Resoconto stenografico
del rapporto tenuto
da Giuseppe Landi
ai dirigenti della
Unione provinciale dei lavoratori dell'industria
di Milano
10 aprile 1943

 

 

Da un certo numero di giorni io sto incassando una notevole quantità di rimproveri fatti non certo e non credo alla persona, quanto alla funzione, alla rappresentanza del settore operaio; rimproveri di notevole importanza che vengono da quelle che sono le piú alte gerarchie del regime, rimproveri anche giusti, lagnanze, amarezze e constatazioni. Però non è mia abitudine fare il passamano in simili circostanze e quindi io non le scarico su di voi, dicendo che siccome io ho accumulato per parecchio tempo una notevole quantità di frasi e di espressioni non piacevoli, non per questo io le faccio ricadere su di voi; anzi faccio proprio il contrario perché ho la coscienza tranquillissima che l'organizzazione sindacale malgrado tutto quello che si possa dire contro di essa, è ancora un qualche cosa di veramente vitale e di veramente importante nella vita della Nazione, nel sistema del Regime Fascista. Proprio per questo ripeto con tutta tranquillità il mio elogio toto corde a quello che ha detto il camerata Malusardi.
Io ho seguito fin dai primissimi momenti l'andamento di questa situazione; prima dagli stabilimenti di Torino che ha assunto un aspetto veramente vivace e soprattutto politico e piú cattivo sotto certi aspetti di quella che non sia stata la situazione di Milano, anche perché qui tutto ha un carattere di transitorietà e di temporaneità che invece a Torino non sembrava dovesse avere in un primo momento.
Ho seguito, dicevo, quelle manifestazioni di Torino e qualche altra che era legata a quelle di Torino, cioè Asti, Cuneo, Vercelli. Poi siamo arrivati come conseguenza inevitabile a Milano.
Quando sono stato interpellato circa il mio pensiero intorno alla situazione di Milano, ho risposto che non vi vedevo nulla di particolarmente grave; ritenevo che fosse la conseguenza diretta di Torino in quanto qui alcuni industriali, ad esempio il senatore Agnelli, che è spaventato, preoccupato di farsi una popolarità nella speranza di non so quale eventuale salvezza, ha concesso qualche cosa senza interpellare nessuno e di propria iniziativa contro le direttive di tutti.
Ora quando si comincia a pensare che muovendosi si ottiene, allora la cosa si diffonde.
Ora non vi è dubbio che poco si è fatto e la gente comincia a pensare che è bene muoversi, e allora finiremo per avere lo sciopero generale. Tuttavia io avevo la sensazione che la massa milanese è anche politicamente migliore di quella di Torino.
Questa è un'opinione che ho espressa ed ero sicuro che Milano avrebbe funzionato, anche perché ho capito che nei contatti e nei rapporti, Milano reagiva subito con maggiore vivacità.
Pertanto io non ero venuto a Milano perché ero tranquillo. Poi naturalmente la venuta di Cianetti - episodio meno simpatico di tutta questa vicenda che ha avuto un carattere politico - mi hanno deciso a venire. Comunque confermo che come Confederazione non faccio altro che sottolineare con assoluta tranquillità d'animo e piena convinzione, l'elogio che vi ha fatto il camerata Malusardi. Faccio l'elogio a voi, che non avete manifestato nessun sfasamento, niente di tutto quello che ci viene imputato in un articolo di un giornale che va per la maggiore. Nel giornale si è detto proprio il contrario di quello che vi sto dicendo io; ma vi posso dire che io riferirò superiormente che la Confederazione, che deve effettivamente avere la sua parte di responsabilità in questa vicenda veramente non lieta della nostra vita sindacale, assume con tutta tranquillità d'animo perché ha la coscienza a posto [sic].
Se la Confederazione sente le inevitabili conseguenze di questo fatto, la Unione di Milano ne può essere esente totalmente perché ha compiuto tutto quello che si poteva compiere.
Io superiormente illustrerò la vostra azione fisica, materiale e personale, l'azione di tutti coloro che sono andati negli stabilimenti a parlare agli operai che in questo momento non è una cosa facile e piacevole. Tutti parlano volentieri alle masse dal palcoscenico con bandiere e festoni; ma quando si deve affrontare la massa che comincia a sbraitare non tutti sono capaci a far questo.
