Biografia di Jacques Chirac
"CHIRAC E IL NEOGOLLISMO"
di Marco Maggioni

 

 

2003 nuovo ruolo della Francia in Europa?

Chirac:
" vogliamo vivere in un mondo multipolare in cui la democrazia progredisce. Da qui l'importanza capitale delle Nazioni Unite per dare un quadro e un impulso a questa democrazia. Un mondo in cui le crisi inevitabili, regionali o di proliferazione, possano essere gestite nel miglior modo possibile. Infine, un mondo che privilegia il rispetto dell'altro, il dialogo delle culture e delle civiltà."

George W. Bush faccia pure la guerra all'Iraq, ma non avrà il crisma dell'ONU. E' questo in sostanza il deciso messaggio che il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac lancia agli Stati Uniti: farà ricorso al suo diritto di veto pur di bloccare una risoluzione ONU che dichiarasse guerra all'Iraq.

La Francia e' minacciata di punizioni dall'amministrazione Usa, esclusa forse dai Paesi che stabilizzeranno l'Iraq, offesa dall'ironia dei vignettisti, ma il suo Presidente procede impavido.
Persegue evidentemente un disegno: si tratta forse di dare continuità ad una visione gollista della storia francese? Si sa che l'ambizione ereditata dal generale de Gaulle e' certo quella di lasciare ai posteri un segno, un segno indelebile. E Jacques Chirac dimostra di averne tanta di ambizione.

L'uomo, nei suoi 40 anni di potere, e' abituato ai più larghi consensi e alle rapide cadute: un esperto di alti e bassi. Comunque sempre da protagonista.
Entrato per vocazione in politica, Jacques Chirac vuole ora entrare nella storia.

La carriera di Jacques Chirac è una lunga sequenza di successi, errori, battaglie perdute e trionfali rivincite.
E' stato definito in tanti modi: personaggio da romanzo, avventuroso, intrepido, truculento e cavalleresco, ma soprattutto imprevedibile.
L'imprevedibilità è la sua natura. Con lui tutto ricomincia quando sembra tutto finito. Evidentemente non subisce le stesse leggi di gravità degli altri politici. Si crea e si ricrea in funzione delle circostanze.
E' quello che fa da quando aveva vent'anni.
Nella sua carriera politica, iniziata nel 1960 all'ombra del generale de Gaulle, ha centrato tutti gli obiettivi, fino a diventare presidente della Francia, per ben due volte.

Jacques Chirac, nato il 29 novembre 1932 a Parigi, si definisce un 'corrèzien di Parigi'.
La Corrèze è una provincia del centro sud della Francia, da cui la sua famiglia trae origine.
E' sempre con vanto che reclama questa doppia identità: da una parte il territorio di elezione rurale, dall'altra il centro del potere nazionale che definirà la sua carriera.

Disinvolto negli studi, Chirac ha vissuto una adolescenza solitaria e indisciplinata.
Non brilla affatto negli studi liceali, è affascinato di più dalle civiltà orientali, dalla letteratura slava e dalla pittura moderna.
In conflitto col padre esigente, dirigente di banca e gran frequentatore del mondo industriale, il giovane uomo è alla ricerca di sé.

All'età di 18 anni si imbarca come marittimo semplice in un cargo, va poi negli Stati Uniti da dove trae la fama di gran tomber de femme, fama che non smentirà neanche in seguito, nelle vesti di ammogliato e di titolare di alte cariche pubbliche.

Ritorna a Parigi ravveduto e pieno di buoni propositi; per sua decisione, si impegna nella scuola libera di Scienze politiche, l'Istituto di studi politici di Parigi, uno dei simboli francesi più prestigiosi di formazione delle élite.
Chirac si muove senza complessi in questo ambiente esclusivo ottenendo buoni risultati.
E' qui che conosce una giovane ereditiera dal nome prestigioso, Bernadette Chodron de Courcel, sua futura sposa.
La famiglia conta, tra i suoi ranghi, diplomatici, un ministro e un compagno di Liberation, comunista.
Chirac, dopo aver firmato nel 1950 l'appello di Stoccolma, una petizione contro le armi nucleari, iniziativa del partito comunista, frequenta per un pò i socialisti di Michel Rocard, ma si defila presto…è ancora alla ricerca di se stesso.

De Gaulle dichiara l'autodeterminazione dell'Algeria - 1959

L'annuncio all'autodeterminazione dell'Algeria e la settimana delle barricate che solleva una parte del popolo dei pied noir di Algeri contro il potere gollista, costituiscono un crepacuore per il giovane Chirac.

Chiamato alle armi durante il suo impegno presso l'Ena, la Scuola Nazionale di Amministrazione, nell'autunno 1955, la questione della guerra d'Algeria gli si pone d'improvviso davanti. La sua e' una scelta appassionata. Aderisce alla causa dei pied noir: l'Algeria cioè deve rimanere francese.

