"Amicizia"
di Elsa Dal Monego

 

L'argomento sembra tanto semplice "AMICIZIA" una sola parola, ma è una strada interminabile che inizia dalla creazione del mondo e arriva fino a noi e oltre. Ho voluto iniziare proprio da quelle amicizie di un lontanissimo passato e spero di avervi fatto cosa gradita. Ma prima due parole su questo sentimento e sul suo valore...
Si dice che il cibo sia il primo gesto di amicizia, in ogni parte del mondo mangiare è l'occasione di conoscersi e di poter iniziare con simpatia una futura amicizia! Ma non è sempre stato così.
Col passare del tempo l'egoismo dell'uomo ha incominciato a impedire alle persone di comunicare e confidarsi fra loro. Mettendo l'amicizia all'ultimo posto. Ma oggi riscopriamo nuovamente i valori e quanto sia importante avere qualcuno che in ogni momento ci ascolterà.Non dobbiamo dimenticare che l'amicizia è un perfetto accordo nelle cose divine e umane, insieme a un sentimento di affetto e benevolenza.
Spesso anche nella moltitudine delle persone ci si può sentire soli, è triste quando nessuno è vicino a noi e è allora che si sente tanto l'assenza di una persona che ci dia una parola di conforto nei momenti tristi, o di incoraggiamento nel momento di superare le difficoltà della vita. L'amicizia è asciugare una lacrima, appogiarsi su una spalla e dividere il peso di un segreto. Quando la tua speranza non è più certezza, quando non credi più nel tuo futuro, allora l'amico ti prende per mano e ti aiuta a proseguire insieme a lui.
Perciò cominciamo a crederci di nuovo in questo bellissimo sentimento, crediamo nell'amicizia, cominciamo a dare amore a noi stessi e scopriamo a vedere il mondo in un altra dimensione, che ci apre la porta alla confidenza e alla comprensione.



Amicizia... questo sentimento se viene dal cuore non passa mai e va oltre il tempo. E credo sia uno dei beni più preziosi che ci dona la vita, è così bello sapere che in quelle giornate nere, quando sembra che il mondo ti crolla addosso, c'è una persona che ti da sicurezza, che ti prende per mano e la sua amicizia ti indica la strada. L'amicizia è forte e l'amico quando tutto va male è al tuo fianco, è sempre disponibile ed è il primo a venirti incontro. Nell'amico puoi confidare tutto ciò che nasce nel tuo cuore, i tuoi desideri, le tue gioie e i tuoi dolori, lui saprà correggere i tuoi difetti ma anche apprezzare i tuoi pregi.
Penso che l'amicizia ebbe inizio con la creazione del mondo... Dio ha creato il mondo, un mondo perfetto. Dopo ha creato anche l'uomo e abbiamo Adamo ed Eva, i primi abitanti e anche i primi amici..

"Trova il tempo di essere amico,
è la strada della felicità"
Madre Teresa di Calcutta

 

I due amici...

Il più vecchio si chiamava Frank e aveva vent'anni. Il più giovane era Ted e ne aveva diciotto.Erano sempre insieme, amicissimi fin dalle elementari. Insieme decisero di arruolarsi nell'esercito. Partendo promisero a se stessi e ai genitori cheavrebbero avuto cura l'uno dell'altro.
Furono fortunati e finirono nello stesso battaglione. Quel battaglione fu mandato in guerra. Una guerra terribile tra le sabbie infuocate del deserto.
Per qualche tempo Frank e Ted rimasero negli accampamenti protetti dall'aviazione. Poi una sera venne l'ordine di avanzare in territorio nemico.
I soldati avanzarono per tutta la notte, sotto la minaccia di un fuoco infernale. Al mattino il battaglione si radunò in un villaggio.
Ma Tal non c'era. Frank lo cercò dappertutto, tra i feriti, fra i morti.
Trovò il suo nome nell'elenco dei dispersi.
Si presentò al comandante: "Chiedo il permesso di andare a riprendere il mio amico", disse.
"E' troppo pericoloso", rispose il comandante. "Ho già perso il tuo amico perderei anche te. Là fuori stanno sparando".
Frank partì ugualmente. Dopo alcune ore trovò Ted ferito mortalmente. Se lo caricò sulle spalle. Ma una scheggia lo colpì.
Si trascinò ugualmente finò al campo."Valeva la pena morire per salvare un morto?", gli gridò il comandante."Si" sussurrò, "perché prima di morire, Ted mi ha detto: Frank, sapevo chesaresti venuto".
Questo diremo a Dio in quel momento: "Sapevo che saresti venuto".


***


L'amico nella religione... pensiamoci! Gesù ci ha chiamati "amici" quando era uomo in mezzo a noi e ci ha offerto la sua amicizia senza chiedere niente in cambio e Gesù stesso ha intrecciato rapporti di amicizia con uomini e donne del suo tempo. Ha parlato con una samaritana, tra la meraviglia dei suoi discepoli e ha passato alcuni giorni tra loro nella città di Sichar. Egli conosce il sentimento dell'amicizia. Gesù mostra la sua amicizia perchè innanzitutto si rivolge a coloro che non hanno alcun merito davanti a Dio e davanti agli uomini. E Gesù stesso disse...
"Questo è il comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati"
"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici"
"Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi commando"
"Non vi chiamo più servi, perchè il servo non sa quello che fa il suo padrone ma, vi ho chiamato amici, perchè tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi".
L'amicizia era un sentimento quasi indispensabile nel nostro passato, sia nella religione come nella storia, di cui desidero farvi leggere alcuni riassunti molto significativi di personaggi che hanno vissuto intensamente questo sentimento.


Tra le grandi amicizie... ve nè una molto bella, quella di "Davide e Gionata..." che anche se la conoscete fa sempre piacere rileggerla.


