Saigon, aprile 1975.
La bandiera americana e’ ammainata nell’ambasciata degli Stati Uniti.
Dieci anni di guerra, durante i quali alla Casa Bianca si sono succeduti
4 presidenti, hanno provocato piu’ di 7 milioni, tra morti
e feriti, nella popolazione vietnamita.
Gli Stati Uniti tornano a casa contando 45 mila vittime e 300 mila
feriti.
E’ una sconfitta che segnera’ per sempre le coscienze del popolo
americano. La guerra e’ costata agli americani piu’ di 150 miliardi
di dollari.
La piu’ grande potenza del pianeta s’e’ dovuta piegare dinanzi alla
resistenza ed al valore del popolo vietnamita.
Dietro questa vittoria di Davide contro Golia, c’e’ la tenacia, la
volonta’ e la determinazione di un piccolo uomo che ha dedicato l’intera
esistenza per realizzare un unico grande sogno: liberare il suo popolo
dalla dominazione straniera.
Un uomo dai mille volti e dai cento nomi.
L’ultimo, quello per cui e’ diventato celebre, e’ “HO CHI MINH”.
Significa l’uomo che da’ luce.
1919:
NGUYEN AI QUOC (QUESTO IL SUO NOME IN QUEL PERIODO) INVIA ALLA
CONFERENZA DELLA PACE DI VERSAILLES OTTO PUNTI PER L’EMANCIPAZIONE DELL’INDOCINA.
1930:
NELLO STADIO DI HONG KONG NEL CORSO DI UNA RIUNIONE SEGRETA FONDA
IL VIET NAM CONG VAN DANG (PARTITO COMUNISTA VIETNAMITA) CHE SI TRASFORMERA’
IN SEGUITO IN PARTITO COMUNISTA INDOCINESE.
1941:
NGUYEN AI QUOC RIENTRA, DOPO TRENT’ANNI D’ASSENZA, IN VIETNAM. SI RIFUGIA
IN UNA CAVERNA VICINO ALLA FRONTIERA CINESE: E’ LA MITICA GROTTA DI PAC
BO.
1945:
L’ESERCITO GIAPPONESE CAPITOLA. NGUYEN AI QUOC AD HANOI PROCLAMA L’INDIPENDENZA
DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL VIETNAM DEL NORD. DA QUESTO MOMENTO ASSUME
IL NOME DI HO CHI MINH.
1969:
IL VIETNAM E’ IN PIENO CONFLITTO CON GLI STATI UNITI. IL 2 SETTEMBRE
HO CHI MINH MUORE. ALLA SUA CERIMONIA FUNEBRE PARTECIPANO I RAPPRESENTANTI
DI TUTTI I PARTITI COMUNISTI DEL MONDO.
NGUYEN AI QUOC INVIA ALLA CONFERENZA DELLA PACE DI VERSAILLES
OTTO PUNTI PER L’EMANCIPAZIONE DELL’INDOCINA
18 gennaio 1919: a Versailles ha inizio la conferenza di pace dei 4 Grandi, cui partecipano i ministri degli esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia. Si decidono le sorti di un’ Europa stremata dalla Grande Guerra e attraversata dai fermenti rivoluzionari scatenati dalla Rivoluzione d’Ottobre in Russia.
Al presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson poco prima dell’inizio dei lavori viene recapitata una lettera: e’ un invito accorato, in otto punti, ad affrontare i problemi del Vietnam. Tra le richieste, tutt’altro che sovversive, ci sono: uguaglianza di diritti giudiziari tra francesi e vietnamiti, amnistia e liberazione dei prigionieri politici, liberta' di stampa e d'associazione. La lettera porta la firma di un certo Nguyen Ai Quoc, che altri non e’ che il giovane Ho Chi Minh.
La lettera non ha alcun seguito seguito, ma quel nome e quella firma
saranno presto noti in mezzo mondo. Ho Chi Minh ha 29 anni. Ha avuto modo
di farsi conoscere negli ambienti socialisti parigini e fra la popolazione
di immigrati asiatici, africani e arabi che affollano la metropoli gia’
allora multietnica.
Da tempo e’ controllato dalla polizia, per il suo frenetico attivismo
a favore dei popoli colonizzati. A differenza di molti asiatici che arrivano
a Parigi come studenti, Nguyen Ai Quoc, che vuol dire “Ai Quoc il patriota”,
ci e’ arrivato come un emigrato in cerca di lavoro.
A 29 anni la sua esistenza e’ gia’ una piccola epopea e non e’ che
l’introduzione di quella che sara’ l’epopea di tutta una vita, che coincide
strettamente con la storia del suo paese: il Vietnam.
Come e’ arrivato Ho Chi Minh a Parigi? E quali sono le sue origini?
HO CHI MINH, il cui vero nome e’ Nguyen Sihn Cung nasce nel 1890 in
piccolo villaggio di Kim Lien nella regione settentrionale di Nghe Tinh,
che collega il Tonchino laborioso con l’Annam aristocratico. Regione
di poveri contadini e letterati, patria dei maggiori rivoluzionari
del Vietnam da Phan Boi Chau a Phan Chu Trin.
Il Vietnam alla fine del XIX secolo vibrava tutto di spirito di rivolta
e di rivincita contro la dominazione coloniale francese. La tradizionale
società confuciana era scossa e minacciata. La dominazione francese
senza scrupoli che arruolava in massa i contadini del Nord per il
lavoro nelle grandi piantagioni della Cocincina, aveva diffuso l’alcol,
l’oppio, la corruzione di amministratori e funzionari, la prostituzione…
I ribelli, i nazionalisti avevano un solo futuro nel migliore dei
casi: la terribile prigione di Poulo Condore , un isolotto sperduto dell’
Oceano indiano.
Il padre di Ho Chi Minh e’ Nguyen Sihn Huy. E’ figlio d’un contadino
e d’una donna di “secondo rango”. Da ragazzo fa il guardiano di
bufali ed il garzone di fattoria, prima di sposare la figlia del padrone,
che gli cede un pezzo di risaia e la capanna dove nascono i primi
tre figli, Than, la sorella maggiore, Kiem e Nguyen Tat Thanh (il futuro
Ho Chi Minh).
Grazie anche al suo matrimonio il padre studia e riesce a superare
il concorso di dottore supplente. Insegnera’ nella citta’ imperiale di
Hue’ prima di essere nominato segretario al ministero dei riti, al
palazzo imperiale. Il suo spirito ribelle e anticolonialista gli fa odiare
i privilegi di casta cui ora appartiene.
Quando Ho Chi Minh ha 10 anni, gli muore la madre e il padre si fa
carico dell’educazione dei figli. A 15 anni, il padre fa iscrivere
il giovane Ho Chi Minh al prestigioso collegio Quoc Hoc a Hue’, dove si
formano i figli delle classi dirigenti. Caduto in disgrazia, per motivi
politici, o per errori amministrativi, il padre si ridurra’ a vagare da
Saigon a Phnom Phen, guadagnandosi da vivere come medicastro e narratore:
povero, ma libero. Morirà, solo, in una pagoda della Cocincina
intorno al 1930. La sorella maggiore di Ho chi Minh esercitera’ la medicina
orientale. Il fratello Kiem diventera’ un militante nazionalista.
Ho Chi Minh perde presto ogni contatto con i membri della sua famiglia e passeranno molti anni prima che possa riavere loro notizie. La sua strada pare segnata fin dalla prima giovinezza.
Nel 1911 si trasferisce a Saigon dove frequenta una scuola professionale di navigazione.
Quello stesso anno, a 21 anni, prende una decisione definitiva: vuole conoscere il mondo e riesce a procurarsi un imbarco come aiutocuoco, con il nome di Ba, sulla nave La Touche’-Treville che segue la rotta Haiphong- Marsiglia. Trascorrera’ in questo modo due anni in navigazione, toccando i porti del mediterraneo, dell’Africa, degli Stati Uniti: da Orano a Dakar, da Porto Said a Boston, New York.
Sara’ un’esperienza fondamentale, che lo segna per sempre e gli fa prendere coscienza che gli oppressi e gli sfruttati subiscono dappertutto le medesime ingiustizie, al di la’ del colore della pelle e al di la’ di ogni latitudine.
Nel 1914 il giovane Ho Chi Minh termina la sua esperienza di marinaio e si stabilisce a Londra, dove frequenta i circoli fabiani e impara l’inglese. Si guadagna da vivere facendo il lavapiatti e lo spalatore di neve. Lavorera’ infine all’hotel Carlton, come aiutante del famoso cuoco Escoffier.
Decide di trasferirsi a Parigi: e’ il 1918 e l’Europa sta vivendo momenti di grande fermento per effetto della Rivoluzione d’ottobre. Ho chi Minh assume il nome di Nguyen Ai Quoc (Nguyen il patriota).
Vive in un bugigattolo al numero 6 di rue de Gobelins, dove divide la
stanza con un amico vietnamita. Per sopravvivere fa il ritoccatore in uno
studio fotografico e l’operaio. Raggruppa intorno a se’ giovani e rappresentanti
del mondo coloniale: africani, arabi, asiatici. Inizia a leggere libri
socialisti, stringe contatti con i socialisti francesi e con il nipote
di Karl Marx, Jean Linguet, che lo invita a scrivere sulla rivista “Populaire”.
Si iscrive alla gioventu’ socialista. Comincia ad essere controllato dalla
polizia. A questo periodo cominciano a circolare le sue prime foto segnaletiche.
Aderisce alla Jeunesse socialiste.
