pacchetto | Päckchen | Packl |
garanzia | Garantie | Garantie |
sachetto | Tüte | Sackl |
crudele | grausam | grausom |
rondine | Schwalbe | Schwolm |
sano | gesund | gsund |
offendere | beleidigen | beleiding |
strada | Strasse | Stroß |
bosco | Wald | Wold |
mosca | Fliege | Fluig |
bicchiere | Glass | Glassl |
scarpa | Schuh | Schua |
notte | Nacht | Nocht |
lunga | lange | longe |
gonfio | geschwollen | gschwolln |
lume | Licht | Liacht |
fabbrica | Fabrik | Fabrik |
guardare | schauen | schaugn |
specchio | Spiegel | Spiagl |
vuoto | leer | lahr |
bicicletta | Fahrrad | Radl |
campana | Glocke | Glockn |
storia | Geschichte | Gschiecht |
tazza | Tasse | Scholn |
vestito | Kleid | Kleid |
piccolo | klein | kloan |
dipingere | malen | mohl |
smettere | aufhören | aufhörn |
persona | Person | Mensch |
limone | Zitrone | Zitron |
donna | Frau | Weib |
grande | gross | groaß |
scrivere | schreiben | schraibm |
viso | Gesicht | Gsicht |
bello | Schön | schian |
creduto | glaubt | gmuant |
monte | Berg | Berg |
giocare | spielen | schpiln |
Tanti anni sono passati da allora! Sono nata su un monte e vi ho vissuto per
cinque anni, fino a quando dovetti andare a scuola. E' un ricordo meraviglioso,
quella casetta in legno dove ho passato la mia infanzia, costruita da mio
padre e alcuni amici suoi, la mia slitta che correva silenziosa sulla neve
e i miei giocattoli erano un coniglietto (vero) era bianco e nero e si chiamava
Hansi, una gallina con le piume rosse, Lilli il mio cagnolino e una simpaticissima
bambola che mi confezionò mia mamma un Natale e avevo anche un compagno
di giochi Albert! che abitava a circa due chilometri da noi che suo padre
ogni giorno accompagnava dai noi e cosi giocavamo insieme. Mi ricordo il nostro
gioco preferito era fare i musicanti... mia mamma confezionò per Albert
una tromba fatta di un rotolo di cartone e io i piatti con due coperchi delle
pentole! Scendevamo lungo la stradina con i nostri "strumenti" poi
al ritorno facevamo udire a mia mamma e mia nonna che dovevano assistere dalla
finestra le nostre bravure, Albert soffiava in quel tubo fino a diventare
paonazzo e io battevo i coperchi facendo scappare tutti gli animali del bosco!
Ma la nostra grande soddisfazione erano gli applausi di mia mamma e mia nonna!
Eravamo felici.
Albert, chissà dove sei oggi? chissà se qualche volta ricordi
quei due musicanti su quel monte, dove il mondo era nostro e dove nella nostra
povertà la felicità era sempre a portata di mano. Ciao Albert,
se la vita si ripete suoneremo ancora insieme!
bambino | Kind | Kind |
cucina | Küche | Kuchl |
diritto | gerade | grod |
saluto | Gruss | Gruass |
figlia | Tochter | Tochter |
mela | Apfel | Äpfl |
amore | Liebe | Liab |
gambo | Stiel | Stengl |
buco | Loch | Loch |
prima | früher | zersch |
ballare | tanzen | tonzn |
oste | Wirt | Wirt |
giornale | Zeitung | Zeitung |
tenere | halten | hebn |
denaro | Geld | Gelt |
scarpa | Schuh | Schuach |
forza | Kraft | Kroft |
bello | Schön | Schian |
famoso | berühmt | berühmt |
borsa | Tasche | Taschn |
prato | Wiese | Wiesn |
lacrima | Träne | Trän |
abitare | wohnen | wohnen |
orologio | Uhr | Uhr |
uccello | Vogel | Vogl |
frigorifero | Kühlschrank | Eiskoscht |
odiare | hassen | hossn |
contento | zufrieden | froa |
fredda | Kalte | kolte |
sale | Salz | Solz |
credo | glaub | moan |
dovrei | müsste | miasset |
sedia | Stuhl | Stuahl |
dolore | Schmerz | Schmerz |
grattare | kratzen | krotzn |
sole | Sonne | Sunn |
Il mio primo vagito lo hanno sentito le montagne lassù dove le stelle
sono più vicine, la luna è più grande e dove gli Edelweiss
baciano il sole. Sono passati tanti anni ma la visione è ancora nitida
in me... un uomo con lo zaino in spalla e per mano una bambina forse troppo
piccola per la sua età, credo che anche oggi io sia troppo piccola
per la mia età... mah! non si può avere tutto!
