Primo manifesto-appello del
Fascio rivoluzionario dazione
internazionalista
(5 ottobre 1914)
IL COMITATO PROMOTORE
Decio Bacchi Michele Bianchi Ugo Clerici Filippo Corridoni Amilcare De Ambris Attilio Deffenu Aurelio Galassi A. O. Olivetti Decio Papa Cesare Rossi Avv. Silvio Rossi Avv. Sincero Rugarli Libero Tancredi.
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Mentre in Francia infuria la battaglia della Marna, a Milano il 15 e il 16 settembre - organizzate dai futuristi, guidati da Marinetti e Boccioni - si hanno le prime manifestazioni di piazza contro lAustria. Esse sono spalleggiate anche da Filippo Corridoni ed i gruppi rivoluzionari di sinistra.
Il 5 ottobre 1914 il Fascio rivoluzionario dazione internazionalista lancia il suo primo appello ai lavoratori italiani per convincerli alla guerra.
Si va delineando quellincontro tra futuristi e uomini di estrema sinistra che trova appoggio in qualche occasione perfino in gruppi di lavoratori, o di socialisti.
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AI LAVORATORI D'ITALIA
Nellora tragica che passa, mentre la guerra immane celebra in Europa i suoi fasti sanguinosi, mentre appaiono le ragioni stesse della civiltà travolte sotto la marea della rimontante barbarie, noi militanti in frazioni diverse della parte rivoluzionaria, sentiamo il dovere di dirvi una parola chiara e sincera, perché non sia il nostro silenzio interpretato acquescienza o viltà in un momento in cui è supremo interesse e preciso dovere dogni rivoluzionario esprimere il suo pensiero e chiarire il proprio atteggiamento di fronte allincalzare degli avvenimenti.
Non ricerchiamo ché sarebbe vano ed ozioso la genesi della grande tragedia. Se come rivoluzionari non potremmo che considerare la borghesia internazionale responsabile in solido del flagello dei popoli, sarebbe daltra parte insincero e disonesto non riconoscere quel tanto di responsabilità che spetta a noi rivoluzionari, alla classe operaia dei diversi paesi, agli elementi di avanguardia, in una parola, che hanno nel loro programma lavversione alla guerra e la lotta contro il militarismo, per lopera insufficiente ed inefficace svolta al fine dimpedire che i disegni imperialistici dei governi borghesi e delle caste militaristiche dEuropa avessero attuazione attraverso la guerra.
Linternazionale operaia giova riconoscerlo senza ambagi si è dimostrata alla prova dei fatti, piú che impotente a fronteggiare gli avvenimenti ed impedire levento guerresco, inesistente. Mentre infatti í compagni di Francia, Belgio e Inghilterra seppero compiere sino alla fine il proprio dovere di socialisti, pronti a iniziare con lo sciopero generale internazionale il movimento di rivolta contro le mene guerresche delle borghesie, quelli di Germania e dAustria, e cioè degli Stati che sono apparsi al mondo intero come gli artefici della fosca congiura ordita dalle rinate forze del medioevo europeo contro ogni luce di civiltà e ogni elemento di progresso, in luogo di opporre la forza delle loro potenti organizzazioni economiche e politiche, alle scatenatesi furie aggressive dei loro governi, hanno ceduto alla corrente dellimperialismo piú brutale e selvaggio, dimentichi del loro dovere di socialisti, traditori dei sacri doveri della solidarietà operaia internazionale.
Non una vana parola, forse, sarebbe stato il nostro sogno daffratellamento dei popoli al di là dogni frontiera, se i socialisti tedeschi ed austroungarici fossero insorti contro lignobile ultimatum del governo austriaco al piccolo popolo serbo, se si fossero commossi al grido angoscioso del Lussemburgo e del Belgio vilipesi ed offesi nel loro sacrosanto diritto alla libertà ed allindipendenza, se, in una parola avessero affermate le ragioni dellinteresse proletario e della civiltà socialista contro i loro governi vessilliferi di tirannide militare e dimperialismo.
