I mari del mare
di
Mario Terracina
Autobiografia in sintesi
Il 24 Aprile 1925 Nasce in Ancona.
(per poco non nasceva in mare).
Il 19 Agosto 1945 Ingegneria Elettrotecnica a Roma.
Il 18 Settembre 1954 Socio e amm.re TEMOS snc.
(forse fu il nome infelice)
Il 10 Gennaio 1956 Agenzia di commercio in proprio.
(non presa troppo sul serio)
Il 21 Settembre 1969 Corso di specializzazione in Elaboratori Elettronici.
Il 18 Ottobre 1971 Direttore della E.C.S. (European Computer Services) spa.
Il 20 Settembre 1975 Consigliere della E.C.S. spa.
Il 14 Ottobre 1977 Socio della E.C.S. spa.
Il 12 Giugno 1979 Consigliere delegato della E.C.S. spa.
(soci in numero dispari e minori di tre !).
Il 29 Ottobre 1982 Amm.re unico della S.I.E. sas.
(chi fa' da se' fa' per tre).
Mare
Quando i miei genitori sciolsero la briglia provai a nuotare come mi
avevano insegnato, ma era discretamente faticoso.
Il mare era profondo e non se ne vedevano i confini, se mai li avesse
avuti. Mi misi a fare il "morto" e mi lasciai portare dalla corrente. Sopra
di me, ma lontano dalla mia portata, si estendeva un giardino in apparenza
ricco di frutti e, in lontananza, vedevo che alcuni avidamente se ne cibavano.
Erano dei gruppi di individui, gli uni sugli altri, e solo quelli piu'
in alto riuscivano a metter mano nel giardino. Lentamente mi avvicinai
ad un gruppo e notai che quelli piu' in basso rosicchiavano solo bucce
o ossa che i sovrastanti passavano loro.
Non riuscivo a capire come si fosse formata una tale situazione, ne'
per quale ragione non facessero a turno o che so'. Mi avvicinai ancora
e detti la voce ad uno di loro. Lo sguardo non era certo invitante a successivi
rapporti verbali e cercai allora di cogliere l'attenzione di uno dei "superiori".
Mi guardo' come per valutarmi e mi fece cenno di unirmi alla catasta. Capii
che l'unico posto cui avrei potuto accedere era al disotto del piu' basso
di loro. Mentre mi allontanavo disgustato e pieno della speranza di trovare
posti migliori, alcuni, da sotto, sparirono fra i flutti ; nessuno sembro'
accorgersene.
Mi domandavo come avrei potuto avere una catasta anch'io, cogliere
frutti e dare le bucce e gli ossi a quelli che mi avrebbero sorretto. Apparentemente
tale situazione di privilegio era difficile ed a me sembrava addirittura
impossibile. Pensavo a questo quando, raccolta una buccia che vagava nel
mare, mi accingevo a farne magro pasto. Mi busso' sulla spalla qualcuno
e mi distolse dai miei pensieri. Se gli davo la buccia, disse, mi avrebbe
sorretto mentre dormivo. Era quasi notte. Accettai.
La mattina seguente l'uomo non c'era piu'. Mi detti da fare, nuotando
lentamente ma a lungo, per raccogliere molte bucce ed alcuni ossi. Ne mangiai
un po' e non mi fu difficile, la sera, trovare qualcuno che, per una buccia,
mi sorreggesse nel sonno.
Dopo qualche giorno avevo raccolto tanto cibo che sarebbe bastato per
molto tempo. Se pero' lo avessi mangiato, anche un po' alla volta, mi sarei
ritrovato nella triste situazione iniziale.
Dovevo adesso trovare dei "sorreggitori".
Era il tramonto quando mi si avvicino' l'uomo della prima volta. Era
pallido, emaciato, ma il suo sguardo era ancora vivo e penetrante. Gli
proposi di cercare altri come lui che' lo avrei ricompensato. Due ore dopo,
con un dispendio contenuto di bucce, avevo raggiunto una altezza che mi
consentiva di erigermi quasi a toccare il giardino.
Era gia' notte quando, con le mani che mi tremavano per l'emozione,
riuscii a sfiorare alcuni frutti. Feci allora un'altra distribuzione di
bucce. Ne afferrai uno. Tolsi la buccia e lo mangiai.
Da allora sono stato sempre li', al culmine della catasta, a mangiare
frutti che, in verita', non mi sembrano piu' cosi' deliziosi come la prima
volta. Dovrei cercarmi un altro giardino ......
ooOoo
Il viaggio
Mi misi in treno alle 02:12 del 24 Aprile 1925.
Avevo fatto la prenotazione e facilmente trovai il posto.
Lo scompartimento accoglieva altre due persone. Le scrutai di sfuggita,
mi parvero ammodo.
Il viaggio si preannunciava lungo, quindi la prima preoccupazione fu
di renderlo confortevole; inizialmente non ebbi problemi.
I guai cominciarono quando comparvero altri viaggiatori e questo
ingenero' un certo disagio.
Bevvi qualcosa nel vagone ristorante e rimasi li' quel tanto da tranquillizzarmi.
A quell'ora non c'era nessuno. Tornai. Lessi un po' per ingannare il tempo.
La mia mente vagava pero' altrove, puntava alla meta ancora sconosciuta.
Cercai di immaginarla, sulla base di quanto sapevo, ma essa restava sempre
vaga.
Presi sonno. Lo stridore del treno che si fermava ad una stazione mi
sveglio'. Era passato molto tempo, ma eravamo ancora lontani.
Provai a scambiare due parole con una graziosa fanciulla che mi sedeva
di fronte, ma poche parole furono sufficenti per farmi capire che avrei
fatto meglio a desistere. Ero io che mi mostravo, non lei. Tornai percio'
con il pensiero alla mia meta ancora lontana.
Il controllore chiese il biglietto ed ebbi davanti agli occhi
la destinazione. Era quella la giusta?
Il treno veloce si avvicinava al punto di non ritorno.
Ero ancora in tempo per cambiare, ma nessuno poteva aiutarmi in una
nuova scelta.
Mi crogiolai in pensieri filosofici abbandonando con pigra rassegnazione
ogni velleita' di mutamento.
Passo' la stazione di non ritorno. Alea iacta est.
Con un senso di tranquilla fatalita' cercai di immaginare il mio futuro.
Solo dopo l'arrivo mi accorsi che avevo sbagliato destinazione.
Mi accasciai su una panchina della stazione. Oramai era troppo tardi
per avere ripensamenti. Mi guardai d'attorno. La stazione non era molto
grande, non era "di testa" come avrei preferito e la gente che mi girava
intorno mi appariva troppo estranea. Ma oramai c'ero e li' dovevo restare.
Dovevo, dovevo .... mi ronzava nella testa mentre mi avviavo all'uscita.
Un rumore crescente di ferraglia mi blocco'. Mi voltai verso una antica
sbuffante locomotiva che entrava, mentre una voce gracchiante annunciava
l'arrivo di un convoglio speciale, speciale, speciale per cosa, speciale
per dove ? .Il treno era ormai fermo e incombeva come un destino. D'impulso
saltai su, e non mi ero ancora seduto ch'era gia' in moto, come se fosse
arrivato e andato solo per me. Era vuoto. In uno scompartimento il controllore
alzo' lo sguardo dai suoi fogli e mi fece un cenno d'assenso con la testa,
assenso a cosa ? A chi ? Mi sedetti di fronte a lui nell'intento di d'interrogarlo
alla prima occasione. Scarabocchiai un appunto per spiegare al mio passato
che il mio futuro era nuovo e glielo porsi. Lo spiegazzo', apri' il finestrino
e lo getto' nella notte.
Sono ancora su quel treno che sta correndo nel buio, e' quasi l'alba
e sono contento, fiducioso nel giorno che sta per sorgere. Lo voglio aspettare
da sveglio, sara' bellissimo, ne son certo.
ooOoo
Orari
Molti sono obbligati, ma molti sono liberi di scegliersi l'orario che
vogliono. Ne nascono cosi' tanti che ci vorrebbe un registro, naturalmente
aggiornato, anche perche' essi (gli orari) sono soggetti a periodiche modifiche
nell'inane intento di contentare esigenze diverse spesso contrastanti.
A Roma gli orari iniziano verso le 7:30 ma non escludo che alcuni ne applichino
di anteriori.
Da quel momento una miriade di varieta', quasi sempre frazionata, in
confronto alle quali il diretto delle 16.50 e' solo un' arcaica umoristica
memoria. Naturalmente il totale dei minuti concessi al postulante e' anch'esso
vario e multiforme. Il tutto ha delle punte di chiusura verso le 17:00,
ma esistono le 8:25, come le 13:35 senza contare l'intervallo che partendo
da una rara inesistenza si allunga in alcuni casi per consentire andate
e ritorni obsoleti per alcuni, ma radicati per altri.
Si deve anche considerare l'uso della giornate si e quelle no, le ferie
di cui si e' giustamente allargato l'intervallo, i misteriosi Patroni,
e tante altre belle cose che rendono difficile e complessa una comunicazione
telefonica e tragica una mirata ad una persona. Se consideriamo che non
tutti hanno ancora segreterie automatiche fax, fax-bisex et simili, gli
squilli a vuoto sono frequenti.
Il 'fuori stanza', il 'in riunione' et similia spesso allontanano l'ambito
traguardo che, illusi, si era creduto di aver raggiunto. In tal campo un
discorso a parte richiederebbe l'uso di musichette evidentemente scelte
da un sadico orientale, e le ultra cortesi frasi di invito all'attesa,
stranamente tutte incise dalla stessa melliflua voce, che vi trascinano
in aspettative ininterminabili.
Lontano da una critica ad una situazione in ammodernamento e adatta
mento chiederei soltanto di poter riuscire ad esserne preventivamente informato.
Pensate per esempio (ma ce ne sono tanti) agli orari degli sportelli bancari,
diversi per le diverse banche ed in continuo adattamento, seppure indicati
dal laconico messaggio che esposto vi sorride quando arrivate e trovate
gia' o ancora chiuso. E' naturale che un giornale, un avvocato o un ufficio
di igiene e profilassi abbiano orari diversi, basterebbe saperlo. Se lo
chiedete non hanno alcuna obiezione a darvelo trionfanti della loro originalita',
sempreche' riusciate in qualche modo a comunicare tenendo conto che anche
i 'centralini' hanno i loro orari ed anche loro molto spesso vanno a 'pranzo'
e che non si puo' pretendere alle 14:00 di saper qualcosa, o nel pomeriggio
rigorosamente evitato da molti oppure dopo le 17:45 e cosi' via.
D'accordo il 113 risponde 24 ore su 24 e sarebbe veramente troppo che lo
facessero anche altri. Se non fate troppo caso alle cifre vi puo' capitare
di chiamare l'Istat attraverso un numero 'verde' esistente, ma 'ancora
non in funzione ', o peggio di comporre il numero di un telefonino e pagare
per interurbana 'massima' una conversazione con uno sconosciuto che vi
abita di fronte. In aggiunta ci si e' messa anche la SIP che, nel lodevole
intento di allargare la 'rete' vi avvisa che il chiamato e' 'inesistente'
e questo e' magari la vostra vecchia zia e per un attimo vi assale il dubbio
che sia defunta.
Non vi azzardate a chiedere le informazioni sanitarie, che occupano
un'intera pagina dell'elenco 1992/93 e "momentaneamente sospese", e poi
ricomparse a caro prezzo in quello 1993/94.
Aggiungiamo le sacrosantemente necessarie modifiche stagionali per
complicarci la vita piu' di quanto non lo sia gia'.
A proposito l'orario del mio ufficio e' 9:12 - 11:05, 11:16 - 13:35,
14:15 - 17:25, 17:35 - 19:28, tutti i giorni escluso il sabato. Naturalmente
il giorno del mio compleanno (24-4) l'ufficio resta chiuso e cosi' nell'anniversario
del mio matrimonio (21-4).
Questo dal 21 giugno al 21 settembre. L'orario invernale
sara' tempestivamente comunicato a mezzo stampa.
ooOoo
L'irrealta' reale
Era un'estate molto calda. Nel mio quartiere la maggior parte della
gente aveva lasciato la citta' per il mare o per i monti, ed io, abbracciato
al mio condizionatore, me ne stavo a godere pace e silenzio. "Ma che fai
ancora li' ?". Al telefono Marco mi invitava a lasciare quell'oasi e seguirlo
in montagna. "Non te ne pentirai, e poi c'e' una sorpresa...!" Conoscevo
le sue sorprese, ma in fondo non avevo molto da fare e poi la montagna
mi aveva sempre affascinato. Accettai.
Quasi due ore di macchina, un paesino sperso tra i monti, poca gente
che non si curava di noi. "Ora ci servono due muli". Li trovammo facil
mente e lo seguii per uno stretto sentiero.
"Vedi quella casetta lassu' ? E' li' che stiamo andando. Ci abita
un mio amico. Un tipo un po' strano, ma son certo che ti piacera'".
Dopo un'oretta le gambe mi facevano un po' male. Stavo per chiedere
una sosta, quando da dietro una quercia apparve la 'casetta'.
Non era cosi' piccola come sembrava da laggiu' ed era ben tenuta. Una
piccola campana alla porta.
"Il mio amico Alberto, Mario". "Lieto, entrate !".
Il soggiorno era grande e tutto in legno ed in mezzo troneggiava l'immancabile
caminetto, spento pero', data l'estate.
Al fresco, senza condizionatore, con un whisky in mano "Lei abita sempre
qui ?". Non rispose direttamente alla mia domanda un po' indiscreta, ma
si profuse in lodi della montagna e della vita lassu'. Capii che era solo,
ma anche che avesse una valida ragione per il suo eremitaggio e che fosse
per lui molto importante. Marco interloqui' "Vuoi fargli conoscere il tuo
segreto ?". Alberto sorrise, si alzo' e ci invito' a seguirlo.
Era una stanza molto grande e con vari apparecchi sparsi qua' e la':
si sarebbe detto un laboratorio, ma non si capiva bene di che tipo. Su
una parete erano appese delle mute subacquee, o almeno cosi' mi sembrarono,
ed accanto c'erano degli strani caschi.
Un posto originale per un appassionato di pesca subacquea, pensai.
Non mi lascio' il tempo di finire il pensiero. "Vuol provare ?" Quella
parola mi fece sentire un po' cavia, ma avevo piena fiducia in Marco e
lui era un suo vecchio amico. Perche' temere ?
Ne scelse una della mia misura e iniziai ad indossarla. Calzava come
un guanto sulla mia pelle nuda e, quando indossai il casco, mi accorsi
che aveva un collegamento con la muta, e questa aveva una lunga coda
che si perdeva nella stanza accanto. Finalmente avevo capito. Era una prova
di realta' virtuale, come avevo gia' visto e mi apprestai tranquillizzato
a godermi l'esperimento. Ero in aereo e volava basso su una pianura verdeggiante.
Tutto, rumore, sensazioni, vista erano tremendamente realistici.
Dopo un po' avevo anche dimenticato dove in realta' ero e con chi, e mi
accorsi che stavo conversando con il pilota, gridando per sopraffare il
rumore. Dovevo fare uno sforzo per rendermi conto che era una finzione,
ma pian piano dimenticai il passato, per considerare presente quello che
vedevo e sentivo. Mi aggiustai sulla poltrona dimenticando che 'fuori'
ero in piedi e la cosa mi parve la piu' naturale del mondo.
Prendemmo quota. "Andiamo in quell'isola laggiu', la vede?" "Si, certo"
risposi, mentre sorvolavamo un mare verdissimo e leggermente increspato.
Un piccolo sobbalzo all'atterraggio e scendemmo.
L'aeroporto era deserto ed anche sulla torre non c'era nessuno. "Salga".
Salimmo su una jeep color smeraldo e lui la condusse per una stradina,
tra le palme, che si perdeva sinuosa nel verde di una rigogliosa vegetazione.
L'aria era deliziosa, anche se un po' calda, ma correvamo all'ombra e si
stava bene.
La jeep ogni tanto sobbalzava e mi dovevo tenere bene al sedile per
non cadere. Il pilota mi rivolgeva rapide occhiate di conforto. Arrivammo
ad una sorta di grande lodge . All'interno molta gente seduta o in piedi
sorbiva bevande dall'apparenza tropicale.
C'era un discreto brusio che non mi dispiacque. Ci sedemmo ad un tavolino
ed arrivo' da sola quella bevanda ; evidentemente il bar non era vario,
ma era gustosa. Ne chiesi un'altra ed il boy sollecitamente me la porto'.
