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Comunioni
1937 Mario con le scarpe nuove, emigrerà in Argentina
alunne di una scuola alla prima comunione. La signora
altera alle loro spalle presumibilmente è la loro maestra. La foto
ha tutta l'aria di una comunione collettiva organizzata dal regime fascista.
Pasqualino pesta i fiori... perché?
primissimi anni 60. Dora, Maria Rita, Luciana, Sergio.
Questo piazzaletto con il cemento era prospiciente la Scuola rurale Mulino
di Pesche che 'io' ho frequentato dal '62 al '67. Intorno all'albero accanto
alla sedia si faceva ricreazione, sul muretto a destra la maestra ci faceva
sedere per fare lezione all'aperto.
il bambino, forse, è vestito da prima comunione. Ricami, tulle, pizzi e merletti fatti a tombolo erano gli ornamenti più raffianti dei vestiti delle spose o dei bimbi. Per quanto riguarda il tulle, v'era una leggenda, di origine veneziana...
"Un marinaio - dovendosi imbarcare per un lungo viaggio - dovette lasciare la sua fidanzata . La rotta portò la nave in un luogo abitato da sirene e, mentre l'intero equipaggio si gettò in mare ammaliato dal loro canto, lui resistette con la forza dell'amore che provava per la giovane. La regina delle sirene, strabiliata da tanta fedeltà fece sorgere dal mare con un colpo di coda una corona di schiuma che si trasformò nel più splendido velo da sposa e glielo donò, lasciandolo tornare a casa. Da allora le ragazze tentano di imitare quel velo con ago e filo".
Il giorno della Prima Comunione di un altro bimbo a me sconosciuto. mi fa venire in mente che la città di Isernia è nota in tutta Italia per la produzione del tombolo, lavorazione che si fa risalire al basso Medioevo quando nel Molise sorsero numerosi conventi benedettini, centri di preghiera e di operosità. La lavorazione di pizzi e merletti era l'impegno prevalente di tante nobili fanciulle destinate al convento dalle severe leggi feudali.
1953 Gina e Minguccio sull'aia, prima che nascesse il cuginetto Enzo
questo pieghevole della prima comunione stampato su carta oleata giallina me lo ricordo sin da piccolo, stava in un cassetto dentro il comò di mia madre, vi ero affezionatissimo, trovando in quel nome della ragazzina, Bruna Di Frangia, un ché di eros e di sofisticato. Si tenga conto che quando lei fece la comunione io non ero ancora nato e quindi nella mia fantasia di bambino la immaginavo come una mia meravigliosa fidanzata, ho avuto sempre una certa predisposizione per le asimmetrie del tempo. Forse mi colpiva tra l'altro il fatto che il mese in questione è giugno, il mese in cui io sono nato due anni dopo. Di questa donna, questo nome, poi non ho mai saputo nulla. Eppure ancora l'amo nell'immaginazione
Maria Rita e Sergio ...quasi sull'attenti!
Bice e Maria con la zia Antonietta il giorno della loro
prima Comunione. La mano di lei è posata sulla spalla di Bice. L'altra
mano non si vede, non perchè la zia ce l'ha abbassata, ma perchè
Antonietta aveva una mano sola. Il braccio sinistro glielo ruppero durante
la nascita, in casa, le povere donne praticone che si sostituivano alla
levatrice a quel tempo inesistente. Capitava spesso che nascessero figli
storpi per colpa di errori di parto sino al primo dopoguerra. Le donne
solevano dire "O parti o partorisci!" per intendere che l'alternativa al
parto era o la morte, o la disgrazia.
Giovannino, 1968
Aggressivo. Si divertiva picchiarmi senza che ve ne fosse
una ragione, mi chiedo ancora il perché... povero Giovannino!
