|
Questa è una casa senza storia, ci abitavano i miei nonni paterni Domenico e Giuditta.
Ma Isernia, oltre che essere il luogo dove sono nato io Enzo, mio padre, mia madre, è anche città natale di Papa Celestino V
Mio nonno paterno, zì Diminichi era un ubriacone ma uomo di grande fantasia, mi raccontano che, specialmodo con il salmento in testa, quanto incontrava una bella donna gli cantava con modulata voce Spingule Francese e risultava molto seducente.
Da bambino ricordo che lui dormiva al fresco sotto il fico e mia nonna zappava.
Questa è la casa natale di mio padre Peppino, costruita quattro anni prima che lui nascesse, nel 1923. Quella del futuro papa Celestino V° - Pietro Angelerio non doveva essere molto diversa
Costei, dagli occhi felini, è Giuditta Vacca, di Castelpetroso, madre di Peppino. Questa donna, benché molisana aveva lineamenti e colore degli occhi decisamente germanici, e caratteri che appartengono anche a mio padre, occhi chiari, tendenzialmente biondo, carnagione chiara.
Di questa origine nordica di parte della gente molisana se ne ha conferma anche dalla storia. Durante le invasioni barbariche giunsero I Visigoti, Gli Eruli, I Vandali, Gli Ostrogoti. Nella seconda metà del VI secolo nel 595 i Longobardi occuparono Venafro Solo con i Longobardi il Molise comincio' a riprender vita. Sorsero castelli, abbazie, conventi. Grazie ai loro principi, i benedettini, ai primi del 700, ebbero l'autorizzazione di bonificare e coltivare vaste aree attorno ai conventi che diedero lavoro a sfamarono moltissimi servi della gleba.
CAR presso Caserma Fanteria di Brescia. Peppino, a destra, con un suo commilitone della provincia di Bolzano, altoatesino. "Un buon montanaro" lo definiva mio padre! ha avuto sempre lo sghiribizzo bellico... Chissà se voleva emulare i suoi antichi predecessori sanniti!
nelle foto dove sembra più lustro in carne è quando trascorreva più tempo in caserma senza tornare a casa... dove facevano la fame!
Peppino a 21 anni. Non avevo mai riflettuto abbastanza che perfino mio padre è stato giovane! ora che anche i miei giorni se ne vanno via m'insorge... una felice malinconia
la sua mano
le sue scarpe
Brescia. Il commilitone accanto a Peppino è invece Lucano, cioè della Basilicata. No, mio padre non era bersagliere, anche se ne aveva lo stile ed il carattere, il cappello se l'è fatto prestare per farsi una foto per la fidanzata. La data è qui sotto...
non sapeva mio padre che le piume del suo cappello erano di gallo cedrone, ru uall sturz era detto in dialetto per il suo disperato canto di animale che forse presentiva questa sorte di pennuto. Anch'io ricordo quella voce strozzata di gallinaceo che s'alzava grosso frai i rami delle querci notturne ed urlava
Sabina, la fidanzata che mio padre non sposò, ma che in cuor suo ha sempre laconicamente amato. E non la ebbe neppure per la gioia dei suoi occhi, lei emigrò in Argentina, sposò, rese felice un altro uomo. Mio padre, non più giovane, talvolta di lei ancora me ne racconta... come se fosse allora... con lo smarrimento di quei suoi svaniti vent'anni E' come se la conoscessi anch'io ormai... perso in quel sonno...
***
9 maggio 2002 Caro Enzo Mi sono collegata al mio solito motore di ricerca. Molto genericamente ho scritto "armir, divisione cuneense" e ho avviato la ricerca. Sì, speravo di trovare qualche informazione utile per la mia tesina di storia contemporanea; l'intervista a un mio lontano zio, reduce della sventurata armata. Fra le prime opzioni mi compare questo sito, lo apro e dopo qualche clic mi rendo conto che dalla lontana Ucraina di mio zio, sono arrivata al sito di un compaesano (almeno per metà). La sorpresa non è stata poca, anche se di Lei avevo sentito parlare, da Suo padre. Lui e mio nonno sono stati colleghi di lavoro, sulla strada. E l'ho conosciuto durante una sua visita a mio nonno, ormai pensionato. Così, accantonata per un po' la ricerca sull'"ARMIR", ho visitato parte dell'archivio; c'è così tanto da vedere che credo ci tornerò. Mio nonno e "Peppino" hanno casualmente condiviso una degenza in ospedale che per mio nonno si è conclusa da qualche giorno. Non più di tre o quattro giorni fa, sono andata a fargli visita, lui conversava cordialmente col suo amico, ex collega di lavoro nella saletta, ed io lo osservavo, mentre raccontava storie "del tempo che fu" e mi chiedevo come fosse stato da giovane...bè, l'ARMIR per oggi è saltato, ma una curiosità intanto, l'ho soddisfatta! Cordiali saluti, Stefania.