Davide e Gionata

Gionata figlio maggiore e erede legittimo di Re Saul e famoso guerriero, dopo aver ucciso Golia si reca da Saul, a questo incontro è presente anche il figlio di Saul Gionata, Davide un pastorello prescelto dal Signore, questo sarebbe bastato per far si che ci fosse della rivalità fra loro, invece sono stati attratti da una inclinazione di sentimenti amichevoli e da questo incontro fanno nascere un'amicizia piena di grandissimo affetto che legò l'anima di Gionata a quella di Davide per sempre. Così Gionata si toglie il mantello, gli abiti, l'arco la cintura e la spada che regala a Davide. Il cuore ha il sopravvento su ogni cosa anche sulle armi.
Però questa amicizia ingelosisce Saul che medita di uccidere Davide. Davide venuto a conoscenza di questo lascia Naiot di Rama e si reca da Gionata per chiedergli: "Che delitto ho commesso, che colpa ho nei riguardi di tuo padre perchè egli attenti alla mia vita? Ma Gionata lo rassicura che suo padre non avrebbe mai fatto niente senza confidarsi con lui. Ma Davide insiste e giurando disse: "tuo padre sa la grande amicizia e il grande affetto che ci unisce e mi ha detto, che tu non devi sapere niente di questo suo odio nei miei confronti". A questo punto Gionata chiese a Davide cosa avrebbe potuto fare per lui. Davide rispose: "Domani non siederò a tavola con tuo padre e mi nasconderò, a tuo padre dirai che ho chiesto di andare a Betlemme, perchè si celebra l'annuale sacrificio per la famiglia". Gionata nascose Davide nella campagna e gli disse: domani indagherò le intenzioni di mio padre, se deciderà il peggio per te, io te lo dirò e ti farò partire e siccome gli voleva bene e amava Davide come se stesso gli disse ancora giurando: resta nascosco dietro quella collinetta, io tirerò tre frecce da quella parte come tirassi a bersaglio, poi griderò al ragazzo, "vai a cercare le frecce" e se dirò "le frecce sono più in quà" allora vieni che tutto va bene per te. Se invece dirò "guarda le frecce sono più avanti di te" allora va, perchè il Signore ti fa partire, di questa nostra amicizia solo il Signore è testimone per sempre.
Arrivò la luna nuova e il re si sedette a tavola per mangiare, Gionata gli era di fronte, ma il posto di Davide rimase vuoto, quel giorno Saul non disse nulla, il secondo giorno il posto di Davide era ancora vuoto, allora Saul chiese a Gionata: "perchè il figlio di Iesse non è venuto a tavola ne ieri ne oggi?" E Gionata rispose. Davide mi ha chiesto con insistenza di lasciarlo andare a Betlemme per il sacrificio di famiglia e il fratello lo ha obbligato, mi disse: se sei un vero amico lasciami andare, perchè possa vedere i miei fratelli, per questo non è venuto. Saul si adirò molto con gionata e gli gridò: "Figlio di una donna perduta, so che prendi le parti del figlio di Iesse, a tua vergogna e a vergogna della nudità di tua madre?" Perchè fino a quando vivrà il figlio di Iesse non avrai sicurezza ne tu, ne il tuo regno. Mandalo a prenderlo e portalo qui da me, perchè deve morire. Gionata chiese: perchè deve morire? Saul prese la lancia per colpirlo e Gianata capì che ormai suo padre aveva deciso l'uccisione di Davide. Si alzò dalla tavola pieno d'ira e rattristato perchè suo padre vietava a Davide i suoi diritti. Al mattino seguente Gionata andò a avvisare Davide e portò con sè un ragazzo ancora piccolo.
Arrivati sul posto dove si nascondeva Davide disse al ragazzo, corri a cercare le frecce che io tirerò, Gionata tirò la freccia più avanti del ragazzo e gli gridò: "la freccia non è forse più avanti di te?" E gridò ancora al ragazzo: "Corri svelto e non fermarti". Il ragazzo non aveva capito niente, soltanto Gionata e Davide sapevano il significato di queste parole.
Gionata diede le armi al ragazzo e gli disse di riportarle in città.
Appena il ragazzo se ne fu andato Davide uscì dal nascondiglio, cadde con la faccia in terra e si prostrò per tre volte. Poi si baciarono e piansero insieme. Allora Gionata disse: "Va in pace ora che noi due abbiamo giurato nel nome del Signore, che il Signore sia con me e con te, con la mia e la tua discendenza per sempre".

Anche dopo la morte di Gionata questa amicizia è sempre viva la si legge nello struggente canto di Davide:
"Gionata per la tua morte sento dolore l'angoscia mi stringe a te, fratello mio Gionata. Tu mi eri molto caro, la tua amicizia era per me preziosa più che amor di donna".

In questa amicizia non esiste potere ne autorità, ma è il segno dell'amicizia che diventa potere e autorità.


Due amici per gio-gio...

Come in tutte le città del mondo anche nella nostra piccola città c'è questo un pò strano e insolito personaggio di cui tutti conosciamo l'esistenza, ma che nessuno vuole per amico. Si chiama Giorgio, ma è conosciuto come Gio-gio, è sempre solo e indossa pantaloni alla zuava una camicia a quadri e calze gialle di lana. Non da fastidio a nessuno e non è mai ubriaco, saluta tutti togliendosi un bizzarro berretto con una piuma. Cammina per la strada ogni giorno un pò più solo.
Ma questo uomo così strano e curioso e che tanti prendono in giro ha un segreto... nasconde un cuore d'oro!
Forse un cuore più grande di tutti coloro che si passano il tempo a prenderlo in giro e non hanno mai pensato di offrirgli la loro amicizia.
Ogni sera sul tardi verso le 21.30 lo si vede puntuale sedersi su una panchina in un piccolo giardino nelle vicinanze della stazione (un pò fuori dal centro). Si sono fatti tanti strani pensieri su questo personaggio, ma nessuno è mai andato a vedere il perchè si sedesse ogni sera sulla stessa panchina sempre alla stessa ora.
Una sera io con due miei amici abbiamo voluto osservare questo strano comportamento di gio-gio. Nascosti dietro un cespuglio aspettavamo il suo arrivo e lui puntuale arrivò.
Si sedette, si guardò attorno e assicuratosi che non c'era nessuno, prese da un sacchetto due vassoietti (quelli dei supermercati) una bottiglia di acqua e un cartoccio, riempì un vassoio di cibo e l'altro di acqua e si mise ad aspettare. Alcuni minuti dopo ecco arrivare l'ospite a cui era stato offerto il pranzo da un uomo forse più povero di lui. Noi ci aspettavamo di vedere un gatto, invece grande fu la sorpresa quando da sotto di un cespuglio vedemmo uscire correre verso di lui due ricci!
Dopo che avevano mangiato tutto rimasero lì con lui, gio-gio accarezzò loro il musetto e parlò con loro, dopo circa un quarto d'ora si alzò raccolse i vassoi dette ancora una carezza ai suoi amici e se ne andò.
Da quella sera abbiamo scoperto che gio-gio non era solo, ma aveva due amici con i quali si incontrava ogni sera.

Achille e Patroclo

Con Achille e Patroclo abbiamo un esempio di amicizia un pò particolare, ma non affatto disprezzabile, un sentimento un pò insolito ma profondo e leale.
Insieme a questi eroi vi voglio ricordare altri due amici gay ma del nostro tempo:

Mark Bingham e Michael Judge... erano gay, ma erano molto coraggiosi, il ricordo di questi due giovani ci riporta indietro in una tragica data dove in pochi minuti si è compiuta la più grande catastrofe che abbia sconvolto l'america. Era 11 settembre 2001 e l'america ha pianto, ha pregato, le vittime di una inumana strage. Quando in una giornata come tante altre la morte è venuta dal cielo. I due grattacieli orgoglio di Mahattan sono stati ridotti in un cumulo di macerie
Mark Binham e Michael Judge: uno era vigile del fuoco ed è morto sotto le torri gemelle, mentre dava soccorso.
L'altro era uno dei passeggeri sull'aereo dirottatore, dopo aver capito che che la situazione era grave, ha chiamato la madre per avvisarla di quanto stava succedendo e dopo averla salutata, senza esitare è passato all'attacco, tentando di disarmare i terroristi ed è morto lottando.
"Oggi New York gli ricorda da eroi e sono eroi, ma erano omosessuali"

Achille e Patroclo

Achille figlio di Peleo re dei Mirmidoni, di una popolazione greca della Ftiotide, che secondo la leggenda sarebbe nata dalle formiche, dopo la peste di Egina (isola della Grecia) Poi trasferitasi nella Ftiotide sotto il comando di Peleo, ha partecipato guidata da Achille alla guerra di Troia. Achille partecipa alla spedizione di Troia pur sapendo che vi morirà.
Si racconta che quando Achille era ancora piccolo, sua madre Teti per renderlo invulnerabile e immortale lo immerse nelle acque del Stige un fiume infernale, tenendolo per il tallone così che esso non si bagnò, diventando così il punto debole di questo temutissimo guerriero.

