De Gasperi e Togliatti, due grandi nemici 

 

di Marco Maggioni

 

 

E’ il 1943. Caduto il fascismo, gli alleati sbarcano  in Sicilia, poi a Salerno e ad Anzio. 

Il clima è drammatico. E’ in atto un profondo rinnovamento, si pongono le basi della democrazia in Italia.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre il Paese è diviso in due:  al nord la repubblica sociale  italiana con sede a Salò, sulle rive del Garda;  di contro il regno del sud, con il re e il maresciallo Badoglio, a Salerno.

Il movimento della resistenza intanto si sviluppa e si espande in buona parte d’Italia.

 

Nel 1944 lo scenario politico  prende forma,  in modo confuso, contraddittorio.

Arbitri incontrastati e indiscussi degli eventi, due forti personalità, lo statista trentino Alcide De Gasperi e il numero uno del comunismo italiano Palmiro Togliatti.

Sono loro i veri protagonisti del grande cambiamento.

 

 

Sono ambedue figli dell’800.

Il più anziano De Gasperi  nasce nel 1881 nel Trentino, quando ancora apparteneva all’Impero austro-ungarico.

Rappresenta il Parlamento viennese della comunità italiana della regione, e, dopo il passaggio del Trentino e dell’Alto Adige all’Italia, continua l’attività politica nel Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo. In breve tempo, ne diventa presidente.  

 

Palmiro Togliatti nasce 12 anni dopo, nel 1893 a Genova.  

Dopo la Grande guerra fonda nel 1919 il periodico "Ordine Nuovo" insieme a Gramsci. Partecipa alla nascita del Partito Comunista d’Italia, al congresso di Livorno del ‘21.    

 Si stabilisce poi a Mosca, per sfuggire alle persecuzioni del regime fascista. 

Ritornerà in Italia nel 1944.

 

Durante la guerra De Gasperi  pubblica le Idee ricostruttive della Democrazia Cristiana, atto di nascita del nuovo partito cattolico.

Entra nel Comitato di Liberazione Nazionale, e definisce il suo un "partito di centro che guarda verso sinistra".

I due leader politici hanno visioni contrapposte, ma  condividono le stesse regole del gioco.

Si rispettano e si stimano. Forti ambedue di una convinzione:  rappresentare un partito di massa significa venire a patti con valori e culture trasversali, presenti in tutti e due i movimenti, quello cristiano sociale e quello socialista e comunista.

Su questo si fonda la convergenza tra i due, almeno nei primi anni dei governi di unità nazionale. 

 

 

Del resto De gasperi e Togliatti sono tra i pochi a rendersi conto di una realtà via via sempre piu’ evidente: l'Italia sta diventando una nazione subalterna, in balìa dei due grandi blocchi, gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica.

 

I nuovi documenti

 

Si apre un fronte importante per gli storici.

Da pochi anni sono disponibili i documenti dei servizi segreti americani relativi agli anni ’40. A College Park in Maryland, Stati Uniti.  

Argomento: il ruolo decisivo che gli Stati Uniti hanno avuto nel passaggio dell’Italia dalla dittatura alla democrazia.

 

Due sono i personaggi presi di mira dai servizi segreti americani, Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi.

  

Tano Gullo, giornalista di La Repubblica:

“Io e il collega attilio bolzoni abbiamo avuto la fortuna di mettere le mani su questi documenti, ovviamente abbiamo cominciato a lavorare. Ovviamente è stata una impresa alla quale ancora stiamo lavorando, perché abbiamo ancora casse e casse di documenti che stiamo analizzando traducendo. 

 un rapporto dell’oss del dicembre 1944 intitolato direttive vaticane al partito cattolico.