E’ in questi anni che redige insieme a Phan Chu Trinh, il celebre rivoluzionario
vietnamita, il programma in otto punti per l’emancipazione dell’Indocina.
Ecco come lo stesso Ho Chi Minh rievoca quei momenti fondamentali della
sua vita:
“Subito dopo la prima guerra mondiale lavoravo come salariato a Parigi,
disegnatore di antichita’ cinesi fabbricate da una ditta francese… Appoggiavo
la Rivoluzione d’ottobre per simpatia spontanea, non ne capivo ancora la
portata storica. Amavo e rispettavo Lenin, semplicemete perche’ era un
grande patriota che aveva liberato i suoi compatrioti, ma fino a quel momento
non avevo ancora letto alcuna delle sue opere… Avevo aderito al partito
socialista perche’ quei signori avevano dimostrato simpatia per la lotta
dei popoli oppressi… A quell’epoca nelle sezioni del partito socialista
si discuteva con ardore, per sapere se bisognava continuare a rimanere
nella Seconda Internazionale, oppure creare una Internazionale due e mezzo,
o aderire alla Terza Internazionale di Lenin… la domanda di cui mi bruciava
di conoscere la risposta era…: quale Internazionale appoggiava la lotta
dei popoli oppressi? ...Un compagno mi diede da leggere le tesi di Lenin
sul problema delle nazionalita’ e dei popoli coloniali, pubblicate su l’”Humanite’”…c’erano
termini politici difficili da capire. Tuttavia leggendole e rileggendole….
destavano in me grande commozione, grande entusiasmo, una grande fede…
Era cosi’ grande la mia gioia che ne piansi… da quel momento avevo accordato
una fiducia totale a Lenin ed alla Terza Internazionale… In principio a
spingermi a credere in Lenin e nella terza Internazionale era stato il
patriottismo, non gia’ il comunismo…”
E’ il 1920: partecipa al congresso di Tours del Partito Socialista Francese,
dove interviene, denunciando lo sfruttamento dei venti milioni di suoi
compatrioti compiuto dall’imperialismo francese.
Chiede l’appoggio dei socialisti per gli indigeni oppressi, arrestati,
massacrati, incarcerati:
“Voi sapete che da mezzo secolo il capitalismo francese e’ venuto in Indocina, ci ha conquistati con la punta delle baionette e in nome del capitalismo. Da allora siamo vergognosamente angariati e sfruttati e orrendamente martirizzati e avvelenati (sottolineo la parola avvelenati), con l’oppio e l’alcool. Mi e’ impossibile indicarvi tutte le atrocita’ commesse in Indocina dai banditi del capitale…”.
Assiste e partecipa al dibattito da cui nascera’ il il Partito Comunista Francese, che si dissocia dai socialisti e aderira’ alla Terza Internazionale. Ho Chi Minh vi aderisce con entusiasmo perche’ ritiene che la Terza Internazionale sia l’unica a dare alle questioni coloniali l’importanza che meritano.
In quegli anni inizia la pubblicazione della rivista “Le Paria”, che uscira’ in 38 numeri, prima mensile, poi bimensile. Nguyen Ai Quoc ne era direttore, redattore, responsabile e gerente. Nonostante il numero limitato di abbonati, tutti sorvegliati dalla polizia, “Le Paria” divenne conosciuto anche nelle colonie e in Vietnam. Difendeva i diritti dei popoli colonizzati ed era un costante atto d’accusa contro la politica coloniale. Incomincia a scrivere “Il processo alla colonizzazione francese”, che e’ il suo primo scritto organico sul colonialismo.
I sei anni trascorsi a Parigi sono decisivi nella formazione di Ho Chi Minh. Vi ritornera’ nel 1946 da Presidente del Primo Governo Vietnamita.
Non si conosce la data esatta della partenza di Ho Chi Minh da Parigi per Mosca. Sembra che arrivi a Mosca nel gennaio 1924, alcuni giorni dopo la morte di Lenin. E’ certo che partecipa a Mosca al V° Congresso dell’Internazionale Comunista (17 giugno-8 luglio) dove interviene due volte sulle questioni nazionali e coloniali. E’ eletto membro permanente del Bureau per l’Oriente.
Fu l’Internazionale a fare di Nguyen Ai Quoc un capo politico,
un uomo capace di formare, unire, indirizzare, dirigere altri uomini, di
creare un partito.
In certo qual senso egli sarebbe sopravvissuto all’Internazionale (sciolta
nel 1943) mantenendo fede a quella che era stata la linea elaborata da
Lenin per la rivoluzione mondiale.
Inizia una nuova fase della sua vita. Ha numerosi contatti con Stalin ed altri esponenti del Comintern, Zinovev, Dimitrov, Bukharin. Scrive sulla Pravda e redige due opuscoli: “La Cina e la gioventù cinese “ e “La razza negra”. Tutta la sua attività è rivolta nel mettere in evidenza le difficoltà di vita le ingiustizie subite dalle popolazioni indigene che vivono sotto il controllo dei regimi coloniali. La sua attenzione si rivolge soprattutto alle condizioni di vita dei contadini.
“La sollevazione dei contadini coloniali e’ imminente. Sono gia’ insorti in parecchie colonie, ma le loro rivolte sono state ogni volta annegate nel sangue. Se paiono rassegnarsi è unicamente per mancanza d’organizzazione e di dirigenti. L’Internazionale comunista ha il dovere di lavorare a radunarli” dirà in uno dei suoi interventi all”Internazionale…
Nel 1925 e’ al seguito di Borodin (come segretario e traduttore o forse esperto di politica asiatica), rappresentante presso il governo rivoluzionario cinese. Assume il nome di Vuong. Si trasferisce a Canton, luogo di raccolta dei nazionalisti vietnamiti. Fonda il Vietnam thanh nin cach mang dong chi hoi (Associazione della gioventu’ rivoluzionaria del Vietnam), denominazione che abbreviata in Thanh nien, diviene la testata di un giornale di propaganda nazionalista, per l’instaurazione di un regime democratico-borghese come primo tempo della rivoluzione nazionale.
Nel 1926 scrive “Il Cammino della Rivoluzione” , dove tra le altre cose afferma:
“La rivoluzione e’ l’opera delle grandi masse contadine e non gia’ di alcuni uomini… La rivoluzione dev’essere diretta da un partito marxista-leninista… Si diventa rivoluzionari perche’ si e’ oppressi… Gli operai e i contadini formano la forza rivoluzionaria piu’ importante della societa’, perche’ sono i piu’ oppressi e numerosi…”
A Canton si occupa della Formazione Quadri: costituisce il primo gruppo di attivisti rivoluzionari e invia parecchi agenti in Indocina allo scopo di crearvi le prime cellule di agitatori. Forse sposa una donna, militante del partito comunista cinese.
La repressione a Canton di Ciang Kai Shek nel 1927, colpisce molti vietnamiti.
1928 : Nguyen Ai Quoc e’ costretto a riparare nell’Unione Sovietica.
Dopo una serie di Conferenze con i dirigenti della Terza Internazionale,
partecipa a Bruxelles al “Congresso contro la guerra imperialista”. Compie
un breve viaggio attraverso la Francia, Berlino, la Svizzera, l’Italia,
dove, dopo aver soggiornato a Milano, raggiunge Napoli, per imbarcarsi
per Siam con un triplice obiettivo: infiltrarsi nella numerosa colonia
vietnamita, alimentarvi l’agitazione contro l’amministrazione della confinante
Indocina, riorganizzare le reti dell’Internazionale per l’Asia sudorientale.
Cambia continuamente dimora e identita’, per sfuggire la cattura da parte
dela polizia.
A Bangkok dimora sotto le sembianze d’un monaco buddista. Studia
e predica anche nelle pagode, dove forma e tesse le fila del movimento
dei rifugiati vietnamiti. Ha modo di formare e influenzare anche
alcuni giovani bonzi alla dialettica che tiene conto di molte cose e tutto
abbraccia.
La crisi economica che ha colpito l’Occidente nel 1929, raggiunge l’Asia
l’anno seguente, colpendo i sistemi coloniali e dando vita ai movimenti
nazionalisti.
NELLO STADIO DI HONG KONG NEL CORSO DI UNA RIUNIONE SEGRETA FONDA
IL VIET NAM CONG VAN DANG (PARTITO COMUNISTA VIETNAMITA) CHE SI
TRASFORMERA’ IN SEGUITO IN PARTITO COMUNISTA INDOCINESE.
Dopo essere passato per Shangai, si stabilisce ad Hong Kong, dove fonda il Partito Comunista Indocinese il cui programma e’ riassunto in dieci punti: tra cui, rovesciare l’imperialismo, il feudalesimo e la borghesia reazionaria in Vietnam, conquistare l’indipendenza totale in Indocina, formare un governo di contadini, operai e soldati, accordare al popolo le liberta’ democratiche, applicare la giornata lavorativa di 8 ore, attuare l’uguaglianza tra uomo e donna.
Il 1930 non e’ soltanto l’anno della costituzione del Partito Comunista indocinese e’ anche quello della piu’ violenta insurrezione nazionalista che dal principio del secolo abbia sollevato il Vietnam. Una guarnigione militare a Yen Bay, nel Tonchino, si ammutina: sono massacrati ufficiali e sottoufficiali francesi. La reazione francese e’ spietata: l’aviazione bombarda il villaggio e la postazione militare, centinaia di morti tra i civili. I capi arrestati saranno ghigliottinati.
Ho Chi Minh, costretto a restare rifugiato ad Honk Kong, studia gli
errori commessi a Yen Bay ed elabora nuovi piani.
