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STRAULINOE IL MARE

L'ammiraglio 
 

L'ammiraglioAGOSTINOSTRAULINO è stato il più grande campione di sempredella vela italiana e nella Marina Militare "il vecchio e indomabile Comandante". 

STRAULINO,UNA VITA PER IL MARE
di GianniLoperfido

L’AmmiraglioAgostino Straulino è nato a Lussinpiccolo, in Dalmazia il 10 ottobre1914. Ha dedicato tutta la sua vita al mare come Comandante della Marinamilitare e sportivo. Una leggenda della vela che ha partecipato a cinqueedizioni olimpiche conquistando una medaglia d’oro, nel lontano 1952 insiemea Nico Rode, a Helsinki, e una d’argento nel 1956 a Melbourne in Australia sulla mitica “Merope” , nella classe Star. Suoi, inoltre, numerosititoli mondiali, europei, internazionali e nazionali. 
 

L'INTERVISTA
In unrecente incontro con l’Ammiraglio Straulino gli chiediamo cosa significaper lui la Nave scuola Amerigo Vespucci?

L’Amerigo Vespucciè proprio l’esempio di una nave scuola che dà la possibilitàa tutti gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno di iniziare una lorovita sul mare, una vita non tanto semplice che comporta sacrifici, lavoroe studio. E’ la nave scuola per eccellenza, in cui gli allievi della primaclasse fanno una crociera di tre mesi e precedentemente a questa vengonoaddestrati  gli allievi nocchieri e altre persone d’equipaggio, oppurela nave si presta a fare delle crociere di supporto a quello che saràl’indomani l’attività degli Ufficiali di Marina.

Ce lapuò definire con un aggettivo?

L’aggettivoè uno solo. Secondo me, è una nave scuola bellissima; bellissima,completa e sulla quale non manca assolutamente nulla. A bordo i futuriufficiali avranno la possibilità di conoscere veramente il mare,vedere le onde, sentire il fruscio del vento sulle vele, tirare i cavidi manovra e tutto quell’insieme di cose, come muovere le ruote del timonea forza di braccia, che sul Vespucci resta una cosa unica.

Del suoComando, quale è il ricordo più immediato di allora? 

Io sono statoimbarcato sul Vespucci diverse volte. Come Ufficiale, come Comandante inseconda e come Comandante. Da Comandante ho avuto un’infinità disoddisfazioni con il concorso di tutto l’equipaggio e degli Allievi impegnatialle manovre, alle varie sistemazioni e durante l’attività di rappresentanzache è necessaria fare. La questione dell’attività di rappresentanzasul Vespucci è di un’importanza formidabile. Gli Allievi imparanoa conoscere altra gente, a conoscere un mondo diverso  e a conosceredelle altre attività, nell’insieme delle nazioni che si visitano. 
Ricordo, comunque,l’incontro simpatico con la nave Gorch Fock tedesca, dopo aver subito unmaltrattamento a tutta l’attrezzatura a causa di un violento ciclone presoqualche giorno prima. E quella fu una cosa simpatica: il Gorch Fock e noidel Vespucci, due navi completamente attrezzate in modo diverso, ci siamomessi a fare un pò di “ammuina”  sul mare, per mezza giornataci siamo sfidatii  nel Mar del Nord. Poi ci sono tutte le manovrenei vari porti, il passaggio a vela a Taranto, dal Mar Piccolo al Mar Grande,l’entrata a vela sul Tamigi a Londra e, insomma, ne ho ricevute abbastanzadi soddisfazioni. 

Ha maispinto il Vespucci come si potrebbe fare per una barca a vela da regatain un campionato mondiale?

Questo certamente.Poi io sono un velico e naturalmente quando c’erano le possibilitàsi andava soltanto a vela. Anche controvento si andava a vela, tanto èvero che noi abbiamo fatto, per esempio andando verso il Nord Europa, tuttala costa del Portogallo di bolina , senza assolutamente mettere il motore.Attenendoci in pieno al sistema di marcia che noi dovevamo tenere, perchénell’attività di rappresentanza è stabilito il giorno chesi deve arrivare, è stabilita l’ora, è stabilito tutto. 