Dalle finestre lo spettacolo era monotonamenete verde ed ero in procinto
di cadere vittima della noia quando passarono vicino al nostro tavolo due
belle fanciulle. "Sedete con noi ?" disse mellifluo il mio pilota. Stranamente
accettarono e pensai fossero due entraineuses locali. "Le presento Annie
e Sophie". "Lieto", risposi un po' freddo. "Annie e Sophie" soggiunse "
sono le figlie del proprietario della lodge e sono mie vecchie amiche".
Sorrise ed io annuii tranquillizzato. Guardandole meglio mi accorsi che
non erano solo belle, ma bellissime, parlavano deliziosamente la mia lingua
e dicevano cose molto argute e divertenti. In particolare mi accorsi che
stavo subendo il fascino di Annie e piu' lei parlava e piu' mi attraeva.
Nel frattempo il pilota parlava fitto fitto con Sophie e cio' poteva
fare il mio gioco. Azzardai un "E' molto grande questa lodge?" e, come
avevo sperato, Annie mi propose di visitarla con lei. Chiedemmo permesso
e ci allontanammo.
In effetti era molto vasta e passammo saloni e saloni, tutti abitati
e camere e camere, grandi, piccole, da pranzo, da letto. Lei
parlava, ma io non la sentivo quasi piu' ed ormai avevo un solo desiderio
: di rimanere in una stanza, possibilmente da letto, solo con lei. Poi
si sarebbe visto il da farsi.
Sorrideva alle mie battute ed il suo sguardo era dolce e promettente,
tanto che, alla prossima camera, sparai "Non ci vogliamo fermare ?". Il
cuore mi batteva forte e per un attimo temei il peggio.No, il peggio non
venne, fortunatamente ed al suo posto un meglio delizioso mi travolse.
Annie era fantastica. Tutto era cosi' naturale in lei che una gioia immensa
mi pervase....
Aprii gli occhi. Alberto aveva staccato sul piu' bello la corrente
ed io ero rimasto li' in piedi come un baccala' e, toltomi il casco, non
seppi far meglio che sorridere.
"Ora ci vuole un altro whisky !" ed Alberto ce li verso' e tutti e
tre bevemmo in silenzio. Mi domandai dove stava la verita'. Ma che domanda
stupida !. Certo pero' che ...
ooOoo
Istinti.
Il neonato non morde il capezzolo materno per la sola ragione che non
ha ancora denti.
Amore utopico.
Una famosa persona visse in simbiosi con l'umanita' intera.
Lo uccisero.
Spiriti.
In un certo paese vivono esseri formati dal solo DNA. In un certo senso
sono come dei computers fatti del solo microprocessore.
Loro stanno benissimo e non sono appesantiti da problemi di alcun genere.
La descrizione di cosa pensano e fanno appare semplice a noi siccome la
nostra sembra inutilmente complicata a loro.
Noi pensiamo che dovrebbero avere un corpo e loro si domandano a quale
scopo. Noi ci domandiamo che vita e' quella e loro ci compiangono per la
nostra.
Incubo.
Sono stato sempre convinto che dormire con la testa rivolta verso il
nord concili il sonno.
Questa notte mi sono svegliato con gli occhi fissi nel buio.
Mi sono alzato insonnolito e mi sono seduto alla scrivania.
La mia bussola mi guardava con occhio che banalmente definiro' magnetico.
Stranamente l'ago segnava il sud.
Chiaramente ero stanco. Sono tornato a letto, ma senza riuscire a prender
sonno. D'istinto ho poggiato il cuscino ai piedi del letto e mi sono girato.
Il sonno e' venuto.
Non so cosa succedera' domattina al mio risveglio.
Tempi moderni.
L'altro giorno un mio amico burlone, di passaggio nel mio ufficio,
ha chiesto dal mio telefono, in caso di chiamata, la deviazione a Nassau.
Il primo chiamante si e' cosi' trovato a conversare a care spese con una
fascinosa fanciulla, forse pensando che fosse la mia segretaria che si
divertiva a stuzzicarlo. Ce ne e' voluto per fargli accettare le mie scuse.
La voce si e' diffusa e nessuno mi chiama piu'.
Non c'e' nessuno che vuol chiamarmi ? La deviazione, posso assicurarlo,
e' stata tolta.
Il successo.
Per tendere al successo anzitutto occorre crederci.
La mia abissale ignoranza mi aiuto' nel tentativo di essere originale.
All'inizio mi rivolsi ai grandi editori, dai quali ottenni un impietoso
silenzio.
Pensai allora all'editoria di massa, visto che anche i giornali
mi avevano rifiutato. Evidentemente non interessavo.
Una luce e, come i grandi produttori, feci un sondaggio "in provincia"
. Detti alcuni manoscritti ad amici, pregandoli di darmi un voto sincero,
voto da cui forse sarebbe trasparso cosa oggi la gente amava leggere.
Il test naufrago' in un mare di "mi ama, non mi ama" e lo abbandonai.
La critica doveva essere obiettiva e fatta da chi non mi conosce, pensai.
Altri insuccessi mi avrebbero probabilmente demoralizzato al punto di lasciar
perdere tutto. Esitai.
Poi per caso un'opportunita' .........
Quella cara liberta'.
La nostra non e' un'epoca di scetticismo, ma di arrogante credulita'.
"Seguite i vostri sentimenti. Credete a cio' che vi sembra giusto". Cosi'
predica la velenosa e corrompente cultura del relativismo.
La liberta' non puo' crescere ne' sopravvivere in una tale atmosfera.
La liberta' ha bisogno di famiglie moralmente sane.
Essa ha bisogno di gente autonoma, intraprendente, proiettata al futuro
e capace di progettare, scoprire, inventare.
Nutrita e divertita, tra menzogne ed inganni, in un mare di inaffidabilita',
dipendente nel disprezzo della legge, la gente soddisfatta schiaccia la
liberta' e la propria coscienza. E la verita' e' tradita. Una societa'
libera non e' detto che vivra' in eterno; la democrazia ed il capitalismo
sono il miglior compromesso che abbiamo escogitato, ma una liberta' morale
non ha compromessi e, se ne ha, non e' piu' tale.
Lo spirito dell'uomo.
E' carattere della intelligenza il bisogno prepotente di vedere, di
sapere : e' una sete di luce, infinita. Ieri non esistevo,
domani non saro' piu'. Non ho che un bagliore d'intelligenza ; un lembo
di cielo, un astro, un fiore dovrebbero bastare, sembra ad esaudirla.
Ma no ! Io voglio veder tutto, penetrar tutto ; il mio spirito oltrepassa
tutti i tempi, tutti luoghi, tutti i creati, e dopo aver volte tutte
le pagine di un libro, speculati tutti gli astri, esaurite tutte le scienze,
avido e insoddisfatto, dico: e dopo?
Ecco lo spirito dell'uomo.
La giornata.
La mattina, quando mi alzo, e' ancora un po' scuro ; mi agito nel grembo
di una notte non finita. Rinasco al sorgere del sole e la sua luce mi riempie
di gioia e di speranza.
Sorbo frutti della terra, linfa vaccina e aborti di gallina appena
un po' cotti e dolci nati da messi dorate. Inizio poi la mia routine terrena.
Gioie e noie, pensieri ed azioni, fra me e me o condivise con altri. Il
culmine e poi il declino e troppo sovente la visione negata del tramonto.
Seguono la cena e la serata che volano in un attimo, e poi sprazzi di ricordi,
vivi ma troppo recenti per emozionarmi ancora. Ora devo far morire la mia
giornata, ma rimando se ci riesco, indi mi arrendo e mi rassegno, solo
in quanto so che potro' risvegliarmi ancora, sinche' un giorno dovro' accettare
di non poterlo fare piu'.
Vergogna.
Non so se o cosa mangiassero Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, ma
e' certo che dopo ebbero l'inderogabile necessita' di farlo a scapito della
vita altrui ed anche di imbarazzarsi se nudi, cosa che prima non avveniva.
Qui sta il grave errore che commettiamo nel vergognarci di noi, delle nostre
necessita', dei nostri cosiddetti peccati. E' come se una sfera si dolesse
di essere tonda. Ci lamentiamo del nostro egoismo, delle nostre voglie
sessuali e cibistiche del nostro desiderio di denaro, gloria, potere,
amare e godere, delle nostre cosiddette debolezze, del piacere provato
per qualcosa dichiarato da altri come peccaminoso......
E spesso cerchiamo di coprire queste voglie con un manto ipocrita di
apparente altruismo.
ooOoo
Notizie strane:
Vaticano.
Sua Santita' Giovanni Paolo II, in occasione della permanenza estiva
a Castel Gandolfo, ha completato il testo della sua prossima enciclica
in cui proclamera' l'unione di tutte le religioni cristiane, e la speranza
di una successiva fusione con quella ebraica, sebbene sussista ancora una
forte riluttanza in tal senso da parte delle comunita' interessate. Arresti
domiciliari.
Il deputato Andrea Vissentoni, agli arresti domiciliari dal marzo
1993 e' stato il primo essere umano a riprodursi in cattivita'. Sua moglie
ha infatti dato alla luce un vispo bimbetto che gode ottima salute. Interno.
Il Ministro Maroni, in occasione della festa della Polizia, ha annunciato
la sua decisione di sostituire l'armamento attuale con uno ad effetto esclusivamente
paralizzante che permettera' un piu' largo uso delle armi senza timore
di provocare feriti o morti non voluti. Medicina. Il Dott. Fabio Lofresco
della Clinica "Io ti salvero'" e' riuscito a guarire due pazienti affetti
da rinite acuta. Si pensa ad un prossimo Nobel.
ooOoo
Revival
Forse perche' mi stava un po' stretta, oppure era l'aria che mi mancava,
certo che ad un tratto provai un irrefrenabile desiderio di uscirne. Cercai
di sollevare il coperchio, ma opponeva molta resistenza.
Stavo per desistere, quando il fondo, evidentemente marcito, cedette
allo sforzo dei piedi ancora rigidi ed incontrai terra molle. Non so come
potei girarmi con la testa verso l'apertura, smuovere la terra verso l'interno,
e sgusciare fuori.
L'aria fredda e umida della sera gravava in un manto di nebbia.
Mi sedetti sfinito e volsi lo sguardo all'intorno.
Il corteo delle lapidi si perdeva ovunque, ovattato e scuro. Confesso
che mi sentii tremendamente solo. Dove erano gli "altri"? La stupida domanda
mi ronzava ancora nel cervello quando un'idea balzo' fuori e riempi' tutta
la mia mente : forse avrei potuto comunicare con qualcuno. In fondo non
ero vivo, percio' altri come me forse avrebbero risposto ad una mia chiamata.
Ma come, in quella situazione, si poteva "chiamare" ? Chiusi gli occhi
e mi concentrai su un nome, su una immagine che conoscevo bene. Ora l'immagine
era piu' nitida e si muoveva al di fuori della mia volonta'. Azzardai un
ciao !. Incredibile, ma mi rispose, come fosse la piu' naturale delle cose:
ciao, come stai ? Di solito a questa domanda si risponde : bene grazie
e tu ?, ma non sapevo se farlo, in fondo aveva un senso stare bene o no
?. Comunque dissi: Non sto male ( dato che lei stava "bene" mi sentivo
autorizzato a dirlo. Sono molti anni (?) che non ci vediamo (?), ma ti
trovo molto "bene", tutto considerato. Una domanda mi bruciava e la posi.
Possiamo comunicare con gli "altri" ? Normalmente non ci e' concesso, rispose,
ma anche qui esistono le eccezioni, devi pero' seguire una procedura particolare,
sai, aggiunse, qui non c'e' telefono!
Mentre parlavo mi accorsi che non ero piu' "li'", ma ero immerso in
un bianco abbacinante, come credo deve essere sul pack, nell'artico. Non
sentivo freddo ne' caldo, e mi sembrava non avere peso.
Certo, che stupido, pensai, e allora cosa era possibile e cosa
no ? Stavo per chiederlo a lei quando mi accorsi che era svanita. Richiusi
gli occhi, cercai di immaginarla ancora, ma una voce forte mi scosse: sono
le nove!
Al profumo del caffe' mi resi conto che stavo nel mio letto e dalla
finestra entrava una luce "normale", anch'io ero "normale", tutto era "normale".
Mi alzai e andai al bagno.
ooOoo
Il tempo
Mi svegliai e automaticamente guardai l'orologio. Accidenti ! Si era
fermato di nuovo ! Non potevano essere ancora le sei ! Di malavoglia mi
buttai giu' dal letto. Dalla finestra non filtrava luce e questo confermava
che fosse ancora notte. Ma perche' mi ero svegliato ? Forse un rumore,
che pero' non ricordavo, o forse ieri sera mi ero addormentato prima del
solito. Anche in cucina erano le sei, ed anche in bagno, le sei in punto,
come quando mi ero svegliato, bah ! Mi buttai su una poltrona in
soggiorno, deciso a completare il mio ciclo di sonno, altrimenti l'avrei
pagato durante il giorno e questo non mi andava. Niente. Gli occhi non
avevano nessuna intenzione di restare chiusi. Accesi una sigaretta e presi
una rivista. La lettura scivolava netta e brillante. Bah !. Lessi un po'
e poi detti una sbirciata alla pendola : sempre le sei ! Anche questa va
indietro, pensai ma uno sguardo al polso mi confermo' ancora una volta
quell'ora. E va bene, hanno deciso tutti di fermarsi assieme : una strana
combinazione, molto strana. Mi attaccai al telefono e composi il numero
che da' l'ora. Silenzio di tomba. Anche lui s'era fermato?
Cominciava a diventare un incubo, un piccolo incubo, ma un incubo.
Certo, ieri avevo lavorato troppo. Ripresi la rivista, ma non riuscivo
a leggere: come potevano essere sempre le sei ?
Fuori era sempre notte. Mi tastai il polso: il battito era regolare.
Mi vestii in fretta e uscii. La strada era deserta. Certo, a quell'ora!
Nessuna macchina, nessuna persona, nessun cenno di vita. Voltai l'angolo
: nel mezzo della carreggiata una macchina c'era, ma ferma, immobile e
cos? il guidatore. Mi accostai. Chiesi qualcosa, ma non mi rispose, stava
li' immobile come una statua, muto come un pesce. Cominciai ad impressionarmi.
Era successo qualcosa, ma cosa ? Un attacco atomico? Ma cosi' senza luce,
ne' rumore?
Mi venne in mente che li' vicino, in ufficio, avevo un Geiger. Dire
che mi ci precipitai sarebbe un eufemismo. L'emozione e la fretta mi impacciarono
le mani, ma alla fine entrai. Mancava la pila. La trovai, la misi al suo
posto, accesi. Niente, niente, nemmeno i soliti immancabili
cosmici .... Ma cosa diavolo era questa storia ? Tutto, tranne io, sembrava
essersi fermato e cio' non era logico. Forse stavo sognando. Mi pizzicai
per la classica prova. Sentivo, per cui non sognavo, tuttavia ero in apparenza
circondato da un irreale mondo immobile. Senza volere mi venne in mente
che, se era vero, al risveglio degli altri sarei stato piu' vecchio di
loro.
Ma questo non era nulla rispetto alle conseguenze che la situazione
poteva comportare. Devo pensare, mi dissi e trovare una spiegazione, se
c'era. Di solito c'e', ma il tutto non sembra certo solito. Disperatamente
mi sforzai di focalizzare una qualche prova che mi potesse dare una risposta.
Avevo un amico che poteva aiutarmi, ma era discretamente lontano e non
potevo telefonargli. Uscii. Provai ad avviare la macchina, ma anche lei
non dette segno di vita.
Decisi di andare da lui a piedi.
Mentre camminavo a passo spedito mi venne in mente che se lo avessi
svegliato cosi' di notte, nella remota ipotesi che potesse parlare, mi
avrebbe detto che ero matto. Dovevo pero' tentare.
Quando arrivai era l'alba .... Avrei voluto poter dire. E invece era
sempre imperturbabilmente notte. La porta era ovviamente chiusa ed il campanello
ovviamente non funzionava. Se anche lui era 'fermo' non ci avrei comunque
cavato niente, ma se per caso non lo fosse stato ? Per quanto mi sforzassi
non riuscivo a trovare un'idea.
La telepatia ! Ma perche' non ci avevo pensato prima ? Ricordai che
una volta avevamo fatto una prova ed i risultati erano stati migliori di
quelli puramente casuali. Mi sedetti sul gradino e cercai di concentrami,
come avevo fatto allora. Erano passati alcuni dei 'miei' minuti, ma non
era successo niente. Insistetti ancora e ancora .... Ad un tratto un rumore,
un segno di vita. La porta si apri' e lui mi apparve, in pigiama e con
lo sguardo stralunato.