E vi si legge “ informiamo che il vaticano ha inviato categoriche istruzioni a de gasperi…categoriche, su questi punti: a- cooperare ad ogni costo con i partiti dell’ordine, b – temporeggiare ad ogni costo con i sei partiti con l’obiettivo di evitare situazioni pericolose ma rompere al momento opportuno con gli elementi di sinistra, quindi prendere tempo con i comunisti al governo essere pronti a scaricarlo in qualunque minuto”

“…raccontano a proposito di togliatti che solo una volta che era, dicono fosse un gran bevitore, che beveva due litri di vino al giorno….  alla fine della riunione togliatti leggermente brillo cominciò a quanto pare a blaterare alludendo a possibili dittature del proletariato. Praticamente la spia americana che informa sa che cosa accadde il giorno dopo. 

  tant’è che ne fa rapporto dettagliato agli americani. Togliatti viene chiamato da Grieco leader comunista che si opponeva alla linea morbida di togliatti, insomma con Pietro secchia ed altri, gli fece una reprimenda, ma come tu questioni nostre delicate, politiche, le vai a spifferare per di piu in condizioni alticce, in consiglio dei ministri, rivelando i nostri progetti.., non si fa così.

 

 

1944. Gli alleati sono sbarcati a Salerno.

Settimana INCOM“È al microfono Palmiro Togliatti che rivolge un messaggio agli italiani:”

Togliatti: "Concittadini delle regioni d’Italia occupate dai tedeschi e dai traditori fascisti,compagni, squadre di partigiani che vegliate in armi nelle campagne e nelle città nostre popolose, e voi soprattutto mici e compagni di Roma, che state vivendo nuove ore di febbre sentendo avvicinarsi la liberazione di Roma, a voi mi rivolgo, certo che la nostra parola è attesa da voi tutti oggi con ansia particolare…”

 

 A  Salerno,  "capitale provvisoria" del Regno del Sud,  si forma il primo governo di unità nazionale, presieduto dal Maresciallo Badoglio.

Comprende i rappresentanti dei partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, come ministri senza portafoglio: fra gli altri, oltre a Benedetto Croce e Carlo Sforza, Palmiro Togliatti.

E’ lui che rende possibile la formazione di quel governo, grazie alla famosa “svolta di Salerno”. 

 

La mossa di Togliatti è questa:  rinviare il problema istituzionale, cioè monarchia o repubblica, a dopo la fine della guerra. Prima, dice, è necessaria la costituzione di un governo di unità nazionale di tutti gli italiani disposti a battersi contro i nazisti e i fascisti. 

Questa unità governativa però non piace: non solo agli americani, neanche al Vaticano.

 

La preoccupazione è una sola: gli interessi degli Stati Uniti nell’area del mediterraneo possono essere minacciati dalla possibilità che il Fronte Popolare delle sinistre arrivi al governo.

 

Dall’Italia ancora sconvolta dalla guerra, parte per Washington una “biografia “ del leader del Partito comunista italiano. La gola profonda che redige la scheda su Palmiro Togliatti, ricostruisce meticolosamente la sua vita e quella dei suoi familiari.

Una Italia dunque controllata e spiata dai servizi segreti americani.

 

De Gasperi nel frattempo imposta il rapporto tra i cattolici e lo Stato.

Un partito di massa dei cattolici, laico, interclassista, antifascista, in cui

la libertà e la democrazia sono elementi fondamentali del nuovo sistema politico.

Non  vuole uno Stato cristiano. Rivendica un senso cristiano dello Stato.

 

Le iniziative di De Gasperi sono comunque seguite e sostenute dal sostituto della Segreteria di Stato, mons. Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. Un appoggio prezioso.

E’ decisivo il suo apporto per orientare la maggior parte dei quadri cattolici nella Democrazia Cristiana e per assicurare al nuovo partito l'appoggio della Chiesa.

 

Tano Gullo

 “E c’era don sturzo che in quegli anni era ancora in america, il quale praticamente era in qualche modo collegato con gli americani sul quale puntavano per condizionare l’indirizzo del partito cattolico italiano, la democrazia cristiana. Tant’è che a un certo punto, ci sono questi documenti molto interessanti che lo invitano a ritardare il suo rientro in Italia perché avevano paura che vista la matrice popolare di don sturzo potesse essere condizionato da quella componente della dc che invece era orientata a non fare blocco contro togliatti, era orientata a non scaricare togliatti.

 

 

La liberazione del paese procede intanto lentamente. 

Soltanto il 4 giugno 1944 gli Alleati liberano Roma. È festa.

 

Il compito di formare un nuovo governo, espressione dei partiti rappresentati nel Comitato di Liberazione Nazionale,  è affidato a Ivanoe Bonomi.

