UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA
"LA SAPIENZA"Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea in LettereTESI DI LAUREA
L'OPINIONE PUBBLICA A ROMA
ATTRAVERSO LE CARTE DI POLIZIA
ASPETTI DELLO "SPIRITO PUBBLICO" A ROMA
1930-1939
RELATORE
Prof. Luciano Marrocu
LAUREANDO
Nicola Bertini
Matr. n° 10079333
CORRELATORE
Prof. Franco De FeliceANNO ACCADEMICO 1993/1994
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Premessa
Lo Zanichelli recita alla voce opinione pubblica :<< Il giudizio che la maggioranza dei cittadini ha o dà di qualcuno o qualcosa e, estensivamente, il pubblico e la collettività in quanto pensa e giudica >>.
In un sistema democratico il formarsi dell'opinione pubblica viene garantito oltre che dalla pubblicità dell'esercizio del potere politico, da una serie di guarentigie istituzionali, ovvero garanzie statuite dalla Costituzione a favore della libertà dei cittadini: la libertà di pensiero in primis, di stampa, di associazione, di sciopero, di partecipazione. L'opinione formatasi deve essere in grado di confermare, o in caso di infirmare, le strutture, le pratiche e gli obiettivi del governo e dell'amministrazione.
Da ciò é facile trarre la conclusione che il fascismo si pose fuori da un corretto rapporto tra opinione pubblica e dirigenza politica; basterà ricordare le "leggi fascistissime" - emanate tra la fine del 1925 e l'inizio del 1926, in particolare quelle sulle attribuzioni e prerogative del Capo del Governo e sulla facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche - per accorgersi che non possiamo parlare di opinione pubblica secondo la definizione iniziale. Né tantomeno possiamo parlare di consenso, termine ancor più "estensivo" e coinvolgente del primo. Ad usare acriticamente il termine consenso si incorrerebbe inoltre in un errore direi quasi "filologico", ovvero di malinteso significato ed uso della parola, come giustamente ha osservato Roland Sarti: << Nelle scienze sociali il concetto di consenso é stato all'inizio elaborato per verificare la vitalità dei processi liberali, democratici; non si intendeva applicarlo allo studio delle società irreggimentate che negano ai loro membri l'informazione e la prospettiva necessarie per fare scelte ponderate che presuppongono politiche e obiettivi alternativi. Quando gli storici erroneamente applicano il concetto di consenso allo studio di società dove esso viene mantenuto, annebbiando anziché chiarendo i nodi fondamentali della politica sociale, essi non fanno che confondere il problema >>1.
Chiuso ogni circuito per la maturazione e la diffusione di idee politiche diverse da quelle del regime, grazie ad una sapiente miscela di violenza e convinzione, paura ed autocensura, non per questo la gente non continuava a pensare, a parlare, a discutere; restava cioè il campo delle opinioni informali, personali, "non pubbliche". Per quanto il regime totalitario fascista potesse fare e dire, ogni italiano si conservò una "zona inviolabile", una zona - che poteva essere la famiglia, gli amici, il posto di lavoro, la trattoria e alla fine se stesso - nella quale si sentiva non controllato. Il regime e i suoi apparati polizieschi cercarono di sottrargli queste "zone franche"2 ricorrendo sia a particolari categorie per antonomasia "orecchiute", i portieri degli stabili soprattutto, e poi domestici ed autisti pubblici, sia a vere e proprie spie sulle cui segnalazioni si basa questa parte della ricerca3.
La capillarità e la quantità di spie che operavano in Italia e nella fattispecie a Roma dovrebbero fornire un quadro sufficientemente preciso della situazione politica. Il condizionale é d'obbligo per una materia - l'affidabilità degli informatori - assai controversa. Già in quegli anni gli informatori erano frequentemente accusati, dai federali del PNF e dai prefetti delle provincie in cui venivano segnalati accenni di sovversione, di essere dei mestatori del torbido, per dare un senso alla propria attività e, ovviamente, trarne un vantaggio monetario4. L'accusa di queste autorità locali - che, non dimentichiamo, dovevano garantire la "tranquillità" della loro provincia - non é sufficiente per inficiare la fonte ma é, invece, la prova dell'interesse che ai fini storici può avere questa fonte: la spia doveva offrire, infatti, non una visione ufficiale, da Cinegiornale Luce, della situazione ma scandagliare in profondità gli umori della gente5.
Per ogni ambiente, per ogni posto di lavoro, per ogni luogo di ritrovo, per ogni classe, per ogni situazione pubblica e privata c'era una spia perfettamente mimetizzata nell'ambiente su cui doveva informare: dalla trattoria al Parlamento, dai Ministeri al posto di lavoro più umile, da Palazzo Braschi al piccolo gruppo di sovversivi. La segnalazione riportata di seguito non fa che confermarlo:Si ripete che in Italia lo spionaggio é stato intensificato perchè il Governo vuole essere a giorno degli umori del pubblico. Dicono che non soltanto negli uffici, ma anche e specialmente nei ritrovi pubblici sono stati messi dei microfoni per sorprendere le conversazioni6.
L'importanza di questa affermazione non stà solamente nella testimonianza dell'esistenza di questo sistema di spionaggio ma soprattutto nel fatto che registra la convinzione da parte della gente che un tale sistema esista. Un potere forte che dà l'impressione di sapere tutto e di essere dappertutto costringe le persone nella cella più angusta e munita: l'autocensura7.
L'uso dell'informazione fiduciaria non fu una "tecnica investigativa" scoperta ed utilizzata per prima dal fascismo ma, ci dice Paola Carucci, <<...aveva sempre costituito una prassi comune per gli organi di polizia sia ai fini giudiziari, sia nella sorveglianza sui sovversivi >>. Bisogna attendere il Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, istituito con Regio Decreto del 6 Novembre 1926 n° 1848, per avere un cambiamento quantitativo e qualitativo dell'utilizzazione delle spie:<< soltanto con la fine del 1926 - continua la Carucci - il controllo segreto a mezzo di informatori fiduciari si estende istituzionalmente alla vita privata e al comportamento politico dei "non sovversivi": diventa così strumento essenziale di governo e si lega fra l'altro all'esigenza tipica dei paesi in cui manca la libertà di stampa, di avere comunque una possibilità di sondaggio dell'opinione pubblica >>8.
Ogni qual volta si parla di informazioni fiduciarie, o meglio ancora di spie, si evoca un organismo ancor oggi, e a maggior ragione ieri, avvolto in un alone di mistero: l'OVRA. Gli italiani appresero dell'esistenza dell'Ovra alla fine del 1930 nel comunicato dell'agenzia ufficiale Stefani in occasione dell'arresto del nucleo dirigente milanese di Giustizia e Libertà. E grazie all'enigmatico nome, alla non chiara dipendenza gerarchica ed organizzativa a cui sottostava, e agli sconosciuti ed onnipresenti informatori divenne subito una parola capace di evocare paure e timori, a volte addirittura leggende, spesso superiori ai propri "meriti". L'esagerazione presente nel tono e nel contenuto di queste note fiduciarie ne é l'esempio:
Si seguita a parlare un po' dovunque del ricevimento del Duce di componenti l'OVRA
-Si fantastica e si dicono cose strabilianti
-Un tale che si trovava al Viminale in quell'ora raccontava che le porte che mettevano nei corridoi, dove dovevano passare quelli dell'OVRA venivano tutte chiuse
-Che a nessuno fu dato vederli
-Chi li intravide disse esser tutti aitanti ed eleganti. Tutti erano in tight9.L'annuncio che il Duce ricevette nei giorni scorsi i dirigenti dell'OVRA...seguiva immediatamente la cronaca della fucilazione del sottoufficiale reo di spionaggio a danno dell'Italia. E se ne é concluso che la scoperta del tradimento del sottoufficiale fu dovuto all'OVRA...Dal francese Legros e dal suo amico e collega De Viguere, si é udito che ogni paese ha una organizzazione di polizia segreta che compie il lavoro che l'OVRA compie in Italia, é che in Italia si dà...una tenebrosa pubblicità perché si vuole con questo impressionare gli avversari del Regime: cosa cui si é innegabilmente riusciti...Anche in Russia si tratta in genere di operazioni di polizia che il Regime lascia apparire come dovute ad un complesso speciale per fare maggiore impressione10.
Quanto al nome, Aquarone e Melograni sostengono non corrispondere a nulla, scelto per la assonanza con la parola piovra, che dava l'idea di una tentacolare presenza, mentre per Santarelli potrebbe significare Organo di Vigilanza dei Reati Antifascisti.
Stabilire a chi rispondeva gerarchicamente questo nuovo organismo, nato nel 1926 o forse nel 1927 (altro mistero), é assai arduo come mostra <<...l'oscillazione interpretativa a proposito di rapporti tra OVRA, Polizia Politica, Divisione AGR, Capo della Polizia, presenti nei testi della studiosa più competente e acuta sulla questione, Paola Carucci >>11.
Giorgio Fabre, autore di questo giudizio, sostiene che fino al 1933-34 l'OVRA dipese dalla divisione Polizia Politica, per poi passare sotto la sezione I^ della divisione AAGGRR, sotto il comando di Guido Leto. In ogni caso - da quello che si può desumere dalle continue annotazioni, postillature, suggerimenti presenti sui rapporti, sia del Capo della Polizia Bocchini sia di Mussolini stesso - le direttive per il funzionamento dell'OVRA venivano dai massimi vertici.
Quanto all'identità degli informatori OVRA, l'elenco che fu pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n° 145 del 2 Luglio 1946, non può ritenersi probante, non essendo stato eseguito l'accertamento personale delle responsabilità e facendo confusione tra confidenti dell'OVRA, della Polizia Politica, del PNF e della Milizia.
In genere i fiduciari trasmettevano le loro informazioni alla divisione Polizia Politica, dove venivano trascritte in varie copie non intestate con l'indicazione della città da cui proveniva l'informazione e la data, qualche volta compare il numero corrispondente all'informatore oppure un suo pseudonimo12. Una copia veniva sempre mandata alla questura, nel nostro caso quella di Roma, per i riscontri delle denunce, che non di rado si rilevavano infondate o quanto meno esagerate, frutto di inimicizie personali, rivalità amorose o, come nel caso di questa denuncia, concorrenze professionali:Un certo Vitalone noto sovversivo di Monte Rotondo...gira per la provincia vendendo e comprando roba vecchia. Diverse strane coincidenze portano a credere che...diffonda anche della merce politica di contrabbando...13
Dopo accertamenti si conclude che in realtà
...egli é mal visto da molti negozianti dei comuni della zona (Sabina) che frequenta, unicamente per la concorrenza nella vendita delle calzature e dei pellami...14
Infine, altro materiale consultato sono i rapporti trimestrali del questore sulla situazione politica ed economica a Roma - questi rapporti, però, sono stati rinvenuti solamente dal 1937 ( tra l'altro archiviati nell'anno 1941 ) -, qualche rapporto mensile del comando MVSN e del PNF, mentre i fascicoli con le relazioni trimestrali del Prefetto di Roma sono vuoti.
1930-34
Parlando dei primi anni Trenta, qualsiasi storia si tratti, non si può prescindere da un fatto di proporzioni mondiali: la Grande Depressione. Il 24 Ottobre 1929 e ancor più il 29, il famoso Martedì nero, una crisi formidabile colpì la Borsa di New York: in Italia le conseguenze della crisi si sovrapposero a quelle provocate dalla rivalutazione forzata della lira a "quota 90". Era di pochi anni prima la fissazione del valore della lira a 92,46 per una sterlina, l'abolizione del corso forzoso e il rientro nel sistema aureo con tutti gli strascichi che una politica deflazionistica comporta a livello economico e sociale. Vera Zamagni ha visto in una tale politica finalità non esclusivamente economiche:<< considerazioni di prestigio interno ed internazionale - ha scritto - avevano certo spinto Mussolini alla sua decisione, come pure la paura di alienarsi il sostegno delle classi medie particolarmente colpite dall'inflazione e la preoc- cupazione di rendere meno cara l'importazione di materie prime >>15. Anche la politica cerealicola e quella della "bonifica integrale" vanno viste in quest'ottica.
Ma dopo aver combattuto una così dura battaglia per la lira era pensabile che alla prima crisi, una crisi di cui tra l'altro non colse subito tutta la gravità, Mussolini decidesse di svalutarla e di sganciarla dal Gold Standard? No non lo era, e le ripercussioni di questa politica monetaria si ebbero sulle già scarse esportazioni, sulla bilancia dei pagamenti e sulle riserve di valuta pregiata. Tutte le manovre anti-crisi del periodo 1930-34 si indirizzarono verso una più attiva politica di spesa pubblica attraverso i lavori pubblici, le "opere del regime" ( bonifiche, nuove città, porti, ferrovie, strade, ecc.) e il salvataggio di industrie e di istituti finanziari, prima attraverso l'IMI nel 1931 e poi con l'intervento ben più deciso nel 1933 dell'ultimo nato degli "istituti Beneduce": l'IRI.
Conseguenze inevitabili della crisi furono una decisa contrazione della produzione, industriale ma anche agricola, e quindi un aumento della disoccupazione aggravata dalla demagogica politica demografica del regime. Più figli per ogni famiglia, impossibilità di emigrare ed infine una generale riduzione degli stipendi e dei salari che De Felice quantifica così:<<...negli anni della "grande crisi" gli stipendi e soprattutto i salari dei lavoratori italiani subirono una notevole decurtazione, che - limitandoci a considerare solo le due generali riduzioni del '30 e del '34 - per l'industria fu del 15 per cento, mentre per l'agricoltura fu molto maggiore, anche se é difficile...azzardare cifre e percentuali...in ogni caso oscillante tra il 20 e il 40 per cento...dati nel complesso ottimistici, specie in relazione alle imprese minori...>>16.
Passando dal caso generale, l'Italia, al caso particolare, Roma, la situazione complessiva non cambia, pur con le peculiarità storico-socio-economiche che la città presenta. Il censimento industriale del 192717 é il mezzo per capire queste peculiarità, che fanno di Roma la città dei Ministeri e del terziario con un industria sottodimensionata ( Roma doveva essere, come ha detto Alberto Caracciolo, una "Capitale tranquilla"18, una città senza industrie e, di conseguenza, senza operai ) ed estremamente frazionata.
