Archivio poesia - poetry

 

 

KRONOS
di Annalisa Rossi


Ho 43 anni. Insegno Latino e Italiano in un Liceo. Scrivo poesie e mi diletto a trasformare i metri della poesia classica nei ritmi moderni . Amo i gatti, faccio normalmente come hobby decoupage e ristrutturo oggetti di alluminio. Curo spesso testi di tipo pubblicitario ad una agenzia che si occupa dell’immagine e della comunicazione sul Web. Ho una figlia e un marito. Vivo nella provincia delle province, cioè Cuneo.

 

 

ADDIO

Montagne d'ombra
alle spalle
filtrata luce del sole.
Ti guardo,
valigia e nome,
disordine in testa
e una riga
trai capelli,
ordinata.
Mi guardi:
ti sento
nutrire l'istante
di rabbia
attraverso
una nube d'oblio.
Ho paura.
Le nocche
stringo forte,
sbiancate,
di fronte
all'occhio
d'Inferno
della tua
nera bocca
di fuoco.

 


SUSPICIO

Avvolgendomi
dentro un bozzolo
di dura carne,
ingoiando salse
succulente,
mi costruii
una corazza
perché
nessuno
sospettasse.

Irrefutabilmente.

Una che
prendeva strade
divergenti,
amalgam' amando
equilibri arcani:
orbite vuote
e sguardi di cani.

Immancabilmente.

Cesoie taglienti
sopra
i tuoi sospetti
io,
la mantide.

 

Canzone del mio cuore

Il mio cuore
è un'ambra scura
piena di inserti neri,
trasparente di bolle,
colore del miele di castagno.

Il mio cuore
è un diamante
che riflette albe
prismatiche,
piene dei silenzi
delle banderuole cadute
nei temporali.

Il mio cuore
è un uccello di carta
che oracola
il pianto del serpente.

Il mio cuore
è un bambino muto
che, narciso, cerca
specchi per verificarsi
e predirsi un'esistenza.

Il mio cuore
è un crocicchio
dove s'incontra il mondo
per scompaginare
ogni proiezione.

Il mio cuore
è una balcone,
da cui t'affacci tu
tra le agavi forti
del mio amore
sonnambulo.

 


Absurdum

Uomo che stai uscendo
dalla mia vita
con un apoteosi di "ma"
hai scritto con la cannella
TI AMO
sullo specchio del bagno
che profuma dei Noi
che siamo stati.

Si riallacciano da sole
le scarpe che portavo
correndo
alla tua volta
alla stazione
sulla collina
nera di tenebra.

Noi due allora
cancellammo le molecole
dei feromoni
per credere in un dio
ballerino.

Noi due adesso
annusiamo anche
l'ésprit de finesse
che cola dai buchi
delle porte degli altri.

Noi due allora
abbracciammo la vita
insieme alle nostre
bandiere di vittoria.

Noi due adesso
rammendiamo le tele
dei quadri che
non abbiamo mai
dipinto.

Si incrociano al largo
sul mare
le vele delle navi
con cui non salpammo.

Si chiudono le porte
del labirinto di Crosso
e Icaro non vola verso il sole.

E io mi muovo
a passo di danza
all'interno di tutte
queste parole
che sono ricci di mare.

E tu ti crogioli
al sole delle lucertole
sorseggiando
tutti i tuoi punti fermi
e le mie
sonnolenze rapaci.


Non ho colpe

Dubbi e certezze
-come notte e giorno-
se si alternano in me
che nuda avanzo,
non ho colpe.

Colpa é della storia
che apre ancora più porte
sui sistemi e le strutture
profonde di questo mondo

e colpa é dell'oscurità
e della incertezza
che si aggrappano a verità
fittizie e senza nome,

colpa é dell'insonnia amara
da cui né lampo né raggio né arcobaleno
d'affermazione alcuna
viene.

Non so da dove, in profondo,
ma molto molto in giù,
si conferma l'affanno
d'un grido
d'ombra che perdura

TIMIDAMENTE

d'aver pietà di questo male
di numerose lotte
sostenute per
l'ossigeno di giorni mormoranti,
per parole non dette,
che non dico,
per l'amore che vibra là,
nell'abisso del silenzio vespertino
senza l'armonia del giorno,
perché non so
se nel mio

IO

principio o fine
diluiranno la divina trasparenza
o il chiaro senso da dare
a questo mondo averno.

Iride felice
di grazia e di speranza,

ALBA

luce timorosa
accordi il muto
ardire di ogni giorno
mio terreno.

Nell'ora muta
dell'abbagliante campagna
ancora sorseggio un inutile

ORACOLARE

E di nuovo torna l'andar
arrossato delle nubi
a sera
all' orizzonte.

UN ALTRO GIORNO
TREMA SUL CONFINE
DEL MIO TEMPO.

ADESSO NON SO SE
PIETOSA UN'ALTRA ALBA
RIVEDRO'.

 

 

All'Amore che ritorna

Soffuso di sole,
il viso di stagno ingrigito,
m'è apparso solo nei voli di fede,
per disegnare il mio orizzonte
con nuvole nuove,
nimbando cirri a cumuli,
per dare argenti e zaffìri
al concerto dei miei pensieri.

Da un porto lontano
sei giunto al mio porto
con la tua nave di secoli
e la sua scorta d'onore.

BALDANZOSO.

Bagnato di rugiada
e luce mattutina,
accendi nella storia antica
una storia nuova,
una svegliata memoria
al ricordo assopito
e nuovi virgulti
alla rosa canina di ieri.

BELLO.

Scendesti dal molo da solo.

Non c'è sonora canzone
che possa imbrigliarti
in nota di confine.

Un Amore Leviatano
che ingoia
dove muoiono i sogni
dove la realtà riposa.

Se tu solo mi guardassi

OSTINATO

in alta fronte

ARDITO

insieme alla mia mano
sboccerebbero le lire
e ciascuna corda saprà
la nota da accordare.

Se tu solo mi guardassi
rugiada pioverà sul mio grembo
e tremerà il tuo
di nome
in ciascun verso.

Perché
solo tu sei stato

POEMA

alla mia mente

INCREATO
e
CREATORE.


#per uno sparviero di roccia
#per quell'uomo che possedeva la mia anima con cui non vidi albe
#per le mie mani
#per la mia bocca
#per i suoi pensieri di stamattina

 


TI CERCO

Luce, armonia e incenso
accendono d'un bacio
il giorno che profuma
d'Amore pensieroso.

Ti cerco in ciò che annichilisce
in ciò che la paura annienta,
nel fulmineo e cruento
terremoto del cuore,
nel vulcano della guerra
dei sensi
che urla come vento.

Ti cerco nella fiamma e nella notte
nel gelo del silenzio.

E poi ti vedo.

Allora
per un moto circolare
che mi attira da pi greco
nell'area della tua circonferenza
un po' distratta,
smetto il mio rancore.

E se ancora non riesco a respirarti,
AMORE,
non aver paura.

Già riconosco il tuo passo
anche se cammini a piedi nudi
e di sentito volo
si fanno nel mio braccio
i tuoi fruscii.

 


Ah! Amore nuovo!

L'azzurra rosa della notte
già ai bordi schiarisce
sfiorendo impacciata
nell'alba.

Sulle sue foglie sdrucciolano
le ultime stelle,
-lacrime che si incendian
d'amore vicino al tuo
sorriso nel mio letto-.

La notte, da scaltra,
le va a riporre
per un'altra festa.

Non io.

Perché adesso è l'orlo del cielo
a incendiarsi
con lo stesso tuo sguardo
bianco di fanciullo.

Frecce d'oro si fissan
alle cime dei miei monti
e tu
t'alzi
trionfante come un profeta.
E il sole insieme.

