Un compositore italiano con grande ricchezza di ispirazione è
stato Domenico Cimarosa, nato a Aversa (Caserta) il 17 dicembre 1749. Di famiglia
povera e non è stato figlio d'arte come Mozart che come musicista gli
è stato spesso vicino. Nella famiglia erano scarse le esperienze di studio,
non come nelle ricche famiglie, per cui anche le conoscenze di vita erano scarse
Il padre un modesto muratore e la madre era lavandaia. Quando Domenico ebbe
quattro anni con la famiglia dovettero abbandonare la loro città per
trasferirsi a Napoli, dove si stava costruendo la nuova reggia di Capo di monte.
Ma dopo solo tre anni la famiglia è stata colpita da una grave disgrazia,
la caduta di una impalcatura durante il lavoro uccise il padre, che lasciò
la moglie e il figlio ancora piccolo, in condizioni di estrema miseria. Alla
poca cultura familiare e al bisogno di sostentamento di Cimarosa aveva provveduto
un frate del quale però non si conosce nemmeno il suo nome esatto, qualcuno
parla di un padre Polcano, altri di un padre Porzio che nel convento di Sa Severo
occupava il posto di organista. Il convento dei frati al Pendino, dove la madre
del musicista lavorava come lavandaia e dove i Cimarosa vivevano. Ed è
stato quel frate a insegnargli i primi passi della musica e della poesia, il
ragazzo dimostrò subito la sua spontanea e naturale tendenza verso l'arte
della musica, e nel 1761 è stato accolto gratuitamente nel Conservatorio
della Madonna di Loreto. Purtroppo sono piuttosto poche e non sempre dimostrabili
le notizie che ci sono sui suoi maestri, Francesco Florimo uno dei biografi
da prendere più in considerazione perchè almeno ha avuto molte
notizie direttamente dal figlio compositore Paolo, che come primo indica Gennaro
Manna, al quale seguirono il Sacchini per il "canto" poi Fedele Fenaroli
per "l'armonia e il contrappunto" e a completare la disciplina musicale
dopo il Conservatorio, sarebbe stato Niccolò Piccinni. Cimarosa oltre
che organista, violinista e clavicembalista è stato anche cantante, dotato
di buoni mezzi vocali e già al conservatorio aveva interpretato la parte
del protagonista nell'intermezzo del "Fra Donato" di Sacchini.
Come compositore nel campo della musica sacra dopo varie esperienze nel carnevale
del 1772 da principiante esordì come musicista teatrale al Teatro de'
Fiorentini, con un mediocre testo di P.Mililotti "Le stravaganze del conte"
opera in due atti, con l'aggiunta di un terzo composto dalla farsa "Le
magie di Meritna e Zoroastro" oppure "Le pazzie di Stellidaura e Zooastro"
secondo P.Cambiasi, con la quale otenne un discreto successo di stima. E sempre
su parole di Miliotti dopo quattro anni compose "La frascatana"
L'anno dopo nel 1773 si sposò con Costanza Suffi che morì di parto,
sposò dopo Gaetana Pallante la sua sorellastra sedicenne, dalla quale
nacquero due figli, dei quali uno Paolo è nato a Pietroburgo nel 1788.
Cimarosa ha avuto il suo primo applauso teatrale solo nel 1779 nonostante la
sua intensissima attività, quando ormai era conosciuto come Guglielmi,
Piccinni e Paisiello. Questo successo lo ebbe al Teatro Valle a Roma con l'opera
"L'italiana in Londra" soprattutto per l'interpretazione nella parte
della prima donna, del buffo napoletano Luzio, poi del buffo toscano Buscani
e del Crescentini. Per la città di Roma scrisse anche la sua prima opera
seria "Il Caio Mario" nel 1780 su libretto di G. Roccaforte, e l'anno
dopo "Alessandro nelle Indie" su testo di Metastasio. Però
il suo lavoro più conosciuto restano sempre le opere buffe, nel 1781
con "Giannina e Bernardone" Cimarosa con queste due composizioni,
si fece conoscere non solo in Italia ma ben al di là dei confini, e raggiunse
così i Paesi principali europei, Parigi, Dresda, Londra, Vienna, fino
ad arrivare alla Russia, dove l'imperatrice Caterina lo invitò per sostituire
Sarti che a Pietroburgo era maestro di cappella.
Cimarosa accettò l'incarico anche dalle parole di persuasione e dai consigli
avuti da Paisiello appena tornato dalla corte di Caterina II, inoltre approfittò
di questo viaggio per fermarsi nelle corti principali italiane, dove è
stato accolto con grande entusiasmo, in più ovunque gli vennero donati
gioielli vari e preziose tabacchiere.
