Dracul, la Romania e il Mondo.

di Gennaro Tedesco

 

Uno dei motivi che in passato mi ha spinto ad andare in Romania è stato proprio il mito di Dracula. Ci sono stato per due volte e per relativi lunghi periodi proprio nell'ultima fase della dittatura di Nicolae Ceausescu.
Il testo che segue è anche un implicito percorso interdisciplinare per affrontare e studiare problematiche che non sempre trovano la dovuta attenzione nelle nostre scuole.
Una conferma della potenza e dell'importanza dei miti, dei simboli, dei riti, delle analogie e delle metafore sta proprio nel fatto che tanti anni fu proprio un mito come quello draculico a stimolarmi a visitare , conoscere e frequentare un' illustre e perfetta sconosciuta come la Romania, allora come oggi, malgrado tanti immigrati rumeni ci circondino e vivano con noi e malgrado l'inserimento dei Rumeni nel contesto dell'Unione Europea, apparentemente assolutamente lontana dall'universo mentale provinciale dei nostri connazionali.
Attraverso il mito draculico, splendidamente e minutamente illustrato dalla nostra ricerca e raccolta multimediale Internet, per la quale si rimanda al cd prodotto, concepita e condotta per l'eventuale elaborazione di percorsi interdisciplinari cooperativi, collaborativi e innovativi in una pluridimensionalità laboratoriale, interattiva e ed elettronica, mi ero fatto l'idea di un Paese cupo e claustrofobico, dominato da un potere dispotico supinamente accettato e tollerato da una popolazione il cui universo mitopoietico era ben rappresentato dalle violenze sanguinarie del Vampiro dei Carpazi. E mi sembrava di scorgere proprio nell'orrida e terribile Selva della Transilvania il Simbolo di un Paese accecato dagli incubi dell'ignoranza e dai morsi perenni della fame.
E i Vampiri draculici che succhiavano il sangue alle loro malcapitate vittime altri non erano che allucinati mostri, detentori di un potere eterno ed illimitato, costruito sui cadaveri di passivi ed inermi contadini.
Ma una volta entrato in Romania, cominciai a prendere coscienza e a ricordarmi anche di altri aspetti del mito draculico, non valutati attentamente e, nell'economia complessiva della saga transilvanica, del tutto sottostimati.
Raggiunsi la costa del Mar Nero su un vecchio ed antiquato quadrimotore ad elica di costruzione sovietica che sembravo proprio uscito dal museo di Mosca tanto era il rumore e i fracasso del suo motore e delle sue eliche. Malgrado ciò riuscii ad atterrare all'aeroporto di Costanza, se ricordo bene.
Raggiunsi velocemente il mio albergo sul Mar Nero e subito mi accorsi che tutta la zona degli alberghi era circondata da una rete metallica che si estendeva per parecchi chilometri e che serviva a delimitare, racchiudere, proteggere ed isolare gli alberghi dal resto del mondo.
I giorni successivi li trascorsi o al mare o in giro per vedere, capire e conoscere.
Devo dire che le mie passeggiate lungo il mare e lungo i viali della Costa mi fecero entrare in una dimensione paesaggistica e umana molto diversa dalle mie contrade.
Mi sembrava di muovermi in un contesto più orientale ed esotico di quanto avessi potuto immaginare alla partenza.
Ma l'Oriente che cominciavo a conoscere e praticare era un ambiente non solo estremamente stimolante, ma anche più dinamico e reattivo di quanto le varie versioni draculiche diffondevano per il mondo.
Intuitivamente cominciavo a nutrire qualche primo dubbio sul senso di molti aspetti della mitologia e della simbologia draculica.
Fui contattato da un gruppo di studenti delle Scuole e dell'Università di Bucarest che mi invitarono ad una loro festa e successivamente mi chiesero di tenere una specie di conferenza a partire dal mito di Dracula. Quando poi si tenne tale incontro, capii che gli studenti erano interessati a Dracula, ma lo leggevano e lo interpretavano, non tutti, in chiave eroica e nazionalistica. A loro premeva molto di più il Dracula storico e cioè Vlad Tepes Dracul, Voivoda Nero della Romania, realmente esistito e operante nel XV secolo che non il Dracul mitico.
Ciò mi rafforzò nell'idea che il mito è un potente catalizzatore e stimolatore educativo, sociale e politico.Naturalmente non tutto quello che adolescenti e giovani rumeni andavano affermando su Vlad era attendibile, anzi non pochi pezzi della loro storia, del loro discorso su Dracul mi sembrarono già allora e lo erano del tutto insostenibili, ma quello che era importante era che dalla contaminazione tra mito e storia in Romania, come nei Balcani, si erano costruite nazioni ed identità nazionali. E il mito di Vlad Tepes Dracul era proprio uno di questi, forse il più assurdo, ma anche quello che aveva travalicato tutte le frontiere del mondo per divenire patrimonio universale dell'Umanità.
E non solo. Qualche studente rumeno cominciò anche ad insinuare un confronto, all'epoca non tanto "ortodosso" dal punto di vista sia storico che politico, tra il Principe dei Carpazi e il Conducator, Nicolae Ceausescu.
Secondo questi studenti, un filo rosso attraversava tutta la storia della Romania e forse dei Balcani. Ceausescu era il Voivoda stalinista che riprendeva la politica violenta, accentratrice, nazionalistica e dispotica di Vlad Tepes Dracul e la mitologia e la simbologia coeva e successiva alla morte di Vlad Tepes altro non sarebbe stato che il tentativo di creare in modo maldestro intorno al mito di Dracul un consenso e un fervore nazionale prima e nazionalistico poi.
La leggenda di Dracula, diffusa e amplificata da una certa classe dirigente rumena, sarebbe servita a ricompattare intorno alla figura mitico-storica di Vlad Tepes tutta una nazione in cerca di se stessa e di una propria ben definita identità.
Il fatto è che i miti, per loro natura concepiti per sollecitare l'emotività più che la razionalità dei loro fruitori, talvolta sfuggono di mano, finendo magari nelle mani sbagliate. E Ceausescu, come gli altri dittatori dei Balcani, non era uno stupido. Secondo questi studenti, egli, servendosi della leggenda di Vlad Tepes, si era dimostrato abile politico, sapendo far leva sugli strati più profondi dell'animo rumeno, attraversato e devastato da una nefasta e mortale patologia nazionalistica,corroborata da quel senso di accerchiamento dei Rumeni,orgogliosamente abbarbicati alle loro origini romane e di isolamento all'interno della marea montante ungarica e slava.
Queste considerazioni studentesche mi sono rimaste impresse perché credo possano dare almeno una piccola idea della Romania e dei suoi miti e simboli.
Molti dei libri di testo dei Balcani sono ancora attraversati da tali malie mitologiche e nazionalistiche e sarà difficile sradicarle.


In un viaggio successivo in uno degli ultimi inverni della dittatura rumena, andai nei Carpazi e in Transilvania. Finalmente potevo vedere e toccare con mano i luoghi e i paesaggi di Dracula.
Visitai numerosi siti e castelli, presumibilmente palcoscenico delle vicende storiche e della mitologia draculica. Devo riconoscere che, per quanto enfatizzati dalla leggenda, dal cinema e dalla letteratura, i colori, i sapori e i paesaggi delle storie draculiche sembravano incredibilmente attendibili e plausibili.
Probabilmente era l'effetto inconscio della potenza affabulatrice e sirenica della saga transilvanica che continuava ad agire su di me. Ancora oggi, però, a distanza di anni, quei luoghi e quegli ambienti non riesco ad immaginarli diversamente.


