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A Gigliola
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ERO SULLA RIVA DEL FIUME
Ero sulla riva del fiume un aquilone gigante
fra terra e luna, e morivan sull'acque stregate
due cigni, un frammento di stelle... diamante
nel cuore disfatto; le curve dell'onde arrugiatesul greto del fiume fanciullo. Vennero eterne
le ninfe dai seni di giada: ebano fiore vermiglio
fu pianto a riva tra i flutti e stanche lanterne
morsero i rami d'ombre annodate all'artiglio...quando "Vieni!" rugiadosa lei s'erse profonda
anima carezzata dal fiume lascivo innocente
più umana d'un drago, al mattino era bionda
a sera dal Huango estasiata, l'intarsio cocente.Da Samoa ero giunto sul fiume seguendo il profumo
di sandalo i desideri lapislazzuli azzurri sulla cruna
dei sogni rubati. Mi punsi al rubino di stelle grumo
di fate e d'uccelli, scorsi gli svaniti ossari della lunavagando la notte. Pupille d'ambra coprivan le organze
cadute sull'acque. Rapito abisso, dall'oppio fu inciso
il mio volto melograno... convenni a meteore danze
che la viva sirena m'apriva gemendo l'irriguo sorriso.I tuoi capelli affogai vibrione cobalto nelle mie nubi
e col tuo sari discesi declivi sanguigni al tramonto. Rito
di zibellini mostri, conteso d'ullulanti dolci connubi
sul fiume venne scalfito il mio cuore. Viperino traditosentivo l'effluvio del mare, le ginestre bruciare
il nitrit'affluente e il tremolio d'adulteri sinceri
sotto il bambù e i tamarindo che furono altare.
Nella seta nascosi il rossore, del riccio i misteried i salici placarono il tormento con i tuoi carnosi
velluti d'aspide sullo specchio. "Vieni!" Esanime,
dolci, trattenni le molli venezie di origami astiosi
i tuoi seni ricoperti d'alabastro e confetti, anime.Stormi di uccelli mi chiusero gli occhi giù a Xian
tra 'l canto insaziato del sitar e le voglie dismorte
guerriere con cui nutrii la mia spada. Yangzekian
fu amore sussurro e nell'azzurro fuggii con l'amorte.Nascemmo specchio di furie, di gioie sorprese,
raccolti dall'ostrica nera perla in ombrose dimore.
Nacqui specchio, amalgama fulvo di nude attese:
il polline oro trattenni ai monsoni dalle fragili ore.Un guizzo, strinsi 'l tuono, l'umor cieco turchese
il manto di drago. Eterno, fulmineo vir prosseneta
sciami d'albe fui. Penetranti notti rubai alle arrese
illusioni dello specchio: morsi le tue labbra cometadi chimono astrali. E i tuoi capezzoli miti usignuoli
dal raro veleno intanto tenevo a me stretti furenti,
selvaggio scorpione incerto aravo i nudi lenzuoli
mutandomi il corpo in sabbia tra vorticosi lamenti."Vieni!" Carezze atroci le tue! cangiante novilunio
emergea dal prato purpureo, tu, su mia vivida pelle
sgomento. "Vieni!" selvaggio tuo ventre plenilunio
mio cielo di smalto hai succhiato equinozi di stelle.Un valico d'acque irose, gl'aironi sul greto assassino
accrescevan l'amplesso del casto serpente proibito;
le mani mi pose sull'oscure vagine, io ero concubino
sentivo l'arioso zaffìro sciogliersi, il tempo scolpitomentre a lei tu sorridevo congiunto nel petto felice,
camaleonte, delfino errabondo, destriero consùnto
oceanico meandro! tonfante guadavo l'irta cervìce
cadendo inquieto nella cruna dal fine mantra unto.Si, 'l tuo corpo cercavo nel letto del fiume. "Vieni!"
