MASACCIO
E
DONATELLO
"Il realismo"
di Marco Maggioni
Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT
LEI - ciao, sei pronto a librarti nello spazio
LUI - sempre pronto a librarmi...nel senso di spazio rappresentato, immagino, quello che compete il mondo dell'arte, ovviamente?
LEI - certo, non parliamo ancora dello spazio interplanetario, magari in un prossimo programma..
LUI - questo tema è così affascinante..
LEI - quale tema?
LUI - su, dai non mi prendere in giro...è proprio affascinante dicevo il tema della rappresentazione dello spazio. Mi rendo conto che la storia dell'arte in fondo non ha fatto altro da secoli, interrogarsi proprio su questo: come collocare la figura o il soggetto su di un pezzo di tela... di muro
LEI - come collocare anche una statua, un monumento o una costruzione architettonica nello spazio. Il concetto di spazio tocca tutte le arti, sai
LUI - sì certo, e difatti abbiamo visto che il primo a porselo come problema e a metterlo in pratica sistematicamente con raziocinio e scienza è stato un architetto, Brunelleschi
LEI - ed è anche chiaro che i modi di rappresentarlo lo spazio sono tanti, dipende dalla cultura del momento, o è, come abbiamo visto, il frutto di una intuizione rivoluzionaria di pochi signori protagonisti di un'epoca
LUI - scusa se insisto: il tema è veramente affascinante, sai perché? non solo per il fatto del godimento di un'opera d'arte, che sta lì per essere apprezzata, interpretata, eccetera, ma anche perché ognuno di noi credo si è interrogato prima o poi sulla propria identità
LEI - che vuoi dire?
LUI - noi siamo sempre proiettati all'esterno, no? gli altri ci guardano! Dobbiamo render conto a noi stessi e agli altri della nostra posizione fisica...spaziale. e come lo facciamo? Con la percezione! Ci sentiamo collocati in un certo spazio, in un certo modo di stare, di mostrare, di offrire. Lo spazio che percepiamo è identico a ciò che siamo....chissà!
LEI - sofisticato il nostro, oggi, che ti succede. Anche se le tue osservazioni forse sono più di pertinenza di uno psicologo o di un filosofo
LUI - beh! mi sto indottrinando, sono così ricorrenti questi temi nella storia dell'arte
LEI - e siamo ancora agli inizi, chissà cosa mi tirerai fuori tra qualche puntata. Auguri! Il sistema introdotto da Brunelleschi sarà adottato comunque con entusiasmo da Masaccio e da Donatello, come avevamo già detto in altra occasione
LUI - e codificato da Leon Battista Alberti nella sua opera, il De pictura, scritto nel 1435
LEI - bravo. In questo trattato c'è una formula: il dipinto è una finestra che si affaccia su uno spazio creato artificialmente
LUI - ripeti!
LEI - ..il dipinto è una finestra che si affaccia su uno spazio creato artificialmente
LUI - posso osare? E dire anch'io la mia? con tutto il rispetto per l'Alberti
LEI - ancora? e dilla
LUI - ... l'imitazione della realtà è lo scopo centrale della prospettiva, l'uomo ne è spettatore e artefice, è al centro del mondo, che te ne pare?
LEI - giusto, proprio così, in quanto il dipinto non è che la riproduzione della percezione oculare dell'uomo
LUI - e tutto ciò grazie alla prospettiva
LEI - Il quadro, dice l'Alberti è una "intersezione piana della piramide visiva", così la chiama, l'intersezione dei raggi cioè che uniscono l'occhio dello spettatore all'oggetto da rappresentare
LUI - spiegazione semplice ed esaustiva della convergenza delle ortogonali prospettiche verso un punto focale unificato
LEI - accidenti, stai diventando difficile, ma come, pensavo fosse compito mio da brava storica dell'arte! Tu da profano mi stai diventando .."pesante".. che si stiano invertendo i ruoli
LUI - ma no, spieghiamo, altrimenti i nostri ascoltatori penseranno che nostro scopo è solo ascoltare noi stessi, sai, il piacere della propria voce, la tua , d'accordo, è così armonica!
LEI - dai, dai, non lusingarmi e parliamo di cose serie. Tu sai come si calcolano gli scorci in profondità? in base ai principi della geometria euclidea. Euclide insegna che tracciando, entro un angolo, la parallela ad uno dei lati, si ottiene un secondo triangolo che è simile al precedente. lo stesso principio è adottato dall'Alberti per definire la scorciatura di un quadro posto in prospettiva
LUI - scorciatura?
LEI - è l'effetto dello scorcio
LUI - e lo scorcio?