In uno di questi castelli carpatici della saga transilvanica, feci una scoperta molto interessante.
Mi avevano invitato ad una festa in uno di questi castelli. Era un inverno veramente freddissimo. La neve era copiosa, densa e bianchissima e avvolgeva con il suo travolgente manto un paesaggio notturno goticamente spettrale.
Cominciavo a credere anch'io che forse tanta passività e presunta indolenza dei contadini rumeni di fronte alla violenza dispotica e sanguinaria dei Vampiri non fosse poi del tutto infondata dato che anche a me il paesaggio locale incuteva soggezione mentre qualche brivido di freddo o di altro non nascondo che mi attraversasse da parte a parte.
Attraversai una via desolata e isolata nel buio più profondo. Alla fine raggiunsi le porte del castello e finalmente entrai.
Mi sarei aspettato uno spettacolo e un'accoglienza degna di tale paesaggio e di tale leggenda. Ma così non fu.
I contadini rumeni mi si mostrarono in una loro insospettata dimensione che mai avrei immaginato, abbacinato e abbagliato dal lato più cupo della mitologia draculica.
Si sopravviveva sotto le immonde ali di una dittatura spietata e violenta che sembrava schiacciare e tramortire i piccoli contadini della Romania come nella migliore tradizione draculica, ci si addormentava ogni notte senza sapere quello che il giorno avrebbe potuto riservare, il cibo era scarso, l'elettricità e il riscaldamento beni rarissimi, ma il popolo rumeno in quella festa di fine anno mi riservava una sorpresa indimenticabile. Accompagnati da una travolgente e indemoniata musica balcanica, adolescenti, giovani e meno giovani testimoniavano e praticavano una irrefrenabile e incontenibile gioia di vivere, ballando e cantando come fino ad allora non mi era mai capitato di vedere.
Allora fui colto sulla via di Damasco da una potente e vibrante illuminazione : non compariva in numerose versioni della saga transilvanica a più riprese la scena madre di una finale ribellione dei contadini contro lo strapotere satanico e malefico del vampirico Dracul ?
A me, che ero incauto e incredulo ospite nel castello magato e incantato della Transilvania vampirica e notturna, questi contadini rumeni, presentati anche nella saggistica floklorica, antropologica e storica moderna e contemporanea come inebetiti dall'eterna fame, dall'abissale ignoranza e superstizione e irretiti e perduti nella morsa e nella rete di anestetizzanti e allucinogene mitologie e simbologie, apparivano all'improvviso in una "luce" del tutto nuova ed abbagliante : non più le creature annichilite e sottomesse al potere dispotico e demoniaco del Principe della notte e dei suoi boiari vampirici, succhiatori del sangue innocente degli sventurati e addomesticati contadini rumeni, ma ribelli frementi e scalpitanti in attesa di una Palingenesi e di una Liberazione che essi stessi in modo del tutto indipendente e autonomo realizzeranno ai danni di un potere "altro", alieno, brutale ed estraneo a qualsiasi umana e caduca esistenza.
Quel vitalismo, quella infinita, palpitante e pulsante gioia di vivere, che a me si manifestava nel castello fatato carpatico e vampirico degli infiniti destini incrociati, altro non era che la materializzazione di una dialettica reale e sociale, che, suonando, cantando e ballando, estrinsecava il suo profondo disagio e la sua latente e possente protesta politica alternativa a un potere repressivo e opprimente in quel momento politico e storico configurabile nella persona del Conducator stalinista di Bucarest.
E tale protesta non veniva più a porsi come un caso sporadico, come un imprevedibile e insignificante accidente della storia rumena, ma come un referente ciclico del persistente ribellismo contadino appunto e immediatamente leggibile nel testo metastorico trasmesso di secolo in secolo dalla mitopoietica draculica.


La leggenda e la storia di Vlad Tepes Dracul come polisemica e complessa testimonianza di una ermeneutica testuale e multimediale che invita e sollecita lo studente e il docente a leggere e interpretare il testo, la leggenda, la storia e la realtà come irriducibile e ambigua combinazione ibrida ? Può darsi.
In ogni caso sia allo studente che al docente tale impostazione educativa e formativa soprattutto segnala la pluriversità del mondo in cui viviamo dove mito, realtà, storia, propaganda, pubblicità e quant'altro non sempre si possono separare con un bisturi o con scientifica e asettica determinazione e dove le interpretazioni e le descrizioni possibili sono tante e diverse quanto l'inesausta mente dell'uomo ne può contenere e soprattutto esprimere purchè suffragate da argomenti verosimili e attentamente vagliati in una libera e pubblica discussione.

E quale migliore arena e laboratorio per tale pratica ermeneutica se non la Scuola dove non poco ancora oggi si contribuisce a creare un cittadino liberamente critico e consapevole ?
E sono proprio i miti e i riti del nostro tempo come quello di Dracula che, sottoposti a un libero, argomentato e critico laboratorio intellettuale, possono inalzare il livello di coinvolgimento, motivazione, interesse e attenzione dei nostri allievi. Essi infatti contengono rilevanti elementi emotivi che sterilizzano la Scuola dell'oggettivismo formalistico, ripetitivo e iterativo delle regole e delle formule grammaticalizzanti e matematizzanti.

Il mito e lo studio di Vlad Tepes Dracul può trascinare adolescenti e giovani sperduti e perduti nell'asettico e quotidiano grigiore di una didattica mediocre e scialba proprio perché diritto va al cuore degli studenti più che alla loro mente. Sono i miti e i simboli in cui ci rispecchiamo che ci esaltano perché sollecitano tutta la nostra esistenza, perché in essi ci riconosciamo e attraverso essi ci mettiamo in gioco e soprattutto ci forniscono della nostra vita una dimensione meno abitudinaria e più fantastica. E soprattutto attraverso essi cerchiamo di costruirci con solidi punti di riferimento un'identità che ci consenta di affrontare la nostra difficile e dura esistenza con il vento in poppa per affrontare l'Oceano tempestoso dell'Ignoto prossimo venturo.


BIBLIOGRAFIA


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Miti e riti

di Gennaro Tedesco

Quando ero a scuola, sono rimasto sempre stupito dall'amara constatazione che, a parte qualche timido tentativo nella Scuola di base, nelle Superiori di qualunque ordine e grado non si prendevano mai sul serio i grandi miti e i grandi eroi che erano la gioia e il tormento delle nuove generazioni. Non ci si rendeva conto , soprattutto dal lato dei docenti, dei presidi e dei genitori, dell'enorme potenziale evocativo, comunicativo ed educativo che tali miti ed tali eroi potevano fornire a una Didattica moderna ed avanzata. Polarizzare e galvanizzare la motivazione, l'interesse e l'attenzione di intere generazioni studentesche intorno a coinvolgenti ed appassionanti mitologie e simbologie , parti integranti e palpitanti della vita relazionale, affettiva e intellettuale dei nostri giovani ed adolescenti, sfuggiva e sfugge a gran parte della nostra classe docente e dirigente. Infatti la mancanza di tale prospettiva comunicativa ed educativa non è solo un problema scolastico ed universitario, ma anche un dramma politico ed istituzionale che, in verità, non pare attraversare solo le nostre logore e vetuste istituzioni nazionali, ma anche quelle europee ed internazionali i cui rappresentanti sono completamente lontani e alieni da ogni comprensione delle problematiche reali che costituiscono il nerbo essenziale dell'immaginario collettivo delle nuove generazioni non solo studentesche.
La nascita di appositi ministeri per la gioventù all'interno dei vari e numerosi governi europei, compreso il nostro, non ha scalfito minimamente il nocciolo della questione adolescenziale e giovanile : i problemi, le ansie e le speranze di giovani e adolescenti europei sono state ridotte a meri interventi di sostegno e sovvenzione materiale a pioggia . In questo modo, se pure si è potuto risolvere qualche situazione urgente ed aberrante, certamente non si è riusciti ad incidere su un disagio adolescenziale e giovanile, che, prima che materiale, a noi sembra esistenziale e relazionale in un senso sociale e politico che a noi sembra andare al di là se non contro, addirittura, le attuali obsolete ,mummificate e musealizzate rappresentanze istituzionali ufficiali.


