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Un'intervista
a
Franco Blezza





Traccia per l’intervista con il Presidente del Corso di Laurea in Sociologia
dell’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Chieti,
Prof. Franco Blezza

E’ con noi il prof. Franco Blezza, Ordinario di Pedagogia (Sociale ed Interculturale) presso la Facoltà di Scienze Sociali (dell’Università “D’Annunzio” di Chieti), e Presidente del Corso di Laurea in Sociologia.
Professore, si tratta di un Corso di Laurea di fondazione recente.

E’ di fondazione recente presso questa sede, essendo stato avviato nel novembre del 2001; ma è un corso “giovane” in tutta Italia, essendo stato fondato a Trento negli anni ’60, come probabilmente è noto. Rispetto ad altre sedi, abbiamo il vantaggio di essere nati con la riforma dei titoli accademici e quindi con la Laurea Triennale, e di non aver quei problemi di raccordo con i passati ordinamenti che altrove hanno complicato di molto la vita e l’opera di studenti e docenti.

Un Corso di Laurea giovane, entro una Facoltà anch’essa giovane…

Abbiamo fondato questa Facoltà di Scienze Sociali nello stesso anno accademico 2001/2002: ufficialmente, essa decorre dal 6 febbraio del 2002. Per ora, l’offerta didattica è costituita da questo corso di laurea in Sociologia, e dal corso di laurea in Servizio Sociale, che costituisce l’approdo del lungo itinerario nei decenni della formazione iniziale degli Assistenti Sociali. I due corsi sono tra loro complementari, e per entrambi prevediamo la fondazione di specifiche Lauree Specialistiche, non appena ve ne saranno le condizioni, e comunque a tempi non lunghi.
Del resto, la Sociologia è essa stessa una scienza la cui fondazione è recente, risalente alla metà dell’Ottocento. Il contesto è quello che ha fatto seguito alla crisi dello Stato Assoluto, alle Rivoluzioni Borghesi, alla Rivoluzione Industriale: un contesto informato all’idea di Stato Nazionale, le cui relazioni umane si centrano sulla famiglia nucleare e sui relativi ruoli di genere, e su una produzione dapprima capitalistica industriale cui poi si è avvicendato il Terziario.

La Sociologia è nata e si è sviluppata, quindi, entro un contesto culturale che è andato in crisi proprio in questi ultimi decenni. Come spiegare che i corsi di laurea in Sociologia siano nati proprio in queste contingenze, e quali prospettive lascia intravedere lo studio di queste materie oggi?

I Corsi di Laurea in Sociologia hanno tardato a nascere in Italia, rispetto ad altri paesi occidentali, a causa della prolungata prevalenza egemonica delle filosofie Neo-idealiste, sia nelle versioni che rimandano a Benedetto Croce che in quelle che rimandano a Giovanni Gentile. L’ostacolo ad uno studio scientifico in senso pieno e rigoroso della realtà umana, sociale, culturale, si è sentito anche in altri settori, come ad esempio quello psicologico, oppure quello di mia specifica competenze, cioè quello pedagogico, che pure poteva e può contare su 2 500 anni di storia: una storia antica come quella della nostra civiltà, e come culture cui corrispondono professioni molto più forti e da tempo riconosciute ed ordinate come quelle medico-chirurgiche o quelle giuridiche.
Quel contesto culturale borghese, in cui anche la Sociologia è nata e si è sviluppata, è andato in crisi a partire dagli anni ’50-’60. Con i problemi che quella crisi comporta, e che derivano dalla transizione epocale che ne sta conseguendo, emerge la necessità di cultura scientifica in quei settori umani, e dell’aiuto e dell’apporto di professionisti specificamente formati: è così nel campo pedagogico come in quello psicologico, nel campo del servizio sociale come in quello sociologico, appunto.

Le cifre sembrano dar ragione a questa scelta. In che modo il Corso di Laurea in Sociologia da Lei preceduto si pone come una possibile risposta a queste esigenze della società e del mondo del lavoro?

Gli studenti hanno immediatamente dato una risposta positiva a a queste nostre proposte:

A.A. 2001/2002
121 matricole;
50 passaggi, abbreviazioni e trasferimenti;

A.A. 2002/2003
151 matricole;
54 passaggi,abbreviazioni e trasferimenti;
121 iscrizioni agli anni successivi.

