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MICHELANGELO
"L'anima"
di Marco Maggioni

 

 

Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT

 

LUI - eccoci di nuovo a parlare del grande Michelangelo, in fondo se le merita due puntate, non credi?

LEI - credo proprio di sì, e per due ragioni, una cronologica

LUI - ne ha combinate tante e in così lungo tempo...questo vuoi dire?

LEI - sì, e l'altra artistica...ce ne è pochi grandi come lui nella storia dell'arte

LUI - effettivamente...una concezione così potente e così completa dell'arte...anzi, sai che ti dico? Lui è grande perché ha espresso, come pochi altri nei secoli, l'intensità della creazione artistica

LEI - l'atto creativo di un dio...siamo lì...del resto lo ha rappresentato a meraviglia nella cappella Sistina, no?

LUI - eh, già, Iddio padre che dal semplice gesto della mano fa scaturire il primo uomo, Adamo....possente!

LEI - c'è un grande musicista che io associo sempre a lui.. e che forse gli sta alla pari....Beethoven

LUI - hai perfettamente ragione, la stessa visione etica dell'arte e dell'atto creativo...

LEI - comunque, per tornare a noi, cerchiamo di ridimensionarlo.. se è possibile...

LUI - anche perché se gli troviamo qualche difettuccio ci riesce più facile parlare di lui, vero?.. umanizzandolo...può sembrare addirittura uguale a noi mortali!...

LEI - se è per questo i difetti non gli mancavano, figurati..., ad esempio.. in vita non era solo ammirato per il suo genio ma anche temuto ....

LUI - eh! Lo credo! Aveva un caratteraccio!

LEI - appunto... che non risparmiava nessuno, né gente comune né potenti

LUI - ne sa qualcosa papa Giulio II! Sempre a litigare stavano

LEI - con una grande stima reciproca, però! Il fatto è che era consapevole Michelangelo della sua posizione sociale

LUI - ..e della sua grandezza d'artista, diciamolo pure!...

LEI - a settantasette anni, pensa, rimproverò un concittadino che aveva indirizzato una lettera allo "scultore Michelangelo". E lui sai che scrisse ? "Ditegli di non indirizzare le lettere allo scultore Michelangelo, poiché qui sono conosciuto solo come Michelangelo Buonarroti... Non sono mai stato pittore o scultore di bottega... per quanto abbia servito i papi; ma a questo fui costretto" , non male!

LUI - 'a questo fui costretto'!, ci pensi? e si trattava del papa! Grande! la consapevolezza del genio!! Ebbe un altro atto di superba...indipendenza....quando rifiutò il compenso per l'ultima grande impresa che lo occupò in tarda età

LEI - ho capito...il completamento dell'opera del suo nemico, il Bramante....cioè la cupola di San Pietro

LUI - proprio! Questo era un lavoro che l'anziano maestro considerava come un servizio alla maggior gloria di Dio.... non poteva macchiarlo con un banale guadagno terreno

LEI - Ma di san Pietro parleremo dopo, andiamo con ordine

LUI - già, il secondo periodo fiorentino. quando Michelangelo ritorna a Firenze

LEI - sì, dopo la morte di papa Giulio II della Rovere, si era nel 1513...

LUI - e grande fu lo sconforto e il dolore di Michelangelo...si era affezionato molto al pontefice..., del resto, uomini della stessa tempra!

LEI - non c'è dubbio che nonostante i continui litigi c'era tra di loro un legame molto profondo...fatto sta che fu eletto al soglio pontificio un Medici, Leone X, il quale, anche lui, gli volle affidare il doppio ruolo di scultore e di architetto al servizio del Casato fiorentino...è per questo che torna a Firenze

LUI - e chissà come la trova cambiata! dieci anni prima Leonardo e lo stesso Michelangelo con la loro partenza da Firenze lasciarono un bel vuoto, difficilmente colmabile...

LEI - ah certo! erano ancora tutti turbati e sconcertati, soprattutto dalle due opere mai completate, la battaglia di Anghiari e la battaglia di Cascina

LUI - ma bastarono i cartoni preparatori per turbarli ...tanto erano rivoluzionari?