E' successa una cosa incredibile, disse, assurda, ma, anche
se con una infinitesima probabilita', possibile. Sali. Salii e ci sedemmo
nel soggiorno. Era sempre notte e non c'era luce. Percepivo la sua presenza
solo in virtu' del suo respiro e poi della sua voce. Era molto emozionato
mentre cercava di spiegarmi qualcosa che nemmeno lui aveva capito bene,
ma almeno c'era un barlume di senso. E forse c'era anche una speranza di
uscirne. Dunque, inizio', tu ed io, per una ragione che mi e ' ancora
ignota, siamo 'fuggiti' nel tempo, ad una enorme velocita'. Non sono gli
altri ad essere fermi, siamo noi a 'correre', e questo ha provocato la
situazione che abbiamo osservato. E' come se volassimo accanto ad un treno
in moto.
Ci sembrerebbe fermo. Ma il paragone regge poco.
Lo scorrere del tempo e' analogo a quello del luogo, ma non uguale.
Per questo i risultati sono solo simili. Una forte decelerazione da un
moto molto veloce sarebbe fatale per noi, ma non anche una forte diminuzione
della velocita' del nostro tempo. Per ora non so' come potremo fare, ma
la soluzione e' solo questa. Solo cosi' potremmo ritornare al passo con
il tempo del mondo che ci circonda. Il problema e' percio' 'solamente'
quello di frenare pesantemente il nostro tempo. Secondo le universalmente
accettate teorie di Einstein il nostro 'tempo' e' una caratteristica del
nostro particolare 'universo' in cui siamo accidentalmente andati a finire.
In qualche modo occorre uscirne e rientrare in quello in cui eravamo.
Cambiare 'universo' non e' la cosa piu' semplice del mondo, ma e' possibile
e dove siamo lo dimostra.
Dovremo immergerci in un campo ipotemporale. Forse ho qui quello che
serve, disse, un cavo iperconduttore, e tu, aggiunse, modifica questo
oscillatore in modo che risuoni alla frequenza di dieci alla meno dodici
hertz. Non era facile al buio sopperire alla sua richiesta, ma in pochi
minuti l'iposcillatore era pronto. Collego' l'iperconduttore all'uscita
e si assicuro' che fossimo ambedue nell'interno della spira. Ora dobbiamo
procurarci una sorgente d'energia elettrica esterna sussurro', come se
fosse la cosa piu' naturale del mondo; questo grosso cristallo fa' al caso
nostro, appena tocchero' la tua mano gettati con tutto il tuo peso assieme
a me su di lui. Non del tutto convinto eseguii la manovra. Per un tempo
indefinibile rimanemmo incoscienti. Lentamente riaprii gli occhi:
un raggio di sole entrava dalla finestra ad illuminare il nostro ritorno
al mondo normale. Come un ebete mi sorpresi a sorridergli e vidi con gioia
che anche lui sorrideva: l'incubo era finito.
ooOoo
Visitatori di un Tempio chiuso
Avra' avuto vent'anni e, come me, ieri sabato, era arrivata sin
li' con il proposito di visitare il Tempio. Niente da fare, dalle undici
e trenta era precluso ai visitatori, cosa che il custode considerava normale,
ma che noi due ignoravamo. Studiava biologia in California e mi dimenticai
di chiederle come mai parlasse cosi' bene l'italiano.
Si avvicino' un giovane russo sui venticinque in cerca di lavoro e
asseri' di avere abbandonato la droga grazie ad un centro italiano. Incontrai
lo sguardo della futura biologa e fu chiaro che anche lei non ci credeva
molto.
Gli detti una sigaretta e, mentre mi prodigavo in sterili consigli
mi accorsi dell'arrivo di due evidenti turisti americani, che, dopo un
breve disappunto, fecero per avviarsi alla loro prossima tappa che seppi
dopo essere il ghetto.
Li fermai trascurando il russo e grazie al mio inglese imperfetto seppi
che venivano da qualcosa presso Washington e che lui lavorava nelle assicurazioni.
Aveva 69 anni, come me che invece sono in pensione. Intervenne la fanciulla
che funse da interprete spontanea e cosi' capii molto meglio cosa pensavano
di Clinton, della situazione americana e di tante altre cose un po' generiche,
ma sufficenti a nutrire la mia curiosita'.
La sua stretta di mano fu secca e vigorosa dopo che lei dolcemente
ma decisamente gli aveva ricordato la loro prossima tappa.
Nel frattempo il russo era scomparso e un po' a disagio offrii alla
fanciulla un passaggio che cortesemente rifiuto'.
Poco dopo, guidando un po' distante, incontrai il suo sguardo sorridente
e furbesco, come di chi ama la propria indipendenza e tira dritto per il
suo futuro.
Percorsi via Arenula pensando a che cosa mai quei due avrebbero trovato
da vedere nel ghetto, ma il modo con cui lei lo aveva detto rivelava che
in America ne avevano parlato e lo avevano collegato agli avvenimenti di
cinquant' anni fa', tristi parti di un ineluttabile destino.
ooOoo
Sorgo rosso
Per chi non lo sapesse diro' subito che il sorgo e' quello che i poveri
mortali chiamano granturco ed i veneti sorgo. Il fatto del rosso serve
a distinguerlo dalla saggina, il cui destino e' animale e non umano, nel
senso che gli uomini mangiano una cosa e gli animali l'altra e cosi' sia.
Qualcuno potrebbe pensare a noi cosa importano queste cose, ma non e' cosi'.
Questo qualcuno non e' mai stato evidentemente con la luna in un campo
di granturco in maturazione.
Nel silenzio notturno il gemito che proviene dalle foglie che pian
piano si schiudono, appare come sovrannaturale, ma, dicono alcuni,
ed fra questi io, che non e' vero che appare: e'.
ooOoo
Una vita senza amore
Avevo quattordici anni e da poco avevo fumato la mia prima sigaretta,
ma ancora di donne non se ne parlava.
Fu una sedicenne che a me pareva molto carina a svegliare questo
tipo di interesse.
La mia inesperienza mi consiglio' di sondare il terreno con una lettera
che di tutto parlava tranne che di amore.
Ne rimase entusiasta e concluse che 'di donne me ne dovevo intendere'.
Considerai il fatto positivo ed il giorno dopo la attirai in un ripostiglio,
la cercai al buio, l'abbracciai e fu il primo bacio. Sono desolato di aver
mentito a chi avra' la ventura di leggere queste mie note. Non e' vero
che mi innamorai per la prima volta a quattordici anni, bensi' a undici,
solo che non me ne resi conto.
Il suo nome era Lidia e lo posso svelare in quanto in una gita in montagna
perdette la vita.
Era molto, molto carina con la sua frangetta frezzata e anche lei aveva
la mia stessa rispettabile eta'. Frequentavamo la stessa scuola, il Tasso,
ma non la stessa classe. La mia era maschile e la sua femminile. Dato che
abitavamo in palazzine adiacenti ogni tanto prendevamo lo stesso tram.
Lei portava una piccola gonna, tipo la minigonna di oggi, ma solo in virtu'
della sua eta'.
Mi piacque subito e ogni volta che l'incontravo era un tuffo al cuore,
ma ci conoscemmo piu' tardi e solo perche' il fratello aveva un fucile
ad aria compressa che un giorno mi presto' ed io andai al settimo cielo.
Poi lei scese e andammo tutti per salamandre, sotto casa.
Avevo allora una cerbottana di ottone e mi divertivo a fare conetti
da vecchi elenchi telefonici, che poi regolarmente non sapevo a chi tirare.
La attrezzai allora dello stesso mio armamento e, dato che i nostri balconi
al quinto piano si baciavano, come si dice, passammo ore a tirarci conetti
di carta e la strada sottostante, che era privata, ne fu presto tappezzata.
Il nostro rapporto si limito' a quello, poi venne l'estate e lei mori'.
Questo, anche se inconscio, fu il mio primo amore e le sensazioni provate
non si ripeterono mai piu'. Infatti dopo di allora in questo campo mi considerai
un uomo e la strategia e la tattica piano piano si perfezionarono, ed il
cercare di prendere lo stesso tram come l'uso della cerbottana cedettero
il posto a cose piu' studiate e complicate. La lettera e lo sgabuzzino
a cui accennavo prima facevano parte dell'inizio di questo perfe zionamento,
di cui ero molto orgoglioso, ma come cresceva questo diminuiva il piacere
della meta raggiunta.
Ed e' proprio questa ultima considerazione che permeo' il resto della
mia vita, vita che non annoto qui in quanto priva di amore e pertanto banale
ed insulsa.
ooOoo
Una societa' cristiana
Un emerito storico salesiano mi aveva citato in un suo articolo su una
pubblicazione universitaria. Spinto da una narcisistica curiosita' decisi
di acquistare la pubblicazione. Non fu facile reperire la ubicazione di
chi la vendeva, ma alla fine ebbi nome ed indirizzo. Un cancello aperto,
assenza di custodi e due distese verdi che, ai lati, come due braccia aperte,
mi invitavano ad entrare.
Percorsi in macchina viali netti e precisi ed il verde mi seguiva confortevole
e raggiunsi i moderni edifici della Universita' P.Salesiana. Ero spinto
anche da una domanda che avevo in mente da tempo ed a cui non avevo ancora
trovato risposta, ma di questo diro' dopo.
Entrai e nessuno mi chiese nulla, avevo l'impressione di camminare
invisibile e indisturbato, in ampi e poco frequentati lucidi ambienti.
Chiesi e mi fu risposto.
Trovai la libreria ed il mio libro, ma mi proposi di aprirlo dopo,
con calma, trattenendo l'emozione che in quel momento mi assaliva. Con
aria distratta posi la 'richiesta' al commesso, ma nulla con quel titolo
era presente nei suoi indici. Mi propose di esporla al direttore e cosi'
feci.
Conobbi cosi' Don G.G.Gamba S.D.B., che poi seppi essere Ordinario
Emerito di Scienze Bibliche. Meglio non avrei sperato e ripetei la mia
domanda : 'come il Cristianesimo idealizzava la societa' umana'. Un sorriso
bonario, parole semplici ed assennate, alcuni riferimenti, la spiegazione
di chi fossero i "poveri di spirito" di cui parlano i Vangeli, ma che mai
avevo saputo, ed infine l'enunciazione della vera base del Cristianesimo
e S.Francesco e via cosi'. Mi disse anche che "loro" si rivolgevano essenzialmente
alla 'truppa' con la loro attivita' ed il loro esempio, ed io mi sentii
in quel momento di farne parte e la cosa non mi dispiacque.
In effetti non ottenni una precisa risposta ne' un preciso riferimento,
cosa che pero' promise di darmi non appena le tante 'cose da fare' glielo
avessero concesso. Nell'accomiatarmi mi strinse la mano ed io pensavo che
avrei voluto restare per ore ad ascoltare quel vegliardo che ispirava fiducia
e traspirava saggezza.
Viali, verde, il cancello, che, sempre aperto, sembro'
salutarmi nell'invito di tornare ancora.
Rientrai nella nostra citta' convulsa, egoistica e sopraffacente e
capii che in effetti ero stato nella societa' di cui cercavo le caratteristiche,
che essa esisteva, ma che purtroppo non era la mia.
ooOoo
La sogliola
Misurava non piu' di cinque centimetri e stava la', con la sua anima
resa al cielo dei pesci, impigliata nella rete sgocciolante, sulla battigia.
Con delicatezza la svincolai e stava tutta nella mia piccola mano, fresca
e sembrava viva. Per sicurezza la misi nel mio secchiello pieno d'acqua
di mare e non sapevo cosa sperare e cosa avrei fatto se si fosse rimessa
a nuotare. Non si mosse e calo' al fondo.
Si puo' fare la respirazione artificiale alle sogliole ? Mi sorpresi
a pensare e la risposta fu no, o almeno non mi risultava. Era morta, non
c'erano piu' dubbi. La portai a casa e la mia mamma me la fece fritta.
Non riuscii a mangiarla, tanta era la pena che provavo.
Non volevo vedere, ne' sapere quello che sarebbe successo. Uscii dalla
cucina e non la rividi piu'.
ooOoo
Spoleto fascino e arte
La Flaminia in quel punto ha un ingresso sull'autostrada per Roma, ed
era li' che dovevo voltare. Invece mi accostai e mi fermai sul bordo della
strada. Dinanzi a me l'Umbria verde sembrava occhieggiare invitante. Non
resistetti alla tentazione e in pochi istanti ero li' a correre in un paesaggio
pieno di vita che dava e prometteva via via cose sempre migliori. Narni
e poi Terni, fermata alla stazione. "Non me la sento proprio, vai tu" mi
disse al telefono mia moglie, all'invito di raggiungermi in treno. E allora
via, un'occhiata alla cascata delle Marmore, un cartello: Spoleto.
Il traffico si fece pesante, vigili, piccole code, deviazioni
e poi fin dove piu' in la' non si poteva andare. Scesi. Bandiere e tanta,
tanta gente, ma l'aria non era quella di una festa di paese, era quella
di un accesso ad un rito. Mi venne in mente Lourdes. Tutti avevano uno
sguardo come rapito, andavano ed io con loro.
Il tempio dell'Arte era li' vicino. Mi sembrava di sentire nell'aria
le note liriche del Caio Melisso, ma era certo un'allucinazione.
A quell'ora doveva essere chiuso. Opere, balletti e sinfonie gridavano
il loro prossimo arrivo e tutti anelavano di godere ad assistervi. Come
tutte le insalate c'erano anche di quelli che non c'entravano per niente,
che erano li' solo per tentare di partecipare o farne la figura, o tentare
d'incontrare qualcuno per cui era valsa la pena di giungere sin li', qualcuno
per cui soffrire quel contatto di folla che di per se stesso e' sgradevole
e grave.
Camminavo trasportato da correnti piu' o meno veloci e dopo un po'
arrivai al centro che non e' tondo come di solito sono i centri, ma rettangolo,
con delle nicchie di chiesa e di caffe', con gente seduta che mostrava
di aspettare gli eventi. Se sei solo e non vedi visi noti il contorno ti
sembra surreale e cosi' infatti esso mi apparve. Festival dei due mondi
si chiama, ma in effetti e' un mondo solo, un mondo di esseri uniti dallo
stesso desiderio, dalla stessa passione, piu' o meno grande in proporzione
alla loro cultura, per quella magia d'arte che hanno saputo creare in una
citta', che per i fatti suoi se ne stava tranquilla e beata e che, al massimo,
poteva offrire al viandante cibi e chiese appetibili a tutti.
Dovevo pero' andare, lasciare quel luogo che pure mi attirava tanto,
tornare a rimpiangerlo li' da dove ero venuto.
Polizia, sbarramenti, deviazioni e poi di nuovo un tuffo nel verde,
con un traffico a quell'ora stanco. Spronai la mia vecchia al massimo per
provare almeno l'ebbrezza della velocita'. E poi a casa con ancora nell'animo
quei pensieri; la terrazza, la cena, la mia cara moglie, la mia solita
vita e tanto languore nel cuore.
ooOoo
La notte dei Maghi
Per chi non crede alla Magia i Maghi sono solo dei mistificatori.
I trucchi che essi possono fare sono considerati percio' solo come
tali e di conseguenza considerati innocui e privi di conseguenze. Fu questo
pensiero che mi convinse a partecipare alla riunione indetta da una certa
organizzazione del paranormale che prometteva magia e divertimento. L'ambiente
era una vecchia caverna appena fuori di citta', c'era molta gente e poca
luce, ma era chiara, su una specie di palcoscenico, la figura di un uomo
vestito alla Mago Merlino, con barba e tutto il resto che, in piedi, osservava,
in apparenza trasognato, tutti noi. Mi sedetti su una pietra larga
e nera che fungeva da sedile ad aspettare gli eventi. Passo' un po' di
tempo e la caverna andava piano piano riempiendosi e molti rimasero in
piedi.
Il Mago era sempre li' e confesso che ebbi il dubbio fosse finto, ma
ad un tratto parlo' : "Buonasera", disse con voce bassa e profonda ed un
piccolo coro rispose accondiscendente.
Notai che i suoi piedi sembravano sospesi nell'aria, ma era certo l'effetto
dei suoi larghi e lunghi pantaloni neri che si perdevano nella penombra.
Ero all'incirca a meta' della sala, ragion per cui mi meravigliai quando,
puntando l'indice su di me, disse a voce alta: "Tu non credi, e' vero?".
feci un cenno del capo come per dire "ma cosa dice!" mentre avrei voluto
dirgli che era ben vero, ma non volli contrariarlo. Stavo proprio pensando
che lui era un po' poco per rappresentare "La notte dei Maghi" quando dai
lati del proscenio entrarono altri ed altri. Ne contai dodici e con lui
erano tredici, ma questo non vuol dire nulla, pensai. Iniziarono una specie
di ballo sommesso, tutti assieme, come una cosa sola. Mancavano pochi minuti
alla mezzanotte e, per sentito dire, quella era l'ora in cui talvolta succedeva
qualcosa di magico.
