Carlo Gesualdo... un personaggio
irrequieto
di
Elsa Dal Monego
verena5@alice.it
Carlo Gesualdo personaggio importante e famoso del 1500, che credo
ben pochi però conoscono compresa me. Però è noto oltre
per i suoi madrigale di ispirazione amorosa fra i più geniali e audaci
di ogni tempo, anche per le sue torbide vicende familiari e questo mi incuriosisce
molto e ora vediamo il perchè...
Carlo Gesualdo veniva chiamato il principe del "madrigale" perché
compositore di 120 madrigali oltre a musiche sacre. Il madrigale è un
breve componimento lirico di origine popolare usato per esprimere sentimenti
delicati e gentili specialmente d'amore. Nel cinquecento assunse una struttura
più varia e complessa. Una composizione musicale per sole voci o accompagnate
su un testo breve lirico per lo più di argomento profano.
Il principe Carlo Gesualdo, nasce a Venosa un paese del'Irpinia l' 8 marzo del
1566 da una famiglia potente e ricchissima, ultimo discendente dei Re normanni,
che aveva nientemeno che origine da Roberto il Guiscardo. I Gesualdo sono stati
grandi mecenati e protettori di musicisti e di letterati. Suo padre Fabrizio
un famoso mecenate e discreto letterato, sua madre era Geronima Borromeo sorella
di S.Carlo e nipote di Alfonso Gesualdo che aspira a diventare (Pontefice, alla
morte di Innocenzo IX) e di Carlo Borromeo.
Attraverso amicizie fondate sui matrimoni i Gesualdo erano imparentati con le
più importanti casate dell'epoca, tra questi c'erano i: D'Avalos, Orsini,
Carafa e Caracciolo. Carlo in linea di successione era il secondo figlio, ma
causa della prematura morte del fratello Luigi, diventa erede del titolo e di
tutto il patrimonio. Ma questa non è stata l'unica tragedia familiare.
Anche Carlo ha avuto due figli, Emanuele e Alfonsino, ma Emanuele nato dal primo
matrimonio appena ventenne cadde da cavallo e morì, mentre Alfonsino
morì ancora bambino di malattia. Non vi furono altri eredi maschi, perciò
con la morte di Carlo il casato dei Gesualdo si estinse.
Carlo ha seguito a Napoli i severi studi ai quali lo costrinse il padre, e ha
avuto sempre una grande passione per la musica a 19 anni pubblicò il
primo componimento in rima (mottetto) "Perdona, Signore, i nostri peccati".
compone madrigali e musica sacra (oggi conosciuti in tutto il mondo) solo per
il suo personale piacere senza esercitare la professione di questa meravigliosa
arte, ed è questo anche il motivo per cui non gli interessa il successo
dei suoi componimenti, non lo si riconosce in alcuna scuola e considera solo
Luzzaschi come un maestro ideale.
Però la sua arte la pratica con senso di autocritica e spirito di indipendenza
nei giudizi, fino ai massimi livelli, di questo ne è perfettamente consapevole.
I madrigali di Carlo Gesualdo vengono studiati per tutto il seicento come un
modello di contrappunto sfrenato e altamente espressivo. Con la sua poetica
sembra anticipare la figura dell'artista romantico che si libera dalle convenzioni
in virtù della sua forza sublime.
Carlo Gesualdo del tutto indifferente al tipo di testo letterario che mette
in musica, preferisce testi brevi nei quali velocemente si scambiano immagini
e affetti fortemente contrastanti. Gli affetti che lui rappresenta vanno dal
dolore più profondo alla gioia più intensa, questa esagerazione
di contrasti è una parte che l'arte gesualdiana condivide con la retorica
manierista.
Nel castello dove il principe ha potuto dedicarsi completamente alla musica
scrisse madrigali e dei brevi componimenti in rima, molti dei quali sono stati
stampati dal tipografo Gian Giacomo Carlino nella tipografia del castello. E
trasformando così l'aspetto di una rude fortezza in una sfarzosa corte
canora, innalzata dai più famosi musicisti dell'epoca come: Filippo Carafa,
Pomponio Nenna e Scipione Stella. E inoltre il castello veniva frequentato da
uomini di cultura come Tarquato Tasso già conosciuto a Napoli, che nella
sua "Gerusalemme conquistata" scrisse dei bellissimi versi per la
famiglia Gesualdo.