Luce d'oro e di scarlatto
sul tuo capo.

Tremolio di brezza sui campi,
mormorio di rugiada
sulle sperdute foglie delle
mie viole.

T'apri nel tuo bagno di grazia
e il sole,
divino arciere, ti saetta di luce,
nuovo come sei.

S'apron a pupille le case addormentate.

T'apri a corolla raggiante
alla mia primula gialla.

Rami fioriti per le strade,
gerani alle finestre
rosmarini nei giardini
e uno sciame di
illusioni
in ciascuna inferiata.

Carezze a metà come il sole
sulle cose,
tu sulle mie cosce.

-DIN DAN DAN DIN-

La campana che risuona
preghiere incongruenti,
accompagna i nostri arditi
respiri.

La campana dei tristi tocchi,
di quelli che non tornan più
-DON DON-
oggi appare nuova.

DON DON
è il mio cuore che risuona rotto
perché a morto ha suonato
troppi "addio"
accordando con il vento
le arpe delle piogge.

Vorrei berti, ma non posso.
Mi scivoli dalle incrinature
di questa coppa sorda
ch'è il mio cuore.

#dedicata a chi fu con me nell'alba di quello che credevo un giorno nuovo
#dedicata ad un ragazzo che beveva il sole come i girasoli
#dedicata a chi non capisce
#dedicata ad un profumo d'anemone e limone insieme
#dedicata alla mia inettitudine
#dedicata alla mia ignavia
#dedicata al mio cuore frigorifero.

 


Reims 23 agosto 2003

L'eretta cattedrale,
svelta
nella sua architettura ogivale,
ricamata di nubi
l'ombra dei platani assalì.

FU IL MIO PENSARTI.

-era un rosso splendore
la sera-

Udivo
il tuo lontano palpitare

-d'indaco la luce della luna
vestì i presentimenti-

Parlava il tuo silenzio
ed io ascoltavo
il volo alto
degli uccelli.

-affilò su quel giglio
di pietre
la porpora
profumata
della mia malinconia-

 


RICORDANZE

I ricordi e gli anni s'ammucchiano
mentre abbasso un poco il mio cuore presbite
in mezzo a questa morgana
di fumosa inconsistenza
che é una memoria a nebbie padane,
cercando il quid definitivo
che son sicura d'aver letto di sfuggita
una notte a Cavoretto,
scandita da nuvole d'argento
aggrappate strette a una luna saccente.

Fu un trapasso di blu o indaco
che m'induce ora a corteggiare
un'intuizione salata,
come i sapori che non ritrovi,
ma sai.

T'amavo allora,
amando,così,d'amarti,
senza nemmeno pormi il problema
del tuo nome,
tanto difficile da dire,
per una dissonanza interna di vocali
di cui nemmeno più ho memoria.

Se adesso provo a pronunciarlo
solo le mille insidie del diavolo e vischio
mi vengono insieme
alle sillabe sempre storpiate
o claudicanti del tuo nome.

Eppure fu il lampo di luna
del tuo sorriso
AVIDO
-sotteso al fiordaliso dei tuoi occhi-
che riuscì a convincermi
a una nuca altera
e all'anarchia dei riccioli.

Ma ora tutto ciò più non ritrovo
e in dubbio é la stessa tua esistenza,
che fu persa dietro
un mare d'altri amori
da cui raccolsi
messaggi in bottiglia
di naufraghi lontani,
richieste d'aiuto -per lo più-
senza indicazione né di parallelo o nome,
perchè spesso l'umidore dell'acqua
scoloriva l'inchiostro,
o perché proprio loro -i naufraghi-
d'esser tali sapevano a stento,
o anche perchè non conoscevano
lingua ch'io potessi decifrare.

Nessuna tua bottiglia
- o cartolina, almeno!-
mai mi giunse a confermarmi
quel baluginìo d'eterno
che tu, lupo d'altura,
con la testa sul mio grembo,
nella notte di collina,
-affidato a dita capaci di tracciare
speranze sul mio corpo-
aprendo palmi di mani pieni d'aforismi,
mi convincesti che solo un dio
poteva averlo dardeggiato.

Mi lasciasti un'anima tatuata
a disegni tribali
e un cuore compresso
che non si svolse mai
per paura di perdere memoria di te.

Adesso mi chiedo spesso chi e se
tu sia stato
e non so ancora
se diavolo petulante
o angelo sciancato.
*A Tancredi
*A Edipo
*Al principe Andrej

 

"E Giove seguitò dicendo:avranno tuttavia
qualche mediocre conforto da quel fantasma che chiamano Amore"
(Leopardi,Storia del genere umano)

Amore in fame trasformato
penzolante sul balcone
con le surfinie viola
solo giravolte e gighe
suggerisci
TRAFELATE.

Amore in sonno trasformato
tra lini e percalli stesi
con i due soli della sera
solo sapori di cenere e aceto
accompagni
ODOROSI.

Amore in sete trasformato
vacillante trai vapori
con maneggi di bauli
solo litanie di belle notti
tocchi
UBRIACHE.

Amore in esangue falce di labbra
trasformato
tra il peana
di colline
stanotte
onde di conegrina
spandi
nei fuochi
dell'estrema offerta
di un estate.

Amore lontano
nel cuore della fiamma
di questa notte liquirizia
raccogli
il ghigno lucente
dei fischi di legno
che si fanno
figure di tango.

Amore sperato
-strofinaccio della felicità-
mi bruci
alla pecegreca
delle tue occhiate.

Amore disgiunto
ti sfalsi
e ogni cuore preme
cieco
messo all'angolo
a far da palo
in vizio e ironia
di parole
in moto falsificato.

Ho un cuore per te Amore
(un cuore per uno)
il cuore di un re
che firma una Grazia
per dovere di gioventù


"I have a fiend, but my sorrow has no friend"
POESIA DEL DOLORE E DELL'ADDIO

S'appende alla tua risata
la sera con questa
luna morfina
d'addii
-micosi in tutta la mia anima-

Che frigida riservatezza
ha il rebus
che ti ri-guarda
d'idolo nominabile
-perché non ha calli il mio cuore?-

Calabroni dorati
le stelle
livori di lampi
s'ammucchiano in concorrenza
con lo stormo
delle cavallette notturne
come un pensiero
cianotico
-ogni tua parte del corpo così esatta!-

Contrappesi di tutte
le miserie
-nostre-
s'affacciano
ciondolanti
alla diligenza del tuo
riso sgranato a rosario
-addio mio pescatore di sogni!-

Rovista nella mia
ignota sentenza
-ADDIO!
TI AMO!-
l'incipit giusto per un altro
-ho spirito e acetilene
per accendere
ancora mille fanali
DOMANI
ma un dolore all'altezza
del coraggio,
vicino alla finestra del mare!-

Decanta una parola,
mossa da seconda intenzione
incrostando
le scuse staminali
e la mia gonna
che batte
su caviglie ignote
-sei entrato in un'altra Chiesa di carne
a dire le preghiere!-

L'AMI?
PROFUMO D'ANIMA PERSA

E' una vena nera
che scivola
nelle mie rosse
strade di sangue.

 


LA CASA DI FAMIGLIA

Il cuor del dubbio
batté con forza radiosa
e la casa s'aprì
con tutti i suoi occhi
di fanciulla maliziosa
al filo e alla memoria:

-Familiare compagnia
di guitti
che là
recitammo un episodio
di reintegrato onore
e di commiato-

Il legame irrilevante
del respiro
che s'affanna
come vento
alla persiana
-araba di nome,
ma di fatto nazarena-
t'appartiene
mentre fetida
sozzura danna
il Tempo sulle scale
di un nome che matura
nell'affettata accettazione
di un presente
di appagato impiguimento
del pensiero.

