Benito Mussolini
Ma simbolo di cosa era Mussolini?
Simbolo di una Italia che
dal 'nulla' era assurta a potenza politica mondiale.
Simbolo del povero figlio
del fabbro di Dovia (angusta frazione di Predappio) che raggiunge l'apice
tra i potenti del mondo.
Era il simbolo di una rivoluzione
dialettica.
Di un sogno di potenza. Di
un furore infranto.
Dell'appeso. Del cadavere
stuprato. Dell'immenso amore. Dell'inferno e l'odio.
Era l'uomo delle due terre,
dei due spazi, delle due architetture.
Era Palazzo Venezia e Predappio.
Tutto ei provò.
Moltissime donne lui amò.
Una tradì. Una impazzì. Ed una le fu uccisa accanto.
Voleva una famiglia patriarcale
ma fu costretto a lasciar condannare a morte il genero.
Suo idolo la buona salute!
La poliomelite ferì la figlioletta.
Guerra vittoriosa! Per essa
morì suo figlio.
Un popolo atletico! Ne dovette
curare tubercolosi e fame.
Uomo all'incontrario. Contraddizione
e vita. Affermava quel che non desiderava. Desiderava quel che non affermava.
Sposò una contadina
semianalfabeta! suo idolo era la cultura.
Uomo paradosso.
Italiano. Assurdo.
In lui deprechiamo noi stessi.
Amiamo i nostri difetti. Strappiamo le odorose radici.
Contestiamo. Rifiutiamo. Il
nostro esame non è di coscienza. Ma di vivo imbarazzo. Autocritica.
Nessuno esente. Nessuno escluso
dalle colpe. Dalla Storia. Dalla vittoria. Dalla sconfitta. Neppure coloro
che storcono il naso, neppure i rivoltosi che coprono di sputi il vento. O
gli umili risvolti delle camice sotto il famoso balcone da cui scende un velo
mediocre.
Palazzo Venezia.
Percosse le stanze. Fra tarsìe,
rotolanti 'mappamondi'.
Infranto. Lo scettro.
E l'alcova dei pallidi amori offre
urlante cimeli traditi. Ed il popolo, raggiunto dal fiume dei morti, si racchiude
nell'intimo orbace. Strappando alle lacrime un impalpabile profumo.
Il tremulo vir di Claretta.
Del nulla. Parossismo. Del
male. Il bene. Di labbro. Parole umane. Disumane. Silenti.
Parole. Prole.
Idolo dei socialisti; fu
loro nemico. Acre sacerdote funesto.
Mangiapreti. Osteggiato. Concubino.
Empio.
Dalla chiesa spezzato. Spacciato.
Elevato. Uomo! della Provvidenza.
Repubblicano e repubblichino. Antimonarchico
e regnante.
1903 Vittorio Emanuele rimane
illeso da un attentato, e Benito se ne rammarica.
Vent’anni dopo è Vittorio
a farne un principe del Governo.
E' diarchia. Rapporto Ventennio.
Il Re, suo fratello.
"Microbaltezza! Sua Altezza!"
Il Duce ironizza. Del Re fa zimbello, ma anche Imperatore d'Etiopia coperto
di piume d'uccello.
Ferino il rapporto con borghesi
e industriali, contro cui ha lottato per anni. Socialista, massimalista, spartachista!
Ma delle cui istanze guerriere si è fatto attore. Mastino durante gli
scioperi. Nella legge imbriglia il Lavoro. Ne gioca e ne giova. E' la Carta.
Libera il capitalismo borghese
dal rischio bolscevico.
Lo cuce e lo cuoce. Nella
politica incastrante del corporativismo, tendente al miglioramento di vita
delle classi meno abbienti, con un esoso quanto non apprezzato esborso di
contributi pensionistici ed assicurativi.
Ogni categoria economica,
senza eccezione, alterna per lui momenti di entusiasmo, altri di forte ostilita’.