PATROCLO eroe omerico, figlio di Menezio e di Stenele, ancora giovinetto inavertitamente ha ucciso un compagno di giochi, allora si era rifuggiato presso Peleo padre di Achille ed è cresciuto assieme a Achille e tra Patroclo e Achille nasce una forte amicizia.
Achille prende parte alla guerra di Troia e Patroclo lo segue e non lo abbandona mai. E quando Achille adirato con Agamennone perchè gli ha tolto la schiava Briseide si ritira sotto la tenda rifiutandosi di combattere, anche Patroclo si ritira. Ma dopo Patroclò supplica Achille per avere le sue divine armi, che ottenne e così seminò con la loro vista il terrore fra i troiani, i quali lo avevano scambiato per Achille. Patroclo andò all'attacco tre volte come il forte Ares Dio greco della guerra e come Marte per i romani, e uccise nove uomini. Ma quando si lanciò per la quarta volta, Apollo che gli stette alle spalle lo colpì, gettandogli a terra l'elmo dal capo che rotolando si sporcò la crimiera di sangue e polvere. E' stato colpito ancora, ma non morì si ritirò far i compagni, ma appena Ettore lo vide lo trapassò con la lancia e gli disse: "stolto i veloci cavalli di Ettore si sono lanciati a lottare e io per primo mi batto con essi. Tu qui morirai, non ti darà aiuto Achille che ti dava tanti consigli"
E Patroclo rispose: "Vantati Ettore gli dei ti hanno concesso vittoria e mi hai ucciso facilmente. Ma neppure tu andrai lontano, sarai stroncato dalle mani di Achille". E fu così che Patroclo è stato ucciso da Ettore col quale aveva osato combattere, ma quando gli fu stata tolta l'armatura, il suo cadavere fu a stento recuperato dai greci. Ma Alace e Menelao riuscirono a recuperare le gloriose spoglie del caduto e a riconsegnarle a Achille.
In seguito Achille organizzò per Patroclo sontuosi giochi funebri però solo dopo averlo vendicato con la feroce uccisione di Ettore.
Si dice che le ceneri di Achille e Patroclo sarebbero state mescolate e racchiuse in una urna d'oro costruita da Epesto (dio del fuoco e dell'arte metallurgica, figlio di Zeus e di Era) e regalata a suo tempo come dono nuziale da Dionisio alla madre di Achille.
In Achille e Patroclo si vede non solo il simbolo della vera e pura amicizia, ma anche l'immagine di un tenero amore omosessuale.

Credo... che il più difficile sentimento di amicizia sia quello tra figli e genitori e questo molto spesso succede a causa della differenza di età. Il genitore non vuole che suo figlio/a commetta i suoi stessi errori, perciò continua a dargli consigli e non si accorge che comportandosi così può opprimere il ragazzo/a che magari anche sbagliando, ma vuole vivere la sua vita.
La soluzione migliore e logica sarebbe che il genitore dia si dei consigli, però lasciando libera scelta al figlio/a che a mio modesto parere gli ascolterebbe e gli accetterebbe di più.

Vediamo ora due donne molto diverse in tutto, ma unite da un vero e leale sentimento... l'amicizia.

Due donne così diverse, ma così unite dalla stessa fede e da una sincera amicizia, pur essendo diverse nella razza, Naomi è ebrea, Ruth moabita. E sono diverse anche nell'insieme di tradizioni e di usanze, anche le loro età sono molto diverse, Naomi è una persona anziana, invece Ruth è molto giovane. Eppure vivono insieme nella stessa casa si rispetta e si vogliono bene e ognuna svolge il proprio ruolo con la benedizione dell'altra. Ruth non pretende di decidere da sola su quello che vuole fare, ma chiede con umiltà e sottomissione a Naomi di darle il permesso. Si comporta come una figlia eppure non è la figlia, è anche vedova ma rispetta colei che considera la sua mamma spirituale.

Naomi e Ruth

Ai tempi in cui governavano i capi del popolo di Israele dopo la conquista della terra promessa e la morte di Giosuè, fino al regno di Samuele. Nel paese ci fu una grande carestia e un uomo di Betlemme con la moglie Naomi e i suoi figli andarono nel paese di Moab dove si stabilirono. L'uomo si chiamava Elimelek i figli Mahlon e Kilion.
Quando Elimelek morì Naomi rimase con i figli, che sposarono delle donne moabite, e insieme vissero circa dieci anni. Poi anche Mahlon e Kilian morirono, allora Naomi rimase sola con le nuore Orpah e Ruth, ma erano molto povere. Naomi decise di voler tornare nella sua terra in Israele dove i poveri avevano più possibilità di vivere e di nutrirsi, perchè la legge obbligava i coltivatori quando mietevano i loro raccolti di lasciare qualche cosa per i poveri, che avrebbero spigolato per nutrirsi. Naomi dunque decide di tornare a Israele, però disse alle nuore di rimanere a Moab. Ma Ruth non volle abbandonare Naomi e disse: "Non insistere con me perchè ti abbandoni, io andrò dove andrai tu, io vivrò dove vivrai tu, la tua gente sarà la mia gente e il tuo Dio sarà il mio Dio". Così andarono insieme a vivere a Israele, dove Ruth si era presa cura di Naomi. Ruth ogni giorno andava nei campi a spigolare raccogliendo il cibo per Naomi e per lei. Un giorno in un campo mentre raccoglieva grano e orzo e grano la vide un uomo chiamato Boaz, era un uomo benestante, influente e autorevole nel villaggio di Betlemme e era fratello del marito di Naomi. Si informò chi fosse quella bella ragazza e dopo aver ricevuto le informazioni loda Ruth perchè è venuta da una terra straniera per stare vicina a Naomi e per aiutarla e dimostra a Ruth tutta la sua gentilezza e nobiltà d'animo e le dimostra anche di essere un uomo che crede in Dio. E le dice: "Non allontanarti da questo campo, rimani con le mie serve e con i miei servi, vai con loro e se avrai sete ti daranno dell'acqua, ho ordinato ai miei servi di non molestarti. I servi amavano Boaz perchè fa loro mancare niente e gli tratta bene, lui stesso si interessa al lavoro e va nel campo a visitarli. I servi non tremano di terrore quando lui arriva, ma sono felici di vederlo.
Quando Ruth è tornata a casa e Naomi ha visto tanta roba chiese a Ruth: dove hai spigolato oggi? Ruth rispose, in un campo di un uomo che si chiama Boaz, Naomi allora le disse: "Sia egli benedetto dal Signore" e aggiunse, quest'uomo è nostro parente stretto, lui ha il diritto di riscattarci.
Naomi che si era accorta che Boaz deve aver aiutato Ruth perchè trovava molto di più cibo e capì che lui l'amava.
Così giocando di astuzia fece in modo di farli incontrare, senza che loro sospettassero di niente. Nel loro felice matrimonio hanno avuto un figlio che chiamarono Obed come il padre di David re d'Israele.

