medicina - medicine

 


Educazione Olistica
di Valerio Sgalambro

Parlare oggi di Pedagogia sembrerebbe un discorso fuori moda, per molti aspetti desueto. Nelle nostre università è cambiato persino il nome: adesso si chiama scienza dell'educazione: come dire, per stare al sicuro, è sempre meglio utilizzare la parola "scienza".
Nel momento in cui la scienza accetta un limite al suo campo d'indagine diventa innocua e, all'interno del suo angusto recito, può sperimentare di tutto. Un tutto già selezionato e devitalizzato dalla parte fondamentale: l'essenza spirituale. Essenza che anima la materia e scorre dentro come un soffio inafferrabile e ci fa sentire vivi, ci muove e fa muovere il mondo.
Fintantoché ci dedichiamo ad un'indagine del mondo fisico, o meglio dire di un certo tipo di fisica, quest'amputazione di conoscenza riesce ancora a prestare risposte facendo presa con l'oggetto di studio. I presupposti della matematica e della geo-metria riescono ancora a fornire adeguate soluzioni e sicurezza.
Nel campo della scienza medica questo tipo di riduzione epistemologica comincia a dare corpo ad una serie di problemi che nei giorni nostri si stanno esprimendosi attraverso svariate forme d'associazionismo underground. Associazionismo che mira alla presa di coscienza della persona, attraverso una sempre più consapevole responsabilità individuale.
La fisica quantica, infatti, ampliando il campo d'indagine subatomica, ha messo in crisi i fondamenti scientifici non solo della Medicina ma della fisica stessa e di tutte le scienze ad essa connesse. Il famoso DNA che stava diventato per i Darvinisti una forma di nume, comincia a vacillare. Il fatto che possa essere modificato ha aperto un baratro senza fondo: il limite della materia è stato valicato. Alcuni ricercatori dell'avanguardia cominciano seriamente a contemplare l'origine della malattia nella perdita d'equilibrio tra la luce e respiro.
Appare evidente che in questo momento di transizione, le scoperte della fisica quantica in medicina vengono ancora volutamente ignorate, probabilmente non sono ancora collaudate per competere con le garanzie offerte dai sistemi ortodossi. Si continua perciò con vaccini, psicofarmaci e chemioterapie.
Un campo di ricerca in cui il riduzionismo scientista è diventato veramente paradossale, è quello dello studio dell'anima, o per dirlo con una parola: della Psicologia.
Questa disciplina, per rientrare nel recinto di un'ermeneutica scientifica, ha trasformato il soggetto nell'oggetto della propria ricerca di studio. Trasformare un soggetto, con la propria irriducibile unicità, in un oggetto circoscritto d'indagine, è veramente un'azione forviante e corrompente. Negando la componente spirituale del soggetto stesso, rimane da chiedersi: cos'è che la scienza psicologica intende per Anima?
La Pedagogia, al contrario, è stata tagliata fuori da quest'ambiguo scenario recinzionista. Occupandosi d'educazione, ha dato e continua a dare fastidio ai Signori dei Massimi Sistemi Religiosi, interferendo con i loro subdoli attentissimi.
Ora, delle due l'una: o la Pedagogia si sottomette al limite dettato da questi abili strateghi della demagogia, come del resto hanno fatto tutte le discipline scientifiche, o esce dalla scena in quanto non scientifica.
Non rimaneva altra scelta: per mantenere la sua dignità epistemologica, la Pedagogia è stata costretta a tirarsi indietro. Uscire dallo scenario culturale, ha permesso alla Pedagogia di continuare a vivere in maniera non corrotta e di occuparsi d'educazione intesa come competenza ad educere, capacità quindi di superare i confini e interrogarsi sul senso stesso del termine e delle cause che lo producono.
Parecchi professionisti in erba dedichi alla Pedagogia, anelerebbero ad un riconoscimento istituzionale: non riescono a comprendere il motivo, per cui tutti oggi si occupano d'educazione all'infuori dei preposti che hanno fatto un corso di studi specifico.