Circondati dal profumo dei pini degli abeti, e della resina, e sotto i piedi
un tappeto di aghi di pino e muschio, camminavamo felici, gli occhi pieni
della splendida natura, in terra qualche timida genziana pareva sorriderci.
Salendo il sentiero è diventato più stretto e allora papà
mi diede la mano e si camminava in fila indiana in silenzio in alta montagna
non si parla mai. Abbiamo camminato a lungo, finalmente siamo arrivati a un
piccolo spazio e ci siamo seduti, mio padre aprì lo zaino e tirò
il mangiare, e ghaf gnaf, in un attimo avevo spazzolato via tutto. Siamo rimasti
seduti lì perchè lì c'era la cosa più bella che
io avessi mai visto, davanti a noi illuminato dal sole un immenso ghiacciaio,
le sue pareti brillavano al sole e sembrava quasi che nella sua grandezza
si stesse spostando piano piano. Fu tanti anni fa..... un uomo, una bambina
troppo piccola per la sua età, e un ghiacciaio
vorrei | möchte | möcht |
ritorno | zurück | zruck |
storto | schief | schiaf |
equivoco | Missverständnis | Missverständnis |
passo | Schritt | Schritt |
regalare | schenken | schenkn |
gentile | höflich | höflich |
cucinare | kochen | kochn |
tutto | alles | gonze/olls |
viene | kommt | kimmp |
cameriere | Kellner | Kellnar |
vostra | Euer | Enkre |
eterno | ewig | ewig |
aceto | Essig | Essig |
interprete | Dolmetscher | Übersetzer |
distruggere | zerstören | zerstörn |
scopo | Zweck | Zweck |
vecchio | alte | olte |
comodo | bequem | komott |
tenere | halten | hebn |
sonno | Schlaf | Schlof |
pensiero | Gedanken | Gedonkn |
fagioli | Bohnen | Fisöln |
aria | Luft | Luft |
vasca | Badewanne | Bodwonn |
comandare | befehlen | schofn |
testa | Kopf | Kopf |
gioia | Freude | Freid |
succedere | geschehen | paßier |
trota | Forelle | Forell |
giudice | Richter | Richter |
ponte | Brücke | Bruggn |
vicolo | Gasse | Gossn |
sapere | wissen | wissn |
Incredibile ma ricordo quei Natali come li vivessi oggi. Per quel pomeriggio
mio padre mi portava a slittare perchè non dovevo vedere niente, c'era
Gesù Bambino nella stanza che preparava l'albero e i regali, e quando
avrei potuto entrare Gesù Bambino avrebbe suonato un campanellino.
Quando mio papà e io siamo tornati mia nonna aveva preparato il the
con i biscotti e un dolce simile al panettone con uvetta e canditi, che si
faceva solo per Natale ma io ero talmente emozionata che non riuscivo nemmeno
a mangiare. Finalmente ho sentito il campanellino mi sembrava di essere in
Paradiso. L'albero che mio padre aveva tagliato nel bosco era sopra un tavolino
coperto con una tovaglietta natalizia adornato con piccolissime mele rosse,
noci rivestite con la stagnola, delle caramelle e biscotti fatti da mia mamma,
dei fili d'argento che pendevano dai rami e candeline colorate accese, allora
non c'erano le lucette ma quel albero cosi povero era meraviglioso, mia mamma
e mia nonna avevano anche adornato la stanza con ramoscelli di abete e fili
d'argento.