LEI - ho capito! Lo scorcio è la rappresentazione grafica di una figura le cui parti sono poste su piani obliqui rispetto a chi guarda, in modo che alcune diesse appaiono piu vicine, altre piu lontane
LUI - la prospettiva ! in pratica
LEI - già, è chiaro ora?
LUI - sì, e come raffigurare i singoli corpi inseriti nello spazio?
LEI - il problema è stato risolto in vari modi. Pittori come Paolo Uccello e Piero della Francesca studiarono i corpi geometrici più complessi. Il problemadella rappresentazione dello spazio non finiva nella trovata di un sistema geometrico-prospettico, ma si aprivano nuove questioni legate ad esso
LUI - comunque nel Rinascimento prevalse lo studio della prospettiva centrale a punto di fuga unico
LEI - più raramente, è vero, si adottò la cosiddetta prospettiva bifocale, a due punti di fuga, quella che rappresenta nello spazio corpi geometrici disposti angolarmente
LUI - Paolo Uccello lo fece. Piuttosto, quando parleremo di questo artista così fuori dal suo tempo e così affascinante?
LEI - nella prossima puntata, o ancora quell'altra. Non so. Comunque stai a sentire: la prospettiva ha poi fatto nascere altri problemi
LUI - tipo?
LEI - ad esempio, come raffigurare...come rendere... le variazioni cromatiche dovute alla distanza in profondità, perché anche il colore varia con ladistanza, no? o lo spessore dell'atmosfera, addirittura, che fu poi la prospettiva aerea indagata da Leonardo da Vinci
LUI - aggiungerei un'altra cosa. le regole della prospettiva sono oggettive, no?
LEI - sì
LUI - in quanto propongono un sistema esatto di procedimenti geometrici, giusto? nello stesso tempo, però, questo è il bello!, risulta profondamente soggettiva. Perché? In che senso? chiaro, in quanto riproduzione della percezione umana, e quindi varia, aperta a diverse soluzioni come è vario e molteplice il percepire dell'uomo
LEI - bravo. nasceva così nel Rinascimento il grande problema dell'illusionismo..
LUI - l'illusionismo!
LEI - Già, pretendere di rappresentare tutte le pulsioni umane è impossibile, per cui di volta in volta, di tempo in tempo ci si illude di essere nel giusto nel rappresentare lo spazio in quel dato modo e non in un altro...
LUI - è così che si formano le varie stagioni dell'arte, perché è così che conviene in quel momento
LEI - Leon Battista Alberti aveva ad esempio raccomandato di porre il punto di fuga delle ortogonali all'interno del dipinto, all'altezza degli occhi delle figure principali
LUI - il pittore poteva invece decidere di scegliere il punto di vista in base alla posizione reale dello spettatore
LEI - già, in tal caso il punto di fuga della costruzione prospettica poteva trovarsi anche al di fuori della cornice del quadro, sopra o sotto o ai lati di esso. Insomma, i criteri adottati, nell'uso della prospettiva o nel riferimento all'antico, variavano a seconda del periodo, dell'ambiente o delle inclinazioni del singolo artista. Ma non dovevamo parlare di Masaccio e Donatello?
LUI - sicuro. con chi cominciamo?
LEI - certamente con Masaccio perché fu quello che più subì l'influsso sia di Brunelleschi che di Donatello
LUI - e poi anche perché Donatello visse parecchio e la sua opera ha visto tanti passaggi diversi, Masaccio, poverino, ha bruciato tutto in 27 anni di vita
LEI - " noi abbiam fatto una gran perdita" pare abbia detto Filippo Brunelleschi quando gli giunse notizia che il Masaccio era morto a Roma. Era il 1428
LUI - Brunelleschi aveva visto giusto: la morte di Masaccio eliminava dalla scena italiana il pittore che per primo e con grande coerenza aveva cercato di trasferire in campo pittorico, gli ideali laici, classicistici e razionali dell'architetto della cupola
LEI - considera che per la sua portata innovativa, la carriera artistica di Masaccio, per quanto brevissima, è paragonabile soltanto a quella di pochissimi pittori, nella storia dell'arte occidentale: segnò un preciso spartiacque tra due fasi storiche diverse
LUI - Indubbio! Masaccio imbocca un nuovo corso: raffigura l'uomo come individuo reale, fatto di sentimenti e passioni terrene e soprattutto, ha un corpo, un corpo solido, naturale, ben costruito come i modelli antichi, messo in particolare risalto dall'incidenza delle luci e delle ombre
LEI - E questa umanità la colloca entro una ambiente, regolato dalle leggi obiettive della visione oculare, costruita cioè in base alle regole della rappresentazione prospettica dello spazio inventate da Filippo Brunelleschi
LUI - Le maggiori opere di Masaccio vedono la luce in un arco di tempo brevissimo, tra il 1424 e il 1428, ti rendi conto? In quattro, cinque anni - certo passare alla storia come un grande, condensando in pochi anni il proprio genio, è davvero da pochi...
