Etnografia |
Mi ricordo quando il mio compagno di giochi e di gite in bicicletta,
Bruno, partì per il Canada. Avevamo sedici anni, era il 1972. Stavo
pascolando le pecore al rettangolo di lupinella presso la stazione di Pesche.
Venne in bicicletta per l'addio, anche quella volta, alto, spaventato,
sbringulino. Coperto di nerboruto coraggio tutto infantile, pur con quella
veste di virile forma. Ci augurammo tanta fortuna per la nostra giovinezza
incipiente, greve di sogni e di infingarde illusioni. Partito il mattino
dopo, era la prima volta che prendeva l'aereo e non per diletto. Raggiunse
lo zio operaio. E non lo vidi più per due lustri, perso in quelle
fredde terre lontane, accumulando fatica e stenti al soldo del sudore.
Sarebbe tornato solo dopo dieci anni, quando, pur non avendo bruciato ancora
l'intera giovinezza, aveva certo ucciso i sogni di avventura.
Bruno, ricordo i tuoi capelli corti pettinati e biondi, mio giovine
antico contadino che suonavi la fisarmonica degli affanni.