L'istituzione tende, per sua natura, a mantenere e trasmettere la stessa forma mentre, la Pedagogia intesa come processo evolutivo: Trans-forma. Passa attraverso la forma per giungere all'essenza. Un percorso indubbiamente pericoloso per coloro che hanno interesse a rimanere in-formati in una posizione di supremazia.
L'obiettivo di una Pedagogia che può definirsi degna di tale nome, è sicuramente quello di polire l'individuo dalle sovrastrutture culturali e farlo brillare della propria luce interiore, restituendo al soggetto la sua irrinunciabile individualità e integrazione di corpo, mente, spirito.
Al contrario, una Pedagogia disposta a sottomettersi alle politiche riduzionistiche, non sarà mai Pedagogia, ma il duplicato di un'altra delle fantasiose e inutili scienze inanimate.
Le prescrizioni religiose stanno mettendo al bando le discipline alternative e le relative associazioni che si occupano dello studio della natura umana in maniera nuova, integrata e incondizionata.
Dichiarate demoniache da tali imposizioni dogmatiche, le nuove correnti di pensiero continuano a germinare dietro un recinto in giustezza, ponendosi reciprocamente gli uni, i tradizionalisti, contro gli altri, i progressisti, dalla parte del bene.
Continuando però ad eliminare il diverso, non facciamo altro che portare avanti la via della separazione e della competizione, alimentando sofferenza e conflitto.
La divisione in sè non porterà mai armonia, poiché sarà sempre manchevole di una parte. La nostalgia della parte mancante impone all'anima una continua ricerca di senso che sarà spettanza e appannaggio dei detentori del polo spirituale.
Fin dalle origini della storia dell'uomo ai giorni nostri, il vecchio adagio "dividi e impera" trova valido riscontro. Dividendo la coscienza, si riesce ad eliminarla o neutralizzarla, per capitanarla deliberatamente a proprio tornaconto. L'idea che esista un Creatore ed una Creatura è talmente stratificata nella nostra coscienza per cui risulta difficile pensare una natura indifferenziata in cui il singolo sia parte del tutto e viceversa. Questa ferita originaria ci fa sentire soli e sconnessi dal mondo. Ci obbliga a cercare qualcuno o qualcosa con cui religere.
Non credo che la Pedagogia debba cercare riconoscimento dall'istituzione, non potrà ottenerlo eccetto che negando se stessa, ed anche negando se stessa non riuscirebbe ed esistere se non come cosa "altra". Il fallimento della psicologia testimonia ciò che è rimasto di un sapere senza anima.
Al contrario la Pedagogia dovrà avere il coraggio di abbracciare le differenze, cercare un punto focale di confronto, andando incontro ad un processo d'integrazione coerente e consapevole.
Una nuova Pedagogia che sappia essere olistica nella sua più intima natura, capace di spaziare nella vastità degli opposti, portando in sé non il bisogno di un riconoscimento servile, né l'impeto di un rifiuto ma la responsabilità di un dialogo adulto e bilanciato che osi integrare le divergenze epistemologiche e le fratture sapienziali.

