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HENRI MATISSE: UNA PIACEVOLE PASSEGGIATA SULLE ORME
DELL'ARTISTA

Le Cateau Cambrésis 1869- Nizza 1954

(Dott. Placido Fallica)

Henri Matisse è una delle figure cardine dell'arte del '900. L'artista nasce negli anni dei grandi cambiamenti politici dell'Europa: nel 1870 viene proclamato il Regno d'Italia e nel 1871 si forma, sulle vestigia del grande impero prussiano, la Germania.
Intanto la nuova generazione dei pittori francesi si prepara alla prima esposizione impressionista: è il 1874, quando il fotografo Nadar ospita i quadri di Monet nel suo atelier parigino. La personalità di Matisse si forma in ambito postimpressionista, a contatto con le opere di Cézanne, il vero maestro del nuovo secolo, l'inventore di nuovi sistemi plastici. Reinterpretando la fusione tra colore e strutture compositive, Matisse comprende da Cézanne come la geometria sia alla base della anatomia, come il colore sia costruito e non casuale.
A partire dai primi anni del '900, Matisse elabora un proprio caratteristico linguaggio pittorico, destinato ad influenzare molti suoi contemporanei.
Sintetismo, simbolismo, stampe giapponesi e scultura africana costituiscono il repertorio da cui Matisse trae spunto per attuare il grande sforzo di semplificazione formale ed emancipazione dalla pittura tardo-ottocentesca. L'artista supera la visione dei puntinisti, che considerano il colore come un mezzo scientifico per la riproduzione ottico-percettiva dell'immmagine. Nel contempo decide di valersene come strumento autonomo, contemplativo e decorativo, espressione di una bellezza interiore e ideale.
Ben presto, la rigida scansione dei trattini di colore cede il posto a campiture piatte di colori puri e vivacemente contrastanti, definite da una linea sciolta e sinuosa.
L'impianto compositivo aspro e le tinte vivaci ed aggressive hanno spinto i critici dell'epoca a coniare il termine "Fauve" (fiere). Il movimento dei Fauves è il contributo francese alla nascita dell'espressionismo.