Questo viaggio che a quei tempi era già lunghissimo si prolungò
dalla metà di luglio fino all'inizio di dicembre, e secondo Francesco
Floriano sarebbe arrivato l'uno dicembre, mentre per il Pompeo Cambiasi il due
dicembre 1787.
E' stato il duca di Serracapriola che aveva pieni poteri di trattare alla corte
di Ferdinando IV re di Napoli, a presentare Cimarosa alla zarina Caterina II.
L'imperatrice lo ha ricevuto con grande entusiasmo in particolar modo dopo averlo
sentito suonare e cantare al clavicembalo e gli diede il posto di maestro di
cappella (che prima di lui aveva Sarti) e anche insegnante di musica per i suoi
due nipoti. Cimarosa incominciò un'attività molto intensa con
una messa a quattro voci in sol minore, eseguita per i funerali della duchessa
di Serracapriola, compose ancora "Felicità inaspettata" su
versi di F. Moretti, e ancora con "Atene edificata" sempre su versi
di F. Moretti, oltre a cori, drammi e cantate.
Ma Caterina II incostante come era, ben presto si è stancata del compositore
italiano, e certamente lo rese noto a Cimarosa, il quale prendendo qualche pretesto
per cause di salute è stato ben contento ai primi dell'estate 1791 prendere
di nuovo la strada del ritorno. Ma anche se Cimarosa è ripartito rimaneva
la sua musica, che a parte il carattere bizzarro della zarina ha ricevuto ancora
grande successo mentre le biblioteche dei teatri imperiali crearono un museo
cimarosiano.
E il viaggio di ritorno fu assai più lungo e più produttivo. Dopo
essersi fermato a Varsavia per tre mesi, senza che ci fossero rimaste delle
prove della sua attività, Cimarosa arrivò a Vienna, dove Leopoldo
II fratello di Giuseppe II lo succedette nel 1790, sostenitore illuminato per
le riforma da lui introdotte nello Stato.
Leopoldo II non era molto interessato al teatro musicale e causa a questo la
capitale del suo impero ha avuto un momento di declino musicale, come ci ricorda
Andrea della Corte musicologo e professore di storia della musica: "Salieri
ha lasciato la direzione del Teatro dell'Opera dopo la scomparsa per diverse
ragioni di due grandi musicisti austriaci. Haydn si trovava a Londra e Mozart
si spense proprio nel dicembre del 1791 Il Teatro era rimasto in mano agli italiani
e così anche Cimarosa ha avuto l'occasione favorevole per il grande successo
che non ha avuto in Russia. Infatti gli è stato affidato l'incarico di
comporre un'opera su parole del poeta cesareo Giovanni Bertati e da lì
è nato il capolavoro di Cimarosa, "Il matrimonio segreto".
Quest'opera ottenne tanto grande successo che Leopoldo II, pur se non era un
appassionato della musica, invitò a cena il compositore i cantanti e
i musicisti e dopo li ha invitati a replicare subito l'intera opera, un esempio
unico nei calendari teatrali di una ripetizione nella stessa sera di un intera
opera, e al compositore sono state date cinquecento doppie d'oro napoletane.
Dopo di questo hanno avuto seguito altre due opere "La calunnia dei cuori"
e "Amore rende sagace". Cimarosa fece ritorno a Napoli seguendo la
fortuna del "Matrimonio segreto" che ha avuto la sua rappresentazione
come prima opera nel 1793 al Teatro Fiorentini. Però è stato neccessario
fare qualche cambiamento per la composizione differente di canto, perciò
non si trattava più precisamente della stessa opera perchè sono
stati aggiunti vari pezzi. L'opera fu accolta con grandissimo entusiasmo e in
cinque mesi è stata rappresentata per ben 110 sere.
Di Cimarosa c'è da ricordare il quintetto delle "Trame deluse",
perchè è stato ammiratissimo da Rossini che ne prese lo spunto
per il sestetto della sua Cenerentola.
Domenico Cimarosa si trovava nel gruppo di compositori che hanno lavorato nel
teatro del secondo Settecento, ed ebbero grande successo componendo opere e
intermezzi, allegri e pieni di gioia, sono stati questi lavori che divertivano
tanto il pubblico che si recava ad assistere alle rappresentazioni. Fra questi
vi è "Il maestro di cappella" in un solo atto scritto per sola
voce di basso e orchestra, questo intermezzo appartiene alla serie esclusivamente
settecentesca del "Teatro nel teatro" già di moda dal 1730.