De Gasperi ne fa parte come ministro senza portafoglio.

E’ il suo primo incarico ministeriale.

Dopo pochi mesi è ministro per gli Affari Esteri nel secondo ministero Bonomi.

 

Un ruolo decisivo il suo. Diplomatico e cauto si crea una rete internazionale di alleanze e amicizie, preziose per dare maggior forza ai suoi atti di governo. 

Ha un compito: promuovere il riscatto del Paese. 

 

L’antagonista Togliatti, dal canto suo, forma anche lui un partito di massa, integrato nella società, pronto al dialogo con tutte le classi sociali e con tutte le altre forze politiche. Soprattutto con l’altro partito di massa, quello cattolico: la Democrazia Cristiana.

 

 

L’Italia è libera. Il governo Bonomi cede il potere ad un governo che rappresenta

l’unificazione nazionale e la pressione dei comitati di liberazione.

Si designa Ferruccio Parri, azionista, uno dei maggiori esponenti della resistenza,

è il 19 giugno 1945. E’ un compromesso fra i partiti democristiano, comunista, socialista, azionista, liberale, e repubblicano.

 

La linea di Parri in materia economica e politica è però subito presa di mira dai conservatori: troppo sbilanciata a sinistra.

Democristiani e liberali fanno cadere il governo.   

Si forma il primo ministero De Gasperi. E’dicembre 1945.

Il leader democristiano attua una decisa svolta in senso moderato.

 

Grandi novità e cambiamenti epocali: tutto avviene in un solo anno, il 1946.

 

E’ il vero primo anno di ripresa della vita politica dopo  la guerra e la fine della dittatura.

 

Palmiro Togliatti e Pietro Nenni si adeguano al reale rapporto di forze, sacrificano Parri e il suo governo simbolico, accettano una posizione subalterna nel primo governo del cattolico De Gasperi.  

Politica realistica. Per molti remissiva, addirittura autolesionistica.

 

Ma i due leader sono  ben consapevoli di due realtà: l’appartenenza dell’Italia nella zona d’influenza assegnata agli Stati Uniti e  l’indiscutibile potere della Chiesa.

 

La Democrazia cristiana vince la prima prova di forza. L’Assemblea Costituente  deve disegnare la Carta costituzionale del nuovo Stato democratico.

 

Per la Costituente si prevede quindi una votazione regolare, quindi politica e popolare.

De Gasperi però mette le mani avanti: deve occuparsi solo della costituzione, non di nominare il governo. Non vuole rischiare il predominio delle sinistre.

Si fa forte dell’appoggio dei potenti alleati occidentali, l’America e l’Inghilterra.

 

Pietro Nenni cede per primo e Togliatti lo segue.

La Costituente non potrà intervenire nel formare il governo del paese.

 

E’ anche vero che i problemi economici sono ben piu’ urgenti delle questioni politiche.

Il disastro generale è enorme: i ponti crollati, le ferrovie fuori uso, la produzione elettrica carente, case distrutte, disagi e povertà ovunque.

Solo l’industria, risparmiata dai bombardamenti degli alleati, ha retto bene la guerra tenendosi neutrale tra i belligeranti.

Ma non è risparmiata dai servizi segreti americani. Vigilano comunque. Perfino su Enzo Ferrari.

 

Tano Gullo

 “ loro dicono che si è fatto l’alibi, che finanzia il pci di Modena, e ha fatto la sua fortuna con la politica fascista, prima della liberazione e questo è l’alibi, dicono che si era avvicinato al fascismo soltanto per crearsi un alibi per svolgere tranquillamente l’attività imprenditoriale che svolgeva. “

 

Un anno di sport. Nuvolari alle Mille Miglia. Nonostante le condizioni delle strade ecco il giro d’Italia. E’ chiamato dai giornalisti “ un atto di coraggio”. Lo vince Bartali, di misura. Ha già di fronte un grande rivale: Fausto Coppi.

 

Nel  primo governo De Gasperi, Palmiro Togliatti ha il Ministero di grazia e giustizia. Ha un compito difficile. Deve in qualche modo liquidare l’eredità del fascismo. Cancellarne i protagonisti più compromessi.  La base preme per una soluzione drastica, estrema.