Mi sistemai bene sulla pietra e mi apprestai a godere lo spettacolo.
Gia' infatti ancora credevo che sarei stato spettatore di chi sa quali
strani eventi e non protagonista come poco dopo successe. Inizio' la pietra.
Divenne man mano sempre piu' calda che dovetti alla fine alzarmi in piedi
per non scottarmi il retro.
Banalita' pensai e feci mostra di nulla. Un banalissimo odore sulfureo,
mi girai ed accanto a me era comparso un tizio tutto rosso che, nella penombra
mi parve avere una lunga coda, posticcia sicuramente, pensai. Comunque
posticcia o no inizio' a battermela sulle gambe e faceva anche un po' male
ed intorno a me sentivo ridolini sommessi. Cercai di fermarlo con grazia,
ma scottava come una pentola in bollore e desistei.
Iniziai a togliermi la giacca, e poi la camicia e poi, mentre slacciavo
i pantaloni mi resi conto che agivo come automaticamente e non potevo fermarmi.
Arrivato alle mutande tentai di ribellarmi, di lasciare quell'ambiente
e quelle buffonate, ma non c'era nulla da fare. Ero completamente in balia
di qualcuno e doveva certo essere l'uomo rosso che mi era venuto accanto.
Nudo come un verme, in quanto nel frattempo mi ero liberato di scarpe e
calze, cercai almeno con la voce di far smettere. Dalla mia bocca non usciva
verbo per quanto mi sforzassi di farlo. Ora sentivo come un prurito che
mi sospingeva ed in pochi istanti fui sul palcoscenico, con le mani sulle
pudende, impacciato ed incredulo, ma ero li'.
Non mi ero accorto che in un'altra parte della sala si era svolta evidentemente
una scena simile e la vittima era una graziosa fanciulla che mi trovai
accanto, anche lei come eva e dovevamo fare un bel quadretto, almeno a
giudicare dai mormorii di approvazione che salivano dagli astanti. La poveretta
non aveva abbastanza mani per coprirsi ed io evitavo di guardarla, ma erano
due occhi su centinaia che invece la scrutavano. Sull'impiantito notai
una specie di piccolo materassetto e gia' pensavo di usarlo a mo' di mantello,
quando, giuro senza volerlo, mi ci trovai disteso e per di piu' con la
mia compagna accanto che mi guardava in viso come a chiedere aiuto che
non ero assolutamente in grado di darle. Beh, pensai, il gioco e' durato
anche troppo, ma non ebbi modo di comunicarlo ad alcuno, dato che non mi
potevo muovere, ne' parlare. E intanto mi sentivo attratto verso di lei,
in senso fisico intendo, e ne' io ne' lei potemmo evitare di trovarci legati
in un involontario amplesso, che non corrispondeva ai nostri desideri,
in quanto non ci conoscevamo neppure, ma che suscitava ancestrali ricordi
ed impulsi.
Sentivo i tanti occhi fissati su di noi ed ebbi come l'impressione
di essere in un campo di tennis, con la racchetta in mano, all'inizio di
una importante partita, o forse era meglio pensare fosse un incontro di
cach che andava ad iniziare. Certo si e' che lei purtroppo era carina ed
appetibile ed io non potevo sottrarmi al contatto ed il contatto era, mi
vergogno a dirlo, piacevole.
I tredici Maghi iniziarono una specie di danza propiziatoria, mentre
i signori rossi (dovevano essere almeno due) erano scomparsi e nell'aria
si sentiva uno strano profumo e da dietro veniva il suono di una tenue
e dolce musica di tipo arabo.
La fanciulla non faceva assolutamente nulla per eccitarmi ed anzi il
suo sguardo era piu' di paura che di desiderio, ma non c'era proprio bisogno
che lo facesse : facevo tutto da solo e mi accorsi che i Maghi, la gente
e tutto il resto svanivano piano piano dalla mia percezione ed invece lei
era sempre piu' presente e reale.
La ineluttabilita' della situazione era cosi' forte che anche ogni
pensiero di ribellione era scomparso, sommerso dalla dolcezza del presente,
dal desiderio che man mano sempre piu' vivo si impadroniva di me.
Ebbene si, lo confesso, l'amai con ardore e fu tremendamente bello
quando mi accorsi, senza ombra di dubbio, che anche in lei era nato lo
stesso impulso e non avemmo piu' pudore ne' vergogna, convinti di essere
protagonisti di un atto divino, che non chiedeva spiegazioni, non aveva
nulla da giustificare, era solo quello che era, un fatto d'amore.
Passo' il suo tempo e dinanzi a noi apparvero cestini di frutta matura
ed avidamente ce ne cibammo ed ora il suo sguardo non era piu' di paura,
ma solo d'amore, nato coatto ed ora libero, e, se non facevano scendere
una specie di sipario, saremmo rimasti li', mai sazi e sempre desiosi.
Seppi poi che si chiamava Lucia, mentre il mio nome rimarra' per lei un
mistero, come l'amor profano che per poco tempo l'aveva rapita e poi lasciata
tornare al suo mondo.
ooOoo
La legge e' uguale per tutti
E' la legge, mi disse l'addetto della Segreteria di Ingegneria, conse
gnandomi un foglio da cui risultava che avrei dovuto pagare circa 86 milioni
per avere, dopo 40 anni, riconosciuta la mia qualita' di studente e poter
cosi' accedere all'esame di Laurea. D'accordo, un po' in ritardo. Quale
legge? azzardai. La 'finanziaria'. Non mi riusci' di saperne di piu', dato
anche che lui la ignorava......
Per caso, dopo inutili ricerche e consultazioni, mi capito' sottocchio
un numero 'verde' (n.d.r. 1670.50009) che, sia pure ad orario limitato,
accetto' la mia richiesta, prese nota e gentilmente mi richiamo' il giorno
successivo con l'esito della sua ricerca presso, come disse, gli esperti
del ramo : era la n^ 41 del 28/02/86.
La mia ignoranza non era tale da non sapere che le leggi 'escono' sulla
Gazzetta Ufficiale, ma non sapevo dove reperirla. Alla Libreria di Stato
o al Poligrafico! mi dissero. Per fortuna feci una ricerca telefonica (
infatti le due hanno solo l'anno corrente ) e un gentile impiegato mi indirizzo'
alla Biblioteca Centrale Nazionale. Anche qui il telefono mi salvo' informandomi
che l'orario era 8:30 / 18:50. Erano le 17:01 quando imboccai il Viale
Castro Pretorio dalla Piazza della Croce Rossa. Evidentemente questo non
e' ben previsto, infatti giunto di fronte alla mastodontica Biblioteca,
solo in virtu' del mio coraggio e subissato da clacson frenetici, riuscii
ad imboccare un buio cancello che presumevo fosse l'ingresso, sino a quando
una sbiadita freccia sull'asfalto non mi disse perentoriamente che quella
era l'uscita. Ma ormai il dado era tratto e di buon grado accettai un foglietto
bianco che un ragazzo, sbucato dal buio, mi porgeva. Proseguii finche'
potei e posteggiai la macchina.
Un enorme piazzale mi attendeva (chi sa a quale scopo destinato) ed
in fondo si intravedeva quella che doveva essere l'entrata. Entro in Alfaville.
Un cartello (rara progenie in loco) mi porta all'Orientamento. Richiesta
scritta, documento, indirizzamento alla Emeroteca letteralmente "deposito
giornaliero"), dopo essere passato tra due sbarre (presumibilmente addette
a contare gli entranti, ma che in effetti non contano nessuno, solo una
donna con bambino in braccio sovrintende al divieto di uscire di li' (mi
venne in mente la famosa sentinella alla panchina, verniciata da anni,
addetta ad evitare che qualcuno, sedendosi, potesse imbrattarsi di vernice).
A sinistra l'Emeroteca : una dolce penombra (che succedera' a coloro provenienti
dalla luce del giorno?) mi accoglie. Rari lettori in silenzio, su banchi
illuminati da lampade da tavolo.
Gazzette, anno, mese (per fortuna l'anno non era prima dell ' 86 :
non ci sarei arrivato e nel buio non vedevo sgabelli o scale) Afferro il
volume e mi chino sul vicino "tavolo di consultazione". Riesco a malapena
a trovare la legge, dato il grosso carattere, ma di leggerne il contenuto
non se ne parla. Mi appropinquo ad un banco libero, ma la lampada non ne
vuole sapere di accendersi. Dopo altri quattro tentativi scopro che mancano
le lampadine. Finalmente ne trovo una presente al suo compito. Poggio il
libro e mi accingo a sedermi quando noto che, almeno nei dintorni, non
ci sono sedie libere. Decido di leggere in piedi. Dopo essermi passata
tutta la Finanziaria facendo una scorpacciata di miliardi assegnati alle
piu' disparate congreghe, trovo una scarna paginetta che riguarda il mio
problema. Con un dito nel libro, mi dirigo alle due fotocopiatrici che
troneggiano nel fondo. La fanciulla che vi traffica, che io per errore
scambio per un'addetta (si offese) mi dice che prima dovevo chiedere il
permesso ad un banco laggiu'. Chiedo, scrivo, firmo. Una fanciulla vestita
casual (come d'altra parte anche l'addetto all'orientamento) prende il
mio foglietto e lo getta in un contenitore. Attendo, sin quando mi dice
: puo' andare! Vado per scoprire che le fotocopiatrici sono selfservice
e che occorre la tessera magnetica o monete da cento lire. Torno al banco
e timidamente chiedo. No, loro non hanno nulla che possa servirmi, ma avrei
potuto trovarne nella altra sala. Esco. Divisorio da due metri e null'altro
in vista. Cammino rasente e finalmente trovo uno stretto passaggio. Naturalmente
niente frecce ne' indicazioni. La macchina cambia monete in effetti e'
in una piccola saletta. (la scheda e' per 50 fotocopie ed io ne devo fare
due). Inserisco una mille nuova che avevo lisciato con cura. Niente. Un'altra,
un'altra .. sinche' un gentile fanciullo mi avverte che 'dal rumore' era
presumibile che al macchina stessa facendo i suoi conti di cassa ed infatti
dopo poco il rumore smette. Introduco la mia mille che nel frattempo avevo
tenuto in mano appesa a due dita nel timore che si sgualcisse. Introduco
: niente, viene sdegnosamente rifiutata e cosi' altre tre delle sue. Finalmente
una le piace e mi scarica le dovute 10 da cento. Mi pento di non aver fatto
come Arianna, quando nella ricerca .... trovo l'uscita, cosa che in quel
momento non mi serve. Un'altra donna con un altro bambino in braccio mi
fa' uscire e l'altra rientrare. Ritrovo la mia eteroteca, la fotocopiatrice,
vi appoggio il volume e finalmente una luce accecante
mi avvisa che la prima e' fatta. Faccio la seconda. Ripongo il volume.
Esco all'aperto. Ma perche' non ho messo una lampada pulsante sulla mia
auto ! Mi dirigo all'uscita (con il timore sia l'entrata) il fanciullo
incassa. Ora Viale Castro Pretorio accetta bene gli uscenti. Guardo l'orologio
: sono le 18:06. Una sola ora in piu' del dovuto.
Ho dimenticato di dire che: Il bar chiude mezz'ora prima dell'orario
di chiusura. L'orologio del bar segna un'ora 'qualsiasi'.
Le porte hanno vistosi cartelli con scritto 'spingere' o 'tirare',
inutili, dato che le porte sono trasparenti e funzionano nei due sensi.
E' proibito leggere libri propri, ma lo fanno tutti.
E' interdetto l'ingresso ai minori di diciotto anni, con grande disappunto
degli studenti liceali.
Alla fila per le fotocopie dritti saputi scavalcano ingenui ignari.
Non c'e' controllo per eventuali libri in evasione.
ooOoo
L'amicizia
Tante cose nascono, vivono e poi muoiono. Cosi' anche i sentimenti.
Ad esempio l'amicizia.
Tra due animali, ad esempio esseri umani, in certe particolari circostanze
si creano dei presupposti per cui viene data vita ad una amicizia. Alcuni
sostengono che tutti gli esseri umani dovrebbero essere amici tra loro,
ma questo non accade. Essere amico vuol dire anzitutto non essere nemico,
ma questo non basta: occorre qualcosa in piu' per far nascere una certa
solidarieta' reciproca, un certo piacere a scambiarsi pensieri ed azioni,
o semplicemente star vicini e guardare un film od un tramonto. Se subentra
la componente sessuale l'amicizia si puo' trasformare in amore, anche se,
pur senza quel componente, un certo amore c'e' sempre. Nasce di solito
un po' timida, soggetta talvolta a morte precoce, ma quando si sviluppa
e si rinforza crea un legame concreto, valido e spesso di lunga durata.
Non soggetta com' e' a uterismi sessuali e nemmeno, almeno nei casi migliori,
a interessi venali, vive la sua vita tranquilla e ricca di piccoli
e grandi doni che di continuo l'alimentano e ne permettono il godimento,
solitamente senza contrasti ne' dilemmi. E allora perche' talvolta s'appassisce
e muore ?
In genere questo avviene per invecchiamento o mancanza di alimento.
Nel caso specifico e' valido il secondo motivo.
E' necessario pero' rilevare che in alcuni casi il movente che porta
alla sua morte e' la rivelazione di qualcosa che contrasta con i suoi principi,
qualcosa che si ignorava o che interviene nuova e frustrante. Preceduta
da una fase agonica svanisce e poi decede, lasciando un amaro in bocca
che permane un po' di tempo e che poi anch'esso si dilegua.
A differenza del 'cugino' amore l'amicizia si puo' sviluppare allo
stesso tempo con piu' persone, anche se con gradi diversi ed una non nuoce
alle altre, bensi' spesso si forma un legame plurimo che si rinforza di
se stesso e l'alimento reciproco crea un maggiore longevita'. Gesu' Cristo
predicava l'amore o l'amicizia?
Se fosse qui, probabilmente direbbe che sono la stessa cosa, sia pure
con diverse 'applicazioni'. E' pero' un'ipotesi e, come tale, insicura.
L'amicizia puo' formarsi tra due famiglie, tra due citta' o tra due popoli.
Essa in ogni caso comporta una stima reciproca ed una tendenziale solidarieta',
non assistenziale, ma costruttiva. La critica fattiva che essa secerne
e' non soltanto utile, ma indispensabile al mantenimento ed allo sviluppo
di una societa' che voglia essere viva e vitale, composta da gruppi amici
di individui amici ed amica di se stessa.
ooOoo
Guerra
Tutte le guerre prima o poi finiscono. Il guaio e' che prima o poi ricominciano.
Quella che ricordo fu l'ultima, una 'grande'. Settembre 1943-Giugno 1944.
L'ultima parte, per me, si svolse su cinque piani di catacombe, in
una buona parte di trentacinque chilometri di malsicuri cunicoli. Avevamo
creato un breve tratto illuminato. Per il resto si andava a candele. Nel
battere al buio i chiodi dell' 'impianto' una volta mi accorsi che stavo
usando per martello una tibia.
Una notte arrivarono quelli della P.A.I. ( n.d.r. : Polizia della Africa
Italiana). Pioveva a dirotto e volevano solo ripararsi, ma ad ogni buon
conto scendemmo nel rifugio sotterraneo. Faceva freddo e avemmo la bella
idea di accendere un fuoco. Ne scaturi' tanto fumo che il prete,
a pericolo cessato, non riusci' piu' a trovarci. Dormimmo entro marmorei
sepolcri, tranquillamente. C'era un passaggio basso che noi chiamavamo
'il passo del gatto' e un giorno pensai di esplorarlo. D'un tratto la mia
testa per un pelo non sbuco' tra gli stivali di un ufficiale alemanno in
visita dall'altra parte. Mi domandai poi chi di noi due sarebbe morto di
paura se mi avesse visto.
Oramai non facevamo piu' caso al buio, al silenzio, all'umido, alle
ossa qua e la', ma quando un nitido teschio mi sbarro' la strada confesso
che rabbrividii. Sembrava stesse a guardia della nostra armeria.
Mia madre percorreva da sola la 'via delle lampade' e rifocillava i
'reparti'. Uno comprendeva un gruppo di tedeschi disertori. Un altro soldati
britannici fuggiti da un campo di prigionia.
Il piu' simpatico era per me il reparto 'americano', forse anche perche'
li' rimediavo qualche ottima sigaretta made in U.S.A.