Questo lavoro originale, divertente e spigliato descrive vivacemente un bozzetto
originale di prova d'orchestra. Una volta questi intermezzi si trovavano fra
le piacevoli parodie dell'ambiente del teatro e da origine venivano definite
"arie buffe". Però erano sempre delle opere anche se molto
brevi, perciò questa definizione sembrava troppo ridotta. Si sa precisamente
la data in cui Cimarosa compose questa opera è l'unica notizia che si
ha a riguardo da prendere in considerazione, è una sua esecuzione del
1792 a Mannheim, insieme con l'opera "L'Orlando Paladino" di Haydn.
Dall'opera "Il maestro di cappella" nasce un simpatico personaggio
alle prese con un'orchestra per niente disciplinata, l'interprete è un
solo personaggio.
L'opera comica racconta di un maestro alle difficili prese con una indisciplinata
orchestra, l'unico personaggio è la voce di basso che fa da cantante
e anche da direttore nello stesso tempo e che dialoga con gli strumentisti della
sua orchestra, mettendo in questo dialogo a confronto, suoni, melodie, timbri,
come fossero nati dalla sua collera quasi patetica che stabilisce la comicità
di tutto il lavoro. L'intermezzo si apre con una allegra overture alternando
due recitativi e due arie in cui il maestro da prima annuncia di voler eseguire
un'aria scarlattina nello "Stile subblime" e dopo un'altra di sua
invenzione, di stile del tutto nuovo e da le neccessarie istruzioni ai strumentisti,
facendo egli stesso presente le varie parti che devono essere suonate: i corni,
l'oboe, e le violette, avranno ben da fare, e in seguito faranno ancora maggiore
chiasso, il contrabbasso, il violoncello, e i violini. Ben attenti miei signori
con l'arco ben tenuto voi dovrete eseguire quel che dirò! Ma le cose
in un primo momento lasciano molto a desiderare, perchè gli esecutori
si confondono e suonano quando non dovrebbero. Quì non si fa attenzione...
non va così no, no! Forse credete che io sono quì per farvi da
giullare contrabbasso maledetto! Cosa diavolo succede qui'? Incomincia così
una successione di cambiamenti improvvisi, in cui il direttore di volta in volta
si complimenta o discute con le varie parti strumentali, fino a quando finalmente
le cose vanno per il giusto verso, e il contrabbasso, i corni, le viole, il
flauto e l'oboe, suonano con più impegno arrivando così ad una
vivace e felice conclusione, rendendo così trionfalmente orgoglioso l'ingenuo
e un pochino infantile maestro!
Oh... che benedetta orchestra...
Un altro successo è stata l'opera "I Traci amanti" alla quale
ebbe seguito nel 1794 "Astuzie femminili" e l'opera seria "Gli
Orazi e i Curiazi". Ma si stava andando incontro ad azioni che avrebbero
inciso sulla vita non felicissima del compositore.
Primo l'apparizione dei sintomi di disturbi nervosi i quali lo avrebbero portato
alla morte, poi nel 1799 lo scoppio della rivoluzione napoletana, alla quale
Cimarosa aveva aderito con sincero entusiasmo, tanto che scrisse un Inno repubblicano,
su parole di Luigi Rossi, che è stato eseguito secondo il calendario
rivoluzionario il 30 fiorile, terzo mese del calendario repubblicano francese,
(dal 20 aprile al 19 maggio il mese dei fiori) dai allievi del conservatorio,
forse proprio di quello dove aveva studiato Cimarosa, o del conservatorio Sant'Onofrio,
o dagli allievi dei due conservatori insieme.
Cimarosa che aveva nascosto nella sua casa il giacobino Nicaso di Mase, sicuramente
per questo la sua casa è stata saccheggiata e il suo clavicembalo è
stato scagliato dalla finestra. Su questa notizia non c'erano prove documentate,
ma era stata riferita da Carlo Botta e accettata da tanti biografi. Ma anche
un rovesciamento di direzione non servì a niente e nemmeno la composizione
di una cantata a tre voci in occasione del tanto desiderabile ritorno di Ferdinando
e non servì nemmeno l'inno "Bella Italia" su testo di Vincenzo
dei Mattei di Torre Susanna. Cimarosa è stato incarcerato dal terribile
Cardinale Ruffo e rimase in carcere per quattro mesi, fino a quando è
stato liberato o per intervento di persone appartenenti al clero, o per volere
dei russi, come sostiene ancora Carlo Botta. Comunque sia è chiaro che
Cimarosa ha desiderato abbandonare il Regno delle Due Sicilie, o vi è
stato obbligato. Si recò per primo a Padova e poi a Venezia dove gli
è stato affidato l'incarico di comporre l'"Artemisia" che però
non è riuscito di portare a termine, perchè i disturbi nervosi
e un tumore al basso ventre dopo soli otto giorni dal manifestarsi lo portarono
alla tomba, all'inizio del 1801 in Palazzo Duodo dove abitava.