Togliatti frena. Il suo è un calcolo politico. Preferisce  assecondare la vecchia classe dirigente e, soprattutto, garantire la stabilità sociale.

Lascia cadere l’epurazione e concede nell’aprile una larga amnistia ai fascisti.

 

Il suo carisma si impone. Poche le proteste, solo dei partigiani.

La linea di Togliatti passa: del resto, premono le vigilie elettorali, le grandi consultazioni popolari per eleggere la Costituente e per il Referendum istituzionale.

  

Si va per prima alla battaglia decisiva del referendum. Monarchia o repubblica?

 

De Gasperi sostiene che bisogna separare il voto per la monarchia e repubblica dal voto per la costituente. Perché, diceva, che potevano esserci monarchici democratici che non devono essere puniti e che non dovevano essere la forza di cui si avvale la monarchia per vincere le elezioni. In un primo momento Nenni, e anche Togliatti poi, è contrario a questa scelta, poi la riflessione li porta a compiere questa scelta che ha permesso agli italiani di fare una scelta istituzionale senza dover coartare un giudizio sulla monarchia o sulla repubblica che quindi  rimaneva un giudizio storico, non un giudizio politico. 

 

Settimana Incom: “ mercoledì 5 giugno. Dopo ore di perplessità i primi risultati del referendum cominciano a comparire nelle edizioni straordinarie. L’Italia è repubblica!!”

 

De Gasperi:”bisogna rinunziare alla pratica e alla dottrina della violenza personale, della sopraffazione di parte, bisogna credere ed accettare totalmente, sinceramente che le questioni di governo e di stato si risolvono col voto”

 

Il 2 giugno gli italiani non votano solo per il referendum, ma anche per la Costituente.

Votano per la prima volta le donne.

 

Le sorprese non sono poche. La Democrazia cristiana fa il pieno, 35,2%, il partito socialista il 20,7%, il partito comunista il 19%.

I comunisti sono delusi, non lo nascondono.

Volevano essere il partito più forte della classe operaia: obiettivo mancato.

Numerose intanto le manifestazioni di piazza.

 

Togliatti, a questo punto, ha l’abilità di attuare la politica del cosiddetto “doppio binario”: cioè, dilazionare la fatidica ora x della rivoluzione a cui forse non crede,  a vantaggio di una presenza governativa e legalitaria, che avrebbe dato sufficienti frutti per convincere tutti i suoi ad accettare il sistema democratico.

 

Decisivo è l’11 giugno, Alcide De Gasperi rompe gli indugi, intima al re Umberto di partire per l’esilio.

La tensione è alta. Ha paura di una guerra civile.

Il  re e i  suoi sostenitori difatti contestano il voto, aprono un drammatico braccio di ferro, sono in atto manovre concrete per un golpe a favore della monarchia.

Ma, alle 15 del 13 giugno, il re si congeda dalla corte e sale su un aereo che lo porterà in Portogallo.

Grande il sollievo di De Gasperi.

 

In questo anno scelte decisive anche in politica estera.

Il 10 agosto, Alcide De Gasperi va alla conferenza della pace a Parigi.

 

De Gasperi:  “prendo la parola in questo consesso mondiale, sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”

 

La difesa che fa dell’Italia di fronte ai vincitori è abile.

Il discorso è accolto con freddezza e silenzio.  L’ Italia è intesa ancora come nemico.

 

 

Durante i lavori della costituente un altro cedimento della sinistra al potere cattolico.

La costituzione deve occuparsi dei rapporti tra Stato e Chiesa: l’accordo raggiunto dal fascismo con i Patti lateranensi nel ’29 come si concilia con una repubblica laica?. 

 

La pressione del mondo clericale è forte. C’è nell’aria una minaccia: creare un secondo partito cattolico e far cadere l’attuale direzione democristiana.

 

Lo stesso De Gasperi lamenta queste intromissioni e condizionamenti confessionali.  Gli dà una mano l’avversario Togliatti.

“Lo stato e la chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai patti lateranensi.” Questo recita l’articolo 7 della costituente.

 

Il fronte delle sinistre si spacca, il mondo laico protesta.