Nella casa,
là,
dritta
dentro agli alberi più antichi
tu rimani
ombra inzuppata
della giovinezza
affaticata
da un gran ballo
che mai mi contagiò di festa.

tu rimani
sacerdote di un ricordo

-"Mane nobiscum,
Domine,
quia enim vesperascit"-

aedo d'odissee
da non più d'un soldino.

 

VORREI

Dietro ai vetri
s'alzano note di luna calante
e le canzoni delle stelle
si cristallizzano
in nuvole ambiziose
che si stendono
sulla mia passione
ancora ragazza.
Vorrei essere gitano
per il sole e le nacchere.
Vorrei essere irlandese
per il trifoglio e il tricorno.
Vorrei essere cosacco
per gli stivali e i cavalli.
Vorrei essere ussaro
per gli alamari e le bevute.
Vorrei essere ghiaccio
per sciogliermi in fretta
e non soffrire lo scirocco
dell'Amore in questa notte
scura di silenzio.

 

SUL TORRENTE ROYA

Ritta in piedi sul mio personale abisso
ho rimirato il torrente arrogante
che giù, nella gola, trascina via
- d'acqua e d'ardore straripante-
i sassi a valle.
Spingono spruzzando
l'acque grigie quando un macigno
-scagliato di sicuro da un adirato
dio della montagna-
fa da barriera al loro scorrere incessante.

E'un liquido rumore verso l'infinito mare
avendo da orizzonte solo
le pareti a strapiombo delle gorges.

Ho una sorta d'horror vacui di me
che, al pari del torrente di montagna,
troppi sassi han deviato dalla via immaginata
pur non mutando, alla fine,
il corso intero che all'infinito mare porta
per non più mai tornare indietro.

Oltre l'ultima pietra s'affaccia
la calma foce della vecchiaia
piena d'alghe nate in una mezza melma
da palude
ricca di libellule e zanzare dove anche
-un poco putrescente al naso-
entra già
-in odore almeno!-
la salsedine del mare,
a ricordare che tra pochi metri
non più d'esser torrente,
ma solo massa d'acqua indistinta,
né d'avere nome si dovrà accontentare.

 

IL PLEUT SUR MON COEUR

Oscura l'aria la spessa pioggia,
obliquamente cadente,
piegandosi al traverso corso dei venti
e facendo di sé onde nell'aria.

Così è la mia vita
che fu piegata a curva di parabola
da un maestrale amoroso,
che non solo ne deviò per sempre il corso,
ma lo ridusse anche a pura onda
preda d'altri venti concorrenti,
in mezzo a pozzanghere di schiuma
dove nulla visse mai più d'un temporale.

Allo stesso modo in nessun luogo
abboccò mai al vento un pesce d'intuizione
anche solo per sfiorarmi con un colore primo
l'anima gelata per la grandine
d'una quotidianità di passioni priva.

Allora, scaltra di sguardi e di movenze,
con il cuore a mollo nel gelo più totale,
m'accontento del poco calore
d'un sole maculato
sperando in qualche
-seppure umido o scivoloso-
attentato di felicità.
AHIME'!
Però davvero poca è la luce della tua mente
in questa tundra secca di noia e molta.
Per cui adesso che già spiove
m'aggrappo al vetro
per seguire con sguardo affascinato
il rivolo d'acqua che vi scorre,
scorgendovi all'interno come una frase
muta e sonnolenta che mi rifà di colpo
d'idrogeno e d'ossigeno nell'aria
-fatta a goccia-
sperando d'evaporare presto
per diventare nuvola e poi di nuovo pioggia.

 

NOTTE D'AMORE?
Un libro di zaffiro
scritto con le stelle del mio ardore
è la notte.
E tu che ricami il mio corpo
con l'ago del tuo amore
in gemmazione
hai bordato di blu ortensia
gli orli del mio cuore.
Adesso fioriscono verbene
nelle crespate alture
dei tuoi sorrisi
mentre una luna un po' burlona
come la risata di dio
passa da te a me
per ritornare a te:
una magia di colori e luci
è la notte.
Profumano le lenzuola
di rugiadoso arancio
mentre vibrano lunghe
l'onde d'una passione
ancora adolescente.


*a quando fu, poiché fu.
*all'arancio dei suoi baci
*alla mia fuga scivolosa

 


DREAMS OR REMEMBERS?

D'improvviso i corsari,i mendicanti,
tutti gli animali parlanti,
i meschini e i coraggiosi,
le principesse e i re,
i cieli, i mari, le città, i castelli,
le montagne, le colline e i fiumi,
furono parte del mio mondo vero
e non figure di libri
o fantasie di sogni da bambino.
Gente e strade che vidi
e volti che amai
si mischiano a ciò che ogni volta
avevo immaginato uscire oracolando
dalle pagine scritte
che mi resero esperta di una letteratura
di vita che, senza le parole degli altri,
sulle pagine di carta, mai avrei saputo.

Spesso, però, m'accorgo che il confine
tra ciò che fu vissuto nelle ore del mondo
e ciò che fu soltanto sogno di una o due ore
di lettura netto non è
e che il ricordo è inquinato ed inquietato
dall'immagine di un altro mondo
che si fissò a priori nella mia memoria
prima ancora d'averne verificato verità
o una qualche consistenza nel di qua.

Spesso mi chiedo anche, per esempio,
se davvero possedesti tu, proprio tu,
l'ironia o gli occhi blu di Tancredi
o il fascino ribelle dell'Holden giovane
cui comunque t'accumunai.

Oppure se fosti soltanto
un dotato ventriloquo
che capitò per caso mentre
volevo sentirmi ad ogni costo anch'io
angelica o vampira.


*Dove sei?
*In quale libro del passato prossimo o remoto t'ho dimenticato?
*Oppure in quale delle tante ipotesi d'amore t'ho perduto?

 

TRE FIUMI PASSAI

Tre fiumi passai
-in colore:Prussian blue-
prima di trovare
le tre corde di chitarra
perse la notte
delle serenate di maggio.

Il grido del silenzio
non fu
che un'evocazione
del pugnale sonoro
con cui sfregiasti
il mio amore di passaggio.

Il balcone delle mie speranze
era fiorito di girasoli e narcisi,
ma alla processione
non attaccai il drappo di velluto cremisi
e oro antico.

Aspettavo il tuo turno
e il mio
sotto la luna nera
per cantare quattro ballate gialle
-in colore:Vandyke brown-..

Un 'ode s'alzò
dal coro delle vergini
che accompagnavano
una Maria aggrappata
a un Gesù fanciullo
dal cuore d'arlecchino
-in colore:Dioxazine purple-.

Attesi nella notte
che il suono si stemperasse
e le note d'argentato mercurio
sciogliessero l'oro del tuo cuore.

Ritrovai al mattino solo dell'ottone muto
che si era fuso con la polvere della strada
-in colore:Raw Umber-.

 


BLU COBALTO

La cattedrale di Strasburgo
stretta stretta
in quella sua piazza-busto
ha in ogni navata
un battito di cuore
e nelle vetrate colorate
-che si perdon smemorate
nel rosone centrale-
ci sono le risa, le canzoni e il sudore
di chi soffiò nel fuoco incandescente
fondendo con la sabbia
pigmenti di colori evanescenti
e ormai persi lassù,
nelle nebbie basse
di questo ottobre da preghiera
insieme ai cuori sempre in festa
dei piccioni.
Una nube di schiuma avvolge
l'esaltata e acuta
altezza delle guglie,
mentre io, sotto,
m'affanno a raccontarmi
una storia a me aliena
mentre vorrei, invece,
un fatato specchio per vedere
la mia morte farmi polvere
e terra immobile
o nostalgia dolce
o fumo bianco
dentro il sogno d'un altro.

