Per una fenomenologia delle crisi
La crisi dell'Impero romanodi Gennaro Tedesco
I Barbari danno senz'altro il colpo di grazia all'Impero romano nel V secolo d.C. . Ma la crisi e la caduta di questo immenso edificio politico vengono da molto lontano e da situazioni sociali , politiche ed economiche interne .
Già il sistema augusteo e imperiale successivo non è altro che il tentativo di ricomporre un assetto sociale ed economico sconvolto dalle guerre puniche , in particolare la seconda , e dalle guerre civili conseguenti .
Le guerre puniche sconvolgono l'assetto fondiario della Repubblica : i piccoli proprietari contadini , inviati a combattere contro i Cartaginesi , non possono coltivare i loro campi , ne approfittano i grandi proprietari che li acquistano a basso prezzo . La conquista della Sicilia e dell'Africa cartaginese fa si che nel mercato italico e romano vengano immesse enormi quantità di grano a prezzi molto convenienti rispetto a quelli praticati dai piccoli proprietari contadini dell'Italia romana . Gli schiavi dei latifondi siciliani e africani non costano quasi nulla e i piccoli proprietari contadini italici non possono tener testa alla massiccia invasione del grano africano . I grandi latifondisti italici e romani si difendono dalla crisi agraria trasformando le produzioni agricole : al posto della coltivazione del grano essi introducono la coltivazione della vigna e dell'ulivo . Ma i piccoli proprietari contadini non possono fare altrettanto perché non hanno i capitali necessari . Infatti la coltivazione della vigna e dell'ulivo richiede per l'epoca forti investimenti iniziali . D'altra parte i latifondisti romani destinano spesso gran parte dei loro fondi all'allevamento di bestiame di cui c'è forte richiesta da parte dell'esercito romano per le sue esigenze alimentari .
In questo modo l'assetto piccolo e medio-proprietario della Repubblica romana si sfalda . I Gracchi , con le riforme agrarie , riescono in parte ad operare una sorta di relativa ridistribuzione della proprietà fondiaria . In ogni caso essi non riescono ad eliminare del tutto il fenomeno della concentrazione proletaria a Roma .
Oltre ai contadini spossessati dei loro fondi , a Roma è presente quell'innumerevole congerie di appaltatori pubblici , fornitori , commercianti nati con le guerre puniche in cerca di una più adeguata rappresentanza ufficiale nel governo della Repubblica : essi , come i contadini senza terra , si sentono emarginati .
Le guerre civili conseguenti alle guerre puniche sono il sintomo di una crisi economica e sociale che non riesce a trovare sbocchi . Augusto cerca di porre rimedio a questa situazione estendendo l'area del consenso intorno al suo governo e restringendo il potere della nobiltà senatoria latifondista . Egli opera notevoli ridistribuzioni di terre a favore dei suoi veterani , protegge e ingloba nel suo sistema di potere la così detta borghesia provinciale delle città .
Gli imperatori successivi ad Augusto sono sempre più invischiati in guerre di frontiera . Le conquiste dell'Impero romano si bloccano . L'afflusso dei bottini di guerra e l'appropriazione e la messa a coltura di nuove terre cessano .
L'anarchia militare del III secolo d.C. produce una crisi acuta all'interno dell'Impero romano : i militari sconvolgono l'economia agraria dell'Impero .
Diocleziano cerca di porre rimedio alla disgregazione economica e politica apportata dall'anarchia militare del III secolo . Il sistema romano è ormai costretto a difendersi dagli incessanti attacchi e dalle infiltrazioni dell'elemento barbarico dei confini .
Le spese militari aumentano a dismisura , la burocratizzazione dell'Impero richiede sempre di più un drenaggio di risorse dal basso verso l'alto . La crisi produttiva causata dall'anarchia militare ingenera un processo inflattivo che non si riesce a bloccare . La burocratizzazione dell'Impero imposta da Diocleziano non favorisce certo la crescita produttiva ,in particolare l'agricoltura , risorsa base essenziale del sistema romano . La burocrazia imperiale comprime le residue autonomie locali , comporta un inasprimento del carico fiscale a danno dei ceti produttivi coltivatori della piccola e media proprietà , accresce il numero dei funzionari da retribuire con danaro pubblico.
Dalla rapacità fiscale dei funzionari imperiali riescono a salvarsi solo i grossi proprietari terrieri appartenenti alla nobiltà senatoria . Così i piccoli e medi proprietari contadini dell'Impero sono gli unici a pagare le tasse che crescono giorno per giorno perché i latifondisti del Senato sfuggono al loro dovere fiscale .
I cittadini dell'Impero romano trasformati in sudditi non hanno più interesse a coltivare i campi né a difendere un sistema politico e sociale così iniquo . I Barbari , non poche volte , dagli abitanti dell'Impero vengono accolti come dei liberatori , i sudditi costretti ad adorare un imperatore divinizzato che possiede più i tratti del despota orientale che quelli del magistrato repubblicano non si identificano più nella religione della "res publica" romana , cercano altrove nuove fedi e le trovano nell'Oriente ellenistico . La crisi politica , sociale ed economica si riflette nel microcosmo interiore : la rinuncia a vivere e a lottare per l'Impero romano significa l'avvicinamento alla speranza palingenetica del Cristianesimo .
webmaster Fabio D'Alfonso