LEI - La tradizione lo fa discepolo di Masolino, col quale ha più volte collaborato
LUI - e col quale si recherà a Roma nel fatale autunno del 1428.. a quell'epoca bastava una estate un pò troppo torrida ed essere gracili e affaticati per morire..
LEI - in quell'anno, pare ne morirono a migliaia a Roma, pensa! Comunque sì, la distanza tra Masolino e Masaccio e, semmai l'influenza del secondo sul primo si può valutare nella Madonna con Sant'Anna, il bambino e gli angeli
LUI - quello che sta agli Uffizi, vero?
LEI - sì. cominciata da Masolino e completata da Masaccio. Era tanto che non si vedeva nella pittura fiorentina una figura così grandiosa, così imponente e architettonica nella composizione pittorica come la Sant'Anna
LUI - che dici? Ce lo facciamo dire da lui? Lo evochiamo? Masaccio! Masaccio...
LEI - sicuro. Sentiamo dalla sua viva voce...
MASACCIO - salve, finalmente qualcuno mi mette nelle condizioni di spiegare la mia opera. Grazie. Era qualche secolo che aspettavo questa occasione. Bene. Ne approfitto subito per parlarvi della Sant'Anna. Vado?
LUI - vai!
MASACCIO - con la Sant'Anna mi sono ispirato alla cupola di Brunelleschi
LUI - come sarebbe a dire!
MASACCIO - ma sì, se vedete bene, la Madonna seduta davanti con in braccio il bambino si inserisce nella grande figura della Santa alle sue spalle, esattamente come la cupola di Brunelleschi si inserisce nella spazialità delle navate trecentesche. Mi spiego? E, come la cupola, la figura della Madonna costituisce, al centro del quadro, un potente nucleo che contiene sul proprio asse tutto il resto
LUI - accidenti, è vero! Sembra incredibile che tu, Maestro, pensavi in questi termini così sofisticati
MASACCIO - innanzitutto non mi chiamare Maestro, mi fai sentire vecchio, ricorda che ho fatto tutto quello che sapete in età giovanissima e poi io frequentavo Brunelleschi, era mio amico, altro che Masolino. sapete, con Masolino c'era più un rapporto tra compari, venivamo tutti e due da Valdarno, e così...eravamo più parenti che amici, ma se dovevo parlar di pittura o di spazio o di luce o di ...qualsiasi cosa...me ne andavo coi miei amici Brunelleschi e Donatello. Che bevute insieme e quante chiacchiere!
LUI - bel terzetto formavate
MASACCIO - come sapete è durata poco. Almeno per me. Sapete, allora ci si ammalava facilmente, c'era in giro la peste e mica si sapeva come curala, si moriva e basta. Dunque Brunelleschi, lui sì Maestro, capì che una forma architettonica come la cupola, capace di autosostenersi, di collocarsi al centro dello spazio urbano e di dominarlo, era una realtà viva, come una persona. E comunque devo molto anche a Donatello. Noterete che qui il fondo d'oro, ha un significato nuovo, rispetto al gotico, qui entra in gioco la luce, come per una scultura del Donatello, appunto. la luce cioè ha il compito di avvolgere in una atmosfera densa il cubo spaziale dato dalla posizione delle figure
LUI - quindi quasi una dimensione plastica, scultorea
MASACCIO - esatto. vedete a me non interessa l'effetto di luce e neanche i contrasti. io do alla luce dell'oro dello sfondo un valore di rapporto proporzionale con la figura umana. E' questa che dà allo spazio una consistenza, una misura, una forma. Con la sua sola presenza o con un solo gesto
LEI - mi fai pensare alla tua crocifissione, quella per la Chiesa del Carmine di Pisa, che era la cuspide del polittico. il gesto disperato delle braccia della Maddalena, è senza dubbio la più alta nota drammatica espressa in pittura dopo Giotto. Ma il bello è che, contemporaneamente, quel gesto così tragico, così umano è l'artefice dello spazio della rappresentazione
LUI - è sufficiente quel gesto, insomma, per creare lo spazio attorno, non c'è bisogno d'altro.....
MASACCIO - ma sai, anche ciò che è drammatico può essere il frutto di proporzioni e misure calibrate. Arte e scienza vanno a braccetto. In quel periodo, poi!