Sul tavolino sotto l'albero c'era il presepe con le statuine che ci aveva
fatto un contadino perchè mia mamma aveva guarito il suo bambino da
una bronchite, c'era anche un laghetto fatto con un pezzetto di specchio e
circondato dal muschio dove due pecorelle bevevano. Poi su una sedia c'erano
dei quadernini e matite colorate, ma la mia sorprresa e gioia fu al massimo
quando sull'altra sedia vidi seduta una grande bambola con occhi azzurri e
una bocca sorridente, forse era un pò sproporzionata perchè
aveva le gambe e le braccia troppo lunghe ma per me era la più bella
bambola del mondo. Era stata confezionata da mia mamma con dei scampoli di
stoffa e poi riempita di segatura, i capelli erano fili di lana e in testa
aveva un cappellino azzurro. Questo è stato l'ultimo Natale nella nostra
casetta, perchè la prossima estate dovevo partire per la città
per andare a scuola ma portavo con me quel dolce suono di un campanellino...
gioia | Freude | Freid |
giudice | Richter | Richter |
ponte | Brücke | Bruggn |
vicolo | Gasse | Gossn |
sapere | wissen | wissn |
salare | salzen | solzn |
chiave | Schlüssel | Schlüssl |
colore | Farbe | Forb |
fermata | Haltestelle | Holtestell |
guasto/rotto | kaputt | hin |
come | wie | wia |
naturale | natürlich | natürlich |
sopra | über | ibar |
valle | Tal | Tohl |
pesante | schwer | schwar |
attorno | herum | ummer |
campo | Feld | Ocker |
scuderia | Pferdestallung | Pferdestoll |
uva | Traube | Traum |
luccicare | glänzen | glänzn |
sempre | immer | olm |
operaio | Arbeiter | Orbeiter |
ultimo | letzte | letzter |
angolo | Winkel | Ecke Egg |
castagna | Kastanie | Köschtn |
gioia | Freude | Freid |
succedere | geschehen | pasiern |
trota | Forelle | Forell |
ponte | Brücke | Bruggn |
vicolo | Gasse | Gossn |
sapere | wissen | wissn |
salare | salzen | solzn |
chiave | Schlüssel | Schlüssl |
mostrare | zeigen | zoang |
materasso | Matratze | Matrozn |
colore | Farbe | Forb |
fermata | Haltestelle | Holtestell |
sopra | über | iber |
valle | Tal | Tohl |
pesante | schwer | schwar |
attorno | herum | ummer |
campo | Feld | Ocker |
scuderia | Pferdestallung | Pferdestoll |
uva | Traube | Traum |
luccicare | glänzen | glänzn |
sempre | immer | olm |
operaio | Arbeiter | Orbeiter |
angolo | Winkel / Ecke | Egg |
panorama | Panorama | Außicht |
castagna | Kastanie | Köschtn |
panorama | Panorama | Aussicht |
Ecco i ricordi della mia infanzia... povera ma felice
In luglio avrei compiuto sei anni e per me in autunno iniziava il primo giorno
di scuola. Fino a sei anni non avevo mai visto una macchina, un treno, una
bicicletta, solo la funivia che partiva dal mio monte che mi vide nascere,
e che col suo silenzioso dondolio arrivava alla pianura.
Ogni giorno con mio padre andavamo alla stazione della funivia a circa sei
chilometri dalla nostra abitazione, per vedere se ci fosse posta, o qualche
altra cosa, giornali, pacchetto ecc. d'estate ci si andava a piedi lungo la
strada di terra battuta, che poi era quasi solo un sentiero in mezzo ai boschi,
d'inverno era bellissimo...
causa la tanta neve si usava la slitta, a me piaceva molto, eravamo bene incappucciati,
e via... mio padre davanti alla guida, io dietro, mi ricordo un giorno nell'ebbrezza
della corsa mi perse, caddi dalla slitta e lui non se ne accorse, quando arrivò
alla stazione della funivia vide che io non c'ero più. Ma non si diede
pensiero perche' sapeva che mi avrebbe trovata nel punto in cui mi aveva persa.
Infatti dopo la mia caduta mi misi ad aspettarlo, senza inutili pianti, sono
sempre stata coraggiosa, sapevo che le lacrime non servivano a niente ho camminato
un pò verso la stazione della funivia poi mi sono seduta su un tronco
d'albero che era al bordo del sentiero e aspettai mio padre!
Com'era bello quel tempo! Quante volte anche oggi ci penso, mi ricordo, era
arrivato l'estate, mio padre mi aveva fatto la carrozzina per la mia bambola
con mezzi di fortuna, però più che la bambola era il mio cagnolino
Lilli, che la usava, e così con la bambola sul braccio e spingendo
la carrozzina con il cane che ci dormiva dentro camminavo con la mia un pò
strana ma simpatica prole
Mentre passeggiavo , mi vide una signora che mi chiese come si chiamassero
i miei bambini, facemmo amicizia e essa fino alla fine delle sue vacanze ogni
giorno veniva a trovarmi. Una mattina mi fece delle fotografie inginocchiandosi
davanti a me, quando le ebbe finite si alzò e mi mise in mano il suo
biglietto da visita, (mi ricordo che era verdino) dicendomi: Elsina ricordati
che davanti a te si è inginocchiata una principessa.