L’insurrezione ha comunque una risonanza prodigiosa in Vietnam ed in
Francia dove i dirigenti comunisti si apprestavano a lanciare le prime
azioni a vasto respiro.
Nel frattempo nell'Annam settentrionale nella zona natale di Ho Chi Minh , lo TinhNghe, si organizzano i primi soviet contadini, sull’esempio di quelli cinesi. Molti luogotenenti di Nguyen Ai Quoc, tra cui Pham Van Dong (il futuro presidente del Consiglio) sono arrestati in Vietnam.
Nel 1931: Nguyen Ai Quoc che vive sotto il nome di Tong Van So,
ad Hong Kong. Viene arrestato dalle autorita’ britanniche. E’ condannato
a morte dal tribunale di Vinh: la polizia francese ne chiede l’estradizione.
Si mobilita il Soccorso Rosso internazionale che impegna gli operai
inglesi a costringere il governo laburista a rispettare il diritto d’asilo.
A prendere le difese di Nguyen Ai Quoc e’ un celebre avvocato anticolonialista
inglese, Frank Loseby. Iniziano le peripezie giudiziarie di Ho Chi Minh,
di cui a un certo punto si sa che e’ ammalato gravemente di tubercolosi
ed e’ ricoverato all’infermeria del carcere di Hong Kong. Poi improvvisamente
si perdono le sue tracce. Viene dato per morto, nel 1933, nel carcere di
Hong Kong.
La notizia e’ data da “L’Humanite’” e dalla stampa sovietica . A Mosca
un’orazione funebre tenuta da un delegato dell’Internazionale alla presenza
degli studenti vietnamiti.
In realta’ Nguyen Ai Quoc usci’ dall’ospedale nel dicembre del 1932
con l’ordine di lasciare Hong Kong. Per far perdere le sue tracce condusse
per un po’ la vita da ricco commerciante cinese in vacanza. Parti’
per Singapore dove venne arrestato e rilasciato il giorno dopo grazie
all’intervento dell’avvocato Loseby e del Governatore. Torno’ segretamente
ad Hong Kong e sempre segretamente si arrischio’ ad andare a Shangai dove
partecipo’ al Congresso contro la guerra. Non si sa come sia vissuto e
in quali condizioni si sia trovato in questo periodo, con molte polizie
di diversi stati alla calcagna.
Nel 1934 primavera: Ho Chi Minh si imbarco’ su una nave sovietica diretta
a Vladivostok. Si concludeva cosi’ uno dei periodi piu’ duri dell’esistenza
di Ho Chi Minh.
Nel 1935 Ho Chi Minh e’ nuovamente a Mosca dove riprende il suo lavoro al comitato centrale dell’Internazionale. Partecipa al Primo congresso del partito comunista indocinese a Macao, dove sono accettate le decisioni del VII congresso dell’Internazionale miranti alla formazione di fronti popolari a carattere antifascista. Il capitalismo giapponese dopo la crisi del 1929 si e’ orientato sulla via del militarismo: nel 1931 e’ stata attaccata la Cina e tutta l’Asia orientale e’ sotto la minaccia del Giappone.
1936: la vittoria del Fronte Popolare in Francia presieduto da Leon
Blum crea condizioni di maggiore liberta’ in Vietnam. L’amnistia politica
porta alla liberazione di molti comunisti, compagni di Nguyen Ai Quoc,
tra cui Pham Van Dong. Il movimento comunista e nazionalista ha la possibilita’
di svolgere un’attivita’ legale nel paese.
Un anno dopo, pero’, il PCI e’ di nuovo costretto alla clandestinita’.
Quasi tutti i suoi capi, tra cui Pham Van Dong e il generale Nguyen Giap,
si rifugiarono in Cina. Sono arrestati centinaia di comunisti. Il
partito trotzkista scompare dalla scena politica. Il partito comunista
abbandona la strategia del fronte Democratico per quella del fronte Unico
dei popoli indocinesi antimperialisti ed estende la lotta contro la Francia
per l’indipendenza.
Nel 1935-38: Nguyen Ai Quoc e’ in URSS dove trascorre anni tranquilli, dediti allo studio, insieme ad altri dirigenti europei come Maurice Thorez, Palmiro Togliatti, Georgii Dimitrov. Rimane abilmente fuori dalle lotte e dalle purghe che dilaniano il partito sovietico e l’Internazionale. E’ sempre in contatto con i dirigenti del PCI. In questi anni ha modo di curarsi anche dalla tubercolosi, che l’aveva colpito pesantemente.
Estate 1938: guarito, parte per la Cina e insieme ad un gruppo
di soldati dell’VIII Armata Rossa raggiunge lo Yenan, dopo una marcia di
200 miglia.
A Yenan rimane due settimane. Ha frequenti colloqui con Ciu En lai
e partecipa a dei corsi di guerriglia.
E’ inviato come commissario politico nella Cina Meridionale, dove ristabilisce
i contatti con tutta la dirigenza del Partito Comunista Indocinese, da
Pham Van Dong al generale Giap. E’ in questo periodo, nelle regioni dello
Yunnan e del Kuangsi che si formera’ il gruppo dirigente e si modellera’
la strategia della futura rivoluzione vietnamita.
Ecco come rievoca il generale Giap lo storico incontro con lui che
gia’ allora era considerato un mito vivente per la generazione dei giovani
comunisti vietnamiti:
“Mi trovai davanti un uomo di una semplicita’ luminosa. Lo vedevo per la prima volta e gia’ ci sentivamo legati da un’amicizia profonda… Parlava con l’accento del Vietnam centrale e non avrei mai creduto che avesse potuto conservare l’accento paesano, dopo una cosi’ lunga assenza…”
1940: la sconfitta francese in Europa e la costituzione del governo
di Vichy in Francia, porta ai nuovi accordi del 1941 per l’Indocina, che
viene integrata nel sistema difensivo giapponese. Sul piano politico il
Giappone mira, malgrado la collaborazione con l’amministrazione coloniale,
a conquistare i vietnamiti all’ideale della grande Asia.
Il Giappone si sostituisce alla Francia quale principale importatore
di riso, caucciu’, carbone.
NGUYEN AI QUOC RIENTRA, DOPO TRENT’ANNI D’ASSENZA, IN VIETNAM. SI RIFUGIA
IN UNA CAVERNA VICINO ALLA FRONTIERA CINESE: E’ LA MITICA GROTTA DI PAC
BO.
Dopo 30 anni di esilio, Nguyen Ai Quoc rientra in patria a Pac Bo nella
provincia di Cao Bang, al confine con la Cina. Comincia ad esser chiamato
“zio Ho”. Abita una grotta accanto ad un ruscello, dove vivra’ per un anno,
tra stalattiti e liane, chiamera’ Karl Marx la montagna, Lenin
il ruscello. Con se’ sempre la sua macchina da scrivere, da cui
non si e’ mai separato. Batte le montagne con il tipico abito azzurro dei
montanari, distribuendo il giornaletto tirato al ciclostile dai suoi compagni.
19 maggio 1941: in questi luoghi si tiene la conferenza
allargata del partito comunista indocinese, in una capanna di ramaglie
con un unico tavolo di bambu’ con la partecipazione di dirigenti comunisti
e rappresentanti delle organizzazioni clandestine per la “salvezza
del paese”. Nguyen Ai Quoc da’ vita alla Lega per l’Indipendenza del Vietnam
conosciuta con il nome di Vietminh, un nome che diventera’ celebre
nella storia della liberazione del Vietnam. Obiettivo: “Unione
di tutti i gruppi sociali, di tutte le organizzazioni rivoluzionarie, di
tutte le minoranze etniche, alleanza con tutti gli altri popoli oppressi
dell’Indocina, collaborazione con tutti gli elementi antifascisti francese
per un unico scopo: la distruzione del colonialismo e dell’imperialismo
fascista”.
In una parola Rivoluzione nazionale e Rivoluzione democratica. Alla
conquista dell’indipendenza deve accompagnarsi l’acquisizione delle liberta’
democratiche e l’attuazione delle riforme sociali.
Il Vietminh stabilisce in tutto il paese un reticolo di cellule alla
scopo di propagandare il proprio programma. E’ avviata anche un’organizzazione
militare.
In Europa si sta diffondendo lo spettro del nazismo.
L’Unione Sovietica subisce l’urto dell’esercito nazista. Gli
Stati Uniti sono attaccati a Pearl Harbur.
Il generale De Gaulle considerava la partecipazione francese alla guerra
contro il Giappone, come condizione necessaria per il ritorno della Francia
in Indocina.
1942 luglio: Ho Chi Minh decide di andare in Cina per incontrare
Ciang Kai Scek: vuole il suo appoggio nella lotta comune contro il fascismo
giapponese. Contemporaneamente vuole riannodare i rapporti con il
Partito Comunista Cinese e con Mosca per esporre la strategia elaborata
dai comunisti vietnamiti, nello spirito dell’ultimo congresso dell’Internazionale,
quello dei fronti nazionali.
Appena varcato la frontiera dopo 5 giorni di marcia ininterrotta viene
arrestato dalla polizia del Kuomintang, che teme che la nascita del Vietminh
possa fermentare un’altra Yenan. Come 11 anni prima viene annunciata la
sua morte, che questa volta viene data per certa.
