Le quattro stagioni
di Enzo Cicchino

 


INVERNO
 

Sentiero lungo il costone innevato di una ripida montagna.
Una contadina, preceduta da un ragazzo, tira per la capezza un ciuco carico di legna.
 

Giunge, vorticosa, una tormenta di neve.
 

E sopra tutto: un vento fortissimo.
 

Fra la tormenta di scorgono degli strani uomini di tutte le età, almeno una quindicina che si avvicinano, accerchianti, verso la donna e soprattutto il ragazzo. Ciascuno di questi uomini è legato, strano, ad una propria corda che si perde come una lunga scia trasparente fra gli alberi brulli del bosco.
 

La tormenta di neve gli sta per far rovesciare da sopra il ciuco il grosso fascio di legna. La contadina si precipita a trattenere le corde che la tengono legata. Urla al figlio di aiutarla, ma nulla, questo non si avvicina. La fune gli sfugge dalle mani e tutto il lavoro di quel giorno: la legna raccolta rotola giù.
E' irritata, soprattutto con il giovane figlio perchè non l'ha soccorsa. Ma non è il peggio che le poteva capitare, si accorge che il ragazzo in mezzo alla tormenta è sparito. Dissolto.
 

Gli uomini legati alle corde trasparenti vedono il ragazzo rotolare giù per il costone di neve, inseguito dal fascio di legna che lo raggiunge, passandogli sopra, e lo tramortisce. Questi uomini sono molto felici di quell'incidente. Si caricano il giovane sulle spalle e si dirigono verso un punto imprecisato del bosco,
 

al centro di una valle fra due angolosi picchi di montagne.
 

Altri uomini, afferrano il fascio di legna, se lo caricano sulle spalle molto soddisfatti e seguono i primi.
 

La donna, piangendo, tirandosi a capezza il ciuco nero, percorre vasti campi e radure coperte di neve chiamando a gran voce suo figlio: "Michele! Michele!" Nessuno risponde,
 

salvo qualche scoiattolo che esce dal suo nascondiglio con una noce in bocca.
 

Un lupo che ulula.
 

Una volpe rossa.
 

Il ciuco sprofonda nella neve. Anche la donna. Chissà se si salveranno!?
 

Gli uomini legati sono giunti al loro villaggio in mezzo alle due montagne. E qui si scopre che ciascun uomo -la cui età è compresa fra i venti e gli ottanta anni- è legato ad una corda trasparente che entra nella porta di una piccola casetta dinanzi alla quale è seduto: un giovane e un vecchio, se la corda è legata al vecchio. Invece se l'uomo legato alla corda è abbastanza giovane allora è solo.
 

Non appena Michele si sveglia dal trauma subito nella caduta comincia ad urlare vuole tornare a casa dalla mamma.
Allora tutti gli uomini che formano il gruppo lo afferrano e cercano di tenerlo buono dinanzi alla porta di una casetta che appartiene ad un vecchio, legato ad una corda, con la barba bianca. Ma Michele si divincola. Al che tutti gli uomini legati del villaggio decidono di compiere un sortilegio.
 

Portano Michele al centro di una ampissima radura bianca, lo legano ad un sasso che spunta con un occhiello in mezzo alla neve e qui lo abbandonano allontanadosi da lui in un cerchio sempre più vasto.
 

Michele comincia a piangere. Grossi lacrimoni gli scendono dal viso come da una piccola sorgente cadendo poi sulla neve... che non si scioglie, ma... si colora.
Di azzurro! Man mano che Michele piange un tratto di neve sempre più grande si colora del colore del cielo, il ragazzo -che ne è al centro- pare come sospeso leggero nell'aria limpida turchese che sembra esser diventata la neve. Anche gli alberi senza foglie dell'inverno su quella radura sembrano essere diventati degli alberi volanti, leggeri, portati dal vento. Il cerchio degli uomini legati, intorno a quel cielo azzurro si è fatto sempre più vasto.
 