Per noi questa invece è la nostra funzione naturale, è un atto di coscienza che dobbiamo compiere anche in questo momento, perché diversamente dopo sarebbe un po' difficile per noi presentarci alle masse dei nostri rappresentati.
Quindi io confermo questo elogio e vi invito a fare come avete fatto fino ad oggi, cioè a considerare questa vostra posizione come una posizione avanzata di combattimento e di battaglia, la quale vi impegna sul piano politico. A Torino c'era certamente la natura politica, perché là sussiste qualche cellula comunista, c'è perfino un giornale comunista che si stampa alla macchia, è un qualche cosa di antifascista che certo vivrà col danaro inglese o russo o ebraico delle banche non si sa bene se di Londra o di Mosca. Questa propaganda fa leva su elementi che sono facili a ricercarsi: la tessera che non è sufficiente, che esiste la borsa nera, che i prezzi sono elevatissimi, che esiste il blocco dei salari e cosí via, che le mense ancora non funzionano, che le scarpe non si trovano, le gomme non ci sono e si capisce che piano piano si ha una tale elencazione di fatti per cui facendo anche a turno leva su ciascuno di questi è logico che il prossimo può essere tratto in inganno. Il fatto politico sta in questo: non è che la massa sia politicamente avversa al Regime; è che con l'andare avanti della guerra e col manifestarsi di determinate circostanze (per esempio gli sfollamenti che sono l'ira di Dio dal punto di vista della loro attuazione perché hanno pertanto due fatti: anzitutto spostamento di gente che stava molto bene, che faceva una vita lussuosa di fronte alla povera gente che lavora) [sic]. Quindi la gente che prima non sapeva nulla ora sa che per esempio a Biella ci sono dei personaggi che spendono dalle 3 alle 4 lire al giorno e si procurano il grissino col burro.
D'altra parte questo andare e venire della gente sui treni che non è in condizioni d'animo piú indicate per poter valutare i fatti che si svolgono e ha la tendenza al disfattismo, specie se si osserva la classe dirigente e ben pensante intellettuale che anzi ha il dovere di essere piú a posto, che è piú disfattista degli altri.
Questi elementi portano ad una situazione di disagio. Ci si può domandare: nel primo inverno di guerra e nel secondo inverno non c'è stato nessun inconveniente, come mai ad un certo momento la massa si è mossa? perché nel frattempo c'è stata questa faccenda dello sfollamento?
Ora io vi ripeto quello che vi dissi già una volta: state attenti ai treni; la massa non può essere considerata cattiva, è cattivo chi sta bene perché si accorge che c'è qualche cosa che peggiora la sua situazione. Chi soffre è sempre buono. Il soldato infatti è buono perché arrischia la morte e sta in mezzo al disagio e al sacrificio. Piú indietro si va dal fronte e piú lazzaroni si diventa. Chi si è mosso in questa occasione? a Torino, dove c'è una media di salario di 80 lire al giorno; non si sono mica ribellati a Palermo dove avevano 12 lire al giorno e dove comunque bisognerà provvedere perché là cascano delle briscole che non si scherza.
Quindi noi dobbiamo analizzare questa situazione e tenere gli occhi bene aperti e reagire efficacemente, anzi possibilmente prevenire, perché naturalmente è meglio prevenire che reprimere, anche perché prevenire vuol dire metterci in condizioni che il fatto non si verifichi, perché tutto quello che si verifica è a danno nostro. Pensate che questi anni di disciplina della massa operaia corrono il rischio di essere sciupati da questi episodi. Perdere una primogenitura rivoluzionaria per una sciocchezza è di una stupidità assoluta.
Noi che crediamo nell'avvenire della rivoluzione e del sistema, dobbiamo serrare i ranghi, tener duro a tutti i costi non fosse altro che per questo, perché non vogliamo che si possa pensare da chi deve orientare la rivoluzione dopo i suoi inevitabili sviluppi sociali che la massa lavorativa italiana non è matura per realizzare invece quel che deve realizzare.
Quindi bisogna che voi vi compenetriate in questa situazione. Voi avete già dimostrato una sensibilità, uno stato d'animo veramente passionale. Ora non bisogna aspettare che arrivi il fatto, bisogna prevederlo, stare con gli occhi aperti e gli orecchi assolutamente spalancati.