Cosí la guerra è oggi una tragica realtà della quale non possiamo essere spettatori indifferenti senza tradire la causa stessa della rivoluzione, senza rinnegare i nostri principî socialisti che parlano ai popoli in nome della civiltà e della libertà. E allora giova domandarsi se gli interessi piú vitali della classe lavoratrice dei diversi paesi, se la causa della rivoluzione sociale, siano meglio tutelati dallatteggiamento di rigorosa neutralità voluto per lItalia dal Partito socialista ufficiale, in pieno accordo cogli elementi clericali, e a tutto vantaggio delle armi tedesche, o non piuttosto dallintervento a favore degli Stati che rappresentano in Europa la causa della libertà e della pace: a favore della Francia culla di cento rivoluzioni, dellInghilterra, presidio dogni libertà politica, del Belgio generoso ed eroico. La risposta non può essere dubbia per noi rivoluzionari che, fedeli allinsegnamento dei nostri grandi, opiniamo non potersi superare i limiti delle rivoluzioni nazionali senza prima averli raggiunti, onde la lotta di classe è una formula vana, non una forza attuosa e feconda ove ogni popolo non siasi integrato nei propri confini naturali di lingua e di razza, e, definitivamente risoluta la questione delle nazionalità, non siasi formato il clima storico necessario allo sviluppo normale del movimento di classe, al progresso ed al trionfo delle stesse idee dellinternazionalismo operaio. Il trionfo del blocco austro-tedesco sarebbe in Europa il rinnovato trionfo della Santa Alleanza, il rafforzamento della causa della reazione e del militarismo contro quella della rivoluzione, in una parola il persistere e il consolidarsi di quelle forze di conservazione militaristica e feudale che hanno prodotto limmane catastrofe odierna, che produrranno altre guerre domani, altri lutti ed altre rovine per le plebi lavoratrici arrestate nella marcia ascensionale per la conquista della propria emancipazione economica. I grandi contrasti storici non si risolvono col negarli ideologicamente, sibbene col superarne praticamente i termini: la guerra non si combatte col ruminare delle formule o collopporre ad essa delle sterili negazioni verbali, sibbene colleliminarne le cause generatrici, col ridurne i fattori di forza e di successo.
I neutralisti ad oltranza appaiono oggi i veri amici della guerra. Noi, combattendo a lato dei rivoluzionari di Francia, di Russia, del Belgio e dellInghilterra per la causa della libertà e della civiltà contro quella dellautoritarismo e del militarismo teutonico, per la ragione contro la forza, per la rivoluzione europea contro il sogno folle e delittuoso dinstaurazione di un impero universale visione di medioevo che deve essere ricacciata nel medioevo crediamo di compiere lopera piú utile che si possa oggi a favore della pace europea, per la causa della rivoluzione sociale, per la ricostituzione dellInternazionale operaia sulle nuove basi dellavversione sistematica, perseguita con ogni mezzo, ad ogni guerra che non sia guerra doppressi contro oppressori, di sfruttati contro sfruttatori.LAVORATORI,
Gli avvenimenti incalzano. LItalia, a fianco delle potenze che combattono per la libertà e lindipendenza dei popoli, renderebbe piú sollecito e decisivo lesito della guerra, attenuandone gli immani disastri. La neutralità armata non risparmia le gravi conseguenze che dalla guerra derivano al nostro paese e al tempo stesso non ci immunizza dal pericolo bellico: essa piuttosto dà al governo, con la mobilitazione dellesercito, la possibilità di coglierci alla sprovvista domani con quella qualunque guerra che gli piacerà dichiarare, anche contro le ragioni della civiltà e i nostri stessi interessi, e inoltre il che sarebbe ancor peggio il mezzo di coprirci di vergogna, con un turpe ricatto mettendo a prezzo il nostro non intervento. Limporre oggi la guerra contro il blocco austro-tedesco è il mezzo migliore per impedire che lItalia possa domani subdolamente rimettersi al suo servigio.
Noi rivoluzionari non abbiamo nessun interesse da conservare, non abbiamo alcun motivo per ingannare il popolo. Parlino pure di neutralità i partiti che hanno da conservare onori, stipendi, posizioni politiche, ciechi o interessati assertori di una grande viltà nazionale e di una grande infamia storica, alleati alla politica dinastica e clericale e complici degli scannatori e dei saccheggiatori. Noi rivoluzionari vogliamo che si riprenda la tradizione dei grandi intelletti e dei grandi cuori che seppero le voci dellavvenire umano e previdero il destino dei popoli. Non cooperare alla vittoria del migliore significa recare aiuto al peggiore. I rivoluzionari non debbono aver dubbi di scelta. La nostra causa è quella di Amilcare Cipriani, di Kropotkine, di James Guillaume, di Vaillant, quella della rivoluzione europea contro la barbarie, lautoritarismo, il militarismo, il feudalismo germanico e la perfidia cattolica dellAustria. Ognuno compia fino allultimo e in tutti i modi il suo dovere. Tutte le forze vive del mondo, tutti coloro che augurano allumanità lavoratrice un avvenire migliore e combattono per il trionfo della causa operaia e della rivoluzione sociale, per laffratellamento dei popoli e la fine di tutte le guerre, debbono scendere in campo risolutamente. Noi dobbiamo imporre al governo di cessare di disonorarci o di sparire, e fin dora separare le responsabilità e prepararci allazione.
Milano, 5 ottobre 1914.(NB. Le adesioni si ricevono presso la sede provvisoria del Fascio, in Via Eustachi 50, Milano).