'Ero disperato' scriverà più tardi, nel '95, anche se riconoscerà che de Gaulle aveva ragione nel concedere l'autodeterminazione a quel paese. "per me l'Algeria è stato il periodo più appassionante della mia esistenza…un momento di grande libertà e probabilmente uno dei pochi momenti in cui ebbi la sensazione di avere una influenza reale e diretta sul corso delle cose".
Strane parole dette da chi oggi detiene il maggior potere pubblico in Francia.

E' tentato di riconfermarsi al servizio militare, ma e' destinato ad impegni più gratificanti di attività politica e incarichi pubblici. Termina cosi' gli studi post-universitari presso l'Ena.
Dopo un breve incarico presso la Corte dei conti, è nominato nel '62 segretario generale presso il gabinetto del primo ministro Michel Jobert.

Decisivo è il suo incontro con Georges Pompidou, allora Primo ministro. Sedotto dal dinamismo del giovane Chirac, Pompidou lo prende in carica sotto la sua educazione politica.
L'accordo tra i due uomini si basa su di un terreno comune. Provenienti ambedue da regioni del centro della Francia dove il buon senso è la caratteristica della razza, come diceva Pompidou, le loro famiglie rappresentano le virtù di una meritocrazia repubblicana che, in tre generazioni, ha fatto elevare ai più alti incarichi alcuni figli di queste contrade paesane.

Originario della provincia di Corrèze, consigliere municipale di Sainte-Fereole dal '65, Chirac reclama di avere 'sangue radicale' nelle vene: dove scorre cioè un socialismo conservatore, fatto di sani e antichi principi.
Assessore comunale dal 1964, responsabile delle questioni di approvvigionamento nel gabinetto del primo ministro, si presenta come un ottimo interlocutore tra un'area della Francia sottosviluppata e il potere centrale.

Pompidou dirà di lui "nel mio gabinetto lo chiamano il bulldozer. E' vero. L'esperienza prova che ottiene tutto quello che vuole. Non si arresta fino a che non l'ha ottenuto."

In effetti è difficile essere concorrente di Chirac: il suo senso del contatto umano, la sua memoria dei nomi e dei volti, il suo interesse per le questioni le più concrete toccano l'elettorato rurale. Sono tutti per lui.
Il 12 marzo 1967, Jacques Chirac è eletto deputato nel collegio della Corrèze.
A 36 anni diventa così il più giovane membro del governo.
La nuova legittimità conquistata da Chirac a livello locale è una tappa decisiva per la sua carriera nazionale.

In aprile dello stesso anno, diventa Segretario di Stato nel nuovo governo Pompidou.
Il suo ruolo e le sue capacita' diplomatiche si rivelano nel maggio '68, nel pieno delle agitazioni del movimento studentesco che attraversano tutta l'Europa e gli Stati Uniti. In qualità di segretario addetto alle questioni sociali, è responsabile delle relazioni con i sindacati: stabilisce con loro il giusto contatto che gli permette di avviare gli accordi di Grenelle del 27 maggio.

A quella che poteva sembrare un'embrione di guerra civile, il presidente de Gaulle reagisce con estrema decisione: scioglie l'Assemblea nazionale, si rivolge con un appello direttamente alla nazione, ne riguadagna il consenso.
Alle elezioni di giugno il partito gollista ottiene la maggioranza.

Benché sconfitto, il movimento studentesco ha però messo in luce i segni di debolezza del regime gollista; nuovi valori si stanno affermando nella società postindustriale: creatività e immaginazione, il diritto alla differenza, il rifiuto di gerarchie troppo rigide.
Il giovane Jacques Chirac farà tesoro di questa esperienza.

Dove Chirac esprime il meglio di sé, nell'era Pompidou, è in qualità di ministro dell'Agricoltura e dello sviluppo sociale, nel ministero Messmer, incarico che conserverà fino al '74
Si pronuncia per una salvaguardia dello sviluppo agricolo familiare, incoraggia una logica produttivistica, difendendo i prezzi agricoli. Stabilisce cosi' relazioni privilegiate con i principali sindacati che lo gratificano di elogi e.....di appoggio politico.


Morte di Pompidou, fine di un'epoca - 1974

Aprile 1974 , alle dieci di sera, i canali televisivi interrompono i loro programmi, annunciano la morte improvvisa di George Pompidou.
La morte di Pompidou segna la fine di un'epoca segnata dalla dominazione del gollismo.
Chirac si sente l'erede del gollismo estremo di Pompidou, rivelatosi più conservatore del gollismo dello stesso generale de Gaulle.
D'altra parte non e' insensibile ai fatti del maggio '68: deve recuperare sul quel versante sociale che lo stesso gollismo originale conteneva.
E' questo il contesto in cui si forgia l'educazione politica di Chirac.

Afflitto per la morte di Pompidou, per il quale provava un attaccamento filiale, Chirac intende giocare un ruolo nella sua successione.
L'opportunità la coglie appoggiando Valery Giscard d'Estaing: l'uomo appartiene all'area orleanista del gollismo, cioè liberale sul piano economico, modernista sul piano dei costumi. Per i gollisti puri la scelta crea scandalo.
Ma Chirac tira dritto, i suoi disegni politici non sono mai ideologici o di parte, rispecchiano sempre contingenze concrete di opportunità di successo.

