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Subject:
Un Abbraccio
Date:
Thu, 10
Sep 1998 17:31:52 +0200
From:
Mario
B. <xxxxx@yyyyyyy.inet.it>
To:
Enzo Cicchino
<l.archivio@agora.stm.it>
*********
CARO ENZO, ti invio un caro abbraccio di vicinanza, visto che
mi è impossibile diversamente. Ti sono davvero vicino con il
cuore. Oggi
parto per il mio turno di riposo ferie. Non sarà molto riposo,
infatti
mi reco a casa dai miei dove avrò l'incombenza di molte cose
del dopo
morte di mio fratello. Verso il 15 di ottobre sarò di nuovo
a roma e
allora speriamo di scambiarci qualche parola "de visu". Spero e ricambio
il tuo ricordo. Mario B.
Carissimo Enzo,
ho appena ricevuto i tuoi "saluti agustini". Elsa ed io, con immenso
dolore, apprendiamo di quanto è accorso alla tua Mamma. Chi
più di me che
ho avuto una simile disavventura e purtroppo prima con Papà
e poi, subito
dopo, con Mamma (sono morti,infatti, entrambi di tumore ed a distanza
di
soli 16 mesi uno dall'altra) può rendersi conto del tuo stato
d'animo.
Purtroppo, questa è la Vita! Ogni parola è priva di significato!
Sappi solo
che ti siamo vicinissimi con tutto il nostro affetto e pronti a fare
quanto
ritieni si possa essere in grado di fare.
Da Elsa e da me un carissimo, forte abbraccio.
C i r o
Caro Enzo, quando un pezzo del nostro cuore
ci viene strappato dalla morte, tutto diventa
dolore, un grande immenso dolore. Perché le
persone che amiamo sono dentro la nostra carne,
la nostra anima. E quando non vediamo più i
loro occhi, che ci hanno guardato fin dai
primi passi come solo una madre può fare.
Allora ci sentiamo allo sbando, perché ricordiamo
improvvisamente ogni cosa, ogni gesto d'amore,
e la mente inesorabilmente ci inchioda
nella sofferenza, immagini, su immagine
che vengono a galla dal passato, e ingrandiscono
un volto, un cuore, un abbraccio semplice,
che non ci sarà mai più, perché la morte
e fredda,
la morte ci toglie tutto, e ci fa rimanere
solo dei ricordi. Ricordi che diventano i
soli custodi di una vita che se ne andata,
e ritornata a casa. Una casa difficile da
capire, perché il nostro cuore é colmo
di dolore per sentire la voce dell'universo
che dice di non avere paura, una paura di non
farcela, di non vivere più. Mio caro Enzo,
lo so che stai soffrendo, e credo che le
mie parole non possono toglierti i dolore,
ma possono dirti, che io sono con te,
perché chi ha cuore conosce la sofferenza
degli uomini, e io ti sono vicino perché
tu se me, e io sono te, e ti abbraccio
come un fratello, come un gemello del cuore
che sta vivendo la prova più grande,
più atroce, di aver perso per sempre
quell'amore assoluto che solo una mamma
può dare.
Ti abbraccio forte é
ti auguro ogni bene
Bruno
Subject:
Date:
Fri, 18 Sep 1998 11:14:24
From:
Antonio L. <xxxx@estosf.santateresa.enea.it>
To:
l.archivio@agora.stm.it
La Spezia 18-09-98
Caro Enzo,
Ho visto il tuo messaggio solo ieri, scusandomi per il ritardo, ti faccio
le mie
piu' sentite condoglianze per la grande perdita negli affetti che hai
avuto.
So che il tuo dolore non è comprensibile da qualcuno,la madre
è chi ci ha
generato, qualunque cosa possiamo fare per lei,purtroppo, anche se
meritevole e qualificante per chi lo fa, è sempre poco,in confronto
al
gesto d'amore e di coraggio da lei avuto nella generazione di un figlio.
Antonio
Tue, 15 Sep 1998 20:04:15
+0200
From:
e.pirone@mail.xxxxxx.it
(Eliodoro Pirone)
To:
"Enzo Cicchino" <l.archivio@agora.stm.it>
Caro Enzo,
il tuo messaggio, giuntomi per posta internet, mi ha commosso al punto
che
le vive sofferenze del tuo immane cordoglio, suscitate in me con tanta
sofferta partecipazione, mi hanno fatto rivivere - credimi - i ricordi
della mia infanzia e la nostalgia viva dell'immagine della mamma mia
che,
come la tua, era dotata di èmpiti di tenerezza per noi figli,
irriproducibili nei tempi odierni.