Io mi chiamo Giuseppe.... se ne usci' in camerata A.S. al suo
arrivo. Il suo 'nuovo' nome non convinse nessuno, anche in virtu' del suo
caratteristico naso, ma naturalmente lo accettammo. 'Don Aldo' sorrideva
sotto i baffetti che si era tagliato perche' non reputava opportuno portarli
con la sua falsa veste talare.
Ta ta ta taa. La sera il rullo del tamburo britannico ci giungeva da
Londra a portarci notizie e speranza. Al calduccio di una stufa a legna
era piacevole ascoltare un inglese che parlava italiano.
A proposito di legna un fulmine una notte ci regalo' un grosso e lungo
ramo staccandolo dal suo albero. Al canto di 'Rosamunda'
'Don Aldo' ed io lo segammo in pezzi. La manna fu nulla in confronto,
brindammo alla fortuna naturalmente in stile Boheme.
Mio padre sorrise per quanto lo consentisse la pipa, sia pure alleggerita
dalla mancanza di tabacco.
Entro' il cane. Era ora di cena. Salto' gioioso sul letto evitando
per poco i fili di ferro della ex-lavanderia, con gran disappunto di mia
madre mentre mio padre sorrise di nuovo, accondiscendente. Mangiammo, ed
era gia' molto, tante rape, ma la minestra era la regina: un brodo
di verdura in cui abitavano rari risi.
Il rito iniziava con i 'giri di zuppiera'. Consistevano nell' affondare
a turno il mestolo, senza scolare, pero'. Alla fine il professore di ginnastica,
un uomo vecchio e minuto, chiedeva il permesso di farlo. Veniva assecondato.
Il resto toccava al cane. Non so cosa il poveretto riuscisse a trovare
in quei resti acquosi, ma li ingurgitava in fretta e, dopo poco essi riuscivano.
Era pelle e ossa e quando un giorno inghiotti' d'un botto un panino nero
e umidiccio caduto dalla bilancia del fornaio nessuno oso' rimproverarlo.
Nel frattempo a Roma imperversava la caccia all'uomo. I 'rastrellamenti'
erano all'ordine del giorno. Gente ignara veniva messa in cella con un
oscuro destino. Quando 'rastrellarono' gli ebrei nelle loro case, mancando
di parola sui cinquanta chili d'oro pretesi con la promessa di lasciarli
in pace, tanti fatti piu' o meno noti si succedettero.
Un padre salvo' moglie e figli facendoli fuggire mentre lui si
offriva in preda. Una madre salvo' il figlio coprendolo con la veste mentre
simulava l'espletamento di un bisogno naturale. Mio padre si salvo' parlando
tedesco e mia madre vestendosi da balia.
La maggior parte non si salvo' e solo oggi sappiamo che la richiesta
di portare con se' gioielli e denaro aveva ben altri fini di quelli dichiarati.
Marzo 1944. Un ragazzo e un prete (Franco T. e don Giorgi per la cronaca)
assistono impotenti e sconvolti, da dietro un cespuglio, alla strage delle
Fosse Ardeatine.
Crepitio di mitra. Boato di mine. Con tutto rispetto il ragazzo riferi'
dopo un breve successivo sopralluogo : sembra una piantagione di cocomeri.....
I 'cocomeri', tanta povera gente innocente.
Giugno 1944. Finalmente i 'liberatori'. Erano passati pochi minuti
da che una sgangherata motocarrozzetta aveva chiuso il mesto corteo di
un'armata in ritirata. Un silenzio assoluto e poi il rombo dei carri americani.
Eravamo molto orgogliosi di aver sminato il cavalcavia di Porta S.Sebastiano
che ora si trovava dinanzi a loro. Nascosti aspettammo. La mente mi andava
ai nostri 'interventi' . Pochi e talvolta maldestri come quando avevamo
involontariamente azzoppato l'innocente autobus 'CP' sperando che nel tombino
con un giornale sopra cadessero 'loro'. Avevamo un'idea molto vaga di come
fossero gli americani e un prete ci mise in guardia dai falsi, come talvolta
avveniva e ci raccomando' di non accettare oggetti di alcun genere, se
non si era proprio sicuri. Fu cosi' che mi persi di gustare un pacchetto
di Life-Savers preso al volo in mia vece e divorato da un ignaro e incosciente
ragazzino. Nella notte seguente uscii con un amico a vederli. Accanto al
carro uno di essi si faceva il caffe' sul sacro suolo della via Appia Antica.
Ci invito' a gustarlo anche se il suo soave profumo ci aveva gia' raggiunto
e beato.
La mattina dopo erano sempre li' a distribuire sigarette e cioccolata.
Un carrista mi getto' un pacchetto di sigarette che non conoscevo e gentilmente
acconsenti' a cambiarlo con delle Chesterfield a me note. Tra noi c'era
un tizio che chiamavamo 'l'avvocato'. Piccolo, magro, con gli occhiali
odiava il latte ed era un peccato per lui in quanto era l'unica cosa di
cui si abbondava, date le numerose mucche 'sfollate' che gremivano la stalla.
Voleva fare qualcosa per 'loro' ed io gli porsi un fiasco di latte
dicendogli che in inglese si diceva 'milk'. Corse giu' gridando milk, milk
. Un colosso nero lo alzo' per la collottola e al grido di 'prima tu' lo
costrinse suo malgrado a fare da cavia.
Nel frattempo mio padre si era rimesso in divisa e fu un problema assestare
il cinturone che gli girava due volte attorno.
Un colonnello in divisa, sulla canna di una bicicletta con mezzo manubrio
e senza freni condotta da un fanciullo ubriaco di gioia, sbarco' al Ministero
della Guerra, che ignorava che di li' a poco avrebbe mutato il nome nel
meno marziale .. della 'Difesa' e si perse in una marea di ufficiali gia'
suoi colleghi e amici.
Sei anni erano passati, era invecchiato, ora li aveva recuperati tutti
in un batter d'occhio.
ooOoo
Breve incontro
Ancora intirizzito dalla ibernazione scendo, mi spoglio, mi rivesto.
Salgo sull' HOME-TRANS, do' la destinazione e mi addormento.
Sogno la mia Spirsin, sorrido dormendo, so che non e' vera. Finalmente
sono arrivato : scendo e mi precipito all' INTCOM. E' soave sentire la
sua vibrazione dentro di me e lei che dice: caro Spirdes, quanto mi sei
mancato...
Dopo un attimo siamo soli. La mia spirale destra si attorciglia alla
sua sinistra ; cosa c'e' di piu' bello?
Ci solleviamo assieme nell'ambiente e restiamo cosi' aggrovigliati
per un po'.
E' lei ad un tratto a chiedere : sei sicuro che avremo un'altra Spir
? Son felice di rispondere di si.
Suona l' INTCOM .... devo andare.
ooOoo
Visita ad un amico agli arresti domiciliari
'Sali', disse al citofono. Entrai furtivamente. Mi attendeva in cima
alle scale. Il suo sorriso mi ricordo' quello dei papi o dei padrini in
attesa dell'ossequio. Lo abbracciai, mi parve commosso. Nel soggiorno la
moglie, il figlio ed un amico tacevano, come personaggi di una camera ardente.
Lui riprese a risolvere vari cruciverba contemporaneamente, cosa di
cui lo sapevo capace. Avanzai una timida domanda e per risposta mi invito'
a leggere una lettera che stava per inviare ad una "persona importante"
che non conoscevo. Azzardai una piccola inutile critica. Il suo sorriso
tra l'affettuoso e il beffardo mi dissuase da ulteriori osservazioni. Non
potevo capire aggiunse.
Il caffe' promesso al telefono non appariva, ma non osai chiederlo.
Nel silenzio tombale, rotto soltanto dal fruscio della carta del cruciverba,
indirizzai qualche frase di circostanza all'amico, ma la banalita' delle
risposte chiuse il colloquio.
Ad un tratto il telegiornale irruppe a forte volume e tutti ascoltammo
religiosamente la voce agonica del "secondo".
Alla fine mi alzai in atto di congedo. Lui alzo' gli occhi e mi propose
un lavoretto al computer. Un tentativo maldestro di farsi perdonare. Uscii.
L'aria fresca della sera mi investi' pura e dolce.
ooOoo
La carriera di un imbroglione
Nascere presunto genio e' un destino pesante. Sin da piccolo alcuni
sintomi che hanno dato ai genitori la sensazione di avere un tale figlio
comportano che da esso si aspettino e, piu' o meno giustamente, riconoscano
in lui le caratteristiche opportune.
Ne discende che ci si sente costantemente osservati e criticati se
non all'altezza della fama.
Dopo un po' il rampollo e poi l'adolescente vivono nel costante timore
di deluderli. Occorre provvedere all'uopo ed io ho provveduto. E' evidente
che occorre andare a scuola al disopra di ogni sospetto, fare o dire abbastanza
spesso cose che siano all'altezza avendo sempre il terrore di una malaugurata
rivelazione negativa.
Dopo un po' ci si abitua e sino alla puberta' si riesce a farla franca.
Successivamente occorre mostrare altre e nuove eccezionali qualita' e questo
richiede la massima attenzione ed un oculato discernimento. Si rischia
la mitomania dovendo ogni tanto ricorrere alla immaginazione, alla fantasia
ed allo spudorato mendacio pur di raccontare fatti eccelsi mai avvenuti,
ma coerenti con la loro predefinizione. Piano piano pero' nasce la convinzione
che qualche cosa ci deve pur essere, ma dato il non agevole confronto con
i coetanei, il dubbio permane e si instaura una ricerca di prove da parte
di qualcuno che ha pero' pochi elementi e nessuna competenza per farlo.
Ricordo il freddo alla schiena che mi assali' quando una insegnante
mi chiamo' all'interrogazione al grido di : ora si varra' di tua nobi litate
! Per fortuna ando' in apparenza bene e me la scampai.
Al liceo, in quasi tutte le materie venivo interrogato come semplice
assistente (nel senso che non dovevo pronunciare verbo, ma solo assentire
o meno alle risposte dei cointerrogati). Con qualche ambigua umoristica
smorfia riuscivo sempre ad esternare il dovuto e non si manifestarono mai
inconvenienti al riguardo. In effetti non ero proprio un somaro e riuscivo
sempre a capire perlomeno di cosa si trattasse e, aiutato dalla piu' o
meno grande stima che avevo del l'interrogato mi era agevole fare la smorfia
giusta.
Per le altre materie ricorrevo al mio personale registro delle inter
rogazioni, che tenevo scrupolosamente aggiornato, e che integravo dopo
le mie assenze con quanto comunicatomi da un compiacente condiscepolo.
Il suo uso mi permetteva di prevedere con la massima precisione chi e in
quale materia sarebbe stato chiamato. In quegli sporadici casi in cui toccava
a me prendevo i provvedimenti necessari, quali ad esempio scrivere in codice,
prelevando dal "traduttore", la corrispondente frase italiana del testo
latino o greco oppure inventando una canzoncina descrivente storia o filosofia
in brevi parole rimate e cosi' via. Riuscii cosi' a passare la terza liceo
con una percentuale di appren dimento superiore al 5 o 6 %.
All'universita', dopo alcune (poche) esperienze di frequenza
che comportavano il freddo della mattina e una scarsissima comprensione,
probabilmente dovuta alla saltuarieta' della cosa, decisi di affidarmi
ad un insegnante privato che mi forni' i sunti delle "dispense secondo
lui", ad usum particulare professore, redatti sulla base di opportuni studi
da lui fatti in corpore professori che si basavano principalmente su manie
e ripetizioni frequenti del soggetto.
Un bagaglio di scritti e questi sunti mi permisero di passare agevolmente
tutte le materie, meno una e questa fu la ragione per cui ritenni inopportuno
presentarmi all'esame di laurea, cosa che rimandai sempre, anche quando
divenne possibile (avevano nel frattempo diminuito il numero di esami necessari)
e che non riuscii mai a fare per volgari esigenze di pura indole finanziaria.
L'inconveniente non incrino' la mia autoreputazione, anche perche' il mondo
del lavoro che mi aveva oramai assorbito mi dava la necessarie soddisfazioni
ed il fatto man mano diveniva per me sempre piu' irrilevante.
Rinuncio qui di descrivere a quali stratagemmi dovetti in tanti casi
ricorrere, a quali aiuti ed associazioni, quante incresciose situazioni
dovetti risolvere ed in due casi finii anche in tribunale, dove, nonostante
la scarsezza mentale del mio avvocato, fui assolto con tante scuse ed ovazioni.
Ad un certo punto si presento' il problema del matrimonio. Sino allora
avevo abbondantemente sfarfalleggiato qua' e la' e l'idea di divenire sposo,
magari anche con figli, era al di la' delle mie possibilita' immaginative.
Lei pero' insistette tanto che finii con l'accettare. D'altra parte il
fatto che guadagnasse anche piu' di me era decisivo per la risoluzione
della parte economica che, volendo o no, aveva il suo importante peso.
Sposarsi e fare figli e' tutt'uno e cosi' mi trovai ad un tratto padre
di due vispe bimbette che ovviamente furono oggetto del mio indiscutibile
affetto. Non ci mettiamo adesso a discutere sul discutibile o meno. Era
cosi' e basta.
Nel frattempo alterne vicende di lavoro tennero accesa ogni tanto la
mia attenzione e gli anni passarono sulla monorotaia della mia vita e,
ad un tratto mi accorsi di andare in discesa (non nel senso che discendevano
affetti o prebende, ma solo perche' dopo un culmine viene sempre la parte
discensiva), misi in atto alcuni freni, ma, com'e' noto, in discesa l'effetto
tempo acquista un' inevitabile maggiore velocita' e c'e' poco da fare.
Se poi qualcuno non condividesse il mio pensiero il fatto per me non avrebbe
niuna rilevanza. Fatto si e' che diventavo vecchio e questo sinceramente
mi dava un certo fastidio ed a poco serviva la "sistemazione" dei denti
o la "tinteggiatura" dei capelli. Ad un certo punto il crollo apparente
e quello imminente rischiarono di divenire troppo importanti.
Fu cosi' che mi misi a studiare la dottrina buddista e, sfruttando
la poca conoscenza che la gente ha in genere di queste cose, mi trovai
a disporre di un'arma efficiente di convinzione, di attrazione di stima
e di strani successi muliebri sui quali si baso' da allora la mia terza
vita o, come si dice, la terza eta'.
A meno di una "quarta", semipromessa da emeriti scienziati sulla quale
pero' non faccio verun affidamento, attualmente mi sto godendo la precedente
con il massimo sollazzo distribuendo panzane incredibili a vecchi e nuovi
amici che, a dir loro, mi trovano simpatico e tavolta persino gradevole
e colto. Che volete di piu' ? E cosi' vivo allegramente il tramonto della
mia vita facendo quello che mi pare, in attesa di concludere in gloria
la mia carriera nella speranza che i posteri non siano troppo cattivi con
me. Ma in fondo comunque non credo che potro' essere in grado di ascoltarli.
ooOoo
El dorado
E' facile capire, anche per chi non conosce lo spagnolo, che el dorado
vuol dire "il dorato", ma non e' chiaro se sia un uomo oppure una cosa,
e se l'oro e' vero o falso e quanto di questo oro, nella ipotesi che sia
vero, in effetti ce n'e'. Fu appunto per chiarire queste cose che nella
mia stanza d'albergo di Albuquerque, nel Nuovo Messico, presi la decisione
di andare in Messico, quello vero, ad accertarmi di persona sul come stavano
le cose.
Il Messico e' un paese molto particolare. Gli abitanti, a differenza
degli statunitensi che sono irlandesi, italiani o turchi, sono tutti messicani,
e questo li riempie d'orgoglio e, come fosse una casta, essi sono fieri
di appartenervi, tutti assieme, tutti uguali, tutti o almeno quasi
tutti, poveri. Di rivoluzioni ne hanno fatte tante, ma evidentemente se
voi girate e rigirate un vitello magro, sempre magro rimane e cosi' loro,
rivoluziona che ti rivoluziona non hanno ottenuto che di rimanere sempre
quello che sono : brava gente, ma non molto fortunata nelle sue opere.
Scelsi di andare in auto, che' cosi' avrei potuto rendermi meglio conto
di quello che attraversavo per andarci e di quello dove via via mi trovavo.
ooOoo
Nella fattoria di Nonna Papera un giorno le galline, d'accordo con il
cane Blacky, lasciarono che lui di notte prelevasse un gran numero di uova
per andarle a barattare fuori con cibi per esse e per lui piu' allettanti.