ODORE DI LAVANDA
E UN COLORE:
IL BLU COBALTO.


Piccolo Poema della Storia
e della memoria


Quando t'aspettavo,
ragazza di pochi anni
e molte perle,
e tu giungevi
-rio abayo rio-,
insieme storie e sogni
e parole e segni tracciammo
per cercare la forza danzante
del respiro e farne percussione,
canto d'amore.
Nei quarti di tono
e nelle note di passaggio
ricreai l'indizio e il resto dell'oracolo
che il tuo volto m'ispirò
- grandi occhi di smeraldo
e labbra d'ermellino-.
Nel bel mezzo
ci fu la scelta
d'un percorso
-quello dei boschi-
(IN COLORE:
BRUNO DI GARANZA
E VERDE OSSIDO DI CROMO)
e le dita d'un bambino
appena nato
allineate come
spighe di grano ambrato.
Fu una lacrima d'oceano
e una resina d'alberi frondosi
che dettarono pian piano
dentro me il canto
della creazione programmata
insieme alla ricerca nel futuro
di quella prima parola
che fu telaio al mondo
e lo fece Cosmo,
ma - ahimé - anche ordine
supremo di incongruenze
ulteriori a se stesso e a noi:
due mani che cercarono unite
l'alba in ogni orizzonte
di guerra o noia.
(IN COLORE:
VIOLETTO DI COBALTO
E ROSSO DI VENEZIA)
Poi ci inoltrammo dentro
il labirinto a spirale
che evaporò ogni nostro desiderio
Pesasti la mia passione in passiflora
e inaridì la memoria d'Africa
delle tue labbra,
così succose di baci
e di velluti.
Adesso nelle mani stringo
una ghirlanda d'insinuazioni e mali,
da stendere sul cadavere d'un cuore
che pulsò
e uno specchio pieno di rose,
così canine da ululare,
che a me per nulla rassomigliano.
(IN COLORE:
MALVA E PORPORA DI ROBBIA)
Ti guardo ancora,
perso nella tua eterna giovinezza
senza ombre né riflessi
nel vetro che mi porgi
- d'un bianco titanio acceso-
e nella tua immagine
che a me non favorisce più
nessuna "absence" dal mondo,
mentre interroghi le pagine illeggibili
d'un libro sibillino che dovrebbe
consegnarti
la formula numerica
della tua immortalità.
Io per me, invece,
spero che presto almeno i segni
che mi rendono simbolo marcito
e traccia d'un dio da baccanale
s'arrestino per darmi finalmente
quella lucida innocenza di gioco
al di là del confine d'ogni terra,
-il naif del sentimento-
che in colore è di certo
blu ceruleo,terra verde,
oro rosa e giallo aurora.


MEDITAZIONE
Stanca di gioie vane
nei garofani
tue mani
è morta la mia
sincerità.

Una sorgente di tristezza
c'è, oggi, ma non la trovo
sul sentiero.

Un dolore che si piega
come i rami del salice
sopra l'acqua del tempo
possiedo
per dove vado e per dove vengo.

UN FIUME CHE SI DIFFONDE NEI CANALI.

Solo tu
hai reso il tempo dal nulla
nel silenzio e nel cammino
d'un bacio.

Spirito, adesso,
mio
che s'adagia sopra un dolor vissuto
sopra la carne triste,
sopra questa ignoranza solitaria
dell'anima,
che è un tempio vuoto.

-Un viandante s'è perso nel bosco
a cercare un cammino
che né finisce e né comincia-

Nuda rimango
poiché non ho nulla
e ho freddo di me stessa
carica dal peso di tutto
ciò che ho voluto.

FUOCO SECCO DELLA MATERIA
GRAPPOLO SPREMUTO,
in me riposa l'impotenza del mondo.

 

 

VACANZE 2004
21-8-04

La Crociera sul Danubio
Dipende da me
se scendere o salire sulla nave
in questa ora vespertina,
su questo fiume
che di Blu ha l'onde
e l'odore di battaglie combattute
e di fanfare.
Dipende da me
-e da me soltanto-
scendere la passerella
che dal molo di cemento
mi porta a una reception di crociera
congedandomi dal resto
per vivere nell'eterna formula
d'una vacanza
che è "vacare" dal mondo consueto
per cercare il canale
del sogno o del niente o del perdono.
Non potrò mai sapere
se è meglio questo o quello.
Non conosco la totalità della lingua
che a Babele fu confusa
in rivoli infiniti
da un Dio mal dicente
di sé e del suo creato.

MAI SAPRO' LA SCELTA.

Eppure il passo sarà totale
come credere che quello
stesso Dio
possa in qualche modo elaborare
una recita o un monologo
per sé o per qualche eletto
da far innamorare.


22-8-04
NON INSEGNARE E SARAI SOLO ECCELLENTE
(Leonardo, pensieri)

Il fiume,
Blu per il suo essere Danubio,
si presenta
in una possibilità
di forma e di sostanza.

Blu per la storia
che racchiude cruenta
in questa
dimensione d'esistenza.

Porpora fenicia
l'acqua
che racconta
una storia
millenaria d'ambre
e tetti
e vele
e stemmi
e nulla,
falsificati
INEVITABILMENTE
nel presente,
mascherato da un
se stesso
ineguagliato.

I merli dei castelli antichi
si fan vicari
d'una immedesimazione
consapevole
che simula
dejà vu
a mo'
d'anima immortale.
Ma sono solo
balbuzie elettriche
di neuroni
e chimiche celesti
di cervello
che si scrivono memoria.
Dei dimidiati
che aspirano alla fine
a un linguaggio
di rune in nettare
d'ambrosia
che parrebbe facile
ad un higlander decifrare.
Impasse delle parole
che faticano a descrivere
la mia, la tua e la sua storia,
lente e sorde
come le acque del fiume
MAESTOSO.

Non c'è mai uno stesso tempo
né mai un solo fiume,
per quanto sembri.

Piuttosto nastri
di pellicole molti
che una moviola dispettosa
gira indietro e avanti
senza che,
se non raramente,
intersecarli
in quell'unica immagine reale
che è musica di sincopi,
come disse Montale,
o scrisse in metrica di suono
Matzart,
e poi,
distante appena
qualche fotogramma,
JOHN LENNON
e, anche
-se vogliamo-
un certo Colt
e Walter Closed.
Occulti celebranti
-tutti-
di un progresso,
di una CULTURA
che non è premura di pensiero
quanto cloaca di confine,
limes di opposti desideri,
sepolcro imbiancato d'ideali
che furono musica di pochi
e morte di molti.
COSA INSEGNER0' ALLORA
AGLI OCCHI,
CHE MI SI SPALANCANO
DAVANTI,
GRANDI?
Basterà un
gnwqi seauton,
visto che nessuno
ha chiesto questo
accusativo?

*Perché:"L'acqua che tocchi dei fiumi è l'ultima di quella che andò e la prima di quella che viene: così il tempo presente.(Leonardo, pensieri)


23-8-04

LA CHIESA COLLEGIATA DI DÜRNSTEIN

Lo scheletro del santo
Faustinus
coperto d'oro e tulle
e pietre e perle rare
in gloria excelsis Deo
et Verbum Caro
factum est
broccatis argentisque.
Icona terrestre
d'un dio
incarnatus de Spiritu Sancto
ex Maria Virgine
in oro e splendore
di sculture
e marmi
Ecclesiae suae.
Gloria di stellati cori
al cielo in ricami d'artisti
fanno l'intonaco
anche santo e raro.
Hoc est enim
corpus meum.
"I.N.R.I in croce"
offerens calicem
sacerdos
aquam benedicens dicit
con profusione di miniate
scritture incomprensibili
ai più
che vennero e ora vanno.
Dal rosone entra
LUMINOSA
la presenza di quell'Iddio
per cui tutto
qui brilla.
Solo il campanile
in vezzoso barocco teresiano
fu BLU per una svista
di qualche Inquisitore.
E' pur sicuro
che una sola pietra o corona
del teschio
potrebbero far crescere
un uomo che non può.
E la vita a te è sacra,
signore degli aborti clandestini!
AH!
Agnus Dei qui tollis
omnia peccata a mundis!
MISERERE NOBIS!