Era normale che allora ad una persona morta così improvvisamente si potesse
dubitare di un avvelenamento o peggio a dei sicari che lo avessero strangolato,
mandati dalla regina Carolina di Napoli. Ma tutti questi dubbi e gratuite chiacchiere
hanno avuto fine quando dopo tre mesi è stato reso noto il certificato
di morte. Con l'esecuzione di diversi brani di cui uno rielaborato per flauto
da un tema degli Orazi e Curiazi di Luigi Giannella, e di una messa di Bertoja
e l'esecuzione di vari brani. Venezia ha voluto manifestare così di quanto
affetto il compositore godesse in quela città. Cimarosa è stato
seppellito nella chiesa di S.Michele Arcangelo che però venne ben presto
usata ad altro scopo e questo è il motivo che portò alla scomparsa
dei resti di Cimarosa. Il cardinale Consalvi a Roma che era intimo amico del
compositore volle che fossero celebrate solenni onoranze e commissionò
a Canova un busto che ancora si trova al museo Capitolino e in seguito restituì
i messaggi al figlio di Cimarosa, Paolo, che il compositore gli aveva affidato
alla partenza per la Russia, e lui gli regalò nel 1852 al conservatorio
di Napoli.
Il matrimonio segreto
La trama
Atto I
Sul loro recente matrimonio Carolina e Paolino mantengono un assoluto segreto,
per evitare di provocare le ire di Geronimo il padre di Carolina, che riconosciute
vane le proprie speranze di trovare per le figlie un marito nobile ora che
ha accumulato una piccola fortuna. Paolino nella speranza di fargli cambiare
idea convince Robison un conte inglese suo amico, cacciatore di dote e spiantato,
a chiedere la mano di Elisetta sorella maggiore di Carolina. A questo punto
sentendo di avere un pretendente nobile Elisetta comincia già a darsi
arie da contessa, ridestando l'ironia della sorella.
Fidelma una zia vedova ma contagiata dall'atmosfera di nozze, confida a Elisetta
il suo desiderio di risposarsi, ma non dice che il prescelto è Paolino.
Ma le cose si stanno intricando, quando si presenta Robison a fare la sua
domanda, ma appena ha visto Carolina preferisce subito lei. Paolino non solo
così vede mancargli un alleato, ma questo suscita anche la sua gelosia,
anche se Carolina non vuole saperne del conte. Ma Elisetta ferita nella sua
vanità e persuasa che la sorella Carolina trami contro di lei, la critica.
Mentre Fidelma fa del tutto per riportare la calma, e Girolamo è molestato
dalle liti in famiglia, in cui lo vogliono trascinare e di cui ne capisce
poco, per via della sua sordità.
Atto II
Il conte che è decisissimo a sposare Carolina, spiega a Geronimo, che
rinuncerà a metà dote. Geronimo che non vede nessun ostacolo
da impedire il matrimonio tra Carolina e Robinson chiede aiuto a Fidalma,
la quale interpretando male i discorsi di Paolino crede di essere ricambiata.
Carolina sorprende Paolino in un atteggiamento involontario ma compromettente
con Fidalfia e pensa subito che Paolino la tradisce.
Elisetta che è attratta dal conte, ma il quale fa di tutto per rendersi
odioso ai suoi occhi, convince Geronimo con l'aiuto di Fidelfia di far rinchiudere
in convento Carolina. Carolina vuole spiegare al conte come stanno le cose,
ma mentre è a colloquio viene sorpresa da tutta la famiglia. Tra Carolina
e Paolino è neccessaria una spiegazione e decidono di fuggire, perchè
pare sia l'unica soluzione per evitare altri equivoci. Elisetta convinta che
la sorella dovesse fuggire con Robison chiama tutti come testimoni della condotta
di Carolina, ma è proprio Carolina che insieme a Paolino si presenta
alla famiglia.
A questo punto Geronimo perdona ben volentieri a Carolina e al marito. Robison
accetta di sposare Elisetta e tutto finisce per il meglio.