Con l'elezione di Giscard d`Estaing per la prima volta dal '58 il regime della V repubblica non si identifica più con la famiglia politica che l'ha fatta nascere.
La nomina di Chirac come primo ministro e' una magra consolazione per i gollisti.
Impermeabile alle contestazioni interne al suo partito, Chirac mira a mettere in opera la serie di riforme per le quali il Capo dello Stato intende marcare l'era nuova della politica francese: la liberalizzazione dei contraccettivi per i minori, l'interruzione volontaria della gravidanza, l'autorizzazione al licenziamento senza preavviso, l'abbassamento dell'età elettorale a 18 anni, la riforma del divorzio, lo sviluppo della sicurezza sociale, ecc.
Tutti provvedimenti e riforme difese vigorosamente dal Premier davanti ad una maggioranza spesso reticente e a volte addirittura ostile.

Presto i disaccordi si estendono anche col Presidente Giscard: il liberalismo del Presidente e' troppo avanzato per lo stesso Chirac.
Inoltre gli orientamenti proeuropei e atlantistici del Capo dello Stato inquietano il Primo ministro Chirac. I disaccordi si moltiplicano.
Nel luglio 1976, dopo le elezioni cantonali che vedono un avanzamento delle sinistre, Chirac decide di dimettersi.
E` il primo e l'unico Primo ministro della V Repubblica a lasciare tale incarico di sua esplicita richiesta.

La destra, al potere dal '58, entra in un ciclo di divisioni che domineranno gli anni successivi.
Oppositore di de Gaulle, Francois Mitterrand è l'attore principale della ricostruzione della sinistra, e' lui a creare le condizioni di una alternativa credibile al potere gollista.

Dalle sue memorie, Valery Giscard d`Estaing afferma che Chirac, presentando le sue dimissioni, gli avrebbe confessato di volere abbandonare la politica, e di dedicarsi alla apertura di una galleria di pittura moderna.
La tentazione, se mai è esistita, e' stata comunque di corto respiro.
Difatti dal 15 settembre fa il suo rientro nella politica pubblicando 'Lettere della nazione' rivolto ai suoi compagni di partito.

Dal suo collegio di Corrèze lancia l'esigenza di difendere i veri valori del gollismo: e' così che nasce un nuovo movimento politico, chiamato Rassemblement pour la Republique, Raggruppamento per la Repubblica.
E` il 5 dicembre 1976.

L'ambizione di Chirac, nel creare il nuovo partito, e' di lanciare un autentico movimento di massa capace di controbilanciare il potere di mobilitazione dei partiti di sinistra e di imporsi come il primo dei partiti di destra.
I risultati sembrano dargli ragione.

Nel 1977 si elegge per la prima volta un sindaco di Parigi in applicazione di una legge del '75. Giscard propone la candidatura di Michel d`Ornano, ministro dell'industria.. Chirac si getta nella battaglia e la vince il 25 marzo dello stesso anno.
Il Raggruppamento per la Repubblica diventa il primo partito di Francia.

Chirac da sindaco fa di tutto per inasprire i suoi rapporti col potere dell'Eliseo, si lancia contro il liberalismo trionfante.
Alle elezioni europee del '79 rinnova il suo timore del pericolo della sovranazionalita'.
Qui c'è una svolta nel suo comportamento pubblico.
Dal 1979 infatti Chirac si lascia convincere, probabilmente anche dalla moglie Bernadette, di adottare uno stile più posato, più adatto ad una ipotesi presidenziale.
Deve correggere così l'immagine di agitato che i giscardiani mettono in circolazione per sminuirne la credibilità politica.

E` quindi preso in mezzo tra una visione statica di difesa del gollismo storico e l'attrazione per un modello liberale che meglio può contrapporsi al socialismo rampante di questo periodo.

La conquista del Comune di Parigi dà al partito di Chirac un nuovo baluardo. Nel corso del lungo periodo del suo incarico, è la sede della città, più che il seggio di presidente del partito, a diventare il cuore del dispositivo vincente chirachiano.
Piazzato alla testa di una amministrazione di 35 mila funzionari, gestendo un budget tre volte superiore a quello del ministero della cultura, e potendo circondarsi di collaboratori di alto livello distaccati dal grande corpo dello Stato, il sindaco di Parigi è il più potente dei notabili della Repubblica.

Per un paradossale effetto di bilanciamento, questa gestione parigina che è servita a consolidare l'immagine del sindaco e le sue ambizioni presidenziali, è oggi al cuore delle polemiche che lo riguardano.
Le rivelazioni postume, del 1995, rivelano un sistema illegale di finanziamento dei partiti politici, nel quale commissioni occulte accompagnavano le attribuzioni delle gare pubbliche per attività immobiliari.