C'è un motivo politico che può darsi sia anche a Milano intorno alla riunione dell'altra sera; sono già apparsi stampati i manifestini. Vuol dire che c'è un'organizzazione che non è puramente economica, vuol dire che c'è stato qualcuno che è uscito dalla riunione e ha stampato i manifestini. C'è un qualche cosa di politico che dovremo seguire con la massima attenzione tanto piú che noi siamo fascisti anzitutto e poi sindacalisti. Ma dopo questa premessa di carattere politico, dobbiamo fare tutti gli sforzi in modo assoluto per eliminare le tante pene antifasciste e quindi quei tali motivi di disagio sui quali fa leva la propaganda politica, perché se la situazione almeno a Milano fosse soltanto determinata da questioni salariali, se il funzionamento delle mense fosse migliore, se tanti disagi non ci fossero, naturalmente la superficie di frizione sarebbe ridotta, anzi scomparirebbe.
Naturalmente per far questo noi abbiamo bisogno di due cose: 1) perfezionare la nostra attrezzatura sindacale; 2) avere la possibilità di realizzare sul piano della tutela del lavoro, sia nel settore alimentare che in quello salariale la migliore soluzione.
Organizzazione - L'organizzazione per me ha una grande importanza perché talvolta la presenza fisica di una persona in un determinato momento in alcune località, può evitare che si verifichino dei fatti. L'assenza di questa persona può essere pericolosa. A questo riguardo bisognerà insistere con l'autorità politiche perché qualunque cosa accada la organizzazione sindacale sia mandata sola a trattare e ad aggiustare le cose. Voci: bene bene.
Vuol dire che l'organizzazione sindacale farà leva sui fascisti, ma deve essere sola nel senso che non deve essere accompagnata dalla polizia, perché è logico che non faccia bella impressione al lavoratore vedere noi che tuteliamo avere alle spalle i carabinieri.
Io ho fatto un esposto al camerata Cianetti e insisterò per ottenere che la fase della persuasione sia lasciata all'organizzazione sindacale. Intervenite soltanto quando noi non possiamo fare niente; soltanto allora intervenite con la forza pubblica. E non bisogna che il singolo industriale spaventato, precorra gli avvenimenti e pregiudichi la inopportunità di chiamare la forza pubblica, portando a valutare le cose su un piano diverso da quello che esse possono assumere. Perché per questi fatti avviene che l'industriale, il quale spesso ha la coscienza sporca si preoccupi eccessivamente e si precipiti; allora è finito tutto e noi non ci possiamo piú andare, dacché è logico che noi non possiamo far nulla. Agli operai possiamo dire: voi non dovete ascoltare la voce di quelle persone; se loro continuano possono appunto avere dei guai. Però bisogna evitare che avvengano, altrimenti se non si fa cosí gli operai domanderanno: ma chi è venuto a parlarci, il questore o l'organizzatore sindacale? Fare appello ai fascisti è ovvio e lapalissiano. Quando io ho visto in qualche posto i fascisti che si agitavano piú degli altri mi sono chiesto: e che cosa è successo? Ebbene, noi dobbiamo metterli in mora sul piano politico e diciamo: signori miei, voi dovete stare in linea, perché attenzione che le cose per voi che siete fascisti sono diverse a questi [sic] quando li prendete per lo stomaco sono sensibili ed è logico che di fronte alle responsabilità politiche tutti quanti pensano che non è il caso di fare una brutta figura.
Dunque qui bisogna fare effettivamente agire sul piano politico, prendere i nomi di quelli che si agitano, tutti devono coadiuvare, tutti i fascisti, si devono individuare i caporioni. Questo per me è un metodo che si deve seguire e bisogna che l'autorità ci consenta che si segua. Però per tutto questo è bene attrezzare l'organizzazione; io ne ho parlato col camerata Malusardi e ne ho parlato a Cianetti. La nostra struttura ha un'organizzazione in tutta Italia che guarda piú al fatto amministrativo della divisione delle provincie, che all'effettivo bisogno di ciascuna provincia.
Noi, per esempio, abbiamo un'unione a Matera e non abbiamo fatto delle distinzioni concrete su quello che è il sistema di organizzazione capillare nei grandi centri industriali. Invece io penso che le grandi Unioni dovrebbero avere la loro attrezzatura specifica che risponda al centro industriale; ci sono delle nostre delegazioni di zona che sono anche numericamente molto piú importanti di alcune Unioni.