E’ ancora Giap a ricordarci quei momenti:
“Un giorno ricevetti una lettera di Pham Van Dong… mi annunciava che lo zio Ho era appena morto nelle prigioni del Kuomintang. Fummo paralizzati dal dolore. Organizzammo una cerimonia in memoria del nostro leader venerato ed il compagno Dong ebbe l’incarico di scrivere l’orazione funebre… Uno dei nostri compagni venne spedito in Cina per ritrovare il luogo della sua tomba… Qualche mese dopo ricevemmo un giornale inviato dalla Cina. Sulla fascia dell’indirizzo alcuni versi d’una scrittura che ci era ben nota: le nubi accendono i monti, i monti abbracciano le nubi. Men vo’ solitario scrutando lontano i cieli del sud e penso agli amici miei… Impazzimmo di gioia…”
Ho Chi Minh per 2 anni passera’ di prigione in prigione, coperto di scabbia, mescolato ai peggiori banditi, spesso coi ferri ai piedi, con il collo alla gogna e nonostante queste terribili condizioni egli non smise di scrivere delle poesie : “Carnets de prison”. Vi si esprimono la personalita’, il destino, l’umanita’ di Ho.
Agosto 1944: il generale del Kuomintang Chang Fa-Kwei lo lascia
libero di tornare in Vietnam. Il Kuomintang si sta preparando a mettere
le mani sul Vietman ed appoggia i gruppi nazionalisti anticomunisti riuniti
nel Dong Minh Hoi (Lega rivoluzionaria del Vietnam).
Ho Chi Minh prima di essere liberato dichiara di essere pronto a collaborare
con il Kuomintang contro il comune nemico giapponese. E’ possibile che
tra Ho Chi Minh e il Kuomintang ci sia stato un accordo: la liberta’ in
cambio della sua collaborazione agli interessi del Kuomintang, a cui il
presidente degli Stati Uniti Roosevelt (da tempo ostile alla politica francese
in Indocina) aveva promesso di affidare l’occupazione del Vietnam al momento
della resa giapponese. Questa strategia viene scelta di comune accordo
con il Kuomintang.
L’abilita’ di Ho Chi Minh fu di riuscire gradualmente a trasformare il Dong Minh Hoi da strumento creato dal Kuomintang a centro di raccolta di varie forze attorno al programma di emancipazione nazionale del Viet Minh.
Fine settembre 1944: e’ nuovamente a Pac Bo dove organizza una conferenza
per decidere l’insurrezione nella regione dal Cao Bac Labg. Nascono i primi
nuclei di esercito popolare da utilizzare nella guerriglia. Nasce la “Brigata
di propaganda armata per la liberazione del Vietnam”.
La sua salute e’ malferma ma il suo entusiasmo e la sua
lucidita’ politica non vacillano.
“L’ora - x - si avvicina. La Germania e’ quasi sconfitta e la sua disfatta provochera’ quella del Giappone. Allora gli americani e i cinesi penetreranno in Indocina, mentre i gollisti si leveranno contro i giapponesi. Questi rovesceranno prima i fascisti francesi, per formare un governo militare. L’Indocina cadra’ nell’anarchia… La nostra prossima insurrezione si fara’ in condizioni favorevolissime, uniche nella storia del nostro paese….” Scrivera’ in un volantino dal tono profetico.
Le autorita’ francesi decidono di reagire, ma…
9 marzo 1945: in meno di 24 ore le truppe giapponesi disarmano
i reparti francesi e ne schiacciano la sporadica resistenza.
L’imperatore Bao Dai si vede offrire l’indipendenza del Vietnam. L’11 marzo
proclama abolito il protettorato con la Francia.
In questa situazione il Vietminh lancia un appello alla resistenza
e conduce la guerriglia contro i giapponesi con l’aiuto degli americani,
con cui Ho Chi Minh ha avviato dei rapporti tramite agenti segreti dell”OSS.
Gli americani in questa fase sono in cerca di alleati contro la presenza
giapponese che possono minacciare le sue basi militari nello Yunnan, in
Cina. Ma non intendono favorire il Vietminh nella sua lotta antifrancese.
Il Vietminh consolida il potere nelle provincie del Nord e nell’estate
arriva a controllare tutto il delta.
La preoccupazione di Ho Chi Minh e’ quella di garantire la formazione
di un governo con l’alleanza di tutte le forze democratiche e nazionaliste.
Un governo democratico che potesse avere l’appoggio delle stesse forze
democratiche francesi.
“Contro il fascismo militare nipponico dovremo contare per qualche tempo dei democratici francesi”
Scoppia la carestia nelle campagne: a giugno 1945 sono 2 milioni i morti per fame
6 agosto 1945: gli Stati Uniti sganciano le bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki.
13 agosto: Ho Chi Minh lancia l’appello per l’insurrezione generale.
L’appello e’ diffuso a Hue’, Saigon, Hanoi.
La notte stessa il popolo si scatena contro le guarnigioni francesi.
Ci sono morti e feriti. I soldati del Vietminh occupano edifici pubblici,
si impadroniscono delle armi della Guardia Indocinese.
16 agosto: i giapponesi capitolano.
25 agosto: Bao Dai abdica ed invita ad appoggiare senza riserve il governo
democratico al fine di consolidare l’indipendenza nazionale. Ho Chi Minh
continua ad agire nell’ombra. Il popolo e’ curioso di conoscere quest’uomo
e questo capo leggendario, di cui tutti parlano, ma che pochi conoscono.
29 agosto: Ho Chi Minh forma un governo provvisorio
di cui Bao Dai diventato il cittadino Vinh Thuy, sara’ il consigliere supremo.
L’ESERCITO GIAPPONESE CAPITOLA. NGUYEN AI QUOC AD HANOI PROCLAMA L’INDIPENDENZA DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL VIETNAM DEL NORD. DA QUESTO MOMENTO ASSUME IL NOME DI HO CHI MINH
La dichiarazione d’indipendenza si richiama alla Dichiarazione americana del 1776 e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789. Non fa alcun riferimento all’Unione Sovietica.
“Tutti gli uomini nascono liberi. Il Creatore ci ha dato dei diritti inviolabili: il diritto di vivere, il diritto d’esser libero, il diritto di realizzare la nostra felicita’”
Queste sono le parole con cui esordisce nel proclamare l’indipendenza
vietnamita.
Non c’e’ da stupirsi di cio’ se si tiene conto che Ho Chi Minh
che aveva soggiornato per qualche tempo negli Stati Uniti, durante gli
anni in cui navigava, conosceva ed apprezzava molto le idee sull’emancipazione
degli schiavi di Abramo Lincoln, il presidente degli Stati Uniti , cosi’
come aveva subito l’influenza delle idee sulla democrazia di Sun
Yat-sen.
Nel 1942, mentre era in carcere in Cina, una delle poesie che scrive
e’ dedicata al presidente americano Franklin D. Roosevelt: “Si organizza
il ricevimento solenne di Wilkie”: Come voi amico della Cina/come
voi vado a Ciung King,/voi seduto in salotto,/ io relegato in prigione…
Interrogato dai giornalisti, per i quali e’ uno sconosciuto si contenta di dire:
“Sono un rivoluzionario. Alla mia nascita, il mio paese era schiavo. Ho lottato per liberarlo fin dall’adolescenza. Ecco il mio unico merito. Tenuto conto del passato mi hanno eletto alla presidenza del governo”
Nel giro di pochi mesi, la semplicita’, l’umanita’ di “zio Ho”( zio e’ chiamato in Vietnam il fratello maggiore del padre, un membro della famiglia che supera il padre in dignita’ e prestigio) conquistano il popolo vietnamita.
La sua semplicita’, che lo fa sembrare una specie di Esopo militante,
il dono prodigioso della simpatia, il suo sguardo candido e ardente, quel
ciuffo di capelli grigi e la barbetta bianca, la sua dolcezza, ma anche
la sua fermezza sono tutti elementi che contribuiranno a fare di lui una
figura leggendaria. Se a tutto cio’ si aggiunge la sua vita avventurosa,
i suoi anni di navigazione e di stenti, la sua vita di emigrante a Londra
e Parigi, la sua esperienza di agente del Comintern e della Terza Internazionale,
il suo vagabondare per 20 anni, in Asia sotto venti identita’ diverse,
i suoi arresti e condanne a morte, tutto cio’ non poteva fare di lui una
figura mitica, anche se non idolatrata come Stalin, o Mao Zedong.
Nessun altro capo del mondo contemporaneo e’ per i suoi, al tempo stesso,
inventore e protettore, origine e direzione, pensiero e prassi, nazione
e rivoluzione, yogi e commissario, zio bonaccione e capo di guerra.
L’iniziativa di Ho Chi Minh per difendere l’unita’ e l’indipendenza
del Vietnam si scontra con le strategie delle grandi potenze decise a ridisegnare
i confini del mondo senza tenere conto dei movimenti di liberazione internazionale.
Se per la Corea era stata prevista una spartizione tra sovietici e americani
per il Vietnam era stata decisa l’occupazione da parte delle truppe cinesi
al nord e di quelle britanniche al sud, con una divisione al 16 parallelo.
Il piano era stato approvato dalla Conferenza di Potsdam nel luglio 1945.
23 settembre 1945: gli inglesi ritirarono le loro truppe e restituirono la colonia ai francesi che nel frattempo avevano fatto affluire uomini e mezzi nel Vietnam del sud. Il governo di Ho Chi Minh nella parte settentrionale doveva convivere con le truppe di occupazione cinesi di Ciang Kai Shek, al comando del generale Lu Han.
De Gaulle che vuole ristabilire il controllo francese dell’Indocina, aveva inviato in Vietnam due dei suoi uomini piu’ prestigiosi: l’ammiraglio Thierry d’Argenlieu come Alto Commissario ed il generale Leclerc come Capo di Corpo d’Armata.