Nelle elezioni presidenziali dell`81 si fa nemici tutti gli uomini della destra. Orienta la sua campagna nel combattere Giscard d`Estaing, al fine di essere l'unico leader di destra.
Annuncia la sua conversione al liberalismo.
Alcuni gridano di nuovo al tradimento, ma Chirac sa rischiare e sa far di calcolo: se le sinistre perdono, lui stesso sarebbe emarginato, dai suoi stessi di destra.
Vincendo alla grande invece la sinistra di Mitterrand e Jospin, Chirac si candida come unico leader della destra. Semplice e astuto.
Questa riuscita Chirac la deve a cinque anni di lotta politica, dove ha conquistato con il suo entourage una dinamica politica vincente.

Infaticabile, costruisce il suo successo grazie a un triplice gioco: è sindaco di Parigi e intende restarci; dirige il primo partito di destra, il Raggruppamento per la Repubblica; infine elabora un programma politico basato sul liberalismo economico: si ispira ai modelli di Ronald Reagan e di Margaret Tatcher per proporre un'alternativa di cambiamento: è il neogollismo chiracchiano.

Come s'è detto, l'imprevedibilità è la sua natura. Il dubbio si è installato tra i francesi: Chirac l'incostante. Ma questo può essere un vantaggio: il ruolo di sindaco di Parigi gli dà i mezzi per rinascere, rigenerarsi, riproporsi rinnovato.
Valery Giscard d'Estaing ha a volte definito Chirac come un 'tonto' e un "lourdaud", cioè maldestro, grezzo.
Ma a dispetto degli epiteti e alle etichette riduttive che gli hanno appiccicato, a detta di chi l'ha conosciuto bene, l'uomo ha molte doti che le beghe della lotta politica difficilmente fanno emergere. Prevalgono i cliche'.
Malgrado le mele di cui è ghiotto, le pinte di birra che tracanna, il suo gallismo alla ussara, e gli aneddoti più o meno veritieri che lo perseguitano sempre, Chirac è figura di alto livello intellettuale.

Mitterrand giocava a Lorenzo de' Medici. Con la bravura che nessuno gli nega. Ma Chirac parla il russo correntemente, conosce il sanscrito, ha scritto un libro sull'imperatore cinese che fondò la grande Muraglia, possiede una formazione archeologica post-universitaria, colleziona statuine orientali con il talento dell'antiquario.
In più ha promesso di cambiare la Francia. Vi pare poco?

Sua figlia Claude dice che il padre è affetto da grandi pudori. Che non esteriorizza mai i suoi sentimenti. Che non ha mai pianto che per la morte di sua madre. Ma può abbandonare gli affari di Stato per visitare, di tutta urgenza, un amico morente.
Per farsi amare o comprendere, cambia volentieri modi e discorsi.
E' in grado di giocare parecchi personaggi nello stesso tempo.
Da qui si spiega la sua imprevedibilità politica e il fascino che esercita.


La prima coabitazione con Mitterrand - 1986

Marzo 1986. La destra vince alle legislative. Chirac, in qualità di capo della nuova maggioranza, e presidente del partito Raggruppamento per la Repubblica, è nominato primo ministro.
Si inaugura la prima 'coabitazione' della V Repubblica.
I rapporti col presidente Francois Mitterrand si annunciano difficili.
Ma la distanza intellettuale dei due uomini non è poi così abissale, come si pensa.
I due uomini, caratterizzati dall'ambivalenza, sono fatti invece per vivere insieme. La coabitazione, essendo un gioco di specchi, ha convenuto a tutti e due, principi dell'equivoco e del compromesso macchiavellico.

I due uomini hanno raggiunto i vertici dello stato portati da una utopia, alla quale avevano finito per credere un pò: volevano cambiare la società per risolvere la crisi economica. Mitterrand intendeva fare della Francia una società ad economia mista tesa verso ideali sociali, di redistribuzione del reddito e di industrializzazione.

Jacques Chirac aveva deciso di rendere il paese più liberale, più mobile, più competitivo.
L'uno e l'altro si sono progressivamente resi conto che non si cambia la società per decreto. I loro rispettivi progetti si sono scontrati con la realtà degli anni 80.

Mitterrand è arrivato al potere non sognando altro che il sociale e la politica. L'economia si è vendicata.
Chirac è arrivato al potere non sognando altro che l'economia e la politica. Il sociale si è vendicato.

Dopo due anni di coabitazione, il bilancio economico e' positivo ma mitigato sul piano sociale.
Chirac si presenta alle elezioni presidenziali dell'86 contro Mitterrand.
Il primo ministro è sconfitto al secondo turno.
Prende allora un certo distacco dalla vita politica: un'altra crisi personale ma passeggera. Si ripresenta alla testa del suo partito e di nuovo vince: diventa per la seconda volta sindaco di Parigi. E' il 1989.

Nel 1993 il riscatto. La destra riunita attorno ad una piattaforma comune vince ampiamente le elezioni legislative.
Ormai essa rappresenta i quattro quinti dell'Assemblea nazionale.
Scottato dalla esperienza di coabitazione con Mitterrand, lascia pero' il posto di primo ministro al suo amico Edouard Balladur.

