Appunti di Giuseppe Bottai
per Galeazzo Ciano
sull'organizzazione della pace
e la stesura dei suoi strumenti internazionali



13 luglio 1940

Ritengo che tu gradisca che io ti sottoponga alcune considerazioni, che sono andato facendo, in questi ultimi tempi, intorno ai problemi, che la vittoria militare porrà in ordine all'organizzazione della pace e alla stesura dei suoi strumenti internazionali. Sono idee, che avrai già avuto, di certo, o che almeno in parte potrai giudicare superflue; tuttavia, vorrai apprezzare l'animo con cui te le espongo.
Il trattato di Versaglia oltre il contenuto militare, territoriale, economico, ebbe anche un contenuto ideologico. Come si volle che la guerra fosse democratica cioè della democrazia contro avverse forze non ancora bene identificate, così si volle che la pace fosse democratica, iniziasse, cioè, un nuovo periodo di splendore per i principi della democrazia, giunti ormai alla più alta espressione con il radicalismo massonico internazionale. Difatti, la grande esecutrice di Versaglia, più della Società delle Nazioni e dei singoli Stati interessati o obbligati, doveva essere la Massoneria, vera superpotenza internazionale capace di influire fortemente così sulle relazioni degli Stati tra loro come sulla struttura e la vita degli Stati stessi.
La Costituzione di Weimar e quella della Cecoslovacchia furono gli strumenti civili e i paradigmi giuridici della vittoria democratica nata a Versaglia. Politici e giuristi furono distratti dalle iniquità sostanziali di Versaglia a profitto della egemonia anglo-francese con il miraggio delle democraticissime costituzioni predette e con un'abilissima propaganda che li fissò sui problemi formali del nuovo ordine internazionale, piuttosto che su quelli sostanziali. Mussolini è stato il primo a denunciare Versaglia come pericolo e non garanzia della pace e della giustizia nel mondo.
Da questa premessa discende, che il trattato di pace che metterà fine alla presente guerra deve avere anch'esso il suo contenuto ideologico, perché effettivamente tramonta un'epoca ed un'altra ne sorge. Tramonta l'epoca che aveva i suoi testi e i suoi pilastri nella Magna Charta inglese, nella Costituzione americana, nella Dichiarazione dei diritti dell'Uomo, nella Costituzione di Weimar ed in quella di Praga, sorge il secolo che possiamo dire comprensivamente fascista.

1) Necessità, quindi, che in una premessa o parte del Trattato vi sia questa Dichiarazione dei nuovi principi, che sia come lo statuto politico dell'ordine nuovo. Dichiarazione tanto più necessaria quando si pensi non solo a quelle autorevolissime da costituire, ma a quella insidiosissima che rimane nel nome della Russia. Questo è un particolare, che man mano rivelerà le sue vere proporzioni. La Costituzione russa, che già fu salutata come la più democratica del mondo, potrebbe assumere la funzione di miraggio per le borghesie e gli intellettuali afascisti o antifascisti, come il bolscevismo russo è il miraggio delle folle dei diseredati di tutto il mondo.

2) Come il Trattato di Versaglia dedicò la sua Parte XIII ai problemi sociali e del lavoro, così il Trattato dell'Asse dovrebbe enunciare i principi fascisti dell'organizzazione e della più alta giustizia sociale.
L'Italia ha già i suoi testi per le relazioni interne e quelle esterne: la Carta del Lavoro e le proposte ripetutamente illustrate a Ginevra da me per un Consiglio corporativo internazionale. Sono del parere che il BIT, come funzione, non dovrebbe essere disperso, bensì trasformato in un grande Centro di studi e di informazioni sociali con sede a Roma o in altra città italiana, comprensivo anche dell'ufficio Gioia e Lavoro ora a Berlino. L'Italia di Mussolini è stata la prima ad elaborare nuovi principi di convivenza sociale, a difenderli contro la vecchia organizzazione ginevrina; è giusto che ospiti il nuovo istituto.
Circa l'attività e la competenza del progettato Centro tenere presenti le intime relazioni esistenti tra il sociale e l'economico e l'esperienza già fatta dal BIT nei confronti della Sezione economica della SdN.
Può darsi che nella formulazione della Carta internazionale del lavoro le Potenze dell'Asse non si trovino perfettamente d'accordo, date le profonde differenze tra i due sistemi di organizzazione dei produttori, esistenti nei due paesi. Non è però difficile l'accordo, a condizione che siano esplicitamente sanciti il principio del sindacato giuridicamente riconosciuto, che è veramente il grande principio critico della Rivoluzione del 1789, ed il principio corporativo come sistema di formazione degli organi rappresentativi e direttivi della vita interna.
Naturalmente l'Italia dovrebbe riformare molti dei suoi ordinamenti attuali, per offrire un esempio incoraggiante di nuova organizzazione statuale e sociale. Ministeri, Corporazioni, Confederazioni, Enti parastatali, parasindacali, pubblici in genere dovrebbero essere sottoposti, insieme con l'ordinamento della burocrazia, ad una profonda, organica revisione con l'intento di semplificare, snellire e potenziare tutte le pubbliche funzioni, specie quelle inerenti alla vita economica della Nazione.

