Don Lorenzo Perosi
Sacerdote musicista
di Elsa Dal Monego
Don Lorenzo Perosi compositore di musica sacra vocale-strumentale e strumentale, il maggior esponente del moderno oratorio italiano, che lui ha rinnovato nello spirito e nelle forme.
La famiglia di don Perosi era composta da otto persone, il padre Giuseppe e la madre Carolina Bernardi e sei fratelli, Lorenzo, Carlo che è diventato Cardinale, Pia, Felicina, Maria e Marziano, una bella e affettuosa amicizia legava la famiglia a don Orione, nativo di Pontecurone.
Le origine sono di Pieve Fissiraga di cui i primi segni risalgono al 1600 per poi proseguire nel 1774 a Lodivecchio, Dionigi nonno di Lorenzo si trasferì in seguito a Mede Lomellina dove è nato Giuseppe (padre di Lorenzo) diventato poi organista della Cattedrale di Tortona.
Lorenzo pur essendo cittadino di Tortona, non aveva mai dimenticato la terra delle origini della sua famiglia, quel ricordo lo aveva nel cuore... il ricordo Lodigiano era sempre vivo nei suoi pensieri, tanto è vero che ha suscitato in lui il desiderio di indurlo a trascorrere frequentemente le vacanze ospitato dagli zii paterni.
Don Lorenzo Perosi, nasce in Piemonte a Tortona provincia di Alessandria il 21 dicembre 1872, forse non sarebbe mai diventato un buon musicista e compositore oltre a sacerdote se suo padre Giuseppe maestro di cappella del duomo di Tortona, non l'avesse fatto studiare con se e così far nascere in lui il sentimento e la passione per la musica.
Nel 1889 don Perosi e don Orione, allora giovanotti si ritrovarono con gioia a Tortona don Perosi studente e don Orione chierico, e insieme salirono alla villa Sant'Ambrogio a servire messa all'abate Ambrogio Gatti un personaggio illustre del mondo culturale, che si era ritirato dall'impegno per trascorrere i suoi ultimi anni in solitudine.
Dopo un anno le loro vite si divisero ancora, senza immaginare cosa il destino avrebbe loro riservato.
In seguito Lorenzo si è iscritto al Conservatorio di Milano dove ha studiato con uno dei più importanti professori d'Italia, Michele Saladino. Però anche dopo non più iscritto al conservatorio Lorenzo Perosi ha continuato a studiare con il professore Saladino tramite un corso di corrispondenza. Continua gli studi a Roma e poi a Ratisbona, città della Germania (Regensburg) per studiare musica sacra.
Il 6 giugno del 1888 Lorenzo Perosi allora giovanotto con suo padre Giuseppe sono stati ricevuti in udienza privata da Leone XIII.
Il padre di Lorenzo aveva chiesto una benedizione speciale per Lorenzo affinchè avesse potuto seguire della musica e della composizione sacra. Il Pontefice acconsenti e Lorenzo fece omaggio al Pontefice di cinque composizioni proprie fra le quali anche "Mottetto per la festa di S.Luigi" che è stato eseguito il giorno 3 luglio 1892 all'inaugurazione del primo oratorio di don Orione.
A diciotto anni ancora allievo è diventato organista e maestro di canto presso l'Abbazia di Montecassino, poi a Imola maestro di cappella dal 1892 al 1894, poi in San Marco a Venezia. Nel 1894 era stato ordinato sacerdote e nel 1898 ha ricevuto da Papa Leone XIII il titolo di "Direttore perpetuo della Cappella Sistina, questo ruolo che ha avuto fino alla sua morte.
Per tanti anni questo sacerdote ha rappresentato la preghiera del suo popolo e per il suo popolo, ha guidato i loro passi, ha esaudito i loro desideri. La sua musica era un motivo per attirare a sè e a far ascoltare il Vangelo a quelli che ne erano indifferenti. Quelle note che si alzavano verso il cielo erano il richiamo verso la fede, un insieme di melodie e di religione, chi ascoltava la sua musica ascoltava il vangelo e le sue parole. Un giorno don Lorenzo Perosi passeggiando in cerca di verde e di silenzio disse a un amico: "Gli uomini del mio tempo non vogliono ascoltare il Vangelo... cercherò di farlo ascoltare con le mie note. Un giornalista tanti anni dopo gli chiese se quella frase l'aveva pronunciata per davvero e lui pensandoci un attimo gli rispose: "Non ricordo ma certamente quello era la mia intenzione da sacerdote". Nel 1902 in un intervista alla stampa di Torino don Lorenzo aveva detto: "Io scrivo quello che la fede mi suggerisce, la gente applaude convinta di applaudire me... invece applaude i misteri sacri che mi sforzo di spiegare loro tramite la melodia, in questo lui si riferiva in modo particolare alle sue sacre presentazioni delle verità cristiane sulla "Vita di Cristo" che dal 1897 al 1901 hanno dato nuova vita a una forma musicale che ormai sembrava finita. "La musica di Perosi per poterla comprendere doveva essere studiata, ma più ancora doveva essere eseguita". Con questa frase viene alla memoria Bernardino Molinari, un maestro che ricordiamo con queste sagge parole suggerite dalla sua esperienza e rivolte a Perosi: "Le partiture di don Lorenzo nel leggerle possono sembrare semplici e non solo ma anche ingenue, però poi quando vengono eseguite si capisce lo stile che solo i geni posseggono".