Stretto tra minacce opposte Ho Chi Minh cerca il riconoscimento internazionale
da USA e URSS, che glielo rifiutano.
E’ costretto a trattare con i francesi, che riconoscono il governo
di HoChi Minh nelle regioni settentrionali, pur con i vincoli del protettorato,
che porta al ritiro contestuale delle truppe cinesi. E’ la scelta di un
male transitorio, rispetto al rischio di un’occupazione definitiva da parte
della Cina.
“ L’ultima volta che i cinesi sono venuti qui si sono fermati mille anni. I francesi sono degli stranieri. Sono deboli. Il colonialismo sta morendo. L’uomo bianco e’ finito in Asia. Ma se i cinesi si installano qui, non se ne andranno mai. Per quanto mi riguarda preferisco annusare sterco francese per 5 anni che mangiare sterco cinese per il resto della mia vita”
La Cina di Ciang Kai Shek, del resto, era impegnata nella guerra civile
contro Mao e lascia il golfo del Tonchino in cambio delle vecchie concessioni
francesi di Shangai, Canton ed altri porti cinesi. Siamo nel febbraio 1946.
Luglio-settembre 1946: alla conferenza di Fontainebleau che si
svolge tra il Ho Chi Minh che guida la delegazione vietnamita ottiene dalla
Francia un modus vivendi: i francesi riconoscono il governo di Hanoi ed
ottengono in cambio la salvaguardia dei loro interessi economici e militari
con l’invio di 25 mila soldati francesi nel Tonchino per i cinque anni
successivi. Il destino della Cocincina e’ affidato ad un referendum per
il quale non viene ancora stabilita una scadenza. I negoziati sarebbero
dovuti essere ripresi nel gennaio 1947.
L’accordo si rivela fragile e ambiguo.
In Francia una violenta campagna di stampa si scaglia contro la politica dell’abbandono del Vietnam, appoggiata dal mondo militare, dalle forze golliste e cristiano democratiche che danno vita al governo di centrodestra guidato da George Bidault. La Francia non riesce a rinunciare al mito della Grandeur e della Mission Civilisatrice da cui non sono immuni neppure le forze socialiste.
23 ottobre 1946 Ho Chi Minh al ritorno in Vietnam proclama
al suo popolo:
“Mi sono recato a Parigi per risolvere le questioni dell’indipendenza
e della riunificazione del Vietnam. L’attuale situazione in Francia non
consente ancora di sistemare questi due problemi. Bisogna aspettare...”
Anche ai suoi luogotenenti Giap e Dong, che appaiono delusi dei modesti
risultati raggiunti a Parigi, lo zio Ho appare rassicurante.
GUERRA CONTRO LA FRANCIA : 1946-1954
20 novembre 1946: all’alba, alla dogana francese di Haiphong scoppiano degli incidenti tra soldati Vietminh e la guarnigione francese: pare una schermaglia di poco conto. Ma il generale francese Morliere sfrutta l’episodio per imporre ai vietnamiti l’evacuazione totale di Haiphong. Difronte al rifiuto opposto dai vietnamiti, il 23 novembre il porto di Haiphong viene bombardato causando 6000 vittime fra i civili. E’ lo scoppio della guerra che durera’ 8 anni. Hanoi viene occupata dalle truppe francesi, casa per casa.
Ho chi Minh accoglie la notizia addolorato e malato :
”Questa guerra volevamo evitarla ad ogni costo. Abbiamo la passione
della nostra indipendenza… ma la guerra non rende, la rinascita del Vietnam
non consente questa ecatombe…”
Nei giorni successivi lancia un proclama al suo popolo:
“Compatrioti di tutto il paese, per amore di pace abbiamo fatto
delle concessioni, ma piu’ ne facciamo, piu’ i colonialisti francesi ne
approfittano per calpestare i nostri diritti… No! Piuttosto sacrificare
tutto che perdere il nostro paese e ricadere nella schiavitu’. In piedi
compatrioti!… Che colui che ha un fucile si serva del suo fucile, che chi
ha una spada si serva della sua spada! E se non si ha spada si prendano
zappe e bastoni! …Dovessimo subire le privazioni piu’ gravi e le peggiori
sofferenze, siamo pronti a tutti i sacrifici. Vinceremo!…”
Primi mesi del 1947: Ho Chi Minh e Giap sono costretti a ritirarsi
con i loro uomini nelle montagne del Nord-Est (il Viet Bac) e nelle
paludi a sud del Fiume Rosso, dove continuano l’esperienza della Repubblica
Democratica. Il villaggio rurale costituisce il nucleo politico e
sociale della repubblica Vietnamita.
“Lo zio”, ritorna a vivere in una capanna di ramaglie, dove dorme non lontano dai soldati, scrive a macchina, nel cavo di una grotta, un ordine del giorno dei combattenti. Passa in rassegna, vestito d’una giacca a vento che fa pieta’, peli della barba e ciuffo al vento, un commando di volontari, da’ la scalata a un picco dell’alta regione, impugnando il bastone. Sempre se stesso a meta’ strada fra il Mao della lunga marcia e il Gandhi dell’arcolaio.
Dicembre 1947: la Francia crea due regimi satelliti: la repubblica di Cocincina presieduta da Nguyen Van Xuan (un vietnamita vissuto a Parigi e che parlava male la lingua d’origine) ed il Vietnam vero e proprio a capo del quale pone l’imperatore Bao Dai, che risiede a Hong Kong. Sono due governi burattini, come li definisce Ho Chi Minh.
Gli USA inizialmente si mantengono neutrali. Riconoscono la legittimita’ della posizione francese, ma decidono di non intervenire.
Due avvenimenti inducono gli USA a mutare la sua strategia nell’estremo Oriente: la nascita della Repubblica Popolare Cinese di Mao nel 1949 e lo scoppio della guerra in Corea nel giugno 1950. Alla Casa Bianca dopo la morte di Roosevelt e’ succeduto il democratico e pragmatico Truman che inaugura la strategia di contenimento del comunismo. E’ scoppiato il periodo della guerra fredda. L’ipotesi di un piano internazionale di espansione territoriale dell’Unione Sovietica si adatta perfettamente al Vietnam
Gennaio 1950: il Governo della Repubblica Democratica del Vietnam in
una nota rivolta a tutti i governi del mondo, afferma di essere il solo
legittimo rappresentante di tutto il popolo vietnamita.
Il Governo clandestino di Ho Chi Minh riceve il riconoscimento
da parte di Cina e Unione Sovietica.
Giugno 1950: scoppia la guerra di Corea. Tre giorni dopo la dichiarazione di guerra, Truman autorizza il primo invio di aiuti militari ai francesi. Nei quattro anni successivi gli USA spendono tre miliardi di dollari per sostenere lo sforzo militare della Francia e per sostenere il governo fantoccio di Bao Dai.
Fra il 1947 e il 1950: il generale Giap alimenta la guerriglia nelle
campagne accompagnandola con i provvedimenti di riforma agraria voluti
da Ho Chi Minh. Si assiste cosi’ alla trasformazione rivoluzionaria del
vecchio ordine sociale nelle campagne, con l’esproprio dei proprietari
fondiari e la confisca dei beni dei coloni francesi. Lo scontro
contro i francesi assume i caratteri di una guerra di popolo, con una perfetta
integrazione tra guerriglieri e contadini. I vietnamiti si assicurano il
controllo delle vie di comunicazione con la Cina, che garantisce loro il
rifornimento di armi.
Rimangono da liberare le grandi citta’ da Hanoi a Saigon.
Primi mesi del 1951: Giap lancia tre offensive su Hanoi e Haiphong, ma non riesce a superare le linee difensive dei francesi. Il generale Jean de Lattre de Tassigny, uno dei piu’ capaci generali francesi aveva organizzato una serie di punti fortificati per proteggere gli accessi ad Hanoi e creato una riserva mobile di paracadutisti e fanteria corazzata pronta ad intervenire in ogni zona di attacco.
1952: Giap decide di spostare la pressione verso il confine con il Laos, minacciando un altro dei possedimenti coloniali della Francia. L’obiettivo del Vietminh non e’ l’occupazione del Laos, ma la dispersione delle forze francesi in posizioni difficili e isolate da controllare.
“Se i colonialisti francesi proseguono la loro guerra di aggressione, il popolo vietnamita e’ risoluto a continuare la sua guerra patriottica fino alla vittoria finale. Ma se il governo francese ha imparato la lezione di questi anni di guerra e manifesta il desiderio di arrivare ad un armistizio ed a una soluzione pacifica del problema vietnamita, il popolo ed il governo della repubblica Democratica del Vietnam sono pronti ad accogliere questo desiderio” dichiara Ho Chi Minh ad un giornalista svedese nel novembre 1952.
Dopo la firma dell’armistizio in Corea nel luglio 1953, voci di pace si erano levate sia in Oriente che in Occidente. A Truman era successo Eisenhower (1952), che si era assunto l’impegno di concludere la guerra di Corea. Il suo merito storico sta nel non essersi spinto oltre la fornitura di armi nel sostegno alla guerra dei francesi in Indocina. Anche se il suo segretario di stato John Foster Dulles e’ sicuramente l’espressione piu’ dura della guerra fredda, con il suo manicheismo anticomunista.
La Francia si andava orientando verso un tentativo di soluzione del problema indocinese che avrebbe dovuto comprendere due momenti: il rovesciamento della situazione militare e la ricerca di una pace onorevole.