L'industria dei trasporti e delle comunicazioni era prima per numero di operai occupati con il 25,44%; seguiva quella delle costruzioni con il 16,32%, vestiario e abbigliamento con il 11,75%, meccanica con il 10,38% e, ultima tra i comparti con una certa rilevanza, l'industria poligrafica con il 6,16%: erano questi i settori che trainavano l'economia cittadina. Ma quello che la frenava era, in special modo, l'estrema dispersione dello sforzo produttivo: basta pensare che ben il 35,79% degli esercizi occupavano un solo addetto e il 45,91% da 2 a 5.
Su di un'industria strutturata così debolmente le conseguenze della politica deflattiva si abbatterono violentemente, facendo entrare in crisi una miriade di piccole e medie aziende, soprattutto edili e manifatturiere, spesso a carattere artigianale, colpite dalla contrazione generalizzata dei redditi e dalla difficoltà di ottenere prestiti e finanziamenti.
Negli anni 1931-34 fu un continuo susseguirsi di segnalazioni preoccupate per le conseguenze che la povertà e la disoccupazione potevano avere sulla situazione politica: il 1930, invece, era stato un anno meno critico non essendo la crisi ancora esplosa in tutta la sua gravità per la perifericità dell'economia italiana, mentre per tutto il prosieguo del decennio la situazione rimase preoccupante ma sotto controllo della polizia anche se non ai livelli dei tre anni che stiamo considerando. Malgrado una martellante azione della stampa e della radio del regime per "consolare" l'opinione pubblica tesa a raffrontare la situazione economica italiana con quella degli altri paesi ( l'economia italiana, come rilevano studi specifici, fu effettivamente tra le meno colpite dalla depressione mondiale ) e malgrado i racconti degli emigranti - costretti a tornare in patria per mancanza di lavoro, testimoni della dura realtà esistente in Francia, Belgio, Germania19 - le notizie riguardanti sfratti, povertà, disoccupazione, tentativi di protesta si susseguono a ritmo incessante.
Per avere un'idea delle dimensioni del fenomeno é sufficiente questo prospetto curato dalla questura di Roma sull'opera svolta dall'ufficio assistenza sociale dal 19 Dicembre '31 al 14 Aprile '32 :STATISTICA GENERALE DELL'OPERA SVOLTA DALL'UFFICIO ASSISTENZA SOCIALE DAL 19 DICEMBRE 1931 AL 14 APRILE 1932 - ANNO X20
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1°) Famiglie assistite........................................................................................... 1765
per un numero complessivo di persone.................................... 9219
2°) Casi pietosi segnalati alla federazione dell'Urbe
( famiglie......................................................................... 660
( persone....................................................................... 4869
3°) Senza tetto - ricoverati provvisoriamente alla casa dell'ospitalità
fascista "Arnaldo Mussolini".........................................( persone )................ 429
4°) Ricoverati al dormitorio di Primavalle.......................( persone )............... 211
5°) Ricoverati agli alberghi della Garbatella....................( persone )................. 35
6°) Ricoverati negli alberghi a spese del Governatorato....( famiglie )................ 37
7°) N° 6396 buoni viveri concessi ad un numero complessivo di persone..... 5137Si tratta di ben più di ventimila persone in meno di 4 mesi, calcolando solo quelle "curate" direttamente dalla questura. Una situazione di tale gravità non poteva non comportare ripercussioni sulla tranquillità delle masse. A controllare e a riferire gli umori della gente ci pensavano gli informatori:
...V'é gente che nei crocchi va dicendo frasi come questa "quest'inverno per sfamarci ci mangeremo gli uni con gli altri!" Ed allora, se ci si crede in compagnia 'sicura', qualcuno aggiunge guardando torvo "ma mangeremo anche loro!"...21
Il malumore ( naturalmente si dà colpa di tutto al Regime attuale! ) aumenta in modo impressionante con l'aumento del costo della vita e con le difficoltà di trovare lavoro per gli operai e difficoltà di trovare un'occupazione da parte di tanti giovani...22
La stessa questura di Roma era ben conscia della gravità della situazione e delle possibili ripercussioni sull'ordine pubblico, e lo faceva presente al capo della polizia:
...Ritengo peraltro doveroso far presente all'E.V. che da un'inchiesta eseguita in tutti i quartieri della città e del suburbio é risultato come il fenomeno della disoccupazione e quello conseguente del pauperismo vadano sensibilmente accentuandosi, e si comincia a notare nelle masse, specialmente dei quartieri operai e popolari, un senso di disagio anche morale, aggravato dalla stagione invernale...I dirigenti dei Commissariati sono concordi nell'escludere qualsiasi immediata preoccupazione per l'opinione pubblica, ma notano e segnalano lo stato di effettivo disagio che, se non arginato a tempo con larghe ed utili provvidenze o se sfruttato da sobillatori irresponsabili a scopo politico, potrebbe portare a fenomeni di esasperazione...23
"Fenomeni di esasperazione" che puntualmente avvenivano, come il tentativo di marcia verso piazza Venezia di donne sfrattate con la famiglia per morosità dagli alberghi della Garbatella. Questo tentativo di protesta, subito represso ( e che aveva come meta un luogo deputato unicamente alle manifestazioni di gioia e di entusiasmo, in una parola di consenso: ogni manifestazione e ogni delegazione di fascisti in visita a Roma si concludeva sotto le finestre di Palazzo Venezia tra acclamazioni al duce ), provocò una dura reazione da parte della polizia, con la consueta trafila di identificazioni, ammonizioni e, quando possibile, rimpatrio nel comune di origine24.
Ma avvenivano anche episodi di massima degradazione come quello segnalato dalla 112^ legione della MVSN:Comunicasi che alle ore 20 circa di ieri 3 corrente si adunavano dinanzi alla porta di questa Caserma una ventina di persone, in prevalenza donne e bambini, richiedendo insistentemente i rifiuti del rancio...25
Questi erano episodi che bisognava assolutamente nascondere sia agli italiani sia agli stranieri, nascondendo così loro l'esistenza della fame e della povertà, come di tutta quella serie di delitti contro la persona e contro il patrimonio che magicamente parevano scomparsi nell'Italia fascista poichè non venivano più riportati nella cronaca nera dei giornali. Due esempi di estrema miseria che si suggerisce di "nascondere":
Al prato del galoppatoio di Villa Borghese sono state messe le prime palafitte per la costruzione dei grandi padiglioni della "Mostra del Grano" che si inaugurerà nel prossimo Ottobre. Dato il punto così in vista, ha richiamato l'attenzione dei disoccupati i quali si presentano a frotte a chiedere lavoro all'ingresso del recinto. Ogni mattina aumentano di numero e il personale occorrente, dato lo stato dei lavori, é già al completo. L'impresario dei lavori stamane per allontanarli, data la loro insistenza ha dovuto ricorrere ai metropolitani a cavallo. Ripeto, dato il punto così in vista, frequentato anche dagli stranieri alloggiati negli alberghi di via Veneto, questo spettacolo di fame che si rinnova tutte le mattine é tutt'altro che edificante26.
Da qualche giorno, in via Veneto nelle ore dalle 11,30 alle 13, specialmente nel tratto ove vi sono i tavoli del Caffè Rosati, si notano alcuni braccianti disoccupati, i quali isolatamente e cioè uno per volta, si soffermano davanti i tavolini occupati, dicendo a bassa voce di essere disoccupati e chiedendo qualche soccorso. Trattandosi di località molto frequentata da giornalisti stranieri, ritengo opportuno segnalare la cosa, da me personalmente constatata27.
Una volta "nascosti" i casi più vistosi non si poteva però ignorare il grave stato di indigenza che colpiva larghi strati della popolazione, soprattutto durante l'inverno sia per ovvie ragioni climatiche sia per la stagionalità di certi lavori ( primo fra tutti l'edilizia ). Per questo anche le autorità di Pubblica Sicurezza si prodigavano in un......intervento che ha per scopo di alleviare miserie palesi e nascoste in casi contingenti, di dare un provvisorio ricovero notturno, a chi non abbia altro mezzo per ripararsi, e sfamare qualche derelitto e di intervenire in caso di assoluta urgenza e necessità, segnalando, altrimenti, chiunque abbia bisogno di aiuti alla Federazione dell'Urbe, che é l'ente al quale, secondo gli intendimenti Superiori, sono devolute nel quale sono concentrate tutte le iniziative relative alle opere assistenziali...In una riunione tenutasi stamane in prefettura per l'esame del grave problema e per i rimedi da adottarsi é stato deciso:
1°) La sospensione degli sfratti per morosità fino al 31 Marzo 1932
2°) La immediata istituzione di un ricovero per casi urgentissimi, gestito dalla Federazione dell'Urbe, disciplinato e vigilato dalla R. Questura...
3°) La concessione da parte della R. Questura di buoni-vitto e di buoni-medicinali forniti dalla Federazione dell'Urbe...
4°) Il sostentamento nelle ore della notte, in casi veramente pietosi, di qualche derelitto affamato con vitto caldo...
5°) La diretta segnalazione al sig. Segretario Federale dell'Urbe, per mezzo di questa R. Questura, di tutti i casi più interessanti, in ispecie di quelli di persone e di famiglie più bisognose...
6°) La vigile e sollecita opera di Signore, sotto la personale direzione di S.E. Donna Gina Federzoni, che penetrano in tutti gli ambienti e in tutte le case, ove occorre portare un soccorso. Tale opera nelle scuole urbane e suburbane sarà fatta da Signore osservatrici...
7°)La segnalazione da parte di tutti coloro, che comunque, concorrono all'assistenza sociale e quindi anche e soprattutto dalle Autorità di Polizia distrettuali e centrali...28Malgrado l'interessamento delle autorità di polizia e la "penetrazione" in tutte le case delle << Signore sotto la direzione di Gina Federzoni >>, l'opera di assistenza della Federazione dell'Urbe non fu, e non poteva essere, realmente risolutiva della miseria e del depauperamento di vasti strati della popolazione.
In un "giro della disperazione" effettuato da un informatore del PNF nelle otto zone della Federazione dell'Urbe per appurare la quantità e la qualità dell'assistenza offerta dai gruppi rionali ai bisognosi c'é la chiara dimostrazione dell'insufficienza della risposta data alla crisi generale:Pochi ricorrono perché sanno che non danno nulla...poco possono fare perché dalla segreteria generale, non ricevono nulla, essendo il Gruppo Trevi Colonna, situato nel quartiere di lusso, ma i commercianti poco danno. lascio la sala, nell'atrio noto, che stanno costruendo muri, rifacendo scale, decorando tetti, rimodernando ed abbellendo tutto...non vi sono più tessere da distribuire...asseriscono che dalla Federazione non ricevono quasi nulla...vi sono saloni, atrio, uffici, porte e sempre porte, uscieri! Tutto ciò costa e la gente ha fame!...senza alcun principio elementare di igiene... non pochi ritornano indietro a mani vuote...hanno mezzi poco sufficienti per le numerose domande di soccorso che giornalmente ricevono...non rilasciano nuove tessere...tutti dovrebbero mettere nella loro delicata funzione un minimo di cameratismo nel trattare e confortare così, anziché umiliare come talvolta avviene i bisognosi...collera e amaro riso ho spesso scorto sul volto dei miseri...29
Collera e un amaro riso aveva scorto l'informatore sui visi di questa povera gente eppure mai una ribellione, mai una sommossa, mai uno sciopero con finalità politiche.
Se una sorta di atavica sopportazione della povertà e della miseria é una plausibile giustificazione per quelle persone di recente o recentissima urbanizzazione senza una coscienza politica e sindacale, immigrati specialmente dal sud, un tale atteggiamento sembra da escludere per quei lavoratori che erano stati protagonisti di dure battaglie per i propri diritti politici e sociali, sia nel primo dopoguerra, sia in alcuni casi dopo la marcia su Roma. Come pensare che nulla fosse rimasto, nella memoria colletiva degli edili, delle lotte del 1923-24 condotte dall'Unione muratori romani, di quegli oltre due mesi di sciopero condotti contravvenendo al divieto governativo, contro ogni riduzione di salario30? Stesso discorso per gli elettrici dell'Anglo-Romana, che nel 1924 avevano tentato anche loro di resistere alle decurtazioni degli stipendi31. O ancor più simili considerazioni valgono per i tipografi che grazie << all'alto grado di professionalità necessario a svolgere il mestiere, il titolo di studio relativamente alto per i tempi, necessario per diventare apprendista >> erano << degli operai difficilmente sostituibili >>32. In effetti, tali caratteristiche mantennero viva l'identità della categoria e un tendenziale antifascismo che però, come per le altre categorie di lavoratori, si mostrò solo in piccoli episodi sporadici e nell'atteggiamento di ogni giorno senza mai giungere a ribellioni organizzate.
A questa passività si possono dare molte giustificazioni politiche, sociali, economiche e infine psicologiche. Tali giustificazioni prese singolarmente significherebbero poco o nulla, ma considerandole insieme possono aiutarci a capire il "clima" che si respirava a Roma, e in generale in Italia, in questi primi anni Trenta.
Le dimostrazioni di forza e di saldezza che il fascismo diede sia in campo internazionale, sia soprattutto all'interno - il consenso plebiscitario ottenuto nel 1929, il Concordato stipulato con la Chiesa, i continui successi nello sgominare i tentativi di riorganizzare un antifascismo attivo all'interno del paese33 ( dal 1927 al 1932 la Polizia Fascista riuscì a distruggere per sei volte il ''centro interno" comunista34) - possono essere una prima spiegazione.