Qualunque giudizio si possa e si debba dare del fatidico e mitico 1968, una cosa è certa al di là delle nostre posizioni politiche : nella Scuola, nell'Università oltre che nella società, ma soprattutto nelle prime due importanti e strategiche istituzioni formative, era sorto e si era sviluppato, anche al di là delle più
ottimistiche o pessimistiche previsioni , il Mito e il Rito della Rivoluzione mondiale.
Ora raccomando ai miei dieci eventuali lettori di non pensare alla Rivoluzione come a una idea ben precisa e concreta, cosa credo che anche nei suoi più convinti assertori e sostenitori non fosse ben chiara, ma come a un'appassionante e travolgente possibilità neoromantica di forte comunitarismo e di stringente e possente comunicazione identitaria al di là e contro qualsiasi differenziazione sociale, politica, culturale ed educativa.
Se l'idea di una Rivoluzione sociale e politica mondiale fu travolta dagli eventi della dura e spigolosa Realtà, non si può negare , però, che in molti Paesi, compresa la Repubblica italiana, una qualche specie di Rivoluzione scolastica e universitaria ci fu e anche profonda nel bene e nel male. Gli studenti americani ed europei non riuscirono ad imporre l'immaginazione al potere, ma certamente riuscirono ad ottenere istituzioni formative molto meno autoritarie e distanti dalle esigenze e dai bisogni educativi degli adolescenti e dei giovani. Fu una grande vittoria di una intera generazione studentesca che trasformò effettivamente il volto della Scuola e dell'Università, scoprendo e consolidando una propria autonoma, fortissima e irripetibile identità, ritrovando se stessa e promuovendo una formidabile e straordinaria mobilità sociale.

Oggi nell'avvitamento, nella obsolescenza e fatiscenza della Scuola, dell'Università e della Società, si avverte sempre più l'esigenza pressante, urgente e inderogabile di un'altra prossima e inevitabile Rivoluzione che, se sarà, non potrà che essere diversa dalla precedente e non meno imprevedibile.
Noi, forse in modo fallace, ai posteri l'ardua sentenza, vogliamo cogliere e proporre alcuni deboli e possibili segnali della Palingenesi che verrà. Come stregoni , proveremo a suonare e ad ascoltare i tamburi della pioggia.

Fin dalla tenerissima età, non erano più le fiabe , le favole e le fole che mi mandavano a picco nel sonno del mio letto di infante e adolescente, al contrario, erano le incredibili e furibonde storie notturne del conte Dracula che, divenendo incubi notturni, mi tenevano desto per tutta la notte, attraversato da brividi e sudori freddi. Eppure tutte le volte che la televisione o il cinema proponevano le macabre e crudelissime storie del Principe della Notte ero sempre appiccicato allo schermo, preso in un inestricabile vortice di attrazione- repulsione di cui non riuscivo a spiegarmi le ragioni e le motivazioni profonde.
Le spiegazioni della psicologia si sprecano e noi, certamente, non le rincorreremo anche perché vogliamo mettere in luce altri e più importanti aspetti del draculismo e del vampirismo suo inevitabile associato. Soprattutto intendiamo esaminare gli aspetti più evocativi, narrativi e alternativi della mitologia e della simbologia draculica e vampirica. Aspetti fortemente radicati nella coscienza e nell'incoscienza dell'immaginario collettivo dei nostri giovani ed adolescenti che proprio, forse, nelle difficoltà e nel disagio del vivere scolastico quotidiano, sedimentano e maturano forme conoscitive e modelli educativi entusiasticamente protagonistici e antagonistici.
In tempi di grandi sconvolgimenti scientifici e tecnologici , le caratteristiche "biotecnologiche" della vicenda draculica non possono non contribuire all'ulteriore affermazione e consolidamento universalistico, globalizzante, del tormentato e dirompente percorso narrativo e mitopoietico del Principe dei Carpazi. Come non scorgere da parte di giovani ed adolescenti, sempre più ingabbiati e repressi da una Scuola della Didattica unilineare, standardizzata , massificata e globalizzata, nel mito di Dracula l'oppressione di un potere demoniaco che, pur di riprodursi eternamente e demoniacamente, non esita, con i neonati e satanici strumenti della biotecnologia, a succhiare il sangue degli studenti, impotenti e addormentati da una Didattica e da una Scuola che ha come scopo la sola autoriproduzione parossistica e insensata ?
Difficile, molto difficile, sottrarsi a una tale percezione e considerazione. Perché nel mondo della Narrazione orale e mediatica come pure info-elettronica e informale l'Analogia e la Metafora regnano e imperversano sovrane a dispetto della cosi detta saggezza razionale e del buon senso dominante degli adulti.
La ricerca dell'eterna giovinezza e dell'immortalità, non a caso, da adolescenti e giovani invaghiti della narrativa transilvanica, è sempre più spesso associata alla ricerca spasmodica e all'ansia frustrante del potere eterno, autoproduttivo, autogenerativo e autopoietico che si richiude in se stesso , esclusivistico e aristocraticistico che si nutre dello sfruttamento sociale politico dei più deboli e degli emarginati. Facile individuare e sollecitare una stretta relazione analogica tra docenti e allievi in una Scuola e in una Università dove i docenti producono e riproducono ciclicamente ed eternamente un proprio circuito di potere mitopoietico attento soprattutto ai propri simboli, riti e convenzioni che tagliano fuori il mondo magmatico, incandescente e ribollente di giovani e adolescenti costretti, al contrario dei loro docenti, a fare i conti con una realtà sociale ed esistenziale del tutto agli antipodi di quella dei docenti : un potere affermato e consolidato quello dei docenti, che, anzi, soprattutto a livello universitario, non solo tende a imporsi, ma anche a fagocitare i residui spazi di libertà sociale ed esistenziale di giovani ed adolescenti, votati, loro malgrado, ad una vita di difficoltà, di precariato e di cangiante effimero.


Al di là e contro le mitologie e le simbologie "nere" del draculismo, del licantropismo e del vampirismo, non solo gli studenti colgono anche nella vicenda reale di Vlad Tepes Dracul, voivoda feroce, spietato e crudele, della Romania del XV secolo i tratti reali di un potere diabolico che si ripresenta eternamente dispotico e incommensurabile, incommensurabile e incomprensibile certamente alla gente comune, al popolo, a tutti quelli che lavorano e studiano, mettendo in gioco le loro vite per tutto il resto della loro vita nel tentativo di ritagliarsi un modesto e pur necessario posto al sole.
Per quanto Vlad Tepes Dracul da certa storiografia contemporanea non solo rumena possa essere rivalutato come eroe nazionale, come fiero e invincibile Combattente della Cristianità contro il Turco invasore e contro i malvagi e neocolonialisti Ungheresi, anche il giovane e l'adolescente più sprovveduto avverte a naso , aiutato anche dal tanto disprezzato tam tam della rete Internet, nuovo potere alternativo e contestativo, che qualcosa non torna nei conti. Come è possibile far passare per eroe un personaggio così violento e macabro, così profondamente e abissalmente anti-umano, massacratore e distruttore di tanta umanità contadina ?