Quindi dobbiamo attrezzarci nel modo migliore. Perché? perché la nostra funzione di contatto con le categorie operaie, con le persone fisiche degli operai, dovrebbe svolgersi attraverso questi tre elementi: il fiduciario aziendale, il corrispondente di azienda e l'organizzatore sindacale insieme con l'assistente sociale, salvo poi i capigruppo, i quali si muovono e si spostano. Ma noi abbiamo bisogno della loro presenza fisica. I nostri delegati di zona debbono avere il dono dell'ubiquità per accontentare tutti. Ora il fiduciario e il corrispondente devono avere la loro posizione giuridica ben definita e ben diversa; non è possibile che il fiduciario aziendale, il quale deve svolgere un'opera cosí importante fra gli operai non possa mai abbandonare il lavoro. Allora che ci sta a fare? Durante le ore di lavoro non può parlare con nessuno, durante la mensa la gente mangia e non pensa a lui, quando è finito il lavoro la gente va via; ora quando è che questo fiduciario può fare qualche cosa sul piano dell'organizzazione? Ora il delegato di zona deve essere attrezzato per andare a sua volta negli stabilimenti, bisogna che i nostri organizzatori vadano negli stabilimenti se vogliono aver presa in profondità, occorre che vadano come e dove vogliono.
Io questo lo dirò in modo forte: se si pretende da noi di avere in mano la massa bisogna che ci lascino avvicinare la massa, salvo poi ad avvicinare questa massa in sede sindacale. Questi sono gli aspetti dello stesso problema: un aspetto di presa di contatto che non può essere fatta sul luogo di lavoro; c'è un secondo aspetto di incapsulamento che è fatto nella sede nostra perché lí possiamo dire tutto. A mio avviso bisogna stabilire uno stretto collegamento con le aziende e la nostra organizzazione perché, diversamente, non sappiamo mai quello che avviene nei nostri stabilimenti. Ci sono delegati di zona che conoscono anche personalmente i nostri operai; però questo non si può pretendere da per tutto. Quindi, occorre potenziare le delegazioni di zona in modo che possano funzionare a questi fini e i gruppi perché possano muoversi sul piano delle categorie. A questo riguardo io smobiliterò le Unioni di poca importanza. Ogni delegazione deve avere l'assistente sociale. Non può una assistente sociale fare tante delegazioni insieme. Queste assistenti sociali servono molto. L'operaio ha confidenza con loro; non si deve ammettere che l'operaio vada e non trovi l'assistente sociale.
Quindi bisogna che ci sia un organico delle assistenti sociali che noi dobbiamo tirar fuori in modo da avere una rete assolutamente attrezzata per poter accogliere le masse sul piano numerico. Su ciò posso assicurare che mi muoverò. Il camerata Malusardi farà delle proposte concrete.
Io smobiliterò un certo numero di provincie che non hanno importanza; per es. Ancona, Venezia dove si ha una attrezzatura sproporzionata alle necessità. Per es. a Catania c'è una grande abbondanza di organizzatori sindacali. Quando si parla di stato d'animo, quando nel piano industriale si va sullo stato d'animo, lí gli stati d'animo si manifestano nella concentrazione industriale.
Quindi io, da parte mia, preparerò gli uomini da mettere a disposizione. Il camerata Malusardi ci farà un organico aderente alle necessità, sia in ordine agli organizzatori, sia in ordine alle assistenti sociali.
I fiduciari debbono essere selezionati. Abbiamo avuto la prova, in questi giorni, che qualcuno non ha funzionato; bisogna eliminarlo o sostituirlo e prendere uomini che veramente godano fiducia.
Bisogna cogliere questa occasione per ricoprire tutte le cariche sindacali. Non ci preoccupiamo se il Ministero delle Corporazioni ha dato o non ha dato il nulla osta; noi dobbiamo avere il quadro completo.
A questo riguardo ho detto a Malusardi: i fiduciari migliori, quelli che hanno dato la migliore opera veramente appassionata avranno da noi una gratificazione o un riconoscimento tangibile di quella che è la nostra riconoscenza. D'altra parte noi dovremmo risolvere il problema dello stato giuridico appunto per migliorare le condizioni sul piano della tutela.