Quando compii sei anni tutto ebbe fine, un brutto giorno mamma raccolse le
nostre "baratelle" papà chiuse la casetta, e prendemmo la
strada della funivia, che questa volta non ci avrebbe portati più di
ritorno.
Mi giravo in continuo verso quella casetta che si allontanava sempre di più,
dove avevo passato la mia infanzia inutili erano le mie lacrime, dovevo iniziare
a frequentare la scuola.
Merano..: con grandi occhi, guardai questo posto ma non era la meraviglia
di una bimba che per la prima volta
vede un mondo sconosciuto che la rendeva curiosa e felice
No, io ero
triste.
Tutte queste cose non mi interessavano, non mi piacevano, io volevo il mio
praticello, il mio bosco, i miei giocattoli primitivi. Ogni giorno pensavo...
pensavo... il mio cuore era rimasto lì su quel monte, dove d'inverno
una slitta correva nella carezza del vento...
forestieri | Fremde | Fremdn |
poesia | Gedicht | Gedicht |
signorina | Fräulein | Fräuln |
piazza | Platz | Plotz |
verde | grün | grian |
foglie | Blätter | Laabr |
già | schon | schun |
asciutto | trocken | Truckn |
fiume | Fluss | Fluss |
rosso | rot | roat |
acqua | Wasser | Wossar |
bambola | Puppe | Poppele |
pulito | rein | sauber |
rubare | stehlen | stehl |
rosa | Rose | Rosn |
zingaro | Zigeuner | Zigainer |
ultimato | beendet | fertig |
brocca | Krug | Kruag |
perdere | verlieren | varliern |
bussare | klopfen | klopfn |
vento | Wind | Wind |
sopra | über | ibar |
valle | Tal | Tohl |
Era domenica e la mattina si presentava bene, il sole mi rideva attraverso
la finestra. Io a letto con i miei sette anni fantasticavo, sognavo ad occhi
aperti e quando mi sarei alzata queste mie creazioni della mente le avrei
portate sulla carta, secondo me da questo doveva nascere un racconto, forse
anche un romanzo. I miei fogli scritti erano gelosamente conservati, nessuno
doveva vederli!
Elseleee... Elseleeee... ecco la voce di mio nonno... succedeva spesso di
domenica che mi venisse a svegliare, perchè la domenica lui amava andare
a pranzo fuori, e spesso mi portava con sé. Naturalmente per me era
festa grande ero felice.
Mio nonno e io eravamo molto attaccati, andavamo molto d'accordo, per me lui
non era solo il mio nonno ma era anche il mio confidente, l'unico che conoscesse
il mio segreto, di piccole scrittrice in erba. Leggeva i mie racconti con
serietà e mi dava consigli. La porta si aprì piano piano e l'allegro
viso di mio nonno vi fece capolino. Su. su, tesoro sono le nove passate, alzati
dobbiamo andare a messa, (mio nonno era molto religioso) e a mangiare! Saltai
dal letto e lo abbracciai dicendo: "Peter ho scritto un'altra pagina
del mio romanzo". Dopo avermi letto la mia pagina mi diede una carezza
e uscì dalla stanza e io nascosi il mio futuro "romanzo".
Entrai nel bagno e cominciai a prepararmi, quando fui pronta scesi le scale
chiamando: "Peter Peter sono pronta" lui mi si avvicinò,
mi squadrò dalla testa ai piedi, poi soddisfatto di quello che aveva
davanti mi disse "andiamo".
Camminavo superba a fianco a lui, entrammo in una chiesa affollatissima dai
"Cappuccini" era la chiesa prediletta di mio nonno, lui versava
ogni mese una piccola quota e in compenso gli veniva riservato il suo posto
vicino all'altare.
Finita la messa ci avviammo verso la trattoria per mangiare. Era sotto i portici,
un locale caratteristico. La stanza non era molto grande, circa sei tavoli,
il bancone era in legno e il ripiano in alluminio lucido come uno specchio!