Cronisti e storici nel passato e nel presente hanno giustificato tanta inusitata e insensata violenza da parte del Voivoda Nero, presentandolo come un nuovo Ivan il Terribile, come il moderno Costruttore di uno Stato Nazionale che, diversamente, senza violenza monarchica e accentratrice, mai e poi mai si sarebbe potuto edificare.
Ma anche qui facilmente giovani , adolescenti e studenti storcono il naso di fronte a tale devastante e incomprensibile affermazione teorica. Anche se così fosse, era proprio necessario, per costruire e venerare tale Moloch e tale Leviatano, immolare sul suo sanguinante, esecrando ed immondo altare migliaia e migliaia di vittime innocenti che, guarda caso, alla fine e all'inizio sono sempre le stesse e cioè pacifici e innocenti contadini ?
E poi la Storia non ci invita, non ci obbliga, se la Scuola e l'Università hanno davvero svolto il loro ruolo formativo, educativo e critico, a perseguire e immaginare scenari e soluzioni alternative ? Non è possibile costruire uno Stato moderno con il contributo positivo dei contadini e non contro di essi ? Un vero Eroe Vlad Dracul Tepes lo sarebbe stato davvero se fosse stato a fianco dei contadini invece di massacrarli e torturarli. E anche questo i nostri adolescenti, i nostri studenti capiscono al volo grazie all'Università popolare e alternativa dei circuiti mitopoietici dei cd legali e illegali e della Rete dissacrante e rivoluzionaria perché non conosce e non pratica barriere al servizio permanente effettivo dell'informazione totale e alternativa.


Vlad Tepes, o se volete, semplicemente e meglio Dracula, ha innescato e continua a innescare incredibili e fantastici confronti tra il reale, l'irreale e l'assurdo in cui la realtà storica si confonde con quella leggendaria, alimentando all'infinito un mito inutilmente svelato e sviscerato dalla storiografia contemporanea più attenta.
Le continue e debordanti contaminazioni e ibridazioni tra un Dracula-Hitler, un Dracula-Stalin o un Dracula-Ceausescu non fanno che il gioco di un Circo Barnum al Servizio della confusione mediatica.
Malgrado ciò, proprio questa continua e incalzante mitologizzazione consente agli studenti, ai giovani e agli adolescenti di percepire il labile e sottilissimo confine che separa la propaganda, la pubblicità dalla storia e come la storia , quella meno inattendibile, faccia un'enorme fatica a imporsi all'attenzione e come essa oggi , per essere studiata a scuola e all'Università, abbisogni di strumenti multimediali più che di strumenti semplicemente testuali.
Il mito di Dracula è così potente e prepotente proprio perché si fonda, si produce e si diffonde attraverso mezzi fluidi e flessibili che consentono una continua e instabile fermentazione immaginativa che evolve in continuazione, servendosi di mezzi elettronici e telematici che sfuggono a qualsiasi duratura e costante definizione. Questa inesauribile crescita ipertestuale in rete, arricchita dall'incessante produzione cinematografica, televisiva e da una editoria iper - ricettiva rispetto a questa topica transdisciplinare di massa, trova la sua sublimazione e la sua inesausta e agguerrita progressività narrativa nella indefinita ed inesauribile proliferazione affabulativa di siti e sitografie di illustri e perfetti sconosciuti che con i loro continui assemblaggi multimediali rinverdiscono costantemente e permanentemente una saga che sembra non avere fine.

Proprio l'estrema e inesauribile narratività del "testo draculico" consente agli artisti, soprattutto "agli artisti" del mondo elettronico e multimediale, ma anche agli studenti, giovani ed adolescenti, di contaminare e intersecare generi e forme testuali e ipertestuali che finiscono con l'apparire tanto più reali proprio perché gli stessi studenti, fino a che punto consapevoli, è difficile dirlo, vivono a scuola come nell'extrascuola una realtà ibridata e allo stesso tempo parcellizzata da tecnologie , che, come, le campane medievali, sembrano scandire i ritmi ambigui e distorti delle loro precarie ed effimere esistenze.
Le vicende narrative del Principe della Notte non lanciano solo segnali truculenti, fantasmagorici, diabolici , mefistofelici e allucinogeni , come una critica falsamente adulta vuole cogliere per stigmatizzare un mondo malconosciuto e disprezzato perché ritenuto vacuo e infantile. Nelle feste e nei trastulli dei nostri adolescenti non ci sono solo esigenze psichedeliche : nella dialettica draculica è presente anche una dirompente forza antitetica , contestatrice e alternativa che sottilmente e lentamente, ma poi prepotentemente incalza e spinge verso la ribellione.
Alla fine del suo percorso narrativo e della sua vicenda umana e transumana del Conte, i contadini sempre repressi e oppressi dal potere sovrumano e "biotecnolgico" del Vampiro trovano finalmente la volontà e la forza della rivolta .
Questo mondo gotico e brutale, questa infinita, bestiale e satanica manifestazione di un potere senza scopo e senza fine, se non quella dell'eterna e sanguinaria autoriproduzione biogenetica all'improvviso implode perché le sue vittime sacrificali, i tanto bistrattati e vituperati Contadini rumeni o meno che siano, prendono coscienza di se stessi, della loro effimera e precaria condizione sociale ed esistenziale, della loro terribile forza d'urto come gruppo sociale e politico. Anche nella Romania ortodossa e bizantina, tradizionalista, addormentata e addomesticata da un potere millenario, illimitato, onnipresente e corrosivo, i fuochi di rivolta contadina preannunciano la Grande Svolta, una Rivoluzione giacobina o bolscevica ormai prossima e inevitabile.


Tali tensioni dialettiche e contrastative sono caratteristiche di gran parte della Vulgata mass-mediologica, elettronica, multimediale e paratestuale e chiunque, crediamo, volendo, sarebbe in grado di verificarlo facilmente.
Ancora facile e scontato, ma di questa quasi evidente Ovvietà si nutrono il Mito e il Rito, il confronto tra un potere draculico-diabolico che succhia il sangue degli indifesi contadini e il potere scolastico-accademico che succhia quello degli indifesi studenti che, significativamente, percepiscono il potere educativo come sottrazione di qualcosa di vitale per autorigenerarsi indefinitamente e opacamente : una didattica vista e vissuta come sottrazione e appropriazione indebita dove l'attivismo protagonistico, collaborativo e cooperativo non può e non deve sussistere perché , letteralmente, al contrario, genererebbe un processo studentesco di sottrazione del sapere e delle competenze nei confronti del potere conoscitivo ed educativo dei docenti. Non sembrino affermazioni allucinatorie le nostre perché nella Scuola e nell'Università ancora pullulano e dilagano atteggiamenti, comportamenti e non tanto recondite politiche neoconservatrici e reazionarie.
Per loro natura gli studenti, i giovani e gli adolescenti, in modo intuitivo più che razionale, tendono a scoprire e ad anticipare tendenze ideologiche che, proprio attraverso mitologie e simbologie reiterate e ritualizzate all'interno del corto circuito mitopoietico adolescenziale e giovanile, trovano la loro criptica e ambigua manifestazione. A maggior ragione la reiterazione e la ritualizzazione del draculismo e del vampirismo, del licantropismo, del gotismo e di quant'altro appartenente a tale apparentemente indecifrabile , nebbioso e nebuloso mondo ultramondano, scandiscono i tempi e i ritmi di una comunicazione giovanile certamente cifrata, ma allo stesso tempo, per sua intrinseca natura, apportatrice di linfa vitale e di fermentazioni irrefrenabili .
Come gli stregoni , dobbiamo saper leggere nella sfera di cristallo e saper interpretare i ritmi travolgenti dei tamburi lontani e notturni delle nuove generazioni che si nutrono del sangue dei vampiri come noi ci nutriamo dei sondaggi elettorali.
Sinceramente chi scrive ha la netta sensazione che il sangue dei vampiri sia più leggibile e attendibile dei sondaggi elettorali.