Ma, rispetto agli analoghi movimenti tedeschi, connotati da atmosfere fosche e contenuti drammatici, il fauvismo rappresenta una variante "mediterranea" e solare dell'espressionismo. La vivezza coloristica, che è il vero tratto caratteristico di questo movimento, esprime un'autentica "gioia di vivere" che resterà costante in tutta la produzione di Matisse. Il gruppo dei Fauves, pur non essendo un movimento organico, si riconosceva in alcune comuni convinzioni: soprattutto, il dipinto deve comporsi unicamente di colore. Senza ricercare la verosimiglianza con la natura, il colore deve nascere dal proprio sentire interiore. Il colore viene quindi svincolato dalla realtà che rappresenta ma esprime le sensazioni che l'artista prova di fronte all'oggetto che riproduce. Il periodo fauvista sarà intenso quanto breve; si formerà e maturerà intorno alla figura carismatica di Matisse e, superando di slancio la poetica simbolista operò secondo alcuni principi fondamentali: costruire lo spazio con un colore dotato di qualità e bellezza intrinseche, indipendenti dalla superficie e dall'oggetto che definisce; esaltare la superficie piana senza alcun illusionismo del modellato, della prospettiva, del chiaroscuro; considerare il dipinto come uno spazio spirituale da organizzare col colore fino a ottenere il massimo dell'espressività; far corrispondere la suggestione emotiva all'ordine interno della composizione, cioè alla decorazione. Questa rivendicazione della libertà totale dell'artista di fronte alla natura sarà fondamentale per gli sviluppi dell'arte del XX secolo. Nel 1907 il gruppo si sfalderà e i singoli artisti usciranno da questa "prova di fuoco", come la definì Braque andando ognuno per strade diverse.
Il fauvismo rappresenta la prima vera rottura con l'impressionismo ed è la prima esperienza moderna che svincola il rapporto tra colore reale delle cose e colore impiegato per la loro rappresentazione pittorica.
I pittori Fauve "urlano" coi colori ma hanno ancora profonde radici classiche. In Francia comunque il disegno, inteso come tentativo di riprodurre le forme reali, scompare, per lasciare il piacere di comporre solo coi colori.
Questo modo di dipingere trova molti adepti, che accompagnano Matisse nel corso del primo decennio del '900 come André Derain e Emil Georges Braque.
Ricordando la sua biografia, diciamo che Matisse era figlio di un commerciante di Le Cateau, compì studi giuridici, entrando nel 1889 in uno studio legale di Saint-Quentin in qualità di praticante. Fu durante un lungo periodo di convalescenza che Matisse scoprì il piacere della pittura: la madre, acquerellista dilettante, gli regalò una scatola di colori e Matisse, studiando le basi tecniche della pittura in un trattato di Frédéric Goupil, si divertiva a copiare delle cromolitografie. La prima opera, Natura morta con libri , risale al giugno del 1890.
Abbandonata la carriera forense, Matisse si iscrive all'Académie Julian per preparare l'esame di ammissione all'Ecole des Beaux Arts. Dispensato da questa prova grazie all'appoggio di Gustave Moreau, presso lo studio del quale lavora dal 1892, serberà una profonda riconoscenza nei confronti del maestro, che sa portare alla luce il talento di Matisse, come degli altri giovani artisti che frequentano il suo laboratorio (Rouault, Charles Camoin, Henri Evenepoel, Henri Manguin e Marquet) senza costrizioni. In questi anni di studio l'artista compie approfondite ricerche stilistiche attraverso l'esecuzione di copie delle opere di Fragonard, Delacroix e soprattutto Chardin; realizza paesaggi insieme a Marquet e nature morte che saranno esposti al Salon de la Societé nationale des Beaux Arts. Ma, dal 1896, entrato in contatto con gli impressionisti, e in particolare apprezzando le opere di John Russel, un artista vicino a Monet, e di Gustave Caillebotte, e affascinato dalla luce mediterranea (soggiorna in Corsica e a Tolosa, città natale della moglie Noèmie Parayre), sposta le proprie ricerche verso nuove strade.
Abbandonata la Societè des Beaux Arts dopo la morte di Moreau, che viene sostituito dall'accademico Fernand Cormot, frequenta l'Académie Carrière, ove si lega a Derain.
Nel 1899 acquista Le tre bagnanti di Cézanne, Testa di fanciullo di Gauguin e un disegno di Van Gogh, mostrando così quali siano gli artisti che predilige. In alcune opere, per esempio L'uomo nudo (1900), l'artista sembra orientarsi, come Rouault, verso un espressionismo ispirato dagli studi preparatori di Moreau. D'altra parte, proprio da Moreau, Matisse ha appreso a usare l'estrema varietà della tavolozza, che organizzerà secondo una personale ispirazione.
Dal 1901, Matisse espone i suoi quadri al Salon des Indépendants, presieduto da Paul Signac, autore del manifesto del neo impressionismo, Da Eugène Delacroix al neo impressionismo (1899); frequenterà nuovamente Signac a Saint-Tropez nel 1904, anno in cui realizza Lusso, calma e voluttà.
Tra il 1904 e il 1905 infatti, Matisse trascorse l'estate a Saint-Tropez, e da questa esperienza nacquero paesaggi, bagnanti abbandonate voluttuosamente sulle rive e spiagge caratterizzate da colori sempre più intensi.
Assorbendo l'influenza di Gauguin delle opere tahitiane, Matisse si allontana dal divisionismo: la pennellata si allarga, i toni si intensificano, il tratto si assottiglia. Tale evoluzione è alla base del violento colorismo di Donna con cappello (1905), rivelazione del Salon d'automne del 1905 e prima opera fauvista. Dell'anno successivo è La joie de vivre esposto al Salon des Indèpendants e aspramente criticato da Signac, che rimprovera a Matisse l'abbandono del divisionismo. Unendo l'espressione alla plastica assimilata da Cézanne, Matisse approda al fauvismo: la linea si sviluppa a descrivere sul foglio ampie superfici, con campi cromatici uniformi. Il colore violento esalta le emozioni, rende visibile una semplice verità con un linguaggio nuovo e inconsueto.
Tuttavia gli eccessi del fauvismo influenzano solo per qualche tempo l'artista; ben presto l'importanza del colore si accompagna alla volontà di organizzare i toni nello spazio. "Cerco forze, un equilibrio delle forze", rileva Matisse a proposito di La tovaglia: armonia in rosso (1908), nella quale si ritrova tutta la magia dell'arabesco, uno dei temi centrali della sua opera. Al contrario degli impressionisti, Matisse, come altri seguaci del fauvismo, espone in molte gallerie .
Tra i primi ad apprezzare le sue opere, ricordiamo i fratelli Stein (che nel 1905 avevano acquistato Donna con cappello ): Sarah Stein, con l'aiuto del pittore Hans Purrmann, che sin dal suo arrivo a Parigi rimane affascinato dall'opera di Matisse, lo spinge ad aprire un'accademia ove si formeranno brillanti allievi soprattutto stranieri. Nel 1908, il collezionista russo S. J. Scukin commissiona a Matisse due grandi tele, La danza e La musica che, offrono all'artista la possibilità di un arricchimento visuale sempre nuovo.