LEI - sì, sì, indubbiamente...divennero addirittura i testi sacri del periodo manieristico di fine '500, non ci sarà artista fiorentino che non si prenderà un periodo di riflessione e di studio su quei cartoni

LUI - il manierismo tanto deprecato da Michelangelo...."l'arte ridotta all'imitazione delle opere dei maestri invece che della natura", così diceva con disprezzo

LEI - del resto la lezione dei tre grandi maestri Leonardo, Michelangelo e Raffaello era talmente evidente e grandiosa che era difficile evitarne il confronto e quindi lo studio

LUI - e quindi l'imitazione...irraggiungibili erano, del resto. E sono grandi per questo. Hai voglia a copiarli e a carpirne il segreto, nessuno li ha raggiunti...almeno fino a Picasso. cinque secoli dopo, però! ...non so se mi spiego..

LEI - a Firenze comunque Michelangelo assume subito il posto guida, nell'architettura e nella scultura

LUI - dal 1516 al 1534, passano vent'anni, mica poco, e tutti concentrati nel complesso di San Lorenzo, che sarebbe la Chiesa che ospitava le tombe dei Medici

LEI - non fu semplice come incarico ...c'era un problema: come confrontarsi con la struttura preesistente, che era del Brunelleschi

LUI - certo non poteva permettersi di stravolgerlo...si doveva quindi per forza confrontare con i canoni dell'architettura quattrocentesca

LEI - in pratica doveva rifare tutto l'interno della Chiesa e in particolare la Sagrestia nuova di una cappella

LEI - sì, che è quella simmetrica alla sagrestia, costruita appunto da Brunelleschi, all'estremità sinistra del transetto, per le tombe dei Medici

LUI - sicuramente è tra le sue opere quella cui Michelangelo dedicò più tempo in assoluto. Venti anni, ti rendi conto? sono tanti!

LEI - venne interrotta solo nel 1527, quando ci fu il famoso sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi di Carlo V di Spagna

LUI - e in contemporanea ci fu anche la cacciata dei Medici da Firenze, mi pare

LEI - già, Michelangelo si pose allora al servizio della nuova repubblica e partecipò ai progetti di fortificazione della città

LUI - solo nel 1530, l'anno della restaurazione medicea a Firenze, Michelangelo riprende i lavori della cappella in San Lorenzo, che saranno poi interrotti di nuovo, questa volta definitivamente, dalla sua partenza per Roma. Che vita travagliata la sua!

LEI - non c'è dubbio! in mezzo ad avvenimenti tanto contrastanti, la Cappella medicea è comunque un'opera radicalmente innovativa

LUI - Che audacia inventiva aveva! In quattro e quattr'otto supera tutte le regole quattrocentesche, concepisce una parete che sembra trattata quasi come fosse una scultura di forma libera, con forti aggetti, rientranze, con scarso interesse agli elementi architettonici, una novità assoluta, insomma!

LEI - Un elemento architettonico davvero nuovo, mai visto prima, in un'epoca poi in cui il rispetto del canone classico non era mai stato messo in discussione

LUI - rivoluzionario quindi. guarda come ha risolto il problema della relazione tra l'architettura della cappella e la scultura dei monumenti funerari. piazza questi ultimi a parete, li incassa nei comparti centrali. Così fa diventare architettura l'elemento plastico, sintesi geniale!

LEI - Le statue rappresentano i due esponenti della famiglia Medici. Uno di fronte all'altro, in due nicchie incassate nella zona centrale

LUI - e sotto? Hai presente? una scena paradossale! quei quattro corpi imponenti

LEI - che rappresentano l'aurora, il giorno, il crepuscolo e la notte

LUI - questi lunghi corpaccioni adagiati sopra l'arco dei sarcofagi, hanno una grazia tale, una lievità...che fanno veramente impressione, sembra che stiano per scivolare, queste statue, col corpo così mollemente indifferente, e con l'espressione invece tormentata, malinconica...un bel contrasto!