LUI - Difatti, è vero, quel gesto misura la distanza dal primo piano al fondo d'oro e lega al Cristo le due figure addolorate della Madonna e di San Giovanni
MASACCIO - Uno spazio fatto dagli uomini non può che essere interamente coinvolto nel loro dramma
LEI - Masaccio, per parlare d'altro, si dice che l'architettura della Trinità di Santa Maria Novella sembra quasi disegnata dal Brunelleschi. Perché l'hai voluta così?
MASACCIO - Per coerenza al significato dell'affresco. La composizione è rigorosamente inscritta in un triangolo. Ma io non voglio esprimermi in simboli. La Trinità è una idea dogma, giusto? E non c'è dogma senza rivelazione. Non c'è rivelazione senza forma. Nella sua eternità il dogma è anche storia. Perciò le figure, anche quelle del Padre, sono figure reali e storiche, che occupano uno spazio. Ma lo spazio che si rivela e che si materializza col dogma deve essere uno spazio vero, certo, assoluto, storico (cioè antico e attuale insieme) come il dogma stesso: e questo spazio, per me, è lo spazio prospettico dell'architettura del Brunelleschi
LEI - molto chiaro. Una rivoluzione quindi che non consisteva solo nell'accorgimento tecnico della prospettiva, per quanto si trattasse di una novità straordinaria
LUI - immagina lo stupore dei fiorentini quando, rimosso il velo, apparve questa pittura che pare abbia scavato un buco nel muro per mostrare in prospettiva una nuova cappella, costruita secondo il moderno stile di Brunelleschi
LEI - Ma forse furono ancora più stupiti dalla semplicità e grandiosità delle figure che vi erano incorniciate
LUI - quello che colpisce di più è il semplice gesto con cui la vergine addita il figlio crocefisso. è così eloquente e toccante ...è l'unico cenno, l'unico movimento che anima la solennità della pittura, che sembra composta più di statue che di figure
MASACCIO - incorniciandole prospetticamente, è proprio quest'effetto di statuaria solennità che ho voluto sottolineare. E quel piccolo gesto della mano mi serviva proprio per rappresentare, non so, un gesto dell'anima, il senso del dramma, e non solo. volevo dare il là ad una visione a spirale, che nasce dalla mano, avvolge tutte le figure fino a spaziare nelle volumetrie delle strutture architettoniche. Che ne dite? Ho reso l'idea?
LUI - ci sei riuscito in pieno. complimenti
LEI - La tua opera più importante però è certamente la Cappella Brancacci, in Santa Maria del Carmine a Firenze, almeno per noi posteri
MASACCIO - beh sono stati impegnativi, certo. Gli affreschi furono iniziati da Masolino da Panicale, ma ben presto ci misi le mani io, fino alla fine
LEI - so che sollevarono grande rumore, perché si distaccavano dalla maniera di Giotto, secondo cui il murale doveva far parte integrante dell'architettura, non poteva aspirare ad un ruolo individuale come dipinto. i tuoi affreschi invece formano quadri a sé e per quel periodo deve essere stato un vero e proprio choc, vero?
MASACCIO - non c'è dubbio e le critiche non sono mancate. Ma sapete mi sentivo al sicuro, come protetto, dalla autorevolezza dei concetti che allora Brunelleschi e Donatello andavano diffondendo. Ma ora scusate devo andare. Mi ha fatto piacere conoscervi, chiamate più spesso, sono a vostra disposizione
LUI e LEI . Ma rimani ancora con noi, Masaccio, Masaccio
LUI - andato! Sempre sul più bello...se ne vanno...è un vizio, accidenti! Non c'è modo di trattenerli di più?
LEI - Sì, basterebbe allungare il tempo delle puntate
LUI - ho capito, il tempo manca e dobbiamo ancora parlare di Donatello..
LEI - già, ma fammi dire qualcosa sui capolavori della Cappella Brancacci. Gli affreschi rappresentano i miracoli di San Pietro, Masaccio elimina dalla rappresentazione dei miracoli ogni aspetto episodico, ammirativo, il miracolo per lui è il fatto storico per eccellenza, è fatto umano che mette in atto una decisione divina
LUI - Fatto storico, dunque, con un significato morale molto chiaro
LEI - sì, è diffusa negli affreschi un senso etico profondo, allo stesso modo delle architetture del Brunelleschi, rivelano una spazialità sostanziale, assoluta
LUI - che vuoi dire?
