Diploma
Croce di Guerra
del carabiniere Cicchino Alfonso
Il soldato Cicchino Alfonso, contadino, fu trasferito
sul fronte greco nel 1940. Siccome mancavano i carabinieri per il servizio
di sicurezza fece domanda di arruolamento come ausiliario. E come carabiniere
ausiliario fu assunto presso il comando italiano dell'esercito ad Atene,
presso la caserma del generale Geloso.
Quando nel '43 l'operazione ACSE ci fu portata a
termine anche in Grecia con l'arresto dell'esercito italiano da parte dei
tedeschi, si presentaronon presso la caserma dove faceva servizio Alfonso
Cicchino una sparuta pattuglia di quattro soldati tedeschi, che vennero
neppure con fare minaccioso e senza mitra, avevano solo la pistola ma nella
fondina. Dettero ordine di accatastare tutte le armi in uno stanzone e
così venne fatto. La situazione era così imbarazzante, nel
vedersi, i soldati italiani, disarmare da quattro tedeschi disarmati, che
uno degli ufficiali espresse l'idea di prendere una cassetta di munizioni
e di buttarla addosso ad uno di questi per dispetto. Ma il generale Geloso
si raccomandò che non commetessero follie. Anzi alla richiesta di
consiglio da parte del carabiniere Cicchino di quale fosse la scelta più
opportuna da compiere, il generale si raccomandò di seguire le sorti
della truppa ovunque l'avrebbero portata i tedeschi e di non pensare minimamente
di nascondersi tra i greci, con i quali di sicuro avrebbero messo a repentaglio
la propria pelle.
E così accadde, finì in un campo di
concentramento in Germania, dove visse vita molto grama in principio mangiando
l'erba che cresceva tra i reticolati come le bestie. I tedeschi davano
una broda con qualche patata dentro ed un filone di pane nero che veniva
diviso per dodici soldati. I prigionieri venivano organizzati per squadre
e portati a fare i lavori che erano necessari, dallo sgombrare le macerie
dovute ai bombardamenti all'andare a spaccare la legna. Cercavano di racimolare
qualche cosa da mangiare quando uscivano per lavoro appunto. Una volta
furono portati alla stazione a scaricare un treno carico di grano, qualche
sacco era strappato, allora la sera prima di tornare al campo si riempirono
tutte le tasche dei pantaloni di grano e per prenderne di più si
attorcigliavano le gambe dei pantaloni in basso a forma di salsicciotto
e riempivano anche queste di frumento. Un fatto simpatico e significativo
era che i soldati tedeschi inviati di guardia invece che impedir loro di
trafugare il grano, si divertivano a guardarli per il modo ridicolo in
cui si erano conciati con quel grano addosso e non dissero loro nulla.
Quell'occasione di lavoro a scaricare il grano fu un raro premio che la
sorte aveva loro offerto per mettere qualcosa in più nello stomaco
per qualche giorno.
Successivamente, quando Mussolini in qualche modo
formalmente consolidò la Repubblica di Salò, i soldati italiani
catturati con l'operazione ACSE deportati in Germania divennero soggetti
al regime di lavoro libero, vale a dire: i tedeschi che avevano bisogno
di mano d'opera andavano al campo e facevano richiesta di operai e dal
campo di volta in volta uscivano squadre di italiani per andarvi al lavoro.
Ad Alfonso, una volta capitò d'essere chiamato
presso una signora tedesca cui il bombardamento aveva sepolto l'automobile.
Era una donna prosperosa piuttosto simpatica. I due divennero amanti, e
con la scusa dell'auto da dissotterrare si videro spesso almeno fino a
quando lei fu trasferita in un'altra residenza, in un mini appartamento,
che faceva parte di una schiera di abitazioni che lo stato nazista aveva
già predisposto per dare alloggio ai cittadini che avevano perso
la propria casa perché bombardata.
Alfonso avendo ricevuto il suo indirizzo l'andava
a trovare, fino a quando, mentre era con questa donna, ricevettero la visita
di due poliziotti tedeschi che visitavano tutti gli appartamentini per
un controllo. Ricevette da questi due calci in culo che quasi gli ruppero
i pantaloni e volevano portarselo via! invece l'intervento della donna
fu così battagliero che lo difese ed impedì a questi di portargli
via l'amante. Quando se ne furono andati via lei lo rassicurò, gli
disse di non preoccuparsene e tornare, ma lui ne ebbe così tanta
paura che da lei non tornò più.