Un amico... il diario

Oggi il diario non è più molto in uso, credo che ben pochi confidano ancora i loro piccoli segreti in quel quaderno che una volta era molto importante, quell'amico nascosto al quale si confidava i nostri segreti.
Silenzioso, fedele e segreto, lui raccoglieva le nostre confessioni e spesso ci liberava di quel rammarico che avevamo dentro o gioiva con noi! E' un gesto romantico, un gesto del passato quando la nostra penna scorreva su quei fogli bianchi e confidava loro quello che avevamo fatto durante la nostra giornata, le gioie e i dispiaceri che abbiamo vissuto.
A quel quaderno noi confidavamo come a una persona cara i nostri piccoli segreti e in quelle righe vi erano i nostri sentimenti più intimi, le nostre emozioni, i nostri desideri. Anche se il progresso ha fatto grande il mondo forse c'è ancora chi prima di andare a letto da un cassetto segreto prende il "suo diario" e gli confida tutte le sue gioie e sofferenze che ha nel cuore.
In questo muto linguaggio c'è lo sfogo dei nostri pensieri più intimi, considerati importanti perchè sono vicende personali, impressioni, osservazioni, a volte anche ricordi, è la nostra storia, i nostri pensieri, i nostri sogni, scritti giorno dopo giorno.
Queste righe di confidenza sono dedicate a noi stessi, non li può leggere nessuno, sono delle pagine segrete che dedichiamo solo a noi e che solo noi possiamo leggere. Sembra strano che si scriva a noi stessi, ma ognuno di noi sente il bisogno di condividere e confidare le proprie speranze, i propri sogni, le proprie gioie e i propri dolori che giornalmente la vita ci da. Ammiro chi ancora sola nel silenzio della sera, forse trattenendo una lacrima sente il bisogno di aprire il cuore senza sentirsi ridicola, a questo gesto di poesia, romanticismo e tenerezza.

Gregorio e Basilio

S.GREGORIO

S.Gregorio nato nel 330 a Nazianzo da genitori nobili, di costituzione debole e con delicata sensibilità, non è mai stato un uomo d'azione, ma di meditazione e nemmeno è stato un teologo speculativo, ma pittosto un mistico, e veniva anche considerato un buon testimone della tradizione della chiesa nelle questioni trinitarie e cristologiche. Fino dall'infanzia fu consacrato a Dio dalla sua piissima nonna la quale gli impartì assieme al padre un'educazione molto accurata. Frequentò le scuole di Cesarea di Palestina, poi quelle di Alessandria d'Egitto e quindi di Atene, dove lo raggiunse il suo conterraneo Basilio. Ed è stato un uomo di pace dal carattere mite che ha lottato tutta la sua vita per fare opera di pace nella chiesa, divisa da dissidui, gelosie e rivalità tra pastori. Ma è stato anche un uomo che con evangelica audacia ha saputo vincere la sua timidezza per dichiarare pubblicamente la verità senza paura, pur avendo un carattere incline al silenzio. Ordinato sacerdote, fu vescovo a Sisimo e quindi a Costantinopoli.
Quando l'amico Basilio lo consacrò vescovo di Sasimo, borgo importante per le comunicazioni, Gregorio che si era sempre dimostrato riluttante a quella scelta, invece di prenderne possesso fuggì nella solitudine.

Era pure uomo di grandi amicizie, ma il suo primo amico e il più prezioso è stato Basilio...

S.BASILIO

S.Basilio era nato a Cesarea di Cappadicia nel 330 da ricca famiglia, suo padre era retore e avvocato, suo nonno era morto martire nella persecuzione di Diocleziano. Il suo primo maestro fu il padre, di buona educazione e di particolare virtù. Iniziò a condurre una vita eremitica, ma nel 370 fu fatto Vescovo della sua città dedicò parte della sua vita alla carità, all'aiuto ai fratelli bisognosi. Teologo, polemista, ordinatore del monachismo greco, oratore e scrittore ha scritto bellissime opere in modo particolare le regole monastiche che ancora oggi vengono seguite da moltissimi monaci orientali. S.Gregorio ce lo dipinge con un volto sempre pallido, dall'espressione pensosa e con una barba di monaco e filosofo. Basilio dal punto di vista letterario è il più classico dei Padri greci, anche se le sue opere le aveva composte per soddisfare immediate necessità pratiche. Anche dai suoi discorsi emergeva sempre la figura del pastore che non perdeva mai di vista le anime bisognose e che presentava alla gente con la forma più adatta la dottrina e la morale cristiana valendosi della sua vasta cultura e dell'accurata formazione retorica. A Cesarea costruì addirittura una citadella della carità che fungeva da ospedale, labbrosario, ospizio e locanda, soprannominata dal popolo "Basiliadc".

Nel 379 Basilio muore e Gregorio ammalato non può essere vicino all'amico.

La loro amicizia ha avuto inizio prima durante l'adolescenza a Cesarea di Cappadocia e poi ad Atene e Costantinopoli dove si erano recati per finire i loro studi. I due giovani erano coetanei e furono legati da profonda amicizia.
Basilio aveva un carattere forte e energico, mentre Gregorio era un carattere emotivo, poetico, propenso alla contemplazione e alla solitudine.
L'amicizia tra Gregorio e Basilio ha formato certamente uno dei più significanti legami umani, la loro amicizia è stata storicamente anche la prima testimonianza di unione di una corrispondenza epistolare soprattutto quando la presenza fisica è veramente impossibile.
Coetanei sono partiti insieme dalla stessa patria si ritrovarono ad Atene, dove girarono diverse regioni per l'intenso desiderio di imparare, si sono trovati sempre insieme quasi ovunque andassero come per un accordo, ma forse più per disposizione divina.
Gregorio non solo si sentiva preso da venerazione per il suo grande amico Basilio, ma anche per la serietà dei suoi costumi, e per la saggezza e maturità dei suoi discorsi. E induceva a fare altretanto anche altri che ancora non lo conoscevano, ma fra questi molti già lo stimavano per la sua nobiltà d'animo, avendolo in precedenza già conosciuto e ascoltato. Ne seguiva che per tutti che arrivavano ad Atene per studi, quasi lui solo veniva considerato fuori dell'ordine comune, per aver raggiunto una stima che lo metteva al di sopra dei semplici discepoli. Fu così che ebbe inizio l'amicizia tra Gregorio e Basilio e da qui lo stimolo che gli ha portati a un stretto rapporto di un grande affetto d'amicizia.
Quando col passare del tempo si dimostrarono reciprocamente le loro intenzioni e avevano capito che l'amore nella sapienza era ciò che ambedue cercavano e desideravano, questo fu il motivo che gli unì a diventare tutti e due l'uno per l'altro... compagni, fratelli, commensali. Coltivando e aspirando ogni giorno a un medesimo bene e un comune ideale, sempre più fervidamente e intimamente. Gli guidava la stessa ansia di sapere, che avrebbe potuto essere motivo di invidia, ma non è stato così fra loro non c'era nessuna invidia o rancore, invece apprezzavano l'eguaglianza. Ecco quale era la loro gara, non chi fosse il primo... ma chi permettesse all'altro di esserlo. Erano un'unica anima in due corpi. Non si deve assolutamente prestare fede a coloro che affermano che tutto è di tutti! Invece a Gregorio e Basilio bisognava credere senza incertezza perchè realmente l'uno era nell'altro e con l'altro. Gregorio a trent'anni ricevette il battesimo e divise i suoi giorni tra l'ascesi e lo studio con l'amico Basilio, nella solitudine della valle dell'Iris presso Neocesarea. Anche quando fu richiamato per ricevere l'ordine sacerdotale, urtato per la pressione subita Gregorio giovane prete e Basilio si trovarono nuovamente insieme nella regione del Ponto.
Il loro affetto non viene mai meno, anche se come succede spesso nell'amicizia si passano grandi momenti di tensione.
Basilio ad Annisoi del Ponto istituì una comunità monastica, ma Gregorio anche se aveva partecipato al progetto, ha preferito tornarsene nella casa paterna per poter condurre una vita più solitaria e ritirata e lo abbandonò.
Ma verso la fine del 361 o primi 362 è stato ordinato presbitero, dal padre Vescovo di Nazianzo, ma come gli era consueto reagì con la fuga. Però dopo alcuni mesi con obbedienza assunse il suo ministero. E una decina di anni dopo sarà proprio Basilio che lo conosceva così bene a imporgli la consacrazione episcopale. E Gregorio contro ogni suo desiderio fu ordinato Vescovo di Sasimo.
Gregorio continua a mantenere con sincero affetto l'amicizia con Basilio come è stato sempre e come quando era intervenuto a mettere la pace tra lui (ancora presbitero) e il Vescovo Eusebio e lo ha diffeso anche durante gli anni dell'episcopato da coloro che lo accusavano di essere troppo prudente nel dichiarare pubblicamente la divinità dello Spirito Santo e lo consolava con le numerose sue lettere. Essi si stimavano a vicenda, praticando nella virtù e nella scienza.