LEI - voglio dire che la scoperta di Masaccio dell'ordine etico è sconvolgente come quella del Brunelleschi dell'ordine conoscitivo: amplia illimitatamente l'orizzonte umano
LUI - scusa se banalizzo, mi pare che tu voglia dire: come in natura non c'è un bello e un brutto, nell'ordine etico non c'è un bene e un male dato a priori, no? : ciò che vale è sempre e soltanto la realtà, il solo giudizio possibile è quello di reale e non reale. e Masaccio intuisce appunto questo: è grave la responsabilità che deriva all'uomo dal solo fatto di essere nel mondo, di dovere comunque affrontare la realtà, e di esserne consapevole
LEI - perfetto. Mi piacciono sempre le tue semplificazioni. Ma ora con Donatello sarà difficile semplificare
LUI - perché?
LEI - perché è stato un artista multiforme, esula da clichè o definizioni definitive. come Brunelleschi e come Masaccio, Donatello rompe con decisione nei confronti della tradizione tardogotica, riscopre la realtà naturale e rivaluta le forme antiche
LUI - Il rinascimento, si è detto, nacque con l'aspirazione a riscoprire l'uomo e la natura
LEI - appunto. Brunelleschi e Masaccio mirano soprattutto a ricercare e applicare leggi oggettive, scientifiche, che permettano di dare corpo, nelle arti visive, a tale aspirazione
LUI - infatti per Brunelleschi il rapporto uomo-mondo è molto chiaro: le cose ubbidiscono a quelle stesse leggi matematiche, eterne e universali, mediante le quali funziona la ragione. Per cui l'uomo può dominare le cose e quindi il mondo. Nessun urto quindi, ma solo un equilibrato, reciproco, accordo naturale
LEI - Per Donatello, al contrario, il rapporto uomo-mondo è un rapporto drammatico. Non esiste per lui una verità certa, immutabile, frutto di calcolo matematico, la verità è ricerca, è conquista giornaliera. la vita è lotta. La concezione brunelleschiana è aristocratica, quella di Donatello popolare
LUI - mi par di capire, quindi che è difficile etichettare Donatello. altri artisti insomma possiamo racchiuderli in una breve definizione che li descrive. Si parla ad esempio dell'austero umanesimo di Masaccio, del classicismo razionale di Brunelleschi, del lirismo religioso di Beato Angelico. Invece per Donatello simili semplificazioni sono impossibili
LEI - già, poiché nella sua lunghissima carriera ha vissuto fasi classiche e fasi anticlassiche, umanistiche e anti umanistiche, un vulcano di esperienze, oggi diremmo di lui che è un avanguardista
LUI - uno che anticipa le tendenze, verissimo! C'è da dire però che una costante l'ha avuta e sostenuta sempre: la soggettività
LEI - cioè la ricchezza espressiva che dà alle sue figure?
LUI - sì, non si era mai vista nella statuaria dalla fine dell'età classica una tale capacità di descrivere atteggiamenti e moti dell'animo, e non solo, Donatellofa trasparire anche il proprio sentimento personale, è un autore partecipe, coinvolto in prima persona, insomma un autore moderno
LEI - è proprio vero. Le sue figure, possono essere di qualsiasi tipo, bibliche, evangeliche, mitologiche, appaiono tutte come l'alter ego del loro creatore
LUI - E' la riscoperta dell'uomo, dunque.!
LEI - non solo recupera la forma classica nel rappresentarlo il corpo umano, ma propone anche la psicologia individuale. è così evidente nelle sue opere!
LUI - in pratica ha anticipato l'espressionismo del nostro '900, ti pare niente! al riguardo mi viene in mente una cosa. poi mi dici se è corretta. Hai notato che spesso questi grandi nelle loro opere degli ultimi anni di attività toccano il tema della espressività individuale, della psicologia
LEI - fai qualche esempio
LUI - Donatello, la statua lignea della Maddalena, hai presente quella figura smunta e sofferente coperta tutto il corpo dai suoi lunghi capelli, così rarefatta, segnata, sembra che raccolga dentro di sé tutto il dolore del mondo, una vera angoscia esistenziale. un altro è Michelangelo, che piu in là vedremo, le ultime Pietà non hanno forse questa componente fortissima di disgregazione mentale e psichica
LEI - hai certamente ragione, probabilmente è la vecchiaia che induce a guardare se stessi, è la paura o il sentimento della morte che mette in chiaro le cose oscure della vita e della propria anima
LUI - oppure è anche il frutto di una esasperazione tecnica, espressiva, come un modo per superare le regole formali che ci si è imposte e scoprire che basta poco per romperle e scoprire l'essenza, l'anima delle cose, delle persone
LEI - come siamo filosofi
LUI - Non ti nascondo che a forza di frequentare questi grandi artisti, qualcosa ti attaccano addosso: un sorta di consapevolezza puntuta, che va in fondo alle cose, e a volte fa male ma te ne esci gratificato proprio perché le hai pensate
LEI - bravo, accidenti, ma è questa la rivoluzione che loro nel 400 hanno messo in atto: la consapevolezza
LUI - ti pare niente. Da lì nasce la civiltà moderna
LEI - torniamo al nostro. Riassumo. con Donatello una componente nuova entra nel complesso sistema della cultura figurativa fiorentina: l'elemento popolare
LUI - vuoi dire che si occupava di arte popolare
LEI - no, no. La sua è arte allo stato puro. Popolare nel senso che la sua linfa proviene dalle sue origini popolane, niente di più. Non solo. La cultura classica non è per lui un patrimonio recuperato, e basta, è una sorta di virtù fiorentina, sempre viva nello spirito e nella parlata del popolo. è un popolano lui stesso, ha imparato il mestiere lavorando da ragazzo nei cantieri gotici dell'ultimo trecento, passerà poi nella cerchia colta del Ghiberti
LUI - ed è lì che diventa ben presto l'amico e il compagno del Brunelleschi; ma tra i due rimane lampante un divario di classe sociale, ci scherzavano sopra pure i letterati del tempo!