Dal soggiorno a Biskra del 1906, il cui ricordo è all'origine del più espressionista dei suoi dipinti, Nudo blu, fino al viaggio a Tahiti del 1930, le cui impressioni vengono trasposte in La danza la rivelazione, secondo quanto egli stesso ebbe a confessare, gli deriva sempre dall'Oriente.
Nel dicembre del 1917, Matisse si reca per la prima volta a Nizza e rimane affascinato dalla bellezza dei colori, delle luci e dalla calda atmosfera, che rivitalizza le sensazioni riportate dal Marocco. Inizia così il periodo delle odalische, più di cinquanta tele sullo stesso soggetto realizzate dal 1919 al 1949. Dopo la guerra, il suo stile si fa più disteso, ritorna alle fantasie ornamentali, suggerite forse anche nel corso delle lunghe conversazioni con Renoir. Pitture intimiste nelle quali lo splendore dei fiori e dei frutti eguaglia quello delle nudità femminili; le numerose Odalische di Matisse richiamano alla memoria gli acquarelli delle Donne d'Algeri di Delacroix che, come Ingres, è uno degli artisti ai quali Matisse più s'ispira.
La Legion d'Onore del 1925 e il premio Carnegie del 1927 suggellano il successo del pittore, che ritorna a un maggior rigore stilistico con gli studi preparatori per La danza (1931-33), ordinata da Barnes. Nel Nudo rosa (1935) la sobrietà si accentua; una costante cura nell'interpenetrazione senza modellato delle figure nello spazio, un gioco impalpabile di colori e contorni conducono alle diverse versioni di La camicetta romena. Figure di donne mediterranee, bellissime, in pose indolenti, rilasciate, colte nella loro intimità, differenziate da colori, accessori, costumi segnano il passaggio ad un periodo di riflessione interiore dell'artista, di distensione dopo gli orrori della prima guerra mondiale.
La stanza diviene la scenografia per le sue modelle; Matisse vi sistema ogni sorta di decorazione (paraventi, tappeti e tende) che ha riportato dai suoi viaggi dall'Oriente. La luce rappresenta inoltre l'elemento fondamentale e Matisse vi gioca attraverso finestre che mediano tra l'esterno e l'interno. Elemento fondamentale della produzione di Matisse già agli esordi, è la linea.
Il pittore mira alla semplificazione delle idee e della plastica, eliminando i dettagli che compromettono la purezza della linea e l'intensità emotiva. Le forme prodotte dalle sue linee godono di una forte presenza fisica, benché siano sommariamente accennate. Sono gesti veloci, decisi ma lievi e delicati. Puntano alla spiritualizzazione dell'oggetto o della figura umana, trasformando la sostanza delle cose in luce pura.
Il gioco della sua linea meglio si esprime nelle litografie e nei monotipi, nella fase più estrema di depurazione del segno. Curve e controcurve, ai limiti dell'informe, traducono con un segno l'insieme delle cose. Pochi tratti identificano il rapporto con l'oggetto, come Matisse ha osservato e studiato nel potere calligrafo delle stampe cinesi e giapponesi. Maschere, arabeschi, nudi, ritratti, decorazioni vegetali, vengono catturati dal gioco della linea, che, come pura pulsazione, è capace di dare corpo al vuoto, scongiurando comunque l'astrazione.
Nonostante la guerra, l'età avanzata e la malattia, il senso dell'invenzione plastica di Matisse resta intatto; nei grandi Interni del 1946-48 si riallaccia ai parossismi colorati del fauvismo e nella decorazione della Cappella del Rosario di Vence (1951) giunge alla simbiosi di tutte le espressioni artistiche. Tuttavia, è attraverso le grandi gouaches dècoupeès che evocano la danza o il riposo, la donna, l'albero o il fiore, che Matisse tocca, con le sue ultime opere, i vertici dell'astrazione e della sintesi. Il medesimo iter è percorso nella produzione scultorea, consistente in una settantina di bronzi, che tuttavia affrontano direttamente i problemi dell'espressione, e nei disegni, nelle numerosissime incisioni e nelle illustrazioni per libri.