Messo in disparte, Chirac ne approfitta per portare avanti una campagna su campo per tutta la Francia. Malgrado l'opinione contraria di molti leader della destra, egli annuncia fin dal novembre '94 la sua candidatura alle elezioni presidenziali.
Il suo e' un programma ambizioso: ricomporre la 'frattura sociale', denunciare 'l'arricchimento dei grandi capitali' e difendere la V Repubblica e le sue istituzioni, attaccando senza sosta il pensiero unico e il conformismo della sinistra.

Balladur, primo ministro anch'egli nato dallo stesso partito di Chirac, annuncia a sua volta la sua candidatura, contrapponendosi all'amico Chirac. Si sa, in politica l'amicizia e' un lusso.
Il Partito si lacera. Ma in marzo i sondaggi, che erano stati a lungo favorevoli a Balladur, si invertono completamente a favore di Chirac.

Il 23 aprile dopo il primo turno, Jospin, candidato della sinistra, è in testa ai voti davanti a Chirac. Ma il secondo turno e' senza sorprese. Il dibattito televisivo, tradizionale incontro dei due duellanti, conferma che Lionel Jospin, non può colmare il suo ritardo di fronte al vecchio routinier della politica. Vince Jacques Chirac. Presidente.


Chirac Presidente ! - 1995

Chirac è un uomo di destra. Ha vinto facendo una campagna dominata da temi di sinistra, dalla lotta contro l'emarginazione e la disoccupazione, alla solidarietà e alla fine delle diseguaglianze sociali.
Ha sentito che la bilancia pendeva di nuovo verso il sociale e ci è andato.

Con Chirac presidente si ripete quello che era successo già con Mitterrand, ma in termini rovesciati.
La parola d'ordine di Mitterrand era rompere col capitalismo, ha poi finito per mettere lo stato socialista al servizio del mercato.
Oggi Chirac segue un doppio binario: quello liberista e quello social gollista, da un lato e' vincolato al suo elettorato di destra e alle esigenze di sviluppo del capitale finanziario, dall'altro al bisogno di ricomporre il disagio sociale.

Francois Mitterrand, che è stato il primo dei presidenti della Quinta Repubblica a godere di epiteti che l'avevano reso molto popolare, aveva dovuto aspettare la fine del suo primo settennato per diventare Tonton, zio, e la sua rielezione nell' '88 per trasformarsi in Dieu, dio.
Jacques Chirac, invece, entra all'Eliseo disponendo da tempo di due soprannomi: Jacquot e Chichi.
Chiamarsi così è già una buona garanzia che la figura del capo dello stato perderà molto della sua sacralità, per avvicinarsi sempre più al popolo, come ha promesso lo stesso Chirac.
Infatti nessuno si è sorpreso né tantomeno indignato che la sua elezione sia stata salutata da un quotidiano di Parigi col titolo "Putain, sept ans!" dietro l'apparente irriverenza si celava un omaggio a una delle esclamazioni preferite del nuovo presidente.

Per il suo carattere irruento e la gagliardia fisica, che rimane intatta nonostante le 63 primavere, il quinto presidente della Quinta Repubblica è stato spesso paragonato a un moschettiere del Re, avventuroso, intrepido, cavalleresco, e imprevedibile. Piace per questo.
Appartiene ad una destra generosa, sensibile ai problemi sociali, ispirato al gollismo originario, un po' guascone appunto.

Chirac, nonostante il suo agire contraddittorio, non ha mai rinnegato la tradizione radical socialista. E' questa la sua forza.
E` quella tradizione che gli ha sempre fatto respingere con disprezzo l'idea di un compromesso con Le Pen. E sì che in diverse occasioni gli sarebbe stato politicamente molto utile.

E' in provincia che Chirac ritrova la linfa culturale e politica del suo agire.
Nella famiglia Chirac, nella sua terra di origine, la Corrèze, il radical socialismo è una tradizione.
Nel suo terzo tentativo di conquistare il palazzo dell'Eliseo, l'aspirante presidente l'ha rispolverata. Se per convenienza o per convinzione, non ha importanza. Ha vinto. Questa e' la politica di un politico di razza come lui.

Prima di predicare un liberalismo sociale è stato reaganiano e prima di essere reaganiano ha suggerito una socialdemocrazia alla francese.
Sull'immigrazione, il tema più sentito in Francia insieme a quello della disoccupazione, ha oscillato tra atteggiamenti comprensivi verso i lavoratori stranieri e atteggiamenti leggermente sprezzanti.

Chirac è quindi autentico? E' perlomeno convincente, questo e' sicuro, altrimenti non si spiegherebbe il successo che comunque ottiene.
Nella cornice della Francia profonda è indubbio che Chirac abbia assunto un aspetto che ricorda appunto d`Artagnan, un paladino delle cause difficili, sempre fedele al re o alla regina, per restaurare un ordine condiviso dalla gente comune.

Oggi non gli rimane che essere fedele a se stesso. Ora che da tanti anni lo detiene il potere, e ai più alti vertici dello stato, il moschettiere fa tutt'uno con il re.

