Etnografia |
Emigranti in Argentina
La motonave Giulio Cesare, con la Augustus serviva le
rotte emigratorie Napoli, Genova, Rio de Janero, Buenos Aires, dal dopoguerra
fino a tutti gli anni '70.
!945, Vincenzo ed Antonietta Ferritti si sposano. Qualche
tempo dopo
emigreranno per sempre in Argentina.
La giacca dell'uomo ha due grosse pieghe sul fianco della
giacca, evidente che sia lui che lei, se lo son portato dal fotografo,
piegato in una borsa, per non rovinarlo. Forse il loro primo vero vestito
della loro vita.
1945, Maria con i figli, Angiulina, Cosimo e Livia. Emigraranno
tutti in Argentina. Cosimo diventerà il marito di Sabina
La foto è colorata a mano. Isernia 1948. Minguccia
e la figlia Angiulinella
foto ricordo poco prima di partire per l'Argentina, dove
raggiungeranno
marito e papà
altri neo argentini di cui s'ignora il nome
1951, una foto realizzata per esser messa sul passaporto,
non avevano ancora idea di come dovessero essere le foto tessera, sicuramente
questa sarebbe stata tagliata con la forbice in questura
bimba e gatto argentino
La Cattedrale di Notre Dame di Parigi, ricostruita in
facsimile a Buenos Aires. Da notare, infatti, come la prima fila delle
edicole sia priva di statue. E' sita nei pressi del porto. La famiglia
di Mario D'Uva e del fratello, che è appena sbarcato.
In basso il retro della foto, così come fu spedito
a quel tempo alla suocera zì Sabella
Metà famiglia D'Uva, come molte altre del Molise,
in ondate successive che investono persone di tutte le età, viene
quasi totalmente a trasferirsi Oltreoceano. Buenos Aires 1954. Di nuovo
sul molo degli emigranti.
1954, Minguccio D'Uva con moglie e figlio subito dopo
aver lasciato il porto di Buenos Aires si fanno fotografare dinanzi alla
solita cattedrale di imitazione gotica; accanto ha la moglie del fratello
(con il bimbo in braccio) e la nipotina (estrema sinistra).
Buenos Aires. Paola Marcaccio, figlia unica dell'operaio
Antonio e della contadina Emilia Fuscellaro, entrambi di Macchia d'Isernia,
è qui fotografata durante una festa di sposalizio. Abita con la
famiglia a Villa Moreno vicino all'autodromo della capitale. La mamma,
Emilia, lavora in una fabbrica di sacchi di iuta. Tutti torneranno qualche
tempo dopo in Italia al paese di origine, senza più sogni, senza
più avventura. Paola sposerà Pasquale, avrà due bambini,
e successivamente emigrerà in Svizzera.
Ora dopo mezzo secolo... è in pensione, con suo
marito, tre splendide nipotine le allietano casa.
1956, Minguccio ha 17 anni. E' giunto in Argentina l'anno
prima.
Questa è la prima foto che lo ritrae nella sua
vita
Argentina - Buenos Aires- Queste donne avevano lasciato
in Italia le loro casupole in pietra per andare a vivere nelle baracche
in eternit alla periferia della città, se ne vede una alle loro
spalle. Chissà chi delle tre donne indossava l'enorme camicione
alle loro spalle!
Isernia, primi anni '50 Carmela, Libero e Carmela. La
Carmela di destra emigrò per sempre in Argentina. Portano lo stesso
nome perché erano cugine e dunque Carmela era certo il nome della
loro nonna. Inoltre un loro fratello aveva sposato una delle due, non so
quale, divenendo così reciprocamente cognate. E Libero chi è?
forse un'altro dei fratelli.
Notare sul bavero del trench dell'uomo il bandello nero
per un lutto in famiglia. Le donne non ne portano segno in quanto a lui
cugino. Osservare la contraddizione tra i vestiti che indossano, nuovi,
e le scarpe consumate, di cui quelle della donna a sinistra addirittura
slabbrate.