Nel maggio del 1586 si sposa con la cugina Maria D'avalos, nata nel 1560 di
stirpe reale spagnola, figlia di Carlo conte di Montesarchio e da Sveva Gesualdo,
Carlo aveva 20 anni e Maria 26 il matrimonio era stato celebrato con la dispensa
di Papa Sisto V nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli che si trovava
vicino al palazzo dove abitava la famiglia Gesualdo. Da questo matrimonio nacque
Emanuele. Era allora usanza nell'alta nobiltà di sposarsi tra consanguinei
per aumentare il patrimonio familiare e le ricchezze. Maria era una donna molto
bella e fascinosa, e a trent'anni era stata due volte vedova essendosi sposata
la prima volta all'età di quindici anni e messo al mondo due figli. Il
suo primo marito Frederigo si dice che fosse morto a causa per la troppa attività
sessuale. Carlo invece troppo dedito alla caccia e alla musica che amava tutte
e due, perse ben presto l'interesse per la moglie ritornando ai suoi "giovinetti"
e non aveva capito che la bella moglie avrebbe potuto sentirsi anche trascurata.
Nonostante questo la vita scorreva tranquilla, fino a quando un giorno a una
festa da ballo Maria ha conosciuto il duca d'Andria e conte di Ruvo Fabrizio
Carafa, sposato con Maria Carafa e padre di quattro figli. I due si innamorarono
subito, ma per potersi incontrare hanno dovuto comprare il silenzio della numerosa
servitù, la loro felicità durò per due anni prima che Carlo
lo è venuto a sapere, ma non perchè sono stati scoperti, ma per
colpa di uno zio di Carlo, Don Giulio. Don Giulio segretamente innamorato di
Maria e da lei respinto in più di una occasione, ma come venne a sapere
della relazione tra Donna Maria e il duca Andria, andò su tutte le furie
e si precipitò a raccontare tutto a Carlo.
Quando Don Fabrizio è venuto a sapere della notizia consigliò
di lasciare raffreddare la cosa, ma la principessa Donna Maria disse che non
era per niente spaventata della scoperta e che se lui lo era allora non era
un principe ma un lacchè. E che avrebbe preferito affrontare la spada
piuttosto che rinunciare a lui. Così anche Don Fabrizio ha preso la decisione
che se sarebbe stato necessario sarebbero morti insieme per il loro amore. Intanto
il principe Don Carlo astuto e sadico con le donne come masochista con gli uomini,
non esita a vendicarsi di una moglie descritta anche nelle notizie di quell'epoca
come donna di straordinaria bellezza. Decise di preparare loro una trappola,
dicendo a tutti che avrebbe partecipato a una spedizione notturna di caccia.
I due innamorati sicuri di essere soli si incontrarono in casa come già
avvenne altre volte ma improvvisamente si spalancò la porta e Don Carlo
era davanti a loro, pieno di odio ma non per l'amore che sentiva verso la moglie,
ma per l'offesa al suo gran nome, e fa uccidere da una squadra di sicari selvaggiamente
Maria e il Duca Don Fabrizio, mentre lui assisteva all'omicidio. Poi diede ordine
che il corpo della bellissima moglie e del Duca venissero esposti nudi e fatti
rimanere tutta la notte già cadaveri fuori dal palazzo al pubblico. Si
dice pure che Maria anche dopo morta suscitasse appetiti sessuali e pare siano
stati dei monaci del vicino convento approfittando della notte avessero violato
il corpo inerme di Donna Maria, senza essere visti da nessuno. Gli amanti esposti
al pubblico sono stati poi raccolti e consegnati alle famiglie per la sepoltura.
Per merito del suo alto rango Gesualdo non è stato mai condannato per
questi assassini, ma addirittura è stato giustificato dalla legge di
quel tempo tanto che il vicerè Miranda, dove Carlo immediatamente si
era recato dopo aver commesso il duplice assassinio per darne personalmente
notizia, ma il vicerè anzichè condannarlo lo consigliò
di allontanarsi da Napoli, ma nemmeno per la legge (che non lo avrebbe condannato)
ma per non esasperare i sentimenti dei familiari delle vittime. Carlo fuggì
da Napoli e si andò a rifuggiare nel inespugnabile e inaccessibile castello-fortezza
dei Gesualdo.
Il 27 ottobre 1590 ci fu il processo per il grave delitto, ma un giorno dopo
l'apertura il processo è stato archiviato, per ordine del vicerè,
trovando giusta la causa per l'uccisione della moglie e del Duca d'Andria. (perchè
era intoccabile perchè Nobiluomo) perciò non doveva temere la
legge. Carlo rimase nel castello fino a quando non è stato sicuro che
il risentimento delle famiglie Carafa e d'Avalos si era calmato, dove si occupava
molto di musica e caccia.