***
a volte cerco di capire se gli somiglio... lo ingigantisco per scoprire i dettagli
Quei suoi caratteri un pò longobardi talvolta mi creano disagio.
Con la caduta dell' impero romano, e l'avvento dei Longobardi, il Molise fu aggregato al Ducato di Benevento che venne suddiviso in cinque contee, quella del Molise era compresa tra il Volturno, il Trigno, il Fortore, il monte Matese e l'Adriatico. Federico II di Svevia fece di questo Contado una provincia a parte ma unendola alla Terra di Lavoro (Justitiarius Molisii et Terre Laboris).
Comunque, dopo la morte del grande normanno, nel periodo Angioino (1266-1442), Aragonese (1442-1501) e poi Borbone, la storia del Molise si identifica con quella più generale del Regno di Napoli.
San Lorenzo al Mare - Vicino Imperia - alla costruzione dell'Autostrada dei Fiori
Ecco mio padre che lavora.
non era sdentato mio padre, un giorno mentre scaricava dei tronchi di legna da un camion, uno di questi gl'ingrugnò il muso, caddero alcuni denti... ma lui sorrise questa è la casa di mia sorella dopo che fu rivestita di stucco, bianco ...ma senza innocenza Mario è il nipote di mio padre che abita a due passi da casa... forse avrebbe desiderato un uomo come lui... per figlio! davanti il muretto di cemento si vede un bambino, Pietro, figlio di Mario e Felicetta. chissà che farà Pietro nella vita? il giorno dopo il funerale di mia madre 1 settembre 1998 mio cognato Michele, zia Maria, Peppino, mia sorella, a terra, seduta, la piccola Emanuela .oOo.
CANZONE (1987) Ti ho visto negli occhi padre
acqua e amore azzurro chiaro della morte.
Ti ho visto nella sera
acqua e amore azzurro chiaro della morte
le mani schiacciate dal gelo,
ed il cuore lebbroso
alle spalle ferito
che te capovolse.Ti ho amato più del mare
che ci copre il dolore di sale,
padre. Assassino!
coi passi ascoltati nel buio
col respiro di bambino
mentre la tua voce calda
aveva bruciato i miei orrori.
Tradito. T'immolasti a correnti!
a tracce di morte
a braccia incarnate
di faticoso furore.Nacqui. E fui terrore
dei tuoi lombi.
Devo ancora scorgere
felici allegrie sulle tue labbra
azzurre di pietra ramata
e gli occhi sgranati
dalla calce, che ammassi
per costruire case vuote
inabitate.
Io non ho che te, padre
mare bianco in cui si flette
la mia ombra.A denti stretti sorrido
pur tu sorridi, ma dov' l'astro
che m'arde e che un tempo
sognammo sotto la luna
di sorprendere! o quei viaggi
col somaro carico di grano
che sprigionavano passioni,
ricchezze; denaro, paradiso
per me giovane uomo e tu
avaro della tua infelicità.
Si, t'ho amato con rabbia,
acqua e amore azzurro
chiaro della morte.La sera, annebbiato
ancor vaghi nel crudo
incalzare di stelle ingiuriose
a cui nulla puo' il vento.
Su, bora, portale via!
La neve or è sciolta,
della colpa non ho più le spine
ma il manto copre ancora
il tuo pane, padre amaro.Ed io t'amo.
Più della scheggia
che ti accese
il capestro degli anni !
C'è donna? C'è persona
che ho amato e odiato?
Soltanto tu.
Certo, un dì seguirò
i tuoi passi canuti!
Anch'io morrò.
Poss'anche il mio corpo
resistere, ma l'anima?
Baratro! Grido.
Bestemmio e grido.
Al cielo protesto
e m'appresto.Rivedo
formicolante
la zappa
nelle tue mani
come croce sconfitta,
ne trarrai fiori?
...pesco acerbo?
Fiele? Qui è l'antro
della mia giovinezza:
acqua e amore
azzurro e chiaro
della morte!Mandarti solo? No,
non abbandonarti!
ma ...vorrei lasciarti
un sasso,
inchiodartelo con ira
sullo stomaco e le urla
che non potrai partorire
diverranno altro figlio:
perché nudo e vuoto
oramai è colui che ti aspetta.T'ho odiato un tempo!
quando la gioventù
fremeva col morso di cagna
Ma ora!? in questo giorno?!
è solo infelicità
che ti porto in dono
padre, con queste
unghia infuocate di rabbia.
E non... "Perdono"
ti chiedo per la sconfitta
che adonta la mia carne
ma soltanto pace!
e che la morte
ad entrambi ci sia dono
di un altr'attimo.Tu, però... non morire,
padre! l'eterno ancora
ci appartenga. Pari siamo,
ora, finalmente: vecchi,
entrambi!
Antichi
nelle ore che trafiggono
ogni certezza.
Carezzami, padre,
inquieta pallida voce
della mia umanità.