GIOTTO
"Il precursore"
di Marco Maggioni
Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT
LUI - E' certo un compito difficile il nostro, ti pare?
LEI - una bella sfida non c'è che dire
LUI - far vedere quello che non si può vedere, un assurdo!
LEI - puoi farlo capire però! Ciò che non possono gli occhi può la mente!
LUI - vuoi dire che noi vediamo sì con gli occhi, ma è soprattutto con la mente che ci rappresentiamo il visivo, insomma la visione è una prerogativa del pensiero
LEI - e sta a noi quindi proporre agli ascoltatori questa visione, tutti quegli elementi cioè che li mettano nelle condizioni di farsi un'idea dell'artista di cui parliamo, del periodo storico in cui visse
LUI - bene, si dia inizio all'avventura. Intanto presentiamoci a vicenda, come si fa nelle riunioni aziendali
LEI - questa magari è una riunione un pò piu allargata, spero!, però hai ragione, dai!
LUI - ecco a voi, vi presento una esperta d'arte, una critica e studiosa dell'espressione artistica, dal Rinascimento ai nostri giorni, una delle migliori!
LEI - esagerato, comunque grazie, e qua al mio fianco, il mio interlocutore privilegiato, appassionato d'arte, un pò artista e un pò molto frequentatore di musei, gallerie e piazze d'arte, un profano avveduto, come si dice!
LUI - mia dotta compagna, da dove o da chi vogliamo iniziare questo affascinante viaggio nei segreti delle opere e delle vite dei grandi artisti italiani? A dire il vero un'idea ce l'ho, visto che in questo ciclo di puntate intendiamo parlare di Rinascimento italiano
LEI - chi è il personaggio storico, l'artista, che ha mutato la concezione, i modi, la finalità dell'arte esercitando una profonda influenza sulla cultura del tempo e ancora dopo? Chi nel trecento ha posto le condizioni perché spuntasse il rinascimento?
LUI - ma è Giotto, naturalmente, un personaggio così familiare! Ricordi alle elementari? i nostri maestri ci ossessionavano, per farci scrivere o disegnare decentemente chi prendevano a modello?
LEI - già! il famoso tondo di Giotto, il nostro modello di perfezione stilistica
LUI - Giotto, il precursore del Rinascimento, il pittore e architetto, punto di riferimento dei piu grandi artisti dell'epoca
LEI - gli stessi scrittori del Trecento, cominciando proprio da Dante, sentono l'enorme importanza di Giotto
LUI - e già, Dante e Giotto, due contemporanei, due grandi innovatori, uno l'inventore della lingua cosiddetta volgare, che è poi quella che parliamo ancora oggi, l'altro, l'iniziatore di un nuovo modo di fare arte e di essere artista
LEI - fu decisivo un fatto: l'artista si rende consapevole del proprio valore. questo caratterizzò tutto il rinascimento
LUI - ora che ci penso se Dante e Giotto erano contemporanei, e per di più fiorentini, si saranno sicuramente conosciuti, incontrati, parlati, non so
LEI - non solo, sembra che fossero addirittura amici, di sicuro si sa che Giotto ospitò Dante nella sua casa, nel periodo di Padova
LUI - ho capito, quando Giotto si dedicava alle pareti della Cappella degli Scrovegni, immagino, ma...sbaglio o Dante ne parla nel Purgatorio
LEI - esatto, nel canto XI, leggi tu?
LUI - no, no leggi, leggi tu!