O rapida corte. Vortice sidereo. Colore. Ideogramma
silente meteorite cosmica riemersa in odorosi fieni,
lembo astronave ad uom prometeo tu fosti fiamma.Ero sulla riva del fiume e non eran mie le lacrime
che lasciavan solchi grigi nella corrente notturna,
sol lei "Vieni!" Mi persi forte in le guance acrime
diuturno figlio impazzito pe 'l dia tepor dell'urna.Cera. Spezie. Le api guarnivano il fuoco di miele
il ventre carnoso laggiù nella sera più vera, altera
"Vieni!" lei mi disse mentre l'azzurro suo Ariele
porgeva a feluche ferite il suo vento chimera, chimera.Cantavo sulla riva del fiume e miravo le stelle
altri corpi dischiusi felini all'antica muraglia
altri sogni discesi al confine agro arcano ribelle
altro mare sidereo al sapor di vaniglia vestaglia."Vieni" un sussurro tenue. E subivo il frastuono
dell'onde, riudivo del mar feroci freschezze, parmi
stridor d'altre voci quel corno dal terribile suono
lei tornò! coi suoi capelli bagnati volea dissetarmi.Tigri di luce le cosce accavallate nei mari correnti
e di lei, a me forte bruciava la muta parola del sole.
"Vieni" mi disse. La ripa distante rigava le potenti
braccia su la carne del fiume dissepolto fra due gole.Ero sulla riva del fiume ed era la prima volta
che mordevo la sua carne con queste mani assassine
felici d'amare la terra lo spazio la bocca sconvolta
il suo ventre e il male, il bene con le sue rovine.Un vecchio spargeva zafferano sul fiume,
inseminando la corrente di more e lamponi
anice stellato sui rami sui monti le piume,
vestendone silfo languente le ardue finzioni.Ero sulla riva del fiume e battevo il tempo presente
il passato già vinto e il futur'ossessivo dell'oro!
bruciavo sull'erba in un lampo come inferno potente
il dolore di lasciar solo al sole il cocente decoro.E mi sveglio e castigo le viti, ebbro sono in felice
felice sventrato anelante aitante, occidente zimbello.
Ero sulla riva del fiume ed ero solo nibbio in tralice
svegliato dall'infìmo risorto nitrito d'un miser uccello.Ero sulla riva del fiume. Ero giovane ingordo felice.
Ero sulla riva del fiume. Dove ero? Ero sulla riva
del fiume. Già vecchio col corpo appena in cornice.
E tu "Vieni!" dicesti "Su, buttati in acqua sorgiva!""No. Affondo!" io dissi. Tra inguine kublai sposo
t'aprivo il cuore in caldi avambracci nudi e perdente,
lubrico ancora travolto dal pacifico pervinca iroso
volli morderti le labbra ormai grigio spento languente.Ero sulla riva del fiume impalpabile manto
in quel folto celarsi d'abbandoni tra spola di ninfe
oltre costa dorati piombi, trame cortei di faville canto.
Ero sulla riva del fiume e... Ero sulla riv... ero vivo!
oOo
I WAS ON THE RIVER'S BANK
by Enzo Cicchino translation by Giambattista Caltabiani
I was on the river's bank a giant kite
between earth and moon, dying on the bewitched waters
two swans, a fragment of stars... diamond
in the heart undone; the dewy waves' curveson the naked bed of the young river. Everlasting they came
the jaded breasted nymphs: ebony vermilion flower
brought on weeping waves to the bank and tired lanterns
bit the branches of shadows knotted to the claw ...when "Come!" dewy she rose profound
caressed the soul by the lascivious river innocent
more human than a dragon, the morning was blonde
the evening by the Huango excited, the burning inlay.From Samoa I arrived to the river following the scent
of sandal the desires of blue lapis lazuli on the needle's eye
of stolen dreams. Myself I stung at the ruby of stars concoct
of fairies and birds, I spotted the moon's vanished boneswandering the night. Amber pupils covered the silks
on the water fallen. Abducted abyss, from opium printed
my blushing face... summoned to meteorlike dances
which the lively siren for me opened sighing the watery smile.Your hairs I drowned cobalt vibrio in my clouds
and with your sari I descended slopes full of blood at sunset.
Rite of sable monsters, contented from sweet howling connubial
on the river was scratched my heart. Snaky betrayedI felt the outflow of the sea, the burning brooms
the nitric flow and the trembling of sincere adulteries
underneath the bamboo and the tamarinds that were the altar.