Non sono pochi i grandi personaggi che ci ricordano don Lorenzo Perosi con frasi di elogio, come sacerdote e come musicista.
Romain Rolland disse di lui: "Come la rondine don Lorenzo annuncia la primavera della musica italiana".
E il grande compositore Arrigo Boito disse di lui "Perosi è un innocente dalle mani piene... si muove nel testo sacro con una disinvoltura davvero straordinaria.
Un altro grande musicista italiano Pietro Mascagni nel 1902 a Venezia in un discorso disse: "Perosi ha vinto con la forza del genio".
Antonio Fogazzaro che l'aveva conosciuto bene, aveva detto: "E' impossibile spiegare la gioia che si prova a parlare con don Lorenzo Perosi che ha in se lo spirito di Dio"
Edmondo De Amicis, che attendeva l'occasione per parlargli di musica da camera e di opere, anche lui ha avuto modo di rendersi conto della sua religiosità vissuta e che trapelava dalla sua persona. Dopo averlo intervistato a Venezia nel 1902 in un lungo articolo pubblicato sulla rivista "Natura ed Arte" l'aveva intitolato "Una vita sacerdotale vissuta nella fede e nell'arte".
Ma è stato Pio XII a dargli l'elogio più grande:
"La sua musica predispone gli animi a ricevere gli impulsi della divina grazia..."
Questo è quello che aveva scritto Pio XII per don Lorenzo, l'elogio più alto al suo sacerdozio e alla sua arte di compositore e musicista.
Quando don Lorenzo ha letto quella lettera in latino, si era commosso non si aspettava di certo queste belle parole di lodi dal Pontefice per il suo lavoro, scritte in occasione della cinquantesima direzione della "Capella Sistina" Da questo si può già capire quale capacità musicale aveva don Lorenzo Perosi.
Un giornale veneziano "La Difesa" nel 1898 il giorno di Pasqua dopo l'esecuzione della "Secunda Pontificalis" aveva scritto:
"Ieri a San Marco, le persone invece di guardare verso l'altare, avevano lo sguardo rivolto alla tribuna della chiesa destinato all'organo da cui scendevano melodie sublimi..."
Don Lorenzo aveva incluso nelle sue messe oltre al suo spirito di preghiera anche i ricordi gregoriani e la dolce melodia italiana, oltre all'intelligente contrappunto che gli aveva insegnato il maestro Michele Haller quando era alla scuola di Regensburg.
E' stato negli anni trenta che il Delegato apostolico in Cina monsignor Celso Costantini aveva fatto sapere a don Lorenzo che nel giorno dell'Immacolata era stata eseguita nella catedrale di Pechino la sua "Messa Te Deum" questa notizia lo rese molto contento e rispose a mons. Costantini: "Sono messe nate sull'acqua..." perchè le ho scritte sul vaporetto che mi portava da Venezia a Chioggia dove ogni giovedì portavo in gita i "pueri cantores" della scuola di San Marco. E mentre i ragazzi si divertivano sul ponte io scrivevo o abbozzavo un "Gloria" o un "Kyrie" che poi facevo ascoltare subito al cardinale Sarto che per le grandi solennità mi chiedeva sempre nuove composizioni.
Dopo cento anni... la polvere ha un pò coperto le messe perosiane e anche i moltissimi mottetti e la riforma liturgica conciliare avendo dato spazio all'uso delle lingue nazionali le ha passate in secondo ordine o addirittura fatte dimenticare. Però basta un pò di buona volontà per poter riproporre in circostanze solenni un "Credo" o un "Sanctus" o un "Gloria" perosiani. Ha certo un grande significato il fatto che in Italia un centinaio di gruppi di cantori portino il nome di Lorenzo Perosi e anche tanti sacerdoti hanno una grande devozione per il musicista. Le messe e i mottetti con il nom di Perosi ci ricorda la vocazione della vita di seminario e delle solenni celebrazioni in cattedrale... Un anziano prete aveva detto di don Lorenzo: "La musica di don Lorenzo era una delle componenti della nostra creazione sacerdotale. Che in modo straordinario aiutava la nostra preghiera... una musica ispirata, dolce, solenne e casta.