LEI - da un punto di vista iconografico derivano dalle figure degli antichi dèi fluviali, sono però una invenzione totalmente nuova, cariche di tensione spirituale, formale

LUI - Fondamentale, credo, per comprendere la novità di queste sculture, è anche il fatto che Michelangelo ha previsto un punto di vista diagonale oltre quello frontale classico

LEI - sì, infatti! questo significa che si è preoccupato della fruizione dell'opera nello spazio. non più un modo di guardare statico, quindi, ma dinamico

LUI - Veniamo ora all'altra impresa architettonica di Michelangelo a Firenze, sempre su incarico dei Medici: la costruzione della biblioteca nel chiostro di San Lorenzo, dov'era destinato un patrimonio librario ricchissimo, raccolto da generazioni e generazioni dalla famiglia Medici

LEI - La Biblioteca Laurenziana, si chiama. Anche qui c'erano dei vincoli, nella realizzazione Michelangelo dovette tener conto di costruzioni preesistenti

LUI - straordinario è come risolve il vestibolo della biblioteca, con quel monumentale scalone, che energia trasmette!

LEI - anche qui, lo ha concepito come una vera e propria scultura, del tutto autonoma dall'ambiente che lo ospita

LUI - certo che non ha precedenti nell'esperienza architettonica cinquecentesca. che effetto dinamico, che plasticità, con quel contrasto tra la rampa centrale che si espande e i gradini convessi, che si dilatano negli ultimi tre passi, contenuti a stento dalle balaustre, formidabile

LEI - io, che ci sono stata, anni fa, sai che impressione ho avuto entrando? Una sensazione fisica fortissima

LUI - spiegati

LEI - come se questo ambiente così morbido, proporzionato e invitante mi catturasse il corpo, sì, ecco, era come se fossi attirata e protetta nello stesso tempo. Che sensazione riposante e dinamica insieme, ce l'ho vivo in mente, ancora..

LUI - accidenti, lo capisco, hai percepito insieme col fisico e con la mente, evidentemente l'intenzione era questa di Michelangelo

LEI - non c'è dubbio. Se fosse qui ci ringrazierebbe, non ti pare!

LUI - piuttosto, quando lo sentiamo?

LEI - più in là, più in là, mi ha dato appuntamento, vedrai! Andiamo intanto a vedere a Roma cosa succedeva dopo la morte di papa Leone

LUI - eh già perché ci fu una battuta d'arresto nella promozione artistica della corte papale

LEI - che però ricevette nuovo impulso con l'elezione al soglio pontificio di un altro esponente del casato fiorentino, il cardinale Giulio de' Medici che prese il nome di Clemente VII

LUI - che era stato il committente diretto del lavoro del San Lorenzo a Firenze, mi pare!

LEI - sì, personalità di cultura raffinata, con lui Roma divenne di nuovo il fulcro dell'interesse artistico della penisola

LEI - purtroppo però, se il clima culturale, raffinato e particolarmente sensibile alla promozione artistica, era stimolante, quello politico certo non lo era affatto

LEI - sì, la situazione era proprio instabile

LUI - altroché instabile, disastrosa, tanto che si concluse con il drammatico saccheggio subìto dalla città nel 1527 dalle squadracce di Carlo V

LEI - Solo verso la fine del pontificato di Clemente VII, la scena politica, religiosa e culturale romana cambiò volto, il merito fu tutto del nuovo papa,PaoloIII Farnese

LUI - ecco un altro papa energico, ce ne era bisogno allora!

LEI - energico e sensibile...è stato un pontefice che si è prodigato per il rinnovamento della Chiesa, aveva ben presenti le richieste del mondo cattolico. Predispose un piano di riforma della Chiesa, che può considerarsi la carta della riforma cattolica, nel 1537

LUI - intanto, sul piano culturale, promosse un notevolissimo rilancio delle attività artistiche. tanto per cominciare si assicurò il determinante contributo di Michelangelo

LEI - sì, a lui Paolo III affidò gl'incarichi più prestigiosi. di carattere pittorico: il Giudizio Universale della cappella Sistina e gli affreschi della cappella Paolina; architettonico: la direzione della fabbrica di San Pietro....

LUI - e urbanistico per la ristrutturazione della piazza del Campidoglio. In tutto, cose da niente!! Roba per titani!

LEI - hai ragione, sì. fu così che nel 1534 Michelangelo si immerge nella realtà romana ...che era piuttosto complessa..