In questi giorni abbiamo visto che alcuni fiduciari non erano ben visti nelle aziende; questo vuol dire che c'è bisogno di assistere questa gente.
Perché il fiduciario dice: "io di che morte devo morire?" Chi debbo servire? "L'organizzazione sindacale o il datore di lavoro?"
Io dicevo al camerata Balella in presenza dell'Ecc. Cianetti: in Germania, dove non c'è nessuna organizzazione sindacale, noi abbiamo dei fiduciari sindacali che abbiamo preteso siano dipendenti dalle aziende, siano pagati dalle aziende perché sono lavoratori dei quali però risponde l'organizzazione sindacale. Essi non fanno niente. Naturalmente in Germania, siccome ad un certo momento ci si scontrava fortemente nelle aziende, li abbiamo fatti pagare dalla daf la quale paga a noi che figuriamo invece di pagare.
In Italia, peraltro, bisogna trovare un sistema, perché se non troviamo un sistema di penetrazione capillare nelle aziende è un po' difficile che l'organizzazione nostra si possa sviluppare sul piano della presa delle masse. Comunque, nel frattempo, bisogna cercare di premiare i migliori, scegliere i buoni e i piú capaci, soprattutto quelli che hanno dimostrato di non aver fatto niente di male.
Poi c'è la parte che si riferisce alla nostra possibilità. Cosa possiamo fare noi per ridurre queste zone di frizione che esistono? Qui c'è il problema alimentare con tutti gli annessi e connessi. Naturalmente qui le questioni sono molto grosse perché effettivamente abbiamo dei poteri relativi e non dei poteri assoluti, anzi, qualche volta ci dicono: voi siete brava gente, cosa potete fare voi, cosa volete fare? Naturalmente noi dobbiamo togliere questa credenza perché se si dovesse diffondere allora saremmo dei burattini. Dobbiamo darci da fare in modo assoluto per poter dimostrare che possiamo effettivamente intervenire.
Intanto c'è una serie di inconvenienti che naturalmente hanno ripercussioni sullo stato d'animo della gente, di svariatissima natura: podestà che è inviso a tutti perché è un affarista o un industriale o un accaparratore; un segretario del Fascio che è qualcosa di peggio.
Quindi uomini, sugli uomini dobbiamo dire la nostra opinione e eventualmente segnalarli alla provincia; se poi la provincia non provvede, segnalarli superiormente perché talvolta basta un uomo che sia mal visto per creare una situazione di disagio. Oggi non ci sono le elezioni, allora la critica bisogna farla noi, critica sui fatti.
È vero o non è vero che il podestà ammazza i maiali? Questi interrogativi bisogna porli noi perché altrimenti li pongono gli operai e li pongono a noi in quanto l'operaio non può distinguere molto. Vede il Regime dinanzi e per lui il Regime siamo noi, cioè, quando la Cassa Mutua non funziona, quando la previdenza sociale non funziona, quando l'infail non funziona, siamo noi che abbiamo la responsabilità.
L'altro punto è il problema alimentare. Voi avete visto anche sul giornale di tre giorni or sono e di stamani che è avvenuto qualcosa che ci può interessare sul piano dei prezzi e sul piano della borsa nera.
Io ho assistito alla prima seduta del comitato dei prezzi e posso assicurare che i provvedimenti sono stati drastici e se si applicano credo che finalmente le cose marceranno perché finalmente si è constatato che quello che dicevamo noi da molto tempo è esatto: che i prezzi ufficiali sono sulla carta, poi ci sono i prezzi tollerati che i prefetti continuano a lasciar stare perché si preoccupano che diversamente la merce vada in altre provincie, e poi c'è la borsa nera, nerissima. Abbiamo visto come giuoca questa borsa nera coi prezzi dei generi tesserati, contingentati e non contingentati. Gli sfasamenti sono fortissimi. Li ha constatati il sottosegretario all'agricoltura il quale aveva dei dati aggiornatissimi. Noi abbiamo presentati i dati molte volte ma siamo stati considerati uomini di parte. Quando finalmente A Ministero dell'Agricoltura ha fatto l'accertamento completo e ha constatato con fotografie come stavano le cose, allora si è detto finalmente: facciamo sul serio. Per es. il problema del vino. Io ricordo di averlo prospettato in una riunione del comitato dei prezzi. Dissi come sarebbe andata a finire. 21 lire a grado fa ridere, oggi costa 50 lire al grado e domani costerà 100.