Come i miei venti lettori sapranno più di me, se nel frattempo sono aumentati, le Rivoluzioni non necessariamente danno segni immediati ed evidenti della loro prossima e inevitabile manifestazione, anzi, a volte, sembra che gli avvenimenti reali
Siano tali da escludere categoricamente una tale possibilità.
Chi scrive, al contrario, ha la netta impressione che miti e riti draculici siano proprio quelli più sintomatici ed evidenti di qualcosa di grosso che si sta profilando all'orizzonte di cui proprio gli adulti, docenti e non docenti, presidi e genitori non riescono a rendersi conto. Come i cani, le galline e le papere, scusatemi questo irriverente e zoologico confronto, gli studenti, adolescenti e giovani, sono testimoni e protagonisti inconsapevoli e irrequieti, forse loro malgrado, proprio attraverso le contraddizioni e le stimolazioni vampiriche, sulla loro pelle, della gassosa e nebulosa , lenta e magmatica sedimentazione di qualcosa di ancora indistinto che aspetta di essere testimoniato, rappresentato e vissuto.
Certo il mito di Dracula è tanto un sogno quanto un incubo, ma quando mai la narrazione della Realtà , la sua espressione si è materializzata come univoca e non ambigua ?
Il problema non è la sua eventuale materializzazione, che prima o poi, ci sarà, ma è in quale modo prepararsi, come affrontarla, come viverla.
Ancora una volta sono gli studenti che ci possono indicare la strada, ma solo indicarla, percorrendone insieme un pezzo.


In qualche versione cinematografica del mito e del rito di Dracula, abbiamo potuto osservare anche qualche interpretazione più umana e umanistica del Conte.

Abbiamo visto un Demone che rifletteva sulla sua condizione di isolamento e di costrizione all'Eternità.
La Condanna all'Eternità del Principe della Notte appare come un disperato tentativo di umanizzarlo e avvicinarlo per via simpatetica, per via compassionevole, all'uomo vero e proprio , un'operazione fallimentare di un potere che avverte la solitudine non "umana", ma politica di fronte all'incalzare pressante e urgente di nuove più sataniche e pericolose potenze : l'India e la Cina. Un Occidente "franco", americano ed europeo, che scosso e dilaniato al suo interno da irrimediabili e irreversibili dilacerazioni, ancora una volta e di più si ritrova unificato di fronte all' Assalto Asiatico attraverso un mito in parte anch'esso di origine nord-europea, "franca". Un mito il cui scopo, nelle abili e sofisticate mani degli ideologi e degli stregoni della propaganda, della pubblicità e dei media, potrebbe e dovrebbe chiamare a raccolta contro il detestato Invasore Asiatico.
Ma l'obsolescenza, la fatiscenza, l'incomunicabilità e la decadenza delle principali istituzioni formative occidentali come la Scuola e l'Università, insieme alla latente putrefazione della Società Capitalistica e Imperialistica incapace di rigenerarsi e di promuovere più avanzati ed alternativi modelli sociali, politici ed educativi, non trovano spazio e tanto meno interesse e attenzione in un mondo studentesco, adolescenziale e giovanile, malgrado tutte le sue profonde limitazioni e contraddizioni, consapevole, al contrario, che proprio il mito draculico rappresenti il vertice e il culmine di un processo di involuzione proprio di tutte quelle società giunte alla fine del loro tormentato e complesso cammino storico, giunte, in altre parole, alla loro Maturazione Capitalistica e Imperialistica, al loro Capolinea.


Ed è ancora una volta proprio il mito di Dracula nel suo evidente processo dialettico a mostrare l'unica alternativa possibile : la negazione della presente società con la sua claustrofobia e inagibile Scuola e la sua autoreferenziale e decadente Università. Negazione dialettica che trova la sua ineluttabile trasformazione e manifestazione nella necessaria ed inevitabile ribellione nei confronti dello stato presente delle cose.


La Cina è vicina, ma forse, ben più pericolosa della vicinanza alternativa dell'Aggressione Asiatica, è la carica dirompente contenuta all'interno di miti come quello draculico, proprio nperchè tale forza dirompente è pericolosamente e imprevedibilmente proveniente dall'interno del mondo mitopoietico occidentale.
Non a caso, miti, simboli, riti e Narrazioni totalizzanti ed esaltanti sembrano e sono banditi dall'universo razionalistico del potere non solo culturale e formativo, ma anche del potere dominante inteso in tutte le sue cangianti e plurime forme e caleidoscopiche e molteplici manifestazioni.
Questa eclatante e antitetica divaricazione tra una società "apollinea" degli adulti, dei presidi, dei dirigenti, dei produttori e dei genitori , capace di guardare e concepire solo il versante razionalizzante e lucente, abbagliante della bellezza, della coerenza

logica e della saggezza "buonistica" e l'altra società quella "dionisiaca" degli studenti, degli adolescenti e dei giovani invasati e travolti dal mitico corteo draculico di sileni, satiri e ninfe crepuscolari e vampiriche non consente e non può consentire alcuna possibilità di ricomposizione.
D'altra parte anche i grandi sistemi teorici ed accademici sembrano attraversati da tale dilacerante frattura : scienze oggettive che si rinchiudono sempre di più in se stesse nel loro mito della neutralità fredda e asettica e dall'altro scienze umane sempre meno propense a subire il giogo pesante dei tentativi reiterati a loro danno di improbabili e costrittive formalizzazioni e sempre più disponibili a soggettivare se stesse, dando spazio e futuro alla carica prorompente , ribollente e ribellistica della carnalità e della corporeità in un universo adolescenziale e giovanile molto attento e sensibile a tali inusitate e imprevedibili Sirene liberatrici.
Eppure di tutto ciò, di questo titanico confronto, se non scontro, nessuna traccia né nella Scuola né nell'Università. Il rumore assordante della Realtà palpitante e in continua e costante evoluzione e dissoluzione è schiacciato dall'altrettanto assordante silenzio delle istituzioni non solo formative. La vita e la realtà esaltante, mitologica e simbologica di studenti, adolescenti e giovani si ferma e si spegne prematuramente e tragicamente di fronte alle porte assurdamente chiuse delle Scuole e delle Università.
Il potere formativo occidentale predilige le cittadelle assediate dai Barbari. Le metafore e le analogie dell'assedio dovrebbero servire a spingere studenti, adolescenti e giovani d'Occidente a stringersi intorno all'Ultimo Ridotto del Generale Custer, ma a noi sembrano produrre l'effetto opposto. Come nell'antico e indimenticabile Impero Romano, i contadini, gli studenti di oggi, oppressi e repressi da secoli di fiscalismo e angherie, salutano con grande benevolenza il passaggio delle Orde Asiatiche.
Gli studenti di oggi , come quelli del 1968, riscoprono miti e riti dell'Oriente e si rispecchiano e si ritrovano facilmente in essi.
Dracula, sia quello mitico che quello storico, appare ai loro disincantati occhi come il prototipo del despota orientale che i contadini prima o poi debbono abbattere e trascinare nella polvere soffocante dell'oblio.
E non a caso la Romania del XV secolo come quella del XX secolo da Vlad Tepes Dracul a Codreanu, Antonescu e Ceausescu, nella loro realtà desolante e agghiacciante storia, trasfigurata, ma non tradita dal mito draculico, stanno a testimoniare un contesto intrecciato di storia e di mito che non si elidono a vicenda, ma, al contrario, si potenziano reciprocamente.
La Romania di Vlad , di Codreanu e di Ceausescu e del mito draculico non sono in contraddizione tra loro, sono la raffigurazione emblematica di un mondo di confine che si dibatte tra due altrettanto mitiche rappresentazioni : tra un Occidente ed un Oriente più immaginari che reali, più costruzioni propagandistiche che realtà storiche.
Perché un Oriente e un Occidente Europeo, discendenti della stessa Roma, non esistono se non nelle menti e negli interessi di chi nella divisione di popoli e civiltà oggi come ieri, cerca e trova un fertile terreno per salvaguardare e incrementare un proprio potere che mai come oggi sembra essere messo in discussione dall'eventuale e prossimo Risveglio di studenti, adolescenti, giovani e popoli.