In questa situazione il vincitore, chi dà continuamente dimostrazioni di forza ottiene la simpatia dei neutrali e in seguito anche quella degli oppositori più tiepidi, sconfitti ed isolati. L'isolamento di ciascuno di fronte all'autorità fu uno dei fini pervicacemente cercati dal regime. Questo, a livello macroscopico, si traduceva nell'impedimento di qualsiasi solidarietà collettiva tanto che, in tutti i rapporti e le denunce della polizia, si tendeva a distinguere nettamente le agitazioni di carattere economico da quelle a carattere politico. E differenti erano anche le conseguenze a cui si andava incontro: a fronte di una sostanziale bonarietà nel commentare e giudicare gli scioperi con semplici scopi economici, c'erano anni di galera e di confino, dati a profusione dal Tribunale Speciale, quando si sospettava che le agitazioni avessero un significato politico.
E quale data simboleggiava, ieri come oggi, l'unità di lavoratori, la necessità dell'azione comune per il rispetto dei propri diritti salariali, sindacali, politici? Il Primo Maggio ha sempre svolto questa funzione e lo sapevano bene anche le polizie fasciste, come si evince dalla consistenza dei fascicoli denominati K9 relativi, appunto, al Primo Maggio, dallo spiegamento di forze in quella data e dalle conseguenze a cui si andava incontro festeggiandolo. La questura ci offre un esempio della capillarità dei controlli:La Questura ha disposto un accuratissimo servizio di vigilanza sugli opifici, stabilimenti, officine e cantieri di questa città al fine di accertare quale operai, ivi occupati, si fossero eventualmente assentati in detto giorno dal lavoro, e se la loro assenza avesse avuto o meno per iscopo di festeggiare detta ricorrenza. Da tale accurato servizio é risultato che due individui si sono il Primo Maggio assentati dal lavoro, senza giustificato motivo... Ammoniti tutti e due35.
Una simile attenzione fu costante per tutto il decennio, come mostra questa altra informazione del 1936, interessante oltre che per la nota di costume ( ovvero il Primo Maggio si festeggiava "fuori porta" mangiando fave e pecorino e bevendo litri di vino ), come ulteriore dimostrazione dell'incessante e subdola opera di spionaggio:
... l'informatore n° 40 si permette di chiedere:
1) Che il n/fiduciario abbia lo stesso trattamento degli altri partecipanti e cioé se la Polizia farà degli arresti, dovrà essere arrestato anche il n/fiduciario;
2) se la Polizia procederà a soli "fermi" e relative diffide anche il nostro fiduciario dovrà essere fermato e diffidato...36E ancora nel 1937 si continuava a sorvegliare:
Dei giovani fascisti hanno raccontato di essere stati mobilitati nella notte dal 30 Aprile al 1 Maggio per sorvegliare la Città, onde impedire che vengano attaccati dei manifestini sovversivi...37Senza la possibilità di unirsi, con il pericolo di essere licenziati al primo accenno di protesta, con i sindacati fascisti che non svolgevano il compito di difendere gli interessi di classe38, per i lavoratori furono anni in cui si trovarono in totale balia dei datori di lavoro. Questa mancanza, per i lavoratori romani, di una reale difesa sindacale e ampiamente riscontrabile nella carte di polizia:
Tipografia 'Universale' Via Appia Nuova 75. Sciopero tipografi per mancato pagamento di 2/3 dello stipendio sin dal sabato prima. La direzione ha pagato lo spettante ma ha licenziato 4 operai ritenuti i capeggiatori dello sciopero39.
La ditta Lulli...rimborsa solamente le spese che gli operai sostengono giornalmente, per l'acquisto dei viveri ed alla fine della settimana corrisponde loro, saltuariamente, poche lire per gli altri bisogni. Ciò stante, quasi tutti gli operai sono creditori della ditta dalle 700 alle 2500 lire.
Gli operai stessi, immigrati dal Friuli e dalle Marche, pur soffrendo e facendo soffrire le famiglie residenti nei paesi di origine, alle quali da un paio di mesi non possono inviare denaro, hanno celato finora il loro malcontento per non rimanere disoccupati, poiché se l'avessero manifestato, sarebbero senz'altro licenziati...40... Cervi Pasquale... impresario dei lavori di costruzione di un fabbricato che va sorgendo in Piazza Bologna... il 3 corrente licenziò 34 lavoratori, tra manovali e muratori, sia per scarso rendimento, sia perché intenzionato di dare lavoro a cottimo, magari anche a qualcuno di essi fra i migliori...41
Edili creditori di un'impresa. Si sono presentati al Commissiariato di Monte Verde 4 operai in rappresentanza di altri 35 edili per dichiarare che erano creditori di L. 2000 dell'impresa Farina senza poter riscuotere. Sono state disposte indagini per rintracciare il Farina, intanto gli operai sono stati diffidati a mantenersi disciplinati in attesa dell'intervento dei sindacati42.
Non si può però spiegare il clima di passività e la mancanza di un antifascismo attivo unicamente chiamando in causa la ( pure effettiva e capillare ) repressione poliziesca. Si possono trovare, a mio parere, tre concause per spiegare l'arrendevolezza ( o il consenso secondo un altro punto di vista ) della popolazione: la convinzione che "fuori si stava peggio", la politica assistenziale e la figura di Mussolini.
Rimandando per il primo punto alle considerazioni già svolte, si può osservare, a proposito della politica assistenziale che essa ebbe una capacità di creare consenso infinitamente maggiore rispetto ad ogni altra realizzazione del fascismo. "Befana fascista", "Natale di Roma", "Compleanno del Duce", furono ricorrenti occasioni per procedere alla distribuzione di generi alimentari di prima necessità. L'assistenza si articolava inoltre nella distribuzione giornaliera del "rancio del popolo", nell'organizzazione dei dormitori popolari, soprattutto in inverno, nell'elargizione di piccole somme di denaro, nei treni popolari, e infine nelle colonie marine e montane per i piccoli fascisti. Non é certo difficile documentare i commenti positivi che queste elargizioni suscitavano tra i romani, anche se poi questi commenti venivano interpretati dagli informatori, un pò troppo estensivamente, come manifestazioni di consenso a tutta la politica del regime:Non é difficile riscontrare soddisfazione e consenso verso questo genere di politica da parte degli strati più umili della popolazione.
Ieri, domenica, la popolazione romana e dei paesi vicini ha fatto buon viso alla provvida concessione di viaggi a tariffa unica...chi la faccia ha conosciuto sotto altri riflessi, oggi constata che la sua fisionomia ha acquistato coscienza e le manifestazioni di afflusso alle spiagge vanno considerate come consapevole e gradito consenso a tutte le imprese del regime...43...Si sentiva anche questa mattina operai che parlavano tra loro, sui tram delle ore mattutine, discorsi che denotavano il giusto riconoscimento di quanto il Regime fa per il popolo senza parlare di tutte le opere assistenziali che beneficano in modo così palese tutta la popolazione. Noi siamo assai spesso a contatto con il popolo,con l'operaio, e riconoscimenti del genere, spontanei in pubblico, non capita sentire con troppa facilità, mentre anzi c'é in generale più la tendenza al lamento che al plauso verso chi veramente pensa al popolo44.
Ma c'é anche chi vede in questa politica assistenziale l'altra faccia della medaglia:
...Le stesse colonie, se sono in se stesse apprezzate per i bambini, sono tuttora criticate, poichè si dice che sarebbe assai meglio trovar modo di far mangiare - magari poco - i bambini tutto l'anno, piuttosto che rimpinzarli per un mese, e farli poi stentare per tutti gli undici mesi successivi...45
I lavori pubblici sono un'altra strada che il regime sfruttò per cercare di attirare consensi e gli anni Trenta furono per Roma gli anni dei grandi sventramenti. Per festeggiare il decennale della marcia su Roma, si inaugurò via dei Fori Imperiali, si aprì inoltre via Bissolati, si isolò il Campidoglio e il Mausoleo d'Augusto, si demolì tutto il tratto tra piazza Sant'Apollinare e piazza Sant'Andrea della Valle per costruirvi corso Rinascimento e infine, dal 1936, si iniziò a demolire la Spina di Borgo per aprire la vista davanti a S.Pietro, un'operazione che sarà conclusa solamente in occasione dell'Anno Santo nel 1950.
Anche in questo caso, a fronte dei vantaggi ottenuti in termini di posti di lavoro creati dalle opere di demolizione, soprattutto tra i lavoratori edili particolarmente colpiti dalla crisi, si ebbe un risvolto negativo che colpì proprio coloro che doveva favorire.
Prescindendo da una analisi di merito del significato artistico e urbanistico di questi sventramenti46, va detto che essi provocarono un vero e proprio esodo di abitanti di quelle aree verso la periferia più estrema della città, verso le famigerate "borgate"; solo per la costruzione di via dei Fori Imperiali furono infatti demoliti 5500 vani. La borgata Prenestina, San Basilio, borgata Gordiani, il Trullo, Tiburtino III, Tufello, Val Melaina, Primavalle, Tor Marancio, il Quarticciolo, costruite dall'Istituto Case Popolari con materiali "autarchici", erano poco più che baraccopoli, con problemi di affollamento, igiene e di isolamento dal resto della città, causato dalla mancanza di collegamenti ( in genere l'urbanizzazione di questa aree avveniva molto tempo dopo la costruzione delle case ). Questo isolamento - ha scritto Italo Insolera - produceva altri problemi sociali ed economici:<< La maggior parte dei deportati nelle baracche viveva precedentemente esercitando un piccolo, modesto artigianato a servizio della città dentro cui abitavano: trasportati fuori della città venne loro a mancare la clientela e con essa la fonte del loro poco lavoro. Nè potevano sostituirla nella borgata, dove tutti gli abitanti erano ugualmente indigenti, e i loro bisogni ridotti necessariamente al minimo. Le borgate potevano vivere solo in forza di fonti di lavoro a loro esterne...Rotto perciò il rapporto con la città, il rapporto con i ceti datori di lavoro e consumatori di beni prodotti, le borgate non potevano diventare che acquartieramenti di povera gente appartenente tutta allo stesso ceto...>>47.
Un altro fattore capace di creare consenso fu la figura stessa di Mussolini, o meglio l'immagine che di lui era stata costruita dal regime e ampiamente accolta tra la gente. La mancanza di punti di riferimento alternativi alle istituzioni fasciste - sia sotto il profilo politico, sia sotto quello culturale ed associativo - lasciò solo davanti al potere ciascun cittadino. Ciò condusse alla scelta obbligata di delegare ogni decisione ad un'identità, ad una figura, ad un potere quasi metafisico. Solo gli antifascisti politicizzati ( una esigua minoranza, cioè ) furono irriducibili nel contestare questo potere. Tutti gli altri erano contraddittori, mescolavano odio e stima, disprezzo e simpatia. Luisa Passerini vede in Mussolini un'ambiguità, una commistione di momenti maschili e femminili: << Con la folla ridotta a massa, il duce gioca la doppia parte alternativamente, maschile e femminile, dove il primo é inteso nel senso degradato di ergersi e penetrare, il secondo di accogliere e riprodurre, si tratti di grida, di ordini, di passioni...>>48.
Le fonti a nostra disposizione sono concordi nel sottolineare l'importanza della figura di Mussolini - autoritario ma allo stesso tempo indefesso lavoratore e riflessivo capo di stato - nel compensare la declinante popolarità di altre istituzioni e figure del regime:Lo stato d'animo della popolazione si va quasi ovunque stranamente orientando sempre più verso il Duce e sempre meno verso il Fascismo, che é visto attraverso le beghe locali e il contegno non sempre e quasi mai esemplare dei gerarchi...49
Si dice che il Duce abbia dettato le norme di vita al Segretario Federale di Milano per dettarle a tutti i gerarchi del Partito, perchè oramai essi davano troppo all'occhio del popolo che soffre, con il loro regime di vita lussuosa e sprecona50.
Nella successiva nota, l'informatore confuso tra gli studenti ci mostra come tra questi fosse alta la cosiderazione verso Mussolini, mentre era estremamente bassa quella per Starace. Il segretario del Partito fascista fu oggetto di attacchi durissimi per tutto il tempo in cui restò in carica, come mostrano, oltre le migliaia di lettere anonime, la quantità di storielle e di barzellette di cui era il protagonista mai positivo. Ciò che meraviglia é che gli attacchi fossero sempre e comunque "ad personam", ovvero non rivolti contro la carica di cui poteva apparire il simbolo ma tesi a sottolineare la mancanza di qualità morali, culturali, intellettuali di Starace.
Ho cominciato a svolgere le mie indagini in mezzo all'elemento goliardico...posso assicurare che unanime é il plauso verso il Duce, anzi oserei dire che vera e propria venerazione circonda la sua persona...
E' unanime non solo nell'ambiente studentesco, ma in qualsiasi ambiente a cui mi sia potuto accostare, l'opinione che S.E.Achille Starace sia un amorale, da essere indegno di ricoprire una carica, che richiede personalità di ordine morale elevatissimo...51Era convinzione diffusa ( anche tra gli universitari, secondo quanto afferma il successivo informatore ) di fronte alla recidivia dei gerarchi nei loro comportamenti, che molte cose venissero volutamente nascoste al duce dal suo "entourage". In realtà Mussolini era costantemente aggiornato, sia indirettamente, attraverso le riunioni giornaliere con il capo della polizia, il segretario del Partito, prefetti, questori, capizona OVRA, sia direttamente, leggendo una quantità enorme di rapporti e di informazioni fiduciarie52 ( come dimostra, tra l'altro, il timbro "Visto da S.E. il Capo Del Governo" apposto su molti essi ).
...I giovani fascisti universitari, più mussoliniani che fascisti, criticano l'attuale andamento delle cose, soprattutto per quanto riguarda il sistema dei lauti stipendi che molte persone del Regime percepiscono attualmente. Essi accusano gli uomini attualmente al potere di mentalità sorpassate e liberali e di essere attaccati troppo al denaro...sono convinti che Mussolini viene tradito dai suoi collaboratori più diretti cioè che non viene sempre a conoscenza delle cose che succedono e che molte cose gli vengono sistematicamente nascoste o presentate sotto altra luce53.A mantenere vivo questo carisma contribuiva anche l'azione capillare svolta dalla Segreteria Particolare del Duce. Questa, attraverso segnalazioni di prefetti, questori, organi di Partito o direttamente attraverso le lettere indirizzate a Mussolini, individuava persone e famiglie bisognose o ritenute particolarmente meritevoli di un aiuto diretto da parte del duce. L'aiuto poteva consistere in un pò di viveri, una somma di denaro, un posto di lavoro, un alloggio. Si tratta di un flusso consistente di elargizioni che, presentandosi come volute personalmente dal duce, rafforzavano significativamente la sua popolarità. Bisognerà attendere gli ultimi anni del decennio, alla vigilia della guerra, per trovare delle segnalazioni fiduciarie con le prime accuse rivolte direttamente a Mussolini.
