Evidda



Evidda ha 30 anni.
E' nato e vive in provincia di Pisa. E' laureato in psicologia. Non partecipa a premi letterari ed è ancora inedito per quanto riguarda la pubblicazione cartacea. Ha fiducia in internet sia come strumento di comunicazione che come modo per far conoscere le cose che
uno scrive.


"Ho assassinato la poesia" è una poesia-riflessione, una provocazione ,che fa leva su alcuni paradossi, per far pensare alla funzione sociale della poesia(che è nata quando è nato l'uomo e morirà quando morirà l'ultimo uomo). Evidda più in generale sostiene di scrivere impoesia, perchè in questo tempo la prosa si fa lirica e la poesia si fa prosastica: scrivere versi quindi significa trovare il punto di incontro tra prosa e poesia.


ooooooo

Perché sole ci illumini e ci riscaldi ?
Perché notte ci oscuri e ci addormenti ?
Ho assassinato la poesia in una notte
Senza luna e senza stelle e
Sono stato condannato all'innocenza,
perché nessuno si è accorto di niente......
e come mai avrebbe potuto ?
No. Scrivere ormai è inutile.
Non serve a niente svenarsi le vene e scrivere
Con il proprio sangue. Uomini fate esattamente
Come prima: fate come se non esistesse l'altra
Faccia della luna, anche se esiste per vostra
Sfortuna.
Ho assassinato la poesia, perché inutile ed ingombrante, falsa ed illusoria.
Ho assassinato la poesia, perché non aveva prezzo, ma solo valore intrinseco.
Ho assassinato la poesia, perché non aveva più nessuna funzione sociale.
Ho assassinato la poesia, perché non guariva né cercava di curare, ma al massimo di consolare.
Ho assassinato la poesia, perché non arricchiva i povere, né impoveriva i ricchi.
Ho assassinato la poesia, perché non diceva niente di più sul mondo.
Ho assassinato la poesia, perché il mondo era in frantumi e l'io in frammenti.
Ho assassinato la poesia, perché non indicava nessuna strada maestra.
Ho assassinato la poesia, perché non cambia niente, né gli individui, né i gruppi, né tantomeno il corso degli eventi.
Ho assassinato la poesia popolare, perché era utopica creazione collettiva.
Ho assassinato la poesia dei poeti, perché era solipsismo in una torre eburnea.
Ho assassinato la poesia, perché significava trascendere la morte, ma a me non me ne fregava niente di trascendere.
Prima quando la poesia era viva o almeno vegetava in letargo.....prima insomma
I profumi annusavano i colori,
i suoni assaporavano carezze,
i colori accarezzavano i profumi in un oceano
disarmante di sinestesie.
Le lacrime allora sorridevano, i sorrisi piangevano.
I morti mi vivevano. I vivi mi morivano.
Ubriacavo il vino, saziavo la sete dell'acqua,
i cibi avevano fame di me.
Allora ero un ignorante, che conosceva l'ottusità della scienza;
allora ero un saggio, che non conosceva l'intelligenza dell'ignoranza.
Stavo a leggere le facce dei passanti e contavo
Nelle loro rughe gli anni.
Poi ho assassinato la poesia,
come un pittore monco uccise i suoi quadri,
perché lo guardavano in modo troppo indiscreto.
Adesso l'amore mi odia, l'odio mi ama.
Io odio l'amore ed amo l'odio.
Tutto questo da quando ho assassinato la poesia.


 
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