LEI - Dicono che i due furono insieme a Roma: Brunelleschi sempre occupato a misurare le rovine per ritrovare le "proporzioni musicali", come ha detto qualcuno, il segreto intellettuale degli antichi; Donatello, invece, sempre in cerca di frammenti, avido di oggetti, di testimonianze vive
LUI - c'è un aneddoto divertente. quando Donatello scolpì il Crocefisso ligneo di Santa Croce, il Brunelleschi gli rimproverò di aver "messo in croce un contadino" . alla replica risentita di Donatello, che "è facile giudicare, difficile fare", il Brunelleschi, senza rispondere, torna a casa, scolpisce un suo crocifisso, sempre in legno. Invita l'amico a pranzo. Quando Donatello vede l'opera, resta talmente meravigliato che lascia cadere dal grembiule il cibo che portava, dice all'amico che non aveva più voglia di mangiare, perché- testuale- " a te è conceduto fare i Cristi a me i contadini"
LEI - Certo che se è vero l'aneddoto fa capire comunque l'abisso che c'era tra i due. l'umanità di Brunelleschi è formata da "uomini perfettissimi", come dice il Vasari, quella di Donatello da contadini
LUI - saranno stati amici, ma comunque c'era una certa rivalità tra i due
DONATELLO - macché rivalità, macchè, solo grande rispetto e grande amicizia, semmai un pò di sana competitività
LUI - accidenti, era in ascolto. Sei tu Maestro, sei Donatello in persona?
DONATELLO - sì sono io
LEI - Maestro, scusa non volevamo offendere, dicevamo solo che mentre Brunelleschi rappresenta una tendenza intellettuale e idealizzante, tu unatendenza drammatica e realistica
DONATELLO - non c'è dubbio, proprio così! Cerco ora di spiegarvi
LUI - magari, grazie!
DONATELLO - come saprete, io conosco bene le fonti antiche e non c'è dubbio che, in tutte le statue da me realizzate, mi sforzo di ritrovare la nobiltà di atteggiamento e la gravità plastica delle statue classiche; ma non mi do pace finché il modello ideale antico non coincide col dato reale dei volti della gente che conosco, la gente che passa per le vie di Firenze. Prima di mettere in croce un contadino, ho rappresentato borghesi, artigiani, facchini..... nei panni degli evangelisti e dei profeti, e un bel ragazzo del popolo, ad esempio, nell'armatura di San Giorgio
LUI - volevi dare un senso di verità ai personaggi insomma
DONATELLO - no, non per futile gusto veristico..
LUI - non ne azzecco una, oggi...
DONATELLO - ma perché ritrovo nelle fattezze, negli atti e più ancora nella struttura morale della mia gente, la grandezza, la forza o il sentimento concreto della vita
LUI - insomma, la virtù degli antichi celebrata come prima virtù del cittadino.
DONATELLO - bravo, esatto
LUI - finalmente!