Nonostante avesse assassinato la moglie, gliene è stata trovata subito
un'altra. Il Duca Alfonso II d'Este di Ferrara desiderava un erede, e voleva
impedire che il suo Ducato ritornasse al Papato. Per questo decise che sua cugina
Eleonora d'Este avrebbe potuto sposare Carlo Gesualdo. E' stato un matrimonio
di interesse perché Carlo non è stato attratto dalla bellezza
ne la simpatia per Eleonora, ma dalla ricchezza musicale presso la corte del
duca Alfonso, anche lui appassionato di musica.
Fu così che nel febbraio del 1594 dopo tre anni e quattro mesi dal duplice
assassinio a Ferrara Carlo Gesualdo si sposa con Eleonora d'Este, cugina del
Duca di Ferrara, il matrimonio è di pura convenienza, festeggiato nello
splendore della corte, con molti madrigali, odi e sonetti. E Eleonora regalò
allo sposo un'armatura cavalleresca cesellata dal più grande maestro
armaiolo dell'epoca Pompeo della Casa, una vera opera d'arte, che oggi si può
ammirare al museo Konopiste di Praga. I due anni che seguirono furono molto
produttivi per Gesualdo che aveva composto i sei libri di madrigali a cinque
voci per i quali è diventato famoso. Tutte le sere dopo cena i musici
di corte si riunivano e cantavano per un paio di ore, accompagnati da un vasto
assortimento di strumenti che comprendevano: tromboni, viole, chitarre, cornetti,
clavicembali, liuti, pifferi, dolzaine, ribecchini, arpe, e un archicembalo.
A quel epoca Ferrara è sede dell'accademia musicale più esclusiva
e aristocratica d'Italia. Si fanno esecuzioni raffinatissime e riservate e vi
risiede il famoso trio di dame, celebri per la loro suprema arte vocale e non
solo ma anche per la loro bellezza. Carlo Gesualdo non manca certo di trarre
ricchi stimoli per la sua arte da questo ambiente. Però già in
precedenza il senso di affinità con la corte di Ferrara era stato avvantaggiato
dalla frequentazione nel 1588 e nel 1592 di Tarquato Tasso autore della: "Gerusalemme
liberata" suo ospite e amico, si erano conosciuti a Napoli in uno dei tanti
incontri tra suonatori, poeti e cantori dell'epoca. Il poeta gli aveva procurato
il testo poetico di circa quaranta madrigali, e una decina dei quali erano stati
musicati da Carlo Gesualdo. I suoi testi morbidi, sensuali e eleganti sono i
preferiti dai madrigalisti di fine secolo.. egli ha spesso affrontato il tema
del dolore e della morte nei suoi madrigali, quasi come fossero una espiazione
dei delitti commessi. L'amicizia tra Carlo e Tasso ha avuto termine quando Carlo
Gesualdo dopo che aveva ucciso la moglie è venuto a sapere che Tasso
l'amico di famiglia e mantenuto di casa Gesualdo aveva scritto quattro sonetti
sull'amore dei due amanti. Più volte Tarquato Tasso cercò un riavvicinamento
in nome dell'amicizia, ma senza esito.
Don Carlo Gesualdo è diventato un grande musicista, a lui si ispirò
anche Richard Wagner alcuni pezzi musicali sono evidenti nella famosa "Cavalcata
delle Walkirie" e in alcuni passaggi di "Tristano e Isotta" come
anche il grande compositore russo Stravinsky con il "l'Uccello di fuoco"
che nutriva anche nei suoi confronti una vera e propria venerazione. A Gesualdo
Stravinsky aveva dedicato adirittura un "Monumentum" considerata l'ultima
opera importante della tarda età.
Ma nonostante questo era tutt'altro che un buon marito, che non solo usava crudeltà
verso la moglie, ma aveva anche diverse relazioni con amanti sia femminili che
maschili. Nel frattempo la moglie gli aveva dato un figlio Alfonsino.
Don Carlo lasciò la moglie e il figlio e se ne tornò solo al castello
con l'intenzione di realizzare una propria corte musicale.