A propositodelle regate di ieri e di oggi, credo che sia difficile fare dei paragoni,ma secondo la sua duplice esperienza di Comandante di velieri e grandissimocampione di vela olimpico, può dirci quale può essere ladifferenza tra l’uomo di ieri, di quello delle imprese del Cutty Sark sullerotta del Té e quello odierno, dei giri del mondo esasperati comel’Around Alone ? 

Certamente c’éun’enorme differenza. Il marinaio di allora aveva il barometro, possedeval’occhio e il naso proprio per sentire il tempo, perché anche seaveva la possibilità di navigare facendo le osservazioni col sestantee tenendo delle buone velocità ma, considerando tutto quello chesi vuole, non sapeva però mai esattamente quale era lo scarroccioe quale era la corrente. A suo discapito poi c’era un’altra cosa determinantecome quella del cielo che non sempre è sereno e quindi le osservazionidel sole  possono essere fatte solo qualche volta al giorno, altrevolte poi , bisogna lasciar passare anche una settimana per effettuareil punto nave e la navigazione diventa tutta un’altra cosa in confrontoad oggi.

E il caratteredel marinaio di allora e quello di oggi ?

E’ logico chebisogna essere veramente e sempre dei marinai e come principio si deveconoscere bene la barca, sapere bene quello che si ha a bordo per sfruttareogni possibilità per mantenere la tenuta di tutta l’attrezzatura.Per questo il carattere del marinaio è una cosa molto complessa,inoltre oggi, si sono fatti notevoli passi avanti nel campo della navigazione.
 
 

Riferitoall’uomo che va per mare e alle emozioni che può ricevere cosa ècambiato?

Secondo me gliuomini di allora avevano delle maggior soddisfazioni da quelli d’oggi,perché allora si dava tutto di se stessi per arrivare allo scopomentre quelli d’oggi hanno tante di quelle attrezzature…

Che sesi trovassero in un altro posto al di fuori della barca sarebbe lo stesso? 

Oggi, a bordodella barca di un regatante oceanico si vive in un “bagaglino” guardandoquasi esclusivamente gli strumenti e questo mi sembra che siapoco…. comunquenon mi piacciono queste organizzazioni dei giri del mondo, in particolarequelli in solitario perché se anche il navigatore è aiutatoda tutti gli strumenti e può dormire a bordo tutte le ore che vuole,però a un certo momento, la tempesta è la tempesta, i ghiaccisono i ghiacci, insomma è proprio voler portare all’esasperazioneogni cosa con il desiderio di arrivar primo. E, secondo me, non ci siamo,naturalmente però quelli che lo fanno hanno idee completamente contrarie.

Comunqueil progresso e la vela andranno sempre avanti…

Certo, certosi andrà avanti e si arriverà certamente… oggi come oggiuna vela non è fatta solamente di un tessuto ma è fatta dicinque, sei tessuti  per la questione della resistenza dei materialie del punto dove il vento forza di più e poi c’è tutta unagrand’evoluzione nel campo, che è enorme. L’importante èche non si smarrisca la capacità di cavarsela in mare da soli, affidandosialle proprie conoscenze e alle propie possibilità.

E le navicome il Vespucci infondono ancora la tradizione delll’antica cultura marinara.

A me hanno insegnatodi guardare il vento che, come ben sappiam,o è piuttosto mutevolema in fondo è un grande compagno di viaggio e non dobbiamo mai smetterlodi guardarlo. Di esso dobbiamo sapere da dove arriva, come cambia e cosaci fa capire in base alle onde che produce. Dobbiamo saper decifrare isuoi messaggi e l’umore del vento influenza anche quello del marinaio.Si è contenti con un bel vento fresco e ci si diverte, non aspettandoaltro ma le preoccupazioni cambiano, oscillando tra i limiti estremi dellabonaccia e dell’uragano. 

Ancher ecentemente lei partecipa a delle regate e non manca ancora di vincerle.Ecco, come si trova a confrontarsi con avversari che hanno magari dellenuove tecnologie sulle imbarcazioni? Quale rimane la sua forza vincente.