DONATELLO - non solo, io spesso mi sono chiesto: se l'uomo ha ricevuto da Dio il dono della ragione, attraverso la quale costruisce se stesso e domina il mondo, ciò significa che questa facoltà è in ciascun uomo, indipendentemente dal suo aspetto fisico; viene così a cadere la tradizionale equivalenza di bello e buono, che è stata alla base di tutta l'arte còlta dalla Grecia in poi, e la conseguente equivalenza di brutto e cattivo. Per me anche nel povero, nel brutto, si può riconoscere la divinità dell'uomo. I miei profeti per il Campanile non parlano perché ispirati da Dio, parlano perché, attraverso la sofferenza della vita, hanno conquistato la verità. anche Masaccio, anche lui si poneva lo stesso problema, il rapporto passato-presente costituisce la ragione etica della storia. Le figure che scolpisco non sono ombre evocate, non sono una riproposta banale delle statue antiche, ma uomini certi, giunti qui e ora, partecipi della storia; è come se rifacessero all'inverso il viaggio di Dante: la luce li colpisce, proiettano ombre. La luce, infatti è per me la sostanza fisica, la realtà dello spazio, il presente
LUI - Qui sta il problema dello scultore. Un pittore dà alle figure del suo quadro la luce che vuole e non cambia più, fissata per sempre. Per lo scultore è diverso. in un bassorilievo o in una statua regola profondità e risalti in modo da fare entrare una certa quantità di luce in una certa direzione. Ma la statua è una forma immersa nella luce naturale, che muta intensità e direzione. Cambia quindi anche il modo di guardarla
DONATELLO - proprio così, tutto sta nel captarla, la luce, impegnarla con la qualità classica della forma. Voglio che la luce cioè inchiodi nel presente l'immagine presa a prestito dall'antico, voglio toccarla per persuadermi che è lì, presente. Scavo la pietra perché il contrasto violento dell'ombra costringa la luce a condensarsi nella massa, diventi pieno contrapposto a vuoto. Libero dalla materia pochi tratti rapidi e decisi perché sia chiaro che il moto non è il moto del cosmo o della luce o del vento, ma l'atto di una volontà umana
LUI - posso farti una domanda, visto che è il tema del giorno. può una scultura o un bassorilievo rappresentare lo spazio, realizzare una profondità e una luce di tipo figurativo, come voleva Brunelleschi?
DONATELLO - qui tocchi un tasto molto delicato e importante. Sai quante volte ne abbiamo parlato con Filippo e col Masaccio. per me bisogna rispettare innanzi tutto la sezione della piramide visiva, il piano: i miei rilievi sono infatti molto bassi, ma la loro spazialità è molto più profonda che nei rilievi del Ghiberti, ad esempio. Facciamo l'esempio del San Giorgio e il drago in Orsanmichele. Solo in alcuni punti i massimi risalti sfiorano il piano della cornice, le masse sono appiattite e dilatate, limitate da un segno inciso, un solco d'ombra rispetto alla luce battente sulle parti in rilievo. Così ottengo la prospettiva del portico e della grotta, e solo una minima ondulazione del fondo suggerisce uno spazio indefinito, vuoto, con alcuni alberi appena accennati, lì si avverte il peso dell'atmosfera carica di una luce arida, soffocata. questa luce bassa, impastata nella materia del marmo, ha la stessa densità dello spazio vuoto del Tributo del Masaccio. può questo spazio prospettico e nello stesso tempo fatto di materia, integrarsi alla figura statuaria? Può sottrarsi quasi al contatto con la luce naturale? E avere vita autonoma? Potete rispondere voi. Ci sono riuscito? Non spetta a me dirlo. io ho fatto di tutto per ottenere questo risultato
LEI - ti assicuro che sono secoli che ci interroghiamo su questa tua capacità di metterti in gioco, di ricercare nuove forme e modi per rendere autonoma ed espressiva la rappresentazione dello spazio
DONATELLO - io sono attratto sempre da tutto ciò che può contraddire l'immagine stereotipa di una classicità quasi olimpica, io inseguo l'inquietudine, i turbamenti, perfino la bizzarria, e il capriccio del tardo-antico, così pieno di fermenti orientali, di miti misteriosi, di immagini ermetiche, mi seducono più della compostezza del tempo aureo
LEI - Le opere fiorentine fino alla tua partenza per Padova sono il prodotto di questa svolta. Come l'Annunciazione di Santa Croce. A Padova dal 1446 al1450, Donatello, compi la tua opera più
importante: l'altare maggiore della Basilica del Santo. Con sette statue e molti rilievi
LUI - paganesimo e cristianesimo era il tema del giorno
DONATELLO - sì, ma è anche il tema che io sento come vicino alla mia morale popolana, sapete, malgrado la accumulata dottrina, io mi sento molto vicino al popolo, alla gente comune: e il tema che concordai è questo: il tema della storia più subìta che agita, vista cioè dalla parte delle vittime più che da quella dei protagonisti
LEI - Insisti sul motivo antico per accentuare il tragico della scena, come se il tempo si fosse fermato, come se quello strazio più che umano non si fosse calmato, seguitasse per sempre. è il vertice di quello che applicando un termine moderno potremmo chiamare il tuo espressionismo
DONATELLO - Il tragico è mezzo e non fine. È come una scarica elettrica che investe simultaneamente tutte le figure, le fonde, le distrugge come nella sepoltura nell'altare del Santo e nei miracoli di Sant' Antonio,.. lo stupore o il dolore non è partecipato dai singoli ma subìto dalla folla. Le persone non sono più che atomi in una massa in movimento. Per me la storia è un moto senza fine, ogni evento un istante di esso, e tutto si riassorbe nel moto più vasto della luce, dello spazio del tutto
LUI . in fondo Donatello tu stesso distruggi l'ideale umanistico della persona, che avevi contribuito a fondare, apri cioè la crisi del Umanesimo che culminerà di lì a poco in Leonardo
LEI - Ma come spiegare che proprio quando scopri ed esalti in queste opere un antico anticlassico, compi con il monumento equestre del Gattamelata, quella che viene considerata la più classica delle tue sculture?