LUI - ci rimase parecchio a Roma! Fino alla morte. e le sue proposte erano così innovative che si creò un ambiente effervescente... creativo, tanto da richiamare nella capitale frotte di artisti della nuova generazione

LEI - saranno questi i protagonisti della cultura pittorica romana intorno alla metà del secolo. E adesso è venuto il momento.. ti faccio una sorpresa...tempo fa abbiamo registrato un dialogo

LUI - un dialogo? E tra chi ?

LEI - un dialogo famoso, a tu per tu, dai! fece molto parlare, all'epoca

LUI - il dialogo muto tra lui e il Bramante, vuoi dire? Ma appunto era muto, non si parlavano affatto.!.

LEI - spiritoso! suvvia!, con chi poteva dialogare sui grandi sistemi..

LUI - ahhh, ho capito! Non mi dire! Non sarà per caso il colloquio tra papa Paolo III e Michelangelo. Davvero?? Ma non c'erano testimoni

LEI - ehh, va bene, e tu immagina che ci fosse un registratore

LUI - bene, non mi riesce difficile immaginarlo, fantastico, vai!
(stacco)

MICHELANGELO - Confesso che l'ultima grande lezione e l'ultima decisiva illuminazione sul mio destino e sul mio impegno di uomo e di artista, mi sono state date da papa Paolo III. Ha fatto molto rumore in città la visita che il papa ha voluto farmi, seguìto da otto cardinali, per invitarmi a iniziare senza indugio l'affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina. E' che io non ero affatto convinto di accettare. Ha voluto ritirarsi con me, noi soli, a tu per tu in una stanzetta attigua allo studio e ha fatto attendere fuori i cardinali e il seguito. Il dialogo ce l'ho impresso nella memoria e ve lo riferisco paro paro

PAOLO - Il tuo desiderio di pace e di riposo, Michelangelo, è più che legittimo, ma devi pensare che io vengo a chiedere la tua collaborazione spinto dalla mia responsabilità davanti alla chiesa e al mondo. Tu hai lavorato per altri miei predecessori e hai dato a ciascuno di essi più di quanto tu abbia ricevuto. Non solo qualcosa della loro grandezza di pontefici, ma anche qualcosa della loro grandezza umana è dovuto a te

MICHELANGELO - santo padre, voi siete troppo buono e permettetemi di dirvi che non sapete di quanta viltà e di quanto orgoglio sia impastata la mia anima, il rigore della mia coscienza cristiana non mi ha impedito di peccare come il più pagano dei pagani

PAOLO - Non sarò l'ultimo papa che avrà da fare con te, io ho davanti a me solo pochi anni di vita, tu resterai ancora a lungo su questa terra. Ma è pur vero che non saranno molti i papi e i sovrani che potranno affidarti opere degne di te. Io non mi posso permettere di sbagliare nell'affidarti oggi un compito, né intendo sottrarti a quello che ti ha assegnato Clemente VII in punto di morte, l'affresco del Giudizio universale nella tua cappella Sistina. Tu non puoi perdere quest'occasione di lasciare una testimonianza di te per i secoli futuri. E non parlo soltanto, tu lo hai già capito, degli affreschi del Giudizio, ma della più grande opera che la chiesa di Roma si è impegnata a costruire per la maggiore gloria di dio, parlo dell'ultimazione della basilica di san Pietro

MICHELANGELO - padre mio, voi continuate a vedere in me un artista un grande artista, e io vi sono grato, in altri periodi della mia vita ho sofferto per il mancato riconoscimento del mio valore di artista, ma oggi io non sono più certo di questo valore, e penso che dio abbia bisogno della mia anima più di quanto la sua chiesa abbia bisogno della mia arte.. se per l'ultima pecorella smarrita dio fece immolare suo figlio sulla croce, potrà bene rinunciare a un affresco o a una cupola. e poi, quando dico che dio ha bisogno della mia anima, debbo aggiungere che la mia anima ha ormai bisogno soltanto di dio. Ho dato tanto alla sua chiesa: che la sua chiesa mi aiuti a ritrovarlo