Nonna Papera, osservando la drastica riduzione della produzione del pollaio,
decise di ridurre la distribuzione di mangime a mo' di punizione e monito,
e, tanto per non fare parzialismi, decurto' anche quello destinato
alle capre.
Successe allora che il caprone, imbestialito, prese a cornate il recinto
e lo aveva gia' bello che divelto quando il cavallo colse l'occasione e
con un paio di calci completo' l'opera.
Scapparono assieme decisi a trovare un modo di vendicarsi della loro
padrona. Erano ancora un po' sperduti quando incontrarono una volpe, reduce
da fruttuose incursioni nei vicini pollai. Decisero di unirsi a lei in
modo da sfruttare la sua esperienza, nonche' la sua furberia. Nel frattempo
Nonna Papera cercava di consolarsi con un certo Paperetto che nei tempi
andati le aveva gia' tenuto bordone e che da tempo agognava di dirigere
la fattoria insieme o meglio al posto di lei.
Il caprone, il cavallo e la volpe cercarono allora di avere un comune
piano d'azione. Il caprone proponeva un piano violento e decisivo, il cavallo
un'opera di convinzione, mentre la volpe era per una circuizione tale da
portare in pratica nelle loro mani la conduzione della fattoria. La discussione
assunse un tono concitato mentre la volpe tra se' e se' pensava di come
poter conciliare le divergenti opinioni dei suoi temporanei alleati, contando
poi di farli fuori, una volta presa la posizione dominante. Paperetto,
da lontano riusciva a percepire i loro litigi e cercava di forzare Nonna
Papera ad una decisione a suo favore, vista la apparente impossibilita'
di un loro accordo, che comunque, lui diceva, sarebbe stato a danno di
lei.
Passo' un lungo periodo di incertezza che percepirono anche gli altri
animali della fattoria, incertezza che sfocio' in angoscia e dopo poco
l'angoscia divenne consigliera di intervento.
Nei periodi di pausa essi avevano trovato un vecchio libro di un certo
Sorel ed avevano ascoltato con interesse la lettura che di esso aveva fatto
loro il Gufo Saggio.
Il Gufo Saggio parlo' loro anche di una certa "francese" e di una certa
"russa" che, con idee simili anche se non uguali, avevano nel passato ottenuto
molti privilegi.
Fu cosi' che un giorno ........
ooOoo
Gli eventi celati
Sono dietro l'angolo, mi disse, basta che tu ci vada. Ma io non avevo
nessuna voglia d'andarci e poi, anche se ci fossi andato, avrei retto all'emozione
di viverli ?. No, pensavo, gli eventi sono li', se ci sono, e nessuno
puo' toccarmeli. Andro' dietro l'angolo, ma non adesso.
E intanto ne vivevo di altri, piu' tranquilli, che non mi richiedevano
di andare nell'ignoto di spazi nascosti da angoli o che sia, ma confesso
che quell'angolo mi affascinava. Se quegli eventi fossero buoni per per
me, sarei un pazzo a non andarci, e poi fanno parte del mio destino, volente
io o no, eppure non me la sentivo ancora di affrontarli.
La cosa s'aggravo' quando, ripresentandosi, mi mostro' un altro angolo.
La dietro, disse, ci sono altri eventi per te; basta andarci.
Divenne quasi insopportabile quando, dopo poco, me ne indico' un altro.
Gli angoli sono infiniti, pensai tra me, e non parliamo degli eventi. Posso
andare dietro quegli angoli, vivere quegli eventi nascosti, oppure posso
vivere quelli che mi vengono addosso, e' una questione di libero arbitrio
o di passiva accettazione. Vigliacco, se non ci vai. Eppure la paura era
tanta, il terrore dell'ignoto per di piu' affrontato volontariamente era
troppo grande per me. Percio' indugiai. La paura di vincere e' sempre stata
per me piu' grande di quella di perdere.
ooOoo
Una donna contenta
La pianta dell'amore, come tutte le piante, nasce piccola e delicata.
Basta un po' di vento per piegarla, il freddo puo' farla morire.
Poi cresce e le sue radici si espandono sempre piu' nel terreno e le
sue fronde si fanno ampie e rigogliose. Nella sua pienezza anche
forti venti riescono solo a farla vibrare. Al tentativo di estirparla oppone
molta resistenza e spesso non ci si riesce e se anche brutalmente la si
tira via ne rimane sempre un po', che talvolta, quale novella Fenice, risorge.
Io son terra per te e tu pianta per me e triste sarei se nel mio campo
veruna pianta fosse nata, ma non e' cosi' : esse son tante e belle e sono
felice. Solo la prima pero' troneggia intatta e nessuno al mondo la potra'
estirpare.
ooOoo
Scrivere
Una volta mi obbiettarono: '...tra l'altro manca il titolo...' Invece
a me piace uno scritto spontaneo, come fosse detto....
Ci mancherebbe che, quando qualcuno si accinge a fare un discorso,
declamasse prima il titolo...
L'assenza del titolo (che sara' implicito nel discorso e, per qualcuno
che non l'avesse intuito, semmai detto dopo) invita alla lettura.
Se lo scritto manca di congruenza (titolo) puo' deludere e far arrestare
l'ascolto. La curiosita', accesa dall'incipit, deve essere mantenuta viva,
con coerenza e decisione. Gli asserti devono essere sicuri, i confronti
validi e ricchi di conseguenze, l'obiettivita' salvata, almeno in apparenza.
Chi legge ha diritto di trarre almeno una cosa per lui nuova e di non
essere offeso nelle sue opinioni.
Ci deve essere una "chiusa", non necessariamente una "morale", ma qualcosa
che faccia capire che il discorso e' terminato.
Come i discorsi acquistano vivezza se il dibattito e' consentito, gli
scritti possono simularlo attraverso l'immaginazione di chi scrive; il
lettore si deve sentire "amico", un po' complice, ma sempre rispettato
nella sua dignita' e sensibilita' di comprensione.
Le allusioni vanno per lo piu' evitate e cosi' dicasi degli aforismi.
Mai mettersi in cattedra. La modestia deve essere intuita, mai declamata,
gli anacoluti evitati come la peste, i riferimenti, se necessari, brevi,
adatti e reperibili.
Molto importante e' il livello cui ci si riferisce, implicitamente
deducibile all'incipit, cui va posta la massima attenzione.
La dissertazione, lo sproloquio, la retorica di per se stessa vanno
accuratamente evitati per non fomentare nel lettore interne rivoluzioni,
foriere di abbandono del campo.
Astuzia chiede di immettere un piccolo "incipit" alla .... fine, pro
quelli che usano buttar l'occhio li' in anticipo.
Non e' male considerare il futuro lettore come una dolce fanciulla
che si desidera conquistare. La strategia e la tattica opportune
si assomigliano molto e possono ispirare lo svolgimento.
E' bene tener presente lo shock dei mai e dei sempre, delle asserzioni
gratuite e dei pronunciamenti messianici.
Un consiglio puo' essere di non dimenticare che uno scrittore di successo
e' quasi sempre un folle, ma il lettore e' bene non ne venga informato.
Perderebbe fiducia, mentre e' essenziale che questa permanga in lui una
volta tanto faticosamente conquistata.
Cosi' e' facile nasca tra scrittore e lettore quell'amore che e' indispensabile
al futuro successo.
ooOoo
Distratto.
Ho un vecchio deposito dove metto libri, riviste e lettere che non
ho osato gettare. Ogni tanto ci vado per fare un tuffo nel passato. Ieri
ci sono andato e per non dimenticare quello che mi sarebbe servito feci
prima un rapido inventario : torcia, occhiali, carta per appunti, matita,
sigarette, accendino.
Arrivato li' mi accorsi di aver dimenticato le chiavi.
Senza parole.
Il principe de Curtis, in arte Toto', ormai con la vista compromessa,
andava talvolta al cinema "Parioli", a Roma, a cercar di vedere, o rivedere,
suoi film.
Una volta riuscii a sedermi accanto . L'ammirazione e l'emozione mi
impedirono di parlargli. Volsi soltanto lo sguardo verso di lui.
Mi guardo' e, con una delle sua caratteristiche e inimitabili
espressioni mi 'disse' : pero' mica male, no?
Guardaroba.
Normalmente il 21 di Giugno faccio lo scambio nel mio guardaroba. Giacche
orfane dei pantaloni e viceversa mi compaiono dinanzi a chieder giustizia.
Raramente mi riesce di accontentarli. Il vestito nero del mio matrimonio
mi appare talvolta, fiero e felice del suo intatto accoppiamento. Beato
lui.
Decisioni.
Ho deciso molte volte di smettere di fumare. Ogni volta ho cambiato
idea al pensiero dei miei poveri accendini, per non parlare dei posacenere,
che sarebbero stati condannati all'oblio.
E poi come farei a sapere da dove viene quello spiffero di vento ?
Quella corrente d'aria ? Senza contare che non saprei che fare quando aspetto
qualcuno nella notte buia, senza luce e magari al freddo. Cosa che qualche
volta mi accade.
Cose morte.
Ogni tanto rinvengo in casa un oggetto misterioso. Chissa' di chi era
e a che cosa serviva. Lo ripongo nel mio cimitero delle cose e ogni tanto
li vado a trovare.
Desparicidos.
Ho tanti vestiti che mi accorgo in ritardo della sparizione di qualcuno.
Devo oramai mettere una croce sul gessato grigio e sull'argenteo estivo.
Chissa' dove sono finiti.
Test.
Ho proposto a mia figlia un piccolo test da me compilato che mi permettesse
di capire qualcosa di quello che pensava.
La risposta e' stata : 2 in tests.
Rivoluzioni.
Sul mio pianerottolo un inquilino ha uno stoino microscopico, l'altro
magalattico. Ogni giorno son tentato di invertirli ma desisto. Domani li
scambio.
Liberta'.
Oggi ho offerto, in variazione delle mollichine, dell'insalata agli
uccellini che mi attornano al bar. L'hanno sdegnosamente rifiutata. Per
anni l'ho data al mio canarino e sembrava gradirla. Era forse solo per
un desiderio inconscio di liberta' ?.
Il samaritano.
Al bar, un amico : questi camerieri ti conoscono ed hanno mille attenzioni
per te, dai buone mance? No, cerco solo di dar loro un po' di speranza.
Orologi.
Stamattina, dato che mi si era fermato l'orologio (a carica) e dato
che non amo orologi piu' o meno veritieri sparsi per casa, guardai nel
cassetto della toilette di mia moglie. C'erano ben 18 orologi a quarzo.
Camminavano tutti, ma segnavano tutte ore diverse.
Orologi a pila.
Avete notato che succede, in caso abbiate l'abominevole abitudine di
usare orologi a pila, se essa si esaurisce per esempio di notte e se per
caso la mattina volete sapere l'ora ?
A sproposito.
Il mio computer parla e mi da' il buongiorno ogni mattina. Oggi, per
una emergenza, sono andato in ufficio solo a sera inoltrata.
Annunci.
Segretaria giovane bellissima offresi primo impiego serieta'.
Macchine.
C'e' una macchina meravigliosa molto bella che fa' cappuccini.
Essa ha pero' in se' solo il latte.
Un uomo si avvicina.
Scalda la macchina e introduce il suo "caffe'" nella apposita feritoia.
Dopo un po' escono uno o piu' cappuccini.
Naturalmente sono piccoli e dovranno crescere per diventare dei veri
frati cappuccini.
ooOoo
Notizie strane.
Doping.
Il primatista Eucovich e' stato sospeso per doping in quanto un esame
ha accertato che ingerendo particolari sostanze aveva creato nel suo intestino
una notevole dose di idrogeno che lo aveva facilitato nella prova di salto
in alto.
Scienza.
Il Prof. Doberman, della Universita' Hugens Ohio, ha potuto accertare
la provenienza extraterrestre di organismi viventi monocellulari, a rapida
crescita in atmosfera di azoto e metano. Fortunatamente l'ossigeno della
nostra atmosfera e' risultato per essi letale, dopo un breve periodo di
sopravvivenza.
Estero.
Il presidente Clinton, in un discorso tenuto presso l'Universita' Honeywell
di Pasadena, ha precisato il suo intento di detassare completamente gli
individui omosessuali a parziale riconoscimento del loro apporto al controllo
delle nascite.
Avveniristica.
Il Prof. Zichicchi, emerito esponente del CNR, ha rivelato in una conferenza
stampa i risultati delle sue ricerche sugli occhi delle rane che comporteranno
eccezionali rivoluzionarie conseguenze nella conduzione degli aerei ultrasonici.
Curiosita'
La Signora Adalgisa Porretti, di Ragusa, ha dato felicemente alla luce
due gemelli monozigoti. Il curioso e' che essi, appena nati, hanno iniziato
a conversare tra loro in cinese.
Il pensiero umano.
Molto dopo Socrate venne Platoon ....
Societa' solidale.
Non c'e' niente di piu' inutile di un mazzo di carte con carte mancanti.
Se pero' tali mazzi sono molti se ne possono ricavare tanti validi.
Spirito.
I ricchi di spirito non sono mai poveri cristi.
Revival.
La vita inizia a 70 anni. No ? Tutto sta in quello che
si intende per "vita".
Ordine e Disordine.
Il disordine non evidenzia ripetizioni ne' mancanze.
L'ordine evidenzia ripetizioni e mancanze, ma non produce nulla.
Se riesci a eliminare le ripetizioni risparmi, se riesci a sopperire
alle mancanze, che sono infinite, crei.
Le mete.
Alcuni anni fa decisi di morire. Non certo di suicidarmi, ma solo di
non far nulla per impedirlo.
Le malattie "mortali" che mi affliggevano avrebbero certamente fatto
a gara per la supremazia e una avrebbe vinto.
Nell'attesa la vita mi sembro' piu' sopportabile e la presenza di una
seppur macabra meta ne era il motivo.
Una meta tira l'altra e mi trastullai in piccole mete accessibili.
Furono queste a farmi cambiare idea e le ringrazio.
Sexum docet.
Ci sono governanti e governanti, ci sono i governanti e le governanti.
L'amore.
Esiste amore tra due esseri quando ambedue si convincono di avere affinita',
reciproca compensazione, possibilita' di creare insieme un nuovo essere
che rappresenti per entrambi un modo di sopravvivere. Ne consegue che non
puo' esistere amore unilaterale, ma solo infatuazione e desiderio. L'amore
e' passione, il sesso ultima spiaggia.
Catulliana.
Tu sei la realta' di un sogno, rugiada sul mio animo arso. I tuoi doni
devono essere dolci, i tuoi baci inebrianti. La tua pelle sulla mia pelle,
le mie labbra sulle tue in un connubio travolgente, nel gioioso tripudio
dei sensi che tanto anelo.
Violenza.
Ti ho usato violenza e ti chiedo scusa, ma il desiderio di essere in
te mi ha soggiogato.
Ora sei li', dinanzi a me e dormi. Il mio sguardo ti percorre tutta,
il naso birichino e le labbra dischiuse, in attesa di un onirico bacio
e giu' sul tuo corpo pieno di dolci promesse, e sulle gambe, lisce ed avide
di carezze sino al piedino slanciato a indicare disponibilita'. E ancora
e ancora ti guardo e mi appari talvolta gatta selvaggia altra soave gazzella
nel ritmo del tuo respiro e non mi stanco di farlo, permeato e beato da
quella sensualita' che tuo malgrado traspari.
Rifugio.
Mi sono svegliato presto, inconsueto per me. Non avevo piu' sonno,
ma ero ancora stanco. Mi sedetti alla tua ombra e mi riaddormentai.
La settimana.
Preferisco il venerdi. Senza parlare dell'orrido lunedi, il sabato
normalmente si identifica in una tragica delusione. La domenica poi mi
fa' sentire sull'orlo di un baratro e mi leva il gusto di ogni cosa. Il
martedi mi riempie di speranze, fatalmente deluse il mercoledi', giorno
in cui mi crogiolo pensando che domani, giovedi, ci sara' alle 20:30 la
trasmissione di Buongiorno. L'unica consolazione sara' allora pensare che
... domani e' venerdi !
A teatro.
Non sarebbe il caso di abolire i "palchi reali", nulla vietando di
assegnare a oneste "personalita" palchi centrali ?
Consolazione.
Anche dall'immondizia puoi trarre qualcosa di buono.
Divertimento.
La curiosita' si accende se promette emozioni.
Noia.
La mancanza di emozioni al funerale della curiosita'.
Costanzo.
Maurizio Costanzo, sempre a caccia di 'randagi' per il suo show, cerca
con il loro mezzo di arrivare a capire come e cosa siamo. Buon proposito,
in particolare se rende bene.
Libri.
Un sistema di dare emozioni e consigli a pagamento. La tariffa
dipende da quanto questi ultimi sono considerati validi.