DONATELLO - Ma il Gattamelata anche se fa ricordare il Marc'Aurelio romano, è una immagine antica che appare, si fa presente, trascorre, quanto di meno monumentale si possa immaginare, secondo me. Un ritmo ripetuto di curve suggerisce il movimento ...non è una figura che sta, è una figura che passa nello spazio e nel tempo.. Voi mi fate un gran complimento. Ho forse reso classico qualcosa di molto moderno
LUI - questo è vero, per me classico non vuol dire la sterile simulazione dell'antico, ma, grazie a regole riconosciute come classiche, faccio classico una cosa nuova, perché saranno i posteri a stabilirlo. classico è qualcosa che rimane
LEI - purtroppo dobbiamo chiudere
DONATELLO - così presto? No, non se ne parla neppure, mi avete evocato e ora mi dovete ascoltare. Chissà quando avrò un'altra occasione del genere
LUI - che dici? Va bene?
LEI - d'accordo, cinque minuti.. in fondo è un gran privilegio anche per noi..
DONATELLO - Un artista non deve credere in una verità unica, cerca la verità in conseguenza dei vari momenti spirituali. Ogni opera per me deve suscitare tensioni, discussioni, contrasti. Ogni opera, per me, è un atto concluso, non esiste possibilità di ripetizione. L'uomo è in continuo divenire
LUI - ma lo sai maestro che alcune tue opere sono state apprezzate solo tre secoli dopo, nell'800?
DONATELLO - non mi meraviglia, immagino che stai parlando delle mie ultime composizioni
LUI - sì, la statua della Maddalena soprattutto e l'ultima tua Deposizione quella al S. Lorenzo a Firenze. Sono di un tale espressionismo che è quasi incredibile pensare che ne sei stato tu, maestro, l'artefice.... Sei grande, hai scavalcato i tempi!
DONATELLO - grazie per il grande, non so, ma se lo dite voi, sarà vero, ma non era questo il mio obiettivo. Vedete, avevo già 68 anni, ma non ero soddisfatto, volevo rinnovarmi, esprimere con totale spregiudicatezza tutto ciò che poteva essere concepito. A me le regole piacciono solo se sono serve del mio pensiero e del mia espressione, se non ne trovo di acconcie, me le ricreo io, basta che siano funzionali a quello che voglio esprimere. Nella Maddalena ad esempio non mi interessava rappresentare la figura nella sua presunta bellezza o compostezza, non volevo farla somigliare a niente che era già stato fatto, volevo solo mettere la materia sotto le mie mani perché rappresentasse il dolore, la sofferenza contenuta, umana, non è della Maddalena il dolore, è il mio, ho rappresentato la mia anima, a nudo insomma. E così per la Deposizione. lì addirittura ho rotto una consuetudine millenaria, ho tagliato la composizione dove nessuno si sarebbe sognato di farlo. Le tre croci le ho tagliate a metà, si vede solo la parte bassa con il cristo deposto ai piedi dei tre pezzi di legno e una scala che sembra stia in bilico sul vuoto, si deve immaginare quello che c'è sopra, ed è quello proprio che volevo ottenere, il dramma non è tanto quello che si vede, che riesco a raccontare con lo scalpello, il dramma è dentro di noi che vediamo, e io lo suggerisco, lo offro come ipotesi
LEI - fantastico, più moderno di così
LUI - concetti del genere sono del nostro '900, in pieno! Ora però si chiude, mi dispiace
DONATELLO - suvvia, mi piace stare con voi a discettare di cose che mi hanno appassionato tutta la vita
LUI - va bene, chiudiamo e noi tre continuiamo a parlare qui in studio, d'accordo?
LEI - bene! Signori buonasera
LUI - la serata si fa appassionante.. ciao a tutti, non invidiateci troppo!