Le qualità musicali di Perosi senz'altro positive hanno la loro espressione naturale non già in forme estese come gli oratori, ma negli aspetti più intimi dell'animo nate da piccole composizioni religiose spesso influenzate profondamente dal canto gregoriano e dalla polifonia del XVI secolo. Perosi communque è stato il primo compositore italiano a scrivere nel XX secolo sotto l'influsso della scrittura preclassica. E inoltre scrisse 52 Messe uno Stabar Mater nel 1904, due poemi, composizioni strumentali da camera fra questi 18 quartetti e 5 quintetti e organistiche, nove suite e altri lavori sinfonici e centinaia di altri vari pezzi sacri corali.
Gli oratori di don Perosi si possono distinguere perchè non seguono una determinata scuola, o un indirizzo, ma coordinano e trascelgono in se tendenze varie, dove si fondono tracce veristiche e richiami alla grande polifonia italiana, con ispirazioni gregoriane e costruzioni barocche.
In questo campo degli oratori, don Lorenzo si presentò la prima volta con la cantata: "In coema Domini" ha avuto un succeso immediato, che gli ha fatto avere popolarità e notorietà.
Oltre le messe e i mottetti don Perosi scrisse anche molta musica liturgica, ha anche composto musica da camera, composizioni per orchestra e pagine organistiche. Durante la sua vita Perosi ha chiesto più volte con preghiera a don Orione protezione come lo dimostra questa breve orazione con la data di Roma 18 dicembre 1903: "Sanca Maria succurre miseris" "Al carissimo don Luigi Orione perchè ricordi sempre alla SS.Vergine il suo compatriota. L'otto maggio 1907 la lode è stata cantata nella Cappella della Casa della Divina Provvidenza in Tortona. In questa occasione è stato offerto alla Madonna della Divina Provvidenza, un cuore votivo d'argento con il nome di tutti i benefattori e benefattrici.
Don Orione disse quando il 26 e 27 settembre del 1931 poche settimane dopo l'innaugurazione avvenuta il 29 agosto, "Sono riuscito a realizzare il mio desiderio di avere il compositore in qualità di direttore delle esecuzioni dell'oratorio, "La Risurrezione di Cristo".
Però mi era costata meno fatica tirar su il Santuario che non ad accompagnare Perosi alla città natale. Dopo aver assolto i convenevoli di rito il maestro si rifugiò protetto amorevolmente da don Orione nel collegio dove ha trascorso il poco tempo libero a comporre con generosità una breve composizione per voce e pianoforte "Mater orphanorum, ora pro nobis" che poi ha voluto offrire ai ragazzi del collegio.
Mentre purtroppo la riforma liturgica ha fatto passare la figura di don Lorenzo un pò in second'ordine in chiesa, e dalle sale delle varie Istituzioni di concerti, dimenticando così quasi il compositore. Negli ultimi anni l'unico maestro che si è interessato di riproporre la figura del prete-musicista è stato Gianandrea Gavazzeni che ha diretto qualche settimana prima di morire il "Natale del Redentore" nella cattedrale di Tortona. Questa fu la sua ultima apparizione sul podio.
Don Perosi nel 1922 è stato ricoverato con gravi disturbi mentali e nel 1930 è stato accolto nella Reale Accademia d'Italia.
Don Orione muore il 12 marzo 1940 sospirando: "Gesù! Gesù! Vado." Questo doloroso commiato dall'amico e confidente di tanti momenti bui e di drammatico sconforto è segnato dal canto funebre "Requiem aeternam dona eis Domine" con questa dedica: "In memoriam Reverendissimi Aloisii Orione".
Nel 1950 don Lorenzo incontrò a Roma un gruppo di santangiolini, il maestro ha fatto sapere a loro di quanto fosse legato a Sant'Angelo perchè li vi erano i suoi ricordi giovanili... e raccontò l'episodio successo tanti anni addietro, quando nel lontano 1888 nella parrocchiale era vacante il posto di organista e lui insieme al maestro Tommaso Paratico concorsero per il posto. Ma hanno preferito Paratico perchè aveva 19 anni mentre lui ne aveva solo 16.