I percorsi didattici suggeriti sono impliciti anche perché ci è sembrato più che opportuno sensibilizzare e stimolare, offrendo spunti piuttosto che direttive univoche.
Anche perché il testo che qui proponiamo è senz'altro soltanto una delle possibili interpretazioni del mito e della storia di Vlad Tepes Dracul. E quindi, evidentemente, rispettosi come siamo dell'intelligenza altrui e della professionalità altrui, riteniamo che proprio l'approccio ermeneutico può rivelarsi valido strumento cognitivo e critico al servizio di una giovane e dirompente didattica che nel mondo attuale sempre più globalizzato e standardizzato sembra caricarsi sempre più di responsabilità non solo formative ed educative, ma anche e soprattutto civiche e politiche.
L'attuale e massificante pervasività dei modelli formativi ed educativi a noi sembra nascondere non tanto intenti pedagogici che pure certamente esistono e sono tanti, ma soprattutto intenti omologanti e acritici come se il mondo globalizzato dovesse proporsi come unica e totalizzante aspirazione quella di un sistema educativo universale unico e insindacabile come l'economia della globalizzazione sembrerebbe indicare.
Ma i miti e i riti del mondo, a cominciare da quello draculico, ci inducono a riflettere
su come comportarci e affrontare, forse, l'irriducibilità del testo e del contesto ad una unica ed univoca dimensione.
Forse proprio la Narratività, i miti, i simboli, le ambiguità poetiche e artistiche, nella loro irriducibilità e infinita interpretabilità, possono contribuire a salvarci dall'orrida e terribile prospettiva di un mondo e di un uomo a una dimensione.
Agli studenti, ai giovani e agli adolescenti l'arduo e travolgente compito e la pesante e splendida eredità !

Cazacu M. Dracula.La vera storia di Vlad III l'Impalatore, Mondadori 2006.
A cura di Dini M.C. Il racconto su Drakula voevoda, Palermo, Sellerio, 1995.
Cadzow, John F., Ludanyi, Andrew & Eleto, Louis J. ed. Transylvania - The Roots of Ethnic Conflict. Kent, OH: Kent State University Press, 1983.
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Wren, Caroline. "Visegrad: The Seat of Kings," published by Central Europe Online.
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Pitman, Paul M. "Turkey: A Country Study," Federal Research Division, Library of Congress Country Studies, 1987.
Porter, Ray. "The Historical Dracula, Vlad III," report for LISTSERV FAQ "Vampyres List," Georgetown University, April, 1992.

 

 