Elsa era la mia compagna di banco nella scuola pluriclasse
del Mulino di Pesche, in terza elementare mi fece prendere sette in condotta
perché riferì alla maestra Bontempo una domanda maliziosa
che, bambino le avevo fatto. Era di anima nobile, generosa. Ricordo duei
episodi che mi toccano ancora e che hanno per tema... i confetti. La prima
volta, in quinta elementare, era costume che quando un bambino il giorno
prima si assentava da scuola per andare alla festa di nozze di un parente,
il giorno dopo portasse i confetti alla maestra. Così accadde che
Elsa portasse a scuola un piccolo fagottino di confetti teneri, bianchi,
in questo caso li donò al maestro; quell'anno era cominciato con
quest'uomo crudele, che ricordo per la sua burberaggine e le mani pesanti
nel dare scapaccioni ai più lenti. Però, quella giorno, soppesando
la dolcezza che gli era giunta fra le mani, forse perché di idee
socialfasciste, o forse più semplicemente perché non gli
piacevano i confetti, aprì il pacchetto, li contò, poi passando
cameratescamente accanto a ciascuno di noi ci diede due confetti, l'ultimo,
dispari, lo mangiò insieme anche lui. Fu una sorpresa, mai, nessuno
aveva avuto nei nostri confronti un gesto simile. Furono i confetti più
buoni della nostra vita di piccoli contadini di campagna.
Mesi dopo Elsa si assentò un'altra volta, sempre
per l'invito ad un matrimonio ed il giorno dopo portò un altro sacchettino
ancora più abbondante del solito che consegnò prontamente
alla maestra. Il vecchio Michele Alfieri non c'era più, era stato
sostituito da una collega piuttosto giovane, la quale nel ricevere tutte
quelle mandorle ricciute ricoperte di glassa bianca, fragrante, guardò
solo negli occhi la stupita bambina, la ringraziò gentilemente fissandola
e senza troppe ciance la rimandò al posto, mettendosi tutto nella
borsa. A noi bambini, in silenzio, ci colpì solo l'abbondanza del
dono. Null'altro. Avevamo dimenticato quell'episodio di mesi prima. Elsa
però se ne stette muta per tutto il giorno.
Nel pomeriggio accadde che sua madre Giovannina venne
a trovare mia madre Maddalena, a casa, sulla collina. E raccontò
che Elsa era tornata da scuola disperata, piangendo per il fatto che la
maestra i confetti se li era tenuti tutti per se e non li aveva distribuiti
ai compagni di classe come lei aveva sperato. La mattina, prima di farsi
il suo chilometro di strada lungo i campi per raggiungere il Mulino di
Pesche, quei confetti li aveva contati uno per uno per esser certa che
a ciascun bambino ne toccassero proprio quattro! Ma poi, dinanzi alla maestra,
per la sua timidezza, non aveva avuto il coraggio dire che uno dei due
sacchetti erano i confetti da distribuire ai compagni.
Elsa è cresciuta, è diventata donna ed
ora è madre di un uomo ed una donna. Ha un lavoro importante. Ma
io preferisco ricordarla per quel suo pianto inappagato per una antica
dolcezza che avrebbe voluto donarci e che non abbiamo avuto. Io amo quel
che resta di lei nella memoria.
giorno di comunione, a Miranda, forse maggio... forse
giugno... forse un giorno felice... senza inganno
Nella chiesa parrocchiale di Miranda, l'altare maggiore
è testimone di un giorno di prima comunione: 7 bambini e quattro
bambine. Quali saranno i loro nomi? Chissà quanti uomini nasceranno
e sono nati da questi piccoli cristiani!? Chi di loro... si chiama Lucio
Tortola? m'attrae lo sguardo della ragazzina a destra, di che colore saranno
gli occhi?!
primi anni '70, la comunione di Rita. Da sinistra:
Teresa, Antonino e Maddalena (mia madre)
La foto è scattata davanti alla curia della cattedrale
di Isernia
il bambino che festeggia la prima comunione... quasi si perde nell'immensità
della sua nutrita famiglia patriarcale