Per tutto questo deve ringraziare non solo la fortuna, non solo la sua grande capacità politica, ma anche sua figlia Claude.

Sognava di scappare di casa, poi ha deciso di aiutare il padre nella campagna presidenziale: è stata lei, Claude una delle due figlie di Chirac, la vera artefice del suo trionfo." Gli ho dato consigli di ogni tipo dalle cravatte alla strategia politica" dice.

Discreta, riservata, mai una intervista o apparizione di troppo.
La chiamavano la piccola ostrica tanto era chiusa e silenziosa. Poi di colpo si è scatenata. Ha scoperto una predisposizione alle pubbliche relazioni, si è messa ad occuparsi dell'immagine del padre ed è stato un trionfo.

Nella vita privata, Jacques Chirac, a detta di coloro che l'hanno frequentato in privato, è un tipo simpatico, conviviale, uno capace di infilare una barzelletta dopo l'altra. Uno che da primo ministro, osò definire la signora Thatcher vecchia megera, a voce bassa ma non troppo, tanto che l'episodio è passato alla storia.

Ma Chirac lo spiritoso, amato e odiato dai francesi, un po' Cyrano e un po' d'Artagnan, questa sua personalità scanzonata e un poco trasgressiva non era mai riuscito a tirarla fuori. bene. la figlia è riuscita nell'impresa.

Dicono che sia stata lei a suggerire al padre, prima di una intervista radiofonica, la famosa frase :" la Francia ha bisogno di un presidente che sia marito e amante nello stesso tempo". Geniale. Era fatale che le casalinghe francesi lo abbiano votato.

Parte male pero' il settennato presidenziale. La riforma della previdenza sociale proposta da Juppe' suo primo ministro, e' impopolare. Solleva subito una vasta protesta sociale e porta all'organizzazione di due scioperi generali nel settore pubblico. La popolarità del Presidente subisce un sensibile calo.

Chirac cerca di correggere questi malumori. Si sente comunque forte. Sfida allora la sorte. Convoca il 21 aprile del 97 le elezioni legislative anticipate. Spera cosi' di riconfermare una maggioranza sufficiente capace di affrontare con tranquillità le sfide che gli si presentano nell'immediato futuro.
Ma, delusione, l'elettorato si pronuncia in modo imprevisto, consegna la vittoria al Partito Socialista di Jospin, che diventa primo ministro il 3 giugno.
Lo stesso errore di Mitterrand, sbaglia i calcoli e si ritrova una maggioranza di centro sinistra.

La seconda coabitazione si prevede piena di difficoltà per Chirac, Jospin è un inquilino tenace, anche duro, mira a sostituire il Presidente in carica all'Eliseo.
Il che non accade, come tutti sappiamo, per l'irruzione sulla scena elettorale di Jean-Marie Le Pen, il mastino dell'estrema destra.

Per bilanciare i compiti e la visibilità del Primo ministro, il Presidente Chirac si dedica attivamente alla politica estera. Spera cosi' di riconquistare i delusi, ma il deluso sarà lui, piuttosto.

Per prima cosa annuncia la ripresa temporanea degli esperimenti nucleari nel sud pacifico. Solleva cosi' non poche agitazioni nel panorama internazionale che non giovano certo alla sua popolarità.
L'anno successivo, dopo sei esplosioni, annuncia che la Francia e' ormai in grado di poter simulare i test in laboratorio. Sottoscrive quindi il Trattato sulla messa al bando degli esperimenti nucleari.

E' il turno della Bosnia. Con l'invio della Forza di Reazione Rapida a sostegno degli effettivi ONU, accelera la fine della guerra civile nell'ex repubblica jugoslava.
Il 14 dicembre Parigi presta lo scenario per la solenne firma del trattato di pace tra Bosnia ed Erzegovina, conseguenza di quanto già sottoscritto a Dayton negli Stati Uniti il 21 novembre dello stesso anno.

Un altro atto clamoroso: il 5 dicembre Chirac annuncia il rientro della Francia nella NATO, era dal '66 che la Francia ne era fuori per decisione del generale de Gaulle. E' cosi' che la Francia può partecipare a pieno titolo alle operazioni belliche dell'Alleanza in Kossovo nel 1999.
Si rompe lo storico rapporto della Francia con lo stato jugoslavo.
Chirac si allinea ai leader occidentali sostenitori delle maniere forti contro Milosevic.
Cosa accade intanto in Francia? Agosto 1998, Parigi e' travolta da un'esplosione di entusiasmo. Tanta esultanza non si verificava dall'epoca della Liberazione del 44: la vittoria della Nazionale francese ai campionati mondiali di calcio.

Chirac non esita a sfruttare questa euforia per allontanare gli scandali che si addensano attorno alla sua figura.
Il cerchio giudiziario si stringe attorno al caso degli impieghi fittizi al Comune di Parigi . Quando lui era sindaco, aveva convalidato con la propria firma i contratti di alcuni militanti del suo partito RPR, a cui sarebbe stato corrisposto uno stipendio per un lavoro che non avrebbero mai svolto.