S.Gregorio sopravisse una decina d'anni all'amico.
S.Gregorio e S.Basilio nel calendario latino vengono festeggiati insieme il 2 gennaio.

L'amicizia e il gatto...

In una famiglia c'era un vecchio gatto, che ogni sera aspettava che la famiglia finisse di cenare e ognuno prendesse il suo posto nel salotto. Lui non cercava da mangiare e non voleva nemmeno uscire o altro, lui cercava e aveva bisogno di qualche cosa di molto diverso.
Entrava anche lui in salotto e aspettava ansioso che tutti fossero seduti poi saltava in braccio a qualcuno e incominciava a "vibrare" se poi lo accarezzavano andavo su di giri si contorceva, allargava le zampette e faceva le fusa, così rumorosamente da sbuffare, guardava tutti con gli occhi adoranti e lanciava lunghe occhiate di fiducia. Era felice... aveva trovato l'amicizia!

Il tema dell'amicizia fu trattato anche dai greci e dai romani fin dall'antichità...
Anche gli antichi greci e romani padri della civiltà occidentale, credevano nell'amicizia ed era per loro uno dei valori più grandi. Cicerone che ha dedicato un intera opera all'amicizia e il suo parere su questo sentimento è ben chiaramente espresso in queste parole: "A mio parere coloro che eliminano dalla vita l'amicizia, eliminano il sole dal mondo".

E desidero incominciare proprio con l'amicizia di due grandi filosofi:

Cicerone e Attico

Ai tempi di Cicerone l'amicizia aveva un immenso valore all'interno della società, infatti Cicerone aveva dedicato a questo sentimento un saggio il "Laelius de amicitia" e se esaminiamo la raccolta delle sue lettere scritte ad Attico suo intimo amico, si può vedere da quale grande e quasi indissolubile amicizia fossero legati.
Cicerone uomo politico oratore e filosofo eclettico, il suo eclettismo si appoggiava teoricamente al probabilismo della seconda accademia, scrisse dei libri di politica, di religione, importanti come documenti storici e umani, le raccolte di lettere ai familiari, ad Attico, al fratello Quinto. Immenso è stato l'influsso esercitato da Cicerone, sia come divulgatore e interprete della filosofia greca, sia poi il valore esemplare del suo stile, ricco, elegante e armonioso. E' l'autore che ha scritto pagine stupende sull'argomento dell'amicizia ed anche un'intera opera, un vero capolavoro letterario. La sua opera si chiude con questa frase: "Ponete in alto la virtù necessario presupposto dell'amicizia, cosi in alto che assunta quella come supremo dovere, teniate l'amicizia per la più nobile cosa del mondo":
"Cicerone per la propria casa" è il titolo di una preghiera con la quale Cicerone reduce dall'esilio ha chiesto i denari e il terreno per fabbricare la sua casa.

Cicerone scrisse ad Attico una consistente quantità di lettere e affettuosi biglietti, il più delle volte anche con solo poche righe, nelle quali chiedeva notizie della sua salute o qualche consiglio, qualche opinione su questioni personali o patrimoniali.
E' interessante sapere che si scrivevano ogni giorno e anche più volte al giorno, questa corrispondenza cosi stretta che Cicerone ha definito "Una conversazione tra noi due" durò ininterottamente senza subire rallentamenti oppure essere interrotta per alcun motivo fino alla morte. Di questa fitta corrispondenza però si hanno solo le lettere che scrisse Cicerone, perchè Attico quando ha pubblicato le lettere dell'amico si è guardato bene dal pubblicare anche le sue, questo per una specie di principio di riservatezza. Ed è per questo motivo che oggi non abbiamo più un dialogo tra Cicerone e Attico, ma solo un monologo, però nonostante questo noi possiamo ricostruire il suo carattere e le sue qualità, come anche il ruolo e l'importanza che ha avuto nella vita di Cicerone.
Attico per tutta la sua vita è stato consigliere letterario di tante sue opere storiche e l'insostituibile correttore delle opere dell'amico, ed è stato il primo a cui Cicerone ha fatto leggere le sue opere e che correggeva secondo le preziose indicazioni dell'amico, prima di darle alla stampa.
Naturalmente questo legame e questo sostegno dato da Attico a Cicerone non è stato solamente di natura strettamente letteraria Cicerone divideva con Attico anche le sue vittorie presso il tribunale di Roma e sempre insieme a lui si dilungava in dettagliati resoconti dei suoi brillanti successi. Il suo era un affetto sincero e oltre ampiamente già dimostrato con le sue lettere che abbondavano di sincera benevolenza e gratitudine nei confronti dell'amico, Cicerone gli confidava anche tutti i suoi segreti e le sue pene familiari, non aveva desideri inconfessabili del quale Attico non fosse a conoscenza.che andava ben oltre di ogni utile che avrebbe potuto ricavare. Perciò sarebbe molto ingiusto e crudele pensare che Cicerone si rivolgesse all'amico solo in merito dei benefici che otteneva dalla sua amicizia.
Attico, cavaliere romano, nato nel 110 a. C. figlio di un ricco e colto cavaliere, che in seguito è stato adottato da uno zio ancora più ricco, del quale ha ereditato il patrimonio. E' vissuto a lungo ad Atene e grande amico di Cicerone sino dall'infanzia, il cui fratello aveva sposato la sorella di Attico.
Era una persona immensamente istruita e con numerosi interessi, generoso, sensibile e raffinato. Per motivi di sicurezza si era allontanato da Roma e dopo aver realizzato il proprio patrimonio, si era stabilito ad Atene per oltre vent'anni. Aveva scelto la filosofia epicurea e si era dedicato agli studi e contemporaneamente ad attività commerciali di grande successo. Ma anche se aveva simpatizzato con i personaggi più insigni e influenti e aiutato spesso gli uomini politici più in vista, però non si era fatto mai convolgere in attività politiche.
Soffrendo di un male incurabile si suicidò nel 32 a. C.

