Il costumista Aldo Buti, dopo il successo del 'Lago dei
Cigni', racconta il suo mestiere, l'amore per il balletto e per il cinema, l'importanza
della ricerca storica. E spiega la differenza tra Roma e Hollywood.
di Eleonora Attolico
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ottobre 2005
E' stato allievo del più grande costumista italiano, Piero Tosi, che realizzò molti dei film di Luchino Visconti, dal "Gattopardo" a "Morte a Venezia". Aldo Buti viene da quella scuola rigorosa, che basa il lavoro del costumista e dello scenografo sulla meticolosa ricerca storica. Ha lavorato per il cinema, il teatro ed il balletto. Sono suoi i costumi del film "La Venexiana"di Mauro Bolognini e del "Piccolo Diavolo" con Roberto Benigni e Walter Matthau. A teatro si è confrontato con Giovanni Lombardo Radice, Gian Maria Volonté, Franco Branciaroli e molti altri. Il 10 agosto, alle Terme di Caracalla di Roma, è andato in scena "Il Lago dei Cigni" di Ciakovskij, con i suoi costumi, un misto di creatività e amore per la tradizione. Un successo da tutto esaurito, nonostante fosse piena estate. Lo spettacolo verrà riproposto quest'inverno al Teatro dell'Opera. Buti ci racconta, in questo intervista, alcuni trucchi del mestiere e l'evoluzione di una professione affascinante e difficile che si sta trasformando.
Nel balletto quali accorgimenti si devono prendere per realizzare i costumi?
Si deve pensare soprattutto alla praticità?
Neanche per sogno! "Il Lago dei cigni" è stato realizzato alla
fine dell'Ottocento. Le ballerine di allora portavano il busto ed io ho fatto
indossare al corpo di ballo proprio lo stesso corpetto.
Non è scomodo per le danzatrici?
Il balletto classico ha una postura tale che il busto con le stecche non impedisce
i movimenti. E le ballerine appaiono cento volte più belle. Ho dunque
riproposto fedelmente quel corpetto con le stecche di balena che risale al 1890.
L'acrilico mi fa orrore e lo uso solo per le calzamaglie, evitando che siano
lucide.
Non ci sono state proteste anti-busto da parte del corpo di ballo?
Non è stato facile imporlo. Ho lottato ma ho imposto la mia idea che
considero una riproposta ottocentesca.
E come è risalito al tutù di fine Ottocento ?
Andando a rovistare in Russia nelle vecchie foto delle prime rappresentazioni
del "Lago dei Cigni. Poi ho fatto realizzare il corpetto in raso dalla
sartoria del Teatro dell'Opera. Per la danza esistono dei tagli particolari
che facilitano i movimenti inserendo ad esempio dei triangoli di stoffa sotto
le ascelle. Come vede non c'è bisogno di usare tessuti elasticizzati.
Li considero una forma di degenerazione.
E il tutù per essere degno di questo nome come deve essere?
Nel caso del "Lago dei Cigni" ho inserito sul tulle dei glitter luccicanti,
degli swarovski e delle piume di cigno per dare la sensazione delle ali. Il
tulle è stato confezionato da "Guttarel", una fabbrica francese
di tessuti che lo ha realizzato su un mio disegno.
Quali difetti hanno i tutù nelle rappresentazioni contemporanee?
Oggi in molti balletti sono piatti, dritti, a disco. Li trovo anti-estetici
perché non nascondono i difetti delle gambe. A fine Ottocento, invece,
erano leggermente più lunghi, a petalo.
Nel "Lago dei Cigni" ha fatto indossare a Carla Fracci dei costumi
molto 'carichi'. Come l'ha convinta?
In questo balletto la Fracci interpreta la Regina Madre. Le ho voluto dare luminosità.
Non dimentichiamo che Il "Lago dei Cigni" fu realizzato in epoca zarista.
A quei tempi Fabergé, famoso nel mondo per essere il gioielliere delle
uova, era l'orefice ufficiale dell'Imperatore. Così ho pensato di vestire
Carla Fracci alla Fabergé. Quando ha visto i disegni degli abiti costellati
d'oro e l'aureola da mettere in testa era perplessa, poi ha capito la mia idea
e l'ha accettata. In quanto alla scenografia ho allestito alcuni obelischi dorati
che, come per i costumi, mi ricordavano Fabergé.
Il suo percorso artistico deve molto alla sua formazione con Piero Tosi.
Cosa le ha insegnato il Maestro?
Che se vuoi aiutare sul serio un attore devi capire immediatamente quali sono
i suoi difetti.
Parliamo di cinema. Cosa ricorda del film " Il Piccolo Diavolo"
di Roberto Benigni ?
E' stato uno dei pochi film moderni che ho realizzato, per Benigni avevo disegnato
una giacca a quadretti bianca e nera un po' anni Cinquanta.
E della "Venexiana di Bolognini"?
Ho fatto molti film con Mauro Bolognini. "La Venexiana" (si pronuncia
in dialetto n.d.r) è stato uno degli ultimi dove recitava Laura Antonelli.
La mia ricerca storica fu accurata. Per i costumi avevo guardato la pittura
del Cinquecento, in particolare avevo notato i disegni del Vecellio che rappresentava
le cortigiane con curiose parrucche a corna
Quali sono i suoi prossimi impegni?
Al Teatro Manzoni di Roma andrà in scena a dicembre "Un grande grido
d'amore" di Josiane Balasko con Pamela Villoresi, in aprile invece il balletto
"Cenerentola" con musica di Prokofiev. Lo presentiamo Verona al Teatro
Filarmonico.
Le piacerebbe lavorare a Hollywood?
Perché no? In Italia se mandi un curriculum pensano che sei alla disperazione,
in America invece lo leggono attentamente e se vedono che hai lavorato in produzioni
importanti non esitano a chiamarti. A me piacerebbe un film con James Ivory,
un regista che dà grande importanza all'estetica e alla buona realizzazione
dei costumi
webmaster Fabio D'Alfonso