Siamo, quindi, appena nati, abbiamo ancora strutture e risorse deboli, ma annoveriamo già circa 400 studenti, e il Trend è positivo. Alle carenze materiali, che vi sono e sono ragguardevoli, suppliamo con grande entusiasmo, spirito di servizio, buona volontà e quant’altro,.
Ma tutto ciò non basterebbe, se non vi fosse alla base la convinzione che stiamo lavorando per rispondere a quella che è un’esigenza crescente ed evidente della società e del mondo del lavoro.
Per comprendere come ci collochiamo, è utile un parallelo con l’altro Corso di Laurea della Facoltà.

Lei si riferisce al Corso di Laurea in Servizio Sociale, che costituisce la formazione iniziale per gli Assistenti Sociali. Ma al corso di laurea in Sociologia non corrisponde una professione altrettanto strutturata.

No, in effetti: la professione di Sociologo, come del resto la mia personale cioè quella di Pedagogista, è tra quelle professioni che attendono un riconoscimento giuridico: per questo, sono all’attenzione del legislatore diverse opzioni.
D’altra parte, questo che può apparire un elemento di debolezza, cioè la mancanza di una professionalità forte ed ordinata di riferimento, diventa un elemento di forza se si considera che ci consente una maggiore elasticità negli ordinamenti didattici e nei piani di studio, ai fini di fornire allo studente una cultura ad ampio spettro, che lo provveda degli strumenti concettuali ed operativi e di una base polivalente di cultura in scienze umane e sociali per poter affrontare in condizioni migliori un mondo del lavoro che è in continuo mutamento, e che richiede flessibilità innanzitutto nel modo di porsi dei lavoratori intellettuali dei livelli più elevati.

Non è quindi un caso che a presiedere questo Corso di Laurea vi sia un Pedagogista.

No, non è certo un caso: come non è un caso che tra i sette fondatori della Facoltà vi fossero anche uno Storico della Scienza, un’Antropologa, uno Storico della Filosofia.

Prof. E. Sciarra - Metodologia delle Scienze Sociali
Prof. F. Blezza - Pedagogia Sociale e Interculturale
Prof. M. Fornaro - Storia del pensiero scientifico
Prof. C. Tuozzolo - Storia della Filosofia
Prof. C. Gatto Trocchi - Antropologia culturale
Dott. G. Perrucci - Antropologia culturale
Dott.ssa E. Spedicato - Sociologia Generale

Studiosi di altri settori vicini si vanno aggiungendo progressivamente.
La cultura che offriamo è ampia e diversificata entro lo studio scientifico della società, della cultura, dell’uomo: i nostri studenti lo sanno e comprendono appieno la validità e l’importanza di tale scelta.
Del resto, questa base culturale salda ed ampia è integrata da corsi specifici relativi a settori professionali, affidati a contrattisti esterni che rendono più organico e sempre aggiornato il rapporto con la realtà del mondo del lavoro; ed ancora, il curriculum è completato da corsi di lingue straniere europee, di informatica, da una ricca offerta di attività seminariali, e da un congruo tirocinio.

Questo ci porta dentro lo specifico dell’ordinamento didattico del corso di laurea in Sociologia. Vogliamo darne i tratti essenziali?

La riforma degli ordinamenti didattici universitari prevede una struttura dei corsi regolata sulla misura dei Crediti Formativi: ogni credito corrisponde a 25 ore di lavoro da parte dello studente, come indicazione di massima, e ogni anno accademico richiede 60 Crediti Formativi Universitari complessivi.
Per questo adempimento proponiamo un corso articolato, innanzitutto, in 9 esami da 8 Crediti, cioè quelli con il programma più cospicuo ed impegnativo. Di questi, solo tre sono sociologici (Sociologia generale, Sociologia della Comunicazione, Sociologia dell’Organizzazione) e due sono metodologici (Metodologia delle Scienze Sociali, Metodologica e tecnica della Ricerca Sociale), ma vi sono anche Relazioni Industriali e risorse umane, Teoria e Tecniche della comunicazione di massa, Storia delle Scienze Psicologiche e Pedagogia Sociale e Interculturale. Altri 15 esami hanno una peso specifico che va dai due ai sei crediti, ed inoltre vi sono previste le attività integrative di lingue, informatica, tirocinio, seminari e a scelta dello studente.
Per il prossimo anno accademico, stiamo elaborando con una commissione ristretta una scansione degli esami che sia equilibrata nei sei semestri di corso e che, pur non costituendo un obbligo per lo studente, gli consenta di poter contare su una ragionevole allocazione delle sue risorse nel tempo. Cerchiamo anche di evitare quella eccessiva suddivisione degli insegnamenti che, pur consentita e in qualche modo incoraggiata dall’attuale normativa, ha finito per rendere problematico il tenere ritmi ragionevoli agli studenti di altri corsi di laurea.
E comunque, abbiamo messo a frutto e metteremo ancora a frutto nella misura massima possibile quella elasticità del curriculum che ci è consentita dalla non rigida corrispondenza ad una professionalità preesistente cui abbiamo accennato, e che per noi e per in nostri studenti sta rivelando tutto il suo carattere di risorsa. Il curriculum di studi di Sociologia non può e non deve essere rigidamente predeterminato, ed è semmai il risultato della convergenza dei problemi del momento storico con il massimo possibile di rigore e di cultura.