Ma guardi ,questegare cui partecipo sono regate che si fanno la domenica o il sabato e noncomportano forti allenamenti, però io purtroppo quando vado in barca,se devo fare una regata, cerco di farla il meglio possibile. Fermo restandoche non sono solo io che vinco la regata ma è tutto l’equipaggio,perché se non siamo uniti, se non conosciamo tutte le manovre ese non sappiamo quello che dobbiamo fare, allora è inutile fareun team solo per farlo navigare. Così bisogna essere veramente pronti,se non altro conoscere quelle che sono le possibilità della barca.
 

Ma lavoce finale, l’ordine conclusivo, spetta allo skipper e un bravo skipperè l’artefice di un buon equipaggio? 

Io credo chenon è solo lo skipper, è tutto l’insieme, anche che se loskipper può avere, ad un certo momento, qualche altra dote, qualchesensibilità o possibilità maggiore degli altri.
Certo che èdivertente fare le regate, io mi diverto moltissimo sia se arrivo primosia se… ultimo no! però, anche se sono dietro non me ne importa,mi diverto lo stesso e la cosa principale è che durante le regateover 60  abbiamo tutti le barche con persone a bordo che hanno oltresessant’anni. Nell’ultima regata che abbiamo fatto a Trieste c’era unabarca di cui un membro d’equipaggio aveva 94 anni. E poi ci divertiamoed è una cosa bellissima e a terra, infine, siccome siamo tuttiquanti amici, la cosa bella fra noi vecchi, è che in regata ci divertiamoe anche dopo la regata ci beviamo un bicchiere insieme e non guardiamogli avversari con cattiveria, con odio oppure chiedendogli una rivincita. 

Bene,questo è il successo della vela, che porta ad essere felici quandosi è in mare e allunga la vita, possiamo dirlo come slogan?

Non c’èalcun dubbio!
 
 

STRAULINO E LA MARINA
Nel giornodel suo ottantesimo compleanno ha voluto essere ricordato prima di tuttocome Ufficiale di Marina e poi come un grande campione. E' sua l'unicamedaglia d'oro su imbarcazione olimpica, nel lontano 1952 con Nico Rodea Helsinki, nella classe Star. Ricordando la sua fanciullezza AgostinoStraulino dice che il padre gli faceva notare che "un uomo di mare nonsi troverà mai a disagio nella vita, anche se decidesse di cambiaremestiere". Ed il mare in effetti non è mai uscito dalla sua vitané poteva uscire la Marina alla quale lo legano ricordi indimenticabili.Quando comandava la nave scuola Amerigo Vespuccisiparlò molto della volta che uscì dal porto di Taranto, attraversoil famoso ponte girevole, manovrando a vela o di quando a Porthsmouth,dovendo ormeggiare tra un incrociatore ed una portaerei, venne a bordoil pilota del porto per assisterlo come d'uso.
Ma lui rifiutandoi rimorchiatori mise in apprensione il pilota stesso che quasi svenne dallapaura perché si riteneva responsabile del disastro che egli a quelpunto riteneva certo. Poi Straulino ormeggiò perfettamente. Allapartenza chiedendo come sempre l'ora a cui era disponibile il pilota perl'uscita dal porto si sentì rispondere dal comandante: "Oh, andatepure, non avete bisogno del pilota". Straulino ne parla come una piccolarivincita della beffa dell'Olimpiade 1948 sulle acque inglesi e la raccontacosì: "Fui squalificato due volte, un nostro reclamo venne respintodalla giuria con un commento sprezzante: Avete perso la guerra non vorretevincere le Olimpiadi!. 
Eppure a pochimetri dal traguardo dell'ultima regata ero ancora medaglia d'oro: disalberaie finii quinto". Di Straulino si ricorda il carisma ma anche la grandeseverità. Era uno che "sfruttava" in pieno l'equipaggio e soprattuttola nave.

(dallibro: Amerigo Vespucci. La Prima Crociera. I Coralli).

L'AmmiraglioStraulino con Gianni Loperfido
 
 
 
 
 
 
 

     Manovra all'argano
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

        Siala in coperta
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

              La randa
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

     La Palmas - Canarie
 
 
 
 
 
 
 


 

    La baleniera a poppa
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

    La campana di bordo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 Il Vespucci ad Amburgo
 


 


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