Giunge la notte. La luna nuova. Buio. Michele, senza volerlo, per caso, si alza dalla pietra e cammina. Il nodo si scioglie da solo, magicamente. Si alza. Attraversa, ignaro delle sue lacrime tutto il proprio cielo durante la notte.
 

Al mattino ha raggiunto di nuovo il proprio villaggio, quello degli uomini legati. Non piange più. Gli è sparita qualunque intenzione di scappare.
"Nel cielo azzurro della neve hai deposto la tua memoria. Sei libero!" gli dice un uomo vecchio legato "Ma qui il prezzo della libertà di un uomo è la vita di un altro uomo!"
Michele non capisce, inquieto resta però affascinato da un rito incomprensibile che si sta organizzando proprio lì dinanzi. Una specie di patibolo per impiccagione.
C'è un altro giovane che si stà dando gran da fare. Ha afferrato l'uomo vecchissimo con cui faceva guardia alla propria casa, lo slega. Poi, aiutato da altri giovani, -gli stessi che sedevano non legati accanto agli uomini più vecchi e lo avvicinano al patibolo.
"Lui chi è?" chiede Michele.
"E' mio padre!"
"Oh?"
"Tu non ce l'hai tuo padre?" insiste un altro.
Michele resta perplesso, ora che aveva perso la memoria non sa più di avere un padre. "Un padre? E che cos'è?"
"Sciocco! Tutti dovrebbero avere un padre da impiccare!" lo liquida il forzuto giovinotto che passando la corda al collo del vecchio insieme ai complici lo strattonano così in alto da farlo penzolare meglio di un prosciutto.
L'aspetto che colpisce profondamente Michele è che il vecchio lascia fare, passivo, come se tutto ciò fosse necessario. Altro fatto strano sono delle strane occhiate fra il vecchio accanto al quale avevano cercato di legare Michele e Michele stesso, il quale non capisce perché quel vecchio lo riverisse tanto.
Una volta che quel malcapitato padre è appeso al patibolo, il figlio è entusiasticamente legato alla corda che in precedenza legava il padre.
 

Intanto s'è fatto di nuovo notte, e gli uomini hanno accostato intorno al patibilo tutta la legna caduta dal ciuco della contadina.
Nel buio della notte gli viene dato fuoco. Il patibolo, brucia, con le sue alte fiamme riduce in cenere il padre, la cui ombra -proiettata delle fiamme- si staglia lunga sulla neve nella notte, fino a lambire la grossa macchia azzurra, quel che rimane della memoria.
 
 

PRIMAVERA
 

Gli alberi tutti intorno al villaggio sono fioriti.
 

Dinanzi alla porta di ogni casetta non c'è più un giovane ed un vecchio ma tutti giovani. Solo dinanzi alla casetta dove avevano tentato di legare Michele, insieme a Michele c'è rimasto un vecchio.
 

Michele sta vagando nella radura dove un tempo c'era la neve ed ora ci sono gli alberi fioriti, in cerca forse della sua memoria. Quando all'improvviso è destato da un urlo felice proveniente dal villaggio. Si volta...
 

Le porte delle casette, rimaste per tutto l'inverno chiuse, finalmente si aprono... e ne escono delle splendide ninfe -bellissime- legate al loro uomo con quella lunga corda trasparente che per magia si allunga e si accorcia. Escono sulla radura intorno alle case ed eseguono una splendida danza di seduzione per il loro sposo.
 

Michele a questo punto rimane di sale, finalmente comprende il senso rituale e magico a cui aveva assistito durante l'inverno. Riesce a comprendere finalmente quali fossero le intenzioni di quegli uomini che al suo arrivo avevano cercato di tenerlo buono dinanzi alla casetta accanto al vecchio. Il premio che avrebbero voluto dargli... era grande! Una ninfa: Antonella! Quella bellissima a cui era legato suo padre.
E' disperato con se stesso. Come rimediare?
 

In un momento di profonda gelosia con un coltellaccio si avvicina al padre che sta dormendo accanto alla sua ninfa: Antonella, e lo uccide.
 

Lo trasporta su una pira di legna
 

che ha preparato nella notte.
 