Utili, ma pericolosi, i consigli occulti. Oggi va' per la maggiore
dare solo emozioni, senza considerare che il consiglio occulto correlato
spesso e' deleterio (non per l'autore).
Banalita'.
Il concetto di banale e' correlato a quello di originale. Quasi tutta
la nostra vita e' banale, convenzionale, insignificante. Raramente facciamo
o diciamo qualche cosa di originale, qualcosa che dipende solo da noi,
dalla nostra personalita', nuova per noi e per gli altri, qualcosa non
necessariamente bella o utile, ma che se lo e' verra' usata o detta ancora,
da noi e da altri e diverra' banale.
Riso.
Se fai un errore, perdi di dignita', cadi in un equivoco, io
rido, cioe' allargo le labbra e mostro i denti chiusi, come dire "non sono
io il tuo nemico !"
Reciprocita'.
Se ti esponi al giudizio di qualcuno molto spesso finisci col giudicarlo.
Lo spigolatore.
Un buon spigolatore guarda in tutto il campo se c'e' ancora qualcosa
di buono, non getta tutto il campo per passare ad un altro ancora pieno
di frutti che, in quanto ancora li', non promettono molto di buono.
Lo Stato.
Spesso la 'ragion di Stato' richiede grandi o piccoli sacrifici.
La tolleranza e la sopportazione sono sensate solo in uno Stato sensato.
E se non e' sensato, che fai? Ci sono tanti tram!
Ma ce n'e' uno che si chiama desiderio, me lo fai prendere ?
Aforismi.
Gli aforismi vanno presi a piccole dosi. Altrimenti danno indigestione.
La follia.
Essere un po' folli qualche volta e' piacevole, ma pericoloso.
Papi.
Nemo profeta in patria. Ci voleva, un papa straniero.
Latinum docet.
E' male cio' che e' inutile.
La noia.
Un po' di noia non fa' male. Fermarsi ogni tanto ci aiuta a contemplare
quello che abbiamo o non abbiamo fatto.
La speranza.
Nei giovani c'e' una speranza di un futuro che nei vecchi e' spesso
solo una pianta secca e avvizzita.
Conoscere.
Ogni apprendimento e' una aggiunta al cuscino che rende confortevole
la vita.
Realismo.
Vorrei essere un persuasore occulto per convincermi che questa e' la
immutabile realta', ma non lo sono.
Ordine.
Lo sapevate che noi in effetti mangiamo 'ordine' ? Il disordine provocato
dal vivere necessita di una continua compensazione.
E se vi sembra una balla, consultatevi con il fisico Erwin Schroedinger
(1887-1961), colui che scrisse "Che cos'e' la vita".
Verita'.
Quasi tutti vorrebbero sapere qual'e' la verita' assoluta. Beh, diciamo
subito che non esiste. Ne esistono molte di relative, che non aspettano
altro che di farsi conoscere.
Pazzia.
Tutti i grandi sono un po' pazzi. Non tutti i pazzi sono grandi.
Anzi. E allora, che cos'e' questa pazzia ?
Vivere.
Meglio vivere un giorno da Carlo che cento anni da Giacomo?
Eppure Giacomo e' felice, Carlo no.
Schiavitu'.
Compiango gli schiavi della cravatta. Alla prima occasione la allentano,
ma poi devono restringerla di nuovo. L'illusione effimera della liberta'
li ha solo sfiorati.
Grandi e piccoli.
I grandi uomini non sono tali in quanto hanno avuto 'pensieri di grandi
uomini', ma, gia' essendo grandi, hanno esternato pensieri atti all'uso
dei piccoli. E i piccoli ci credono.
Le pieghe.
Tutto e tutti hanno una propria 'piega' : il giornale, i capelli, mia
moglie. Guai a tentare di dargliene un'altra.
Associazioni.
L'associazione di idee a volte e' utile, ma piu' spesso porta ad errati
giudizi.
Gonne.
Ho sempre odiato la gonna pantalone. Ti impedisce di avere quel che
promette.
Geni.
Suscitare la compassione dei geni e' il solo modo di avere la loro
attenzione.
Porsi all'attenzione dei geni comporta solo di ottenere la loro compas
sione.
La speranza.
E' meglio non sperare nulla, cioe' non coinvolgere il futuro
nel presente, ma solo il passato.
Se il passato non e' di esperienza triste sara' il futuro.
ooOoo
Pelle e sapone
E' invalso l'uso, nel bagno o nella doccia quotidiani o anche piu' frequenti,
presi per ragioni essenzialmente igieniche, di cospargere il corpo del
sapone preferito, talvolta dichiarato "neutro", nella convinzione che tale
uso sia essenziale per una migliore igiene epidermica.
Gli effetti positivi che si ottengono dall'uso del sapone, salvi i
casi in cui si sia occasionalmente entrati in contatto con materie grasse
imbrattanti, sono nulli.
Altre sostanze da eliminare, quali sali derivanti dalla evaporazione
del sudore, scorie organiche etc. sono solubili in acqua e non hanno alcuna
necessita' di un effetto saponificante.
Gli effetti negativi sono invece molteplici ed importanti.
Cosi' facendo si priva la pelle delle sue protezioni che in particolare
sono:
1) La lanolina, ricca di vitamina A, ammorbidente e facilitante la
rige nerazione della pelle stessa.
2) La melanina, atta a proteggere la pelle da radiazioni nocive, tipo
le solari ultraviolette.
3) La fluorina, atta a impedire la fermentazione del sudore, e di conseguenza
la generazione di cattivi odori.
4) La abiotina, ad azione spiccatamente battericida ed antivirale.
5) Il mantenimento del ph ottimale, in particolare per il cuoio capelluto
e per le superfici non glabre.
Si tenta normalmente di sopperire a queste ultime perdite con l'uso
di sostanze sostituenti che non hanno pero' gli stessi benefici effetti.
In definitiva e' utile e piacevole sottoporsi a uno o piu' lavacri quotidiani,
ma e' sconsigliato l'uso di non necessari e dannosi saponi. Gli antichi
romani erano, almeno nelle classi di censo piu' elevato, gente pulitissima
e le citta' erano ricche di terme dove venivano fatti bagni e saune, senza
l'uso del famigerato sapone, anche perche' esso era a loro sconosciuto.
La civilta' del consumismo propagandando saponi e sciampi, deodoranti e
antitraspiranti fa' i suoi affari, quasi tutti a scapito dell'utente. Uomo
avvisato mezzo salvato. La seconda meta' mettetela, se volete, voi.
ooOoo
Una moglie disperata.
Mio marito impazzi' qualche anno prima del nostro matrimonio.
Ne venni pero' a conoscenza solo due anni piu' tardi, in occasione
di una sua crisi di paranoia.
Una diecina di elettroshock ristabilirono un certo precario equilibrio,
che duro' sino alla crisi successiva, circa cinque anni dopo, crisi che
si ripete' undici anni dopo e fu la piu' grave e cosi' sempre, dopo.
Negli intervalli la sua inapparente follia lo porto' a commettere vari
errori, che furono determinanti per la sua carriera e per me.
Chi non e' uno psichiatra, come non lo sono io, molto difficilmente
riesce a capire il vero stato di un folle in latenza.
Sono disperata. Non posso piu' tacere. Io chiedo ... mi stringe alla
gola ...
ooOoo
Provvedimenti
Sono molto orgoglioso del mio frigo no-frost. Un giorno pero' fece pipi'
nell'interno. E' guasto il temporizzatore disse il tecnico, occorre sostituirlo.
120.000 lire e il problema sembro' risolto. Apposi pero' un segno segreto
sull'espiantato e lo spedii a Milano. Passarono mesi ed ogni tanto telefonavo
per avere notizie : e' in osservazione nel laboratorio, mi dicevano.
Un bel giorno torno' corredato da tre pagine di certificato in cui
si attestava la sua perfetta salute ed efficenza. Non aveva pero' il mio
contrassegno e inoltre aveva una coda riavvolta (credo il capillare) che
il mio certamente non aveva. Lasciai perdere.
E quando il mio nofrost riprese a fare pipi' con gran disappunto
di mia moglie, gli fornimmo un 'vasetto' dove la potesse fare in pace,
senza bagnarci tutto. Ogni tanto lo vuotiamo, come una volta facevamo con
la nostra piccola Titty.
ooOoo
Il ventre dell'architetto
Nudo e villoso l'architetto Marini si giro'e si rigiro' davanti allo
specchio. Ho la pancia, non c'e' dubbio disse tra se'.Bella figura faro'
al mare cosi' conciato a soli quarantanni. Devo provvedere.
La moglie gli aveva parlato di una certa cura dimagrante ed anche del
medico che la praticava. Ora lei era in villeggiatura; si attacco' al telefono,
annoto' i dati, chiuse e lo chiamo'. Gli dette appuntamento per il giorno
successivo.
Si spogli, che la visito. Una ricetta lunga una quaresima, una dieta
settimanale, trecento mila lire e torno' a casa, dopo essere passato in
farmacia.
La mattina dopo si accorse della mancanza in casa di molti alimenti
raccomandati e incarico' la filippina di comperarli.
A mezzogiorno per non sbagliare prese soltanto un caffe' e la sera
a casa dette inizio alla cura.
Aveva annotato il suo peso ripromettendosi di controllarlo scrupolosamente.
La mattina dopo appariva dimagrito di sessanta grammi e lo considero' un
buon segno, anche se in realta' non voleva dire niente. La cena, preparata
secondo le istruzioni, non fu certo quanto di meglio potesse desiderare,
ma una cura e' una cura e l'accetto' di buon grado. In ufficio ebbe l'impressione
di un breve deliquio, ma ci passo' sopra. La notte sogno' di farsi un'abbuffata
di pasta; considero' la cosa prevedibile ed irrilevante.
Dopo qualche giorno si accorse che in ufficio fantasmi di lasagne e
arrosti con contorno gli venivano in mente a sproposito; considero' la
cosa sopportabile.
L'esame quotidiano alla bilancia dava risultati scarsissimi, ma il
dottore lo aveva avvertito di non scoraggiarsi all'inizio e di seguitare
per almeno venti giorni.
Il quindicesimo giorno aveva perso due chili e venticinque grammi,
ma l'esame visivo della pancia non rivelava mutamenti.
Chiamo' il medico, che lo tranquillizzo' e si raccomando' di non desistere.
Passarono i venti fatidici giorni. Tre chili e cinque grammi di meno,
ma la pancetta era sempre li'.
Si attacco' al telefono : altri venti giorni fu la risposta.
Oramai non gradiva piu' cenare. Quelle cose sbiadite non gli
toglievano la fame, che come un diavoletto lo importunava giorno e notte.
Un mese : tre chili e ottantacinque grammi di meno.
Finalmente il trentottesimo giorno quasi cinque chili!
Si trascino' in ufficio e si accorse con gioia che i pantaloni gli
stavano un po' larghi. Se non fosse stato per l'emicrania che era insorta
da un po' di tempo e quel senso di vuoto allo stomaco che oramai lo accompagnava
si sarebbe potuto considerare quasi soddisfatto. La sera si guardo' allo
specchio. Il suo ventre aveva delle strane pieghe, come delle profonde
rughe e la pelle cadeva un po' giu', ma con il costume da bagno avrebbe
certamente potuto coprire il tutto. Si distese sul letto. Ora avrebbe dormito
e avrebbe sognato le solite lasagne, ma il gioco valeva la candela.
Trascorsero ancora pochi giorni ed arrivo' la data della partenza.
Non se la senti' di andare in macchina e prenoto' un posto in treno. Alla
stazione di arrivo trovo' la moglie ad attenderlo. L'abbraccio fu piu'
una caduta che un vero abbraccio. Gli girava la testa e lascio' volentieri
che lei guidasse. Ti ho preparato una cenetta deliziosa, proprio come piace
a te, gli disse. Non ebbe la forza di replicare.
ooOoo
Aveva trent'anni e, come tutti a quell'eta', aveva una donna.
Soliti appuntamenti. Solito letto. Era piacevole, ma un po' monotono.
Un giorno, parlandone con un amico, venne a scoprire l'esistenza di strani
esorcismi che davano vita, diceva lui, ad un rapporto stanco; ne volle
sapere di piu'. Ne lesse e s'informo'.
La sera dopo, munito del libro ed evitando di informarla, decise di
mettere alla prova le sue nuove conoscenze.
Mettiti cosi', le impose. Lei accetto', mentre nell'aria si diffondeva
un profumo di esotici intrugli]. Sistemo' le luci a dovere e si mise a
recitare, leggendole, quelle parole che dovevano suscitare le nuove emozioni,
con il contributo di arcane forze occulte.
Ando' avanti per un po', mentre lei mugulava in apparenza di piacere
e lui faceva uno sforzo boia, dovendo anche leggere e recitare; il fatto
di dover tenere gli occhi aperti gli dava la sensazione di un pesante lavoro,
piu' che di un atto d'amore.
Dopo una mezz'ora era ancora li' a sudare, ma si accorse con racca
priccio che lei non era piu' li', ma al suo posto una foca gigante riceveva
tutti i suoi ardori.
Cerco' di districarsi, ma non sembrava facile e quell'attivita' incombeva
come un destino ineluttabile.
La sua voce diveniva sempre piu' roca e le sue mani assumevano un aspetto
pinnato, come quelle di un tricheco.
Non era passata un'ora che il sortilegio aveva fatto tutto il suo effetto
: era in acqua e si stava accoppiando con una tricheca. Provava piacere,
ma l'orrore era piu' grande.
Completo' l'opera e si lascio' andare affranto.
La mattina dopo getto' il libro e la sera le telefono'.
Gli rispose una voce gutturale, come un gorgoglio. Riattacco'.
ooOoo
Delusione
Ieri sono salito in macchina quasi con rabbia. Avevo in tasca la tua
fotografia e dopo meno di un'ora ero li', sugli scogli, dove era stata
scattata, tanto tempo fa'. Con lo sguardo fisso al mare, che ruggiva sotto
di me, ho cercato di evocare la tua immagine.
Mi e' apparsa, sorridente e beffarda, e vi ho letto quello che temevo
: diceva : mi hai deluso ancora ......
Non si puo' parlare ad un'immagine evocata e me ne stetti li' a guardarti,
impotente a contraddirti, nella impossibilita' di farmi perdonare. Non
volevo, eppure l'ho fatto. Non so' perche'.
Non avrei dovuto risvegliare quei ricordi, in te ed in me, non
ve ne era ragione. Poi sei sparita. Son rimasto li' mentre il sole piano
piano se ne andava e con lui scemava il mio impulso, inutile, dannoso,
ora mi faceva male. Tornai che era notte e fu una notte di sonno agitato,
volevo dimenticare, ma non ho dimenticato. Scusami, non lo faro' piu',
come un tempo dicevo alla mamma, eppure sono certo che quell'impulso tornera',
anche se inutile, anche se doloroso, ma per me bello, anche se incomprensibile
e senza scopo.
Ciao .... addio.
ooOoo
Figli e figlie
Anche se oggi esistono innumerevoli sistemi piu' o meno validi per predeterminare
il sesso dei nascituri, la maggioranza delle coppie preferisce affidarsi
al caso. E cio' perche' pregi e difetti praticamente si equivalgono e,
se le femminucce hanno piu' di una cosa, i maschietti ne hanno piu' di
un'altra e c'e' sempre il modo di consolarsi. E poi sino all'eta' scolastica
non ci sono poi grandi differenze, le quali emergono pian piano che essi
vengono a conoscere il mondo esterno. Il loro comportamento si personalizza
sempre piu' sino a che, giunti alla puberta', le loro richieste divengono
nettamente differenziate quanto possono esserlo un vestito ed una moto.
Le loro caratteristiche incrociate si riflettono sulle loro preferenze
tra padre e madre e, per capirli, quando ci si riesce, occorre un
notevole sforzo per immedesimarsi nel sesso opposto, cosa che spesso genera
qualche difficolta'.
E poi sono uomini e donne, anche se ancora inesperti, e dare consigli
e' spontaneo, un po' meno farli seguire, talvolta impossibile.
Se si riesce a farseli amici il dialogo puo' svilupparsi, essere utile
ed anche piacevole, ma non e' facile.
Allevare piante o animali e' spesso a scopo di sfruttamento. Farlo
con dei figli non deve essere, e normalmente non e', cosi'. L'istinto ci
porta a cercare di ottenere il meglio da quella parte di noi stessi che
essi sono, ma non per noi: per loro. La soddisfazione di un'opera riuscita
e' il nostro unico compenso ed infatti errano coloro che da loro chiedono
riconoscenza.