Secondo Natura

A differenza di tutti gli altri esseri viventi, per il bambino, fin dal momento della sua nascita, non esiste, purtroppo o per fortuna, una natura, ma "più nature": una molteplicità di temperamenti, aspirazioni, sogni, ideali, contraddistingue i neonati gli uni dagli altri già dal primo respiro.
Gli animali, invece, non fanno altro che adattarsi allo spazio che il mondo ha loro riservato, si tratta di uno spazio costante e identico al quale essi non rispondono, ma reagiscono solamente con uno schema che rispecchia non tanto la loro individualità quanto la stessa specie, o famiglia d'appartenenza.
C'è una storiella di uno Scorpione e di una Ranocchia che conferma ciò: Un Giorno, uno Scorpione doveva attraversare il fiume e, non sapendo nuotare, si rivolge ad una Ranocchietta, questa all'inizio esitava sostenendo che non poteva affrontare il rischio di essere punta e avvelenata. Lo scorpione allora la rassicura affermando che se la pinzasse durante il tragitto morirebbe anche lui poiché non sa nuotare, allora la ranocchietta accetta l'idea di darle un passaggio, a metà della traversata lo scorpione morsica la ranocchietta la quale prima di morire, gli chiede, perché lo ha fatto, e lui risponde che è stato più forte di lui, che fa parte della sua natura.
In un certo senso gli animali sembrano guidati da una forza che regola i loro movimenti, un impulso naturale che li tutela e li salvaguarda. Al di fuori del loro istinto, non v'è per essi, possibilità di movimento. Gi animali, infatti, seguono il loro impulso ciecamente fino in fondo, a costo della vita stessa, come il nostro Scorpione.
Una forma d'evoluzione, se così si può chiamare, sembra esistere, ma si esprime in tempi lunghissimi e in ogni caso non riguarda il singolo animale ma l'intera specie. Casi particolari interessano gli animali domestici, i quali, stando in contatto con l'uomo, cominciano a perdere l'automatismo della loro indole, o meglio, cominciano ad uscire dalla voliera istintuale, per seguire atteggiamenti non connaturati alla loro creazione. Si possono così vedere dei cani che invece di inseguire e attaccare il gatto mangiano con questo nella stessa scodella.
Chi, invece, ha avuto occasione di stare vicino a dei bambini, non può fare a meno di notare che fin dal primo attimo di vita ogni bambino reagisce in maniera diversa rispetto ad un altro, ciascun bambino, è caratterizzato da attitudini, innate e imprevedibili, attraverso le quali entra in relazione col mondo. Col suo stesso esistere, il bambino, non può esimersi dal cambiare il mondo, poiché, la relazione, è sempre bidirezionale, in ogni momento della sua vita, egli entra in relazione col mondo portando parte di se stesso, della sua irriducibile individualità, co-creando quel processo permanente che noi chiamiamo realtà.
L'essere umano, quindi, per sua natura si amalgama e interagisce con la cultura in una combinazione che varia sotto diversi aspetti e che dipendono sia dal potenziale originario del bambino, sia dal territorio in cui lo stesso è nato. Il territorio è quello spazio-tempo in cui l'Uomo compie l'esperienza di vita ed è penetrato dalla morale, dalla religione e soprattutto dai miti fondazionali che ogni cultura sceglie di adottare per il proprio sviluppo o per la specifica sopravvivenza. Il mito fondazionale è una credenza interiorizzata e non riconosciuta dalla quale scaturiscono poi i valori, le idee, i comportamenti, le prassi e il destino di quella comunità che ha adottato certi miti rispetto altri.
L'esperienza stessa della vita, si potrebbe definire, per il genere umano, come una ricerca della propria natura. Una ri-scopreta delle proprie vocazioni più intime, sepolte da un'etica indotta dall'esterno, con la quale l'uomo non può non reagire.
Tutti noi ci domandiamo incessantemente perché per vivere abbiamo bisogno d'alcune cose che risultano essere importanti, cerchiamo di continuo ciò che ci farà stare più tranquilli, più soddisfatti, più felici. La qualità della nostra domanda dipenderà dalla chiarezza della nostra visione, ma questa è collegata al proprio livello di coscienza:
Un cercatore di verità, una mattina uscendo da casa incontrò un uomo che spaccava delle pietre e gli chiese cosa stesse facendo, lui rispose che stava faticando duro, più avanti incontro un altro uomo che faceva la stessa cosa: spaccava delle pietre. Allora lui gli fece la stessa domanda e questo rispose che stava guadagnando dei soldi per mantenere la sua famiglia. Ancora più in là incontra un altro uomo che sempre spaccava pietre e gli rivolge la stessa domanda, questo risponde che stava costruendo un tempio.
All'inizio del suo cammino evolutivo l'uomo comincerà a chiedersi delle cose che soddisfino i propri istinti, poi passerà s soddisfare i propri desideri, ed infine arriverà l'importante momento in cui si fermerà a chiedersi quali siano i suoi veri bisogni.
Nel rapporto di coppia, dove il confronto diventa l'elemento basilare della vita a due, possiamo scorgere il valore evolutivo del singolo individuo dal proprio modo di vedere e considerare idea stessa dell'Amore quale elemento di unione dei due partner.
Il primo tipo di uomo scambierà il sesso con l'Amore, all'inizio la sua coscienza verrà condotta ciecamente dal destino. La sua vita sessuale sarà un impulso animalesco e indiscriminato allo sfogo fisico. La sua massima evoluzione sarà quella di apprezzare la bellezza delle forme. La propria ricerca sarà direzionata dalla visione del bello nella materia mentre cercherà la sensualità nella sessualità. La sua tendenza sarà quella dell'attaccamento agli oggetti fino a trasformare l'altro nell'oggetto stesso dei suoi bisogni.