24-8-04
GIORNO DI NAVIGAZIONE sul Donau
EHEU EHEU, FUGACES, POSTUME, POSTUME……

Postumo, già di nome,
altro non fu che un dopo.
Come la via in fuga,
sempre un passo indietro
all'andare del battello.

Come te,
per cui io fui
pergamena da scrivere
con stilo intriso
d'un inchiostro
che si disse anche simpatico.

In realtà mentre sul ponte
della nave guardi con me
la postuma fortuna della gente
che si perde nel volto impersonale
di tutti i tuoi passati
-un volto oliva e di limone giallo-
non so dirti se alla luce
di candela o fuoco
troverai le tue parole.

Questo perché non so chi sono
e amo cancellarmi
per esser sempre disponibile
alla penna.

Tu sei arte di Rinascimento
assai precisa
per muscoli e colori
-uomo vero-
centro di un creato
di cui l'identità, però, a me sfugge.

Solo a volte
-ma non posso nemmeno
dire attimi-
ci colgo il mio destino
d'anima dannata.

Anche dentro a te
che, fatto da un iddio
a lui uguale,
giovane per sempre,
stai attaccato al gruppo
che ricompone sempre la sua fila
dietro a una guida ciarliera
di stronzate della Storia,
come gazza o anatra
nello stormo che il Donau
sorpassa in volo.

Per me sempre meno la Storia,
più le pietre e le lapidi han valore
perché restano -pur se consumate-
a martirizzare il Tempo
che è passato
e l'Iddio cieco
che le ha create.

#fu un silenzioso passaggio d'Eolo scontroso che ispirò questi versi
#fu uno stormo, ma non in volo sulla taiga
#fu una piuma intravista mulinare dentro il mio cuore

 

24-8-04(mattina)
Ancora in NAVIGAZIONE sul Donau
IL PONTE RÖSENBRÜKEN

Nuvole trafelate ripercorrono
all'indietro la corrente del Donau.

Ti amavo
-pensai-
prima,indietro.

Ah!

Quanto t'amai
prima di rammentare
che non esiste maggior piacere
del barare in un solitario
dalle carte un po' gualcite:
coppe, ori, bastoni e spade.

Le stesse che trafissero
il cuore di una Maria di legno,
in una chiesa
di provincia austriaca
ai confini con il nulla
-di cui subito ho scordato
il nome-.

Vedi ora andiamo per
lo splendor d'un sole di puntini,
invisibili cavalieri
d' un futuro
che qui sul fiume millenario
sono ponti di cemento
e tiranti immensi
colorati d'un blu oltremare
con una rosa su questo
non di malta o creta
ma di ferro.

D'altro canto
il Rösenbrüken
non è un'utopia:
è un dinosauro preistorico
che sarà presente
senza disturbo alcuno
per ere imprecisate
dopo la mia avventura
di globulo d'acqua e idrocarburo.
Ti amavo
-pensai ancora-
o in te m'amai,
dolce memoria
di cenere d'oro
che s'è sparsa nei
crepacci della vita
vuoti di parole?

E poi
-di colpo!-
il lampo, il tuono,
il sospiro d'un dio
che sonnecchiava nel riposo eterno,
m'ha ridato questa fiduciosa
superbia di me
che corro
sempre parallela al mondo delle rive
su questa nave scuola,
nave albergo,
nave nuova.

Ti amai forse
perché sicura di trovare
in te il riposo,
di divenire muta talpa
da usignolo che fui,
ferita dalla spina
in pieno petto.
Ma -ahimé!-
ignaro
uno Zeus furbo
Procne trasformò
in rondone, senza possibilità
non di suono o canto,
ma di parola.


#ad un amore che fu
#alla me stessa che é triste quando c'é perché non riesce ad amare abbastanza
#alla me stessa che é triste quando non c'é perché é l'unico individuo con cui ho un passato
#alle navi che salpano per le crociere transoceaniche
#ad un corso di latino rinascimentale in quel di Oxford cui rinunciai
#alla mia amica Grazia che ha studiato da oculista, ma non è che ci veda poi tanto meglio!

 

25-8-04
BUDA E PEST
Pest se ne sta sospesa a due stelle
con il suo real palazzo,
grazie una fune doppia
d'angelo e cattedrale,
come un' altalena un po' sbilenca
che un vecchio nonno
costruì per il nipotino
al tiglio del giardino.
Nessuna increspatura sul Danubio,
ma gabbiani e
-stranamente-
anche un salso
odor di mare.
La gente, tanta,
-ma senza il rumore rancoroso
che si respira e si tasta
nelle vie d'altre urbanità,
s'accalca a Buda verso il Parlamento.
-This building is in new gothic style-
dice la guida
gettandomi
nel più nero
degli umori
mali.
Credevo fosse una vestigia antica
non un'altra
maschera,
una farsa,
un simulacro,
una simulazione
-virtuale no-
ma muta.
Entrando è tutto un luccichio d'oro
-quarantaquattro kili
ne son serviti
per fare quell'effetto
da Astoria Warloff-
e al centro esatto
v'han sistemato
la Corona Sacra,
chiaro rifacimento
o assemblaggio di pezzi
provenienti dall'Italia e da Bisanzio.

Un'altra commedia di provincia
cui guardie repubblicane
presentano quotidiano omaggio.

Un clichè anche l'atto,
allora,
oltre che l'oggetto:
una sorta di commedia
d'arte che cattura invece
tutti gli altri occhi,
incantati davanti allo spettacolo,
fissi nell'istante,
storditi quasi da quell'effetto
disneyland molto americano,
come davanti ad un sogno.
Allora credere è sognare
o l'incontrario?
E Shakespeare
ha ragione
a scrivere GOD
per Dio,
visto che cambia poco
a leggerlo all'indietro?


#a Pest,dove sognai anni fa una sera di giugno di volare
#a Buda, dove mangiai anni fa un intruglio di paprika, trovandolo buonissimo
#a quegli"anni fa", quando incominciarono le mie 1000 idiosincrasie alimentari e le mie 1000 idiosincrasie sociali.

 

26-8-04
IL MATTINO DELLE CHIUSE
E' il fiume lento,regale,
di ieratico passo,
a ricordarmi che esiste,
anche se d'acqua,
un sentiero nel mondo,
un senso e una corrente
che va ad un mare insieme
alla nave della vita.

Ogni tanto una chiusa
ostacola il silenzio
delle acque,
tormentando
con l'immobilità
la sorte.

Poi un deus ex machina
interviene
e svuota il bacino troppo alto
gridando stentato
in un linguaggio
secco e storpiato
che non intendo mai.

E'in quella sosta fittizia
di corsa , di pensiero
e di intendimento
che colgo l'ineffabile
afasia
dell'uomo
che, da quando parla,
è muto.

Il mio vicino, cieco,
mi guarda sorridendo,
forse perché solo lui
possiede una papilla apposta
per il silenzio.

"Did you understand?"
- gli chiedo -
invidiosa di quella sua
totale consapevolezza
dei rumori e del loro
indicibile contrario.

Ma lui si gira e dice:
"And you, did you see?"