La stessa casta militare,
che da lui trae favori ed occasioni di carriera, pur essendogli grata, preferirà
rimanere sempre fedele al Re, tant’e’ l'esercito continuerà a chiamarsi
Regio Esercito, la marina Regia Marina, l'aeronautica Regia Aeronautica. Forze
che - fra mille contraddizioni - poi nel momento cruciale della scelta gli
voltano le spalle.
Contro lui. Il virus della
incoerenza non risparmia neppure gli antifascisti, che - lui, socialista -
un decennio lo ammirano, identificandosi con i suoi articoli taglienti su
l’Avanti!
- Belligerante - ne divengono
i fieri oppositori.
- Imperialista - conquistata
l’Abissinia, pur non condividendo, si sentono vendicati dell'Adua sconfitta.
Ma il rapporto piu’ ambiguo
Benito lo vive con la folla, che pensa di dominare e di cui crede di conoscere
le psicologie piu’ recondite. Cercherà sempre di essere nella sua corrente,
di assecondarne i desideri, eventualmente dirottandoli a suo favore, ma sempre
con la perspicacia di non cambiarne il verso. Ne carezza la pelliccia, mai
però in contropelo.
Anche la fatidica dichiarazione
di guerra il 10 giugno 1940 ha luogo solo dopo che le Questure e l’Ovra, delle
masse, ne hanno rilevato l'assenso. E questo idillio mortale, è vissuto
nei culmini e liturgie di Piazza Venezia, nella dura pratica della guerra,
nella sconfitta delle ore fatali.
La guerra
E ci si illude che la sua italica
furbizia riesca a mietere altri allori! ben più gloriosi di quelli
abissini!
Ormai è fatta! con un prezzo
modesto! senza combattere! si è convinti! che si possa conquistare
il mondo con la zampa del gatto tedesco.
“Duemila morti! Mi bastano duemila
morti per sedermi al tavolo della pace!” afferma. Il cinico. Il Benito. La
colossale superficialità di un uomo. Di un vile modesto pensiero. Senza
rendersi conto che la crisi del 1939 è ben diversa da tutte.
…I morti saranno seicentomila.
Gli anni di tragedia cinque! E la sconfitta, totale! e per il fascismo, non
per le potenze demo-plutocratiche!
Da lunatico trionfatore all'ombra
delle Piramidi, a ombroso cadavere appeso a un traliccio!
Dove saranno mai più
le occasioni!? le folle oceaniche!? cui concionare discorsi?
Eppure la storia delle sue
armonie con le masse e delle masse con lui, rimarrà nel nostro DNA
con caratteristiche uniche.
Uno dei pochi uomini di Stato
il cui rapporto con il pubblico non è nato solo dalle sue idee e l’arte
di applicarle, ma anche dall'amore profondo di ciascuno per lui, che, spesse
volte, muta in vero feticismo.
Lui abilmente asseconda. Con pose
mascellute del volto. Con gesti del corpo. Con le figure topiche di un portamento
strumento di potere.
Con la propaganda.
Le grandi parate, le foto che autorizza,
i Cinegiornali che scandaglia ed a cui fa apportare modifiche di rilievo.
Totem.
La regia è meticolosa. E
gli Italiano reagiscono, amando il suo attore con abnegazione.
Il fascino della sua figura
ha cosi’ efficace che neppure i detrattori riescono a trovare epiteti offensivi.