Ci sedemmo e subito dopo ci venne vicino il solito sorridente oste con il
suo grembiulone bianco fino ai piedi e il blocchetto delle ordinazioni in
mano. Mio nonno ordinò... arrosto di maiale e crauti, buonissimo! E
naturalmente il suo indimenticabile bicchiere di vino, promettendomi che avrebbe
bevuto solo quello Poi andavamo un pò sulla passeggiata a sederci al
sole o mi portava al Luna-Park. Dop mi accompagnava a casa, senza barcollare!
eh eh eh...
panorama | Panorama | Aussicht |
accoglienza | Empfang | Empfong |
gatto | Katze | Kotz |
scuola | Schule | Schual |
bianchi | weissen | weissn |
credere | glauben | moanen |
saltare | springen | hupfn |
realtà | Wirklichkeit | Wirklich |
pazienza | Geduld | Geduld |
stalla | Stall | Stoll |
dimenticato | vergessen | vergeßn |
cavalcare | reiten | reitn |
forestiero | Fremder | Fremmer |
bagno | Bad | Bod |
ripudiare | verstossen | verstoasn |
certo | gewiss/bestimmt | gwiss |
ginocchio | Knie | Knia |
cercare | suchen | suachn |
gioire | freuen | gfrein |
lievito | Hefe | Germ |
mangiare | essen | essn |
prosciutto | Schinken | Schinkn |
finalmente | endlich | endlich |
guasto/rotto | kaputt | hin |
campo | Feld | Ocker |
Merano ho incominciato a amare questa città anche se nel mio cuore
è rimasto il ricordo del mio monte che vedo dal mio balcone. Ormai
ero grande e un pomeriggio camminavo lungo la passeggiata.
La giornata è molto bella è arrivata primavera, il profumo delle
magnolie è intenso, i giardini in fiore e gli uccellini saltellano
felici di ramo in ramo cinguettando al cielo azzurro. Mi fermo davanti a un
organetto che suona mentre la scimietta con un cappellino rosso in testa osserva
i passanti, metto la solita monettina nel piattino e preseguo. Su una panchina
una giovane mamma con il suo bimbo che gioca lì vicino, sta lavorando
a maglia, il bimbo mi guarda e io gli sorrido lui raccoglie qualche cosa da
terra e corre verso di me, la sua manina grassoccia prende la mia e vi depone
un sassolino, mi dà un bacino e scappa.
Un pò confusa da questo gesto così ingenuo e sincero guardo
la mia mano aperta dove c'è questo insolito regalo e sono felice...
avevo trovato un tesoro!
A volte la vita ci dona delle cose stupende ci onora di gesti che parlano
di tenerezza e d'amore.
Torno a casa stringendo nella mano il mio piccolo tesoro, mentre il sole è
già alto e l'aria sa di primavera.
Il tempo è passato veloce le stagioni tante volte hanno cambiato colore
ma il sassolino è ancora con me conservato in una scatolina come un
gioiello, rivedo quel gesto innocente e penso chissà dove sarà
quel bimbo?
pioggia | regen | regn |
cane | Hund | hunt |
pentola | Topf | pfonn |
libro | Buch | puach |
carta | Papier | papir |
occhi | Augen | aung |
telefono | telefon | telefon |
quaderno | Schulheft | heftl |
scarpa | Schuh | schuach |
regalo | geschenck | gchenk |
sedia | Stuhl | stual |
uccello | Vogel | vogl |
quadro | Bild | bild |
giardino | Garten | Gort |
gioia | freude | mm |
libero | frei | frai |
bicicletta | Fahrrad | radl |
limone | Zitrone | zitron |
guadagnare | ferdienen | fardianen |
guinzaglio | Leine | loan |
visita | besuch | besuach |
accorgersi | bemerken | bemerkn |
ponte | Bricke | prugn |
lettera | Brief | briaf |
ballare | tanzen | tonzn |
snello | schlank | schlonk |
tovaglia | Tischtuch | tischtuach |
La luce del sole non si vede, un cielo coperto di un cupo grigio ci ha dato
il buon giorno.
La prima neve cade sulla città, da venti minuti osservo il lieve cadere
dei bianchi fiocchi sul giardino, ogni cosa è sotto la neve, anche
il vecchio pino davanti alla mia finestra piega i suoi rami stanchi sotto
il peso di quella coltre bianca.