Gli studenti di Sociologia: quali caratteristiche potrebbe indicare come quelle che consentono di individuare il possibile studente di Sociologia? Lei può parlare anche da Pedagogista, oltreché da Presidente di questo corso di laurea.

Posso e debbo rispondere innanzitutto come Pedagogista, e come un Pedagogista che in questo Corso di Laurea e in questa Facoltà si è impegnato convintamene fin dal principio.
Quando parliamo di persona umana, intendiamo parlare di soggetto di storia, di cultura, di società, di politica e di tutte le relazionalità connesse, oltre che come portatore di valori intrinseci; e parliamo dell’uomo con la sua cultura come di una risorsa.
Io direi che lo studente di Sociologia è innanzitutto una persona consapevole di essere tale, e che dimostra spiccato interesse per i fenomeni sociali, culturali, politici, unito al desiderio di un approccio ad essi che sia rigoroso, razionale, coerente, fondato su un organico controllo dei fatti d’esperienza, e che sia disposto a rivedere le proprie convinzioni sulla società e la cultura tutte le volte che o lo studio razionale o il dato esperienziale gliene suggeriscano l’opportunità. Penso ad un approccio anti-dogmatico, anti-ideologico, che è tipico di ogni scientificità: ce n’è sempre stato bisogno, e ovunque; me ce n’è bisogno soprattutto oggi, e nell’approccio alla realtà sociale.
Che si interessi dei problemi della famiglia o di quelli del mondo delle associazioni, del volontariato o della cultura, della politica in senso lato, o dell’economia, del traffico o delle dinamiche sociali, comunque questo approccio comune è necessario, ed esige di essere sviluppato in un corso di laurea e anche più avanti, come abbiamo in progetto di fare con le lauree specialistiche biennali che si innesteranno sulle triennali esistenti.
Insomma: il giovane si accontenta di risposte sbrigative e semplici quanto ingannevoli, di frasi fatte, di slogan vuoti e rassicuranti, di frasi fatte, luoghi comuni e approssimazioni mai controllate? E’ convinto di poter dare risposte fuori della storia ai problemi sociali? Probabilmente non sarà un buono studente di Sociologia.
Desidera, invece, approfondire questi problemi in modo rigoroso, ragionando sulle ipotesi e le teorie che pluralisticamente gli vengono offerte, desiderando appurarne potenzialità e limiti, controllarne la coerenza interna ed esterna?
Considera ogni contraddizione che incontra ed incontrerà come una risorsa, come un motore per approfondire la conoscenza e la ricerca?
Non ha quindi paura di una ricerca senza fine, in processualità interminata, sapendo che solo attraverso un processo di questo genere sui può non solo evolvere la conoscenza della realtà sociale, ma potenziare le capacità di intervenire per la società e sulla società?
Ha un approccio analogo anche verso il mondo del lavoro, ed in particolare verso il suo futuro lavorativo?
Allora, può darsi che sia un buono studente di Sociologia. Possiamo suggerirgli di prendere in esame positivamente questa ipotesi.

E su quali obiettivi formativi regolate la vostra azione? Giovani laureati con quali caratteristiche intendete presentare al mondo del lavoro?

Innanzitutto, vorremmo presentare al mondo del lavoro dei giovani con una salda base di cultura generale nel campo delle scienze umane e sociali, ed in grado di approfondire gli studi nei numerosi settori che sono pertinenti a questa ampia e comprensiva dizione, grazie anche una salda consapevolezza metodologica. Pensiamo a giovani che siano in grado di inquadrare questo loro sapere, sempre aperto e in continuo divenire, entro determinati contesti lavorativi, sapendo anche relazionarsi in questi contesti e tra questi contesti e il mondo esterno, e lavorare in gruppo. Emergono chiare le destinazioni a professioni di servizio, sia pubblico che privato, di gestione delle risorse umane e culturali, della cultura e del turismo; ma si tratta solo di un’esemplificazione.
In un mondo del lavoro che è in continuo divenire, intendiamo formare professionisti che sappiano essere attori e gestori di questo divenire. E riteniamo di avere gli strumenti culturali e concettuali per perseguire efficacemente questo obiettivo di fondo.


 
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