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Terra e Cielo
Fragile cristallo dalle mani palmate
cigno delle mie aurore desiderate
strascico fra terra e cielo
d’ogni mio desiderio sei nuovo velo
ama, ama, con tutto ciò che hai
ama, ama, e dopo non lasciar mai
la Terra con una mano ben tesa
il Cielo con desideri senza resa.
Dimmi che lo vedi anche tu.
Dimmi che lo vedi anche tu
quest’orizzonte
dove le lacrime dei sogni
e dei desideri
possono confluire
in glorioso unire,
lo senti, è il mio cuore,
che ad ogni alito di speranza vibra
e sa amare anche una voce sconosciuta
e ora il silenzio che allontana
che compie il misfatto del dubbio
…parlare …tacere,
ma stasera le stelle fanno da falò
per le nostre divinità
sono dipinte sull’anima
che hai intagliato come una tela
per la mia fantasia,
per il tuo silenzio,
e ho cercato demoni e beffe della vita
per darmi una ragione,
una ragione per cui sempre sul più bello
è un miraggio,
e ora dimmi che la stella del desiderio
che è calata nei cristalli dei miei occhi
ha incrociato anche i tuoi.
Col tuo nome
Io che sono stupido come un secchio d’acqua,
bucato da tutte le parti,
raccolgo polvere di luna
e col tuo nome ne faccio coreografia
e tutti col naso in su a guardare il cielo,
perché ogni volta che è poesia,
ogni volta che succede,
è come rubare un pezzo di cielo a Dio.
“Ho un sogno”
Ho un sogno
Un sogno filtrato da una lacrima di Dio
Grandine di pensieri
Granite per l’anima
Uragano fra le nuvole
Fra i cirri delle speranze sole,
il sogno è fiorire poesia fuori stagione
quella di un mondo di fratelli
dove i colori non siano fardelli.
IO nell’ombra
IO nell’ombra
L’anima sgombra
Dubbi e ricordi
Sono dolori sordi
Potrei incorniciare un’esistenza
Con parole leggere di penitenza
Ma non s’inganna il cuore
Vacillante orfano d’amore
Vascello da troppo senza mare
Senza tempeste da sfidare.
IO nell’ombra
L’anima adombra
Volontà e desideri
Gli ultimi pensieri sinceri
Potrei esser albatro libero
Son solo goffo tormento per intero
Solitario nell’eterno gioco infinito
Quello di rivedermi ancor non finito
Perché la fine è solo un inganno
Ormai i granelli di sabbia lo sanno.
Sabbia d’amore
Ho amato il sogno di una
speranza
sabbia d’amore contenuta in mani bucate dal tempo,
e questa storia son spruzzi di libertà
contro lo scoglio della realtà,
ed ora potrei incorniciare le tue lacrime
con un groviglio di parole,
ma sarebbe solo un modo per sfuggire
dalle proprie responsabilità,
ed è proprio in queste notti che rivedo la tua immagine
mentre la lama affilata della memoria
incide i lineamenti del tuo viso sullo schermo della dignità,
fin troppe volte ho sondato con le mie labbra
sulla tua pelle il battito del tuo cuore,
e così un sipario di stelle scende
sul palcoscenico della sera,
mentre la mia coscienza è affondata
dagli artigli della tua anima,
mentre la sagoma del tuo corpo
fa da ombra sul muro del desiderio…
ma ora i tuoi occhi son solo frecce avvelenate
contro il bersaglio del mio cuore,
e allora non intralciare più la mia corsa,
non saprei più fermarmi,
ormai questa mia vita è
troppo lontana
dal tuo modo di sperare.