LEI - dove dice: "credette Cimabue nella pittura/ tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura"
LUI - povero Cimabue. l'allievo, come spesso accade, ha superato di gran lunga il maestro
LEI - in pratica Dante e Giotto sono i due pilastri di una nuova cultura, una cultura che si vuole riallacciare alle radici storiche romane e latine
LUI - ho capito! E così facendo chiudono un ciclo, quello del medioevo
LEI - Giotto concepisce qualcosa di nuovo che supera la concezione greco bizantina dell'arte e della cultura
LUI - ti rendi conto che la storia della modernità nasce da qui, da questa innovazione, che consiste nel ritrovare i modelli dimenticati dai padri. Dante si rifà a Virgilio e a San Tommaso, Giotto a San Francesco e alle vestigia di Roma
LEI - è il concetto di storia come lo intendiamo anche noi oggi, proviene tutto da lì
LUI - dalla creazione alla redenzione e da questa al ritorno del Cristo trionfante: la storia come movimento progressivo verso il futuro. non dimentichiamoci, questa è un'invenzione dei padri della Chiesa, per cui, piaccia o non piaccia, senza cristianesimo neanche il pensiero di Hegel e di Marx sarebbe esistito
LEI - chiaro, è per questo del resto che i soggetti dei dipinti erano quasi sempre di argomento religioso
LUI - bèh diciamo anche perché gli unici committenti in quel periodo erano gli ecclesiastici, gli ordini monastici, la chiesa stessa di Roma, il papa eccetera, eccetera
LEI - e comunque questi grandi artisti lo avevano capito benissimo. per i contenuti si rifacevano al cristianesimo delle origini, per la forma alle vestigia romane
LUI - già, siamo noi oggi che facciamo forse fatica a capirlo, siamo troppo viziati da correnti ideologiche che non ci rendono obiettivi, neanche sulle origini della nostra cultura. Peccato! Ci arriveremo?
LEI - faremo il possibile per farlo capire, nel nostro piccolo, nei nostri appuntamenti sull'arte. tornando a noi, anche un altro poeta, il Petrarca, anche lui, dice che la bellezza dell'arte di Giotto si afferra più con l'intelletto che con gli occhi
LUI - bravo! questo fa gioco a noi, vero? che stiamo trattando una materia visiva col mezzo radiofonico...affidiamoci allora all'intelletto dei nostri ascoltatori.. vedete con la mente e capirete di più!! Ti piace come slogan?
LEI - .... ed anche Boccaccio insiste sullo stesso motivo, Giotto ha fatto "rinascere" la pittura morta da secoli, dandole "naturalezza e gentilezza", così si esprime. Anzi leggiamo dall'originale, dai, leggi tu
LUI - dalle pagine del Decamerone di Giovanni Boccaccio
LEI - al quale si deve la prima, meditata valutazione critica delle novità dell'arte di Giotto
LUI - Nella quinta novella della sesta giornata si legge infatti che Giotto "ebbe un ingenio di tanta eccellenzia, che niuna cosa dà la natura, madre di tutte le cose ed operatrice col continuo girar de' cieli, che egli con lo stile e con la penna e col pennello non dipignesse sì simile a quella, che non simile, anzi più tosto dessa paresse, in tanto che molte volte nelle cose da lui fatte si truova che il visivo senso degli uomini vi prese errore, quello credendo essere vero che era dipinto. e per ciò, avendo egli quella arte ritornata in luce, che molti secoli sotto gli error d'alcuni che più a dilettar gli occhi degl'ignoranti che a compiacere allo intelletto de'savi dipigneano, era stata sepulta, meritatamente una delle luci della fiorentina gloria dir si puote"
LUI - spieghiamo meglio. Che differenza c'è tra la cultura bizantina e quella gotica instaurata da Giotto
LEI - un attimo, un attimo, non si può tagliare a fette la storia! la cultura gotica in Europa era già in auge, Giotto elimina da essa gli elementi bizantini e ne fa una cultura fondata sul mondo latino
LUI - cioè sull'arte classica, dove natura e storia erano i contenuti essenziali, giusto?
LEI - un momento, è delicata la questione: parli di natura, ma la naturalezza di Giotto non nasce dall'osservazione diretta dal vero, è piuttosto un processo intellettuale, è un nuovo modo di pensare la storia
LUI - che è un modo antico e cristiano, insieme
LEI - sì, l'antico è esperienza storica da investire nel presente, e siccome il presente è cristiano...
LUI - Giotto trasforma così l'immobilità ieratica bizantina con un realismo, che però non è realismo stile cronaca
LEI - no affatto, è un realismo che si rappresenta...etico, cioè che fissa le regole per tutti e per sempre
LUI - una validità espressiva insomma che possa essere riconosciuta da chiunque e in qualunque tempo.. si tratta di...di una misura morale, per cui il sentimento non eccede mai ma si fa azione, diventa esemplare, ecco! come avvenne con l'arte della Roma antica, credo
LEI - bravo, proprio così, altro che profano, in gamba sei, altroché, mi stai rubando il mestiere, eh!