La fondatezza degli indizi e dei sospetti sul fatto che Chirac fosse al corrente di tali irregolarità che avevano a che fare con il finanziamento illecito del partito, danno adito ad esigenze processuali, ma l'11 gennaio del 2000 la Corte d'Appello di Versailles decreta che, secondo la Costituzione, il capo dello Stato non e' penalmente perseguibile.

Inarrestabile, il presidente francese, si concentra ancora sulla politica estera.
Nel '98, ripristina l'asse franco-tedesco con Schroeder, condivide con lui l'idea di realizzare la riforma delle istituzioni della Unione Europea.
E' da li' che si concretizza l'idea di varare una Convenzione incaricata di scrivere la nuova carta costituzionale dell'Europa.

Inoltre il 9 febbraio del 2001, durante un vertice franco-britannico con Blair, infrange un tabù tipico della diplomazia francese: delinea nel futuro una Unione Europea che funzioni come una 'federazione di stati-nazione'.

Il federalismo moderato di Chirac causa una sorpresa generale, perché prende una posizione totalmente diversa dall'essenza originaria del gollismo.

In seguito agli attentati dell'11 settembre del 2001 a New York e Washington per opera dell'organizzazione terroristica Al Qaeda, Chirac e' il primo ministro leader europeo che fa visita al presidente George W. Bush.
Esprime le proprie condoglianze per le vittime e offre la totale collaborazione della Francia alla strategia di risposta militare all'interno della coalizione mondiale contro il terrorismo.
Contribuisce a pieno titolo alla campagna militare in Afganistan nell'ottobre del 2001.
Nessuno avrebbe previsto che due anni dopo, nel 2003, gli ottimi rapporti con l'America di Bush si sarebbero raffreddati parecchio a causa del no di Chirac e alla guerra in Iraq.

Nonostante tutto la dinamicità espressa nell'azione di politica estera, l'immagine di Chirac stenta a riprendere quota. Solo un miracolo può venirgli in aiuto e il miracolo si avvera. Complice il suo avversario politico di estrema destra.


L'emergenza Le Pen - 2002

Campagna per le elezioni presidenziali. Con il 16,9% dei voti, Le Pen, presidente del Fronte Nazionale, partito di estrema destra, raccoglie i frutti della sua campagna contro gli immigrati e la classe politica, con proclami xenofobi, sciovinisti e antieuropei; supera Jospin al primo turno: infligge al Partito socialista la più grande batosta elettorale della storia.

Chirac anche se batte il leader di Fronte Nazionale di soli tre punti, riporta il risultato più deludente ottenuto da un candidato di punta, dall'instaurazione del voto presidenziale diretto avvenuta nel lontano 1965.

Il successo di Chirac al secondo turno sembra assicurato. Si tratta di conoscere pero' le percentuali, che sembrano esigue. Il rischio Le Pen permane.
Si verifica allora un avvenimento straordinario e paradossale: il presidente in carica, pur godendo dell'appoggio popolare più tiepido di tutta la V repubblica, riporta una vittoria schiacciante al ballottaggio grazie al sostegno massiccio dei suoi stessi avversari politici: lo scopo e' quello di arrestare l'ascesa di un terzo candidato scomodo, avvertito come un pericolo per la democrazia.

E' un trionfo .
Superando addirittura i pronostici, nelle successive legislative di giugno Chirac si libera di Le Pen con un clamoroso 82,2% dei voti.
Il giorno seguente, facendo uso del suo ruolo costituzionale, accetta le dimissioni di Jospin, e nomina primo ministro uno dei leader liberal più vicini all'Eliseo, il presidente della regione Jean-Pierre Raffarin.

La carriera di Jacques Chirac è una lunga sequenza di successi, errori, battaglie perdute e trionfali rivincite. Fu sconfitto al primo turno nelle presidenziali del 1981, ma ritornò al potere come primo ministro di Francois Mitterand nel 1986. Perdette al secondo turno le presidenziali del 88, ma digerì la sconfitta, preparò la rivincita e divenne capo dello stato nel 95. Sbagliò clamorosamente quando dissolse l'assemblea nazionale nel 97 e dovette consegnare il governo alla sinistra di Lionel Jospin; ma tenne duro, sopportò umiliazioni del condominio e si preparò a una nuova battaglia.

Più che un uomo di stato è una macchina politica, instancabile, elastica, flessibile e spesso baciata dalla fortuna. Anche questa volta la sorte gli ha dato una mano.

Una parabola così, Jacques Chirac non se la sarebbe mai immaginata. Il leader storico della destra si è reincarnato nel campione della democrazia.

I due milioni di persone scesi nelle strade il 1 maggio lo hanno fatto con un solo ed unico obiettivo: confermare all'Eliseo Chirac con la più alta percentuale possibile. Più che un progetto politico, i francesi eleggono una bandiera, quella della democrazia.

Arrivato a settant'anni alla sua ultima grande battaglia, il capo dello stato assapora il gusto della vittoria.