Alcuni temi ricorrono costantemente nella sua produzione: finestre aperte, indolenti figure femminili, un universo pigro in totale contrasto con il suo creatore, che costituisce un pretesto per la ricerca in campo artistico. "Il lavoro guarisce tutto", ha affermato Matisse.
L'opera del pittore, solo in apparenza semplice, questo "frutto di abbagliante luminosità" nasce da un accanito lavoro per dare corpo all'indicibile sensazione che dà titolo a una delle sue ultime opere, Il silenzio abitato delle case.
Per Matisse compito della pittura è trasformare ciò che l'artista sente in valore universale. Sotto questa visuale, tutto concorre a dare espressività al quadro: "il posto che occupano i corpi, i vuoti che stanno intorno a essi, le proporzioni" e i contorni. È l'intelligente combinazione del colore e delle linee che dà ritmo a tutta la composizione. Che la composizione soddisfi o meno le normali leggi prospettiche non ha più alcuna importanza. A dare il senso della profondità sono la sovrabbondante quantità dei dettagli, la sinuosità e sensualità delle forme, ma soprattutto l'energia vibrante degli accostamenti cromatici.
Nel corso della lunga carriera Henri Matisse si dedica a numerosi soggetti, però come abbiamo già sottolineato precedentemente,
il lungo periodo trascorso a Nizza, dove i temi ricorrenti sono gli interni dello studio, i ritratti di donna, le odalische, le nature morte con vasi e fiori, sembra essere il periodo più incisivo della sua carriera artistica.
Per oltre quarant'anni l'attività di Matisse si svolge in maniera assolutamente coerente. In ogni fase la sua pittura si presenta vibrante e sensuale, piena di luce e colore, pervasa da un'intensa musicalità interiore. Purezza, scioltezza e libertà di stile si fanno via via più evidenti, fino alle ultime opere, dove (sia pur con qualche incertezza) l'artista giunge ormai ai limiti dell'astrazione. Grandi sagome di carta dipinta e ritagliata sono incollate su fondali chiari, come sospese, aleggianti nello spazio.
Matisse si è dedicato con ottimi risultati anche alla scultura e all'illustrazione di testi letterari di grandi autori, come Mallarmé, Joyce e Baudelaire. Il libro più famoso è Jazz (1946): una vera apoteosi di colori e forme.
I suoi quadri sono tutti risolti sul piano della bidimensionalità, sacrificando al colore sia la tridimensionalità, sia la definizione dei dettagli. L'uso del colore in Matisse è quanto di più intenso e vivace si sia mai visto in pittura. Usa colori primari stesi con forza e senza alcuna stemperatura tonale.
Ad essi accosta i colori complementari con l'evidente intento di rafforzarne il contrasto timbrico. Ne risulta un insieme molto vivace con un evidente gusto per la decoratività.
La sua attività pittorica si svolse per decenni, nel suo quieto ambiente familiare, lontano dai clamori della vita mondana. Svolse la sua ricerca portando il suo stile ad un affinamento progressivo fino a farlo giungere, in tarda età, alle soglie dell'astrattismo. Ma senza mai perdere il gusto per la forza espressiva del colore.
Per Matisse l'arte doveva essere una sorta di "calmante cerebrale", definizione criticata poi duramente da tutte le avanguardie che gli succedettero, per le quali l'arte sarà soprattutto impegno sociale e politico; Picasso ad esempio ammirava molto Matisse ma non ne condivideva le posizioni. Vediamo adesso di analizzare le opere di questo magnifico artista che fu rinomato per il movimento dato dal colore.