Il maestro Lorenzo Perosi aveva una devozione tutta particolare verso Madre Cabrini che lo testimoniano anche delle composizioni in suo onore. Per la beatificazione Di Madre Cabrini nel 1938 compose e diresse a Roma nella chiesa del Gesù, durante il pontificale del cardinale Mundelein la Messa a 4 voci dispari ed organo, la "Messa in onore della Beata Francesca Cabrini".
E nel 1946 per la canonizzazione della Santa nella Basilica Vaticana, durante il pontificale celebrato da Pio XII diresse la "Messa di Papa Marcello" di Palestrina.
Cabrini Francesca Saverio 1850 - 1917 Santa fondatrice dell'Istituto delle misionarie del Sacro Cuore 1880, per l'assistenza agli emigrati in America. Canonizzata il 7 luglio 1946.
Don Lorenzo Perosi muore a Roma 12 dicembre 1956 il suo quarantesimo anniversario ha richiamato l'attenzione sul sacerdote-musicista anche del Papa Pio XII che disse che con la sua arte è stato: "Sagace interprete dei misteri divini".
E mentre ricorreva il centenario, quello delle messe "veneziane" dove ha tradotto le idee di Papa Sarto che aveva scritto per la Basilica di San Marco che le musiche di Perosi: "Davano l'esempio di una nuova musica liturgica che faceva dimenticare le composizioni di tipo teatrale piene di arie vivaci che servivano di conclusione a un duetto teatrale".
Le messe di Perosi sono le messe che poi sono state cantate in tutto il mondo: "Messa Patriacalis" "Prima Pontificalis" "Secunda Pontificalis" "Messa Te Deum" a tre voci (cerviana) "Benedicamus Domino" e la "Messa da requiem" a tre voci che commosse anche Puccini il quale aveva scritto a Perosi come a un "caro e illustre amico."
A questo genio la chiesa e l'Italia debbono essere riconoscenti, che per tanti anni ha interpretato l'anima in preghiera del popolo cristiano
ELOGIO DELLA MUSICA
Nelle arti belle la più bella tra tutte è la musica.
Se il ritmo di essa è ispirato da Dio, la musica è divina,
rapisce il giovane e di botto lo mena in paradiso:
essa ha la virtù di pacificare gli animi,
mutare i cuori e raddrizzare i traviati.
La musica è il cuore della gioventù:
buona musica fa buono il cuore:
inspira fede, fortezza, coraggio.
Essa eccita potentemente le facoltà dello spirito,
ispira altissimi concetti,
elettrizza le genti alla gioia, al brio, all'amore di Dio e dei fratelli;
in maniera che quelli che non cantano, cantano;
quelli che non sono poeti, poetizzano;
quelli che non amano Dio, lo amano!
Tortona, culla del Perosi, sarà la terra delle armonie di Dio.
Sacerdoti come li ricordo... e come li vedo.
Era così che una volta si chiamavano: "preti" oggi si dice "sacerdoti" è un nome più dolce suona meglio e la persona che lo porta è più vicina a noi "uno come noi". La religione ha avuto un grande cambiamento in meglio (almeno io la vedo così). Mi ricordo quando ero bambina e andavo al Catechismo al prete che ci dava lezione dovevamo rivolgerci con il: "Signor Catechista" e questo non era certo un buon metodo per avvicinare i bambini a lui, che dava l'impressione di una persona altezzosa e fredda. Nei paesi e nelle piccole città come la nostra era la prima persona insieme al maresciallo dei carabinieri e al farmacista, che tutti temevamo e dovevano rispettare. Io vengo da una famiglia povera e mi ricordo che avevamo un piccolo giardino con un albero di pere e uno di ciliege e le prime frutta le portavamo sempre al prete... forse perchè pensavamo così di guadagnarci il paradiso! Ma poi piano piano la "vera" religione ha avuto il sopravvento.
Oggi il nostro sacerdote quando dice Messa si rivolge a noi, ci guarda e ci parla... e tutti possiamo capirlo, (mentre prima la Messa era in latino e ben pochi riuscivano a seguirla, inoltre dava le spalle ai fedeli,)
Col tempo si è tolto l'abito talare che incuteva un certo che di timore per indossare abiti civile e così essere come noi, prima forse anche per l'abito che indossava (come una divisa) penso che doveva stare sulle sue e essere sempre un scalino più in alto di noi. Oggi è nostro amico, al quale si può chiedere un consiglio, un favore, quello che ti è vicino con umiltà, con comprensione, ci accompagna con la sua pazienza, ma soprattutto ci dona la sua amicizia.
webmaster Fabio D'Alfonso