Il legame tra genitore e figlio permane, malgrado tutto, per tutta
la vita. Cambiano se mai i comportamenti, ma il concetto non muta. Intervento
solo se necessario. Osservazione e compiacimento, sempreche' l'opera sia
riuscita, ma affetto sempre, comunque, come per un nostro braccio,
anche divenisse malato o inatto.
Per loro noi siamo la radice che non deve interferire su foglie e frutti,
non deve premiare o punire, stimolare o frenare. La pianta ha la sua individualita',
anche se nata da noi, ed e' questa che deve decidere, senza interferenze,
perche' cosi' deve essere.
Il nostro compito, bene o male che sia stato svolto, e' terminato.
Se non comprendiamo e non osserviamo questi principi andiamo incontro a
spiacevoli eventi interattivi, talvolta di difficile soluzione.
I figli, voluti o non voluti, sono comunque l'esito di un atto d'amore
che tale deve restare malgrado tutto; essi hanno diritto di vivere la propria
vita indipendenti da coloro che l'hanno creata.
ooOoo
Il raggio verde
Basta immaginare una bandiera verde appesa all'equatore per piu' di
mille chilometri, che pende verso sud per altrettanti, attraversata dal
piu' grande fiume del mondo: il Rio delle Amazzoni.
Non e' chiaro se vi abitassero un tempo le feroci guerriere dal
seno reciso, ma se e' vero dovevano avere coraggio da vendere. Attraversare
questo immenso polmone verde e' arduo e periglioso.
Vi sguazzano animali di ogni tipo, insetti voraci, e tante piante da
far sembrare un giardinetto ogni nostro orto botanico.
Ero partita da Manaus diretta a sud e camminavo dall'alba assieme al
mio fido indio, senza incontrare eccessiva resistenza.
Armata di machete tagliavo e andavo al lume della bussola, unico strumento
di navigazione che possedevo. Il mio scopo era di trovare tracce di antichi
abitatori e di studiarle. Ogni tanto dall'alto immenso filtrava il sole
che evitavamo, dato il gia' forte caldo, che, unito ad una umidita'
da sauna, non consentiva altri riscaldamenti.
A mezzogiorno, avevamo fatto soltanto una dozzina di chilometri, ci
fermammo a riposare, o almeno questa era la nostra intenzione.
Di antichi abitatori nemmeno un po', ma di nuovi si ed erano tanti.
Erano bruttini e le loro facce non promettevano niente di buono e le loro
lance nemmeno. Evidentemente li disturbavamo ed erano decisi a togliere
il "disturbo". Ci acquattammo al riparo di un grosso tronco e uno dopo
l'altro sparai in aria tre o quattro razzi rossi che mi ero appositamente
portata. Il rumore ed il colore furono sufficenti a farli sparire, cosi'
come erano apparsi. L'indio tremava ed io non dammeno. A pericolo cessato
ci rimettemmo in marcia.
Dopo qualche ora cominciai a guardarmi intorno alla ricerca di un posto
dove passare la notte in relativa tranquillita'. La vegetazione pero' si
faceva sempre piu' fitta e lo sguardo non riusciva ad andare oltre qualche
metro. Una piccola radura ed i soliti raggi di sole, ormai sulla via del
tramonto. Erano evidentemente giallastri e guizzavano tra le foglie come
serpenti. Ne notai tra loro uno in apparenza anomalo : non era giallo,
ma verde. Pensai al solito effetto tramonto e sul momento non gli detti
importanza. Era pero' piu' vivo degli altri e sgusciava a perdita d'occhio.
Decisi di seguirlo.
Avevo fatto sotto la sua guida alcune centinaia di metri quando sembro'
interrarsi sotto una grossa pietra e spari'.
Incuriosita, con l'aiuto del mio amico cercai di sollevare la pietra,
ma era molto pesante. Prendemmo un grosso ramo e ce ne facemmo leva.
Si mosse e piano piano rivelo' un'apertura che la sua mole aveva celato.
Una tana di animale? Un antico ingresso? Una innocente buca?
Presi la torcia, legai una liana ad un albero, lasciai l'indio di guardia
e mi calai in quel piccolo abisso nero.
All'inizio, abbagliata dalla luce, nonostante la torcia, non
vidi un bel niente. Poi si staglio' sul fondo cupo una sagoma metallica,
grande e cosparsa di tondini che sembravano bottoni. Mi avvicinai con la
massima prudenza cercando di raggiungere il retro. Era enorme e il fondo
si appoggiava alla roccia. Nel silenzio notai un fruscio, come fa' l'acqua
quando scorre. Tornai sul davanti alla ricerca di qualche cosa da fare.
Un bottone era rosso e lo premetti. Un ronzio e delle luci, come delle
spie, si accesero. Ne usci' una specie di voce roca incomprensibile. Si
accese una luce verde. La premetti e il ronzio cesso'. Chi gli dava l'energia
? Ma l'acqua, certo l'acqua sul retro ! Ma cosa era ? A cosa serviva ?
Premetti il tasto rosso e poi uno blu che si era acceso. Si apri' una specie
di schermo con delle figure strane che si agitavano, emettendo quei suoni
gutturali che avevo gia' sentito. Ora ne ero certa: si trattava di una
stazione di comunicazione chissa' con chi e per chi, forse extra-terrestre.
Il tutto non rientrava nei miei piani. Risalii e feci cenno al mio
accompagnatore di richiudere con la pietra. Lo facemmo e ce ne andammo.
Mentre seguitavo poi a tagliare e procedere, dopo aver segnato il punto
sulla carta, mi promisi di tornare piu' attrezzata. L'anno dopo tornai
con dei tecnici. Sotto la pietra non c'era nulla.
ooOoo
I vetri erano tutti appannati per il freddo che faceva fuori. La levatrice
trafficava esperta e poco dopo venne alla luce una bimba.
La chiameremo Asja, bofonchio' il padre, un po' deluso del fatto che
fosse femmina. Era l'unica figlia e l'allevarono con tutte le cure che
la loro misera esistenza permetteva. A cinque anni sgambettava da padrona
per casa ed a sette, quando da poco andava a scuola, il padre mori' e in
casa tutto precipito' in una tragica miseria.
A dieci anni dovette lasciare la scuola per aiutare come poteva la
vecchia madre. Fece anche dei servizi ai vicini di casa e il tutto si trascinava
triste e buio.
La sera, quando spossata si metteva a letto, provava a sognare ad occhi
aperti, ma la migliore immagine che riusciva ad evocare era quella di un
focolare acceso ed una bella minestra calda.
Quando anche la madre mori' qualcuno si preoccupo' di farla entrare
a servizio nel monastero di S.Costanza. Le suore erano sufficentemente
buone ed il letto ed il vitto accettabili.
I suoi sogni iniziarono ad aprirsi su mondi piu' vasti e, quando da
poco aveva compiuto i suoi sedici anni, nelle sue visioni apparve un nuovo
personaggio : quello che potremmo chiamare il 'principe azzurro'. Ovviamente
non era principe e nemmeno azzurro, ma a lei andava bene ugualmente. Si
rigirava nel piccolo letto come per abbracciarlo ed il suo corpo, oramai
non piu' di bambina, si estasiava all'idea ed all'ipotetico contatto.
Fu una mattina che, guardandosi nell'acqua con cui si lavava, che si
rese conto delle sue forme. Era bella Asja, ma la sua avvenenza sapeva
per lei di inutile e di sprecato. L'ambiente in cui viveva non offriva
certo allettanti prospettive e spesso si domandava se valeva la pena di
vivere cosi'. Quando si rese conto che la risposta era sempre no prese
la pesante decisione, fece fagotto, come suol dirsi, ed una mattina
all'alba se ne ando'.
Trovo' servizio nella trattoria del paese e, a costo di molti sacrifici,
riusci' a raggranellare quel po' di denaro che le permettesse di prendere
la corriera verso la citta'.
Quando arrivo' rimase impressionata dalle luci sfavillanti e dalla
tanta gente che camminava per strada. Come intontita entro' in una specie
di bar e quasi aggredi' il proprietario nel chiedergli dove avrebbe potuto
trovare lavoro. Lui la squadro' e nemmeno le pose la solita domanda: cosa
sai fare? Scrisse un indirizzo su un foglietto di carta e glielo porse.
Uscendo, con la coda dell'occhio, si accorse che lui sorrideva. Non dette
peso ed a passo svelto si avvio'. La sera, lavata e vestita a nuovo, era
gia' in servizio ai tavoli. Ben presto si accorse che il vero lavoro era
ai piani superiori, fece tra se' un testa e croce, usci' testa e la sua
vera carriera inizio'. Il denaro che riceveva era esuberante per le sue
necessita' e imparo' ad accumularlo. Nella sua fresca ingenuita' trovava
la cosa anche divertente e si adagio' a gustare dei piccoli lussi che non
era mai riuscita nemmeno a sognare.
Una sera un tizio con uno strano copricapo le offri' di fare un 'viaggetto'
con lui che' lui avrebbe pagato tutto e l'avrebbe anche ricompensata. Non
ci penso' due volte ed accetto'.
Dopo un lungo viaggio in treno arrivarono in una citta' molto diversa
da quella di partenza. Lui la sistemo' in un albergo e le disse di attenderlo
li'. Piu' tardi la venne a prendere con una automobile che a lei apparve
grande come una casa. Dall'ampio finestrino lei noto' che quasi tutti avevano
lo stesso copricapo del suo amico e ne dedusse che lui l'aveva portata
nella sua citta' d'origine. Arrivarono di fronte ad uno strano palazzo,
ricco di guglie e con poche finestre. Entrarono e, dall'accoglienza che
tanta gente gli faceva, lei dedusse che lui doveva essere ricco e importante.
La porto'in una camera piena di tappeti disposti anche sui muri, dove
un letto enorme troneggiava, pieno di cuscini variopinti. Le fece cenno
di attenderlo li' e scomparve. Piu' tardi degli strani tizi le portarono
da mangiare e da bere ed, a cenni, le fecero capire che dopo avrebbe dovuto
andare a letto e dormire. Cosa che lei fece molto volentieri, stanca del
viaggio.
Il sole era gia' alto quando si sveglio' e, dalla finestra aperta su
un bellissimo giardino, i suoi raggi entravano a guizzi e giocavano con
lei ed i suoi cuscini.
Quando lui torno' e le propose un 'bagno in piscina' lei avrebbe voluto
dire che si era gia' lavata, ma tacque e lo segui'.
La 'piscina' era immensa ed ai suoi lati, sedute o sdraiate erano delle
bellissime fanciulle piu' o meno ricoperte di veli colorati. Lui si tuffo'
dopo averla invitata a seguirlo. Dato che non sapeva nuotare rimase titubante,
ma si rassicuro' osservando che l'acqua era bassa a sufficenza per 'toccare'.
La vita nell'harem si dimostro' dolce ma noiosa e Asja lo disse al
suo amico, manifestando il proprio desiderio di andarsene al piu' presto.
Lui non dissenti', ma la prego' di aspettare 'qualche giorno'. Non era
passata una settimana che correva in treno, con sulle ginocchia il suo
piccolo tesoro. Era stato gentile e generoso il suo amico, ma non ne sentiva
affatto il rimpianto.
Ora la destinazione era Mosca. Cosa avrebbe potuto fare una volta arrivata
non lo sapeva nemmeno lei, ma l'importante era andarci.
La vendita dei gioielli le aveva fruttato un bel gruzzoletto
che lei ando' a depositare in una banca, come le aveva consigliato un compagno
di viaggio. Al funzionario sorpreso chiese di punto in bianco dove e come
i 'ricchi' andavano a divertirsi, "lei mi capisce..". Segno' un po' di
nomi, chiese di un buon albergo e dopo poco era in camera a pensare su
quello che avrebbe potuto fare.
ooOoo
Faceva caldo ed il ventilatore non rinfrescava un granche'. Il Dottor
Magrini cercava di far quadrare i suoi conti. Di qua lo stipendio e di
la' affitto, vitto, luce, telefono .... e le voci non finivano mai
e mancava sempre qualcosa.
I suoi protetti erano quasi tutti fuori in ferie, ma per lui quest'anno
non se ne parlava. Forse a settembre, quindici giorni a casa della amata
suocera, in campagna. Sai che spasso ! E tutto perche' le sue entrate non
riuscivano nemmeno a coprire le spese necessarie.
Stavano molto meglio i suoi "nemici". Rubavano e se la spassavano e
lui raramente riusciva a prenderne uno. L'idea di invertire le parti gli
frullo' in testa, ma non se la sentiva proprio. Lui, l'integerrimo commissario
di polizia, rubare ! No, no non se ne parlava nemmeno. Eppure molti suoi
superiori in un certo qual modo lo facevano.
Erano abili loro ! Usavano il loro potere per carpire favori e ricompense
e non c'erano prove. Solo voci. E le voci, si sa', non bastano per colpire
i disonesti. Bastava agire con oculata circospezione, non destare sospetti
e se poi qualche voce fosse nata non avrebbe portato gran danno e forse
non ci sarebbe nemmeno stata.
Il commendator Falsetti, ad esempio. I suoi giri non erano chiari ed
i suoi affari, che gli rendevano milioni, non erano certamente puliti,
anche se non era possibile provarlo. Sarebbe bastato fargli capire di aver
aperto un'indagine su di lui, anche se non era facile, ma era possibile
e lui ci avrebbe probabilmente creduto. E poi lasciargli intendere che
avrebbe lasciato perdere, se lui...
Era duro per uno come lui, allevato nella morale piu' stretta, lasciarsi
prendere dall'idea di fare una specie di ricatto, ma oggi, pensava, non
e' piu' come una volta. E' divenuto quasi comune e tanti lo fanno e non
succede niente. Svegliamoci e proviamo ! Domani gli telefono. Certe cose
son come le ciliege : una tira l'altra. In capo ad un anno le cose per
il Magrini erano cambiate, anche se lui era sempre commissario e lo stipendio
era sempre quello.
Squillo' il telefono. Era la moglie che gli ricordava che alle sei
dovevano essere all'aeroporto. L'aereo per le Maldive non li avrebbe
certo aspettati e lui doveva ancora completare la valige. Istintivamente
porto' la mano alla tasca che conteneva i passaporti. Controllo' i biglietti
e si avvio' a casa. Era felice e soddisfatto della sua "nuova" coscienza
e sorrise.
ooOoo
Mi avevano regalato una rete da pesca e, per i miei sette anni, mi sembro'
bella e capace. Non rimaneva che provarla, pescare e magari farsi una bella
mangiata di pesce.
Da solo non potevo e, dato che tre fanciulle stavano li' in spiaggia
a non far nulla, proposi loro una partita di pesca. Non qui, disse la piu'
bionda e cicciona, andiamo piu' in la' agli scogli.
Ci avviammo ed io portavo la rete e loro dei secchielli per i pesci.
Io fremevo per arrivare ed agli scogli non si arrivava mai. Finalmente
il posto sembro' loro adatto ed io svolsi la rete, ne detti un capo ad
una ed un capo ad un'altra e scendemmo in mare.
L'acqua era bassa, ma di questo non mi preoccupai. Una di loro estrasse
dalla borsetta una macchina fototografica e ci prego' di posare un momento.
La foto fu l'unico risultato della partita, infatti di li' a un minuto
proposero di tornare e cosi' fu.
Ogni tanto me la riguardo, sognando quei pesci che non presi mai.
ooOoo
Le V-1 avevano fatto molti danni a Londra e portavo con me tutta la
rabbia che si era creata dentro di noi.
Avevamo lasciato la nostra base da quasi tre ore ed eravamo ormai vicini
al nostro obiettivo. Il ronzio dei motori mi sembrava una musica di vendetta.
Comandante da navigatore: obiettivo ai venticinque, prua magnetica 175.
Istintivamente portai la mano sul dispositivo di sgancio. Passarono quei
pochi minuti, mentre la contraerea ci faceva furiosamente sobbalzare.
Puntatore da comandante: prendere il controllo. Armiere da puntatore:
pronti allo sgancio. Sganciare! Finalmente! Esitai una frazione di secondo:
quello strumento di morte nelle mani mi aveva fatto paura. Dovevo farlo.
Loro erano stati i primi e si meritavano la ritorsione. Poco dopo scrutammo
l'effetto: polvere e fiamme.
Sulla strada di casa non riuscivo a liberarmi da un crampo allo stomaco.
Piano piano mi convinsi che era giusto quello che avevamo fatto e mi misi
l'animo in pace, pronto a rifarlo se sarebbe stato necessario. Brindammo
al bar, anche se alcuni di noi non erano tornati. La guerra e' tremenda,
ovunque tu sia e mi sono sempre domandato se e' veramente necessaria, talvolta.