Pesci rossi, (1912)
Tela appartenuta alla collezione Sukin, "Pesci Rossi" è attualmente conservato nel Museo Puskin di Mosca. Quadro che dimostra ancora una volta la grande capacità di Matisse di comunicare, con perfetta rispondenza, le atmosfere da cui raccoglie le sue immagini. Il senso di calma e di tranquillità di quadri quali "La stanza rossa" si ritrova anche in questo angolo di giardino o di terrazzo, dove su un tavolino è disposto un contenitore di vetro con quattro pesci rossi immersi nell'acqua. Il rosso così vivace dei pesciolini, riflesso anche sulla superficie dell'acqua, crea un punto di intensità tonale talmente squillante da dare forza ed energia a tutta la gamma cromatica, molto equilibrata, che compone la scena.

Il lusso II, (1907)
Alla soglia dei quarant'anni Matisse si rifugia in un universo edenico al centro della natura. Colori puri, stesi a larghe macchie, giochi di linee curve che articolano la struttura compositiva del quadro, corpi morbidi e lussureggianti per questa seconda versione del Lusso.

Marguerite, (1907)
Il ritratto della figlia Marguerite, è privo di connotazioni psicologiche. Dall'immagine non trapela alcuna espressione, Matisse non cerca la tipizzazione, non punta ad un ritratto realistico, ma lavora sui colori, ad una composizione decorativa. L'unico elemento di individualizzazione è il nome scritto sulla tela, come nelle icone orientali, di cui tornano frontalità e stilizzazione.

La Danse, (1910)
La Danse nasce nel 1910 su commissione di uno dei sommi collezionisti di arte contemporanea, il mercante russo Sciukin, che nella sua grande casa moscovita raccoglie i capolavori dell'arte francese dell'800, dell'arte orientale e mira alle ultime tendenze nel nuovo secolo. Alla Danse, Matisse arriva dopo un lungo studio del nudo all'aperto. La scena si svolge su una collina verde contro un fondo azzurro notturno, quasi cupo. Le figure scarlatte si dimenano come fiamme in movimenti ampi e ben delineati. I cinque nudi contro il canone delle composizioni
con moto circolare, che vorrebbe un numero pari di figure, si
distribuiscono in un cerchio aperto. In primo piano, le due mani che non si toccano creano una frattura nel movimento, ma la figura di spalle in primo piano, risolve la struttura compositiva. Allungata in uno slancio violento, imprime un moto rotatorio al nudo di sinistra che, a sua volta, lo trasmette ai due nel fondo. Chiude il giro la quinta figura, che appare trascinata dalla forza dei gesti delle altre. Notiamo qualche figura tipicamente cubista nell'utilizzazione degli inchini con movimenti fluidi e armoniosi.

Le zucche, (1916)
Il dipinto è stato realizzato negli anni della prima guerra mondiale. Trattasi di un periodo cupo, caratterizzato da tristezza e solitudine, da sentimenti che il pittore esterna nella realizzazione del suddetto dipinto. Le forme sono tagliate nettamente, i soggetti divengono simboli, la natura si fa architettura, i contorni sono decisi e ben definiti.
Si può inoltre notare come, mediante tale quadro, l'artista tendi a sottolineare la tragicità e l'oscurità dell'evento bellico.

Coppa d'arance, (1916)
Similmente a Cézanne, suo punto di riferimento, il quale amava rappresentare arance disposte su tavole e in cesti, mediante l'ausilio di tagli prospettici; Matisse nel 1916, ci cimenta con il tema, per lui ancora inedito. La rappresentazione è caratterizzata da elementi plastici, la purezza e la chiarezza dei colori delle arance, conferiscono al dipinto qualcosa che secondo Apollinaire, si avvicina allo stile iconografico. Solitamente Matisse ama ampliare le composizioni, utilizzando variegati costituenti, in questo dipinto invece si assiste ad una sorta di sintesi degli elementi.