Comunisti di spicco si dichiarano apertamente contro l’articolo 7, i socialisti anche, ma Togliatti non cambia linea, la sua è una ragione di scelta politica: “ora siamo di  fronte a problemi nuovi. Abbiamo bisogno della pace religiosa” dice. E’ comunque crisi.

 

Il nuovo governo De Gasperi, il secondo, ha vita travagliata. L’ aggravarsi della situazione economica e la scissione in campo socialista, ne causa le dimissioni.

 

Settimana Incom:”la crisi governativa che minacciava di essere laboriosa, si è risolta abbastanza rapidamente, con un ritorno alla formula tripartitica. Astenutisi i socialisti di Saragat e i Repubblicani storici, il terzo gabinetto De Gasperi è formato da 7 democristiani, 3 socialisti, 3 comunisti”

 

Togliatti grazie al voto a favore dell’articolo 7 si sente sicuro: si è garantito un posto al governo per i prossimi venti anni, così dice.  

 

Dopo solo tre mesi, in un clima di crescente tensione interna e internazionale, i comunisti e i socialisti sono però esclusi dal governo. 

Le previsioni di Togliatti si rivelano totalmente infondate.

De Gasperi forma un governo monocolore.

 

La decisone di De Gasperi ha un retroscena: le pressioni del presidente americano Truman che convoca alla Casa Bianca l'ambasciatore italiano Tarchiani.

L'appoggio degli Stati Uniti è incondizionato, a un patto: che ad un governo De Gasperi i comunisti siano esclusi.

Togliatti si affida  al patto fiduciario, anche personale, che ha sottoscritto con De Gasperi.  Pensa cioè che l'estromissione abbia carattere provvisorio. 

 

La brusca svolta anticomunista attuata da De Gasperi, l'indebolimento delle sinistre con la scissione attuata da Saragat conducono inevitabilmente i comunisti alla sconfitta elettorale del 18 aprile 1948.

 

Il 18 aprile e il tracollo della sinistra

1948

 

Sorpresa. Elezioni all'insegna dell'ordine e della tranquillità. Sono  in molti comunque a temere lo scoppio di una guerra civile. I motivi ci sono.

Il partito comunista dispone di un "esercito parallelo", capeggiato da Pietro Secchia: sogna di conquistare il potere con la lotta armata.

Togliatti, anche questa volta, benché deluso e irritato dalla estromissione dal governo, sceglie la via della legalità, forte del consenso  delle masse popolari e della forza operaia.

 

Anche la Democrazia Cristiana può contare su forze armate più o meno occulte, ma privilegia piuttosto una propaganda molto vivace.

 

La Democrazia Cristiana mette in guardia l'elettorato: attenzione a votare uno schieramento politico che esalta il comunismo reale dell'Unione sovietica. 

La propaganda è capillare, grazie alle parrocchie e ai comitati civici del professor Luigi Gedda.

 

Lo stesso Papa Pio XII nell’inverno precedente ha lanciato un monito che tocca le coscienze: «O con Cristo, o contro Cristo».

 

D’altro canto gli americani esercitano pressioni sempre più forti.

Il generale George Marshall, segretario di Stato e artefice dell'omonimo piano di aiuti economici destinati alla ricostruzione in Europa, è esplicito: niente aiuti se votate per il Fronte popolare, cioè per la coalizione di sinistra.

 

I comunisti gridano allo scandalo, è un vero e proprio ricatto. Ma perdono invece le elezioni.

In modo clamoroso.

La Democrazia Cristiana sfiora di poco il 50% dei consensi.  Ottiene la maggioranza in Parlamento. Bruciante la sconfitta dei due partiti operai: ottengono il 31%, perdendo un milione di voti rispetto al 1946.

E’ eletto il primo presidente della repubblica italiana: l’economista Luigi Einaudi.

 

I capi del partito comunista e socialista  speravano di tenere lontana l’Italia dalle conseguenze della guerra fredda. Illusione.

Al partito comunista spetta d’ora in poi il ruolo di opposizione.

Togliatti lo esercita in maniera equilibrata, rifugge da estremismi. 