Dopo un anno morì il Duca Alfonso e insieme a lui la tradizione musicale
di Ferrara, e Eleonora con il figlio raggiunsero Don Carlo al castello. Il principe
nell'ultimo periodo si era dedicato completamente alla musica sacra e aveva
abbandonato la musica del madrigale. Credo che questo cambiamento sia dovuto
al rimorso e in una speranza di un perdono, con questa musica il principe voleva
esprimere quello che aveva nel cuore e nell'anima e il suo dolore che a parole
non riusciva a pronunciare. Don Carlo ammalato di asma e incominciò a
soffrire di stati maniaci depressivi che si manifestavano con sadismo e masochismo.
Picchiava la moglie, la ignorava e si presentava con una bella amante. E ogni
volta quando Eleonora lo lasciava, la perseguitava pregandola di tornare, solo
per poter riprendere le violenze con lei. Don Carlo era diventato così
pazzo che non riusciva più a trovare pace se non veniva picchiato tre
volte al giorno da dieci giovani uomini.
Sono state avviate le pratiche per il divorzio, ma non sono state mai portate
a termine, perchè Eleonora aveva deciso che ancora provava un pò
di affetto per il marito, e piuttosto era forse anche lei ammalata? Perchè
ogni volta che se ne andava tornava per prendersi cura del marito e sottomettersi
a nuovi maltrattamenti. Basil Howitt era convinto che lei fosse affezionata
a questi maltrattamenti e sentiva piacere nel sentirsi indispensabile a quel
tirannico mostro.
Carlo Gesualdo ha scritto 120 madrigali a 5 voci divisi in sei libri e anche
dei madrigali a sei voci.
Nel 1613 il 20 agosto gli giunse da Venosa la notizia dell'incidente mortale
di Emanuele suo unico erede. Oppresso dal dolore si chiuse in una stanzetta
vicina alla sua camera del zembalo, e dopo pochi giorni il 8 settembre Carlo
Gesualdo al culmine della potenza e dello splendore rende l'anima a Dio.
Le spoglie del principe mecenate e musicista riposano nella chiesa del Gesù
Nuovo ai piedi della sontuosa cappella di S.Ignazio eretta dalla sua famiglia.
Il perdono per Carlo Gesualdo
Francesco d'Avalos ospite della decima edizione delle Giornate gesualdine internazionali
promosse dalla "Fondazione Carlo Gesualdo e diretta da Edgardo Pesiri.
Francesco d'Avalos oggi ha ottant'anni discendente della principessa Maria d'Avalos,
maestro compositore e autore di un opera dedicata in memoria alla sua antenata
è anche interprete nel film-documentario prodotto nel 1995 per la televisione
tedesca, "Gesualdo, morte a cinque voci" con anche la partecipazione
della cantante-attrice Milva, nella parte di Maria d'Avalos. Mentre era in visita
a Gesualdo ha chiesto anche notizie dove era sepolto il principe madrigalista.
I resti di Carlo Gesualdo secondo una tesi ufficiale si troverebbero nei sotterranei
della chiesa del Gesù a Napoli, come lo dimostra una lapide posta sul
pavimento. Mentre delle recenti ricerche e studi fatti dalla Fondazione farebbe
invece pensare che Carlo Gesualdo sarebbe stato sepolto a Gesualdo ai piedi
dell'altare della chiesa di Santa Maria delle Grazie la cui costruzione fu voluta
da Carlo Gesualdo in segno di pentimento a pochissima distanza dalla Pala del
Perdono.
Il principe commosso e assorto si è fermato in raccoglimento davanti
alla "Pala del Perdono" Il principe intervistato non ha fatto espliciti
commenti, però ha lasciato intendere di ritenere accordato, a nome della
famiglia d'Avalos, il definitivo perdono per Carlo Gesualdo.
La Pala del Perdono
La Pala che è stata commissionata dal principe Carlo Gesualdo al maestro
fiorentino Giovanni Calducci in segno del suo pentimento. Si trova conservata
dentro la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Gesualdo, la Pala è il
segno e ricorda il dramma che il principe Carlo ha portato dentro di sé
per quasi tutta la vita, da quando ha commesso il duplice omicidio che ha influenzato
fortemente anche la sua capacità musicale.
Pala = Quadro d'altare racchiuso dentro una cornice, spesso appoggiata su una
predella e di sopra coronata da una lunetta. Può essere confusa con una
icona che sarebbe più precisamente una composizione in legno scolpito
o in terracotta sotto vetro.
La tela e la sua storia
Il convento dei cappuccini con il suo grande bellissimo giardino, la cui chiesa
di "Santa Maria delle Grazie" era stata gravemente danneggiata da
un terremoto e dopo nuovamente ristrutturata, in essa si trova la grandiosa
tela di ( m. 4.81 cm. X m. 3.10 cm.) con il nome di: "Il perdono di Carlo
Gesualdo" dipinto di Giovanni Calducci e altri nel 1609 anch'essa fatta
restaurare.