PAOLO - Tu hai dato molto alla chiesa ma non le hai dato ancora tutto quello che il tuo genio può darle. Dio chiede ancora la tua opera senza rinunciare alla tua anima. So bene che tu sei attratto e non da oggi dalle teorie di Lutero, il nostro più fiero avversario. Non ti rimprovero e non ti metto in guardia per questo. Conosco la tua fede e riconosco quanto c'era di giusto nella protesta di Lutero contro la corruzione annidata nella nostra chiesa. Ma è dagli uomini come te, Michelangelo, dagli uomini di pensiero e azione, soprattutto dagli artisti che la chiesa di Roma può trovare la forza per riscattare e risorgere

MICHELANGELO - se oggi dubito della mia arte, dubito ancora di più della mia possibilità di diventare un campione di fede. Non ho mai avuto la tempra dell'apostolo. non chiedetemi ancora lo sforzo della creazione, la sfida a me stesso, l'impegno del continuo superamento delle mie convinzioni estetiche. Mi considero l'ultimo degli artisti di un grande passato e non ho l'energia per diventare il primo artista di un avvenire, forse più grande, ma nel quale non vedo sufficientemente chiaro

PAOLO - Mi sento di non potermi esimere dall'impegno che ho preso di far trionfare la chiesa di Roma sui suoi nemici interni ed esterni, anch'io sono a volte assalito dal dubbio che sia soltanto il mio orgoglio a spingermi ad agire, a farmi credere di essere proprio io destinato da dio a scendere in campo contro le nuove eresie. Ma non sarei in buona fede se non riconoscessi che per un vicario di cristo l'oggi è sempre il tempo migliore per combattere i nemici della chiesa, poiché il domani potrebbe essere troppo tardi. bisogna affrontarlo il rischio. Tanto più si rischia, tanto più è probabile di essere sulla giusta strada, mentre invece chi vuol salvarsi si perderà, dicono le scritture

MICHELANGELO - voi parlate di salvezza e di perdizione, nessuno più di voi può illuminarmi per quanto riguarda il mio dovere di cristiano ed i rischi che può correre la mia anima, se la stessa legge vale anche per i rischi che corre la mia arte, voi avete vinto. Ma debbo esporvi prima con sincerità le mie preoccupazioni per il destino dell'architettura, della pittura, della scultura, nella riforma cristiana. Io credo che i nuovi orizzonti che ho contribuito ad aprire abbiano accecato molti, la maggior parte dei nuovi artisti. ho voluto che la mia arte esprimesse l'inesprimibile, ho voluto far dire alle mie statue ciò che era impossibile dire, ho voluto caricare le mie opere di troppi significati, ho cercato il sublime in ogni momento. Il risultato è che talvolta ho lasciato non finita una mia statua, per sottolineare questo dramma dell'arte moderna, della nuova concezione dell'arte, il non finito corrisponde ormai a un mio impulso morale, è la confessione del mio tormento a una rivolta contro il finito compiaciuto di sé, di tante mie opere della giovinezza. nella volta della cappella Sistina ho portato la pittura al confine con la scultura e gli effetti non sono disprezzabili, lo so, ma non so se l'ideale possa essere condiviso da tutti e comunque non si può andare oltre, almeno io non posso andare oltre. Negli schizzi del giudizio universale, che voi avete veduto, c'è il germe di una dissoluzione che non so a cosa potrà portare. Il rischio, santo padre, è che l'arte sfugga per sempre alla funzione fin qui svolta: e cioè che la pittura nelle chiese non sia più la sola guida per tutti i fedeli, ma voglia acquistare una sua autonomia, contrapposta alla conoscenza del mondo proposta dalla nostra stessa religione.. come posso io santità mettere quest'arte che si va alterando nelle mie mani, al servizio di una chiesa millenaria che vuol riformarsi nel segno della disciplina e del ritorno alle regole originarie?