 

Lo si vedrà nell’estate del 1948

 

Settimana Incom: “si parla di ferite mortali. Unanime esecrazione. Si chiedono al cancello del policlinico informazioni piu esatte. Delle tre ferite la piu grave è quella al torace. Una palla è entrata nell’interlobo del polmone sinistro” 

 

Togliatti ha subito un attentato da parte di Antonio Pallante, studente siciliano, un esaltato dell’estrema destra. 

La reazione popolare è immediata.

L’Italia vive ore drammatiche, è percorsa da una ondata d’ira e di sgomento.

 

Togliatti: “…le mie forze non sono ancora molto grandi, però sono fuori pericolo e assicuro tutti i compagni che a suo tempo saprò essere di nuovo al mio posto di lavoro”

 

Il segretario comunista vuole evitare eccessi. 

Teme una nuova guerra civile. 

 

Alla festa dell’Unità, dopo la sua guarigione, la folla consacra definitivamente il suo carisma e il suo indubbio ascendente.

 

Togliatti dal palco:”dico a loro…ancora una volta che in Italia …che nel popolo italiano c’è forza, vive una forza invincibile, la forza del partito comunista, questa forza che nessuno……………”

 

Un atteggiamento il suo, considerato da alcuni “doppiezza”, per altri profondo senso dello Stato. Sta di fatto che uno scontro armato avrebbe avuto esiti imprevedibili e sicuramente drammatici.

 

Nonostante la sua linea moderata, le spie americane non si fidano di Togliatti. Appostati, osservano e trascrivono.

 

 

 

Tano Gullo

  E loro sanno tutto di togliatti, che guadagna 600 lire al mese, che non ci sono amori relazioni clandestine che possono farne punto di debolezza però parlano di questo deputato la simpatia per la deputato emiliana Nilde Iotti, che sarà poi  la sua compagna fino alla morte.

 

Si preparano intanto anni piuttosto violenti caratterizzati da scontri di piazza, rivendicazioni, proteste. Coinvolti operai, sindacati e forze di polizia.

 

La stagione di Scelba e di De Gasperi

1950

 

Modena. Fabbrica occupata, operai in lotta, la polizia spara, uccide sei operai e ne ferisce altri cinquanta.

L’emozione nel Paese è grande.

I deputati comunisti e socialisti si riuniscono d’urgenza nella città emiliana, con Togliatti e Nenni.


Mentre è in corso la riunione, Togliatti manda un biglietto a Nilde Iotti, ormai da due anni la sua compagna “ufficiale”. Le propone di adottare uno dei bambini delle vittime. La Iotti è d’accordo.

E’ così che Marisa Malagoli, sei anni, la sorella più piccola di Arturo, uno dei sei assassinati, fa parte della famiglia Togliatti.  

 

L’eccidio vuole essere a modo suo "esemplare": intimidire le masse operaie e popolari, colpire le loro organizzazioni politiche e sindacali.

Questo di Modena è il momento culminante di una serie numerosa di episodi sanguinosi.

Nel solo 1948, l'anno del 18 aprile e della Democrazia cristiana trionfante, sono 17 i lavoratori uccisi, centinaia i feriti, quasi 15 mila gli arrestati.

 

De Gasperi, e il suo ministro dell'Interno, Mario Scelba, erano convinti di una cosa: gli scioperi e gli scontri di piazza seguiti all'attentato a Palmiro Togliatti fanno parte di "un piano": tentare di portare il Partito comunista al potere, con un golpe.

Così riferiscono i verbali delle concitate sedute del Consiglio dei ministri, successive al ferimento del leader del partito comunista. 

 

L’impiego della polizia nelle vertenze sindacali diventerà una prassi costante.

Il tema del lavoro è quello che preme di piu’.

E’ affrontato con proteste di piazza, ma anche con l’ironia del comico del giorno.

 

 

 

Anche gli scontri sanguinosi di Modena del ‘50 scuotono tutta Italia.  

Lo sciopero generale è in atto. 

E' una opposizione frontale, a tutto campo. Togliatti chiede la sostituzione di Scelba. 

Inutilmente.

Nel giorno dei funerali, il discorso di Togliatti commuove, si piange tra la folla. Da Modena, si leva l'appello per una nuova politica.