In the silk I hid the blush, the hedgehog's mysteriesand the willows placated the torment with your fleshy
asp's velvets in the mirror. "Come!" Soulless,
sweet, I held the soft shutters of distressing origami
your breasts covered in alabaster and white almonds, souls.Flocks of birds closed my eyes down in Xian
amidst the unquenched singing of the sitar and the desires
un-dead warriors with which I nourished my sword. Yangzekian
was love whisper and in the blue I fled with Death.We were born mirror of furies, of surprised joys,
gathered from the oyster's black pearl in shadowy dwellings.
Mirror I was born, fulvid amalgam of naked expectations:
the golden pollen I withheld at the monsoons from the frail hours.A leap, I held the thunder tight, the blind humour turquoise
the dragon's mantle. Everlasting, quick to appear the broker
swarming dawns I was. Piercing nights I stole to surrendered
illusions of the mirror: I bit your lips cometof astral kimonos. And your nipples peaceful nightingales
of the rare poison meanwhile I held furiously tight,
wild scorpion unsure I ploughed the naked sheets
metamorphosing my body to sand amid swirling moans."Come!" Atrocious your caresses! changing novilunar
arose from the purple meadow, you, on my vivid skin
startled. "Come!" wild your venter plenilunar
my enamel sky you have sucked equinoxes of stars.A passage of wrathful waters, the herons on the killer bed
increased the enfold of the chaste forbidden snake;
the hands she put on my dark vaginas, I was concubine
I felt the airy sapphire melting, the time engravedwhilst I smiled at her joined in the chest happy,
chameleon, vagabond dolphin, wasted stallion
oceanic meander! thumping I waded the hairy bank
falling restless in the needle's eye greasy of the ended meditation.Yes, for your body I searched in the river's bed. "Come!"
Oh rapid court, Vortex sidereal, Colour, Ideogram
silent cosmic meteor emerged again in scented hays,
edge spaceship to man Prometheus you were fire.I was on the river's bank but were not mine those tears
that left grey furrows in the nocturnal current,
only she "Come!" Myself I lost strong in the cheeks 'ears
lasting son maddened for the diabolic warmth of the urn.Wax. Spices. The bees adorned the honey's fire
the fleshy venter over there in the truer evening, with anger
"Come!" she said to me while her blue Ariele
gave to wounded feluccas his wind Chimera, chimera.I sang on the river's bank and watched the stars
other bodies I disclosed feline at the ancient wall
other dreams I descended at the border sour arcane rebel
other sidereal sea savouring of vanilla night-dress."Come" a slight whisper. And I suffered the din
of the waves, heard again the sea's wild freshness, seemed
other voices screeching that horn with a terrible sound
she came back! with her wet hair she wanted to quench my thirst.Tigers of light the crossed legs in the running seas
and of her, strongly burned in me the mute word of the sun.
"Come" she said. The distant bank lined the portentous
arms on the river's flesh unburied in between two gorges.I was on the river's bank and it was the first time
that I bit her flesh with these killer hands
happy to love the earth the space the unsettled mouth
her venter and the evil, the good with his ruins.An elderly person threw saffron in the river,
inseminating the current with blackberries and raspberries
star anise on the branches on the mounts the feathers,
wearing sylph languishing the arduous pretences.I was on the river's bank and I beat the present time
the past already won and the obsessive future of gold!
I burned on the grass in a flash like mighty Hell
the pain of leaving to the sun alone the warming decorum.And I wake and I punish the vines, inebriated I am unhappy
happy ravaged longing vigorous, silly occident.
I was on the river's bank and I was only a kite askew
awaken by the arisen lowly neighing of a wretched bird.I was on the river's bank. I was young greedy happy.
I was on the river's bank. Where was I? I was on the bank
the river's. Already old with a body just in the frame.
And you "Come!" you said "Come on, plunge in springing water!""No. I will drown!" I said. Between groin kublai groom
I opened you the heart in hot naked forearms and losing,
I still crawl overwhelmed by the peaceful vinca minor angry
my will bit your lips now languishing dull grey.I was on the river's bank untouchable mantle
in that thick hiding of abandons amid the nymphs' shuttle
beyond the coast golden slopes, plots parades of sparks I sing.
I was on the river's bank and... I was on the riv... I was alive!