Il mito tra Didattica e Storia

Un viaggio allucinante

di Gennaro Tedesco



Vorrei cominciare ad affrontare questo difficile e complesso rapporto tra Didattica e Storia a partire da alcune considerazioni preliminari e di base scaturite dalla predisposizione di un convegno effettivamente svoltosi all'ex Irre-Lombardia il 16 giugno 2005 sull'argomento in questione e di un altro sullo stesso argomento previsto nella sede dell'ex IRRSAE-Lombardia, però, non svoltosi , in data precedente al 2005 che avrebbe dovuto vedere la presenza e la partecipazione di Edgar Morin .
Nella situazione attuale nelle scuole e nelle università del Bel Paese la Didattica della Storia, malgrado l'introduzione di notevoli innovazioni non solo metodologiche, ma anche tecnologiche, è ancora caratterizzata dalla prevalenza della lezione frontale.
I tentativi di integrazione delle Nuove Tecnologie all'interno della didattica tradizionale non ne hanno minimamente scalfito la logica unilineare, sostanzialistica e riduttivistica . Anche se ampiamente teorizzata, poco o nulla si pratica una didattica della storia centrata sull'apprendimento attivo, personalizzato e individualizzato del soggetto con notevole riduzione dell'insegnamento diretto e della lezione frontale in un contesto di laboratorio educativo e formativo transazionale , d'interazione per gruppi .Vi è assenza di apprendimento complesso e reticolare, non lineare con flash-back, devianze, azioni, interazioni e retroazioni . Non meno assente è l'apprendimento della storia basato sul gioco come motivazione e acquisizione delle conoscenze e delle competenze , come costruzione sociale del soggetto e dei soggetti L'acquisizione delle conoscenze e delle competenze non avviene attraverso la soluzione di problemi reali e concreti in situazione contestualizzata ( problem-solving ) e carente è l'apprendimento cooperativo e collaborativo (cooperative-learning ) . Per stimolare l'interesse e sollecitare l'attenzione degli allievi di un Biennio Superiore riformato verso la storia antica e medievale si possono e si debbono utilizzare le nuove tecnologie, dal computer ad Internet, come spinta alla motivazione, alla conoscenza, alle competenze e alla ricerca individuale e di gruppo. Tecnologie nell'antico , nel medievale e nel presente in interazione costante anche attraverso simulazioni cibernetiche contro l'approccio grammaticalistico e monotematico ai problemi della civiltà antica e medievale. Necessità dell'interdisciplinarità come modalità didattica, educativa e formativa di maggiore aderenza alla complessità della storia e del reale, pur non raggiungendo mai, ovviamente, l'esaustavità . Tali considerazioni preliminari e di base ampiamente e abbondantemente sviluppate e approfondite in http://www.instoria.it/home/modello_apprendimento.htm dallo scrivente sono il punto di partenza per tentare di far avanzare la discussione sul rapporto tra didattica e storia, che, però, potrebbe aiutarci anche a chiarire alcuni aspetti più generali della didattica .
Vorrei porre al centro del mio discorso simboli, miti e riti che, in modo consapevole, sono o dovrebbero essere gli elementi portanti di una didattica della Storia, ma anche della didattica generale e della Scuola e dell'Università , queste ultime come luoghi non solo istituzionali.
Di recente per divulgare e approfondire per allievi di un Biennio Superiore riformato lo studio della Romania e dei Balcani mi sono servito del mito di Dracula.
Il mito draculico consente di portare al centro dell'attenzione adolescenziale e giovanile una complessa e avvincente simbologia e un notevole livello di recondita e arcana ritualità .
Simboli, miti e riti draculici li consideriamo come elementi di un linguaggio simbolico di un moderno, cooperativo e collaborativo apprendimento , gestito e coordinato da un interdisciplinare, transdisciplinare e transazionale gruppo docente in un laboratorio storico interdisciplinare appositamente concepito, allestito e interattivamente praticato .
Studiare , riprogettare e praticare un mito incentrato su un personaggio come Dracula tra immaginario e realtà storica può rivelarci e aprirci la via al chiarimento di alcune strutture profonde indispensabili per capire e interpretare non solo il Simbolo Dracula, ma anche per contestualizzare i suoi rapporti con la società e i suoi fruitori.
Il modello draculico non è solo un monumento istituzionale e floklorico perché, in quanto simbolo, si iscrive all'interno di un linguaggio comunicativo e attivistico, è comunicazione e azione . Non a caso esso si è continuamente arricchito e nutrito di contenuti, emozioni ed immagini, metafore ed analogie in una estenuante evoluzione caleidoscopica e mitopoietica senza limiti fino alla recente esplosione di cd, ma soprattutto di siti e assemblaggi informatici ed elettronici che ne moltiplicano le ibridazioni e ne rinverdiscono il culto , accrescendone smisuratamente la fama e garantendone una diffusione globale e globalizzata senza precedenti.
Una saga rumena, risalente probabilmente ad epoche storiche e preistoriche, intrecciatasi con avvenimenti storici catalizzatisi nel Medioevo rumeno e fortemente contaminata da influenze nordeuropee . Questa, grosso modo, la struttura portante del simbolo, del mito e del rito . Essa, poi, grazie al cinema, si è ulteriormente trasformata, divenendo patrimonio dell'immaginario universale .
Essa, comunicando e consolidando un patrimonio storico e mitologico, possente , e comune nell'animo del contadino rumeno, è stata sapientemente e abilmente manipolata e interpretata dal dittatore rumeno Nicolae Ceaucescu per agire sull'immaginario più profondo del popolo rumeno : un sanguinario, storico e reale Dracul , contaminato da un alone mistico e patriottico, è diventato il modello dell'Eroe Nazionale, votato con la vita e la morte, a difendere la patria rumena dall'Aggressione occidentale ed orientale . L'immaginario nazionalistico e vittimistico del cittadino rumeno ha trovato piena e assoluta soddisfazione e identificazione : Dracul-Ceaucescu-Romania contro l'Aggressore Universale .La riattualizzazione di un mito in funzione politica e sociologica, ma anche riorientativa rieducativa, una "innovativa" Educazione alla cittadinanza nazionalistica e sciovinistica, che apertamente e chiaramente dichiara e denuncia la sua strutturazione ideologica, un potente avvertimento ai nostrani e "spensierati" sostenitori di un'asettica e neutrale educazione alla cittadinanza . Dal macrocosmo del simbolo e del mito al microcosmo claustrofobico del nazionalismo e viceversa in un circuito (cortocircuito ) chiuso, ma transazionale e interattivo al suo interno . Il mito draculico non solo come asettica ed esotica comunicazione di informazioni , ma anche come attivizzazione di profondi processi mitopoietici , identificativi e identitari e riconfigurazione, rielaborazione e proiezione di nuovi atteggiamenti e comportamenti "civici" e politici .
L'inesausta vitalità , potenzialità, trasformatività e transazionalità del simbolismo e del ritualismo draculico è riconfermata ai nostri giorni non solo dalle riproposizioni e rivisitazioni cinematografiche, teatrali ed elettroniche, ma anche dalla mitopoietica adolescenziale e giovanile che a tutti i livelli dell'immaginario lo pratica e lo utilizza in abbondanza . Dai giochi non solo elettronici alle feste , dal gergo ai siti informatici, dai ritmi sonori alle pratiche di scrittura elettronica o meno che sia , i nostri adolescenti e giovani sguazzano nel guazzabuglio draco-gotico . Non è solo una questione, pur importante, di ritrovarsi a proprio agio in un immaginario e in una coinvolgente e accattivante simbologia che li rende entusiasti e goliardici . Il "gioco" del draculismo e del gotismo adolescenziale e giovanile è un gioco rituale in cui ci si immerge totalmente e ci si identifica integralmente perché esso consente alle nuove generazioni elettroniche , proprio grazie alle potenzialità informatiche e virtuali, giochi elettronici, simulazioni cibernetiche , realtà virtuali, ipercomunicazione e iperaccelerazione della posta elettronica e iperaccumulazione di siti e scambi elettronici, di ricavarsi e di ritagliarsi uno spazio mitopoietico , simbologico e soprattutto rituale in cui prefigurare e allestire scenari alternativi e "sovversivi" di transizione verso una Società, una Scuola e una Università che si vorrebbe diversa da quella che si vive quotidianamente .
In questo senso capire e interpretare le dinamiche draco-gotiche , che non sono solo una effimera e meteorica moda come qualcuno si azzarda ad affermare ripetutamente, significa comprendere i complessi e sottili legami che uniscono simbolismo, ritualismo, immaginario e adolescenti-allievi e poterle, una volta che ce ne siamo impadroniti come docenti e anche come discenti, porre al servizio di una giovane e soprattutto ermeneutica didattica .
Danze, canzoni, feste, mascherate , ibridazioni teatrali ed amatoriali, simulazioni elettroniche, metabolismo sanguinario, mito e rito della Rigenerazione e della Vita, della Morte e della Resurrezione , Metamorfosi, Apocalisse e Palingenesi sono morfologie di una Simbologia sociale , adolescenziale e giovanile, che è comunicazione e azione , che con il suo proprio linguaggio cinetico, iconico, prossemico e gestuale, manifesta una dinamica transalfabetica del disagio esistenziale e della protesta politica . Tale dinamica è al tempo stesso espressione , identificazione, trasformazione, costruzione ed innovazione all'interno di un linguaggio che è comunicazione e azione , simbologia sociale e non mera e autosufficiente ludicità e anarchismo confusionario e inconcludente .