Tutto è silenzio non si sente il soliti via vai di macchine, mi allontano
dalla finestra e mi preparo per uscire. Appena fuori dal portone alzo la testa
verso quei innumerevoli fiocchi che gelidi pungono il mio viso. Lungo la strada
incontro poche macchine provviste di catene da neve, davanti a ogni negozio
si spala la neve, alcuni ragazzini gridando corrono verso la passeggiata dove
potranno giocare indisturbati. Per un po' giro fra poche frettolose persone,
poi mi avvio anch'io verso la passeggiata. Ovunque è bianco, gli alberi
i cespugli, le fontane sembrano rivestite di cristallo, le panchine pare siano
state coperte da un candido piumone. Qualche uccellino solitario su un ramo
immerso con le zampette nella neve, fsi guarda attorno in cerca di qualche
cosa da mangiare. Un cane abbaia festoso ai fiocchi di neve vuole acchiapparli!
Un altro cerca di forare delle gallerie nella neve!
Ora arrivano ragazzi che iniziano una vera battaglia di palle di neve. I più
piccoli arrivano seduti felici sulle slitte tirate dalle mamme o dalle nonne.
Anche i grandi si divertono c'è chi si rotola nella neve insieme al
suo cane. La neve che dona allegria e fa tornare tutti bambini!
Da diversi anni non nevicava così, io mi sto avviando verso casa si
è fatto tardi, mentre cammino davanti agli occhi mi appare un bosco
sotto la neve, quel bosco che ha visto i miei primi passi, che mi ha insegnato
le cose semplici della vita, l'amore per la natura, il rispetto per gli animali
e un po' di nostalgia accompagnano questi ricordi.
La sera è scesa e il cielo si è tinto di scuro sopra lo sfondo
delle montagne innevate.
farfalla | Schmetterling | schmetterling |
fiore | Blume | bluam |
panna | Sahne | Ram |
ringhiera | Geländer | Glander |
montagna | Gebirge | Berg |
riempire | füllen | fühl |
perdere | verliern | verlirn |
frusta | Peitche | Paischn |
davanzale | Fensterbrett | Festerbanckl |
ciotola | Schüssel | Schüssl |
cintura | Gürtel | Gürtl |
scuola | Schule | Schual |
chiesa | Kirche | Kirchn |
venduto | verkauft | verkaft |
pavimento | Fussboden | Bohn |
ladro | Dieb | Diab |
sentinella | Wache | Woch |
chiuso | geschlossen | zua |
colore | Farbe | Forb |
calendario | Kalender | Kalendr |
calzolaio | Schuster | Schuaster |
Quest'estate una mia cara amica ha fatto trasloco e io sono andata ad aiutarla.
Mettere le piccole cose nelle scatole, incartare bicchieri, piatti tazzine,
soprammobili etc. è stato un lavoro abbastanza impegnativo. Uno non
può credere quante piccole cose saltano fuori quando uno deve trasferirsi
da una casa all'altra. La mia amica Francesca si trasferì dalla città
in una casa di campagna ereditata da una zia.
Arrivate lì scaricammo gli scatoloni e lei volle farmi vedere la casa,
così girammo un po' per quella enorme casa, quelle stanze così
grandi e vuote sinceramente mi diedero un po' di sconforto e anche quel grande
terreno che circondava la casa era una distesa incolta, senza vita, pensai
al mio piccolo appartamento allegro pieno di calore.
Sono passati due anni quando ho sentito al telefono la voce allegra di Francesca:
"Ora la casa è completa" sei invitata, dimmi quando posso
venirti a prendere. Ci siamo messe d'accordo e andai da Francesca. Appena
arrivate scesi dalla macchina, ma quello che vidi... era il paradiso!
Prima di tutto mi sono corsi incontro festanti due simpaticissimi cani, poi
mi vidi circondata da un meraviglioso giardino, con alberi e cespugli fioriti,
e dai campi vicini veniva il profumo del fieno tagliato. E quello che più
mi ha colpito furono conigli e galline che correvano dappertutto. Davanti
alla casa due lunghe panche in legno una di fronte all'altra e un tavolone,
sul quale vidi un cestino di pane una brocca di terracotta piena di vino e
un pezzo di Speck su un tagliere di legno.