LUI - del resto hai sentito: gli allievi superano il maestro, è un destino, cara
LEI - va bene, va bene, comunque grazie per il maestro
LUI - scusa, a parte gli scherzi, ma in quali occasioni l'artista ebbe contatto con l'arte antica, quella di Roma per intenderci?
LEI - già le prime opere certe di Giotto dimostrano la conoscenza dell'ambiente romano, pare grazie al pittore romano Cavallini. E' questa una fonte della sua cultura latina; l'altra è la scultura pisana di Arnolfo di Cambio, che lavorava a Roma alla fine del duecento. Da Roma probabilmente Giotto partì poi per andare a dipingere nella Basilica Superiore di Assisi, tramite la Curia romana
LUI - la sua prima grossa esperienza, per secoli la critica ne ha discusso
LEI - già, il discorso delle attribuzioni. Qual è il Giotto autentico? Quello che è certo, e tutti concordano, è che sia sicuramente l'autore degli affreschi della parte bassa della navata
LUI - ma mi spieghi come mai sia così difficile attribuire alcune opere che sembrano al cento per cento giottesche?
LEI - hai detto bene, giottesche, non di Giotto, devi pensare che Giotto fu uno dei primi artisti che concepirono l'opera non come un fatto artigianale che richiedeva quindi un intervento diretto, fisico e personale, ma come una concezione, uno stile, un modo di esprimersi che poteva essere facilmente inculcato ai propri assistenti o aiutanti, che spesso erano degli ottimi pittori
LUI - ho capito, riguardo alla storia della decorazione della Basilica di Assisi so che sui contenuti da rappresentare, ci furono un pò di contrasti, da una parte i seguaci degli ideali francescani...puntavano sui valori di umiltà e povertà, erano intransigenti quelli! altri invece consapevoli della forza spirituale dell'ordine, volevano rappresentare l'azione politica e religiosa della Curia
LEI - E questa corrente prevale. Giotto è comunque protagonista assoluto degli affreschi con le storie di San Francesco. Il fatto nuovo è che la serie giottesca non ha carattere biografico, ma concettuale e dimostrativo
LUI - vuoi dire immagino che la figura che spicca nelle opere di Giotto non è il Santo poverello, inteso come asceta sofferente come lo descrive ad esempio Cimabue, è una persona piena di dignità e autorità morale, è un modello come dicevamo prima..
LEI - i cui atti sono fatti memorabili, storici, emblematici, prima di essere miracoli
LUI - alcune novità sono rivoluzionarie nel ciclo francescano. la rappresentazione pittorica dello spazio e la disposizione delle scene sulla parete!
LEI - Giotto si ispira al reale e si vede! nelle singole scene, edifici, arredi liturgici e spazi urbani, dimostrano la sua attenzione nei confronti dell'oggetto architettonico, lo vuole verosimile, collocato in un tempo storico preciso, identificabile...