Concludendo l'analisi di questi primi anni Trenta, non é possibile dimostrare un antifascismo convinto tra le masse ma, mi sembra, si possa dimostrare una critica corrosiva ai vari aspetti e apparati del regime, senza che per ora venga investito integralmente. Partito, sindacati, milizia, gerarchi grandi e piccoli, uffici di collocamento, le adunate oceaniche, le tasse organizzative per le sedi rionali, l'incapacità di frenare il continuo aumento di tutti i generi alimentari, gli esempi di corruzione e di favoreggiamento offerti a tutti i livelli, il generale clima di paura e di sfiducia, la mancanza di prospettive dei giovani e degli studenti in particolare, sono tra i più ricorrenti oggetti di critica, anche se il segnale più sintomatico di una città che non é tutt'uno con il regime, come si pretenderebbe, é la mancanza di slancio e di partecipazione, una sorta di noia verso le adunate, marce, manifestazioni che a ritmo serrato si succedevano. Questa antipatia dei romani nei confronti delle adunate é perfettamente rilevabile dalle carte di polizia e di Partito:...Buona, se pur non ancora perfetta, é apparsa l'organizzazione dei Fasci Giovanili...le adunate svoltesi durante il mese, nelle sedi dei vari Gruppi sono riuscite notevolmente affollate, per quanto possa calcolarsi che, in media, circa un quarto degli iscritti non abbia partecipato alle medesime. Il fenomeno, aspramente deplorato dal Segretario Federale, non deve destare meraviglia quando si pensi che, per ragioni ormai note, il Fascismo Romano, forse più degli altri, é appesantito da una massa grigia di fascisti più di nome che di fatto...54
Ieri la cerimonia svoltasi a Villa Umberto sarà stata solenne, ma, per chi non era informato, Roma ha dimostrato ancora una volta la sua apatia. Malgrado l'ordine del Segretario del Partito a tutti gli iscritti del PNF di indossare la camicia nera con o senza giacca invernale, pochissimi hanno ottemperato... 55
Sintomo di una certa freddezza é anche la risposta poco esaltante alle campagne di iscrizione al Partito, a cui aderiva soltanto chi era costretto, o per non perdere il lavoro o per avere qualche speranza di trovarlo. Sintomatica al riguardo é la bassa percentuale di iscritti al Partito e al sindacato di lavoratori con alto grado di professionalità e quindi difficilmente sostituibili. Così si legge in un rapporto della questura di Roma: due tipografi...
...hanno riferito che nella tipografia della Camera dei Deputati...moltissimi sono gli operai non iscritti al PNF, ma che non possono far nomi, in quanto vivono e lavorano in un ambiente di antifascisti...56
Una situazione simile era riscontrabile tra gli abitanti di un quartiere, notoriamente antifascista, come San Lorenzo, abitato da piccoli bottegai ed artigiani meno legati al regime57.
L'iscrizione, in definitiva, non era, nella maggior parte dei casi, un atto di fede ma un obbligo o una necessità. Lo dimostra l'alta percentuale di lavoratori dello stato tra gli iscritti al Partito:Si diceva a Montecitorio che le nuove domande di iscrizione al PNF sarebbero scarse. Le sole che affluiscono sono di impiegati e di maestri e a tale scopo non sarebbero mancate le pressioni dei superiori; oppure quelle di gente che sarebbe meglio non averla...58
Tra Fascisti abbiamo udito discutere sulla ripartizione delle forze inquadrate e tesserate nel PNF :
ISCRITTI AI FASCI MASCHILI..............................1007231
A QUELLI FEMMINILI............................................. 145210
_____________
totale 1152441
Tra costoro vi sono tutte le varie associazioni, ripartite poi come forze a se e che sommano a 616699 cioè oltre il 50% dei Fascisti sono dei funzionari statali. Vi si aggiungono tutti gli altri parastatali e quelli delle Confederazioni e Sindacati, tutti gli esercenti e in qualche modo i dipendenti e si vedrà che tutto considerato, questa penetrazione in profondità nella massa non esiste59.Tra i due opposti estremi interpretativi - un diffuso sentimento antifascista, da una parte, un consenso attivo e compatto, dall'altra - mi sembrano particolarmente efficaci le parole di questo informatore nel descrivere l'orientamento dell'opinione pubblica a Roma nel 1934:
...Si nota la stanchezza e l'assenza di discussione politica quasi da indicare un adattamento, e quindi assenso alla politica del Regime60.
1935-36-37
Nei successivi anni le voci "captate" dagli informatori, per quanto riguardava la situazione interna, non subirono cambiamenti di tono e di argomento: aumenti continui dei prezzi non compensati da variazioni equivalenti degli stipendi e dei salari, sfiducia nella "classe dirigente" ( gli scandali, i furti, le irregolarità amministrative, anche a basso livello, nei gruppi rionali soprattutto, erano continui, generavano scandalo tra la gente ma quasi mai portavano all'arresto del colpevole ), noia e indifferenza riguardo alle incessanti iniziative, marce, adunate, questue, richieste di finanziamenti ordinari e straordinari per le svariate associazioni fasciste. Ma vi erano dei casi di vera e propria avversione, come "l'informatore n°40" scorge tra gli ex ferrovieri che, non ci scordiamo, avevano subito una dura epurazione all'indomani della marcia su Roma:
...Il Duce può ordinare tutte le manifestazioni, le adunate; ma sarebbe evidente che l'anima delle popolazioni non é con il Regime Fascista. Il "fondo" di queste masse é oscuro: pieno di incertezze, pieno di incognite. Questo "fondo" é quello che si agita misteriosamente per qualunque soluzione, sperando in complicazioni europee, in modo che il Regime Fascista possa cadere tragicamente.
Domani se le campane, le fanfare, le sirene, i tamburi chiameranno a raccolta il popolo, il Duce può stare sicuro che accorreranno "per vedere" e "per sentire" anche coloro che non hanno la tessera: magari quest'ultimi grideranno più forte dei primi. Ma il Regime può fare affidamento sulle vaste "zone grigie"? Insomma, per concludere, la situazione in varie regioni d'Italia non sarebbe tranquilla perchè l'italiano di oggi si é abituato ad avere, oltre il volto, una maschera: col primo, nascostamente, esprime ciò che ha nel cuore e con la seconda inganna le Autorità e il Regime!61Nel leggere i rapporti del questore e dei commissari di P.S., oltre le segnalazioni fiduciarie, ci si rende perfettamente conto che quello che più disturbava la gente comune, era il ricorso sistematico alla violenza anche da parte dell'ultimo fascista o milite. Sembrava quasi che l'indossare una camicia nera risvegliasse in ciascuno di essi una sorta di "orgasmo di potere", il che alla lunga cominciò ad infastidire un pò tutti, in una situazione - siamo a metà degli anni Trenta - in cui il regime appariva ormai privo di nemici.
La milizia si dimostrava particolarmente arrogante, tanto da entrare spesso in conflitto con la questura per l'arbitraria autoattribuzione di compiti che l'autorità di P.S. considerava suoi. Militi fascisti, molte volte anche in borghese, pretendevano di compiere atti di polizia giudiziaria, fermi e perquisizioni di innocui passanti, spesso spinti da meri motivi di interesse o rivalità personale. Viene sottolineato, nella relazione di un fiduciario, il maggior credito che godeva presso la popolazione la polizia rispetto alla milizia e l'inutilità di un'altra forza di polizia:Vivissime critiche si muovono da più parti all'opera che va svolgendo a Roma e in provincia, il servizio speciale di pubblica sicurezza della Milizia, che ha la sua sede in via Boncompagni, in un principesco palazzo! Si osserva che tale servizio, a parte le noie che arreca a pacifici cittadini, non ha alcuna giustificazione, in quanto intralcia il normale funzionamento del servizio di pubblica sicurezza compiuto egregiamente dalla Polizia, verso la quale si ha maggiore fiducia, e importa un onere finanziario non indifferente62.
Oltre a queste ingiustificate attribuzioni di compiti, i militi della 112^ Legione di stanza a Roma erano spesso protagonisti di ogni genere di sopruso e ruberia - dall'estorsione alla violenza carnale, dalla rissa al taglieggiamento di commercianti, dal furto puro e semplice alle molestie sessuali - tanto che appare quasi credibile questa conversazione che un fiduciario mette sulla bocca del Re e di Mussolini:
Un'altra persona mi ha detto di aver saputo da un suo amico che non molto tempo fa S.M. il Re chiese al Duce...a che serviva la MVSN posto che ormai il Fascismo si era saldamente affermato e godeva la fiducia dell'intera Nazione. Dicesi che il Duce abbia risposto: Maestà nei ranghi della Milizia abbiamo il fior fiore della canaglia del Paese, fino a quando questa canaglia la teniamo inquadrata sotto la ferrea disciplina della Milizia, é innocua, lasciata libera non possiamo prevedere quello che potrebbe accadere...63
Anche componenti del PNF erano spesso coinvolti in simili illegalità, con una certa prevalenza di reati pecuniari: nel solo 1936 il segretario amministrativo del gruppo rionale Borgo-Aurelio, il fiduciario del Gruppo di Pantano Borghesiana e il comandante dei fasci giovanili sempre del gruppo Borgo-Aurelio si resero colpevoli di furto dei fondi dei gruppi64. Simili sottrazioni venivano evidentemente considerate dai superiori dei semplici peccati veniali, dal momento che nessuno veniva denunciato nè tantomeno arrestato, probabilmente per non dare pubblicità alla cosa. Non mancavano momenti di plateale arroganza, come mostra questo emblematico episodio, con un fascista che schiaffeggia un agente, tra una torpida folla di passanti sullo sfondo:
Ieri sera, alle ore 21, cinque agenti della Squadra Politica e Stranieri, mentre si trovavano in via Arenula, angolo corso Vittorio Emanuele, in attesa di essere comandati di servizio nelle adiacenze del Palazzo del Littorio...vennero investiti dal Fiduciario e da altri Fascisti del Gruppo Regola...perchè non avevano salutato il Gagliardetto, avendoli scambiati per cittadini...Il Fiduciario stesso dichiarava che era stato costretto agire in quel modo poichè lungo tutta via Arenula, nessuno dei passanti, uomini e donne aveva salutato il Gagliardetto e che per lo stesso motivo egli aveva dovuto schiaffeggiare poco prima altro individuo...65
A questi aspetti, che come abbiamo visto sono presenti in tutti gli anni presi in considerazione e anche nei successivi, se ne aggiungono altri legati alle ripercussioni sull'opinione pubblica della conquista dell'Etiopia, con la fondazione dell'impero, e della partecipazione attiva alla guerra civile spagnola.
In molti paesi e sotto ogni tipo di regime la politica estera é vista come una rete per catturare facili, e poco duraturi, consensi e per distrarre le masse dai problemi interni che l'affliggono. La guerra d'Etiopia non si discosta di molto da questo schema: dopo un lustro di problemi economici, crisi occupazionale, contrazione dei consumi privati, il consenso andava scemando e si cercò di invertire la china. L'Etiopia aveva tutti i requisiti per diventare la vittima sacrificale: prima cosa era "libera", ovvero non era nè colonia nè protettorato di nessuna grande potenza ( cosa assai difficile nell'età degli imperialismi ), diplomaticamente era il momento buono, ma soprattutto sul fronte interno poteva contare sulla mai sopita - presso la borghesia - voglia di vendicare Adua, sul mito ottocentesco della fertile terra africana su cui indirizzare l'emigrazione della masse contadine, principalmente del sud. Ultimo fattore da tenere presente é l'appoggio - se non del Papa e del Vaticano direttamente - di tutte le gerarchie ecclesiastiche e della stampa cattolica in nome dell'evangelizzazione degli etiopi. Se a tutto questo si aggiunge la martellante propaganda svolta sincronicamente da tutti gli organi di regime, coordinati dal neonato Ministero Stampa e Propaganda, non é difficile capire le "oceaniche" adunate, molte volte scambiate per vero e proprio consenso.
Detto questo, l'avventura africana si può dividere in tre fasi, con differenti gradi di consenso. Durante la prima, che precede lo scoppio delle ostilità e va indicativamente dalla mobilitazione della classe 1911 fino a poco dopo, si registrano dei malumori provocati sia dalla paura immediata di avere un parente o un amico tra le truppe sia dalla mancanza di una prospettiva chiara per il futuro. Questo senso di disagio e di preoccupazione per una politica non compresa fino in fondo, é chiaramente colto tra la gente dall'ennesimo informatore, nei mesi precedenti l'inizio delle ostilità:Lo stato dell'opinione pubblica in merito all'ormai sicura campagna militare nell'Africa Orientale non é del tutto soddisfacente...in generale si può affermare che l'opinione pubblica non é in questa contingenza, favorevole al Governo. Si ha la sensazione netta che, in definitiva, si tratti da parte nostra di una spedizione guerresca di conquista...Il parlare di provocazioni Abissine é ritenuto dal pubblico come un puerile pretesto, insufficiente in ogni caso a giustificare una guerra...lo stabilimento di una specie di nostro protettorato nell'Abissinia avrebbe dovuto essere apertamente dichiarato al popolo mettendo in evidenza gli enormi vantaggi che da essa potranno, in futuro, derivare a noi ed agli abissini stessi...66
Non fu certo un caso che proprio in questa fase venne costituito il Ministero Stampa e Propaganda, diretto dall'enfant prodige Galeazzo Ciano: il nuovo ministero cominciò a spiegare i vantaggi della conquista sia per gli italiani sia, paradossalmente, per gli abissini e creò quel particolare clima di entusiasmo e patriottismo che tanta parte ebbe nell'indirizzare l'opinione pubblica.