Le espressioni certo sono di sberleffo ma risultano sempre e involontariamente
simpatiche. Carlo Emilio Gadda si e’ divertito a raccoglierne alcune (che
sono riportate nel bel libro di Luzzatto "Il corpo del Duce"). In
ordine alfabetico:
Amatissimo, Appestato,
Appestatore, Batrace, Bombetta, Caciocavallo, Ciuco Maramaldo, Cupo nostro,
Defecato maltonico, Emiro col fez, Estrovertito. Ex-Bomba, Facciaferoce, Fava,
Fava Marcia, Farabutto Impestato, Favente Genio, Fetente, Furioso Ingrogato,
Ginocchio, Giuda in bombetta, Glorioso, Gradasso, Ipocalcico
Grande Imago, Gran Pernacchia,
Gran Somaro Nocchiero, Gran Tamburone del Nulla, Gran Tauro, Grugnone Sanguemarcio,
Inturgidito Modellone, Maccherone fottuto di Predappio, Maldito, Marchese
delle Caminate, Mascella d’asino maltone, Mascellone ebefrenico, Merda, Merdonio,
Minchiolini, Minchione Ottimo Massimo, Modellone Torsolone, Mugliante,
Napoleone fesso e tuttoculo, Nero personaggio, Nullapensante, Paflagone inturgidito,
Pirgopolinice, Poffarbacco, Predappio,
Predappiogiuda, Predappiomerda,
Priapo-Imagine, Primo Racimolatore e Fabulatore ed Ejettatore, Profeta forlimpopolo,
Provolone, Pulcinella finto Cesare, Pupazzo, Rincoglionito Quirino, Scipione
Affricano del due di coppe, Smargiasso Impestato, Somaro, Sovrano Seminatore,
Stivaluto, Super Balano, Tauro zefireo, Testa di Morto, Trebbiatore, Tritacco,
Trombone e Naticone ottimo massimo, Truce, Tuberone, Verbo Sterile, Vigile
dei destini...
All’indomani del 25 luglio,
sui muri milanesi invece comparvero anche queste altre scritte:
- MUSSOLINI A UCCISO I FIGLI DITALIA
*
- W MATTEOTTI
*
- MATTEOTTI TU NON SEI MORTO PERCHE MORTI
SONO COLORO CHE SONO DIMENTICATI MENTRE TU VIVI NELLE MENTI DI TUTTI E SARAI
VENDICATO
*
- TAGLIATEGLI LA TESTA!
*
MORIRAI
UCCISO
SOLO
SENZA
ONORE
LIBERANDO
ITALIA
NOSTRA
INDIPENDENTE
(acrostico di Mussolini)
*
- IL BOIA HA FATTO FAGOTTO
*
- ATTENZIONE!!! CERCASI PORCO FUGGITO DA ROMA.
MANCIA COMPETENTE
*
- COMPETENTE MANCIA A CHI RITROVA I DUE AMANTI
IL DUCE FEDELE A ITLER A COMPERATO LE MUTADINE CON CHIUSURA AUTOMATICA.
IL SUO SEGUITO TUTTI OCCUPATI AL GABINETTO PER FORTE DIAREA
*
- IL CRIMINALE E SPARITO! IL VILE NON HA
AVUTO CORAGGIO NEANCHE DI INCHIODARSI
*
- E MORTO FINALMENTE!
*
- VOLEVA ESSERE CESARE MORI VESPASIANO
*
Per nemesi, questo rapporto
corporeo, semantico, di Benito con il pubblico il piu’ delle volte segue perfino
con livore la legge del contrappasso! Quel popolo che lo ama, lui stesso è
costretto a subirlo. Pur controvoglia! come un innamorato travolto dal disincanto.
Ne fan testimonio gli affollati
rissosi incontri. La raffinate corti borghesi. Le spontanee forzute assemblee
proletarie.
Il Duce Mietitore, Duce
Trebbiatore, Duce Aviatore, Duce Atleta, Duce Ballerino!
Si puo’ intuire come esse
siano immagini estreme della possibile confidenza con il Capo.
Grande abilità è
quella di Mussolini, in moviola, di cucire e dosare il massimo della cordialità
pubblica, ponendo steccati precisi al suo essere complice!
Se la gente tenta - maniacalmente
- di toccarlo, abbracciarlo, lui d’istinto ne ha repulsione; in molti casi
si e’ verificato che avesse d’improvviso abbandonato folti assembramenti di
ammiratori per evitare di rimanervi troppo smaneggiato! (ad Isernia accadde
un episodio del genere, un fanatico fascista oso’ porgli confidenzialmente
una mano sulla spalla! E lui di rimando parti’ immediatamente lasciando il
palco preparato per lui desolatamente vuoto)
Fa eccezione, questa idiosincrasia
con il pubblico, solo durante la Repubblica di Salo’, ma qui il bagno di folla,
o di truppe, è condizione essenziale per la propria sopravvivenza,
per ridare animo, carisma al suo sbriciolato potere di sconfitto.