L’8 maggio 1953: era stato nominato comandante in capo in Indocina il
generale H. Navarre che elaboro’ un piano che avrebbe dovuto rivelarsi
risolutivo. In Francia cresceva il dissenso per la sale guerre,
che aveva portato alla perdita di 90 mila uomini ed a una spesa doppia
della somma ricevuta dagli americani nell’ambito del Piano Marshall. Intanto
si stava aggravando la situazione in Algeria. Per questo il Vietnam richieva
una soluzione rapida.
La strategia di Navarre era ambiziosa: sfruttare il dominio incontrastato
del cielo e organizzare un grande centro di resistenza che avrebbe dovuto
bloccare le iniziative del Vietminh sul confine del Laos e permettere incursioni
nelle retrovie nemiche. La zona prescelta era la localita’ di Dien Bien
Phu a 300 km da Hanoi.
25 gennaio 1954: il governo francese riesce a convocare a Berlino Stati
Uniti, Urss e Gran Bretagna per affrontare i problemi dell’Indocina.
I 4 decidono che ad aprile si dovra’ tenere a Ginevra una conferenza internazionale
a cui saranno invitati a partecipare tutti gli stati interessati.
A Dien Bien Phu i francesi stavano potenziando il loro campo fortificato
con 12 mila soldati con mezzi di artiglieria, carri armati e alcuni cacciabombardieri.
Sulla carta si trattava di una forza formidabile. In realta’ la distanza
dalle basi di rifornimento e l’impossibilita’ di controllare le colline
sovrastanti erano decisivi punti di debolezza sfruttati a pieno dal generale
Giap. Il generale Giap aveva ammassato sulle colline 50 mila uomini attraverso
un ramificato e complesso sistemi di gallerie e trincee, che e’ diventato
l’emblema stesso della “guerra di popolo”.
13 marzo 1954: iniziava l’attacco dell’esercito popolare al campo trincerato
di Dien Bien Phu.
Il 17 marzo: le posizioni che proteggevano le piste del campo
di aviazione si trovarono sotto il tiro delle artiglierie vietnamite. Era
cosi’ impedito l’arrivo di rinforzi. La guarnigione era ormai isolata e
gli uomini di Giap si avvicinavano con il sistema di gallerie sempre piu’
all’interno del campo dei francesi. Intanto altri focolai di guerriglia
si sviluppavano nell’Indocina francese, guidati da movimenti comunisti
e appoggiati dal Vietminh. Inutilmente i francesi richiesero un intervento
degli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna.
A fine aprile Giap ordinava l’attacco finale.
7 maggio: la bandiera rossa del Vietminh sventolava sul bunker di Dien
Bien Phu.
8 maggio: a Ginevra si incontravano le delegazioni di 9 paesi per discutere
dei problemi dell’Indocina: erano presenti le 5 maggiori potenze: Francia,
Gran Bretagna, Cina, Stati Uniti , Unione Sovietica, il Laos, la Cambogia,
i rappresentati del Vietminh e del regime di Bao Dai.
CONFERENZA DI GINEVRA (maggio-luglio 1954)
La sconfitta militare di Dien Bien Phu determino’ in Francia una crisi
ministeriale. Al governo di centro destra guidata dal ministro Georges
Bidault, successe il governo del radicale Pierre Mendes France deciso a
giungere ad una rapida definizione della guerra indocinese.
L’accordo raggiunto dopo lunghe e difficili discussioni prevedeva di
fatto una divisione del Vietnam lungo la linea di demarcazione del
17 parallelo. Con la fine delle ostilita’ le forze della guerriglia
vietnamita ed il corpo di spedizione francese si sarebbero ritirate rispettivamente
al nord ed al sud del 17 parallelo. Il governo francese riconosceva
l’indipendenza, la sovranita’ e l’integrita’ del Vietnam. Gli accordi prevedevano
inoltre le convocazioni generali a scrutinio segreto entro il 1956, per
riunificare democraticamente il paese. Il testo conclusivo veniva firmato
il 21 luglio 1954, ma la mancanza dell’adesione degli Stati Uniti e del
capo del governo del regime badoista Ngo Dinh Diem nominato il 7
luglio, gettava un’ombra tutt’altro che rosea sul futuro del Vietnam.
La Repubblica Democratica del Vietnam nonostante i successi militari,
accettava una situazione di momentaneo compromesso.
22 luglio 1954 :Ho Chi Minh lanciava un messaggio al suo popolo nel
quale, tra l’atro, affermava:
“Io garantisco a questo popolo che lotteremo immancabilmente, spalla
a spalla, per ottenere la pace, l’unificazione, l’indipendenza e la democrazia
per l’intero Vietnam…”
A conferma dell’ambiguita’ degli accordi di Ginevra dal 6 all’8 settembre 1954 si teneva a Manila su iniziativa del solito Fuster Dulles una conferenza cui parteciparono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Pakistan, Filippine, Thailandia. Venne stipulato un trattato di difesa collettivo la SEATO (South East Asia Treaty Organisation) che era esteso a tutta l’area del Pacifico sud-occidentale. Doveva essere negli intenti degli Stati Uniti una diga di contenimento contro una supposta invasione del comunismo in quell’area. Ma era anche un accordo che garantiva una protezione americana a stati quali il Laos ed il Vietnam. Erano poste le premesse politiche che avrebbero rapidamente sostituito il colonialismo francese con l’amministrazione americana nel controllo dell’ area indocinese. Era la strategia del rollback, come venne definita, con cui gli Stati Uniti intendevano recuperare posizioni strategiche e soprattutto evitare che la perdita di un paese, contagiasse, per un effetto domino, i vicini, mettendo a repentaglio i valori e gli interessi economici dell’Occidente.
Nel Vietnam del Sud gli Stati Uniti scelgono di sostenere il regime
di Ngo Dinh Diem, che aveva soggiornato fra il 1951 e il 1953 negli
Stati Uniti e si era garantito l’appoggio del cardinale Spelmann
e di molti ambienti politici. Fra i suoi sostenitori il segretario
di stato Jonh Fuster Dulles.
Il regime di Diem si rivelera’ un sistema autoritario e corrotto. Filoamericano
e anticomunista. Smantello’ l’amministrazione francese. Esercito’ un potere
personale assoluto che non ammetteva rivali o avversari. Si affido’ esclusivamente
a suo familiari, soprattutto fratelli. Si affido’ ad ambiente criminali
per instaurare nel paese un regime di tipo poliziesco, di cui le prime
vittime furono oppositori, comunisti, buddisti. Comincio’ il triste spettacolo
dell’autoimmolazione di alcuni bonzi che si bruciavano in piazza per protestare
contro il regime di Diem. In migliaia finirono in carcere, o furono uccisi.
Il sistema costruito da Diem non poteva sopravvivere senza i cospicui aiuti
americani che iniziarono ad affluire a partire dal gennaio 1955.
27 ottobre 1955: dopo un referendum-farsa, Diem, escludeva dal potere
il sovrano Bao Dai e veniva istituita la Repubblica del Vietnam del Sud
di cui diventava presidente.
Il rafforzamento del regime di Diem rese piu’ agevole il rinvio sine die delle elezioni previste dagli accordi di Ginevra. A nulla valsero le proteste di Hanoi, che si rivolse a Urss e Cina, senza ottenere alcun risultato. Le due maggiori potenze comuniste non intendevano essere coinvolte in una crisi militare in uno scacchiere cosi’ sensibile come quello indocinese. Diem, dal canto suo, fece sapere che non si considerava legato agli accordi di Ginevra e queste posizioni erano sostenute da John Fuster Dulles.
A Ho Chi Minh e agli ex militanti del Viet Minh non rimaneva che riprendere la strada della guerriglia per affermare l’unita’ e indipendenza del loro paese. Le forme di lotta sperimentate nella resistenza antifrancese vennero riprese contro il regime di Saigon: attacchi contro l’esercito governativo, sabotaggi lungo le vie di comunicazione, porzione di territorio sottratte al controllo statale. Erano cosi’ nati quelli che si definirono i vietcong, i guerriglieri vitenamiti che agiranno nel Sud del paese. L’azione militare dei vietcong si alimentava grazie agli aiuti dei contadini sud vietnamiti che subivano i fallimentari tentativi di riforme del regime di Diem, incapace di attrarre consensi sia nelle citta’ che nelle campagne.
Fra il 1955 ed il 1964: 160 mila furono gli avversari politici e vietcong eliminati dal regime, 680 mila le persone sottoposte a tortura e 370 mila gli arrestati.
Dopo il 1960, nonostante la durezza della repressione la resistenza rivoluzionaria nel Sud si generalizzava, pregiudicando la stabilita’ del regime. Nasce il Fronte Nazionale di Liberazione, il cui programma prevedeva la nascita di un governo d’unione nazionale fondato su un sistema democratico in grado di realizzare la riforma agraria nella prospettiva di una riunificazione del paese.
Anche Mosca e Pechino nonostante gli aperti contrasti, grazie anche
all’abile attivita’ diplomatica di Ho Chi Minh, che non si schiero’ mai
ne’ favore dell’uno o dell’altro, iniziarono a competere nel garantire
il loro appoggio al popolo nordvietnamita.
Il Vietnam del sud era un terreno ideale per la guerriglia: i mille
km di frontiera con il Laos e la Cambogia erano ricoperti di una giungla
fitta e indifendibile attraverso cui passava il “sentiero di Ho Chi
Minh” che garantiva i collegamenti tra i vietcong ed il Vietnam del
Nord.