PAOLO - Diceva san Tommaso. Per conquistare le anime, per riportare a dio la sua chiesa, io dovrò indicare agli uomini la verità, tu dovrai mostrare loro la bellezza, quella bellezza che, diceva, è lo splendore del vero. Non sarà la chiesa a suggerire un nuovo linguaggio, ma si servirà di quello che i suoi artisti giudicheranno piu valido e accessibile ad una umanità scossa da profonde istanze di rinnovamento. Noi chiederemo soltanto che gli artisti operino ad maiorem dei gloriam

MICHELANGELO - e qui terminò l'incontro. Si sa poi chi ha vinto
(stacco)

LUI - vinse alla grande il papa. Sapeva come prenderlo! e così dopo oltre vent'anni dall'esecuzione degli affreschi della volta della stessa cappella Sistina, Michelangelo ritorna alla pittura

LEI - si tratta niente meno che della grandiosa rappresentazione del Giudizio Universale, lo impegnò per cinque anni, mica poco

LUI - rispetto a qualsiasi tendenza decorativa ancora presente negli affreschi della volta della Sistina, il cambiamento, certo, fu radicale!

LEI - non c'è dubbio. La prima cosa che colpisce e sorprende nel grande affresco che si distende sulla parete di fondo è l'assenza totale di qualsiasi forma architettonica, ci hai fatto caso?

LUI - Nessun supporto strutturale, le masse di figure nude vanno per conto loro, nello spazio, libere, non sono incasellate in scene, riquadri

LEI - come in quelle strutture tipiche del sistema proporzionale e prospettico della pittura rinascimentale

LUI - Chiuso, si apre un capitolo nuovo per l'arte

LEI - Michelangelo annulla la consistenza, la materialità dell'immensa parete della Sistina, la trasforma, diventa cielo, un cielo indeterminato, privo di profondità, sì, ma come è animato! LUI - È una catena vorticosa di impulsi dinamici

LEI - sembra che tutte le figure si ammassano in un vorticoso movimento rotatorio, quasi a spirale.

LUI - Tutto è indirizzato verso il gesto di Cristo che giudica, severo, che giganteggia, maestoso, al centro della raffigurazione

LEI - hai visto come sono più grandi le figure mano mano che si va in alto? Michelangelo accresce le proporzioni dei personaggi, non per compensare la riduzione prospettica dal basso verso l'alto, no, vuole sconvolgere la staticità degli equilibri reciproci e basta, crea un vortice

LUI - che visionario! aveva una capacità di vedere l'insieme veramente straordinaria

LEI - se pensi che l'affresco è di 13 metri e 70 di altezza e 12 metri e venti di larghezza!

LUI - Lavorava, sì, con le mani sul particolare ma come aveva in mente la visione generale!

LEI - e la varietà degli atteggiamenti e il dinamismo delle singole figure?

LUI - fino all'esasperazione si muovono, si atteggiano le figure umane nude, si raggruppano, si compongono, insomma, le rappresenta in tutti gli scorci possibili

LEI - Il corpo umano, per Michelangelo, è un codice universale dell'espressione, gli assegna un ruolo centrale, di primordiale essenzialità

LUI - quanto è evidente il distacco dal rinascimento classicheggiante! tant'è vero che le sua nudità furono aspramente criticate dagli ambienti romani piu puritani e conservatori, ragionavano ancora con i vecchi schemi culturali

LEI - non solo, per dare forza a questo passaggio concettuale ed espressivo Michelangelo rinunciò anche alla ricca gamma di colori adottata negli affreschi della volta della cappella Sistina. Non so se ci hai fatto caso, ma i toni sono ridotti a due, due soltanto - il bruno dei corpi e il turchino del cielo

LUI - e già, contribuiscono a determinare un'atmosfera di particolare austerità...oltre a dare un senso di purezza e castità al nudo dei corpi

LEI - Guarda un po', il contrario esatto di quello che gli imputavano i suoi censori

LUI - In sintesi direi che il Giudizio Universale esprime una visione tragica della condizione e del destino dell'umanità, una umanità che si presenta disarmata, nuda al cospetto del giudizio, appunto, di dio

LEI - E' un'opera che indubbiamente interpreta la tensione spirituale di quegli anni, basta pensare ai contrasti teologici tra cattolici e luterani, le lotte religiose

LUI - Michelangelo si congedava dal mondo, lasciando un'estrema testimonianza: quella di una crisi religiosa e morale priva di vie d'uscita, senza compromessi, forse eroica..

LEI - Nell'ultimo ventennio della sua carriera Michelangelo pone fine all'attività pittorica, si dedica prevalentemente alla progettazione urbanistica e architettonica, diventa, come possiamo immaginare, dato il tipo, il protagonista della scena artistica romana

LUI - ti pareva, certo che è rimasto un genio fino alla fine, che portento d'uomo!