LUI - uno spazio pittorico inteso in senso illusionistico e tridimensionale
LEI - Concetto ancor più evidente se si pensa che gli affreschi fanno un tutt'uno con l'architettura reale, fisica, della chiesa, cioè lui li ha pensati perché stessero lì e in nessuna altra parte
LUI - e ci stanno benissimo, quando uno entra si ha subito questa impressione, come una atmosfera che ti coinvolge in toto, non ti viene di fermare lo sguardo su un punto piuttosto che in un altro, è tutto l'insieme che percepisci per primo. l'architettura dell'interno della chiesa e gli affreschi sono un tutt'uno armonico
LEI - solo per fare un esempio, alla estremità di ogni campata le colonnine tortili dipinte sono appoggiate ai pilastri veri della navata, capito? È così che crea l'illusione, nel passaggio dalla struttura architettonica reale allo spazio creato per mezzo della pittura
LUI - è la prima volta che un artista realizza la sua opera pensando anche all'ambiente in cui è collocata. mi ricorda i dipinti di Pompei! La stessa concezione dello spazio
LEI - non sbagli affatto! in questo senso gli artisti romani avevano elaborato complessi e sofisticati sistemi prospettici per superare la bidimensionalità della parete e per creare immagini che suggerissero la tridimensionalità del reale
LUI - è ora di parlare di un altro grande che precedette di poco Giotto, non si può fare a meno di parlare di lui, visto che il Maestro gli ha dedicato gli affreschi di cui stiamo parlando
LEI - cioè San Francesco, immagino! anche lui fu un rivoluzionario, non c'è dubbio: dimostrò con grande forza che essere cristiano non era una questione di fede, ma di azione
LUI - Conta più quello che si fa di quello che si crede. in concreto, questo diceva
LEI - anche lui, naturalmente, come per tutti i suoi contemporanei, l'esistenza su questo pianeta non era che un breve periodo di preparazione per meritare la beatitudine eterna
LUI - con una novità: che in attesa di questo evento si può benissimo gioire delle belle cose che il Signore nella sua sapienza ha messo a nostra disposizione quaggiù. Ti pare poco, evviva San Francesco
LEI - ancora oggi siamo debitori dei suoi insegnamenti, e questo vale per tutti, cristiano e non che sia
LUI - fatto sta che a soli sessanta anni circa dalla sua morte un grande artista sancisce una volta per tutte nell'immaginario collettivo la grandezza del santo. A proposito, ancora non abbiamo detto nulla sulla sua vita , le sue origini di artista
LEI - rimediamo subito. Secondo una storia che godeva di credito illimitato presso i fiorentini suoi contemporanei, Giotto era figlio di un contadino di Vespignano, borgata situata a pochi chilometri da Firenze. Un giorno mentre custodiva le pecore, si stava divertendo a disegnare sulla sabbia la sagoma di un agnello. Un passante si ferma, osserva il disegno. Riconobbe il talento del ragazzo, lo prese per mano, persuase suo padre a farne un artista e così lo avviò alla carriera che doveva renderlo famoso
LUI - uhm, ho qualche dubbio su questa versione, i fatti, probabilmente furono meno romantici
LEI - beh allora perché non sentiamo direttamente l'interessato? Così ci togliamo ogni dubbio
LUI - che mi dici ! è possibile parlare con lui?
LEI - è il bello della radio, caro, una voce non è compromettente come una immagine, una figura televisiva
LUI - già, la voce è evocativa, ti illude con grazia, l'immagine costruita ti delude e basta
LEI - proprio così
LUI - D'accordo, ma come ci comportiamo con lui, gli diamo del tu o del lei, ad esempio?
LEI - figurati! È tale la confidenza che abbiamo ormai con lui
LUI - ti credo, sono più di 600 anni che lo conosciamo. Ma...è lui a non conoscere noi
LEI - allora vorrà dire che gli diamo del tu ma lo chiamiamo Maestro. Va bene?
LUI - bene. Stabiliamo il contatto
LEI - Allora Ser Giotto di Bondone, dicci: è vera la versione che abbiamo dato dei tuoi inizi artistici ?
GIOTTO - innanzi tutto vi ringrazio di avermi invitato. Non sempre si è disposti a sentire la viva voce di chi era protagonista, e io lo ero, non c'è dubbio. Epoi a forza di interpretazioni, sviste, rivisitazioni critiche, analisi etc, non vorrei che si perdesse l'essenziale della mia opera
LEI - ecco, siamo qua per questo, per rendere giustizia a tante illazioni e divagazioni sul tema
LUI - allora, parla Maestro, siamo emozionati e onorati di averti ospite tra noi
GIOTTO - Vi spiego. Sono fandonie. Tutto romanzato. I pittori del mio tempo erano sempre alla ricerca di ragazzini. Sapete, per la preparazione degli ingredienti della pittura, la cura degli arnesi, ed anche far la pulizia della bottega e attendere ai piccoli servizi della casa. Per cercare questo tipo di aiutanti si servivano di un particolare personale viaggiante, una sorta di esploratori che scovavano giovani promettenti. Io fui scoperto a questo modo da uno degli esploratori del pittore Cenni di Pepo, detto Cimabue. Era un bravo artista e un brav'uomo, molto considerato da noi fiorentini, lo onoravamo come il padre della pittura del nostro secolo
LEI - sono pochi i suoi dipinti che si possono dire autenticamente suoi, vero, per lo più sono copie eseguite dai suoi discepoli
GIOTTO - sì, lui era un tipico artista della scuola medievale, tipico maestro di bottega. Cimabue non guardava la natura, si lasciava guidare dalla tradizione, e nel suo caso la tradizione era quella dei lavoratori in mosaici
LUI - a proposito, maestro, ci puoi dire qualcosa sul passaggio, così importante, dal mosaico all'affresco, al dipinto..