Perchè i primi traballanti passi, le cadute e le prime parole
distorte
illuminavano di gioia gli occhi dolci delle mamme di allora in una
poesia
di amore infinito.
E quel mondo in gran parte scomparso, anche nella gente semplice dei
campi,
come la nostra, nel momento triste del tuo lutto è rimbalzato
nella mia
mente in una nostalgia di brillante fantasia delle gioie, delle carezze
e
delle soavità angeliche delle Mamme.
E rivivo nel momento in cui ti scrivo l'infanzia felice, circonfuso
di
rimpianti lieti e tristi, rituffandomi nel passato delle prime dolcezze
e
ricadendo nello sconforto del distacco struggente e doloroso della
fine.
Ma, fra questi sentimenti e visioni tanto lontane e tanto suggestive,
una
luce illuminante mi è apparsa a indicare la via della verità
che dovrà
condurre lo spirito nostro a Coloro che in vita attendevano sempre
il
nostro ritorno, amico Enzo, con ansia ed amore.
Caro Enzo, ti ho conosciuto purtroppo da poco, ma sappi che ho avuto
la
fortuna di incontrare tante volte sul posto di lavoro e presso i
miei
parenti, nelle terre nostre povere di risorse, ma ricche di valori
umani
inestimabili, la tua adorata Mamma.
La sua grande umiltà, il suo mesto sorriso, la socievolezza
cordiale, la
semplicità e la nobiltà del portamento mi tornano alla
mente e lasciano in
me un senso di vuoto come se mi mancasse qualcosa di familiare e
certamente, caro Enzo, ciò è dovuto alla identica condotta
di vita semplice
e di carattere 'forte e gentile' delle nostre Mamme, cresciute nello
stesso
ambiente sano per costumi e per moralità.
Un abbraccio.
Eliodoro.
Sat, 12 Sep 1998 10:56:59 -0400
From: Osvaldo C. <xxxx@NICKEL.LAURENTIAN.CA>
To: Enzo Cicchino <l.archivio@agora.stm.it>
Carissimo Enzo
sappi che in questo momento di dolore ti sono vicino
Osvaldo
La Spezia 18-09-98
Caro Enzo,
Ho visto il tuo messaggio solo ieri, scusandomi per il ritardo, ti faccio
le mie
piu' sentite condoglianze per la grande perdita negli affetti che hai
avuto.
So che il tuo dolore non è comprensibile da qualcuno,la madre
è chi ci ha
generato, qualunque cosa possiamo fare per lei,purtroppo, anche se
meritevole e qualificante per chi lo fa, è sempre poco,in confronto
al
gesto d'amore e di coraggio da lei avuto nella generazione di un figlio.
Antonio
Sat, 12 Sep 1998 17:14:53
-1300
From:
Pasquale Di N. <xxxxxx@lnf.infn.it>
To:
Enzo Cicchino <l.archivio@agora.stm.it>
Caro Enzo,
come puoi immaginare mi unisco al tuo dolore con amicizia fratena.
Avrai visto la mia mail, no ti sentivo da tempo, ma non immaginavo
minimamente i tristi fatti di Agosto.
Torno in Italia Mercoledi', quindi il prossimo fine settimana saro'
ad
Isernia.
Ti abbraccio, a presto
Pasquale
Sat, 05 Sep 1998 07:27:15
-0700
From: ROBERTO La P.
To: Enzo Cicchino
<l.archivio@agora.stm.it>
UN'ALTRA STELLA E' ANDATA VIA,
IN SILENZIO,
NELLA TRISTE RASSEGNAZIONE
CHE SOLO IL DOLORE
RIESCE A DARCI,
OCCHI SOCCHIUSI E LABBRA STRETTE
NON PIU' SORRISI
MA TENERI RICORDI,
NON PIU' SGUARDI
MA TRAGICI SCONFORTI.
TU CHE NON SAPEVI SCRIVERE
FIRMASTI IL LIBRO DELLA MIA VITA,
TU CHE NON SAPEVI LEGGERE
SCORREVI VELOCE LE PAROLE DEL MIO CUORE
ED IO CHE DELLA CULTURA VOLLI FARNE UN'ARTE
ADESSO NON TROVO PAROLE,
SOLO PENSIERI, TENERI RICORDI,
LE PICCOLE COSE DELLA VITA,
QUELLI CHE APPREZZI DOPO
QUANDO GLI ANNI
HANNO GIA' DIVISO LE NOSTRE STRADE.