Il Partito comunista e Giustizia e Libertà cercarono di approfittare dei richiami alle armi per insinuare propagandisti nelle forze armate, non riuscendo nel complesso ad ottenere risultati apprezzabili. In questo rapporto mandato dalla Divisione Polizia Politica alla Divisione AAGGRR, non é chiaro se a fare propaganda pacifista fossero dei veri e propri antifascisti o, più semplicemente, delle persone contrarie alla guerra. Qualche risultato fu comunque ottenuto, se é vero che pare assente tra i soldati la convinzione che quella che andavano a intraprendere in Etiopia fosse una missione di civiltà:Persona di fiducia che ha avuto occasione di sostare ...alla Stazione Termini, vicino ad una tradotta di soldati in partenza per Napoli, ha potuto osservare che troppa gente estranea, non sorvegliata da alcuno, si avvicinava ai vagoni - non si trattava nè di parenti, nè di amici - dei militari, mostrando di compiangerli e imprecando alla guerra. Questo provocava una penosa impressione nei soldati, alcuni dei quali avrebbe esclamato "ci mandano al macello"... 67
In una seconda fase, che comincia pressappoco alla fine del 1935, corrispondente alle prime vittorie e soprattutto alla convinzione che il conflitto possa rimanere circoscritto, la propaganda ufficiale ebbe buon gioco nel mettere in evidenza gli argomenti - nazionali, patriottici, demografici - che più potevano colpire la sensibilità collettiva. E per tutto il 1936, infatti anche dopo il 9 maggio ( giorno che vede " dopo quindici secoli, la riapparizione dell'impero sui colli fatali di Roma "), é un susseguirsi di note fiduciarie esaltatorie di Mussolini, del fascismo, dell'impero.
Conclusa la guerra, sgonfiatosi il clima di eccitazione e di entusiasmo, i romani, così come il resto degli italiani, si aspettavano dal governo tranquillità economica e sociale: in poche parole pace, da mangiare e, se possibile, il diradarsi di adunate, marce e sfilate, contestate, tra l'altro, perchè costituivano un evidente spreco di denaro pubblico. Invece tutto questo fu disatteso e gli stessi insulti e le barzellette che mettevano in ridicolo Starace e lo staracismo non erano che la conferma del fastidio sentito dalla gente verso quel modo roboante di intendere la partecipazione politica che veniva ritenuto proprio del segretario del Partito.
In un primo rapporto, un informatore fa giustamente differenza tra manifestazioni plebiscitarie e consenso:...se effettivamente l'affluenza presso le Federazioni acquista il carattere quasi plebiscitario, il consenso non é però tale e l'affluenza ha più il carattere di disciplina che di persuasione, e di consenso...68
Un secondo informatore, oltre al rituale lamento per il disturbo arrecato dalle continue convocazioni69, fa rilevare lo scontento ( forse del fiduciario stesso ) per il ruolo indebito che assunsero i portieri sotto la spinta interessata del PNF:
...il Partito approfitta troppo, e troppo liberamente degli iscritti, senza alcun rispetto per il loro lavoro, per il loro riposo, e per la loro libertà...Si sono contate anche dieci e più chiamate in un mese...Sicchè la stanchezza, conduce in molti casi all'allontanamento ed all'assenteismo...Altre lagnanze ed altri malcontenti sono sorti fra i fascisti, perchè i portieri dei fabbricati sono diventati oggi i fiduciari dei Fasci...il Partito fa prendere visione di ordini, firmare comunicazioni, diramare inviti, chiedere informazioni, e via dicendo, a mezzo del portiere...nessuno ha piacere di ricevere ordini dal proprio portiere...70
Un terzo, riferendo i commenti, sempre negativi, raccolti negli ambienti dell'Azione Cattolica introduce un tema molto importante: ovvero le manifestazioni più o meno "oceaniche" avevano molte volte poco di spontaneo ma erano pilotate dall'alto mediante il precettamento degli iscritti al Partito:
Negli ambienti dell'Azione Cattolica si osserva che sulle 'cartoline precetto' intimanti agli iscritti del Fascio di intervenire all'adunata per partecipare alla dimostrazione, era stabilito l'uso dell'abito borghese, esclusa la camicia nera. Si pone perciò in risalto il fatto che l'esclusione della camicia nera, voleva e doveva significare che la dimostrazione comparisse di carattere volontario e popolare, e non di Partito.
E naturalmente su ciò ci si commenta ampiamente, mettendo anche in risalto le imposizioni cui continuamente i cittadini devono sottostare, con questa adunate ecc.,che in fin dei conti rappresentano una forma qualunque di servilismo e di privazione o menomazione di libertà71.I rincari dei generi alimentari, anche quelli primari, non compensati da aumenti delle paghe e degli stipendi, producevano ulteriori motivi di malcontento soprattutto tra le classi più povere. San Lorenzo e il mercato di piazza Vittorio pare fossero i luoghi più indicati per sondare gli umori della povera gente. Proprio di San Lorenzo erano le due donne le cui parole riferisce un fiduciario ( da notare che siamo nel 1939 e l'entusiasmo dei primi mesi della conquista aveva trovato modo di diradarsi ):
...Per fortuna che la Nazione é diventata Impero e con l'Impero dicono che siamo diventati ricchi, si vede che questa ricchezza fa un brutto effetto...72
Non aveva evidentemente successo l'artificio propagandistico di addossare a qualche capro espiatorio ( le grandi potenze, il sabotatore, l'antitaliano e, infine, l'ebreo ) le evidenti difficoltà economiche. Ad essere chiamate in causa, nel caso di seguito citato, proprio le autorità:
...Il consumatore può collaborare denunziando per gli opportuni provvedimenti... le violazioni in più dei prezzi di listino, ma é invece proprio su questi che verte la discussione! Cioè sui prezzi che portano il bollo della legalità, mentre sono al di fuori di ogni logica rispondenza alla realtà, alla opportunità, all'onestà. Il consumatore questi prezzi legali denunzia come illegali e artificiosi...73
Ma il terreno su cui il fascismo perse molti consensi tra la gente comune fu sicuramente la scelta aggressiva e interventista che fece in politica estera. Se la guerra d'Abissinia poteva aver avuto agli occhi degli italiani una qualche giustificazione, l'intervento in Spagna era totalmente al di fuori dell'orizzonte di molti, tanto che, da parte di alcuni studiosi, viene datata proprio al 1936 una prima incrinatura del rapporto tra fascismo e paese.
L'intervento nella guerra di Spagna mostrò, a posteriori, la falsità delle promesse fatte dal regime nell'ottobre '35 e nel maggio '36 quando aveva garantito un periodo di pace per la valorizzazione delle terre africane e per la stabilizzazione della situazione interna. La questura di Roma nella relazione trimestrale gennaio-marzo 1937, segnala puntualmente come pace, pane e lavoro fossero i reali bisogni della gente. Si può forse leggere nella relazione un monito per il futuro affinchè le promesse vengano in futuro rispettate:...La fine della guerra africana e la conquista dell'Impero avevano apportato nella popolazione, in una a fervido entusiasmo, un vero profondo sollievo, e, pur non celandosi le difficoltà ancora da superare, la Nazione aveva accolto con viva soddisfazione - le grandi - e confortanti parole del Duce il Quale, nei suoi discorsi dopo il 9 maggio dell'Anno XIV, aveva dichiarato e affermato che il paese, compiuta la conquista dell'Impero, aveva bisogno di un lungo periodo di pace e di tranquillità per valorizzare l'Impero Coloniale e per ricostruire le sue fortune.
La guerra spagnola ha invece determinato nuove apprensioni, ed in alcuni ceti nuove trepidazioni producendo un senso di malessere...
I sintomi di tale stato d'animo, in tali ceti, sono molteplici e si manifestano anche in meno cauti commenti e critiche sull'atteggiamento italiano, sulle perdite e defezioni in terra di Spagna, sulle offensive non riuscite, sulla mancata presa di Madrid e su conseguenze disastrose...
La situazione economica invero é oggetto di comune preoccupazione in tutta la Provincia, in quanto deriva dall'aumento sempre più elevato dei prezzi dei generi anche di prima necessità ed alla sproporzione tra i guadagni e i bisogni...
Tale situazione é maggiormente risentita dalla classe degli impiegati a bassi stipendi e dei salariati ed in questi ultimi é aggravata ancor più dal fenomeno, non eliminato nè per ora eliminabile, della disoccupazione, tristissimo per le famiglie numerose che - specie nella Capitale - in quartieri periferici e in borgate del suburbio, vivono una vita penosa che si ripercuote sulla sanità fisica e morale della razza e non può essere che in parte sollevata dalle Opere Assistenziali messe in atto dalla Federazione dell'Urbe ed anche dal Clero...74In alcuni ambienti coscientemente antifascisti la Spagna fu vista come momento iniziale di uno scontro più generale tra il fascismo e i suoi avversari, che prima o poi si sarebbe trasferito in Italia75, in altri fu vissuta in modo più emotivo. E' il caso di questi operai ai quali i fatti di Spagna, come riferiscono questi informatori del PNF, risvegliavano o assopivano le loro speranze:
...E' certo che il malumore serpeggia e si dilaga ogni giorno di più nell'ambiente operaio, in specialmodo, per l'eccessivo ed ingiustificato aumento della vita...I fatti di Spagna certo fanno un deleterio effetto in molti che hanno la testa un pò fuori posto...76
Nell'ambiente operaio delle officine centrali dell'Azienda Tranvie di Porta Maggiore, la occupazione di Bilbao da parte delle truppe nazionali ha fatto l'effetto di una doccia fredda...Da due giorni non si parla più di affari spagnoli; si sono tutti ammutoliti77.Tra la gente meno politicizzata, invece, l'intervento fu visto solamente negli aspetti che più da vicino li riguardava: l'aumento dei prezzi ( che, come abbiamo appena visto, veniva messo in relazione con la partecipazione alla guerra ), la mancanza della pace promessa e desiderata, la partecipazione ad un conflitto di cui non si sapevano i motivi, in un paese fino ad allora pressochè sconosciuto. E' proprio la mancanza di interessi nazionali coinvolti che emerge dai commenti diffusi tra la gente:
...Altri commenti si sono percepiti - dovuti a voci malevoli ed oppositrici - secondo i quali, dato che l'appoggio ai nazionali spagnoli interessa più che la Nazione nel suo fondamento e contenuto politico e cioè che si tratta, in ultima analisi, dell'idea fascista da opporre a quella comunista, sarebbe stato logico e naturale - si afferma - che i volontari fossero stati tutti tratti dalle file del fascismo-squadrista e non dalle classi di leva, come in gran parte si é fatto. Dove si difende non la integrità della Nazione ma bensì semplicemente si vuole affermare e rafforzare un idea, non deve essere soltanto il popolo anonimo che si sacrifica ma bensì preminentemente chi di quell'idea si é fatto propugnatore e banditore.
Lo spirito pubblico, perciò, nei riflessi della politica internazionale, appare poco sereno: é sorprendente e sintomatico il modo repentino col quale le notizie allarmanti vengano attinte e si divulgano, mentre scarsissimo credito si dà a quelle di carattere ottimistico...78Erano implicite in queste parole dei Carabinieri alcune conseguenze: che la fascistizzazione del paese era ben lungi dall'essere totale, ma anche quanto fosse diffusa tra la gente la distinzione netta tra gli interessi dell'Italia e quelli del regime, per i quali il popolo non era disposto a sacrificarsi. Si può dedurre da questa relazione che, malgrado una campagna radiofonica e di stampa tanto massiccia quanto unilaterale, la realtà degli avvenimenti si diffondeva ugualmente e che gli italiani erano a conoscenza sia delle sconfitte riportate dalle truppe italiane sia dell'esistenza all'estero di un'antifascismo attivo e combattivo. La radio ebbe un'importanza fondamentale nel rompere il muro di silenzio che ormai da più di dieci anni cingeva il paese. Tutta l'Italia settentrionale riceveva direttamente le notizie trasmesse dalla Spagna, attraverso le frequenze di Radio Madrid e Radio Barcellona: dall'Italia settentrionale le notizie si diffondevano poi nel resto del paese79.
L'intervento in Spagna fece prendere coscienza a molti - ceti intellettuali e studenti per primi - del carattere fondamentalmente reazionario del fascismo. Il regime del generale Franco, che il fascismo appoggiava, era infatti ben lontano da qualsiasi suggestione corporativa, sindacalista o in qualche modo di "sinistra". Giustamente Collotti osserva che << l'ideologia dominante non fu offerta se non in parte da un'autonoma ideologia della Falange, ma piuttosto dalla Chiesa cattolica: fu la Chiesa a costituire il retroterra culturale e ideologico del regime, fu essa a legittimare anche il suo carattere totalitario e gerarchico: fu ancora la Chiesa ad assolvere alla funzione di organizzazione del consenso >>80.
Questo aspetto niente affatto rivoluzionario del regime spagnolo fu colto anche da alcuni fascisti che, mettendo in luce le cause profonde della guerra civile - la questione agraria, la concentrazione di ricchezza in poche mani, la grettezza culturale della classe dirigente, l'onnipresenza della Chiesa, lo sfruttamento e l'ignoranza delle masse - tentarono una rivalutazione del contenuto sociale del fascismo e una critica della piega moderata presa dal regime81.
Questo tema sembra affiorare nella relazione trimestrale dei Carabinieri. Inoltre ricorre nuovamente il tema della stanchezza che le continue adunate ingeneravano tra la popolazione:...Affiorano quà e là critiche più o meno caute circa la politica estera seguita dal Governo e la conseguente necessità di riarmo e di aumento delle spese militari...Si ha, in sostanza, l'impressione che la popolazione non approvi il diretto intervento dell'Italia nelle faccende di Spagna e ne tema le possibili conseguenze. Anche negli ambienti fascisti non sembra esservi molto entusiasmo per la causa del Generale FRANCO.