GIOTTO - l'arte del mosaico cominciava a tramontare già nei primi del 300, e, sapete perché? anzitutto perché costosissima, e poi perché richiedeva troppo tempo, e
LUI - e il tempo come si sa è danaro
GIOTTO - vedo che anche per voi è così. ma soprattutto perché il materiale imponeva limitazioni ad un artista di talento
LEI - quale tu eri
GIOTTO - di conseguenza noi artisti cercavamo nuovi metodi, capaci di consentirci una maggiore libertà d'azione. Il metodo che si trovò fu l'affresco, che consisteva nello spalmare i colori sull'intonaco ancora fresco dei muri, così che l'acqua evaporando legava i colori all'intonaco producendo una sostanza dura quasi inalterabile. il metodo, era talmente meno costoso del mosaico che non tardò a prevalere
LUI - ma tu hai mai lavorati ai mosaici?
GIOTTO - sì, come tutti in bottega, abbiamo iniziato da lì. Una tecnica difficile, sofisticata, non credete.. e faticosa
LEI - comunque la tua fama è di pittore e di architetto
GIOTTO - ma sciogliamo subito un equivoco. Io non ero un pittore nel senso moderno che voi date alla parola. Ero un muralista, prevalentemente, uno che pittava sui muri
LUI - vuoi dire che un quadro in una cornice è un lavoro d'arte che sta a sé, puoi comprarlo o vederlo a Roma come a New York, la sua efficacia non cambia. Ma i murali no, hanno un'altra funzione da compiere
GIOTTO - esatto, fanno parte integrante dei muri, e devono rispondere ad esigenze architettoniche, oltre che a quelle estetiche. Se avessi adottato lo stile "naturalista", se avessi tentato di riprodurre dal vero i paesaggi e le figure, avrei fallito al mio scopo, avrei dato ai dipinti una profondità e una autonomia eccessiva, capace di distrarre l'attenzione dei fedeli dalle pareti della chiesa in cui attendevano ai loro doveri religiosi
LUI - ho capito, avresti scambiato la chiesa per un museo d'arte! Però, però è anche vero che più d'una volta ti sei avvicinato a questa forma naturalistica di espressione, ma da buon cristiano qual eri, sei rimasto ligio alla tradizione della tua corporazione
GIOTTO - lo so, lo so, evidentemente con la mia opera avevo compiuto già un bel balzo in avanti rispetto al gotico bizantino, l'evoluzione successiva io l'ho solo accennata, saranno i miei illustri successori ad approfittare del mio là di partenza
LEI - eh! E se ne hanno approfittato, ti devono tutto ti devono, da Masaccio a Michelangelo
LUI - una cosa volevo aggiungere: si è parlato spesso, di una certa rigidità delle tue figure, della goffaggine dei loro gesti, dell'aspetto legnoso delle pieghe dei vestiti, e via dicendo
GIOTTO - dovete tenere presenti le difficoltà che avevo da superare. Ero un artista d'avanguardia. Fui il primo a provare di rifare quello che non era più stato fatto da secoli, dovevo riinventare da zero, non è per giustificarmi ma non avevo niente e nessuno cui ispirarmi come modello, ho trovato da solo le forme più adatte alle mie esigenze espressive. Prendete ad esempio il chiaroscuro: quando mai prima di me si era pensato di servirsene per rendere più modellate, più plastiche le figure? E la loro collocazione in un ambiente? Ci avete pensato? Prima era tutto piatto, gli sfondi a un colore solo, le figure si stagliavano come fossero esseri di un altro pianeta. Io, di fatto, grazie anche agli insegnamenti del Santo Francesco, ho voluto dire: guardate, fedeli, che si sta parlando di voi, di noi, esseri umani in carne ed ossa, che viviamo nelle nostre case, che ci muoviamo nei nostri paesaggi, riconoscibili, la fede è di casa, siamo noi stessi che la promuoviamo, con le nostre azioni, con la nostra pratica quotidiana. Ecco tutto questo io volevo dire e ho detto
LEI - e del resto se si studiano profondamente i tuoi dipinti si vede che non sono affatto marionette le tue figure, sono al contrario piene di vita, e rispondono perfettamente allo scopo per cui furono create