Novembre 1960: viene eletto a presidente degli Stati Uniti, John Ftzigerald
Kennedy, che eredita la complessa e irrisolta questione del Vietnam. E’
un momento in cui la strategia della coesistenza pacifica promossa da Krusciov
con gli Stati Uniti sta per entrare in crisi: nell’agosto del 1961 inizia
a Berlino la costruzione del muro che dividera’ in due la citta’, nel 1962
scoppiera’ la crisi per i missili sovietici a Cuba che portera’ ad un passo
dallo scoppio della terza guerra mondiale.
Kennedy, dopo qualche incertezza iniziale, sostiene l’esigenza
di un intervento diretto degli Stati Uniti in Vietnam. Il presidente americano
riconosce le radici sociali del movimento comunista vietnamita e avvia
una strategia di sostegno economico nelle aree rurali, ma anche e soprattutto
di rafforzamento dell’impegno militare e di sostegno all’esercito sudvietnamita
per contrastare l’attivita’ di guerriglia dei vietcong. I soldati americani
impegnati in Vietnam passano da 3 mila della fine del 1961 agli 11 mila
dell’ottobre 1962. Gli aiuti militari ed economici passarono a 400 milioni
di dollari l’anno. In questo suo piano di intervento Kennedy si avvalse
dei consigli del nuovo capo della Difesa Robert Mac Namara secondo il quale
nella lotta mondiale dell’America contro il comunismo si dovevano prevedere
tre tipi di lotta: la guerra nucleare, la guerra convenzionale e la guerra
non convenzionale contro la guerriglia sovversiva. Il Vietnam, punto chiave
della strategia americana nel Sud-Est asiatico, fu deliberatamente scelto
per il primo esperimento di un tipo di guerra che si sarebbe in seguito
potuta applicare a situazioni simili nell’America latina, nel Medio Oriente,
in Africa.
Uno degli ostacoli a questo rinnovato impegno in Vietnam stava ora diventando il regime impopolare e corrotto di Ngo Diem.
Ho Chi Minh conduce una vita bizzarramente nomade, quasi rimpiangesse i tempi della lotta partigiana, delle grotte e delle capanne di Cao Bang. Talvolta riceve nel palazzo degli ex-governatori, ma preferisce alloggiare nella casetta del giardiniere, in fondo al parco, dove coltiva i suoi fiori e pomodori. Una casacca di tela, una sciarpa, i sandali ricavati da un pneumatico, la sua macchina da scrivere e’ tutto il bagaglio di questo viaggiatore in rivoluzioni che, a furia di solcare il mondo e di misurare il secolo, ha fatto insorgere il suo popolo e ha edificato uno Stato.
Accanto a lui ci sono i 5 grandi della nuova repubblica : Pham Van Dong (il governo), Vo Nguyen Giap (esercito), Le Duan (il partito), Truong Chinh (il parlamento), Nguyen Duy Trinh (la diplomazia). Sono gli uomini che lo “zio Ho” ha formato in 40 anni di attivita’ politica.
Il talento del vecchio leader piu’ che nel rinnovare il marxismo consiste nel suo dono di parlare e comprendere le reali esigenze delle masse, nell’abilita’ di mantenere l’equilibrio e la compattezza in un gruppo dirigente che ha difronte una marea di problemi, e di condurlo a dirigere una rivoluzione che non ha precedenti nella storia moderna.
“Ma e’ veramente comunista?”
Quante volte avranno fatto questa domanda. Si puo’ essere un vero comunista
e conservare quell’atteggiamento fantasioso, quella bonomia scherzosa,
quello scanzonato passeggiare in mezzo ai drammi della rivoluzione?
Nessuno meno di lui fa uso di quel tipico, noioso, liturgico linguaggio
del marxismo, che tanto contribuisce all’aspetto chiesastico del comunismo
degli anni 30 e 40. Quando parla nel suo linguaggio si possono trovare
piu’ i termini della Lega dei diritti dell’uomo, intrisi di una sorta di
social-confucianesimo. La sua e’ una cultura da autodidatta che si e’ forgiata
al contato di mille strade e tanti popoli, una cultura che puo’ apparire
disuguale, ma che gli da’ quel tono di umanita’ e quel senso dell’umorismo
che la rendono tipica della cultura asiatica ed unica nel suo impasto con
la cultura occidentale. A volte il suo parlare sembra quello di un parroco
di campagna, di un monaco buddista, o di un maestro elementare. Il suo
linguaggio e’ veramente quello dello “zio”, un linguaggio che arriva al
cuore e all’anima del suo popolo. Egli e’ il piu’ nazionalista e internazionalista
dei capi comunisti. Nessuno, nemmeno Mao, Tito, o Castro ha cosi’
pochi conti da rendere con chiunque: la rivoluzione e’ stata una rivoluzione
condotta da quadri esclusivamente vietnamiti. E la sua storia e’ il continuo
tentativo di una sintesi fra esigenze dell’internazionalismo proletario
e del nazionalismo vietnamita.
Per un rivoluzionario vietnamita dotato di una buona apertura mentale
e che aveva poco piu’ di vent’anni nel 1917, la rivoluzione e’ quella d’Ottobre.
Aver vissuto a Mosca negli anni 20, essere l’assistente di Borodin
a Canton, quindi il delegato della terza Internazionale per “i mari del
sud”, e il coordinatore di tutte le attivita’ rivoluzionarie dell’Indocina
e’ acquistare la coscienza di una solidarieta’ che non si puo’ distruggere.
Se Ho Chi Minh ha lottato per far trionfare sempre il carattere nazionale
della rivoluzione vietnamita non potra’ mai aderire alla teoria staliniana
del “socialismo in un solo paese”. Il suo filosovietismo, il suo essere
accusato di essere un “bukhariniano”, un “uomo di destra”, di essere un
precursore del krusciovismo lasciano il tempo che trovano. La sua
stessa abilita’ nel non avere mai preso posizione nel contrasto fra sovietici
e i cinesi e’ il segno di una saggezza e lungimiranza politica: “Contrasti
di questo genere ci sono sempre stati nei partiti rivoluzionari e si sono
sempre appianati” .
Pur essendo molti i contatti con il maoismo (basti pensare all’importanza
che Ho da’ alla classe contadina e al concetto di guerriglia che diventa
guerra di popolo), si commetterebbe un grosso errore di valutazione nel
considerare maoista la rivoluzione che Ho Chi Minh realizza nel suo paese.
“Mao ha cinesizzato la dottrina di Marx-Engels-Lenin, l’ha applicata
nel modo piu’ giudizioso alla situazione cinese” e di fronte ad un
giornalista che gli domandava se non faceva conto di pubblicare dei libri
come fa il presidente Mao, lui strizzando l’occhio rispose: “Se c’e’
un argomento su cui il presidente Mao non abbia scritto ditemelo: cerchero’
di colmare la lacuna”.
Ho non dimentica il suo passato di rivoluzionario, la sua priorita’
rispetto a uomini come Ciu En lai e Lin Piao. A Parigi, quando Ciu era
ancora un giovane operaio-studente, Nguyen Ai Cuoc partiva come delegato
del Partito Comunista Francese per Mosca: quindi nessuna sudditanza nei
confronti dei cinesi. E mentre in Cina “le guardie rosse” bruciano i vecchi
libri, in Vietnam i bibliotecari microfilmano i manoscritti del Seicento
nel caso i miliziani vogliano studiare le opere della loro cultura nazionale
e tradizionale. In questo si rivela il carattere dato dallo “zio Ho”
alla sua rivoluzione.
Con tutto cio’ Ho lavoro’ sempre per trovare un abile equilibrio
ed una saggia distanza di fronte ai dissidi che si scatenarono tra Mosca
e Pechino, anche se non si possono tacere i contrasti fra l’ala sovietica
e quella cinese (capeggiata dal gen. Giap) all’interno del movimento del
Vietminh. Ho Chi Minh riuscira’ sempre ad impedire che questi contrasti
sfocino in una lotta feroce per il potere come accadra’ in Cina e in questa
sta la sua grandezza di politico e rivoluzionario. Il suo sforzo fu quello
definire una “via vietnamita per il socialismo” e a questa mantenervisi
fedele, rifuggendo dal revisionismo sovietico e dal dogmatismo cinese.
Il suo sforzo nei confronti dei due grandi del comunismo mondiale,
fu sempre quello di mantenersi in una posizione di equilibrio, di giusto
mezzo. E quando alla fine del 1960 si trova a Mosca al congresso degli
81 partiti comunisti si batte coraggiosamente per evitare la rottura tra
Mosca e Cina.
Prima meta’ del 1963: la situazione politica nel Vietnam del sud comincio’ ad aggravarsi. L’opposizione al governo di Diem era sempre piu’ estesa, alimentata anche dalla protesta clamorosa dei monaci buddisti che si erano cosparsi di benzina ed erano morti tra le fiamme.
Aprile 1963: l’enciclica “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, pubblicata pochi mesi prima della sua morte era una condanna delle guerre del mondo ed era un invito ai popoli della terra ad avviare una politica di coesistenza pacifica, uscendo dal tunnel della guerra fredda.
Primo novembre 1963: un putsch organizzato da un gruppo di generali sostenuti da Washington, esautora Diem che viene arrestato e assassinato insieme al fratello. Nel Vietnam del sud inizia un periodo di caos e di vuoto di potere che non puo’ che favorire l’iniziativa di guerriglia sempre piu’ capillare dei vietcong.
22 novembre 1963: a Dallas Kennedy e’ assassinato.
Il vicepresidente Johnson assume le funzioni di capo di stato.