Dopo aver chiacchierato mangiando lo Speck era arrivata l'ora di tornare a
casa, ma prima Francesca volle farmi vedere il suo pollaio del quale andava
orgogliosa e aveva ragione, era una stanza grande con una grande finestra,
una parete era occupata da gabbie e ognuna aveva una tavola perché
i conigli potessero salire e scendere, al centro una specie di gazebo sollevato
da terra con due scalette per le galline. Si avvicinò a un scaffale
e prese un portapane pieno di uova, "queste sono per te" un omaggio
delle mie galline!
vagone | Wagen | Wong |
gatto | Katze | Kotz |
forchetta | Gabel | Gobl |
lettera | Brief | Briaf |
mercato | Markt | Morkt |
sapone | Seife | Soafn |
forchetta | Gabel | Gobl |
sincero | aufrichtig | erlich |
naso | Nase | Nosn |
subito | sofort | glei |
lenzuolo | Bettuch | Laintuach |
madre | Mutter | Muater |
colore | Farbe | Forb |
bandiera | Fahne | Fohn |
culla | Wiege | Wiang |
E' stato... sempre il mio desiderio vedere Roma, e finalmente il mio desiderio
si avverava, ero felice!
Arrivata a Roma dovetti aspettare in macchina, in una strada, alla periferia
della città, ma l'attesa si fece molto lunga e cominciai a osservare
quello che succedeva. alla mia sinistra c'era l'officina di un meccanico,
ricavata da un grande stanzone e fuori di esso appoggiate al muro diverse
biciclette, fra queste qualcuna nuova e così ho capito che non solo
le aggiustava ma anche le vendeva e un cartellone diceva "Noleggio biciclette".
Lui un uomo dall'aspetto burbero... ma dal cuore d'oro.
Non avendo altro da fare mi guardai un po' in giro, osservai le poche persone
che passavano per questa strada che aveva un po' del viale, al suo bordo ogni
tanto in piedi per miracolo un alberello muoveva le sue poche foglie alla
leggera brezza primaverile. Sull'altro marciapiede una massaia camminava quasi
indifferente a quanto la circondava portando una sporta molto piena dalla
quale spuntavano le punte di un paio di filoncini, la osservavo dal momento
che non avevo altro da osservare, davanti a me si fermò al bordo del
marciapiedi guardò nelle due direzioni e quando fu sicura che non arrivavano
veicoli veloce attraversò la strada. La vidi fermarsi a parlare con
il mio meccanico ridendo e gesticolando sembrava si conoscessero molto bene.
Poi si salutarono e lei camminò ancora per pochi metri e scomparve
in un portone. A questo punto vidi un povero cane randagio, girovagava con
la coda bassa e senza meta era magro e pareva triste, faceva parte di quei
poveri animali abbandonati, per un attimo mi guardò e a me vennero
in mente i filoncini che avevo visto spuntare dalla borsa di quella donna.
Si fermò davanti all'officina e vidi il meccanico pulirsi le mani in
uno straccio che era più sporco che pulito e sparire all'interno del
locale, poco dopo lo vidi riaffiorare con una ciotola d'acqua e un cartoccio
contenente del cibo. Fu un gesto molto bello che mi commosse. Di Roma ho visto
solo quello, ma ho portato a Merano il bel ricordo di un meccanico con la
faccia unta di grasso, amico di un povero cane randagio.
Natale a Merano
Da oltre un decennio il mercatino natalizio addobba a festa le Passeggiate
lungo il fiume Passirio nel centro di Merano. con una sensazione romantica
e da favola. Tanti chalet in legno, alberi di Natale sopra i quali lieve scendono
i fiocchi di neve, da farla sembrare un allegro villaggio incantato
È difficile non essere contagiati dal clima festoso e ogni anno anche
io mi sento allegra nell'avvicinarsi del Natale. Merano si trasforma in un
paesaggio fiabesco.sotto fiocchi di neve un mondo di allegria per grandi e
piccini
Gli espositori in chalet ci offrono i loro prodotti più caratteristici,
tanti sono quelli con adobbi natalizi, poi indumenti invernali, pantofole
con la faccia di Babbo Natale, calzettoni maglie etc. poi tovaglie natalizie
con tovaglioli e candele di tutti i tipi e colori, a forma di alberello, nanetti,
angeli, stelle e tanti gli oggetti in vetro e in legno. Anche pane e pizze
fresche sfornate al momento.
In questo fiabesco mondo anch'io con una mia amica caminavamo guardandoci
attorno, finchè congelate andammo a scaldarci e a bere qualche cosa
di caldo avvicinandoci al fragrante profumo delle bevande calde e dei dolci
una specie di fanali dall'alto ci scaldava
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