Una bellissima poesia non può mancare nelle pagine che parlano dell'amicizia, di questo sentimento così nobile e bello

Se potessi fermare il tempo
lo farei amico mio
perchè i tuoi momenti più belli
regalassero ai tuoi giorni
una gioia sempre viva.
Se potessi prendere un arcobaleno
lo farei proprio per te.
E condividerei con te la sua bellezza,
nei giorni in cui tu fossi malinconico.
Se potessi costruire una montagna,
potresti considerarla
di tua piena proprietà;
un posto dove trovare serenità,
un posto dove stare da soli
e condividere i sorrisi
e le lacrime della vita.
Se potessi prendere i tuoi problemi,
li lancerei nel mare
e farei in modo che si sciogliessero
come il sale.
Ma sto trovando che tutte queste cose
sono impossibili per me.
Non posso fermare il tempo,
costruire una montagna,
o prendere un arcobalenoluminoso.
Ma lasciami essere ciò che so essere di più
semplicemente un amico.


Oreste e Pilade

Oreste era figlio di Agamennone re di Micene antica città della Grecia, a dieci chilometri da Argo sua residenza e di Clitennestra.
Dopo l'assassinio del padre avvenuto per opera della sua sposa per istigazione del suo amante Egisto, ancora bambino è stato affidato dalla sorella Elettra allo zio Strofio, il quale lo allevò insieme a suo figlio Pilade, col quale crebbe e fu educato e poi divise ogni cosa, diventando inseparabili compagni di ogni impresa. Pilade e Oreste oltre a cugini sono diventati inseparabile amici.
Quando Oreste si era fatto adulto è tornato a Micene con il suo amico Pilade per vendicare la morte del padre, e uccise la madre Clitennestra e anche l'amante Egisto, però è stata scoperta la congiura e lui è stato a sua volta condannato a morte. Ma qui gli è venuto in aiuto Pilade, che per salvare la vita all'amico ha preso la sua identità, è proprio con questo nobile gesto che la loro amicizia divenne proverbiale.
La Focide, una regione montuosa della Grecia preserva da tempi antichi il ricordo che prendendo come testimone un Dio, la passione con la quale erano uniti Oreste e Pilade. Essi camminarono insieme attraverso la vita, insieme uccisero Clitennestra come fossero entrambi figli di Agamennone, ed anche Egisto fu ucciso da loro.
Oreste che è stato perseguitato dalle divinità infernali, vendicatrici dei delitti di sangue, è stato costretto a recarsi a Atene per ottenere la purificazione dal tribunale supremo per mezzo all'intercessione della dea greca Atena. Di questo Pilade soffrì più dell'amico e gli rimase sempre a fianco anche quando fu condannato.
Apollo che aveva predetto a Oreste che sarebbe guarito dal suo delirio se sarebbe venuto in possesso della statua di Artemide che si trovava nel Chersoneso taurico e se l'avesse portata in Attica. Pilade non abbandona Oreste e insieme si recano in Tauride Arrivati in Tauride per portare alla dea greca Atena la statua di Artemide, che veniva paragonata dai romani a Diana, ma vengono fatti prigionieri dagli indigeni che vogliono sacrificarli alla dea, perchè stranieri, secondo un rituale barbaro. Ma Oreste incontrò la sorella Ifigenia che era Sacerdotessa di Artemide, i due fratelli si riconoscono e Ifigenia ha pronto un piano d'azione, racconta al re Troante che i due giovani spaventati dalla morte si sono gettati ai piedi della statua di Artemide profanandola. E ora tocca a lei in quanto sacerdotessa purificarla. E ha saputo anche che i due hanno commesso un delitto di sangue e che quindi hanno bisogno di essere purificati, per evitare che l'ira degli dei ricada sulla Tauride.
Il re acconsente e raduna un manipolo di uomini che accompagneranno Ifigenia e i due prigionieri con la statua al mare.
Sulla riva Ifigenia ordina ai soldati di voltarsi per non guardare il rito di purificazione. I tre fuggono approfittando del momento portando con loro la statua e salpano con la nave di Oreste. Il re furioso sta preparando la sua flotta per inseguirli ,a Atena lo ferma. La dea gli rivela la volontà degli dei e al re non resta che ubbidire. Oreste, Pilade e Ifigenia fecero finalmente ritorno in Grecia.

Il cane nostro amico.

In ricordo di una piccola meticcia siciliana...

Tanti anni fa mi è stata regalata una piccola "meticcia" siciliana, l'avevo chiamata Susy, (era una volpina nana) il suo pelo era bianco con qualche macchietta colore albicocca e con il nasino rosa. E' vissuta con me per dodici anni, poi una triste sera mi abbandonò per sempre...
Fra i tanti simpatici ricordi che Susy mi ha lasciato, ce nè uno che non lo dimenticherò mai:
"Mi sono trovata con parenti in uno dei tanti "lidi" di Catania e naturalmente lei era con noi, seduta sulla spiaggia ci stava osservando mentre facevamo il bagno in mare. Ma come di solito succede quando si è in compagnia, abbiamo iniziato a giocare buttandoci acqua e gridando dimenticandoci completamente di lei.
A un certo punto un signore ci chiamò dalla spiaggia, noi siamo usciti dall'acqua e ci siamo avvicinati a lui per sentire cosa aveva da dirci.
Indicandoci Susy ci chiese se era nostra, al nostro si egli continuò: "Questo animaletto si è piazzato davanti a me abbaiando furiosamente e correndo verso la riva del mare, ma quando ha visto che non la seguivo, tornava indietro continuando ad abbaiare e tornando a correre verso la riva, finalmente immaginai che poteva chiedermi aiuto, allora l'ho seguita fino qui."

Dopo ragionando insieme abbiamo capito il strano modo di comportarsi di Susy... lei ha sentito le nostre urla e visto i nostri gesti inconsueti, e pensava che eravamo in pericolo, così corse a chiamare aiuto. Se fossi stata veramente in pericolo lei mi avrebbe salvato la vita.
Appeso a una parete del mio appartamento c'è una foto incorniciata di lei e ogni Natale sotto la sua foto c'è un piccolo alberello che ricorda i Natali passati insieme.


Ulisse e Diomede

Ulisse eroe omerico, figlio di Laerte e di Anticlea, marito di Penelope e padre di Telemaco, era il re dell'isola di Itaca. Una profezia lo aveva avvertito che non sarebbe ritornato in patria entro vent'anni.
Ulisse non vuole partire per non lasciare il figlioletto Telemaco e la moglie Penelope senza difesa. Così si finge pazzo, attacca all'aratro un asino e un bue, ara il campo e vi semina sale. Ma Palimede scopre l'inganno e quando gli fu messo il figlioletto a fendere le dune con l'aratro, Ulisse fu costretto ad abbandonare la finzione e dovette partire.
Famoso per le sue decennali avventure e peregrinazioni, si era distinto durante l'assedio di Troia, per il coraggio, ma forse più che coraggio era astuzia, dono che gli era stato dato dalla dea Minerva.
Sua è stata la geniale idea del cavallo di legno pieno di soldati, per aiutare i greci in una guerra che sembrava non avere mai fine. Nonostante valoroso in battaglia, ma in mezzo al suo peregrinare sente sempre la nostalgia della patria e della famiglia.
Terminata la guerra di Troia Ulisse deve errare ancora a lungo prima di poter tornare a governare Itaca.
Le circostanze della morte di Ulisse sono state sempre un tema molto dibattuto, si dice che il suo desiderio di conoscere l'oceano sconosciuto lo abbiano spinto alla sua esplorazione. Ma colto da una tempesta fece naufragio e morì insieme agli uomini della sua spedizione.