GIOTTO - ma non avevo bisogno di essere realistico, nel senso di essere fedele a quello che si vede, a me bastava il simbolo del reale, far capire più che far vedere. Quando cominciai ad illustrare le storie di San Francesco, ad esempio, dovetti dare un'aria di autenticità e di vivezza alle scene e poiché Francesco ne era il protagonista principale, bisognava che lo sfondo, indispensabile alla scena, non risaltasse tanto da distrarre l'attenzione su di lui, il Santo. Vedete, per me San Francesco non potevo rappresentarlo come una figura scontata nella tradizione figurativa, cui si sa cosa attribuirgli, una icona insomma scontata, no, Francesco ritorna tra noi, noi umani. Lo vediamo quindi curare gli infermi, lo sentiamo predicare ai fratelli e chiacchierare con gli uccelli. tutto è riprodotto come doveva essere riprodotto. I frati francescani che avevano adottato l'innovazione della predica inaugurata dal loro fondatore, volevano che i fedeli ascoltando il sermone avessero sott'occhio i fatti più importanti della vita del poverello d'Assisi, tutto qui!
LUI - Avevano incaricato te di risolvere questo problema, e lo hai risolto molto brillantemente
GIOTTO - vedete, comunque sia, sono poche le cose che occorrono ad un artista, un paio di figure, un lettuccio e una seggiola, una porta, un muro, la sommità di un albero ed ecco la storia raccontata in modo che ognuno la possa capire
LEI - Non sono molti gli artisti che abbiano saputo far questo. I Cinesi forse, che erano bravi in questa specialità, centinaia di anni prima che nascessi tu, maestro. Ma tu non credo che li conoscessi
GIOTTO - no, affatto, mi fa piacere essere in buona compagnia. Comunque i miei dipinti migliori sono conservati a Padova, in una cappella eretta dal figlio d'un celebre usuraio, che il mio amico Dante collocò nel settimo girone dell'Inferno
LUI - la cappella degli Scrovegni ! un miracolo dell'espressione artistica, li ho visti e rivisti e si rimane incantati, è senza alcun dubbio la più eclatante innovazione spaziale della tua pittura e dell'intero panorama figurativo del Trecento
GIOTTO - accetto il complimento e l'apprezzamento. devo dire che ne sono e ne ero consapevole anche allora
LUI - non temi di sembrare presuntuoso, maestro scusa sai se, ma
LEI - ma che dici... scusalo maestro, non si rende conto...
GIOTTO - non mi tocca! sapete, l'artista, quando agisce, quando cioè manipola la materia espressiva è guidato da una necessità interiore, per cui non è vanagloria o presunzione la sua quando si compiace di sé, è pura e semplice consapevolezza che quella cosa doveva essere fatta così perché non poteva essere fatta altrimenti. Anche Dante si compiace della sua opera eccelsa, è ovvio, come fai a non essere consapevole della novità che stai offrendo al mondo, come si fa non esserne fieri, è un'autostima che si fonda sull'innocenza, non sulla malizia
LEI - hai ragione. E nessuno osa rimproverarti per questo. Anzi, a nome dell'umanità intera, grazie per quello che ci hai lasciato
LUI - hai fatto bene a chiarire, è che oggi siamo così poco abituati ad essere sinceri con noi stessi e con gli altri, ci stimiamo così poco che
GIOTTO - poveretti. Diciamo che noi del trecento e quattrocento abbiamo vissuto davvero un periodo privilegiato, perché ti assicuro che c'era un tale fervore, una tale voglia di cambiare e dimostrare di aver ragione nel cosa e come farlo che c'era una abbondanza di presunzione, se è per questo! c'era una sicurezza degli obiettivi, degli ideali da raggiungere, ci credevamo, eravamo investiti tutti da questa necessità di lasciare una traccia
LUI - e che traccia avete lasciato! Siamo ancora sbigottiti di fronte a certe espressioni d'arte. Tornando a noi, ad esempio, la cappella degli Scrovegni, beh! È uno spettacolo unico, un vero gioiello. Spiegaci la struttura, maestro
GIOTTO - innanzi tutto un chiarimento. il complesso monumentale della cappella è inteso come atto di riparazione ed espiazione compiuto dallo Scrovegni per il peccato di usura di cui sia Enrico stesso che il padre si erano resi responsabili. Ser Dante in quel periodo stava scrivendo l'Inferno della sua Commedia, conosceva gli Scrovegni e li colloca nell'Inferno. Inoltre la cappella doveva assolvere a funzione funeraria, era destinata a divenire cappella sepolcrale del committente e della sua famiglia
LUI - e la struttura?