3) Il nuovo Trattato di pace conterrà certamente stipulazioni finanziarie ed economiche. Solo un'equa distribuzione delle materie prime fondamentali potrà seriamente garantire da egemonie. Lo scambio tra prodotti o servizi quantitativamente bilanciato costituisce un equilibrio fallace ed illusivo perché è sempre più forte chi possiede le materie di maggior pregio.
Ciò valga anche per le indiscrezioni pubblicate sul compito affidato al Dott. Schacht. L'organizzazione economica dell'Europa, unitariamente intesa, deve indubbiamente poggiare sul principio della complementarità delle economie; ma v'è modo e modo di applicare questo principio. V'è un modo statico, desunto cioè dalla configurazione economica di un Paese in un determinato momento, e v'è un modo dinamico, desunto cioè da una considerazione delle capacità e delle necessità economiche di un Paese valutate relativamente al peso politico, morale del Paese stesso.
Con il primo modo si organizza una supremazia dei Paesi industriali su quelli agricoli, con il secondo un sistema di collaborazione che, sotto la spinta del principio autarchico nazionale corretto da una ben intesa esigenza di costi comparati, favorisce il progresso economico di tutti e di ciascuno.
Naturalmente anche in questo campo l'Italia dovrebbe compiere una coraggiosa revisione delle sue posizioni per tendere al miglioramento della qualità ed alla riduzione dei prezzi di molte sue produzioni autarchiche, se vuole incrementare il suo commercio estero e normalizzare quello interno che presenta, ormai, tutte le caratteristiche dei regimi monopolistici.

4) Allo studio di tutti questi problemi non è bene far partecipare esclusivamente gli organi dell'amministrazione dello Stato e non pure quanti per la loro attività scientifica e professionale hanno acquistato una speciale competenza e riconosciuta fama. Poiché la grande maggioranza di costoro appartengono alle categorie dei docenti universitari, è evidente il grande contributo che il Ministero dell'Educazione Nazionale potrebbe dare al duce ed agli organi da Lui designati. È desiderabile, che quanti s'accingano, per ordine del Duce, a studiare questi problemi lo facciano in collaborazione con l'Università, i cui rappresentanti in seno a eventuali Commissioni è bene siano designati e scelti con la collaborazione mia e dei miei uffici.
b) Appunto per Mussolini. 19 luglio 1940
L'Italia, in collaborazione con la sua alleata, dovrà tra poco dirigere i destini dell'Europa "fascista o fascistizzata". All'uopo dovranno essere, forse, accentuati taluni modelli politici, giuridici, sociali ed economici, già costruiti dal Fascismo; mentre altri, in vista delle nuove esigenze, dovranno esserne creati.
Il fronte rivoluzionario del pensiero, tra le cui file militano i più autentici combattenti, alimentato dalla fede e dallo studio, anela di porsi ai Vostri ordini per valorizzare la Vittoria, consolidare la Rivoluzione e riaffermare le più nobili tradizioni fasciste anche nella ricostruzione economica dell'Europa.
Già i camerati dell'Asse hanno iniziato l'esame di taluni settori. In un congresso di docenti tenuto a Weimar, nei primi giorni di luglio, sono stati trattati temi attinenti alla "Scienza economica nella guerra di rivoluzione". Il convegno, dopo avere affermato, che occorre sostituire al morto sistema una nuova vitale costruzione, pone, tra l'altro, una concezione degli scambi internazionali basata, come in Italia e in Germania, non sulla signoria del prezzo più economico e della concorrenza, ma sul principio del giusto prezzo. In materia politica, il Rosenberg ha esaminati i criteri, ai quali si dovrà ispirare la vita del nord-Europa. Altri studiosi si sono occupati delle trasformazioni formali e strutturali alle quali dovranno adeguarsi gli istituti e le associazioni internazionali modellati finora sulla Società delle Nazioni. Altri hanno trattato del concetto di valore rappresentato non più dall'oro e dal capitale, ma dalla produzione e dal lavoro; in armonia con queste premesse sono anche state tracciate le caratteristiche della moneta-segno.
Una nostra gradita collaborazione a questa opera di severa dottrina potrebbe essere utilissima dopo che all'interno del Paese fosse stata individuata ed esaminata la materia. Gli studiosi dei problemi etnici, geografici, culturali e storici potrebbero offrire importanti elementi alla ricostruzione. Nel campo economico e giuridico l'equilibrio degli scambi, il prezzo, le barriere doganali, la giustizia sociale, la moneta, la finanza, la banca, l'ammasso, l'autarchia, il regime coloniale, e, in special modo il sistema corporativo, esaminati dall'angolo visuale della Vittoria dell'Asse, possono dar luogo a considerazioni teoriche nuove, non prive di utilità per le pratiche applicazioni.
I docenti delle Università italiane considererebbero come loro più ambito privilegio cimentarsi, su Vostre direttive, ad una ricognizione generale della dottrina fascista, raggrupparla in settori e prospettare, da un punto di vista rigorosamente teorico, i possibili orientamenti. I temi sarebbero preventivamente sottoposti al Vostro giudizio e il lavoro non dovrebbe, penso, assumere la forma esteriore di un convegno. Sarebbe compiuto a celerissime tappe, in composto silenzio, nel concluso ambito accademico, e Vi sarebbero poi presentate le conclusioni, che potrebbero rimanere riservate fino a che Voi lo giudichiate opportuno; od anche essere esaminate o discusse da altri settori del Regime.
La giovane generazione dei docenti delle nostre Università, educata al costume fascista nel clima fascista, si sente anche essa una milizia ai Vostri ordini e, come tale, chiede di servirVi. Se l'esperimento, come io ritengo, sarà fecondo, potrete, successivamente, esaminare l'opportunità di porre i migliori elementi a contatto con i camerati docenti tedeschi per unificare, in feconda e leale collaborazione, taluni principi teorici che dallo studio saranno affiorati e che Voi avrete ritenuti conformi allo spirito della dottrina fascista.