Diomede

E' uno degli eroi più ammirati e conosciuti del mondo greco, re di Argo e figlio di Tideo principe di Calidone successore di Adrasto e di Difile.
Diomede fu tra i pretendenti alla mano di Elena, la donna più bella del mondo, naturalmente il prescelto non è stato lui, ma Menelao. Diomede con tutti gli altri partecipò alla guerra di Troia. E' stato autore di straordinarie azioni e senza paura aveva affrontato le divinità accorse in loro aiuto, come i nemici.Lui era sempre presente nelle azioni più audaci dei greci, la sua forza e il suo valore erano tali che lo stesso Ettore per riparare i suoi attacchi convinse le donne troiane a sacrificarsi agli dei affinchè tenessero Diomede lontanodal campo di battaglia.
Però Diomede non era un eroe arrogante e superbo, ma leale e rispettoso dei valori dell'amicizia. Anche se era un indomito e non si arrendeva neppure nei momenti più difficili, solo in due occasioni egli retrocedette, una volta costretto a ritirarsi da un fulmine scagliato da Giove e un'altra quando non riesce a frenare la furia di Ettore, rimanendo ferito.
L'eroe venne in Italia, dove fondò alcune città tra le quali Benevento, Brindisi e Canosa.

Ulisse e Diomede gli univa una grande amicizia che gli vede sempre insieme in guerre e trattative delicate.
Insieme gli troviamo anche quando smascherano Achille, che la madre Teti saputo dall'indovino Calcante che Achille sarebbe rimasto ucciso in una guerra che si sarebbe combattuta in futuro contro la città di Troia. La sollecitudine materna lo fece nascondere presso la corte di Licomede re di Sciro, vestito da donna e messo insieme con le sue figlie. Ma Ulisse ha saputo che senza Achille la guerra non sarebbe mai stata vinta, insieme a Diomede studiarono un piano e si recarono alla corte di re Licomede portando dei regali, fra questi regali vi furono anche armi preziose che una sola delle fanciulle scelse senza esitare e così si fece scoprire.
C'è pure un'altra versione che racconta: quando Ulisse e Diomede arrivarono alla corte di re Licomede si misero a suonare una tromba di guerra, le fanciulle del re fuggirono e restò solo l'indomito Achille, che si fece così scoprire.
Anche quando Agamennone ritiene sia opportuno approfittare della situazione e manda a spiare quanto accade e ottenendo notizie favorevoli per la battaglia, Diomede si offre volontario e chiede a Ulisse di accompagnarlo.
E ancora insieme si trovano quando hanno rapito da Troia il Palladio, la statua di culto il simulacro di Pallade Atea venerata come divinità tutelare nella sfortunata città.
Il Palladio era una statua che raffigurava la dea Pallade Atena armata con la lancia sollevata nella destra e nella sinistra lo scudo, oppure in altre rappresentazioni, un fuso e una canocchia. La dea era venerata come protettrice della casa, ma soprattutto dell'integrità della città che la possedeva. Per questo motivo molte città rivendicavano il possesso del vero Palladio e intorno a questo simulacro magico ci furono molte leggende.


Il cavallo di Troia

Una piccola guida sul famosissimo "cavallo di Troia" ideato da Ulisse.
Ormai esausti di una guerra che non aveva fine i greci costruirono un enorme cavallo di legno; e lo abbandonarono sulla spiaggia, facendo credere di abbandonare la guerra e di lasciare quel cavallo come per rendere favorevoli gli dei sulla via del ritorno. E fu questo il grande inganno ideato da Ulisse.
Gli eserciti greci, le navi si nascosero non lontano dietro un'isola, invece nella pancia del cavallo vi si nascosero guerrieri e armi.
I troiani credettero a quel inganno e gioirono dopo anni di lacrime e lutti. Tutti gridarono che si portasse quel enorme cavallo entro le mura della città al tempio di Minerva che da Laocoonte era stata offesa e gli si rendesse i dovuti onori. E' stato così che sono state abbattute le porte per farlo passare e quella falsa macchina fatale entrò nella città, fu questa la loro rovina.
Quando si fece notte un greco che in precedenza era stato benevolmente accolto dai troiani si avvicinò al cavallo e aprì il ventre, facendo uscire i soldati, che armati scesero a terra calandosi con le funi, fra questi vi era anche l'astuto Ulisse. Ci fu una battaglia, ma i troiani ben presto dovettero cedere alla tragica realtà.

Kitty, la mia prima amica

Avevo tre anni quando conobbi Kitty, mi è piaciuta subito anche se era un pò sporporzionata! Aveva le braccia e le gambe troppo lunghe, però un bel visino con occhi celesti e una bocca che rideva sempre! Questa è stata la mia prima amica e me la confezionò mia mamma.
Era Natale, un Natale non ricco ma pieno di dignità e così bello nella sua semplicità, i regali erano poveri, ma la gioia era grande. Già da una settimana mia mamma e mia nonna ci ripetevano che sarebbe arrivato Gesù Bambino e ci avrebbe portato qualche cosa di molto bello. Il pomeriggio della vigilia mio padre ci portava a slittare e dopo aver cenato mia mamma ci disse che era arrivato Gesù Bambino e ci aprì la porta della stanza. Sopra un tavolino l'albero di Natale, adorno di piccole mele rosse, qualche noce avvolta in carta stagnola, qualche caramella e le candeline colorate, eppure era così bello quell'albero! Distolsi gli occhi dall'albero e gli abbassai su una sedia dove stava seduta la più bella bambola del mondo.
Era Kitty, la presi in braccio felice era morbida (perchè fatta di stoffa e imbottita di segatura) la portavo sempre con me e gli volevo bene, di giorno giocavamo insieme e la sera la portavo con me a letto e dopo averle raccontato una storia ci addormentavamo tenendoci stretti. Principesse, fate, e gnomi abitavano il mondo dei nostri sogni, fino al mattino quando un ridente sole si affacciava alla finestra facendoci l'occhiolino.
Dov'è oggi Kitty? Ormai è tutto così lontano, perso in un tempo che non ha ritorno, ciao Kitty cara amica dei miei giochi!

Abbiamo diversi esempi di affetto di bontà e sincera amicizia, ma non è stato l'unico sentimento che abbia regnato su questa terra, abbiamo anche esempi di malvagità, calunnia, astuzia, ira e odio.
L'odio, questo sentimento di estrema avversione di inimicizia, di persone perfide che si impegnano con lo sforzo e con tutta la volontà di procurare il male ad altra persona. Credo che la storia di Otello e Jago sia una delle più rappresentative...