Dal 1876 al 1970 sono espatriati oltre 26 milioni di italiani, di cui non meno di 5 milioni definitivamente. La percentuale di emigranti meridionali era del 22% nel 1876, ma raggiunse il 70% nel 1913. Dalla Calabria, dall'Abruzzo, dal Molise e dalla Basilicata emigrò quasi il 30% della popolazione
Campagne di Vallesoda, Isernia. Due sorelle: Carmela
e Angiulina. La prima resta in Italia ed è vestita di nero. L'altra
partirà... ed è in abito bianco.
Alle loro spalle un semplice recinto in frasche per impedire
che fuggissero le pecore o le galline.
1957, Argentina
la prima sala da pranzo della loro vita... sono le 10.10
del mattino... di chissà quale giorno...
1961 ...nientedimeno c'è pure il frigorifero,
che nelle campagne del Molise se lo sognavano!
caspita... la televisione! e che bel riflesso!
1961, Buenos Aires, festa di compleanno
Più di 50 milioni di europei lasciarono il continente tra il 1800 e la prima guerra mondiale. La gran parte si riversò nel Nord America, 11 milioni andarono in America Latina (il 38 per cento del totale era costituito da italiani, il 28 per cento da spagnoli, l'11 per cento da portoghesi, il 3 per cento da Francesi e tedeschi.
Degli 11 milioni di europei che andarono in America Latina: il 46 per cento si recò in Argentina, il 33 per cento in Brasile, il 14 per cento a Cuba, il 4 per cento in Uruguay, il 3 per cento in Messico, il 2 per cento in Cile.
In Venezuela, tra il 1946 e il 1960 si recarono 236 mila italiani ma questa emigrazione tese fortemente a ridursi e buona parte o rientrarono in Italia o si spostarono altrove.
Dal 1876 al 1980 più di 26 milioni di italiani emigrarono all'estero: da notare che questa cifra e' uguale al totale della popolazione italiana nel 1860. Dal 1905, il 48 per cento degli emigrati italiani ritornò prima della prima guerra mondiale, l'1,52 per cento tra le due guerre, il 57 per cento dopo la seconda guerra mondiale.
Da un punto di vista turistico, mediamente più della metà degli emigranti tornò a casa, almeno una volta.
Un quinto degli emigranti totali erano del Veneto - Friuli Venezia Giulia: 5,2 milioni.
Lombardia: 2.3 milioni
Piemonte: 2,3 milioni.
Il 40 per cento dell'emigrazione totale proveniva dal Nord.
Però l'emigrazione piu' costante e duratura è del Sud:
Campania: 2,7 milioni
Sicilia: 2,5
Calabria: 2 milioni.
Le regioni del Nord andarono per prime principalmente in Sud America, quelli del Sud maggiormente nel Nord America.
Dagli anni cinquanta invece l'immigrazione si sposto' verso l'Europa.
Negli Stati Uniti Gli italiani non riuscirono mai a controllare larghi settori dell'economia come invece e' avvenuto in Argentina. A Buenos Aires dominavano alcune precise aree commerciali, industriali ed impiegatizie. Cosa che non accadde a New York dove erano confinati nel settore operaio.
Dopo il 1946, c'e' una rapida ripresa dell'emigrazione che continuò per alcuni decenni sino alla punta piu' alta all'inizio anni sessanta, quando si registrarono più di 300.000 unità all'anno, per un totale di più di 8 milioni tra il 1946 e il 1980.
Alla metà degli anni settanta, comunque, l'emigrazione italiana incomincia a calare soprattutto per il cambio delle politiche migratorie internazionali dovute alla crisi petrolifera.
Gli emigrati del Meridione sono particolarmente presenti in Germania (78%) e Canada (75%);
A Buenos Aires vi sono circa 60 mila molisani.