Allora mi rassegno
all'inconsapevolezza
di suoni
che insaporano
ma non dicono,
se non un limite, una fine
un approdo da un'ora.


25-8-04
S.ANDREÁZ
L'ESPOSIZIONE -MUSEO DELLA CERAMISTA
MARGIT KOVACS

ECLETTICA.
Sumera, nubiana
in mano greca,
che poi diventa la stessa arte
bizantina
di prefiche di morte
e Moire
e qrenoi
e bassorilievi del Musaion-vita
insieme a Creta e Cnosso.

Tutto un Mediterraneo
Eden d'ogni
iconografia che venne dopo.

Afrodite e la Madonna insieme
fuse in un 'unica donna
figlia prodiga
che di verginità steatopigica
fu feconda.

Immagine primigenia
di quell'eterno femminino,
regalità d'ogni vita,
che fu temuto dopo più
dell'ombra.

E poi San Giorgio e il drago
- Perseo bizantino su fondo oro-
e un normanno biondo
che fu Federico
-o il suo santo-
in una Sicilia
che lo fece
arabo per cultura,
svevo per sangue
e di cervello
già in pieno settecento.

Ecco che cosa
ha raccontato in gesta
di ceramica
Margit Kovacs:
una storia millenaria
in materia
per quello che fu
un orzaiolo scoppiato nell'occhio
dell'Iddio,
nato bruscolo rosso
e poi in apparenza
pustola gonfiato.

In realtà uguale per sostanza
a visi
a mani
a nasi
a copricapo
a corpi interi:
un attimo di sofferenza
di quel Signore
di sacrifici e sangue.

 

26-8-04
THE MELK ABBEY AND LIBRARY

Quello che alle formiche sembra l'universo
è il mondo nostro.
Nessuno sa
se è tutto un gioco
di scatole cinesi o matrioske.
L'Abbazia di Melk
è una torta viennese da matrimonio
di provincia enorme
a panna decorata
con la lussuosa sovrabbondanza
d'ogni parvenu.
Un pavillon da ballo nei giardini
dipinto a tigri,donne e fiori d'Asia,
se ne sta a sostegno
di quella fragolosa
rosità di forme
senza uno scopo,
come del resto tutta la quotidiana
superficie del Donau
che sotto sfugge
nel perpetuo
panta rei.
AD MAIOREM DEI GLORIAM
fu starnutita l'Abbazia
da monaci riottosi alla fatica
del mondo.
E re e soldati dorarono
le sue enormi spelonche
con sorprese barocche
di marmi e legni.
Mentre cammino tra queste sale
-immense come corridoi dell'anima-
intravedo i fantasmi alle pareti
di chi
-IN EXCELSIS GLORIA DEI-
sovrappose i decori
per sopravvivere a se stesso
e ai giochi della vita:
ectoplasmi d'un vissuto
ancora in atto
che si affaccia alla balaustra
del pensiero di questi
benedettini
esteti e ricchi.
Così nella biblioteca
-monumento dell'ora e del labora-
in mezzo alle polene di queste
baleniere di cultura
che reggono indifferenti
nelle loro facce d'angelo dorato
gli arpioni immaginati
di milioni di parole
atti a catturare
bene altre coscienze
ed immaginazioni
dalla mia
-segata in due dal non esser
MATER DEI-
si raggruppano scialuppe
in ordinate schiere di pesi
su mensole insuperbite
da tutta quell'immanenza
di alfabeti sacri.
Milioni di volumi in fila indiana,
amanuensi di se stessi,
che non sanno, però,
l'unica, lunghissima,
eterna
e inutile
parola
che diede inizio a tutto.
Una sala e una sola vita
per raggruppar gli spifferi
dello spirito
-Santo o meno che sia o fosse stato-
e molti stemmi
che remano
nell'oro
di questa libreria
che è fiume e corrente
ad un tempo
di parola,
ma senza un seguito di pesci,
piuttosto palude,
fogna senza armistizio,
cloaca maxima
d'una Roma verbale,
dove al Circo
non s'alterna il pane.


27-8-04
IN COLORE DI TERRA DI SIENA BRUCIATA

Tu che stai in equilibrio
sul cuore
hai la stessa cicatrice
sul dorso della mano
di quel magiaro
che amai, cent'anni fa,
contessa austriaca,
in una tenda a Dubrovnik,
con occhi d'un lento
blu oltremare.
Ne ho bevuto il ricordo
molte volte
in un birra bionda
gelata e senza schiuma,
quella che tu aborri
perché non salta agli occhi
mai
alcun geroglifico
di solida sostanza
nel liquido sospeso
tra il Vetro e il Tempo.
Ho corteggiato
per anni una fantasia
un salmone d'argento,
che da buon pescatore
avrei voluto
s'attaccasse
a questa mia
lenza della memoria,
ma che invece
tenni a marcire
nella tomba di tutti i "FU"
-in colore:
TERRA DI SIENA BRUCIATA!-

E ora sul confine
d'un Austria repubblicana
la vita
-cuoio che ha affilato
tutte le lame dell'anima-
trattiene ogni carezza
sulle tue ferite,
COSI' POCO OPPORTUNE!!!


28-8-04
BRIXEN
Palazzo episcopale
d'una terra rivoltata
dalle virtù d'un Dio
immenso
non per mole,
ma per gli attributi
d'essenza ed esistenza.
EX IPSO ET IN TE IPSUM ET IN IPSO SUNT OMNIA.
Terra e cenere
-in colore:
NERO AVORIO
mischiato a
BIANCO PIOMBO-
emergono
in un cielo
BLU COBALTO
in guglie
di gotico ardimento,
pretenziose tele dell'immutabile
disegno
che pare squadernarsi
per l'universo
in ogni genere di ente,
poiché nessuno è creator di sé
o può dirsi tale.

Molti cardinali
paludati dal mondo
d'oro siriano o bizantino,
-in bilico tra Iside e San Michele arcangelo-
si benedissero
a vicenda
le ossa
nelle tombe.
Leggo le scritte epigrafate,
ora in un chiostro
di chiara luce,
figlia anche lei del nulla,
uniche copie di corpi
che diedero la loro
giusta parte
di carbonio, azoto, ossigeno ed idrogeno
alla Terra,
in quel gioco
simile agli scacchi
con l'ignoto,
che ha un nome che confondo sempre:
VITA MORTALE
o
MORTE VITALE.

Le case colorate,
sorridenti nel loro rigido
ordo construendi
-o" vivendi": ma non c'è alcuna differenza-
sulla piazza intorno
alla Chiesa centenaria,
da lei ricevon senza perdere,
in prodiga avarizia,
un'attiva ed ironica
intenzione d'armonia
in quell'incontro impalpabile
di stili e forme
che le rivelano solo
per quello che non sono:
un tentativo della Storia
di farsi Inno
in opera o parola d'artista
o d'architetto o sacerdote
-tanto alla fine non importa-.

________________________________________________________________
***Attratta falena d'ombra
dalle ali di farfalla
movesti la tua musica
di tulle e destino
tra note di mistici spartiti
dove né il "la" né il "do"
erano in atto.

 


LE SITUAZIONI

Nelle Ore
che sono paura,
nei paesaggi
che sono stati dell'animo,
ho cercato
il silenzio della mente
Nei sogni
che sanno d'infinito,
Nelle realtà
che spirano significati
ho aspettato
un Tempo.
Per attimi impensati
ho cercato
di te
delle tue mani
per sostenermi
nel salto.
Assenza muta
ha velato
il mio volto
che ormai
senza pudore

 


NATALE

Nel Natale
mi si è spento
il sorriso
della domenica.

Languore
ha sconvolto
le labbra
( mie)
con sale
di rabbia.