Gli dà fuoco, ma la legna è bagnata e non brucia. Il cadavere del padre resta lì.
 

I fiori degli alberi d'intorno sono sporchi di sangue.
 

Intanto, preso dall'eccitazione, Michele rientra nella sua casa e si lega ben bene alla corda della ninfa del padre, ma... si accorge che non riesce a fare il nodo in modo indissolubile come durante l'inverno hanno fatto con sapiente lentezza gli altri. Lui ha troppa fretta, non riesce a coordinare i gesti!
 

La mattina successiva le ninfe escono e ridanzano un nuovo rito, forse il rito del concepimento...
 

la natura si fa più viva, intraprendente, le nevi disciolte ingrossano il letto dei fiumi,
 

le sorgenti si gonfiano,
 

ed anche il vento fresco della nascita della primavera finalmente s'alza. S'alza forte, eccitante e forte.
 

Il cadavere del padre di Michele è sempre lì, poggiato sulla pira. Intatto! come una colpa.
La danza nella radura si fa sempre più veloce, con trasporto, il vento pare spingere i ballerini, sembra dar loro vigore, pare sollevarli nell'aria.
 

Stanno sollevati nell'aria anche degli aquiloni legati agli stessi uomini nella stessa radura...
 

Sono le ninfe trasformate in aquiloni?
 

Ed infatti dopo qualche tempo le splendide ninfe con la loro leggerezza tutta femminile cominciano realmente a librarsi, a danzare con i loro maschi e spingersi nel cielo.
 

E poi di nuovo aquiloni.
 

Solo i partner restano a terra sotto il loro peso di uomini.
Ecco finalmente si comprende la ragione che tiene legati quegli uomini a quelle donne: il vento può portargliele via!
Michele è eccitato, felice, guarda la sua bellissima che si libra nell'azzurro. Ma... non se ne rende conto... il nodo che lo tiene legato a lei comincia a sciogliersi, ad un certo punto giunge un'altra folata di vento e la sua bella ninfa Antonella prende le strade del cielo.
 

Un aquilone viene strappato dal vento e vien portato via.
 

La ninfa Antonella guarda quelli che ballano dall'alto, dalla sua visione aerea. In un certo senso è triste ed è felice! Contemporaneamente! Vorrebbe anche lei tornare giù ma non le riesce. Le piace volare, ma questo non è una sua scelta.
In basso, tutti gli altri uomini a stento se ne accorgono dell'andata via di Antonella, loro sono sprofondati nel piacere e nella commozione della loro danza. Solo Michele è disperato. Urla. Impreca.
 

Si ricorda della pira su cui ha posato suo padre, vi corre sopra. Vuole morire, Vorrebbe bruciare questa volta con lui.
Tenta di ridar fuoco alla legna, ma anche stavolta questa non brucia! Gli abitanti del villaggio per consolarlo gli ballano intorno...
 

La bufera di vento smette.
 

La Antonella finalmente può riscendere a terra e riprende la via verso casa.
 

Intanto Michele, ostinato infilza sulla pira il coltello con cui ha ucciso suo padre a mò di parafulmine ed ecco... provvidenzialmente un fulmine cade proprio in quel momento ed incendia la legna.
Michele dunque sta per bruciare.
 

Provvidenzialmente giunge Antonella proprio mentre il suo coraggioso innamortato sta per morire, e lo salva dalle fiamme.
Il cadavere del padre brucia.
 

La colpa è redenta dall'amore. Ma le difficoltà insorte col peccato restano.
I due non saranno più legati, sono gli unici a rimanere liberi. Ma saranno sempre angosciati da ogni folata di vento!
 

più di una volta Michele ha rischiato di perdere la sua amata e l'ha trattenuta a stento.
 
 

ESTATE
 

I frutti sono maturi.
 

Anche le ninfe sono in età matura. Non sono più giovanissime come quando a primavera... ma hanno circa 35 anni.
 

Ora sono tutte in cerchio come per attendere la nascita di qualcosa di importante. Ed ecco... in mezzo a loro sorge un bellissimo cavallo nero.
 