MI HAI LASCIATO, MADRE
PER UNO SCOPO PIU' NOBILE,
UNO SCOPO CHE NON RIUSCIRO' MAI A COMPRENDERE,
L'UNICO MISTERO
NEI TANTI ANNI CHE CI VIDERO UNITI,
SE IL MIO RIMPIANTO LENISSE IL DOLORE
A TE, PADRE, NE FAREI VOLENTIERI DONO
MA IL TEMPO GIA' SI APPRESTA
A CUCIRE LE FERITE
E SE PRIMA AVEVO TE, MADRE
A RIPARARMI DAI FULMINI
ADESSO IL MIO PETTO
E' BERSAGLIO PER LE TEMPESTE!
Subject:
Re: Partecipazione
Date:
Sun, 13
Sep 1998 07:07:13 +0000
From:
P. BRUNATTO
<xxxxx@iol.it>
To:
Enzo Cicchino
<l.archivio@agora.stm.it>
Caro Enzo, partecipo al tuo dolore. Ci sono passato anch'io.
Un saluto affettuoso
Paolo
Subject:
Re: Partecipazione
Date:
Sun, 13
Sep 1998 07:07:13 +0000
From:
PAOLO
BRUNATTO <p.brunatto@iol.it>
To:
Enzo Cicchino
<l.archivio@agora.stm.it>
Caro Enzo, partecipo al tuo dolore. Ci sono passato anch'io.
Un saluto affettuoso
Paolo
Subject:
e
Date:
Sat, 05 Sep 1998 01:40:54 -0700
From:
Enzo Cicchino <l.archivio@agora.stm.it>
Caro Daniele
tutto si è concluso dieci giorni fa nella più totale
amarezza. Ieri
sono tornato a Roma e mi trattengo qualche giorno prima di tornare
a
Isernia.
Mio padre è un pò più disperato di me non
fa che andare al cimitero
ogni mattino ed il suo maritale vuoto pare inconsolabile. Anche
il mio per
la verità.
Ero legato a mia madre. Ancor più l'ansia nasce dal mio
aver capito
solo durante il suo marcire in ospedale quanto fosse profondamente
poetica
la sua anima. C'è stato sempre un equivovo in casa...
che mio padre fosse
tutto. Invece non è vero. Lui era solo un povero ometto
che ha usato la
profondità e la dolcezza di lei per sembrare lui più
umano, quando non
lo era. La confusione è dovuta alle sue antiche violenze
nei confronti
di questa donna che aveva soltanto gesti, passioni, parole che
le
fuoriuscivano sempre dai morsi dell'innocenza. Mio padre, no.
Era un
logico lui.
Ed ora ho capito troppo tardi.
L'unico conforto è che l'aver potuto parlare al suo volto
durante le
tristi notti in ospedale mi hanno permesso di bere al suo affetto.
Null'altro.
Ma perché... l'intelligenza è arrivata al cuore
così tardi!?
Ecco il vuoto. Vuoto!
Sono triste. Molto triste. Ma lo so. Bisogna andare avanti. Trarre
nuova linfa dal dolore. Tuttavia al compiersi dell'epilogo si
vive quel che
rimane della propria esistenza sempre come una colpa.
Ciao
Enzo
Caro Enzo, grazie per la comprensione.
Visitai il tuo sito, ma mi fermai
al viso di una donna, tua mamma.
Nulla al mondo rende bella una donna
quanto la povertà, i suoi occhi hanno tante espressioni, dalle privazioni
alle piccole gioie, dal dolore alla speranza, che donano al volto una luce
di nostalgia e di dolcezza.
In quel viso così sereno
quasi felice pur nella povertà rividi mia mamma anch'essa la ricchezza
non l'aveva mai conosciuta, ma mai un lamento di scontento uscì
dalle sue labbra, e ogni qualvolta dovevamo privarci di qualche cosa e
succedeva spesso interveniva mio nonno, con una battuta di spirito.
La nostra casa era molto piccola
e tutta in legno, la costruì mio padre con un paio di amici.
Raccoglievamo funghi che poi mio
padre e mia madre andavano a piedi fino a Merano a vendere. Al ritorno
mio padre ci portava sempre l'uvetta, e alla domenica mia mamma e mia nonna
felici ci preparavano il pane fresco con l'uvetta dentro, seduti nel praticello
davanti casa festeggiavamo insieme al dolce anche le poche lire che avevamo
guadagnato con i funghi. Eppure Enzo era veramente festa.
Oggi penso a due mamme con quasi
la stessa sorte che hanno vissuto in povertà ma con decoro, con
onore, questa silenziosa lacrima che cade sulla tastiera è per mamma
Maddalena e mamma Stefania,
che il cuore non dimentica.
elsa