Otello e Jago

Otello, valoroso guerriero moro, al servizio di Venezia, con le sue gesta, con i suoi racconti e i pericoli che ha corso, riesce a conquistare l'amore di Desdemona, figlia del senatore veneto Brabanzio. Ma Brabanzio non vuole vedere la figlia Desdemona sposa a Otello. E davanti al Doge accusa Otello di avergli stregato e rapito la figlia.
A nulla sono valse le spiegazioni di Otello e nemmeno quelle di Desdemona dove spiegano che Otello abbia lealmente conquistato il cuore di Desdemona. Finalmente ma a malincuore Brabanzio cede la mano di sua figlia a Otello. Intanto giunge notizia di un'imminente assalto turco a Cipro e Otello viene richiesto per respingerlo, che subito parte per l'isola di Cipro con la moglie.
Intanto Jago che ha visto promuovere a luogotenente Cassio al posto suo, l'ambizione insoddisfatta e l'odio gli suggeriscono un piano diabolico. In un modo ingannevole riesce a insinuare il sospetto nell'animo ingenuo e buono di Otello, facendogli credere che Cassio corteggia Desdemona e che lei gradisce le sue premure. E riesce a fare in modo che un fazzoletto che era stato regalato da Otello a Desdemona come prezioso pegno e trovato da Emilia (moglie di Jago) quando la padrona l'aveva smarrito, venga ritrovato presso Cassio. Per Otello che si trova al culmine della sofferenza, questa era una prova sicura del tradimento.
E' ormai calata la sera sulla laguna veneta, una sera tempestosa e grossi cavalloni si infrangono sui moli.
Nella sua camera Desdemona aiutata da Emilia si prepara per la notte. Emilia cerca di calmare Desdemona ancora incredula e agitata dalle accuse ingiuste di Otello. Congedata Emilia Desdemona non appena termina le preghiere della sera si corica. Viene svegliata con l'arrivo di Otello che depone una scimitarra sul tavolo e si avvicina a lei e la bacia tre volte. Desdemona si sveglia e Otello l'accusa di essere l'amante di Cassio e le grida di conoscere la storia del fazzoletto. Desdemona urla la sua innocenza e prega che le sia salvata la vita, ma Otello si getta su di lei e la strangola.
Emilia rientrando in camera accusa e grida a Otello di aver ucciso un'innocente e svela a tutti i presenti la terribile trama di Jago. Otello comprende il terribile complotto in cui è caduto e si uccide con un pugnale.

Anche nella Bibbia non mancano le cattiverie umane, oltre a Caino e Abele, un altro esempio l'abbiamo con i figli di Giacobbe che progettano di uccidere il fratello Giuseppe, che poi invece vendono come schiavo. I farisei e i sadducei che tramano la morte di Gesù. L'invidia, la gelosia e l'odio sono dei vizi gravissimi perchè sono la negazione assoluta della carità verso il prossimo.

Caino e Abele

I primi abitanti di questa terra sono stati Adamo e Eva e anche i primi peccatori. Da loro sono nati Caino e Abele e si dice che in ogni parto se nascevano gemelli, un maschio e una femmina, la bambina veniva data in moglie a un figlio maschio nato nel parto precedente (cioè da come capisco io al fratello maggiore) certo che allora non si andava tanto per il sottile!
Caino e Abele cresciuti, Caino lavorava la terra, mentre Abele faceva il pastore alle greggi delle pecore.
Abele il secondo figlio di Adamo e Eva per fede offrì a Dio la migliore pecora del suo gregge, anche Caino offrì le frutta della sua terra, ma esse erano le peggiori, scarse e cattive. A Dio piacque l'offerta di Abele fatta con bontà e fede, mentre rifiutò l'offerta di Caino, questo fece molto arrabbiare Caino, ma il Signore volle con questa occasione convincere Adamo a riconoscere i propri errori e tenerli lontano. Ma nell'animo di Caino si sviluppa l'invidia per il fratello che è amato dal Signore per la sua generosità e bontà e decide di ucciderlo. Caino invita il fratello in campagna e quando nessuno lo vede raccoglie una pietra con la quale rompe la testa a Abele e lo uccide, poi lo sotterra. Caino è stato il primo uomo che ha ucciso un suo simile e questo è stato il primo delitto commesso per l'invidia e la gelosia. L'invidia e la gelosia hanno radici profonde, esse sono una forza furibonda che acceca la mente e genera la morte.
Dio parla a Caino: "Dov'è Abele tuo fratello?" Che hai fatto? Caino risponde al Signore con arroganza: "Sono forse il guardiano di mio fratello?" Poi sembra accasciarsi nella consapevolezza della gravità del suo peccato: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono!... Chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere".
Invece il Signore ha voluto che Caino vivesse ancora a lungo.

Tra animali...

Sembra veramente strano, me è successo! Un orso bianco e un cane husky si sono incontrati. e' normale pensare che l'orso si sarebbe mangiato il cane, ma invece è avvenuto un fatto incredibile. Quando l'orso gli si è avvicinato il cane si è messo a scodinzolare con aria festosa e con una particolare espressione del muso lo ha invitato a giocare con lui.
Il grosso orso non se l'è fatto ripetere due volte e ha accetato l'invito.
Così il possente plantigrado ha cinto in un abbraccio quel cane tanto più piccolo di lui, che avrebbe potuto soffocare o stritolare con la massima facilità, ma che invece era diventato suo amico e che trattava con affetto e tenerezza. La loro era una lotta per gioco che è durata parecchi minuti, questo fatto si è ripetuto ogni sera per oltre una settimana. Un fatto veramente straordinario oltre a insolito. Due animali che sono di norma antagoniste parlano lo stesso linguaggio e giocano insieme.
Questo fatto anche se sembra impossibile è realmente accaduto.



UN AMARO RICORDO…

Odiare, perchè odiare? Perchè vivere con la cattiveria nel cuore? Essa porta solo dolore... ricordiamo insieme...
Ci sono cose che si dimenticano, altre che diventano un doloroso ricordo.
Era 11 settembre 2001 oggi a distanza di tempo tutti vorremmo poter dimenticare la grande tragedia che colpì l'america, ma stagna ancora nell'aria un diffuso sentimento di paura. E lo sgomento, la rabbia ancora assale ognuno di noi, quando nella nostra memoria riappaiono le atroci visioni di un mito che per sempre è crollato.
Quella raccapricciante visione di persone che parevano spettri mentre il pentagono era in fiamme e le due torri inesorabilmente continuarono a crollare. In quella tragica data, in pochi minuti cosa se ne è andato insieme a tante innocenti vittime? Certamente l' illusione di una concreta sicurezza.
Le Torri di Manhattan erano già state colpite nel 1993 provocando alcuni morti e migliaia di feriti. Oggi i due grattacieli di 110 piani e orgoglio di Mahattan sono ridotti in un cumulo di macerie. Questo atto di odio non ha portato certo nulla di buono.
Questi ricordi e queste visioni che ancora oggi fanno si, che questo incredibile attentato rimarrà per sempre dentro ognuno di noi. E ci dovrebbe aiutare a aprire il cuore alla bontà, ma non all'odio

Con questo chiudo le pagine dell'amicizia, ma ricordate che quando avete bisogno di conforto, quando avete bisogno di affetto, quando avete bisogno di sfogarvi, allora ecco il calore di quella mano amica…
"perchè il mondo è ancora bello... e lo sarà sempre, fino a quando ci sarà qualcuno che ti apprezza per come sei... e non per come dovresti essere..."


 

webmaster Fabio D'Alfonso

 


 
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