Internet, il cinema , la televisione , le trasformazioni sociali, le metamorfosi delle istituzioni sociali , l'irruenza dirompente delle tecnologie , la globalizzazione economica e degli stili di vita , franti, scissi , frammentari , disarticolanti, caotici e stressanti, in una parola schizofrenici, ha prodotto la iper-rigenerazione e iper-moltiplicazione di simbologie , riti e miti , come quello draculico , che si collocano, anzi, si ricollocano all'interno di un linguaggio simbologico e sociale che non si serve più della razionalità alfabetica , ma di una propria e originale "razionalità" che tenta di decifrare e interpretare quella sfera della comunicazione sociale che sta tra quelli che normalmente e ufficialmente siamo soliti definire i due poli opposti, o presunti tali, della "razionalità " verbale e dell' "irrazionalità" emotiva .
Il simbolismo sociale e dinamico dell'immaginario adolescenziale giovanile sembra sfuggire a questa dilacerante e massacrante camicia di forza , che è l' "alfabetismo" razionalistico , imposta da una società, da una Scuola e da una Università in piena fase di involuzione e di disgregazione .
La nascita di questo nuovo linguaggio simbolico e sociale non è solo un fatto comunicativo di estrema importanza senza il quale non possiamo capire e interpretare l'universo mitopoietico dell'adolescenza e della gioventù globalizzata . Esso è molto di più, è la nascita di un modo di apprendere e di un modo di percepire e guardare la realtà che rifonda la Scuola, l'Università e la Società . Infatti la comunicazione simbologica e sociale , nella sua struttura essenzialmente olistica, scuote alla e fondamenta il modo di essere a scuola . Essa non può tollerare ambiti e contesti educativi che, genericamente, possiamo definire "freddi" . Per poter funzionare e dare il meglio di sé , il linguaggio simbologico e sociale ha bisogno di contesti educativi non solo vagamente accoglienti , ma soprattutto caldi .
Il mito e il rito di Dracul non è solo un mito e un rito esaltante e coinvolgente per adolescenti e giovani delle nostre Scuole Esso, in quanto simbologia sociale, è uno di quei non molti contesti apprenditivi ed educativi in cui gli allievi percepiscono di elidere la loro alienazione educativa . E non solo . Essi sperimentano anche la possibilità di liberarsi e di svincolarsi da quel disagio sottile, insinuante e persistente che non è solo psicologico , sociale, politico, comunicativo e relazionale , ma è anche e soprattutto esistenziale e metafisico , essi si liberano dall'ansia e dall'angoscia indicibile dell'essere gettati nel mondo , si riconciliano con l'esistenza e con se stessi prima che con gli altri .
Il laboratorio d'apprendimento collaborativo, cooperativo , interdisciplinare e transazionale nonché elettronico e virtuale comincerebbe a configurarsi come un luogo particolare, originale e specifico , si verrebbe a costituire quasi come uno spazio teatrale, come una zona sacra al cui interno pubblico e attori, allievi e docenti, cesserebbero di recitare separatisticamente le loro parti , i loro copioni per recuperare fisicamente , metaforicamente e spiritualmente una dimensione olistica .
Non sarebbe un'operazione facile, tutt'altro, ma a chi scrive, essa pare una delle poche possibili, se non l'unica , per ricominciare a movimentare, rinnovare e riattualizzare la Scuola , che negli ultimi anni , accentuando il distacco dalla "realtà", immaginario, codice, linguaggio ed esperienza esistenziale e metafisica oltre che psicologica, storica e politica degli adolescenti e giovani , non sembra godere buona salute e ancor meno interesse e attenzione presso i propri principali fruitori, adolescenti e giovani non solo italiani .
La mitopoietica draculica porterebbe al centro del laboratorio non solo miti, riti , metafore, analogie e altro ancora , ma anche e soprattutto le nude e crude strutture profonde e portanti di quello che abbiamo definito il nuovo linguaggio, situato tra la razionalità verbale e l'irrazionale, le cui immagini metamorfiche e dinamiche diventerebbero oggetto di peculiare e rilevante interesse oltre che di penetrante analisi non convenzionale .
L'analisi non convenzionale della saga draculica solleciterebbe, stimolerebbe e incentiverebbe la formazione di un vero e proprio, originale e preziosissimo circolo ermeneutico , prodotto proprio dalla esuberante inesauribilità e infinita generatività del draculismo . E non sarebbe solo un'ermeneutica proveniente dal dinamismo olistico dell'interazione collaborativa e cooperativa di allievi e docenti . Infatti la configurazione anche teatrale del laboratorio consentirebbe di volta in volta di sperimentare ruoli e parti diverse e, soprattutto, di assumere identità continuamente interscambiali così da consentire a tutti di entrare nei panni del personaggio del Principe della Notte e di interpretarlo e, facendolo proprio, riviverlo in tutti i modi e le modalità possibili .
Il simbolismo sociale, associato al simbolismo teatrale e potenziato dall'olismo intrinseco alla realtà elettronica e virtuale, immette l'allievo in una dimensione spazio-temporale che, prima che psicologica, è soprattutto comunicativa , esperienziale , dinamica e metafisica .
E' proprio l'abitudinaria e conformistica prassi dell'andazzo quotidiano, senza aneliti e senza speranze, senza prospettiva di senso e di significato, che allontana l'allievo, sia adolescente che giovane, dalla Scuola, dall'Università e dalla Società.
L'eventuale senso politico di un rifiuto e di una possibile rivolta tanto adolescenziale quanto giovanile contro la Comunità Educante è pervaso da un disagio soprattutto esistenziale che scaturisce in parte notevole da quella mancanza di senso , ma abbondanza di iper-razionalismo parolaio e verbalistico che corrode le membra, lo spirito e la mente della nostra società a una dimensione .
All'adolescente il mito di Dracula o qualunque altro mito possente e significativo, consente di ritrovare quei sentimenti profondi, che trasmessi e potenziati dal simbolismo sociale e da quello teatrale, intesi come comunicazione e azione e non come mero psicologismo, lo riavvicinano alla essenza naturale dell' uomo . La violenza, la crudeltà , la malvagità , la brutalità insite nella saga draculica, ma non solo in essa, non sono incentivi alla "Maleducazione", ma sollecitazioni a giochi profondi , a riconsiderazioni , riflessioni e rivisitazioni delle nostre emozioni .
E queste emozioni di adolescenti e giovani non sono contemplate nell'alfabeto razionalistico e verbalistico della Scuola e dell'Università.
Solo il simbolismo sociale e teatrale, con le sue realtà immaginarie e "oggettive" perché nelle cose che ci circondano e non nella "mente" di qualcuno, suscitano il coinvolgimento assoluto dell'allievo . L'immersione nella crudeltà mitopoietica di Dracul o di qualunque altro essere "mostruoso" è sprofondare nel proprio terrore , riconoscerlo e riemergerne rinnovati , è un ennesimo e totalizzante rito di passaggio , è riscoprire il significato di un linguaggio solo apparentemente interiore , ma profondamente incarnato nelle "esteriori" simbologie sociali e teatrali, irriducibili alla gabbia del verbalismo razionalistico e del generico e superficiale paniconismo psicologistico e mass-mediologico .
Il riconoscimento delle proprie paure attraverso la brutalità draculica è il riconoscimento di un mondo che va al di là della pura fisicità, in questo senso, in questa direzione e in questa dimensione è pura metafisica , una metafisica delle emozioni riconducibili al linguaggio del simbolismo sociale e teatrale, ma non riducibili ed esauribili in esso .
La potenza e la radicalità del mito e del suo alfabeto, posseduto da adolescenti e giovani , sta proprio nella sua inesauribilità interpretativa, ma soprattutto esistenziale e metafisica, nel riuscire ad attrarre e captare, trasformandole, latenze primordiali . Il mito contribuisce non solo all'estrinsecazione di nuove forme di apprendimento e comprensione, ma soprattutto, attraverso il suo incarnato simbolismo sociale e teatrale, al superamento di quel senso di mancanza, di carenza, di assenza, che contraddistingue le nuove generazioni globalizzate, attraversate e profondamente lacerate dall'ansia e dall'angoscia dell'essere gettati nel mondo e spinte dalla propria solitudine e separatezza esistenziale alla continua, perenne e sacrosanta ricerca di senso e significato e di una assoluta quanto altrettanto mitica e metafisica Comunità assoluta a cui ricongiungersi .



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Il Principe e il suo Condottiero : la Romania tra Dracula e Ceaucescu

di Gennaro Tedesco

 

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39) http://digilander.libero.it/catafalco/

40) http://www.ideacomics.it/

41) http://it.wikipedia.org/wiki/Dracula_di_Bram_Stoker

42) http://www.imdb.com/name/nm0831290/

43) http://www.imdb.com/title/tt0103874/

44) http://www.draculaoperarock.it/

45) http://www.imdb.com/title/tt0021814

46) http://www.activitaly.it/immaginicinema/Nosferatu.htm

47) http://www.profundis.it/CINEMA/FILM/nosferatuherzog.htm

48) http://www.imdb.com/title/tt0013442/

49) http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=16373

50) http://en.wikipedia.org/wiki/Nosferatu

51) http://www.nosferatumovie.com

52) http://www.enricobaccarini.com/vlad_film01.htm

53) http://it.wikipedia.org/wiki/Vampiro

54) http://www.venice2.it/vampiri/indexup.htm

55) http://it.wikipedia.org/wiki/Dracula

56) www.sebis.ro/download.php?id=102

57) http://www.youtube.com/watch?v=UK1FIaEImKs Cliccare su Home Kinski Nosferatu.

 

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