 

De Gasperi ci prova. Persegue una politica riformista che conservi al governo il consenso delle masse popolari, soprattutto dei contadini. Da qui la riforma agraria che fissa norme per l’esproprio e il frazionamento di una parte delle grandi proprietà.

Istituisce poi la Cassa per il Mezzogiorno, nuovo ente pubblico che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo economico del mezzogiorno.

 

 

Si chiude così il decennio.

Consegna ai prossimi governi tanti problemi sociali irrisolti, insieme a tante conquiste istituzionali e democratiche.

Gli artefici, nel bene e nel male, di questi anni convulsi sono indubbiamente loro.

 

De Gasperi e Togliatti sanno anteporre il bene pubblico, la responsabilità per il presente, ad una facile logica della contrapposizione frontale.

Troppo sterile e improduttiva sarebbe. 

Evitano di riportare il paese nel buio della guerra civile.

Parte da qui la ricostruzione dell’Italia.

 

 

De Gasperi e Togliatti. Stessi i caratteri: la pazienza, la freddezza, il cinismo, la tolleranza, la cieca fiducia nel destino e nelle proprie convinzioni. Caparbi, onesti, dediti interamente alla causa.

 

Si combatterono, ma avevano molto in comune. Entrambi facevano capo ad una chiesa: alla chiesa cattolica di Roma l’uno, a quella  stalinista di Mosca l’altro.

  

Si scontrarono su tutto: sulla politica estera, su quella sociale ed economica, su vari aspetti della democrazia parlamentare e legislativa.

Sullo sfondo, la guerra fredda: da una parte il mondo libero e democratico occidentale dall’altro quello comunista dominato da Stalin. 

Ambedue devono mediare. Togliatti dagli eccessi ideologici del comunismo sovietico, De Gasperi dalle esasperazioni clericali e confessionali del Vaticano.

 

 

 

 

Dal 1948 De Gasperi guida il governo fino al 1953. Attua una politica di risanamento e di sviluppo. Una buona fetta delle masse operaie e lavoratrici ne sarà esclusa.

Da qui i disagi e i continui disordini di piazza. 

 

La sua carriera politica finisce nel 1953, quando le elezioni legislative generali vedono bocciata la famigerata “legge truffa”, con cui cercava inutilmente di risolvere il problema della governabilità italiana. 

 

Lo statista trentino muore nel '54, un anno dopo l’abbandono della guida del governo.

 

Fu responsabile di alcune fra le maggiori scelte politiche ed economiche degli ultimi cinquant'anni: il divorzio dal partito comunista, la ricostruzione economica, l'integrazione europea, il Patto Atlantico.

 

Fu il leader di un partito di centro che guardava a sinistra, come lui stesso definì la Democrazia cristiana? O fu conservatore e moderato, secondo l'accusa delle sinistre e di alcuni compagni di partito? 

 

Palmiro Togliatti. Definito uomo politico freddo, schivo, riservato fino all'eccesso, rispettato e temuto da tutti.

 

Contraddittoria la sua azione politica. Fedele all'Italia e all'Unione sovietica, è fautore nel ’53 della "destalinizzazione" e lancia la linea della "via italiana al socialismo". Approva però la repressione armata in Ungheria nel ‘56.

 

Muore nel 1964 a Yalta in Russia per ictus cerebrale, lasciando incompiuto un celebre memoriale.

Vi ribadisce la "via italiana al socialismo" e ne rifiuta ogni modello predeterminato.

 

Ai suoi funerali a Roma un milione di persone, una manifestazione di popolo mai vista prima per un uomo politico italiano.

 

Instancabile operatore culturale, polemico, staliniano per convinzione e dottrina,     ebbe influenza nella storia del comunismo internazionale, ma, soprattutto, nella storia italiana del dopoguerra. 

 

Certo, la dura contrapposizione tra comunisti e cattolici è un dato di fatto.  

De Gasperi aveva in mano le chiavi per governare il Paese, Togliatti no.

Nonostante questa inconciliabilità di fondo, condivisero la stessa avversione al fascismo e la reciproca lealtà costituzionale.

Senza questo collante, la situazione italiana sarebbe divenuta esplosiva.

 

 

 
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