Inneggiavano
a miti
sconclusionati
le passioni
dei giorni settimanali,
camminando
attente
attraverso
le pieghe
del tempo,

mentre un angelo
insulso
impersonava
la pace.


CALMA

Il ferro s'attorciglia
mentre la piglia
dorme
calma.

La spaventosa angoscia
muore spoglia
di urli di dolore.

La paura si chiude
d'istinto atavico
contro un muro.

Il sogno impalpabile
centellina
la mia serata.

La vita zufola
una canzone
di basita dolcezza.

La giovinezza impazza,
ma non vive,
e si spegne piano e con dolore.

Una luna rossa
sorge dietro alla collina
nera di tenebra.

Un velo leggero
di rugiada
rompe gli argini

CALMO.

 

GIOVENTU'

Il mio Piemonte
rosso di chiese
verde di vigne
àncora tutti
i miei perché.

All'aranciato
duro
dell'acciottolato
si mescolano
oggi
le frange
dei ricordi:
un tempo e un paese,
prati e fontane,
estati
e
passaggi ombrosi,
fumose primavere.

I grigi di Grenoble
un po' azzurrati
e gli sfondi ottobrini
dei quasi-prima
stridono certezze
mal riposte.

Attraverso un tempo
un po' immoto,
-il marrone
dell'anima-
si snodano
i profumi
e i sussurri
di fossi viola
e d'aie ocra:
la mia gioventù.

 

SAZIETA'

Perché ora
questo umidore
di routine
m'ha tolto
la voglia,
m'ha reso felice
di una parte aborrita
d'amor materno o coniugale,
partecipe d'un inferno
un po' stanco di pappe e pannolini,
malattie e pisolini:
giochi
d'un destino
-ahimé!- più forte.
Perché
chiusa in un guscio di pareti
mi sento estranea
a tutte le emozioni,
ai sentimenti buoni
- quelli di chiesa e d'oratorio-,
a questo mortorio
che m'inquina,
all'amore
per la vita clandestina,
al peccato
-quello vero-,
quello serio,
senza speranze o redenzioni,
ma,
d'una cupezza
che t'intriga,
al di là della luna sulla diga
o dell'upupa
che grida un lamento
misterioso
ad un cielo borioso,
ad un infinito tenebroso,
ad un incanto soporoso.

 

AMORESLOW

IL LIDO
E QUEL SOLE ROTTO
LA TUA OMBRA
MI CHIUDE
PREPOTENTE

(FORTE)
- è un azzurro
diamante,
terso orizzonte
di nuovi pensieri- (piano)

IL MIO AMORE
CHE VOLA
COL GABBIANO
CHE NON
S'INSEGUE (FORTE)

 


SALUTAMI GRENOBLE
Salutami Grenoble,
quando la vedrai
e ricorda di non
metter la cravatta.
Mi piange il cuore
a vederti partire
e io qui
a aspettare.
L'Idra mostruosa
ha sconfitto il suo sistema
e ti vesti di nuovo
di chiaro.
Io, che non ho
mai smesso,
mi felicito con te,
per questo ritorno,
anche se non ricordo
dove è finito
il mio vestito bianco,
un vestito da sposa:
la sposa più bella ,
però, e più anacronistica
-diranno-
Non ascoltare
Non valutar qualcosa
il rumore dei pedanti
L' Etica si svolge
e involge in sé,
e non muove
in proporzione
con la Storia,
che del resto
io ho studiato,
più di loro,
e so che Socrate,
che non era un imbecille,
predicava la non-violenza.
Molti anni dopo c'è stato
Gandhi e adesso tu
e non ti lodo
né disprezzo.
In conclusione
non pensare che
mi dolga del tuo ritorno,
solo salutami Grenoble,
quando la vedrai,
se la vedrai.

 

NECATRIX
Uccidere ad ogni passo
sopprimere ad ogni angolo
distruggere ad ogni svista
tutto quello che emerge
di me:
colori d'arcobaleno
temperati
da acque di cristallo
antico,
e quel grande
sole di macchie.

Sedare ad ogni distinguo
tutto quello che scappa
da me:
alisei di paura
uragani di confusione
isole fertili
e tranquille
di sogno,
lacrime di salici
sorrisi di coralli.

Spingere giù
ogni circoncisione
tentata
di santi
e d'eroi
per raggiungere
l'estasi
della
vita filtrata.

Destino letto
nei fondi
del caffé.

 

Lasciatemi divertire
Son venuti
a reclamarmi,
tutt'insieme
in fila indiana.
Son venuti
per portarmi
dove il Tempo
si consuma,
dove insieme
ai miei Amori
si raccolgono
i dolori
di speranze
e d'illusioni
febbri gialle
e dispersioni.
Son venuti
in fila indiana
per non fare
confusione,
per ricorrer
la mia vita,
per vestirla
di paillettes.
Sono stata
un po'
scontrosa.
Ho ballato
con un solo
cavaliere.
Ho parlato
del mio cane.
Ho pensato
troppo
a te.
Come sempre!
-mi dirai-

E' la mia
malattia.

 

 

 

......LINGERIE.......
Vestita di puro sangue
mi spoglierò
senza guardarti.

Avvolta nella tua saliva
mi raggelerò
all'interno
dei tuoi piedi.

Ammantata dalla tua
colla vischiosa
affonderò
le mie labbra
sulle tue arterie.

Sarà allora
che ti scanserai
per non morire.

...........DE GUSTIBUS............
Assaporarti piano
facendoti diffondere
tra le mie papille,
intrufolandomi
all'interno
dei meccanismi
arcani
dei tuoi
due cuori
m'ha ridato
l'anima.

Succhiarti
lentamente
facendoti penetrare
in mezzo alle
mie vene,
scavando buche
all'interno
delle tue due vite,
m'ha drenato
tutta l'emozione.

Forse ti amo.


SINFONISBA

La mu "SI" ca "MI" veste
di de "SI" derio.
L'immagine allo specchio
allunga un "MI-DO":
stille di rugiada
i tuoi polsi,
"RE-LA" x
le tue dita.

Velluto puro
e scuro
è
agganciarti
sotto
le "RE" ni.

"MI-FA-RE"bbe
impazzi"RE"
"SOL"o
pensa"RE"
di perderti


VOGLIO

Voglio vivere
essendo sole
con le sue
rosse mani
di desiderio
per inaridirti.

Voglio vivere
essendo vento
con le sue
azzurre carezze
da sirena
per fasciare
il tuo monte.

Voglio vivere
essendo fiume
con la sua
bianca spuma
per inondare
il tuo porto.

Voglio vivere
con tutti i miei
nove cuori
che cantano
il pianto
d'un dio neonato.

 

NEFELE
Lingue di luce in luce
ben splendenti
svelano
dall'oscura tenebra
il manto e il sottile velo
del tuo ventre di maschio

OMBROSO

nella linea bianca
del tuo monte
graduandone
il picco
e l'alta cima
arrotondata.

Nuvola

IO

t'avvolgo
e scendo
a settentrione
per riversar
liquido umore
sul tuo sasso
a rinverdire le erbe
che vi crebbero
minute e impallidite
per carestia
d' Amore.

Così piovo
sulla tua lunga vena
che sorregge
l'erto scoglio
scoprendo il turgore
della tua radice
tessuta
con tutto l'orgoglio
di uomo
in questa nostra
mischia
di Natura e Amore.