Quindi, praticamente, questo problema è documentato. Si tornerà indubbiamente sui prezzi. Bisognerà disciplinare comunque questa materia. Ammesso che non possono andare indietro si dirà: questo è il prezzo ufficiale; allora vediamo cosa succederà dei salari; si dovrà vedere cosa si dovrà fare quando si dice di far applicare i prezzi legali o tollerarli; se sono tollerati quelli, diventano legali gli altri. Questo problema porterà intevitabilmente ad un riesame dei prezzi perché si dirà: o si ritorna sul minimo o si dichiara che il minimo legale è questo. Allora bisognerà dire che cosa succede dei salari i quali erano bloccati a quel minimo dei prezzi.
Ora, questo problema si dovrà evolvere e io credo che nel prossimo comitato avrà la sua conclusione.
Intanto abbiamo alcune cose sulle quali possiamo batterci. La qualifica di comune rurale o industriale che porta ad una diversa distribuzione dei generi.
La ruralità non è in rapporto al territorio ma in rapporto alle persone che vivono nel territorio. È rurale chi fa il contadino e non l'operaio. L'altro punto è quello del problema dei supplementi. Ora specialmente che si è ridotto di 50 grammi il pane, dobbiamo fare in modo che quelli che fanno lavori veramente esaurienti siano in condizioni fisiche tali da far fronte alle necessità. Allora bisogna insistere per i pesanti, pesantissimi e soprattutto per le donne.
Il problema è stato impostato e io spero che ci diano 230 o 240 mila razioni supplementari che si devono mettere a posto. Cosí, per es. per i siderurgici, poi quei lavori pesanti che non sono ancora considerati tali per gli uomini. Non si può ammettere che ci sia uno stabilimento dove sono considerati pesanti alcuni lavori e altri stabilimenti dove gli stessi lavori non sono considerati pesanti.
Se una donna facesse un lavoro da uomo le darebbero il supplemento pesante però, siccome è donna, non glielo danno. Caso mai si dovrebbe fare il contrario. Tutto questo è poco intelligente e noi dobbiamo identificarlo e portarlo fino alle conseguenze estreme.
Le mense devono essere fatte alla svelta. Se ci sono delle lungaggini di autorizzazioni etc., avvertitemi: le facciamo fare telefonicamente da Roma. Insomma, questo milione e 500 mila razioni che attualmente è un milione e 100 mila deve arrivare a quello che è nel programma alimentare, sta a noi a muoverci. Per le mense, quindi, occorre darsi da fare; chi non ha le caldaie se le procuri, adotti mezzi di fortuna.

kellermann
Noi trattiamo la questione delle mense come una questione sindacale nel senso che ci impegnamo con gli industriali di far fare la mensa. Poi, però, manca l'assegnazione.
presidente L'autorizzazione di Roma è imperniata su queste tre fasi: Confindustria, Ministero dell'Agricoltura e Ministero delle Corporazioni. Se abbiamo la distinta delle mense per le quali è stata chiesta l'autorizzazione, contemporaneamente alla partenza della domanda noi otteniamo subito l'autorizzazione. Diversamente passano dei mesi perché, da un tavolo all'altro le cose ci mettono 20 giorni.
ramaccini Le maggiori difficoltà si trovano nell'ottenere le caldaie e i materiali.
presidente Anche qui il meglio è nemico del bene. Oggi, quello che importa è che l'operaio mangi. Per la strada poi si perfezionerà l'attrezzatura. Manca il locale? Ebbene, fate un capannone.
È necessario che la mensa funzioni subito perché sono tutte razioni che noi perdiamo sul piano dell'assegnazione nazionale perché sono razioni che non vanno a destinazione.
zangora
È difficile anche trovare le cucine. Bisognerebbe segnalare alla Confederazione tutte quelle esistenti, tra le mense, che, indipendentemente dai locali e dalle stoviglie, vogliono le cucine e non le trovano.
schiboni
Il Fabbriguerra alcune volte fissa il prezzo delle mense. Questo succede alla olap.
presidente Poi c'è il problema salariale. Voi avrete letto un articolo sul "Regime fascista" dove si dice che due mesi fa il Duce ha dato ordine che si provvedesse per quanto ha riferimento alla situazione salariale di alcune categorie e che i ritardi burocratici ancora non hanno realizzato questo e che le cose sono in forse.