A Montreal: 70 mila
Secondo il ministero degli Esteri, nel 1986/87, esistevano nel mondo oltre 5 milioni di italiani, di cui circa 2.250.000 nelle Americhe, oltre 2 milioni in Europa, 84.000 in Africa e 15.800 in Asia.
La consistenza media delle nostre collettività all'estero permane stazionaria dal 1970 in poi, con un leggero calo dell'America meridionale (da 1.900.000 a 1.700.000), e dell'America settentrionale (da 525.000 a 423.000 unità). È notevolmente aumentati in flusso verso l'Oceania, passando da 169.000 nel 1970 a 587.000 unità nel 1986.
I paesi che accolgono il maggior numero di italiani sono in primo luogo l'Argentina, con 1.109.000 italiani, seguita a distanza dalla Francia con 593.000, dalla Germania con 537.000, dalla Svizzera con 427.000 unità, dal Brasile con 359.000, dagli Stati Uniti con 226.000.
La comunità italiana in Argentina è il risultato di 3 milioni di italiani entrati in quella repubblica durante un secolo: di cui 1,8 prima del 1914, 675 mila tra le due guerre e mezzo milione nel secondo dopoguerra. Nel 1895 gli italiani erano il 50% sulla popolazione straniera, nel 1914: il 40% e circa il 12% sulla popolazione totale. Gli italiani passarono da 71 mila nel 1869 a 940 mila nel 1914. Scesero a 488 mila nel 1970. La consistenza maggiore della comunità italiana in Argentina fu raggiunta negli anni Venti.
Il Ministero degli Esteri argentini, dal 27 agosto 1869 obbligava i capitani delle navi che trasportassero passeggeri di presentare all'arrivo una lista di ogni viaggiatore, indicandone il nome, l'età, il sesso, la nazionalità, la professione e la religione. Il capitano avrebbe dovuto pure avvisare che gli emigranti che lo volessero potevano usufruire sia dell'alloggio gratuito nell'hotel a tale scopo adibito e sia del costo dello sbarco a carico della Commissione centrale d'immigrazione.
anni 60 ...c'era un fotografo ambulante con un lama...
per foto ricordo a Buenos Aires.
L'art. 12 della legge n. 817 Migraciones, nel codice Argentino, sanciva anche la definizione dell'emigrante: «Deve ritenersi immigrante, agli effetti di questa legge, ogni straniero, lavoratore a giornata, artigiano, industriale, agricoltore o professore, che avendo meno di 60 anni di età e dando prova di buona condotta e di capacità, arrivi in Argentina per stabilirvisi, in nave a vapore o a vela, pagando il biglietto di seconda o di terza classe, o con il biglietto pagato dallo Stato o dalle province o da imprese private di immigrazione e di colonizzazione».
La bambina a cavalluccio sul lama, qualche anno dopo, a carnevale
1965 Dall'Argentina, per la prima volta giungevano cartoline smontabili a più strati
Natale 1965
Nell'arco di un secolo sono emigrati in Brasile circa un milione e mezzo di italiani, di cui 1.230.000 tra il 1876 e il 1914, poco più di 100 mila nel periodo tra le due guerre e circa 130 mila nel secondo dopoguerra. Nel 1920 vi erano 558.405 italiani, nel 1940 circa 330 mila.
Buenos Aires, nella fabbrica tessile Rosemberg, 1964
1963
emigranti italiani in piscina tornano in patria a
bordo della motonave Provance
sala da pranzo della motonave Provance. Che delusione...
sembra in un ristorante
1969 nella nuova casa a Buenos Aires
c'è sempre un muro dietro le spalle degli emigranti.
La bimba è Carmen, nipotina di nonna Carmela, che la tiene in braccio
pane pane pane
il muratore si chiama Vincenzo, proviene da Isernia,
Molise.
...Costruire muri, in ogni luogo, in ogni paese, qui
siamo in Argentina, ma nessuno se ne accorge