GIOTTO - i due murali si trovano ai lati dell'abside e sono centrati otticamente sull'asse di questa, giusto? quindi sono messi in rapporto con lo spazio reale dell'edificio. E' dialettica questa! realtà ed artificio vanno a braccetto e noi percepiamo il tutto come verosimile. fingono uno spazio reale, insomma
LEI - è palpabile l'illusione. Sembra davvero che si possa accedere dentro gli affreschi attraverso il presbiterio, una vera e propria illusione, sono lì come una estensione dipinta dello spazio realmente esistente
LUI - una concezione complessa, molto più di quanto elaborato nei secoli precedenti
LEI - Una assoluta novità per lo sviluppo del fare pittura nel Medioevo
LUI - ma anche la prova della assoluta padronanza tecnica delle leggi ottiche, che tu Maestro metti magistralmente in pratica, nell'unità della decorazione
LEI - guarda che non c'è più, non ti può sentire
LUI - ah! È andato via? Succede così? si è volatilizzato, come capita a noi nelle connessioni via satellite.. una comunicazione breve, a tempo. Peccato, avrei voluto chiedergli tante altre cose. E poi stava elaborando un discorso sugli affreschi degli Scrovegni
LEI - elaboriamo noi, son secoli che se ne parla! Innanzi tutto cosa raccontano: i cicli iconografici di cui si compone la decorazione sono le Storie di Maria e Storie di Cristo, storia di Gioacchino e Anna, quella della Vergine, l'infanzia di Cristo, e la Passione, per un totale di trentasette episodi, escluso il Giudizio universale in controfacciata
LUI - fammi dire qualcosa sullo spazio, perché è lì che si nasconde sempre la concezione espressiva di un artista. Lo spazio dipinto da Giotto negli affreschi di Padova è innanzi tutto tridimensionale, e parlo sia delle architetture che delle figure dei personaggi. Queste ultime, anzi, sono costruite come veri e propri solidi geometrici: acquistano rilievo grazie ad un sapiente uso del chiaroscuro, come ci ha detto lui del resto, e grazie all'uso delle linee di contorno che le fanno sbalzare dal fondo
LEI - è vero, grazie a questo plasticismo i personaggi della sacra storia acquistano una monumentalità degna della statuaria antica. e Giotto ne è sempre pienamente consapevole
LUI - un'altra novità ha introdotto. Importantissima. L'espressività dei personaggi!
LEI - Quello che poi verrà chiamato "il tema dello sguardo"?
LUI - esatto! Cioè la caratterizzazione emotiva dei personaggi. come nel gruppo centrale Cristo-Giuda della scena della Cattura, c'è un esprimersi delle emozioni che raggiunge punte di grande drammaticità, e tutto realizzato con uno sguardo, con un gesto, sempre sobrio, un accenno!
LEI - oppure io ho presente ad esempio la tenerezza nel dialogo muto tra la Vergine e il Bambino nella Natività, quali affetti si comunicano con lo sguardo!
LUI - non c'è dubbio, gli affreschi di Padova segnano sotto tutti questi aspetti, un momento di maturazione basilare nel percorso artistico di Giotto
LEI - nel senso che dopo di esso non solo il maestro, ma l'intera storia della pittura occidentale si troveranno a seguire un percorso evolutivo già tracciato nelle sue linee fondamentali
LUI - ok, ora credo di saperne un pò di più su di lui. in fondo è con il confronto delle idee, delle interpretazioni e specialmente con quello che ognuno di noi prova e capisce al cospetto di tanta arte che possiamo sentirci noi stessi, nel nostro piccolo, protagonisti della storia dell'arte. Non la facciamo noi la storia??