Non osate
Non amo la vita
più di quanto non ami già la morte:
è una questione di equilibrio,
e se la Temide dalla mano destra armata
un giorno mi chiamerà lungo le oscure strade dell’infinito
potrò fare di un timido sospiro
la più violenta vendetta che un uomo possa immaginare,
ma non osate voi,
che dell’udito sperate solo,
di poter conservare in memoria
l’ultimo rantolo del ribelle,
sarebbe troppo pericoloso concedervi tale onore,
potreste comprendere un minimo di dignità
che dall’inferno vi sputerò contro,
oh no, restate dietro al vostro pastore,
che vi protegge per quel che siete,
non cambiate la vostra indole,
un giorno lo faranno i vostri figli,
e allora un’immensa e tragica risata
vi sommergerà da valli lontane
e da tempi da troppo andati.
Dedicata al poeta Alekos Panagulis
“Vorrei”
Vorrei illuminare le mille stelle del cielo
per strapparti la purezza di un sorriso,
e furtiva la luna cattura una lacrima di gioia
che appartiene solo ai migliori momenti,
vorrei far delle mie parole tempi per scandire
gli aliti delle giuste emozioni,
vorrei costruirti un pensiero libero e sereno
come i cirri nel cielo
si fanno governare con serenità dal vento,
vorrei che il vento di queste parole
fosse speranza
fosse serenità
fosse amore.
MI FATE RIDERE
Ciò che più si teme potrà mai esser salvezza?
Chi potrà mai esser il Salvatore?
Chi c’incatena potrà mai salvarci?
Mi fate ridere!
E il mio riso v’inghiotte
E vi vomita come foste merda,
siete la mia continua scoperta
di quanto sia buio il fondo,
di quanto sia ridicolo il senso profondo
della vostra giustizia,
e le vostre sicurezze
sono l’appendice delle vostre paure.
Ho un solo desiderio:
vedervi accanto al vostro “miglior peccato”
e poi giudicarvi secondo il vostro buon senso.
Uccideresti Dio?
Estasianti bufere di vento
liberano l’anima dai dubbi:
Uccideresti Dio?
Potresti mai essere libero
quanto l’egemonia dell’eternità?
Vuoi fare della tua vita una scommessa?
L’astio è tramontato per nuovi giorni.
Non è la vita la risoluzione dell’infinito
ma può l’infinito tramutarsi in vita?
Non donerei la mia più pallida certezza al mio migliore amico,
ma ho per tutti voi solo un dono :
la mia Pietà!
Chi ha inventato Dio?
L’uomo ha inventato il suo servo
Ma soprattutto ha inventato il suo padrone.
Siamo la massima essenza dell’ironia.
Visioni
Vedo libellule dalle ali di cristallo
Zavorrate da pensieri lucidi di vernice
Sagome da luna-park
Bersagli cadenti… i miei sogni
Le unghie… delle tue speranze
Le dita… delle mie illusioni
Le mani… dell’indifferenza
Le braccia… della forza incompiuta
Ergersi verso l’alto e chiamar Dio
Per una nuova sceneggiatura
Le grida… le ultime bestemmie
Quelle di un cuore a chiazze rosse
Spiaccicato sulle mura della stanza.
Brandelli d’anima i superstiti,
gli ultimi ospiti sgraditi
di terre profane,
i pensieri come dita che graffiano
la lavagna della vita,
si percuote la vela del desiderio
in un ritmo funebre
d’alta scuola militare,
sanguina la memoria
nel dipingere ricordi
andati così come treni,
l’agonia sferza l’aria
trapassa con urla
il delirio dell’ultimo cammino,
così come preghiera cantata
per l’assassinio dell’ultimo Dio
scelto dalla umana vanità.
Le trombe s’alzano ad arco
annunciano l’ospite indiscreto
“Lodata la bianca maschera”
“Lodata la falce per la sera”
gli angeli in volo sputano fuoco
strazi di viscere colmano le strade
mansueta la carità chiude gli occhi
sul vecchio mondo e la terra
inaridita ruba spazio
ai semi del veleno quotidiano
in un miracolo di fede nella vita
un petalo governato da un vento gelido
è un sorriso per gli occhi dei sopravvissuti,
al macero le vecchie carcasse
pronte per concimare le vecchie terre
per i nuovi inquilini del mondo.