E’ con Jonhson che viene ulteriormente accelerata l’escalation dell’intervento
americano in Vietnam. Il Vietnam era ora diventato il principale
centro di conflitto del mondo. La grande questione di quegli anni era se
il mondo si stesse avviando ad un nuovo grande e fatale confronto tra l’America
e le potenze comuniste o se era ancora possibile sperare nella pacifica
integrazione delle nascenti nazioni asiatiche in una comunita’ mondiale
progressista e democratica.
“Oggi e’ la cavalletta a misurarsi con l’elefante; ma domani e’ l’elefante
che ci rimettera’ le budella” dira’ Ho Chi Minh profeticamente.
GLI STATI UNITI NEL VIETNAM (1964 -1975)
Notte del 30 luglio e del 1 agosto 1964: un cacciatorpediniere americano incaricato di compiere missioni di spionaggio nel golfo del Tonchino penetra nelle acque territoriali del Vietnam del Nord e si scontra con una pattuglia nordvietnamita. Immediata la risposta degli Stati Uniti: una risoluzione del Congresso Americano concede al presidente ampi poteri discrezionali rispetto alla questione vietnamita (e’ la cosiddetta Risoluzione del Tonchino).
Inizio del 1965: mentre la situazione al Sud diventa sempre piu’ difficile,
l’aviazione degli Stati Uniti inizia i primi massici bombardamenti a nord
del 17 parallelo.
8 marzo 1965: i marines sbarcano sulla spiaggia di Da Nang ed
il generale William Westmoreland viene nominato comandante militare delle
forze americane in Vietnam. Hanno inizio i bombardamenti indiscriminati
di B-52 su obiettivi del Vietnam del nord.
Aprile 1965: Ho Chi Minh, tramite Pham Van Dong, capo del governo di
Hanoi, rende pubbliche le condizioni d’una possibile trattativa. Sono i
famosi 4 punti:
indipendenza,
non intervento,
unita’,
sistemazione politica nel Sud in conformita’
al programma del FNL.
Novembre 1965: Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze, uomo di grande prestigio e convinto pacifista incontra, con una delegazione italiana, Ho Chi Minh ad Hanoi. Ho garantisce “di essere pronto ad andare dovunque per incontrare chiunque pur di arrivare alla pace ”. La Pira riferira’ al suo amico, il ministro degli Esteri Amintore Fanfani, che era allora presidente dell’ONU che era il caso di fare da intermediario per una trattativa di pace con Hanoi. La proposta viene lasciata cadere dall’amministrazione americana.
A partire dal 1966 il coinvolgimento americano nella guerra del Vietnam assume proporzioni paragonabili all’intervento in Corea.
1968: il corpo di spedizione americano superera’ i 500 mila effettivi.
Vengono utilizzate tecnologie militari raffinate, sistemi d’arma e strumenti
elettronici d’avanguardia contro un paese povero e arretrato. Sono impiegati
su larga scala erbicidi, defoglianti, napalm per togliere ai guerriglieri
il riparo delle foreste. Vengono utlizzate tutte le armi piu’ orribili,
tranne quelle nucleari. E’ una guerra di continuo attacco contro le citta’
costiere e i villaggi di frontiera. - Era la strategia del search
and destroy del generale Westmoreland.
Nel Vietnam meridionale l’aviazione americana lancio’ oltre un milione
di tonnellate di bombe, il doppio di quelle destinate al nord. I morti
tra vietcong e civili alla fine della guerra supereranno il milione.
Nonostante gli sforzi e l’impegno economico e militare degli americani
la resistenza vietnamita non veniva fiaccata. La combinazione della lotta
partigiana dei vietcong, unito al sostegno della popolazione rurale e all’impegno
militare della Repubblica Democratica del Nord, trasformavano il Vietnam
del Sud in un territorio incontrollabile.
L’incomprensione del carattere popolare della resistenza vietnamita spingeva gli Stati Uniti ad impaludarsi in un conflitto che avrebbe rappresentato una unicita’ nella loro storia, portandoli ad una sconfitta ancor piu’ disonorevole di quella riportata dai francesi nel 1954.
1967: Ho Chi Minh risponde a Johnson che condizione per i negoziati di pace e’ la sospensione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord. Il piano di pace di U Thant e’ respinto dagli USA.
Le difficolta’ degli Stati Uniti si rivelano in tutta la loro ampiezza tra la fine del 1967 e l’inizio del 1968, quando sotto la direzione del generale Giap unita’ nordvietnamite e guerriglieri vietcong lanciarono l’offensiva del Tet, il capodanno buddista. Mentre la maggioranza delle truppe americane erano impegnate ai confini del Laos e sul 17 parallelo oltre 50 mila nordvietnamiti attaccavano contemporaneamente Saigon, Hue’ ed una trentina di capoluoghi di provincia. I combattimenti furono sanguinosissimi e tra i vitecong si registrarono 50 mila morti.
Anche se l’offensiva del Tet porto’ alla decimazione delle migliori unita’ della guerriglia, la risonanza che ebbe sul piano internazionale trasformo’ la sconfitta militare in una vittoria politica, destinata a scuotere un’opinione americana sempre piu’ scettica sugli esiti del conflitto.
31 marzo 1968: il presidente Johnson decide di sopendere unilateralmente i bombardamenti sul Vietnam del Nord. Si impegna a non ricandidarsi alla presidenza.
4 aprile del 1968: A Menphis negli Stati Uniti viene assassinato Martin Luther King.
Maggio 1968: A Parigi, scoppia il maggio francese: occupazione della Sorbona, barricate nel Quartiere Latino. Tutta la Francia in sciopero. De Gaulle scioglie il parlamento e indice nuove elezioni.
5 giugno1968: viene assassinato Robert Kennedy, fratello di John.
5 novembre 1968: Richard Nixon viene eletto presidente degli Stati
Uniti.
Durante la campagna elettorale si era impegnato a promettere di porre
fine alla guerra nel Vietnam
18 gennaio 1969: mentre nel Vietnam del Sud continuava la guerra si apre la conferenza a Parigi tra le quattro parti in causa: Stati Uniti, Repubblica Democratica del Vietnam, governo di Saigon e Fronte Nazionale di Liberazione.
Aprile 1969: De Gaulle e’ sconfitto al referendum. Si dimette.
3 settembre 1969: ad Hanoi muore Ho Chi Minh.
Delegazioni di tutti i partiti comunisti del mondo arrivano ad Hanoi a dare l’estremo saluto al piccolo grande “zio Ho”.
“Sopravvivano i nostri fiumi, le nostre montagne, i nostri uomini. Dopo la vittoria sull’aggressione americana costruiremo il nostro paese dieci volte piu’ bello di oggi. Nonostante le difficolta’ e privazioni il nostro popolo vincera’. Gli americani dovranno andarsene e la nostra patria sara’ unificata… Il nostro paese avra’ l’insigne onore di essere una piccola nazione che ha vinto, in una lotta eroica, due grandi potenze imperialiste, la Francia e gli Stati Uniti… Per tutta la vita, anima e corpo ho servito la patria, ho servito la rivoluzione, ho servito il popolo. Se ora mi toccasse di abbandonare questo mondo, non avrei alcun pentimento. Mi rammarico solo di non poter servire piu’ a lungo e di piu’…” Queste le parole del suo testamento.
Ottobre 1969: negli USA piu’ di 15 milioni di persone manifestano contro
la guerra nel Vietnam.
Nonostante le trattative a Parigi continuino ad andare avanti, la guerra
e i bombardamenti in Vietnam continueranno.
Bisognera’ attendere un altro presidente americano, Jimmy Carter
(Nixon nel 1974 era stato costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate)
e l’offensiva finale delle truppe nord-vietnamite su Saigon nel marzo 1975,
per assistere alla caduta di Saigon il 30 aprile, quando gli ultimi soldati
americani abbandonavano frettolosamente e senza gloria il Vietnam.
Il Vietnam libero e unito dopo 30 anni di guerra riconquista la liberta’
e l’indipendenza. Il sogno di “zio Ho” si realizza e sopravvive alla sua
morte.
Riferimenti bibliografici
“HO CHU TICH MUON NAM”
MILLE ANNI AL PRESIDENTE HO
slogan citato dinanzi le manifestazioni in onore dello "zio Ho".
BIBLIOGRAFIA
Jean Lacoutoure HO CHI MINH, 1967, Milano, Saggiatore
Ho Chi Minh, LA GRANDE LOTTA, 1972, Roma, Editori Riuniti
Ho Chi Minh, SCRITTI, LETTERE, DISCORSI DEL PRESIDENTE, 1968, Milano, Feltrinelli
Jean Chesneaux, STORIA DEL VIETNAM, 1965, Roma, Editori Riuniti
Gianni Oliva, LE GUERRE DEL DOPOGUERRA, 1997, Torino, Paravia
Francesco Montessoro, VIETNAM, UN SECOLO DI STORIA, 2000, Milano, Franco Angeli
William Warbey, VIETNAM, 1966, Firenze, La Nuova Italia
Sergio Ciuffi, VIETNAM 1858-1967, UN SECOLO DI LOTTE, 1967, Firenze, Cultura Editrice
Gian Giacomo Migone, DA TRUMAN A REAGAN in LA STORIA, 1995, Torino, Utet
V. Lenin, L'IMPERIALISMO FASE CRUCIALE DEL CAPITALISMO, 1968, Roma, Editori Riuniti
Barbara Tuchman, LA MARCIA DELLA FOLLIA, 1985, Milano, Mondadori Editori
Charles Fair, STORIA DELLA STUPIDITA' UMANA, 1973, Milano, Mondadori Editori