LEI - Quando papa Paolo III Farnese decise di trasferire sul Campidoglio l'antica statua equestre di Marc'Aurelio, simbolo dell'autorità imperiale e della gloria del cristianesimo, indovina chi incaricò per studiarne la collocazione? È così che Michelangelo avviava la principale operazione urbanistica del periodo

LUI - Si trattava infatti di ristrutturare la piazza capitolina, era del resto il polo della vita civile della capitale

LEI - e lo trasformò in un organismo a scala monumentale

LUI - divenne un vero e proprio snodo tra l'antica Roma dei fori e la città moderna su cui si affaccia

LEI - Il nuovo assetto della Piazza del Campidoglio si fondò su tre principi fondamentali: l'assialità, la simmetria e la convergenza, che dettero una coerente unità, sia architettonica sia spaziale

LUI - La piazza fu concepita da Michelangelo come un grande spazio a pianta trapezoidale, la famosa forma a cannocchiale..: sullo sfondo il palazzo dei Senatori, con la grande scala a doppia rampa, e lungo i lati i due palazzi l'uno dei Conservatori, l'altro costruito ex novo, oggi sede dei Musei Capitolini

LEI - dal punto di vista architettonico Michelangelo ottiene un insieme unitario

LUI - garantito perfino dalla pavimentazione della piazza. Le dà maggiore organicità. Si ha un effetto ottico veramente coinvolgente

LEI - dopo di ché, con la scomparsa di Antonio da Sangallo il Giovane nel 1546, Michelangelo assunse l'eredità delle fabbriche di Palazzo Farnese e della basilica di San Pietro, lasciate incompiute appunto dal Sangallo

LUI - nel Palazzo Farnese sono tre le varianti che Michelangelo introduce al progetto originario: il massiccio cornicione, l'accrescimento in altezza del secondo piano e il finestrone centrale marmoreo sormontato da uno stemma colossale; tutti elementi fortemente plastici...

LEI - come al solito il dinamismo di Michelangelo si impone sempre anche in strutture originariamente statiche...insomma le fa diventare espressive, piùvive..

LUI - si arriva poi alla grande avventura.. siamo nel 1547..la fabbrica della Basilica di San Pietro. In parecchi ci avevano messo le mani! o meglio, il fior fiore dell'architettura della Roma cinquecentesca, da Bramante a Raffaello, da Peruzzi ad Antonio da Sangallo, mancava solo lui quindi...

LEI - E' alla morte del Sangallo, che Paolo III chiama Michelangelo a sovrintendere i lavori. l'artista critica aspramente il progetto del Sangallo. Lo trova confuso e poi gli sembra troppo scarsa la luce prevista all'interno dell'edificio, riparte dall'idea fondamentale del Bramante, ne riconosce anzi il valore

LUI - le antiche rivalità tra i due.... acqua passata. Difatti scrive lapidario, senti qua: "Lui pose la prima pianta di San Pietro non piena di confusione, ma chiara e schietta, luminosa e isolata; chiunque si è discostato da detto ordine di Bramante, come ha fatto Sangallo, si è discostato dalla verità"

LEI - 'la verità' dice Michelangelo. La parola è intesa probabilmente in senso neoplatonico: 'vera' è l'idea, perfetta e immutabile, il resto non è che apparenza. La pianta centrale, coordinata rispetto a un punto unico, è geometricamente perfetta: è vera, appunto, come l'idea

LUI - di fatto che fece? contrasse lo spazio interno della basilica in una unità semplice e organica. Fece una sintesi tra i due motivi geometrici generatori della pianta, la croce greca e il quadrato

LEI - Inoltre, per dare omogeneità all'esterno, concepì una struttura muraria a un unico ordine gigante

LUI - in pratica si discosta parecchio dal Bramante: ne ricava certo lo spunto della croce greca, che si raccorda ad un ambulacro quadrato sormontato da una cupola centrale. Per il resto è tutto diverso

LEI - E personalissimo. Gli spazi interni vasti e maestosi, il perimetro esterno che si flette, si modella con potenza. Insomma, l'immensa fabbrica è una forma articolata nello spazio