Se fino al 25 luglio 1943
i rapporti fra italiani e regime seguono comunque una certa linearità
di atteggiamenti, le cose cambiano dopo l'8 settembre.
E Villa Feltrinelli sul Garda,
quel falso mare in cui tetro si specchia da un falso balcone della vita, muta
il suo animo franto e diviene spartiacque d'amaro e sole immite.
Su quel luccicore grigio,
riflesso dei monti, l'antifascismo delle necessità trova felice sferzante
connubio con l'antifascismo delle ideologie. Le opposizione al regime che
furono soltanto elite nel Ventennio, diventano ora azione di popolo e malizie
partigiane.
La Repubblica di Salò crea
per la prima volta la coscienza della indignazione verso princìpi che
finalmente si combattono per la loro assurda e feroce incompatibilità.
Ma Villa Feltrinelli non è
solo teatro di nostalgie, tentativi irrisolti, accordi separati, ambigue alleanze,
beffe ai nazisti e colpi di coltello, ma anche scenario beffardo di un fatale
epilogo. Grottesca vicenda sentimentale con le sue due donne di cui è
in balia. Rachele. Claretta. Nota è la penosa zuffa tra le due, sventata
proprio dall'ufficiale tedesco di guardia al conteso uomo.
E c'è perfino chi azzarda
l'ipotesi che la stessa Claretta fosse, a fin di bene, spia.
25 aprile. Con la conseguente
fallimentare trattativa mediata dal cardinale Shuster in Arcivescovado a Milano,
Mussolini decide di prendere la via per Como, senza rendersi conto che si
è liberato da un imbuto, quello dei Lago di Garda e per andarsi ad
infilare in quello ben più insidioso del Lago di Como.
Voleva andare in Svizzera?
Cercare agenti inglesi?
O voleva ancora rioffrirsi
un'illusione: raggiungere il Ridotto in Valtellina, per l'ultima fantomatica
resistenza? Chissà!
Dopo la sua cattura a Dongo
il 27 aprile, pare probabile che la sua uccisione nella mattinata del 28 sia
avvenuta per mano di partigiani al comando di Malcom Smith, un agente inglese
che opera in nome di Churchill. Pare che la stessa Claretta sia stata uccisa
non per errore ma intenzionalmente, in virtù delle troppe cose di stato
che conosceva.
Mussolini oggetto. Mussolini
carne. Musolini ossa. Mussolini, Italiani. Un incontro, innamorati.
E si comprende Piazzale Loreto.
Oh, il linciaggio del cadavere,
il corpo a corpo della folla, pur liberando i propri istinti nei modi piu’
vili: raffiche di mitra, colpi di pistola, calci in faccia, sputi e odio,
quanto amore inappagato ignobilmente esprime! Quei latrati di urla, sottendono
ovazioni! E quanto orrore e desiderio in quel sollevare in aria la salma per
farla poi ricadere con un tonfo. Perché volerne ad ogni costo spaccargli
il cranio?! Ogni gesto. Ogni ombra. Sembra essere il tetro cadaverico repertorio
di una legge archetipa che i milanesi adesso adottano, ma per contrappasso
a se stessi.
Sei anni addietro, nel 1939 in
Piazza Duomo lo salutarono fra deliri e striscioni.
Quel 29 aprile invece ne denudano
perfino le membra, che giunte a Piazzale Loreto in cappotto finiscono appese
in maglietta.
Cosa cercano in quel momento gli
Italiani da quegli stracci tenuti lì penzoloni come quarti di prosciutto?
Cosa chiedono al "Crapun!" se non il rendiconto di una passione
d'amore or naufragata solo in rabbia. Non è più politica! è
solo un'altra guerra!
E' un riappropriarsi. Finalmente
un riprendersi con le mani insanguinate quel che ti è profondamente
appartenuto.