Dovrà dimostrare di saper gestire un capitolo inedito della storia politica francese.
La stoffa senza dubbio ce l'ha. Fin da giovane, Chirac ha avuto una sola ambizione: sedurre uomini, e donne, vecchi e bambini, poveri e ricchi, città e campagne, conservatori e riformisti con l'unico obiettivo di raggiungere il potere.

Perché si ricandida ? Gli fu chiesto nel 88: per la passione che ho per la Francia, fu la risposta. Non era solo una frase fatta. Quell'uomo ha preso la Francia in braccio, disse di lui Francois Mitterrand, un altro gran seduttore. E per un uomo politico l'amore di un paese significa la conquista del potere.

Anche se ha spesso cambiato idea, Chirac non si è mai compromesso con l'estrema destra. Ne ha avuto la tentazione, a quel che si dice, ma l'ha sempre respinta. Un rigore che ha pagato caro politicamente, perché gli ha fatto perdere le presidenziali dell`88 e le politiche del 97, ma al quale oggi tutti rendono omaggio.
A quarant'anni esatti dal suo ingresso nel gabinetto di Georges Pompidou, allora primo ministro, Chirac sigilla un percorso politico eccezionale per un figlio di una coppia piccolo-borghese.

In Bernadette Chodron de Courcel ha trovato una moglie ideale, che si è sempre considerata 'al servizio delle sue ambizioni`.
E non sono in pochi a pensare che proprio la signora Chirac, popolarissima grazie ad alcune iniziative caritative, abbia dato un contributo decisivo all'ultima campagna elettorale del presidente.

La vera eroina della destra è lei, Bernadette Chirac, la moglie, spesso guardata di traverso come un vecchio arnese. Il presidente e sua figlia l'avevano relegata in secondo piano: Bernadette era considerata troppo reazionaria e antiquata. Eppure in questi ultimi mesi il presidente ha capito che sua moglie poteva diventare l'asso nella manica.
In fondo Bernadette Chodron de Courcel in Chirac non è una casalinga: da trent'anni è consigliere generale in Correze, il dipartimento da cui proviene la famiglia Chirac.

Il suo fiuto non va sottovalutato nei quindici giorni precedenti il ballottaggio ha lanciato l'allarme: ha detto che Le Pen rischiava di arrivare al ballottaggio. Non le abbiamo creduto, ha riconosciuto Chirac, mia moglie va in mezzo alla gente, conosce gli umori del paese..
Bernadette insomma aveva capito tutto prima e meglio degli altri, ma nessuno le aveva dato retta.

Mancava lo sparo, e ha avuto anche questo, Chirac, fortunatamente in aria, alla parata del 14 luglio: un attentato o il gesto di un pazzo?
L'attentato, così clamoroso e plateale, era la sola cosa che gli mancava per potersi paragonare, senza più troppi distinguo, al suo mito e al suo eroe, cioè Charles de Gaulle.

Ora Chirac non è più l'uomo in grigio della quinta repubblica, un vecchio routier della politica, con grandi ambizioni, certo, e con molta grinta, ma anche col peso di molte vicende poco chiare.
La sua immagine è sostituita addirittura da quella dello statista sfuggito al martirio.

Allora, chi è Chirac? Cosa devono aspettarsi i francesi e gli altri europei dall'uomo che ora è davvero, politicamente, il padrone della Francia? Il paragone con de Gaulle è deviante, troppo diversi i personaggi, troppo diverse le circostanze.
Il gollismo di Chirac in parte è strumentale, in parte sincero, per ciò che attiene alla grandeur nazionale e anche per la politica sociale, che non è riconducibile al liberalismo puro.
Ma Chirac, al di là della retorica, è soprattutto un pragmatico, molto attento al potere e alle sue condizioni. Un vero politico di razza, insomma.

Chirac: " saluto la Francia fedele a se stessa...ai suoi grandi ideali, alla sua vocazione universale e umanista. Saluto la Francia che, come sempre nei momenti difficili, sa ritrovarsi nell'essenziale". "stasera celebriamo la repubblica contro l'intolleranza e la demagogia, ma dobbiamo essere vigilanti; vi sarò vicino in questa battaglia.......saluto la Francia che sa ritrovarsi nei momenti difficili, saluto le francesi e i francesi amanti della solidarietà e della libertà....ho sentito e capito il vostro appello perché la Repubblica viva, la politica cambi....sarò presidente dei diritti.. e dei valori di libertà, uguaglianza, fraternità"

Il presidente rieletto si è affrettato a ringraziare coloro che hanno "superato le proprie simpatie politiche" per difendere i principi della Repubblica. In sostanza ha reso omaggio alla sinistra che gli ha dato il voto. Le sue prime dichiarazioni sono ineccepibili. I quasi unanimi consensi appena raccolti imponevano i toni. Chirac sa adeguarsi alle circostanze. Nel genere è un maestro.

In quella sera era più che mai il presidente di tutti i francesi.
Può dire con orgoglio che le ambizioni le ha soddisfatte tutte??



webmaster Fabio D'Alfonso