Grande nudo sdraiato (Nudo rosa), (1935)
Nel Nudo rosa la sobrietà si accentua; possiamo notare una costante cura nell'interpenetrazione delle figure nello spazio, un gioco impalpabile di colori e contorni.
Il lavoro è stato visionato da Matisse per ben ventiquattro volte, da tale dedizione è possibile constatare con quanta intensità il pittore abbia preso a cuore il suddetto "caso". La postura del corpo abbandonato sul piano, l'imponente plasticità e la perfezione delle forme rievocano qualcosa di prettamente classico, quasi esente di elementi decorativi, è possibile oltretutto notare l'influenza degli elementi di Michelangelo.

Il volo di Icaro,(1947)
Nel 1947 Matisse realizza un altro capolavoro: Il volo di Icaro. Nel 1947 l'editore Tériade pubblica Jazz, il libro capolavoro realizzato da Matisse con venti litografie accompagnate da un suo testo poetico. Ha inizio una nuova tecnica di espressione: il maestro raccoglie fogli colorati a tempera e li ritaglia formando delle figure. Sono i papiers découpés, fusione ultima di luce e di colore che danzano, ormai unici protagonisti, nella composizione.

La laguna
Costretto su una sedia a rotelle da più di dieci anni, giunto ormai alla fine della vita, Matisse è stanco e si affatica a dipingere. Ma inventa una tecnica che gli consente ancora di esprimere la sua creatività: le gouaches découpées, carte colorate a tempera e ritagliate. Dapprima legati ad una figurazione, questi ritagli diventano sempre più astratti, protagonisti assoluti in un universo musicale.

Nudo blu, (1952)
I fogli a tempera ritagliati sono l'opera più sintetica di Matisse. Il pittore raggiunge la somma fusione della arti della pittura e della musica in un insieme di luci e colori. Il Nudo blu è costruito figurativamente, tuttavia la forma si avvicina all'astrazione e la sua superficie bianca accoglie pura il colore del cielo e del mare, il colore dell'infinito.

 

RECAPITI

Dott. Placido Fallica,
Via Sacco e Vanzetti, 2
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tel. cell. 349.73.73.249

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[1] De Vecchi P., Cerchiari E., “Arte nel Tempo”, Ed. Bompiani, Milano.

[2] Henri Matisse iniziò la sua attività di pittore a Parigi intorno al 1890. Studiò presso il pittore simbolista Gustave Moreau e presso l’École des Beaux-arts di Parigi. In questi anni conobbe Albert Marquet, André Derain e Maurice de Vlaminck. La loro prima comparsa pubblica avvenne nel 1905 al Salon d’Automne. Nel 1905 a Parigi si tiene una mostra dalla quale ebbe origine il Fauvismo (da Fauve=Belva). Si tratta di una pittura che se ne infischia della realtà per arrivare al cuore. Si fa sempre più attenzione all'armonia nella composizione; armonia nel senso classico del termine, cioè accostamento di elementi disarmonici; nell'Espressionismo si ha dunque un equilibrio tra tinte molto forti
si noti, Henri Matisse, Ritratto di Derain, 1905.

[3] Guillard Jacqueline e Maurice, “Matisse”, in “Art-Dossier”, n. 33, Ed. Giunti, Firenze.

[4] Carrà M., “L’opera di Matisse dalla rivolta “fauve” all’intimismo”, Milano, 1971.

[5] Museo Matisse, Nizza.

[6] Collezione Pierre Matisse, New York.

[7] Museo dell'Ermitage, Leningrado.

[8] Berthe Weill nel 1902, Druet ne l 1903, Ambroise Vollard nel 1904 e Bernheim-Jeune nel 1910.

[9] Oggi sito all'Ermitage di Leningrado.

[10] Ibidem.

[11] AA.VV., “Henri Matisse”, catalogo della mostra di Roma, 1978.

[12] Federico Zeri, (a cura di), “Matisse, La Danse”, in “Cento Dipinti”, Ed. Rizzoli.

[13] Ibidem.

[14] Henri Matisse, (trad.it.), “Riflessione sull’arte”, Buenos Aires, 1977.

[15] Claudio Tullii, Conferenza su Matisse, del 21 gennaio 1998, L’Aquila.

 

 

 

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