Veramente questo non è del tutto esatto. La realtà è in questi termini: che nel comitato dei prezzi che ebbe luogo il 2 febbraio, io ebbi occasione di fare una ampia illustrazione della situazione salariale in rapporto ai prezzi: la illustrazione fu fatta secondo criteri vari, prospettando le categorie che avevano situazioni migliori e medie. Poi c'erano tutte le altre questioni inerenti al premio del Ventennale. Alla fine della riunione il Duce, dopo aver esaminato con molta pazienza (come del resto sempre fa) ha detto: "intanto provvedete a muovervi sul piano delle indennità". Cosí venne il premio del Ventennale. Poi disse: "fate la tattica salariale", "prendete le categorie che stanno peggio e cercate di sistemarle" e diede disposizioni all'allora Ministro delle Corporazioni, onde provvedesse. Noi, avevamo preparato tutto il materiale. Io ho sottoposto al Ministro delle Corporazioni le categorie piú sinistrate con i minimi attuali e i minimi che proponevamo noi e la indennità di sfollamento dal dicembre scorso.
Intanto si disse: diamo il premio del Ventennale. Poi si disse: indennità di sfollamento o, meglio, di disagio dei centri bombardati. Poi, naturalmente, è venuto il cambio della guardia e il nuovo Ministro delle Corporazioni il quale ha dovuto prendere contatto e poi ha dovuto riproporre il problema ex novo. Il Ministro ha detto: "va bene" alla fine; diamo il via per la indennità di disagio ai centri bombardati. E allora si è fatto subito uno studio organico e definitivo. Per le categorie, siccome il Ministro delle Corporazioni era sempre incerto tra inflazione e deflazione, fra la preoccupazione che, aumentando i salari aumentassero i prezzi, allora disse: facciamo una cosa alla volta e allora si è messa in moto la indennità di disagio che è una cosa cospicua e supera ogni aumento salariale. Tutto era predisposto per varare la indennità di disagio ai centri bombardati e anche una indennità ai centri non bombardati quando sono cominciati i fatti di Torino e la fiat ha fatto la anticipazione di questa indennità. Questo ha determinato il fermo di tutto quanto, nel frattempo abbiamo continuato e cosí si è fatta tutta la parte che si riferisce alle categorie e sabato scorso, prima che si verificasse il fatto alla "Borletti" noi avevamo concretato alla Confindustria le due sistemazioni, quella che si riferisce alle categorie e aveva un aspetto interno e si riferiva a determinati gruppi e settori dove c'era un salario eccessivamente basso e poi l'altra della indennità per i centri bombardati e non bombardati onde aspettavamo che in seguito a quel telegramma che si riferiva a questi miglioramenti tutto si realizzasse per il meglio. La sera del sabato ho avuto un'altra comunicazione, cioè che non andava bene niente perché dinanzi a quell'atteggiamento assunto dalle maestranze era politicamente immorale dare dei miglioramenti e si disse che non si dava nulla finché non si fossero messi a posto.
Questa è la storia dei due mesi che dovrebbe conoscere il camerata che ha fatto il trafiletto. Ora che cosa succede? Io non lo so. Se tutto sarà tranquillo, spero che le cose andranno avanti.
Naturalmente, è logico, io mi sono sentito dire a un certo momento che questo problema salariale non era piú di attualità. Io ne ho dovuto convenire.
Allora adesso bisogna attendere con pazienza e serietà che si rimetta tutto in sesto e quando si sarà avuta la certezza che tutto va bene, allora potremo fare la ginnastica opportuna. Del resto chi è che sta male? Io vi vorrei raccontare quello che ho visto in Sicilia...
Questo, non per fare la chiusa patetica. Vi dirò che sono ripartito inquartato. Adesso va meglio.
Voi ricordate che tutte le segnalazioni che vengono fatte a me, persona fisica Giuseppe Landi, dopo un quarto d'ora possono essere sul tavolo di Albini, di Cianetti, di Vidussoni e se vedo che le cose non hanno esito vado ancora piú su. Saluto al Duce!