Archivio poesia - poetry

 

 

POESIE
di Giovanni Guarino

Biografia
Diplomato in informatica nel 1986, da oltre 5 anni svolge mansioni di Project Management, in qualità di libero professionista, per aziende nazionali e internazionali. Legge da molti anni libri di narrativa italiana, e di romanzieri americani ed inglesi. Scrive racconti e romanzi dall'età di 21 anni, sinora sempre per il semplice gusto di esprimere e fermare nella carta le proprie emozioni. Negli ultimi tempi ha scoperto la forza della poesia, grazie alla quale ha divorato centinaia di poesie per lo più italiane, dal Pascoli al D'Annunzio, dal Leopardi a Sciascia.
Qui presenta le sue ultime poesie, nelle quali cerca di imprimere una certa musicalità ed una andatura precisa. La senconda è un tentativo di rime alternate intervallate con rime semplici.

 

 

26 Luglio sul GRA

La poesia denuncia la follia del traffico massivo, come appunto quello del Grande Raccordo di Roma in ora di punta, quando fuori impazza la calura. La situazione contingente, quasi spettrale, è spunto di riflessione per immaginare l'enorme coda di auto come una serpe che pretende dagli uomini un pò della loro vita...


La luce abbagliante sui vetri roventi,
l'afa si spande nell'aria tremula.
Il nero catrame si incolla alla gomma,
e danzano ancora i pestiferi fumi.
La serpe, a tratti, si snoda sul nero tappeto,
carica di pensieri e di forti emozioni.
L'ira, la noia, la disperazione,
si incuneano tra menti di poveri umani.
Poveri uomini, che trasformazione
da esseri liberi a rei prigionieri.
Dov'è, dunque, il senso di questo incedere,
dove la loro speme ne trae vigore?
Con un perpetuo avvicendarsi di anime,
la serpe fagocita e vomita vite.
Chi al fin ne esce ne trae giovamento,
ma sa che più in là, le fauci rivede.

Perchè la serpe è un'infausta creazione,
e dall'uomo produce la sua linfa vitale.
Un pezzo di vita è il suo lasciapassare,
e pazzo è colui che crede di non doverla incontrare.

 


L'uomo del tram

La poesia narra di un incontro fuggente con un barbone nel tram, a Milano.Ne descrive lo strano comportamento e pone la riflessione sulla ineluttabilità sociale dell'esistenza dell'uomo emarginato e fuori di senno.

Escon dai buchi della scarpa
le unghia lunghe, le nere dita.
Ispida e incolta, la lunga barba
gli orna il viso cotto dalla vita.
Con la visiera messa di lato
sporco e unto, il cappello nero.
L'unico a vivere il suo mondo matto
l'unico posto dove si sente vero.
Si guarda attorno, lentamente,
dalla vita degli altri assente.
Senza una meta ma un proponimento:
Lasciarsi andare via nel vento.
L'uomo del tram parla a sè e sorride.
Al soliloquio non v'è distrazione.
Si muove sul posto, scherza e ride,
Di aver contegno non ha intenzione.
Si guarda attorno, lentamente,
dalla vita degli altri assente.
Senza una meta ma un proponimento:
Lasciarsi andare via nel vento.
Escon dai buchi della scarpa
le unghia lunghe, le nere dita.
Ispida e incolta, la lunga barba
gli orna il viso cotto dalla vita.
L'uomo del tram eppur serve alla gente
Alla società dal quale è fuggito
Senza di lui, fuori di mente,
Un altro uomo sarebbe impazzito.

 


 
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