In questa tela si può vedere il dolore il rimorso e la tormentata vita
del principe Carlo Gesualdo.
"Carlo Gesualdo in ginocchio davanti a un Cristo giudicante con le mani
congiunte in atto di preghiera, accompagnato dallo zio Borromeo (che era diventato
santo) chiede perdono per il duplice assassinio, con l'intercessione della Vergine,
di S.Francesco, Santa Caterina, S. Domenico, S.Michele e di Maddalena. Di fronte
al principe vi è la moglie Eleonora d'Este anche lei in ginocchio e in
atto di preghiera. Al centro è raffigurato il piccolo Alfonsino con le
ali di un angioletto, morto in tenera età.
Se si guarda bene la tela, si può pensare che la tela votiva rappresenti,
la richiesta di perdono per tutta l'umanità peccatrice, come nel 1585
il principe musicista aveva scritto nel suo primo mottetto: "Perdona Signore
i nostri peccati"
Alcuni interessanti particolari sono venuti alla luce dopo il restauro. Maria
Maddalena era vestita con un abito accollato e Eleonora d'Este era stata coperta
con un abito da monaca. Ora invece Maddalena indossa un vestito scollato mentre
Eleonora è vestita alla "spagnola" e il quadro ha finalmente
il vero autore "Giovanni Balducci da Firenze". Queste conseguenze
sono dovute al Concilio di Trento e della Controriforma che nelle chiese non
permetteva di esporre immagini poco riverenti al luogo sacro. Non si è
saputo chi è stato quel bigotto che ha manomesso la tela del perdono
di Carlo Gesualdo a differenza di quello di Michelangelo del "Giudizio
Universale" però non si può scolparlo di aver coperto la
firma del vero autore della tela votiva.
ricordi
realtà e fantasia
E' notte, le strade sono deserte e i portoni sono muti, solo le grandi fontane
di pietra sono le uniche a dare vita in quella immensa solitudine
Il freddo coglie Carlo Gesualdo mentre solo e malinconico dal suo palazzo guarda
verso la città così vuota così quasi inutile e i ricordi
gli trafiggono l'anima, hanno uno strano sapore questi ricordi, un sapore amaro
di dolore, di tristezza. Silenzioso invoca il perdono mentre ricorda
Questa amarezza questo rimorso che lo sta perseguitando è lui colpevole
o è solo vittima di un destino infame? Forse nessuno lo saprà
mai, nella storia Carlo Gesualdo figura come un uomo crudele e possessivo che
è interessato solo alla caccia e alla sua musica e per questo trascura
la bella moglie che senza affetto si sente sola e abbandonata, fino a quando
un giorno il destino la spinge tra le braccia di un altro uomo dove trova il
conforto tanto desiderato. Questo Carlo non lo capisce e tanto meno tollera
una tale vergogna per il nome che porta che non riesce a perdonare
e uccide
la moglie.
e se invece fosse Maria veramente la colpevole?
E' come cercare nel vento la risposta. Carlo preso e immerso nella sua musica,
non dubita di nulla non pensa alla sorte che potrebbe colpirlo attraverso la
moglie che lui ama follemente, ma in una notte al suo inaspettato rientro
ecco quella lama sottile che gli taglia la carne e gli impedisce di respirare,
vorrebbe gridare
gridare, ma la voce gli manca e lo costringe al silenzio.
Quando trova la sua adorata Maria che ama con tutto il cuore, tra le braccia
di un altro uomo. In quei momenti tutto è freddo attorno a lui e il buio
avvolge la sua mente, mentre i detriti del suo cuore guidano la sua mano e uccide
la moglie che lo ha tradito.
Ora solo tra quelle mura normanne, uniche che ascoltano il suo dolore e muti
testimoni di uno strazio senza fine. Ormai le notti sono insonni e non terminano
mai, Carlo cerca di trovare consolazione nella musica quella che ha tanto amato,
ma le sue note sono come la sua anima, tristi, vuote e disperate. I suoi ricordi
al fianco di colei che in quella dannata notte, ha ucciso per la stupida legge
di quelli uomini che per l'onore si pavoneggiano di aver intriso di sangue la
lama di un coltello.
Ricorda la musica di Carlo i suoi slanci violenti, i suoi suoni quasi divini,
che parlano di un sentimento interiore che ansioso cerca un porto sicuro, senza
trovarlo
webmaster a. d. c.