Nei Gruppi Rionali e nelle varie organizzazioni fasciste...vi é qualche lagnanza per la frequenza delle adunate con obbligo di presenza e per il troppo frequente ripetersi di manifestazioni a carattere celebrativo o commemorativo, causa di stanchezza e di progressivo illanguidirsi del primitivo entusiasmo...82
1938-39
Verso la fine del 1937, si riscontra dalla lettura dei resoconti fiduciari un progressivo disinteressamento per la guerra di Spagna; solamente nel 1939 questi resoconti se ne occuperanno di nuovo segnalando il poco entusiasmo che suscita, tra una popolazione troppo indaffarata a sbarcare il lunario, la conquista di Barcellona da parte dei franchisti.
Si ha l'impressione che, per quanto mal visto, l'intervento in Spagna non aveva ancora rappresentato un punto di non ritorno. Forse una politica finalmente pacifica, tutta rivolta a risolvere i problemi economici interni, avrebbe potuto rasserenare l'opinione pubblica, sia a Roma come nel resto d'Italia. Così non fu comunque e la politica estera fascista seguì, come é noto, la strada di una alleanza sempre più stretta con la Germania di Hitler. Tra i giovani, studenti liceali ed universitari, ma anche tra molti fascisti - dannunziani, reduci della prima guerra mondiale, filo-francesi - questa alleanza veniva osteggiata rivendicando la tradizione nazional-patriottica decisamente antigermanica e la sicurezza delle frontiere, tanto più che la Germania si era affacciata, con l'annessione dell'Austria, sul Brennero.
Questa circolare del Capo della Polizia mostra una popolazione studentesca italiana, non solo romana, in gran parte schierata, a pochi giorni dall'Anschluss, contro la Germania:Sono giunte verso la fine di marzo varie segnalazioni fiduciarie relative a voci diffuse a Milano-Padova-Venezia-Torino-Genova-Bologna-Firenze-Roma-Napoli circa atteggiamenti assunti dagli studenti universitari e secondari decisamente ostili all'Asse Roma-Berlino, alla politica estera del Regime, in dipendenza dell'annessione dell'Austria al Reich germanico e alla prossima visita del Fuherer a Roma.
Si raccontavano anche presunti incidenti avvenuti in qualche cinematografo con fischi al giornale "Luce" riproducente episodi della vita germanica, o nelle Università, ove gruppi di studenti avrebbero zittito o fischiato addirittura all'indirizzo dei tedeschi in genere e di Hitler in specie, ogniqualvolta nel caso di manifestazioni - conferenze - o lezioni si fosse fatto cenno alla Germania...83Non sempre dietro queste manifestazioni di ostilità da parte degli studenti c'era solo un generico patriottismo, ma il patriottismo veniva sfruttato da alcuni gruppi o da singoli studenti come grimaldello per indirizzare i colleghi verso una critica più decisa e generale di tutta la politica governativa. Gruppi e persone, portatori di metodi e fini differenti, ma mossi da un'identica insoddisfazione del fascismo: persone che, in una battuta, stavano compiendo quel "lungo viaggio attraverso il fascismo", su cui Ruggero Zangrandi ha lasciato la più completa, anche se personale, testimonianza.
E proprio Ruggero Zangrandi ( insieme a Pietro Amendola, Paolo Bufalini, Antonio Giolitti, Paolo Alatri, e a molti altri - chi su posizioni "di sinistra", convinti cioè di poter riformare il fascismo, chi ormai con cosciente antifascismo ) fu tra gli autori di una delle dimostrazioni di ostilità all'Asse di cui parlava il capo della polizia. Durante i prelittoriali di Palermo, in svolgimento all'Università di Roma nei giorni a cavallo dell'annessione dell'Austria da parte della Germania, nella commissione per la politica estera presieduta dal giornalista Virginio Gayda, questi studenti seppero trascinare la maggioranza dei partecipanti su posizioni decisamente anti-governative. Questo avvenne ricordando le dichiarazioni, fatte non più di tre anni prima da Mussolini, al tempo dell'assassinio di Dollfuss, sull'importanza strategica per l'Italia dell'indipendenza dell'Austria84.
Tra le classi popolari l'antigermanismo era di carattere più immediato, più epidermico, più legato ai bisogni di ciascuno. La situazione interna estremamente difficile, dovuta ai continui rincari dei generi alimentari, era messa in relazione ad una politica estera troppo attiva e dispendiosa, che distoglieva risorse per alleviare la povertà diffusa in tutta l'Italia. La stessa guerra di Spagna, seppur conclusa vittoriosamente, non venne festeggiata come la propaganda avrebbe voluto; il pensiero per i propri problemi era troppo assillante, come mostrano questa segnalazioni fiduciarie, una antecedente la conquista di Barcellona, le altre immediatamente successive:Ieri sera sono stato tre volte ad accompagnare alla stazione commilitoni che sono partiti per la Spagna: Ufficiali e gregari. Tutti mi hanno detto che nelle provincie si muore di fame, e si dice che per tre quarti le strombazzate previdenze del regime si risolvono in irrisioni...Si conoscono i disastri della guerra di Spagna...E alla guerra di Spagna si attribuisce, in gran parte, l'impoverimento della Nazione...85
La conquista di Barcellona é stata appresa con letizia, sebbene la massa ( e per massa si intende il popolo, il vero ) non partecipi troppo per la campagna falangista perchè artefice di molta sventura.
Non sono le manifestazioni entusiastiche di Piazza Venezia, che possono palesare lo stato d'animo della massa, se, si pensa che la maggior parte dei componenti di tali manifestazioni, sono regolarmente, almeno 24 ore prima, chiamati dai rispettivi gruppi rionali, per essere preparati e in certo qual modo comandati a partecipare entusiasticamente a tali manifestazioni...86...Si teme, però, che non raccoglieremo grandi benefici, data la situazione imbrogliata dell'Europa. Sulla utilità materiale si passerebbe anche sopra, purchè tale vittoria assicurasse all'Italia una certa supremazia e un periodo di tranquillità e di pace...87
Il popolo romano scorgeva, sulla strada della pace e della tranquillità per sè e per l'Italia, un ostacolo difficile da superare: la Germania, o meglio l'alleanza con essa, che pareva coinvolgesse sempre più il paese verso una politica interventista88.
Avversione che si manifestò particolarmente forte, in ogni ambiente e in ogni categoria sociale, alle notizie provenienti dalla Germania sulle persecuzioni e le violenze di cui furono oggetto gli ebrei nel novembre 193889. La quantità e la nettezza dei commenti dei romani stigmatizzanti l'antisemitismo tedesco non può, e non poteva allora, non diventare anche un giudizio sull'antisemitismo di marca italiana, e su chi se ne faceva portatore:Profonda e disgustosa impressione hanno prodotto anche in Italia le reazioni tedesche antisemite per la uccisione del diplomatico Von Rath.
Non c'é persona che abbia approvato il trattamento o per meglio dire le persecuzioni selvagge - come esse sono definite - di cui i tedeschi hanno fatto segno gli ebrei in questi ultimi giorni. Esse - così si dice anche da noi - sono indegne di un popolo civile.
I tedeschi per cui gli italiani per quanto si capisce hanno una simpatia molto limitata hanno trovato il modo perfetto affinchè questa simpatia diminuisse ancora90.Ci corre l'obbligo di riferire che i recenti gravi disordini di Berlino come reazione all'uccisione del Segretario dell'Ambasciata tedesca a Parigi ad opera di un ebreo polacco, sono severamente giudicati dai più differenti ceti della popolazione. Si trova che l'opera distruttrice degli averi degli ebrei e le severe disposizioni di legge, confisca dei beni, multa di un miliardo, confisca dei premi di assicurazione ecc., per i vandalismi di cui gli ebrei furono vittime é giudicato, il tutto, come un'azione di una violenza barbara e feroce e non adeguata al gesto folle di un ragazzo, si definisce ovunque la reazione tedesca come inaudita ed inumana specialmente poi per il fatto che l'assassino non era nemmeno tedesco ma sibbene un ebreo polacco. "Ma che avrebbero dovuto fare gli austriaci, abbiamo sentito rilevare, quando i nazisti uccisero a sangue freddo il povero Dollfuss".
Si trova inoltre che la stampa italiana prospettando come una giusta reazione le violenze di Berlino, mal provvede a quel sentimento di civiltà e di umanità e del diritto di cui l'Italia a buon conto andava fiera e che era riconosciuto dal mondo intero91.La recente campagna antiebraica svolta in Germania viene considerata dagli ambienti culturali e giornalistici della Capitale e da alcune categorie del popolo come una barbara esagerazione. Nello stesso tempo gli elementi cattolici commentano il fatto nel senso sopraindicato...Nei pubblici ritrovi, nei caffè cittadini, nei circoli, non si fa altro che parlare della campagna antiebraica svoltasi in Germania e gli ebrei vengono considerati come martiri92.
Corre voce in alcuni ambienti giornalistici che alcune sinagoghe in Germania sarebbero state bruciate con tutti gli ebrei dentro. La notizia ha creato un senso di indignazione, in alcune categorie ed in particolar modo nell'ambiente cattolico93.
Si parla a Roma di un'impressione di pessimismo, che si diffonderebbe presso molte personalità italiane, sulla possibilità di una nuova tensione generale che si produrrebbe in seguito alle persecuzioni antisemite in Germania. Gli avvenimenti di Germania, fin dal loro inizio, avevano suscitato nell'opinione pubblica italiana una grande disapprovazione ed i giornali italiani, salvo qualche eccezione, non si sono ancora rassegnati ad approvarla completamente. Nel suo insieme, infatti, la stampa italiana rimane molto riservata94.
Uno stato d'animo, questo profondo antigermanismo, aggravato inoltre dalla sensazione di una subalternità dell'Italia ad un'alleato a cui, alla fine, sarebbero andati tutti i vantaggi. Le note fiduciarie anche su questo punto sono chiare e non equivocabili e si susseguono fino all'inizio della guerra tedesco-polacca quando, una volta scampato il pericolo di un intervento diretto dell'Italia, la gente iniziò addirittura a parteggiare per la Polonia:
Continuano aspre e violente le critiche all'operato della Germania, alla strapotenza che in breve volgere di tempo ha acquistato e acquisterà; e si guarda non senza apprensione, alle conseguenze nei riflessi dell'Italia. Non manca chi mormora che già l'Italia si avvii ad essere una luogotenenza di Hitler, non essendo più in condizione, se lo volesse, di infrangere l'Asse.
E pertanto lo spirito pubblico vede in un'eventuale evento bellico una conseguenza dell'atteggiamento tedesco e quindi non si lascia occasione per manifestare la propria avversione95....Certo che nessun entusiasmo accoglierebbe da parte del nostro popolo un'entrata in guerra, ma solo odio e maledizione...96
...Checchè si dica, checchè si faccia, nessuno, diciamo nessuno, nel popolo sente affinità e simpatia interna con i tedeschi...97
...Vedono nella Polonia una nazione che lotta per la sua indipendenza, e che stà per essere vittima come l'Austria e la Cecoslovacchia, della prepotenza germanica...La preoccupazione di molti che infine la Germania si ingrandisca troppo e possa divenire un amico pericoloso, se non un avversario...98
Tutte queste paure vengono confermate dalla questura nella relazione dell'ottobre 1939, riguardante gli umori dei romani nell'agosto precedente:
Nello scorso agosto allorchè chiari apparvero i segni che la crisi germanico-polacca per il possesso di Danzica stava per precipitare e si delineava sicuro l'intervento delle Potenze Occidentali a fianco della Polonia, nella popolazione era generalmente diffuso il convincimento che l'Italia sarebbe stata coinvolta - in forza degli accordi con la Germania - in una generale guerra europea.
Man mano che la crisi diveniva più acuta si avvertiva però un crescente senso di disagio in vista della possibilità di una guerra combattuta a fianco della Germania.
In particolare - a parte considerazioni d'ordine sentimentale specie tra elementi ex combattenti - si rilevava che l'interesse nazionale non sembrava richiedesse l'intervento italiano nella lotta la quale appariva dovuta principalmente a contrasti di interessi tra l'Impero britannico e il crescente espansionismo germanico...
Nello stesso periodo di tempo si notavano alcune voci - opera precipuamente di elementi richiamati - relative ad una pretesa impreparazione militare dell'Italia, che destava eco di commenti nella popolazione la quale non mancava di rilevare, d'altra parte, la apparente insufficienza dei mezzi di protezione antiaerea.
L'accennato senso di preoccupazione appariva maggiormente acuto nell'elemento femminile e tra gli anziani, mentre i giovani - cresciuti nel clima guerriero del Fascismo - apparivano più pronti ad affrontare qualunque eventualità.
Ma era comune a tutti i ceti sociali l'auspicio che l'azione di Governo - ispirandosi esclusivamente agli interessi nazionali - potesse mantenere estranea l'Italia al dilagare del conflitto...
Permangono, d'altra parte, simpatie per il popolo Polacco...
Nei confronti dei denigratori e vociferatori di notizie false e tendenziose...é da notare una azione svolta da elementi fascisti concretatasi in distribuzione di olio di ricino e percosse...99E' proprio il 1939, per tutti i motivi che abbiamo visto, l'anno in cui si può forse parlare di una sorta di antifascismo di massa, non nel senso di una presa di coscienza collettiva e dell'individuazione di uno sbocco politico alternativo, ma di un'esasperazione diffusa tra persone di tutti i ceti ed età e del formarsi di una prima vaga convinzione che solamente una guerra perduta poteva costituire una via d'uscita.
Se ci fu un sentimento con cui la gente mostrò la propria distanza dal regime e da tutto quello che aveva detto e fatto in vent'anni - la nazione armata, gli "otto milioni di baionette", la militarizzazione dei giovani inquadrati nella GIL, la politica estera espansionistica, l'impero, l'autarchia - fu senza dubbio la pressante voglia di pace e di tranquillità; e più, nell'immediato futuro, il fascismo spinse verso la guerra e più la gente si allontanò da esso.