Nero è anche il cielo estivo. Nero all'improvviso.
Il temporale estivo rapisce questa volta definitivamente la Antonella. Michele sotto la pioggia scrosciante sale come un fulmine in groppa al cavallo nero e rincorre la sua amata, che si fugge nell'aria chiamandolo a gran voce, gli urla disperata!
 

Ed Michele corre,
 

corre!
 

Fino al mare!
 

E la la sua ninfa è in alto sul mare. Il cavallo sorpreso dalle onde si impenna. Michele cade da cavallo sulla sabbia, non ha mai visto il mare. Il cavallo nero però si immerge tra le onde -coraggioso- e nuota dritto verso la ninfa ... che ormai si è confusa con il sole, al tramonto.
Il cavallo nero si perde fra le criniere spumose del mare.
Vi affoga?
 
 

AUTUNNO
 

Michele torna al proprio villaggio, in montagna,
 

tra quegli altri uomini e le altre ninfe, che ora scopre: non sono più trentacinquenni come quando le ha lasciate. Le ninfe stanno diventando vecchie. Mentre gli uomini, all'incirca, sono rimasti uguali. Le ninfe sono figlie dei ritmi delle stagioni, gli uomini al contrario... del corso degli anni.
 

Con il giungere dell'autunno infatti le ninfe sono invecchiate sempre più. C'è un'ultima danza. La danza d'addio.
Una alla volta quelle vecchie donne entrano nelle loro case chiudendosi dietro la porta dalla quale esce soltanto la lunga corda trasparente che le tiene legate ai loro uomini.
 

Rosse, le foglie si ammucchiano dinanzi alla porta. Sulla radura in mezzo alle case. Gli uomini danzano con malinconia l'arrivo dell'inverno sognando le loro donne a primavera.
Solo Michele non ha sogni, lui danza la propria disperazione.
 

Seduti dinanzi alle case, muta, scende la neve sugli uomini ricoprendoli tutti come animali senza tana. Come pinguini al polo Nord.
 

Anche di notte con la luna nuova continua a scendere la neve.
La luna nuova?
Michele ricorda che fu proprio con la luna nuova che la corda a cui era legato... magicamente si sciolse. Passa con lo sguardo triste in rassegna tutti gli uomini più vecchi: quelli che sarebbero stati uccisi e posti sulla pira dai propri figli quello stesso inverno. Sente dentro la colpa per l'uccisione del proprio padre. La notte senza luna, buia, ebano è perfino il riflesso della neve.
Luna nuova.
Gli sorge un'idea. Michele si avvicina lentamente all'uomo più vecchio, che apparentemente assiderato, dorme. Afferra la corda che lega quell'uomo e comincia a tirare lentamente. Come prevedeva, il nodo si scioglie. Continua a tirare ed anche l'altro capo proveniente da dietro la porta gli giunge tra le mani. Quel vecchio uomo è libero. Non è più legato alla sua vecchia ninfa. Tra loro non esistono più corde!
 

Uno per uno Michele libera tutti, mentre la neve ancora li ricopre.
 

Nel bosco, sulla radura dove ha lasciato l'azzurro della sua memoria, -quella versata con le lacrime-.
La neve riacquista il suo suggestivo colore del cielo.
 

Michele va a sedersi proprio su quella pietra con l'occhiello dove l'uomo prima l'avevano legato gli uomini. Comincia a risorgergli l'angoscia. Ricomincia ad urlare! Un urlo che si disperde nell'aria e per tutto il paesaggio. Ancora cresce l'urlo, moltiplicandosi con altre voci di uomini ed altre donne.
Sogna d'essere a primavera, con sua madre col somaro carico di legna e di lassù, dal costone dei monti ecco vede le giovanissime ninfe sollevate dal turbinio del vento in cielo. I loro uomini, senza corda, le rincorrono diperati mentre volano tra le nubi.
 

Aquiloni senza filo, nell'aria.
 

Aquiloni donne si confondevano in volo, nella fantasia, al paesaggio d'inverno, con l'immensa neve bianca che circondava Michele.
 


 
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