 

 


LA SONATA DEL RE

Dal pentagramma
volò giù un Re.
La tastiera
del pianista
collassò.
Lui rimase

come sommerso
dall'onda
d'urto
dei tasti
bianchi o neri.
Nessuno si mosse.
Nemmeno
il trombone
raccolse
le bombe

 

ROSAMONDO

I SUOI OCCHI
BRILLAVANO
D'INEDIA ROSA
MENTRE
SI SFACCETTAVANO
NELLO SPECCHIO
DEL PORTACIPRIA

DAL PORTACIPRIA
ERUTTO'
UNA POLVERE
D'ANGELO
CHE SI POSO'
DOVUNQUE

DOVUNQUE E'
DAPPERTUTTO
E OGNIDOVE E'
UNO SPAZIO

LO SPAZIO
E' IL
TAPPETO ELASTICO
DOVE RIMBALZANO
I MONDI

I MONDI
CONIUGHERANNO
IL VERBO

E IL VERBO
DISSE
FIAT LUX
ET LUX FUIT.

 

LA CREAZIONE

Sospirando
accidenti
e
sostanze
sprimacciò
la materia
fra i mondi,
dimenticando,
come al solito,
di dar aria
alle cause.

 

 

Sulla strada di Isfahan

Sulla strada di Isfahan
camminano i cammelli.

Sulla strada di Isfahan
rotolano i sassi
mentre sventolano
lune assassinate
e i soli mettono
a nudo le rovine.

Sulla strada di Isfahan
un pazzo e un ladro
sfoderano pugnali
come occhi di vetro
addosso alla polvere
che turbina
insieme coi soldati
dalle gambe gonfie.

Sulla strada di Isfahan
raccolgono tesori
i paso doble
sorvolando bambini
morti invano.

Sulla strada di Isfahan
si vendono le perle
degli orecchini delle donne
ai cercatori d'oro
dentro le loro tende.

Sulla strada di Isfahan
camminano i cammelli.
Sulla strada di Isfahan
vivono leoni, tigri e iene
ma nessuno lava
le tue camice nuove.

Sulla strada di Isfahan
ho indossato
un vestito nero
per guardare dritto
il mio destino
e mondare la mia coscienza.

Sulla strada di Isfahan
mi sono addormentata
senza sapere
chiudendo tutte e due le mani
per non sentir le bombe.

Sulla strada di Isfahan
ho mangiato solo aceto e fiele
all'ombra del crocifisso
dei miei ideali.

Sulla strada di Isfahan
ho ballato fino a cader
per terra
proprio là dove
tu mi hai trovato nuda.

Sulla strada di Isfahan
ho lasciato partire tutti
i miei figli
mentre ti dicevo addio,
Padre mio.


II VERSIONE

Sulla strada di Isfahan
camminano i cammelli.

Sulla strada di Isfahan
rotolano i sassi
mentre sventolano
lune assassinate
e i soli mettono
a nudo le rovine.

Sulla strada di Isfahan
un pazzo e un ladro
sfoderano pugnali
come occhi di vetro
addosso alla polvere
che turbina
insieme coi soldati
dalle gambe gonfie.

Sulla strada di Isfahan
raccolgono tesori
i paso doble
sorvolando bambini
morti invano.

Si vendono le perle
degli orecchini delle donne
ai cercatori d'oro
dentro le loro tende.

Sulla strada di Isfahan
camminano i cammelli.

Sulla strada di Isfahan
vivono leoni, tigri e iene
ma nessuno lava
le tue camice nuove.

Sulla strada di Isfahan
ho indossato
un vestito nero
per guardare dritto
il mio destino
e mondare la mia coscienza.

Mi sono addormentata
senza sapere
chiudendo tutte e due le mani
per non sentir le bombe.

Ho mangiato solo aceto e fiele
all'ombra del crocifisso
dei miei ideali.

Ho ballato fino a cader
per terra
proprio là dove
tu mi hai trovato nuda.

Sulla strada di Isfahan.

Sulla strada di Isfahan
ho lasciato partire tutti
i miei figli
mentre ti dicevo addio,
Padre mio.

 

DE VULPE
Fui volpe nella tana
che stanarono i cacciatori,
ma anche sul sentiero
dove m'inseguirono
i guaiti dei cani
e volpe ancora
che si nascose sottovento
in mezzo agl'alberi.
Fui volpe comunque
e fui rossa
in mezzo a tutto
quel verde.
Mi feci martora
e mi rotolai nel sambuco.
Nacquero i miei figli
e nacquero volpacchiotti.
In un giorno di maggio
vennero i cacciatori
e i cani:
in un giorno di maggio
mentre facevo la martora
insieme allo scoiattolo.
Li annusai
nel gutturale abbaiare,
li sentii
nelle uniformi rigide.
Mangiarono i miei figli
perché non riuscirono
a cacciarli.
Tornai ad essere volpe
per urlare il mio dolore.

 

GUERRA

Fischi di cotone
nevicarono sopra
le macerie delle case.
Secca bambagia
spararono i cannoni
delle guerre
dei mercanti.
Nidi immondi
rivoltanti di vermi
mangiarono
tutti i cuccioli.
Ed io
che correvo
cercando d'imparare
a nuotare
non capii, non capii
dove cercare
il primo turno d'amore.


QUASI UNA POESIA

Il ritorno che corre
come la luna impazzita,
rossa di tenebra,
realizza i Se tu….

Un commiato a guisa di freccia:
spara una raffica di mitra
nella notte.
[quasi un'elegia]

Un cantuccio del cielo
racconta la sua totalità di stelle
in mezzo al crepuscolo.
[quasi un carme]

Una madre rintraccia
il ricordo dell'ospizio di Ishtar
nella grande tristezza
della pinzetta del bucato.
[quasi un'epopea]

Sul piatto del cielo
Venere e Adone
disegnano fontane
per una costellazione
che ruota
noncurante.
[quasi un sonetto]

Cicogne di spuma rosa
abbandonano i portici
di Gerusalemme,
mentre un Dio inforchettato
ambisce al suo angolo
eterno.
[quasi una ballata]
kljko
Satiri occidentali
denudano le perle di Bangkog
nascondendo nelle crepe dei muri
tutti i non nati.
[quasi una canzone]

E io qui
sotto questo
Letè di seta nera
cerco una sirima
inquietante.


LE MOIRE

Uscirono le Moire
nel cielo di Uruk.

Guardaron le rovine
lasciate dai Sumeri.

Contarono i cadaveri
dei Palestinesi.

Si mossero a spirale
per guadagnare il mare.

Vestivano di bianco
per andarsi a sposare.

Cloto aveva filato
la stoffa con la neve
di tutte le vite
tosate dall'odio.

Niente meno e niente più
Lachesi aveva misurato.

Ed i vestiti bianchi
arrivarono alle onde.

Atropo si fece avanti
-e nessuno potè evitarla-
danzando sulle acque,
camminando sulla spuma,
dove le spade di Dio
si spezzarono come burro
di fronte alle sue forbici.

Il mare le sposò
vomitando cadaveri
con occhi spalancati.

Vomitando cadaveri
con occhi di bambini.

 


LE TAVOLE DELLE LEGGI

Il roveto prese fuoco
mentre Morgana
intrecciava la sintassi
per disegnar l'Amore.

Un Dio distratto
sillabò
significati e significanti
ad un mucchio
di plantigradi sbadati.

Mosè incespicò
sotto il peso dei divieti.

Morgana sposò
la Terra al Re.

Le briciole dei VERBA
si schiantarono addosso
agli IDOLI.

La Terra inaridì
pur di far morire
il RE.

Morgana cercò
nell'astratto delle nuvole
la GLOSSA universale.

Le norme divine
infransero le bocche
delle donne,
digerendo SPERANZE.

Arrivarono insieme
le croci e le autoradio.

Sparsero nell'etere
sangue e suoni.

Mosè non s'accorse
che lo chiamavano
anchor-man.

Morgana cercò
le lettere che
s'erano disperse.

Voleva ricomporre
il mondo
evaporato
nella disciplina
degli integralisti

 


webmaster Fabio D'Alfonso


 
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