Importante sintomo di questo distacco é sicuramente la critica a cui sarà sottoposto da questo momento chi non lo era mai stato in tutti questi anni: Mussolini. Nel 1939 gli informatori cominciarono a registrare le prime critiche alle sue decisioni: non si era più totalmente convinti che "Lui" non sapesse e gli venisse tenuta nascosta la gravità della situazione; gli si chiedeva conto dei collaboratori di cui si era circondato, a cominciare da Starace che proprio in questo 1939 venne finalmente sostituito:Va rilevato che mentre fin qui si faceva distinzione fra il Regime e la Persona del Duce, da qualche tempo si critica e si condanna direttamente il Duce come responsabile principale se non unico dell'andamento generale.
Si dice che Egli non può ignorare quello che succede all'interno e che quindi ha la colpa e la responsabilità di non provvedere...100...Si comincia ad attaccare o in sordina, o esplicitamente, o nella barzelletta anonima criminosa, il Capo del governo...101
Si parla del Regime e del Duce come di responsabilità dello stato attuale di cose, che pone in pericolo l'intera compagine nazionale...102
Rimase comunque difficile per molti staccarsi da un'immagine adorata per tanti anni, così che continuano a non mancare nelle relazioni di polizia le attestazioni di fiducia immutata e a considerare il duce come al di sopra dei suoi gerarchi ( questi ultimi sì sempre considerati ladri ed arrivisti ).
CONCLUSIONETrarre delle conclusioni finali esaustive sugli orientamenti dello "spirito pubblico" a Roma nei cruciali anni Trenta presenta notevoli difficoltà.
Si tratta, in ultima analisi, di valutare l'atteggiamento dei romani nei confronti del fascismo. Non crediamo che, al riguardo, sia sufficiente parlare di "consenso" (come Renzo De Felice ha fatto a partire dal 1974); nè che risulti utile la categoria, ugualmente estrema, di opposizione. Neppure crediamo, infine, che la distinzione tra consenso attivo e passivo, proposta sulla scia della ricerca di De Felice, possa condurci molto lontano. Riteniamo invece che solamente appropriandoci di una serie di definizioni - rassegnazione, appoggio e adesione, da una parte; devianza, dissidenza e opposizione, dall'altra2 - potremmo descrivere tutta la varietà di stati d'animo, opinioni politiche, atteggiamenti differenti in cui ci si é imbattuti nel corso della ricerca.
E' assai difficile considerare, come invece ha fatto De Felice, i primi anni Trenta, ovvero gli anni della crisi economica, un periodo di adesione al regime,adesione superiore addirittura a quella registratasi negli anni seguenti la guerra d'Etiopia. Non é verosimile pensare che i lavoratori, così duramente colpiti dalla crisi, non attribuissero al regime almeno una parte della colpa per le loro condizioni. Come si é visto, le lamentele si rivolgevano anche contro i sindacati fascisti che non tutelavano i lavoratori e contro il regime poliziesco che non trovava niente di meglio che licenziare quelli tra loro meno addomesticabili. Eppure, anche in questi casi, non possiamo parlare di opposizione cosciente al regime, di vero e proprio antifascismo. Risulta sufficientemente documentato come i lavoratori fossero inseriti nella rete assistenziale del regime e, insieme, come fossero dettagliatamente informati dei pesanti effetti della crisi anche in altri paesi europei.
Analogamente, se le tensioni internazionali causate dall'espansionismo fascista spingevano molti a criticare l'eccessivo militarismo, un ruolo fondamentale nel ricondurre queste tensioni in binari controllabili ebbe la figura di Mussolini, l'alone di mistica fiducia che lo circondava.
Poco o nulla il regime potè fare per far approvare ai romani le scelte maturate negli ultimi anni del decennio, cioè a dire la politica razziale e l'alleanza con la Germania. Le conseguenze di queste scelte nell'incrinare la compattezza dello "spirito pubblico" sono facilmente riscontrabili, grazie alla enorme quantità di segnalazioni fiduciarie che riportano reazioni pressochè unanimemente contrarie. E' indubbio, inoltre, lo sbandamento provocato nella comunità ebraica di Roma dalle leggi razziali del 1938.
Non va infine dimenticata l'azione decisiva svolta, ai fini del ricompattamento dell'opinione pubblica, dal ricorso sistematico alla violenza: << che i 5620 processati dal Tribunale speciale per la difesa dello stato - dice giustamente Luciano Casali - non rappresentino se non la punta di un iceberg per misurare, anche solo quantitativamente, il livello e la continuità della repressione sociale e politica durante il fascismo, era cosa nota. Non sempre ci si rammenta dei circa 160000, tra ammoniti e vigilati speciali, e dei 17000 confinati che meglio contribuiscono a dare un quadro più esatto dell'attenzione dedicata dalle polizie italiane ai dissidenti fra il 1926 e il 1943 >>3.
Al riguardo si é fatto notare come la violenza fosse esercitata anche e soprattutto in modo preventivo, impedendo ogni tipo di aggregazione, stendendo un velo di omertà e di autocensura su tutto il paese, sfruttando il "ricatto lavorativo", ovvero impedendo di fatto di trovare lavoro a chi fosse incappato nelle maglie della polizia. Del resto, non era forse violenza anche l'obbligo di partecipare alle continue adunate, manifestazioni e raduni? Troppe volte si é posta l'attenzione sulle manifestazioni oceaniche in occasione di particolari eventi, senza fare attenzione alle decine di manifestazioni che mensilmente richiedevano la partecipazione delle "folle" (e in particolar modo delle "folle" romane) e che generavano stanchezza ed irritazione, come si é abbondantemente mostrato.
Ugualmente importante per il ricompattamento dell'opinione pubblica fu senza dubbio l'azione svolta dalla Chiesa cattolica particolarmente a partire dal 1929. Azione che in questa ricerca é stata studiata analizzando le direttive e gli stimoli che il Vicariato di Roma faceva arrivare ai fedeli attraverso il suo giornale ufficiale. Ebbene la conformità, forse solo esteriore ( ma é di questa che ci siamo occupati ) tra la Chiesa romana e il regime fascista era pressochè totale. Soltanto su alcuni temi, per lo più di carattere marginale, si notano lievi dissonanze che però non pregiudicarono per tutti gli anni Trenta, in special modo ai più bassi livelli gerarchici, i buoni rapporti instauratisi tra Chiesa e fascismo all'indomani della stipulazione dei Patti Lateranensi.
Note
1 Roland Sarti, Fascismo, rivoluzione e consenso in "Rassegna degli archivi di stato", 1983 n°2-3, pag.416.
2 Esattamente quanto si é appena detto lo si può leggere in questa nota fiduciaria ( per la descrizione di questa fonte rimando alla prossima nota ), nella quale un fiduciario del PNF descrive la strana situazione sorta in molti locali pubblici e propone dei rimedi:<< In questi ultimi tempi sono rifiorite tante piccole società di prestito in quasi tutti gli esercizi pubblici ( osterie trattorie ) popolari e semi-popolari.
Dal punto di vista economico finanziario non si capisce l'importanza. Quello che importa é il lato psicologico e politico. Infatti nella maggioranza dei casi gli elementi che le formano sono, se non ostili al Regime, certo insofferenti alle restrizioni imposte dal momento politico che si attraversa.
In loro si manifesta chiaramente il bisogno di vivere in confidenza. Ciò si deduce da frasi come le seguenti:" Siamo tra amici, possiamo parlare liberamente..." oppure " Stando tra noi non vi é pericolo che se sfugge qualche frase ( si sottintende di critica al Regime ) se ne abbino conseguenze dolorose, ecc.".
Così si viene a stabilire un circolo chiuso, ove la critica, non sempre obiettiva, passa da una mente all'altra, venendo a creare uno stato d'animo, sia pure latente, di resistenza passiva, sempre proclive alla satira demolitrice.
Dette società, così come sono organizzate, alla chetichella, fanno l'impressione di piccole incubatrici di malcontento...
Sopprimerle di colpo porterebbe agli esercenti un non lieve danno economico mentre d'altro canto potrebbero essere degli ottimi osservatori dell'opinione popolare, quando fosse possibile che in esse potessero entrarvi a far parte elementi fidati della PS politica >>. Archivio Centrale dello Stato, Partito Nazionale Fascista, situazione politica ed economica delle provincie, busta 19 Roma. Segnalazione fiduciaria in data 1 febbraio 1937.
3 Le segnalazioni fiduciarie che verranno via via citate sono depositate presso l'Archivio Centrale di Stato, in particolare nei fondi Partito Nazionale Fascista, situazione politica ed economica nelle provincie 1923-43 busta 19 (Roma) e nei fondi del Ministero degli Interni, Divisione Affari Generali e Riservati, categorie annuali (dal 1930 al 1939) e Divisione Polizia Politica, fascicoli per materia.
Le categorie su cui ho puntato l'attenzione sono quelle relative all'Ordine pubblico C1, Movimento sovversivo C2 e Movimento sovversivo antifascista C2a, le categorie contraddistinte dalla D con numero progressivo da 1 a 13 cioè operai dello stato, ferrovieri, metallurgici, tranvieri, studenti ecc., le Associazioni G1 (fasci, milizia e sindacati) e infine K1a Movimento Anarchico, K1b Partito Comunista, K4 Partito Repubblicano, K5 Partito Socialista e K9 relativo alla festa del Primo Maggio.
4 Per la polemica gerarchi-fiduciari si veda anche Simona Colarizi (a cura di), L'Italia antifascista dal 1922 al 1940, Bari, Laterza, 1976.
5 La conferma che le critiche rivolte agli informatori dai federali di provincia e dai prefetti non erano del tutto disinteressate viene da una lettera di Starace a Mussolini del 7 settembre 1937. Il segretario del partito, non credendo alle affermazioni dei prefetti sulla mancanza di contrasti nelle proprie provincie tra ONB e il PNF, affermava perentoriamente:<< Alcuni Prefetti ( ritengo ormai di conoscerli tutti alla perfezione ) si sono rilevati ottimisti, perchè appartengono alla categoria di coloro che ritengono di essere al loro giusto posto quando affermano che tutto procede nel più perfetto accordo, volendo dare, così, l'impressione che hanno nel pugno la rispettiva provincia >>. Lettera citata da Alberto Aquarone, Due lettere di Starace a Mussolini sulle organizzazioni giovanili fasciste in "Rassegna degli archivi di stato", set-dic 1968, pag.643.
6 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., fascicoli per materia, busta 220 (Situazione politica interna dal 1938 al 1939). Segnalazione fiduciaria in data 24 giugno 1939.
7 Nell'enorme quantità di segnalazioni fiduciarie, ogni tanto ci si imbatte in qualcuna di divertente. Questa, che nella sua paradossalità risulta a noi ora divertente, ci mostra il lamento di una spia per il clima di sospetto che si respirava in quegli anni, di cui lui stesso era certamente una della cause, e che non gli permetteva di fare bene il suo "lavoro":<< Ho creduto opportuno...mettere in evidenza l'atmosfera di sospetto e di prevenzione che si é formata intorno alle persone che si avvicinano. Per la qual cosa bisogna godere della massima fiducia dell'interlocutore prima di potergli carpire il suo pensiero >>. ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b. 220 (f.Situazione politica interna dal 1938 al 1939). S.F. 15 giugno 1939.
8 Paola Carucci, L'organizzazione dei servizi di polizia dopo l'approvazione del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza nel 1926 in "Rassegna degli archivi di stato", gennaio-aprile 1976, pp. 89-90.
9 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.170 (f.OVRA dal 1932 al 1938). S.F. 13 maggio 1933.
10 ibidem, S.F. 14 maggio 1933.
11 Giorgio Fabre, Le polizie del fascismo in "Quaderni di storia", 1990 n°1, pag.144.
12 "Grinomi", "Granatiere", "n°40", "Brima", "Bigni", "Setafi" sono gli pseudonimi più ricorrenti e, ovviamente, sempre avvolti nel mistero. Eppure, qualche volta, ai trascrittori dei rapporti scappavano degli accenni o dei commenti sull'identità delle spie: grazie a queste disattenzioni ho "scoperto" che "Grinomi" era una donna ( PNF, b.19, S.F. 26/4/37) ed anche la sorella della signora Drago ( ibidem, 2/5/32). I Drago erano una famiglia comunista abitante a San Lorenzo che, non a caso, finivano spesso nei rapporti della questura.
13 ACS, Min. Int., Dir. Gen., Div. AAGGRR, Categorie annuali, 1930/31, b.350 Movimento sovversivo antifascista (f.Roma). S.F. 20 ottobre 1931.
14 ibidem, risposta della questura di Roma in data 20 novembre 1931.
15 Vera Zamagni, Dalla periferia al centro, Bologna, il Mulino, 1990, pag.317.
16 Renzo De Felice, Mussolini il duce. Gli anni del consenso 1929-1936, Torino, Einaudi, 1974, pag.72.
17 Tutti i dati tratti dal censimento sono presi da D.Scacchi, G.Sircana, L.Piccioni, T.Lombardo, Operai e tipografi a Roma 1870-1970, Milano, Franco Angeli, 1984, pp.289-290.
18 Sulle radici storiche dell'arretratezza industriale di Roma vedi Alberto Caracciolo, Roma capitale, Roma, Editori Riuniti, 1984, soprattutto il capitolo VIII.
19 Ed infatti il solito informatore avverte:<<...le masse sanno che fuori d'Italia c'é di peggio...>>. ACS, Partito Nazionale Fascista, situazione politica ed economica nelle provincie 1923-1943, b.19 (Roma). S.F. 22 settembre 1931.
20 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1932, b.51 Ordine pubblico (f.Roma).
21 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 21 agosto 1931.
22 ibidem, S.F. 20 gennaio 1932.
23 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1930/31, b.328 Ordine pubblico (f.Roma). Questore di Roma al capo della polizia 1 dicembre 1931.
24 Episodio avvenuto il 16 marzo 1931. Ibidem.
25 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1933, b.54 sez.II Ordine pubblico (f.Roma, sf.disoccupazione). Dispaccio della 112^ Legione MVSN al Ministero dell'Interno del 4 febbraio 1933.