Il secondo tipo di uomo, quello che spacca le pietre per mantenere la famiglia, Confonderà l'Amore con i condizionamenti sociali dettati dalla morale del luogo dove vive, sentirà un forte impulso all'unità famigliare, darà molta importanza ai legami di sangue che si combinenano con quelli sociali in un mix di materia fisica-genetica con affettività-pulsionalità. Nella sua massima evoluzione, questa tipologia di uomo, svilupperà il piano intellettuale, sentirà il bisogno di studiare, avrà sete di conoscenza, la più grande identificazione può estenderla al gruppo razza di appartenenza, la propria convinzione di bellezza sarà strettamente legata all'aspetto esteriore dei tratti caratteriali della razza-specie di appartenenza, effettuerà discriminazioni, a volte anche pericolose, che condurranno al razzismo, alla competizione e alla guerra fra i popoli. Anche questo come il primo tipo di uomo vivrà l'Amore come controllo e attaccamento, anche se con motivazioni diverse, ritenute probabilmente più elevate.
Il terzo tipo di uomo, invece, non potrà più identificarsi con qualcosa che sia solamente riconoscibile sul piano fisico, comincerà ad intravedere un orizzonte spirituale. Egli sarà libero da ogni condizionamento morale, si distinguerà per il suo autocontrollo e la capacità di tenere le redini del proprio destino. Ricerca ed incarna il polo opposto alla dimensione materiale, si sentirà partecipe della creazione di Dio. Il piano intellettuale si spalancherà alla visione di nuovi mondi. La porta della paura si dischiuderà all'incanto della meraviglia sostenuta da una fede incrollabile verso il misterioso, pervaderà in lui un senso di sicurezza imperturbabile. Le parole e i concetti faranno parte del suo mondo esterno. Egli è l'ispirazione stessa dell'essere: "Io e il Padre siamo una cosa sola".
Gli Uomini primordiali possono trovare diversi partner con cui condividere una vita tranquilla: l'abitudine, i figli, il condizionamento sociale, li tengono uniti senza, però vi sia una profonda intesa e armonia spirituale. Questi non sono ancora individui spirituali, la loro coscienza è rinserrata nella materia, trovano sicurezza nel piano fisico, nella forma, nel modello. Il bisogno di relazione si concretizza nella sessualità, nella velocità, nel fare, nell'accumulare.
Più è definito il tratto caratteriale di una persona, meno le sarà possibile vivere con un partner accanto non proprio. Il carattere di un individuo, dipende dalla capacità di portare in azione la sua Visione Spirituale attraverso la "Volontà Cosciente": Dovunque volga l'interesse dell'uomo evoluto, vale a dire la propria coscienza, il Potere Creativo, si manifesta per egli come Condotta Etica e, il rapporto di coppia diventa uno spazio aperto all'esperienza dell'unio mystica, nell'Amore Assoluto. L'Amore Assoluto è un campo di frequenza, una vibrazione, una corrente d'unificazione talmente alta, capace di spiritualizzare la materia attraverso la coscienzializzazione dell'inconscio.
Le prime due tipologie di uomini, al contrario, si muovono spinti dall'istinto d'autoconservazione, una forza di congiungimento che muove gli esseri viventi ad assimilarsi reciprocamente, per conservare la vita in una stessa forma materiale, nel medesimo corpo.
La forza di congiungimento, la possiamo meglio notare, negli impulsi naturali degli animali: il gatto per esempio, anche quando non ha fame, non smette di inseguire il topo, se poi riesce a catturarlo, non può fare a meno di mangiarlo, lo incorpora a sé anche a costo di vomitarlo dopo. Il neonato quando mette in bocca tutto quello che trova, benché non sia affamato, non fa altro che rappresentare questa forza d'incorporazione dell'altro da sé che nell'adulto, attraverso la sessualità, diventa: "Ti mangerei di Baci".
L'insoddisfazione irriducibile cui sono destinati i nostri primi due uomini, è dovuta al fatto che essi non potranno mai trovare quel senso di unione, di cui si parlava prima, poiché durante il processo di creazione del mondo Materiale, un polo, quello spirituale, è espulso dall'unità. L'appagamento, perciò nel corpo materiale è impossibile: poiché la materia isola, separa e tiene i poli distanti l'uno dall'altro. L'uomo primigenio anelerà continuamente e disperatamente ad inseguire una "vera unione" attraverso il congiungimento sessuale che, di fatto, risulterà impossibile ad infinitum.
Un individuo che ha raggiunto una coscienza spirituale evoluta, non s'identifica più con la separazione dei sessi, poiché coglie lo Spirito che è uno e completo in se stesso. Cristo dice nel Vangelo:
I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie ne marito; e nemmeno possono più morire, perchè sono uguali agli Angeli; ed essendo figli della risurrezione sono figli di Dio. (Luca 20.34-36).
Tra tutti gli esseri viventi, solo l'Uomo può vivere l'unione dei poli dentro di sé come stato di coscienza puramente spirituale, sebbene il corpo, quando è sano manifesti solo un sesso secondo le attuali leggi della natura.
Nell'estensione spirituale della coscienza, sperimentiamo come i due poli non si sono mai disgiunti e dimorano l'uno nell'altro. L'uomo che riesce a sollevarsi dallo stato di creatura, diventa consapevole dell'emanazione spirituale e porta in sé quest'unità mystica, come stato di Coscienza Permanente.

 

webmaster Fabio D'Alfonso


 
Home
E-mail
Indice