Martedì 31 ottobre 2000 Oggi è morta Adele
figlia di mia cugina. Terza media sedici anni,
contadina. E' morta a Roma in Ospedale
con il morbo di Hodgking, quasi una leucemia.
E' morta con la testa spennata, pelata, senza
capelli come avesse attraversato una tempesta
di spine. La bocca rossa rigonfia per aver
troppo vomitato il suo sangue senza globuli
nè bianchi nè rossi; era vuoto il suo corpo
le sue vene del corso della vita. T'ho vista
domenica scorsa due giorni fa con quei tuoi
occhioni grandi senza maschera che io invece
indossavo bianca sul naso ed il sorriso
della mia tenerezza copriva. Ti ho carezzato
i piedi come Cristo, li avevi caldi mentre
le tue mani bucate dagli aghi vagamente
afferravano l'aria che avevi col cuore
già abbandonato. "Non sopporto il dolore,
non resisto!" mi hai detto con amore conforto
quasi per esprimere una confidenza profonda
"Come faccio, che devo fare?" chiedevi
atterrita al mio sguardo inarreso, col gesto
smarrito di chi è dinanzi alla morte per la prima
volta ed a stento la riconosce. Mi hai chiesto
di Gigliola, "Come sta, lavora?" e poi del mio
intervento in ospedale se avevo sofferto tanto!
Eri sinceramente interessata alle mie debolezze
ed a me che ascoltavo il tuo bene nelle vene,
senza speranza, con vane carezze. Tua madre
nel vedermi ha pianto. E tu di nuovo hai vomitato
quel pò che restava dentro, la tua Silvia è corsa
materna con la pala il bacile rastrello suo pianto.
"Mamma perché piangi?" le hai chiesto. "E' il
raffreddore!" Silvia inerme ha risposto trattenendo
per un attimo ancora la sorte. Anch'io ti ho lasciato,
Adele, per correre verso la mia nullità. Ed ancor oggi
di fronte a te mi inginocchio: "Adele, sei grande!"
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