LUI - Come nei palazzi capitolini

LEI - sì, precisamente, coi grandi semipilastri addossati a contropilastri a formare verticalmente il tamburo, con un ordine unico gigante, che comprende più piani di finestre, coronato da un alto architrave e da un cornicione aggettante...originalissimo

LUI - c'è da dire che con la cupola del Brunelleschi non ha niente a che vedere, solo un aspetto tecnico la ricorda...di tecnica statica, cioè la doppia calotta

LEI - la cupola nasce da un tamburo, dal quale sporgono con forza colonne doppie, alternate ai vuoti delle finestre

LUI - danno un grande effetto plastico

LEI - .. e già, non lineare come in Brunelleschi. Quando il 18 febbraio 1564, Michelangelo moriva, quasi novantenne, per completare la fabbrica mancava soltanto la volta della cupola, che poi sarà realizzata da Giacomo Della Porta e Domenico Fontana...comunque era tutto già predisposto.. si affidarono ai suoi disegni

LUI - ma ci pensi che fenomeno, in quasi diciotto anni aveva compiuto, ricominciando dalle fondamenta, un lavoro quale non era riuscito ai suoi predecessori in una quarantina di anni

LEI - e a quell'età poi!, era infaticabile, una dedizione assoluta. Pensa, si trasferiva a cavallo da uno all'altro dei numerosi cantieri che dirigeva contemporaneamente. lui così "vecchio, cieco e sordo e mal d'acordo con le mani e con la persona" come il maestro stesso scriveva di sé al Vasari

LUI - e nonostante questi incarichi di carattere architettonico, nel periodo conclusivo della sua vita trovò il tempo....e la forza per la sua amata scultura. Implacabile! il suo percorso creativo continua, non ha tregua, nella più assoluta libertà di espressione

LEI - si trattava di opere private, cioè senza ordinazione

LUI - a maggior ragione hanno un valore molto personale, intimo, non è un caso che Michelangelo riaffronta il tema della Pietà. sarà questo il motivo dominante di quest'ultima fase del suo percorso artistico

LUI - dove è ancora più evidente la sua tecnica del non finito, la concezione dell'artista secondo cui il marmo contiene già in potenza l'immagine... dev'essere solo liberata

LEI - il suo compito è questo, è quasi una missione la sua, fissa l'attimo in cui la forma, da potenziale che era, si realizza, si attua e si organizza sull'informe che già la contiene

LUI - Iniziata negli anni cinquanta, la Pietà Rondanini, alla quale Michelangelo ancora stava lavorando nei giorni immediatamente precedenti la morte, è l'esempio estremo di questo modo di procedere... assolutamente originale

LEI - Come lo sfumato di Leonardo, il non finito gioca in Michelangelo sull'ambiguità della forma; rappresenta il dissidio tra la materia e lo spirito

LUI - Lo stato larvale, indefinito delle due figure, madre e figlio che si compenetrano, si dissolvono in un dolore...quasi metafisico, tanto è impalpabile la forma fisica...è tutto pensato...è la rappresentazione dell'idea del dolore...

LEI - soprattutto rappresenta un ennesima, aperta violazione del concetto di perfezione formale su cui si era basata fino ad allora tutta l'estetica del Rinascimento

LUI - solo la pratica del 'non finito' è in grado di esprimere l'essenza del processo creativo, è lo specchio del travaglio interiore dell'artista, insomma

LEI - È di una attualità sorprendente, una modernità assoluta. Michelangelo ha abbandonato ogni elemento classico, ha raggiunto il suo momento culminante

LUI - ma tu pensa che portento! con la sua ultima opera Michelangelo rinnova totalmente la tradizione, chiude definitivamente un'epoca, mette un parola fine al Rinascimento...e...purtroppo... a se stesso!

LEI - e getta un ponte col futuro...che arriva fino a noi!

LUI - vorrei che non finisse mai questa puntata...ci sarebbe sempre da dire qualcosa su di lui, ci trasmette una tale vitalità....sai cosa? È come se le sue opere stessero lì per dirci: sei un uomo! Prenditi la responsabilità di esserlo! con dignità e coraggio, vai fino in fondo!

LEI - e in fondo siamo arrivati...

LUI - fine, appunto!


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