LEI - parole sante caro mio, oggi sei ispirato, il contatto col grande Maestro è stato fruttuoso, vedo
LUI - piuttosto, a parte le ironie, visto che siamo in chiusura, non mi dici niente sui suoi ultimi giorni?
LEI - Morì nel 1337, sedici anni dopo Dante. Aveva circa 70 anni. Non dimentichiamo però che negli ultimi anni della sua vita si è cimentato anche nell'architettura
LUI - già è vero, come dimenticare il suo famoso campanile, a Firenze
LEI - A richiesta di alcuni amici aveva accettato la nomina a sovrintendente dei monumenti pubblici del territorio di Firenze. Poiché i fiorentini stavano appunto costruendo il loro duomo, Santa Maria del Fiore
LUI - ...così nominata dal giglio che è nello stemma della città
LEI - ... cominciato quarant'anni prima, ma non ancora finito, quando a Giotto venne affidata la prosecuzione dei lavori. inoltre i fiorentini volevano un campanile degno della loro cattedrale, e Giotto ne disegnò i piani
LUI - Benché terminato cinquant'anni dopo la sua morte, egli visse abbastanza per convincersi di averne disegnato uno che avrebbe tramandato ai posteri il suo nome. Abbiamo sentito no? Che considerazione aveva di sé!
LEI - tutta meritata, del resto
LUI - non c'è dubbio, io mi permetto di scherzare perché per noi Giotto è come un fratello, un caro amico, è un "fondamentale" della nostra cultura. È come se prendessi in giro me stesso!
LEI - non ti preoccupare per questo, basto io
LUI - lo so, lo so. Scusa ma vorrei esprimere un pensiero finale, posso? a pensarci bene a rivedere tutta la sua opera pittorica, lui, architetto lo è statosempre, non c'è difatti sfondo pittorico che non abbia elementi architettonici, non c'è occasione in cui non si impegni con scorci arditi, con prospettive calibrate. anticipano tutte il quattrocento
LEI - sin dalle primissime opere, infatti, non importa se su muro o su tavola, l'attenzione del maestro è concentrata sulla rappresentazione dello spazio, sulla resa e la funzione delle architetture dipinte, che sistematicamente compaiono nelle sue opere
LUI - qui parla l'esperta, noi profani possiamo solo dire che quando ci avviciniamo alle opere di Giotto è come se toccassimo al vivo il bozzolo della nostra cultura, non so come dire, è talmente sobria la sua pittura, comunica con tale essenzialità e vigore che ci sgombra la mente dalle cose inutili, da fardelli speculativi, intellettualistici, no?
LEI - ....dai rumori assordanti del quotidiano...
LUI - brava!
LEI - dai, dobbiamo chiudere, facciamo una sintesi, te la senti ? Pronti ? innanzi tutto: prima di lui le figure dipinte stavano come rattrappite sul fondo di affreschi e tavole, bloccate in un limitato repertorio di gesti e di espressioni
LUI - Con Giotto l'uomo si svincola dalle regole rigide dell'arte bizantina, esce allo scoperto, si muove pensa e agisce nel pieno delle sue capacità espressive
LEI - I cicli pittorici, i polittici, i dipinti su tavola esprimono con forza questa autentica rivoluzione nell'arte
LUI - Giotto riconquista il senso del volume e dello spazio, esprime i sentimenti umani come da mille anni non si faceva più. amen
LEI - Che sana terapia è questo nostro viaggio!
LUI - hai proprio ragione, parla d'arte e metti l'ansia da una parte...era così?
LEI - veramente no, ma va benissimo lo stesso
LUI - e come disse il poeta:" o somma luce, che tanto ti levi/ dai concetti mortali, alla mia mente/ ripresta un poco di quel che parevi/ e fa la lingua mia tanto possente/ ch'una favilla sol della gloria/ possa lasciare alla futura gente.."
LEI - e come disse ancora il poeta " e quindi uscimmo a riveder le stelle"