26 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1932, b.52 Ordine pubblico (f.Roma). S.F. 4 luglio 1932.
27 ibidem, S.F. 13 ottobre 1932.
28 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1930/31, b.328 Ordine pubblico (f.Roma, sf.disoccupazione). Circolare del questore Cocchia del 14 dicembre 1931.
29 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 3 marzo 1934.
30 Claudio Natoli, Sulla classe operaia davanti al fascismo: l'Unione muratori romani. 1923-1925 in "Italia contemporanea", n°144, 1981.
31 Giuseppe Sircana, Una lotta degli elettrici romani in "Il lavoratore elettrico", marzo 1974, n°2.
32 D.Scacchi, G.Sircana, L. Piccioni, T.Lombardo, Operai e tipografi, cit., pag.360.
33 Tanto da ottenere, come giustamente dice un informatore, che una volta:<< creato un "cordone o settore sanitario" fra masse e fuoriusciti, nessuna risonanza si ha nel Paese, o scarsissima o individuale, e non vi é persona che abbia il coraggio di affrontare la granitica colonna dei Fasci...>>. ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 19 maggio 1932.
34 R.De Felice, Mussolini il duce, cit., pag.86
35 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1930/31, b.448 Primo maggio (f.Roma). Prefettura al Ministero dell'Interno, 5 maggio 1930.
36 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.139 (f.Movimento anarchico in Italia dal 1934 al 1938). S.F. 29 aprile 1936.
37 ibidem. S.F. 7 maggio 1937.
38 Succedeva, anche, il caso di esponenti sindacali collusi con i padroni, come era costretta ad ammettere la questura:<< Effettivamente nella massa dei conducenti di taxi della Capitale ha serpeggiato, per il passato, un certo malumore motivato dalla inattività del vecchio sindacato nell'esplicare il mandato di tutelatore degli interessi di classe. Gli autisti padroncini e quelli salariati lamentavano con parole acerbe l'affiatamento fra i dirigenti il Sindacato e i principali datori di lavoro, cioé i proprietari di molte macchine...>>. ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1936, b.1/E Ordine pubblico (f.Roma, sf.Autisti di piazza-agitazioni). Rapporto della questura del 22 giugno 1933.
39 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1930/31, b.328 Ordine pubblico (f.Roma, sf.agitazioni operaie). Relazione del prefetto al Ministero dell'Interno in data 24 aprile 1930.
40 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1932, b.51 sez.II Ordine pubblico (f.Roma, sf.agitazioni operaie). Questore al prefetto 2 agosto 1932.
41 ibidem. Questore al prefetto 11 dicembre 1932.
42 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1933, b.67 sez.II Statistiche (f.dimostrazioni di carattere collettivo, sf.dicembre 1933). 10 giugno 1933.
43 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 3 agosto 1931.
44 ibidem. S.F. 17 maggio 1932.
45 ibidem. S.F. 12 agosto 1932.
46 Sul loro valore e significato rimanderei al libro, oramai diventato un classico, di Italo Insolera, Roma moderna, Torino, Einaudi,1962, soprattutto pp.117-174.
47 ibidem, pp.139-140.
48 Luisa Passerini, Mussolini immaginario, Roma-Bari, Laterza, 1991.
49 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 22 agosto 1932.
50 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.109 (f.PNF dal 1932 al 1934). S.F 12 luglio 1933.
51 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.132 (f.Sovversivi e oppositori dal 1934 al 1936). S.F. 2 dicembre 1933.
52 Come scrive Renzo De Felice:<< Mussolini dedicava ore alla lettura di un numero incredibile di rapporti, di informazioni...li segnava e li postillava e prendeva i provvedimenti del caso: dava ordini, inviava biasimi (meno spesso encomi), stilava comunicati, precisazioni, smentite, chiedeva ulteriori informazioni e indagini...>> R.De Felice, Mussolini il duce, cit., pp.21-22.
53 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 2 gennaio 1934.
54 ibidem. Relazione del mese di marzo 1931.
55 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.191 (f.MVSN dal 1935 al 1938). S.F. 2 febbraio 1934.
56 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, b.56 (f.Partito socialista, sf.Roma). Relazione della questura 3 agosto 1938. Sull'atteggiamento dei tipografi verso il fascismo, vedi anche L.Piccioni, Operai e tipografi a Roma, cit.
57 Lidia Piccioni, San Lorenzo. Un quartiere popolare romano durante il fascismo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1984.
58 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.109 (f.PNF dal 1932 al 1934). S.F. 16 gennaio 1932.
59 ibidem. S.F. 9 novembre 1932.
60 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 24 agosto 1934.
61 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1936, b.1/E Ordine pubblico (f.Roma). S.F. 11 settembre 1935.
62 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.191 (f.MVSN dal 1935 al 1938). S.F. 22 aprile 1933.
63 ibidem. S.F. 7 agosto 1931.
64 Significativo delle costanti irregolarità amministrative nella gestione dei fondi del partito, anche se relativo ad un periodo leggermente successivo, quanto trasmette il capo dei servizi amministrativi al capo della segreteria politica del PNF:<< "Si trasmette l'unita relazione presentata dall'Ispettore d'amministrazione Pellicciari sull'ispezione eseguita alla Federazione dei Fasci di Combattimento dell'URBE.
Da essa emergono, fra l'altro, i seguenti rilievi:
1°-notevole disordine ed incompletezza nella tenuta dei libri contabili;
2°-insufficiente documentazione delle spese;
3°-riscossione di vari contributi da Enti e privati;
4°-cessione della tessera per l'iscrizione all'Associazione fascista del Pubblico impiego ad un prezzo superiore a quello fissato;
5°-continui compensi a numerosi addetti per lavori straordinari non autorizzati;
6°-concessione di anticipazione sugli stipendi al personale >>. ACS, PNF, b.19 (Roma). Pro-memoria del 10 aprile 1941.
65 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1936, b.3/J Incidenti (f.Roma). Pro-memoria della segreteria del capo della polizia in data 1 agosto 1936.
Episodi del genere non erano infrequenti come dimostra questo fonogramma della questura di Roma del 23 ottobre 1931:<< Oggi mentre il labaro della Federazione dell'Urbe veniva portato da Palazzo Braschi alla stazione Termini in Via Nazionale un milite addetto alla scorta del labaro non identificato dava uno schiaffo a tal Sallotta Angelo...il quale trovandosi vicino al Caffè Nazionale a capo scoperto al passaggio del labaro non aveva salutato romanamente >>. ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1930/31, b. 367 (f.Roma).
66 Tratto da R.De Felice, Mussolini il duce, cit., pp.620-621.
67 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1935, b.6 Movimento sovversivo antifascista (f.Roma). Informativa della Divisione Polizia Politica alla Divisione AAGGRR del 22 agosto 1935.
68 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.109 (f.PNF dal 1935 al 1938). S.F. 24 maggio 1936.
69 Per avere un idea sulla ricorenza delle manifestazioni che avevano luogo a Roma, e che coinvolgevano molestamente i romani, si legga il seguente resoconto della questura:<< ...Fra le manifestazioni e le celebrazioni sono degne di particolare rilievo le fervide devote accoglienze tributate al Duce, reduce dal Suo trionfale viaggio in Germania e la celebrazione dell'Annuale della Rivoluzione Fascista, che quest'anno ha assunto alto significato per il gran Rapporto tenuto dal Duce al Foro Mussolini, alla presenza della Delegazione Tedesca presieduta da S.E. Hess, ai centomila Gerarchi convenuti da tutte le provincie d'Italia. La popolazione é accorsa al Foro Mussolini in massa veramente imponente...
-il 18/10 l'Annuale della Fondazione del Corpo degli Agenti di P.S.;
-il 29/10 la consegna da parte del Duce sull'Altare della Patria delle decorazioni alle famiglie dei caduti nella Spagna;
-il 4/11 la celebrazione dell'Annuale della Vittoria;
-l' 11/11 il Genetliaco di S.M. il Re Imperatore;
-il 18/11 l'inaugurazione della Mostra Nazionale del Tessile...;
-il 5/12 la rivista passata dal Duce sul Piazzale del Colosseo a 5 Battaglione di CC.NN.;
-l'adunata di 1800 partecipanti al II Convegno dell'EIAR;
-il 18/12 raduno degli agricoltori al Teatro Adriano per l'Autarchia;
-il giorno 11/12 la imponente manifestazione popolare di devozione al Duce in occasione della comunicazione dal balcone di Palazzo Venezia della decisione adottata dal Gran Consiglio del Fascismo dell'uscita dell'Italia dalla Lega delle Nazioni;
-il pranzo offerto il 12 dicembre dal Duce agli industriali, tecnici, lavoratori e lavoratrici che hanno partecipato alle opere della Mostra del Tessile;
-la premiazione, il 21 dicembre a Palazzo Venezia, delle coppie prolifiche.
Particolare significato ha assunto la celebrazione della giornata della Madre e del Fanciullo, svoltesi in atmosfera di vibrante entusiasmo, che ha dato luogo a manifestazioni di consapevole attaccamento al Regime; nonchè la premiazione dei vincitori della Battaglia del Grano e dei Parroci vincitori dell'apposito concorso...>>. ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1941, b.56 (f.Roma). Relazione trimestrale della questura di Roma sulla situazione politica ed economica di Roma (nov-dic-gen) del 1 febbraio 1938.
70 ibidem. S.F. 13 ottobre 1937.
71 ACS, PNF, b.19 (Roma). Segnalazione fiduciaria proveniente dall Città del Vaticano del 28 luglio 1935.
72 ibidem. S.F. 24 gennaio 1939.
73 ibidem. S.F. 2 settembre 1936.
74 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., 1941, b.56 (f.Roma). Relazione trimestrale (gennaio-marzo) sulla situazione politica economica trasmessa dal questore di Roma al capo della polizia in data 11 aprile 1937.
75 In questi ambienti ci fu anche un forte coinvolgimento diretto. Ben 4000 antifascisti italiani parteciparono alla guerra civile spagnola nelle Brigate internazionali. Dall'altra parte furono quasi 73000 i militari italiani ( tra soldati e militi ) che combatterono. Dati tratti da Luciano Casali, L'opinione pubblica italiana di fronte alla repubblica spagnola in "Storie e storia", ottobre 1981, pp.41-42.
76 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 4 settembre 1936.
77 ibidem. S.F. 23 giugno 1937.
78 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1941, b.56 (f.Roma). Relazione sulla situazione polica economica (gennaio-marzo) dei Carabinieri Compagnia Roma Tribunali del 8 aprile 1937.
79 L.Casali, L'opinione pubblica, cit., pp.43-49, e Elio Vittorini, Il popolo spagnolo attende la liberazione in "Il politecnico", 29 settembre 1945.
80 Enzo Collotti, Fascismo, fascismi, Firenze, Sansoni, 1989, pag.115.
81 Alberto Aquarone, La guerra di Spagna e l'opinione pubblica italiana in "Il cannocchiale", 1966 n°4-6.
82 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1941, b.56 (f.Roma). Relazione trimestrale dei Carabinieri della Compagnia Roma interna del 9 aprile 1937.
83 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.132 (f.Sovversivi ed oppositori dal 1934 al 1936, sf.attività sovversiva di studenti). Circolare del capo della polizia ai prefetti del regno e agli ispettori generali OVRA del 7 aprile 1938.
84 Sull'episodio si veda la cronaca fatta da due dei protagonisti: Ruggero Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano, Feltrinelli, 1962, pp.162-163, e Paolo Alatri, Cultura e politica: gli studenti romani dal 1936 al 1943 in "Incontri meridionali", 1979 n°3-4.
85 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.220 (f.Situazione politica interna dal 1938 al 1939). S.F. 15 gennaio 1939.
86 ibidem. S.F. 24 gennaio 1939.
87 ibidem. S.F. 10 febbraio 1939.
88 L'avversione per la Germania - e la paura che questa alleanza coinvolgesse l'Italia nella guerra - che, come é ampiamente dimostrato, era pressochè totale tra i romani, era parimenti sentita dalla maggior parte degli italiani. Si veda gli studi, anch'essi basati sull'utilizzazione di informazioni fiduciarie, di: Alberto Aquarone, Lo spirito pubblico in Italia alla vigilia della seconda guerra mondiale in "Nord e Sud", n°49, gennaio 1964; Piero Melograni, Rapporti segreti della polizia fascista, Bari, Laterza, 1979; e Simona Colarizi (a cura di), L'Italia antifascista dal 1922 al 1940, Bari, Laterza, 1976.
89 Non si dovette attendere la fine del 1938 per ascoltare simili commenti. Significativa é questa informazione fiduciaria del 14 aprile 1933, neanche tre mesi dopo l'ascesa di Hitler al governo, in cui si fa presente che:<< man mano la gente viene a conoscere i particolari del boicottaggio agli ebrei fatto in Germania. Si parla di assassinii, linciaggi e vandalismi.
Infine così si commenta "Con questo boicottaggio s'iniziano le fesserie di Hitler". ACS, Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.44 (f.Germania-Ebrei).
90 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.44 (f.Germania-Ebrei). S.F. 15 novembre 1938.
91 ibidem. S.F. 16 novembre 1938.
92 ibidem. S.F. 16 novembre 1938.
93 ibidem. S.F. 24 novembre 1938.
94 ibidem. S.F. 24 novembre 1938.
95 ACS, PNF, b.19 (Roma). S.F. 24 agosto 1939.
96 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.220 (f.Situazione politica interna dal 1938 al 1939). S.F. 24 agosto 1939.
97 ibidem. S.F. 27 agosto 1939.
98 ibidem. S.F. 27 agosto 1939.
99 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. AAGGRR, 1941, b.56 (f.Roma). Relazione trimestrale della questura di Roma del 7 ottobre 1939.
100 ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, Div. Pol. Pol., b.220(f.Situazione politica interna dal 1938 al 1939). S.F. 10 gennaio 1939.
101 ibidem. S.F. 15 gennaio 1939.
102 ibidem. S.F. 31 agosto 1939.